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"Sesso, diavolo e santità". Sono De La Fuente, La Sala e Morrone? Le tesi del nuovo libro di Renato Pierri discusse in un’intervista

giovedì 14 giugno 2007.
 

Dio è onnipotente, ma non può fare delle cose ingiuste. Come mettersi d’accordo col diavolo permettendo la possessione o l’ossessione di qualcuno. Parla con Affari lo scrittore Renato Pierri, ex docente di religione. Che risponde così alle parole del Papa sul demonio e attacca don Gabriele Amorth, decano degli esorcisti. E sui miracoli mette in guardia: non è tutto oro...

"Dio è onnipotente, ma non può fare cose ingiuste. Spesso è il popolo a creare i miracoli. La Chiesa, purtroppo, interviene quando le credenze hanno già assunto proporzioni inarrestabili, e sono radicate a tal punto nell’immaginario dei devoti, che deluderli diventa impossibile. Pensi se oggi il Papa dicesse la verità ai fedeli: «Mi dispiace: nessun miracolo dal cielo è venuto da Giovanni Paolo II»". Roberto Pierri, genovese per anni professore di religione, parla con Affari del senso del sacro e di quelle che ritiene distorsioni della fede in occasione dell’uscita del suo ultimo libro Sesso, diavolo e santità (Coniglio editore, 2007).

Già, il diavolo. Che cosa dire di Satana, la cui figura è stata "restaurata" da Papa Benedetto XVI pochi giorni fa? "Credere nell’esistenza di Dio è cosa seria e degna di rispetto; credere nell’esistenza del demonio è cosa altrettanto seria, ed altrettanto rispettabile. La credenza nel demonio, però, spesso rasenta il ridicolo. Di norma viene immaginato un diavolo che non risponde affatto al concetto che, in base alle Scritture, e naturalmente alla ragione, ci si dovrebbe fare del nemico di Dio. Si crede in un falso diavolo. Di conseguenza sono anche falsi, e perfettamente inutili, gli esorcismi atti a scacciare un demonio immaginario; false le possessioni diaboliche".

Don Gabriele Amorth

Poi spiega: "sarebbe anche logico pensare che dell’esorcista si possa fare tranquillamente a meno, giacché per implorare l’intervento di Dio contro Lucifero dovrebbero bastare le preghiere di un semplice sacerdote o di un semplice fedele". E conclude con un attacco contro padre Gabriele Amorth, decano degli esorcisti cattolici: "Don Amorth ha un falso concetto di Dio, oltre che del diavolo, ma è addirittura irriguardoso verso il Signore quando lo immagina immischiato in misere, ridicole vicende di malocchio e di fatture che, grazie al suo intervento, possono talvolta essere espulse con «molto vomito e molte feci»". Credere ancora in queste cose, nel terzo millennio "è semplicemente ridicolo", conclude".

Ecco l’intervista

Secondo lei, perché c’è differenza tra il Cristo reale e quello visto da alcuni santi?

"Molti santi si sono costruiti un’immagine di Gesù secondo i propri bisogni. Possiamo fare l’esempio di santa Gemma Galgani, la povera ragazza vissuta poco più di un secolo fa (1878 -1903), ed alla quale ho dedicato il mio primo libro “La sposa di Gesù crocifisso”. Rimasta orfana prima della madre e poi del padre, ragazza bella ed esuberante, prese a considerare Gesù, padre e sposo ad un tempo; e desiderando inconsciamente un figlio, anche Bambino da stringere fra le braccia. Il desiderio di uno sposo in carne ed ossa era così forte che, come del resto è accaduto ad altre sante, durante le estasi immaginava di avere un vero e proprio amplesso col Cristo. Inoltre Gemma, che non aveva fatto del male a nessuno, si sentiva colpevole di tutti i mali del mondo, aveva bisogno di punirsi, di farsi del male, e quindi si costruì un Gesù dispensatore di croci. Uno Sposo sadico e crudele. Un’immagine di Gesù che non rispondeva al Vangelo, ma alla psiche turbata della ragazza di Lucca. Ma molti santi avevano anche un concetto sbagliato della santità, e questo ovviamente influiva sulla loro visione del Cristo. Concetto del resto avallato dalla Chiesa. Consapevole di non far torto a nessuno, forse neppure al buon Dio che non dovrebbe far caso ad un santo in più in paradiso, e certa invece di far cosa gradita ad una moltitudine di fedeli, la Chiesa non è restia ad innalzare agli onori degli altari anche chi con la santità in realtà ha poco da spartire. Visioni celesti o diaboliche, guarigioni prodigiose, estasi e misteriosi aromi, creano un santo nell’immaginario popolare, ma non sono elementi bastevoli a fare la santità, che è ben altra cosa. La santità è chiara, semplice, evidente; non ha nulla d’arcano; chiunque può riconoscerla. Santità è - naturalmente nei limiti delle possibilità umane - somiglianza a Cristo. Più si somiglia a Gesù, più si è santi. Per realizzare questa conformità, non c’è altra strada che quella da lui stesso indicata. Potrebbe essere altrimenti? Occorre deporre il mantello...e lavare i piedi al prossimo bisognoso. “Se capite queste cose, siete beati se le mettete in pratica”(Gv 13,17). Per essere santi, bisogna dimenticare se stessi; si deve spezzare il proprio corpo e distribuirlo. Chi si preoccupa solo della propria salvezza, rifugiandosi magari in un monastero, isolandosi; chi si adopera per guadagnare il paradiso ed evitare l’inferno, non è santo, perché il suo pensiero è rivolto a sé, in realtà, e non ai fratelli. Affinché l’imitazione di Cristo sia reale; perché avvenga nella sostanza e non, scioccamente, nella forma (stigmate, cilici, flagellazioni, clausura, lotte materiali col demonio, ed altre simili scempiaggini), il sacrificio deve avere carattere di necessità, altrimenti è pura illusione. L’immolazione inutile non è imitare Cristo, ma scimmiottarlo; non è autentico sacrificio. Alla base del concetto sbagliato di santità, c’è un falso concetto della imitazione di Cristo".

Lei non crede nei miracoli. Davvero Dio non potrebbe intervenire guarendo delle persone grazie alla sua onnipotenza?

"Dio è onnipotente, ma non può fare cose ingiuste. Spesso è il popolo a creare i miracoli. La Chiesa, purtroppo, interviene quando le credenze hanno già assunto proporzioni inarrestabili, e sono radicate a tal punto nell’immaginario dei devoti, che deluderli diventa impossibile. Pensi se oggi il Papa dicesse la verità ai fedeli: «Mi dispiace: nessun miracolo dal cielo è venuto da Giovanni Paolo II». Autorevoli teologi dubitano persino dell’attendibilità storica dei miracoli evangelici, ritenendoli, alla stregua delle parabole che non sono fatti storici, reali enunciati di fede sul significato salvifico della persona e del messaggio di Gesù; ed affacciando l’ipotesi che il Nuovo testamento abbia arricchito la figura del Salvatore con motivi extracristiani per esaltarne l’eccezionalità. E’ chiaro, in ogni modo, che la inspiegabilità di un fenomeno non autorizza assolutamente un credente ad attribuirlo ora a Dio ora al diavolo: per poterlo fare, occorrono argomenti teologici seri. Esiste, invece, un’importante ragione teologica che induce a non credere perlomeno ai miracoli di guarigione: l’assoluta impossibilità che Dio, salvando da un malanno questa o quella sua creatura, possa fare discriminazioni. Si potrebbe pensare che un malato o i suoi familiari abbiano pregato Dio, la Madonna, o un santo, più intensamente di altri; oppure che siano più meritevoli di altri, ma come fare un ragionamento del genere quando la discriminazione riguarda i bambini? Non sono tutti uguali davanti a Dio? Perché Dio, Padre misericordioso, dovrebbe compiere un miracolo per un figlio e non per un altro? Ragioni imperscrutabili? Non è possibile, giacché Dio può nascondere quasi tutto si sé alla sue creature (non potrebbero afferrarne la grandezza), ma non può dare di sé un’immagine alterata, distorta, contrastante col senso di giustizia che Lui stesso, secondo la fede cristiana, ha infuso negli uomini, con l’intelligenza che Lui ha donato, con l’amore che Lui ha comunicato. Alterato, distorto, falso, sarebbe anche il rapporto degli uomini con Dio. Affermare d’essere oggetto di un intervento divino, e quindi privilegiati da Dio, è anche un atto di presunzione, di cui neppure i santi si sono mai resi conto".

Il diavolo: esiste? Se esiste, come agisce?

"Le risponderò leggendo un paragrafo del mio libro. “Credere nell’esistenza di Dio è cosa seria e degna di rispetto; credere nell’esistenza del demonio è cosa altrettanto seria, ed altrettanto rispettabile. La credenza nel demonio, però, spesso rasenta il ridicolo. Di norma viene immaginato un diavolo che non risponde affatto al concetto che, in base alle Scritture, e naturalmente alla ragione, ci si dovrebbe fare del nemico di Dio. Si crede in un falso diavolo. Di conseguenza sono anche falsi, e perfettamente inutili, gli esorcismi atti a scacciare un demonio immaginario; false le possessioni diaboliche. Nel vangelo, il diavolo osa tentare il Figlio dell’uomo; sfida Gesù a fare miracoli, gli chiede di prostrarsi davanti a lui e di adorarlo: in cambio gli promette tutti i regni del mondo. Una figura tremenda quindi, che nulla può contro Dio, ma che può influire sull’uomo, spingendolo ad allontanarsi dal Signore. Il diavolo immaginato dal popolo, dagli esorcisti ma anche da molti santi, è invece simile ad un insulso monello che si diverte a far dispetti di poco conto. Ogni tanto, il principe di questo mondo, il seduttore, il mentitore, l’enorme drago, il leone affamato, non avendo altre cose di cui occuparsi, prenderebbe di mira una ragazza, magari bella (solitamente si tratta di donne, giacché nell’immaginario popolare il diavolo è maschio, e spesso è anche fornito di zampe e di coda), entrerebbe nel suo corpo, e si diletterebbe a farla dimenare e strillare, di solito con voce cavernosa; le farebbe tirar fuori, alle volte, un po’ di bestemmie, per andarsene, ma non sempre, solo dietro l’ordine perentorio e reiterato di un esorcista, munito di medagliette, crocifissi, e dell’indispensabile acqua santa, magari esorcizzata. Ora, si può essere certi, innanzi tutto, che se il demonio, essere soprannaturale, avesse la possibilità di impossessarsi di una persona, non avrebbe per nulla bisogno di “entrare” materialmente nel suo corpo. Inoltre il suo regno dovrebbe essere là ove avvengono guerre, genocidi, violenze, stupri, torture; le sue prede dovrebbero essere uomini sfruttatori dei deboli, assetati di denaro e di potere. Sarebbe più logico pensare che il demonio possa impossessarsi, ad esempio, di uomini come Hitler".

E quindi?

"E di conseguenza sarebbe cosa saggia, giacché si crede che gli esorcismi abbiano effetto anche a distanza, che le persone addette, anziché avvalersi della loro arte per liberare dal maligno persone malate, si adoperassero per allontanare l’influenza diabolica dai mercanti d’armi e dagli appassionati della guerra. Ma sarebbe anche logico pensare che dell’esorcista si possa fare tranquillamente a meno, giacché per implorare l’intervento di Dio contro Lucifero dovrebbero bastare le preghiere di un semplice sacerdote o di un semplice fedele. Rinunciando alla ragione, e prendendo alla lettera alcuni versetti del vangelo di Marco, si potrebbe fare obiezione, sia riguardo alla negazione delle possessioni diaboliche, sia riguardo all’inutilità degli esorcismi: «Questi poi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se avranno bevuto qualcosa di mortifero, non nuocerà loro, imporranno le mani agli infermi, e questi saranno risanati». L’obiezione, però, potrebbe essere presa in considerazione solo se riuscisse a dimostrare che gli esorcisti, oltre ad allontanare i demoni, a parlare lingue nuove e a risanare i malati, possano tranquillamente stringere tra le mani serpenti velenosi e sopravvivere, ad esempio, ad una dose letale di cianuro. Inoltre, interpretato letteralmente, l’evangelista ci direbbe anche che la facoltà di scacciare i demoni non appartiene a persone “specializzate”, bensì a tutti i credenti.”"

Lei attacca padre Gabriele Amorth. C’è un confine labile tra possessione diabolica vera e propria e disturbi pischiatrici?

"Non si può parlare di confine né netto, né labile, giacché le possessioni diaboliche sono teologicamente impossibili. Don Gabriele Amorth, nel libro Un esorcista racconta, asserisce che Dio accorderebbe speciali permessi al demonio per "azioni straordinarie", come la possessione diabolica, la vessazione, l’ossessione, e l’infestazione. Stando al buon senso, ed alla luce del concetto di un Dio buono e giusto, tali credenze non sono ammissibili. E’ già difficile accettare l’idea che Dio possa permettere al diavolo di tentare in genere l’uomo al male, giacché la libertà di quest’ultimo viene in qualche misura compromessa, ma non è assolutamente concepibile che Dio conceda al demonio licenze che ritirerebbe (ma non sempre), qualora la vittima abbia la fortuna di incontrare un esorcista! Non è pensabile che il Signore conceda al diavolo il potere di togliere la libertà ad un uomo, impossessandosi totalmente del suo corpo, della sua mente, del suo pensiero. Ancora un passo del mio libro: “Don Amorth ha un falso concetto di Dio, oltre che del diavolo, ma è addirittura irriguardoso verso il Signore quando lo immagina immischiato in misere, ridicole vicende di malocchio e di fatture che, grazie al suo intervento, possono talvolta essere espulse con «molto vomito e molte feci», e con l’aiuto, ovviamente, d’acqua od olio o sale esorcizzati; quando reputa che il Signore si metta a brigare col diavolo, a concedergli e a togliergli permessi per le sue scorribande sulla terra; quando crede, infine, che Dio abbia fatto del demonio un suo collaboratore”. Credere ancora in queste cose nel terzo millennio è semplicemente ridicolo".

Antonino D’Anna

Da "AFFARI ITALIANI

Vaticano/ Diavoli e miracoli sono un bluff. A colloquio col teologo Renato Pierri

Sabato 14.04.200, ore 15


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