In principio era la Parola di Amore ("charitas") o di Mammona ("caritas" = caro-prezzo)?!

FURTO O DONO? LA CECITA’ DEL DESIDERIO, LA NEGAZIONE DELL’ALTRO, E "LA VITALITA’ DELLA NOSTRA ESISTENZA". La risposta "ambivalente" di Umberto Galimberti a una lettera di Giuseppe Ferrara - a cura di pfls

mercoledì 23 aprile 2008.
 


L’ambivalenza dell’amore

Scrive Freud in Pulsioni e loro destini: "La trasformazione di una pulsione nel suo contrario è particolarmente evidente nella conversione dell’amore in odio. Tale compresenza costituisce l’esempio più significativo dell’ambivalenza emotiva".

Risponde Umberto Galimberti *

Ho letto, caro professore, con interesse il suo articolo sui delitti di famiglia. Premetto che non sono uno studioso, lavoro in ferrovia, ma per vecchia passione e qualche trascorso di filosofia e psicologia, la seguo sempre con molta attenzione. In quest’articolo, e proprio per farla breve, mi ha colpito lo spirito e l’impostazione con la quale affronta il tema sopra descritto e che posso riassumere riportando una sua frase: "Allora c’è da chiedersi quanto il nostro amore si è fuso e combinato con l’odio".

Mi scuso del mio modo un po’ scolastico, ma mi viene una domanda: non è proprio sulla complessità di questa problematica che la psicologia, ma più approfonditamente la psicanalisi, hanno da sempre concentrato la loro attenzione? Cercando proprio in modo scientifico e quindi in modo analitico e non moralistico di scoprire le implicazioni dell’odio partendo proprio dai sentimenti di profondo amore, e dalla delusione e dalle frustrazioni di quest’ultimo?

La grande scoperta, almeno così l’ho interpretata io, è stata quella di comprendere come la sfera affettiva e sentimentale è sempre e comunque inquinata dall’aggressività, dalla gelosia, dal possesso, dall’egoismo ecc.

A me queste discipline hanno insegnato a "governare", attraverso la comprensione e non la "valutazione morale", quel grande amalgama della nostra interiorità, che non è purezza ma profonda e contraddittoria umanità. La capacità di governare questa complessità è ciò che ci rende umani, è ciò che ci rende superiori agli animali e migliori sentimentalmente.

Se ciò fosse vero, se cioè io avessi bene interpretato, la nostra attenzione, di fronte ai fatti che lei prende in considerazione riguardo ai delitti di famiglia, dovrebbe rivolgersi a indagare il processo perverso che schiaccia l’uomo sui suoi istinti più regressivi. Quindi oggi da quella società che Lei bene descrive nessuno può ritenersi immune e lo sforzo, secondo me, andrebbe orientato a indicare e a suggerire, per attrezzarci anche individualmente a contrastare questo barbaro assalto culturale, per sprigionare in noi quella umanità che sola può rendere felici noi e il nostro prossimo.

La ringrazio dell’attenzione, se avrà avuto modo di prestarmela e la saluto con grande stima.

-  Giuseppe Ferrara, Venezia - Mestre
-  giuseppe_ferrara@inwind.it

Solo per la ragione, che conosce solo le definizioni e le distinzioni, l’amore è diverso dall’odio. Per la nostra psiche, invece, i sentimenti sono tutti ambivalenti, fusi cioè con i loro contrari, come può constatare chiunque abbia una certa familiarità con la sua anima, dove è possibile toccare con mano come il piacere si intreccia con il dolore, la maledizione con la benedizione, la luce del giorno con il buio della notte. E come tutte le cose sono nell’anima incatenate, intrecciate, innamorate senza una visibile distinzione. Perché l’abisso dell’anima, che tutte le cose sottende, vuole che così si ami il mondo. Prendiamo per esempio l’amore: tutti sappiamo che non è una cosa tranquilla, non è solo delicatezza, confidenza, conforto. E neppure solo comprensione, condivisione, gentilezza, rispetto, passione che tocca l’anima e contamina i corpi. Amore non è solo silenzio, domanda, risposta, suggello di fede eterna, ma anche lacerazione di intenzioni un tempo congiunte, tradimento di promesse mancate, naufragio di sogni svegliati. Amore è violazione dell’integrità degli individui, è toccare con mano i limiti dell’uomo. Ma per violare non bastano le carezze, ci vogliono anche i pugnali.

Prendiamo per esempio Sartre là dove scrive: "Sono smarrito di fronte all’altro che vedo e tocco e del quale non so più che fare. È già molto se ho conservato il ricordo vago di un certo al di là di quello che vedo e tocco, un al di là di cui so precisamente che è ciò di cui voglio impadronirmi. È allora che mi faccio desiderio".

Ma che cos’è davvero il desiderio? È, come tutti credono, l’amore per l’altro? Roland Barthes ci mette in guardia da questa idilliaca persuasione perché, nella forma dell’amore per l’altro, in realtà "io desidero il mio desiderio, e l’essere amato non è altro che il suo accessorio". E di rincalzo Freud scrive: "Dove amiamo non proviamo desiderio, e dove lo proviamo non possiamo amare".

Ignorando il reciproco scambio che si è soliti supporre in ogni relazione d’amore, il desiderio, infatti, conosce solo il furto e il dono. Per questo l’amore che cerca sicurezza e stabilità tende a spegnere i desideri che teme come il suo negativo più profondo, o di deviarli nella finzione dell’immaginario, come si deviano le forze temute di un fiume, scavandogli un letto artificiale o derivandone mille rigagnoli che si disperdono nella terra.

Amore, infatti, è solo la chiave che ci apre le porte della nostra sempre ambivalente vita emotiva di cui ci illudiamo di avere il controllo, mentre essa, ingannando la nostra illusione, ci porta per vie e devianze dove, a nostra insaputa, scorre, in modo tortuoso e contraddittorio, la vitalità della nostra esistenza.

* la Repubblica/D, 19.04.2008


Sul tema, nel sito, si cfr.:

LA VIA DELL’AMORE ("CHARITAS") O LA VIA DI MAMMONA ("CARITAS")?! Il nuovo saggio di Luce Irigaray...

LA FILOSOFIA DELLA "COPIA" (CASO GALIMBERTI) COME "COPIA" DELLA POLITICA DELLA PAROLA "COPIATA" (BERLUSCONISMO). Una nota (del 2004) sulla catastrofe politica e culturale italiana

DIO E’ VALORE ("CARITAS") E LA LEGGE DEL LAVORO, "NELLA VIGNA DEL SIGNORE", E’ QUESTA!!! RASSEGNARSI (?)!!! L’apologetica risposta di U. Galimberti a Luciano Ferrari

-  COSTITUZIONE, POLITICA, E LINGUAGGIO IN UN’ITALIA NELLA TRAPPOLA DEL MENTITORE E DELLA MENZOGNA ISTITUZIONALE (1994-2010)!!!.
-  TULLIO DE MAURO, IL "PARLARE SENZA VERGOGNA", E IL CLIMA DI MENZOGNA GENERALE (NON SOLO DI CORRADO AUGIAS E UMBERTO GALIMBERTI).


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