Il sonno della ragione e della fede... e tradimento strutturale della fiducia

CHIESA E SOCIETA’. A Torino, una nuova inchiesta giudiziaria su presunti abusi sessuali coinvolge sacerdoti cattolici. La scuola dei vip, l’istituto salesiano Valsalice, al centro della bufera - a cura di pfls

sabato 11 agosto 2007.
 


-  Il Valsalice al centro di una inchiesta su presunti abusi sessuali di sacerdoti cattolici
-  Ai religiosi chiesto denaro in cambio del silenzio. Un giovane arrestato per estorsione

-  Torino, preti accusati di pedofilia
-  Uno è economo di un istituto salesiano

Interrogato monsignor Vaudagnotto, stretto collaboratore del cardinale

di SARAH MARTINENGHI e PAOLO GRISERI *

TORINO - Ha vissuto per anni di elemosina, prostituzione e ricatti. E chiedeva soldi ai preti in cambio del suo silenzio. L’arresto di Salvatore Costa, torinese di 24 anni, con l’accusa di estorsione nei confronti di monsignor Mario Vaudagnotto (responsabile dell’ufficio liturgico della diocesi presso la chiesa di San Lorenzo), e nei confronti di don Luciano Alloisio, (economo dell’istituto scolastico salesiano Valsalice), è al centro di una nuova inchiesta giudiziaria su presunti abusi sessuali che coinvolge sacerdoti cattolici.

Il giovane arrestato ha raccontato di aver avuto per anni rapporti sessuali con i preti e anche con un terzo parroco della provincia di Torino. Le sue dichiarazioni hanno portato all’iscrizione dell’economo nel registro degli indagati con accuse pesantissime: pedofilia e induzione alla prostituzione di minorenne, aggravata dall’abuso di potere. "Conosco Don Alloisio dal 1997, avevo 15 anni quando abbiamo cominciato ad avere rapporti sessuali. E i nostri incontri sono continuati negli anni, fino a poco tempo fa" accusa Costa.

Il prete, difeso dagli avvocati Fulvio e Nicola Gianaria, nega ogni accusa e ha sporto querela per calunnia nei confronti del giovane: "In questo procedimento noi siamo la parte offesa, vittima di continue estorsioni" hanno spiegato i legali. Gli inquirenti stanno vagliando ora la posizione di padre Vaudagnotto: "Con lui ho avuto rapporti sessuali a cominciare dal 2000, quando avevo 18 anni" ha affermato il ragazzo. "Chiedeva soldi per pagare le bollette, e si è inventato tutto" ha replicato il monsignore.

Quando l’hanno arrestato in flagranza, la prima volta, era l’8 luglio: Costa aveva appena estorto 2000 euro a don Alloisio. Dopo aver sborsato somme di denaro per mesi, oltre 10 mila euro, per non far trapelare nulla, l’economo, in attesa di assumere un altro incarico a Roma, aveva deciso di denunciare ai carabinieri i ricatti subiti da anni. Sono nate così le indagini, e il fascicolo è stato affidato al procuratore aggiunto Pietro Forno, e ai pm Cristina Bianconi e Manuela Pedrotta.

Salvatore Costa è stato intercettato e filmato mentre riceveva e intascava il denaro dal salesiano. Ma quando il ragazzo ha visto i carabinieri si è difeso, e ha rovesciato tutte le accuse nei confronti del prete. Le sue dichiarazioni sono apparse credibili e due giorni dopo i suoi avvocati, Geo Dal Fiume, Roberto De Sensi e Davide De Bartolo, hanno ottenuto la scarcerazione. Ma una volta tornato in libertà Costa ha continuato il giro delle chiese e il gioco dei ricatti. "Voglio 800 euro, altrimenti mi rivolgerò ai giornali e racconterò tutto" diceva ogni volta a Don Alloisio. La procura a quel punto ha chiesto e ottenuto dal gip Emanuela Gai un ordine di custodia cautelare: il primo agosto Costa è tornato in cella.

Interrogato dal giudice, il ragazzo ha ampliato il suo racconto e spiegato la sua verità: "Sono sposato e padre di due bambini, chiedo soldi nelle chiese per tirare avanti, ma ogni tanto faccio qualche lavoretto come idraulico. Devo pagare l’affitto e le bollette, e mi prostituisco con i preti da quando ero minorenne. Ho conosciuto Don Alloisio nel 1997 quando frequentavo la Fondazione Fratelli Dimenticati, in via Longarina 4 a Torino, e proprio in quella sede avevo rapporti sessuali con lui. Mi risulta che lui frequentasse anche altri ragazzi, in particolare romeni che si vendono in via Cavalli".

La casa del salesiano è stata perquisita e gli inquirenti hanno trovato una serie di strani biglietti, con scritto "Non ho mai avuto rapporti sessuali con Don Alloisio", oppure "Mi sono inventato tutto", recanti la firma di Salvatore Costa. Il ragazzo ha spiegato che firmava i biglietti ogni volta che riceveva denaro, come "ricevuta" del suo silenzio. Nel bagno del sacerdote è stata ritrovata un’ingente somma di denaro: il prete l’ha giustificata spiegando che si trattava di denaro dell’istituto Val Salice che lui amministrava economicamente. I soldi non sono stati posti sotto sequestro, ma gli è stato prelevato un computer il cui contenuto è al vaglio degli inquirenti.

* la Repubblica, 8 agosto 2007


-  Accuse pesantissime in 30 pagine di confessioni e racconti
-  I primi incontri quando il ragazzo aveva solo 14 anni

-  "Padre Luciano, sono senza soldi
-  e lui mi portò nel suo ufficio"

-  A due passi tribunale, uno spaccato di storie di sbandati raccolto dai giudici
-  "Era terrorizzato dall’idea che si sapesse mi faceva firmare dei fogli per farmi tacere"
*

TORINO - Storie di ragazzi di strada, quelli che a Torino si incontrano in via Cavalli, via Avigliana, a pochi passi dal tribunale. Storie di sacrestie, di denari tenuti in casa. Addirittura di liberatorie custodite gelosamente alla consegna del denaro, frutto del ricatto e di un passato tutto da chiarire. Più Pasolini, che Boccaccio, più personaggi drammatici che gaudenti nella vicenda che rischia di essere solo all’inizio. Una storia di ricatti e forse di altro.

Nelle carte del processo che coinvolge don Luciano Alloisio e monsignor Mario Vaudagnotto c’è una Torino sotterranea, forse inconfessabile. L’ordinanza del gip, trenta pagine di confessioni e racconti, contiene accuse pesantissime che ora gli inquirenti stanno verificando. Le accuse di Salvatore Costa partono dal 1997 "quando incontrai don Alloisio presso la Fondazione dei Fratelli dimenticati" e che proseguono fino a pochi mesi fa: "Avevo bisogno di soldi, sono sposato e padre di due bambini. Il sacerdote mi aveva promesso un prestito, poi ha cambiato idea e ha deciso di non aiutarmi più. Con don Luciano avevamo avuto, anni fa, incontri sessuali. Una volta mi aveva proposto di andare nel suo ufficio".

Dopo quelle esperienze era nata l’idea del ricatto: "Lui mi dava dei soldi, quando ne avevo bisogno, ma era terrorizzato dall’idea che quella storia diventasse pubblica. Mi faceva firmare dei fogli e mi diceva: ’Io non ho mai voluto fare sesso con te’". L’accusatore è un fiume in piena: "Sapevo che alcuni sacerdoti della città si incontravano con i ragazzi di strada, me lo avevano detto i miei amici che fanno parte di quel mondo".

Accuse che, in parte, i pm torinesi hanno cominciato a verificare nei giorni scorsi. E che li hanno spinti a denunciare don Alloisio in base all’articolo 600 bis del codice penale, quello che punisce la pedofilia, gli abusi sessuali sui minori e l’induzione alla prostituzione. Con un’aggravante: quella di aver agito facendosi forza del suo ruolo di sacerdote.

Non meno gravi sono le accuse di Salvatore Costa nei confronti di monsignor Vaudagnotto. Scrive il gip che "Costa è colpevole di aver estorto denaro al sacerdote nella chiesa di San Lorenzo per alcune migliaia di euro" ma aggiunge che l’accusatore dice di aver avuto "rapporti sessuali con il sacerdote a partire dall’età di 18 anni", dunque dal 2000. Accusa che, se fosse verificata, sarebbe meno pesante di quella nei confronti di don Alloisio perché a quell’epoca dei presunti incontri con Vaudagnotto il ragazzo era maggiorenne.

Nell’ordinanza non si fa cenno delle dichiarazioni di Costa che coinvolgerebbero almeno un altro sacerdote piemontese. Ma lo stesso accusatore dovrà essere ascoltato nuovamente per capire se il suo era un caso isolato o se anche altri ragazzi avessero partecipato ai presunti incontri con i sacerdoti. "Nei prossimi giorni prenderemo altri provvedimenti", assicuravano ieri alla procura torinese facendo intendere che l’inchiesta potrebbe avere importanti sviluppi. (p. g. e s. mar.)

* la Repubblica, 8 agosto 2007


ACCUSE DI MOLESTIE AL PRETE

-  Ricattato per gli abusi
-  il salesiano confessa

-  La scuola dei vip: l’istituto torinese Valsalice, in viale Thovez.
-  Il liceo di Bertone e del giudice Caselli

"Ho avuto rapporti sessuali con minorenni, ma fuori dalla scuola"

di LODOVICO POLETTO *

TORINO. Il prete e il ragazzino si erano incrociati di notte dieci anni fa. Uno era poco più che cinquantenne. L’altro di anni ne aveva quindici ma aveva già i modi e le parole di chi è cresciuto sulla strada e grazie alla strada riesce anche a campare. Uno si presentava stretto nel suo clergyman nero. L’altro nei jeans elasticizzati portati come li portavano allora i ragazzini di via Cavalli, a Torino. Uno era timoroso, riservato, come si si addice ad un sacerdote, ad un salesiano. L’altro era sfrontato: perché, dieci anni fa, quando navigavi dalle parti di via Cavalli, la strada dei ragazzi che la notte vendevano il corpo per comperarsi le Nike o i Levi’s 101, ci dovevi saper fare.

Dieci anni dopo la storia è molto diversa. Quel prete, don Luciano Alloisio (da un paio di settimane in Vaticano), ha fatto carriera nel mondo salesiano, è diventato economo dell’istituto Valsalice, una delle più prestigiose scuole ed istituzioni religiose della città. Il ragazzo, Salvatore Costa, adesso ha 24 anni, ha lasciato la strada, ha due figli piccoli e una compagna. Campa come può, ha qualche precedente per furti.

All’inizio di luglio i carabinieri lo arrestano: è accusato di aver ricattato quel sacerdote. Voleva farsi consegnare 30 mila euro. C’è riuscito soltanto in parte. S’è fatto dare quattro o cinque mila euro in tutto. Ai carabinieri del reparto operativo, e al pm Cristina Bianconi, Costa racconta una storia di abusi sessuali. Dice che a 15 anni è stato violentato da don Alloisio. E che con lui ha avuto altri rapporti omosessuali nei due anni successivi. La storia ha dell’incredibile. I militari cercano riscontri.

Costa torna libero dopo pochi giorni. E quasi subito ci riprova. Chiede altri soldi a don Alloisio: 2000 euro perché deve campare. Perché deve mantenere i figli, perché non ha i soldi per fare la spesa. Il prete che lo aveva denunciato la prima volta torna dai carabinieri. Al maresciallo della stazione barriera Piacenza spiega che sì, lui è un sacerdote ma qualche anno prima ha sbagliato. Ha avuto rapporti sessuali con ragazzini che frequentavano via Cavalli. Ma con Costa mai. L’autoaccusa del sacerdote cambia le carte in tavola. Costa, è vero, torna in carcere, accusato ancora una volta di estorsione. Ma anche il sacerdote finisce nei guai: contro di lui c’è un’accusa di violenza sessuale. Per di più su minore.

Una storia di dieci anni fa. Quando don Alloisio ancora si occupava, in qualità di direttore, della fondazione «Fratelli dimenticati». Lì, tra le mura di quella casa in via Chanoux, racconta Salvatore Costa, ci sarebbe stata la violenza. Don Alloisio, assistito dagli avvocati Fulvio e Nicola Gianaria, nega. Niente violenza. Niente di niente, quando Salvatore era poco più che adolescente. Costa, però, va avanti nel suo racconto. Assistito dagli avvocati Geo Dal Fiume, Davide De Bartolo e Roberto De Sensi, parla di rapporti consumati anche più avanti nel tempo. Quando don Alloisio aveva già traslocato sulla collina di Torino. Costa insiste: «Ho chiesto del denaro perché non sapevo proprio come fare per campare. Sono un poveraccio. E quello da me voleva del sesso».

Don Alloisio, davanti ai pm Cristina Bianconi ed Emanuela Pedrotta, racconta di aver dato del denaro a Costa. «A più riprese» spiega. Ma sesso mai. E tra il disperato e lo sconcertato racconta che a casa conserva anche una serie di lettere che lo confermano. I carabinieri del nucleo operativo le trovano. Sono delle specie di ricevute, ma con liberatoria. C’è scritto: «Io, Salvatore, non ho mai avuto rapporti sessuali con don Luciano».

A questo punto il ricattatore non si ferma più nei suoi racconti. Ai carabinieri e ai magistrati racconta la sua biografia di ragazzo di strada. Tira in ballo un prete che ora vive e lavora in un’altra provincia piemontese e un altro sacerdote, don Mario Vaudagnotto, settantenne parroco della seicentesca chiesa di San Lorenzo e cerimoniere della Curia. Dice: «Anche con lui ho fatto del sesso. Ma ero già maggiorenne. E anche da lui mi sono fatto dare dei soldi minacciando di raccontare tutto». Perché? «Io sono un poveraccio che non sa come campare. Che ha bisogno di mangiare e a cui nessuno dà un lavoro». Nel fascicolo dell’inchiesta ci sono già montagne di carte. Ci sono verbali di perquisizioni e controlli. E ci sono anche intercettazioni telefoniche. Confermano che Salvatore Costa era un ricattatore. Confermano che era in gravi difficoltà economiche per via dei figli piccoli, delle spese per la casa. Un giorno, al telefono con la compagna, è chiaro: «Conosco un prete omossessuale. Vedrai che che da quello riesco a ricavarci qualcosa».

* La Stampa, 8/8/2007 - 8:5


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