La gip premiata con Woodcock: screditata dai colleghi, come fecero con Borsellino
"Sostengono che faccio la diva, ricevo pallottole"
Il dibattito a Pescara con Olga D’Antona Franca Rame e Nicky Vendola
di GIUSEPPE CAPORALE (la Repubblica, 28.10.2007)
PESCARA - Piange il giudice Clementina Forleo. Piange sul palco, mentre riceve il premio Borsellino. Davanti a colleghi magistrati, ad alti rappresentanti delle forze dell’ordine, a politici. Ed a tanti, tantissimi studenti. Le sue lacrime non si fermano neanche quando torna a sedere in prima fila, tra il magistrato della procura di Potenza John Woodcock (che in alcuni momenti le prende la mano per rincuorarla) e il procuratore capo della Repubblica di Pescara, Nicola Trifuoggi. E piange anche dopo la cerimonia davanti alle telecamere della Rai. Prima di salire nell’auto con la scorta. Con un groppo in gola, dice quasi gridando: «Quello che sto subendo è... vergognoso».
Il giorno delle lacrime del gip di Milano, comincia con la lettura dei quotidiani. A turbarla la notizia sull’esistenza di un fascicolo per un procedimento disciplinare, nei suoi confronti, da parte della procura generale della Cassazione. I fatti riguardano un duro scontro verbale avuto con il comando carabinieri di Francavilla Fontana, in Puglia (per una sua vicenda personale). Per questo, quando lei arriva davanti alla sala De Cecco, dove si tiene la cerimonia del «Premio Borsellino per l’impegno sociale e civile», è già visibilmente scossa. Nervosa. All’entrata si copre il viso con una cartellina. Poi, cede ai microfoni per un momento: «Sostengono che faccio la diva, ma non è vero. L’altro giorno ho ricevuto un proiettile...». Alla fine, cercando di evitare microfoni e telecamere aggiunge: «Questo è maschilismo».
In sala, invece, l’atmosfera è tranquilla. Si discute di legalità, di giustizia, con Olga D’Antona, la vedova del giuslavorista ucciso dalle Br, a tirare le fila del dibattito. Ma quando si passa alle premiazioni e arriva il suo momento, Clementina Forleo prende il microfono e si lascia andare ad un lungo sfogo. «Sono un po’ scossa perché su un quotidiano nazionale c’è l’ennesimo tentativo di delegittimazione del mio operato... Il potere mediatico non faccia il gioco di questi poteri forti. Qualcuno ha voluto manipolare, ha voluto falsare, dandomi l’immagine di un fiume in piena, probabilmente di una pazza che sta perdendo l’equilibrio». In sala un leggero imbarazzo. Poi il pubblico degli studenti l’applaude. Lei non si ferma. E paragona la sua vicenda a quella di Paolo Borsellino: «Sappiamo come morì e soprattutto sappiamo quali furono gli eventi che precedettero la sua morte. Paolo Borsellino fu screditato, fu delegittimato, purtroppo anche dai suoi colleghi, purtroppo anche dalle forze dell’ordine. Lui denunciò in un’intervista come le indagini si stavano arenando». Poi, il premio a Woodcock che si è rivolge ai giovani: «Mi sento di dire, prima ancora che parlare di cultura della legalità, che i giovani devono pretendere un lavoro adeguato».
Riconoscimenti anche per Niki Vendola, governatore della Puglia, Franca Rame, il procuratore Trifuoggi, il presidente della commissione parlamentare antimafia Francesco Forgione.
Forleo, protesta e lacrime E rinuncia alla scorta
Lo sfogo: «Perché i carabinieri non indagano sulle mie denunce?»
Il gip a Pescara: notizie false per farmi passare per pazza (Corriere della Sera, 28 ottobre 2007)
PESCARA - Il giudice Clementina Forleo rinuncia alla scorta dei carabinieri con un gesto di protesta che segue la sua denuncia di pressioni e intimidazioni. «Perché i vertici dell’Arma non fanno luce su quanto ho denunciato?», si chiede il giudice delle scalate bancarie. E’ la mattina di ieri e con il collega di Potenza Henry John Woodcock la Forleo sta per ricevere a Pescara il premio «Paolo Borsellino» dall’associazione Società civile. I due magistrati siedono vicini, ma i loro pensieri sono distanti. Il pm che ha dato il via a Vallettopoli prende la parola. Calmo, informale, parla di Borsellino come di un modello umano e professionale. Il suo intervento affronta il rapporto legalità- lavoro: «Non si può parlare di cultura della legalità senza pretendere un adeguato sbocco lavorativo per i giovani ». Quindi un riferimento all’inchiesta
Why not del collega di Catanzaro Luigi de Magistris: «Le vicende calabresi, come tanti fenomeni criminali, sono ancora una volta legate ai problemi della disoccupazione. Non si può pensare che la gente si ispiri a criteri di probità quando alla fine del mese non c’è da mangiare».
Clementina Forleo è arrivata turbata. Ha letto sulla stampa in questi giorni «notizie alterate ad arte e non corrispondenti al vero» relative alle sue dichiarazioni spontanee ai carabinieri. Anche sui genitori, morti in un incidente stradale. L’auditorium «De Cecco» è affollato soprattutto da ragazzi. «Noi difendiamo la legalità a prescindere. Anche quando bisogna schierarsi contro gli stessi operatori della legalità. Talvolta è difficile sopportare il peso delle pressioni specialmente quando arrivano anche dall’interno delle stesse strutture di lavoro», è la motivazione al premio spiegata da Leo Nodali, coordinatore abruzzese dell’associazione «Società civile».
Applausi scroscianti che aumentano quando la Forleo sale sul palco per ricevere la targa da Olga D’Antona, vedova del giuslavorista assassinato dalle Br. Il giudice ricorda Paolo Borsellino: «Il suo messaggio è più che mai attuale: non cedere al ricatto dei poteri forti, qualunque colore abbiano e dietro qualunque colore si nascondano». L’esordio carica la platea. «Paolo Borsellino sappiamo come morì e quali furono gli eventi che precedettero la sua morte. Fu screditato e delegittimato purtroppo anche dai suoi colleghi e dalle forze dell’ordine. Denunciò che le indagini si stavano arenando e che il pool si stava sfasciando». Un parallelismo tra la situazione che lei sente di vivere e quella del magistrato trucidato dalla mafia. Mentre a fatica trattiene le lacrime, Clementina Forleo invita i giovani «a non cedere al ricatto » prima di tornare agli articoli di giornale: «vogliono dare di me l’immagine di un fiume in piena, di una pazza, una che sta perdendo l’equilibrio» è la conclusione. Applausi e urla in sala. Quando esce con Woodcock ha già maturato la sua decisione e i carabinieri di scorta sono costretti a lasciarla partire. Da sola.
Zorro di Marco Travaglio
Ha ragione Clementina. Tutti zitti *
Tg e giornali (a parte il Corriere) hanno confinato la notizia in poche righe, visibili solo al microscopio elettronico. È la prima regola del regime: quanto più la notizia è sgradita al potere, tanto più va nascosta.
Era già accaduto con i provvedimenti che davano ragione a Genchi, a De Magistris e ai pm di Salerno: omertà totale.
La scena si ripete con la sentenza del Tar Lazio che annulla la delibera con cui il Csm nel 2008 trasferì Clementina Forleo da Milano a Cremona per “incompatibilità ambientale”.
Contro la gip, rea di essersi occupata dei padrini politici dei furbetti, si erano scatenati i maggiori partiti e le maggiori cariche (anzi, scariche) dello Stato. Poi il Csm (un solo voto contrario: Antonio Patrono), aveva eseguito la sentenza già scritta. Ma, per il Tar, violò tre volte “il principio di legalità”. 1) Il nuovo ordinamento giudiziario vieta di trasferire un giudice per condotte colpevoli o colpose: proprio quel che ha fatto il Csm, cacciando la Forleo per “esternazioni” che per legge non sono punibili. 2) Il Csm ha stabilito che la Forleo non poteva più “svolgere le funzioni con piena indipendenza e imparzialità” a Milano, ma s’è dimenticato di dare “un’esauriente spiegazione”. Dunque la Forleo doveva restare a Milano. 3) La vicepresidente della I commissione, Letizia Vacca (Pdci), anticipò il giudizio definendo Forleo e De Magistris “cattivi magistrati”, dunque avrebbe dovuto astenersi dal voto, per evitare “un’alterazione del procedimento”. Ma se ne guardò bene, coperta dagli altri.
Complimenti vivissimi al Csm. E alla libera stampa italiana.
Ansa» 2008-06-27 15:27
CASO UNIPOL: CSM ASSOLVE IL GIP CLEMENTINA FORLEO
Il gip di Milano Clementina Forleo è stata assolta dalla sezione disciplinare del Csm dall’accusa di aver violato i suoi doveri per i contenuti dell’ordinanza con la quale, nel luglio del 2007, chiese alle Camere l’autorizzazione all’uso di intercettazioni che riguardavano alcuni parlamentari nell’ambito della vicenda Unipol.
La decisione è stata presa dopo due ore di camera di consiglio. Il rappresentante della Procura generale della Cassazione, Federico Sorrentino, aveva invece chiesto la condanna di Forleo alla censura e al trasferimento d’ufficio.
La richiesta si riferiva all’ordinanza con la quale nel luglio 2007 chiese alle Camere l’autorizzazione all’uso di intercettazioni che riguardavano alcuni parlamentari, tra cui Piero Fassino e Massimo D’Alema.
La ragione per la quale Forleo andava condannata, ha spiegato il rappresentante dell’accusa, il sostituto pg della Cassazione Federico Sorrentino, è che ha espresso "un abnorme e non richiesto giudizio anticipato" su alcuni di questi parlamentari che pure non erano indagati, ledendo i loro diritti ed esorbitando dalle sue competenze. E così non solo ha commesso una "grave violazione di legge", ma anche dimostrato scarso equilibrio. In quell’ordinanza, Forleo aveva definito "consapevoli complici di un disegno criminoso" D’Alema e il senatore Nicola La Torre, ipotizzando per loro il possibile concorso nel reato di aggiotaggio. E li aveva descritti come "pronti e disponibili a fornire i loro apporti istituzionali in totale spregio dello stato di diritto. Il difensore di Forleo, il procuratore di Asti Maurizio Laudi, ha invece chiesto l’assoluzione, ritenendo del tutto infondate le accuse nei confronti della sua assistita. La sezione disciplinare si è riunita in camera di consiglio per decidere.
LA MOTIVAZIONE: ’IL FATTO NON COSTITUISCE ILLECITO DISCIPLINARE’
’’Il fatto non costituisce illecito disciplinare’’: e’ con questa motivazione che la sezione disciplinare del Csm ha assolto il Gip di Milano, Clementina Forleo, dall’accusa di aver violato i suoi doveri in relazione ad un’ordinanza emessa nell’ambito dell’inchiesta Unipol.
Nei confronti del Gip Forleo, pero’, pende ancora una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilita’ ambientale, che le e’ stata avviata dalla Prima commissione del Csm. Ora il plenum di Palazzo dei Marescialli dovra’ decidere, forse gia’ la prossima settimana, se procedere al trasferimento o archiviare il caso. A carico del Gip c’e’ inoltre un’altra azione disciplinare promossa dalla Procura generale della Cassazione: riguarda la vicenda dei contrasti con la Procura di Milano sul processo a Farida Bentiwaa, la prima donna in Italia a finire in un’inchiesta sul terrorismo islamico.
SPERO CHE ANCHE DE MAGISTRIS ABBIA GIUSTIZIA
Il gip di Milano, Clementina Forleo, ha rivolto un pensiero al collega Luigi De Magistris, non appena assolta dalla commissione disciplinare del Csm. "Siccome il tempo è galantuomo - ha detto - spero che anche De Magistris abbia giustizia"
«Incompatibilità ambientale e funzionale».
L’accusa: «ha compromesso la sua indipendenza»
Il Csm ha deciso: trasferite la Forleo
Ora il gip rischia non solo di lasciare Milano ma di non svolgere funzioni monocratiche. Lei: no comment *
ROMA - La prima commissione del Consiglio superiore della magistratura (Csm) ha aperto all’unanimità la procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità nei confronti del giudice per le indagini preliminari (gip) di Milano Clementina Forleo.
INCOMPATIBILITÀ - La procedura di trasferimento è stata aperta per incompatibilità ambientale e funzionale. Se al termine dell’istruttoria la commissione decreterà il trasferimento, Clementina Forleo dovrà non solo lasciare Milano ma non potrà più svolgere funzioni monocratiche, cioè potrà far parte soltanto di organi collegiali.
L’ACCUSA - Duro l’atto di accusa che la Prima Commissione del Csm rivolge al magistrato: con le sue dichiarazioni alla stampa, che hanno creato «allarme» nell’opinione pubblica e «disagio» negli ambienti giudiziari milanesi e che si sono «rivelate del tutto prive di riscontro», il gip di Milano Clementina Forleo «ha compromesso - secondo l’organo di autogoverno della magistratura - la sua possibilità di svolgere le funzioni cui è preposta con piena indipendenza e autonomia», fornendo tra le altre cose una «interpretazione distorta di fatti e circostanze».
«NULLA DA DICHIARARE» - «Non ho niente da dichiarare», ha detto il gip Forleo commentando la decisione del Csm. Il gip non si è presentata in ufficio e non è attesa dai suoi assistenti. Tra i suoi colleghi c’è chi si dice «esterrefatto da una decisione totalmente sproporzionata» riferendosi a quella presa dal consiglio superiore della magistratura.
SLITTA LA DECISIONE SU DE MAGISTRIS - Slitta a giovedì intanto la decisione su Luigi de Magistris. Anche nel caso del pm di Catanzaro la Prima Commissione dovrà valutare se è il caso di avviare la procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale. Sul pm di Catanzaro, inoltre, pende la richiesta di trasferimento cautelare fatta dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e sulla quale il 17 dicembre prossimo si pronuncerà la sezione disciplinare del Csm. Il pm, nei giorni scorsi, era stato assente dall’ufficio per un impedimento legato ai suoi impegni al Csm ed alla Procura generale della Corte di Cassazione in relazione agli accertamenti sul piano disciplinare in corso nei suoi confronti. Impedimento che aveva determinato la sua sostituzione in vari processi cui avrebbe dovuto partecipare come pubblico ministero.
REAZIONI - La decisione del Csm sul trasferimento di Clementina Forleo ha scatenato l’irritazione del centrodestra, che recrimina sull’uso di «due pesi e due misure» rispetto ai pm di Mani Pulite. Riaprendo vecchie ferite sul fronte politico-giudiziario. Perché, chiede il vice-coordinatore di Fi Fabrizio Cicchitto, «provvedimenti simili non vennero presi anche nei confronti dei magistrati di Milano che colpivano personalità politiche della Dc, del Psi e dal ’94 in poi Berlusconi?». Secondo il deputato azzurro, infatti, «è giusta la decisione presa oggi dal Csm di trasferire il Gip, ma la cosa che non riesce a capire è come mai un provvedimento simile non sia stato preso in situazioni molto più gravi di quelle delle quali è stata protagonista la Forleo». Cioè anche negli anni di Tangentopoli. Polemico è anche il giudizio del senatore di An Alfredo Mantovano, che riadatta per l’occasione il vecchio slogan: «Colpirne una per educarne 100». Per l’ex sottosegretario all’Interno, il segnale è chiaro: «I cani sciolti vanno ricondotti a cuccia con le buone o con le cattive e, soprattutto, non si toccano quelli che una volta erano i compagni del Pci. Antonio Di Pietro, invece, non entra nel merito della questione più di tanto, nonostante dichiari di avere il «legittimo sospetto che ci sia un’influenza della politica nell’accanimento verso magistrati scomodi», ma si limita a evidenziare come non si parli più delle inchieste Unipol e Why not.
* Corriere della Sera, 04 dicembre 2007
Nel mirino l’ordinanza per utilizzare le telefonate tra parlamentari e indagati
Al gip contestati giudizi ritenuti diffamatori sui politici che pure non erano indagati
Unipol, si muove la Cassazione
Azione disciplinare per la Forleo
La replica del magistrato: "E’ la cronaca di un evento annunciato"
ROMA - Il procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli ha promosso l’azione disciplinare nei confronti del gip di Milano Clementina Forleo per i contenuti dell’ordinanza con la quale il magistrato chiese alla Camera di utilizzare le telefonate tra sei parlamentari e alcuni indagati nell’inchiesta sulle scalate bancarie. Al gip verrebbero contestate abnormità , come i giudizi, ritenuti diffamatori sui politici che pure non erano indagati.
In quell’ordinanza l’allora presidente di Unipol Giovanni Consorte Forleo aveva tra l’altro definito "consapevoli complici di un disegno criminoso" l’attuale ministro degli Esteri Massimo D’Alema e il senatore Nicola La Torre, ipotizzando per loro il possibile concorso nel reato di aggiotaggio. E li aveva descritti, insieme al leader dei Ds Fassino, come "pronti e disponibili a fornire i loro apporti istituzionali, in totale spregio dello Stato di diritto". Parole che avevano provocato una durissima reazione , soprattutto da parte di D’Alema che aveva parlato di "asserzioni assolutamente stupefacenti e illegittime" e aveva denunciato "l’anomalia" dell’ordinanza.
E la replica del magistrato non si fa attendere: "E la cronaca di un evento annunciato", dice. "Lo scorso 8 settembre il dott. Imposimato mi aveva convocato in un ristorante di Roma e mi aveva preannunciato pressioni su Delli Priscoli. O Imposimato aveva ragione o è un mago".
E Clementina Forleo oggi ha anche inviato una nota al Consiglio Superiore della Magistratura che da lunedì prossimo è chiamato a decidere sul suo eventuiale trasferimento d’ufficio.
* la Repubblica, 27 novembre 2007
Pg Cassazione: "Nessuna azione
disciplinare contro la Forleo" *
ROMA - "Non è stata iniziata finora alcuna azione disciplinare nei confronti del gip Forleo. Si vedrà". Così il Procuratore Generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, titolare dell’iniziativa disciplinare nei confronti dei magistrati, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano notizie su un eventuale procedimento a carico del gip di Milano.
Proprio ieri il magistrato, è stato ascoltato dalla Prima commissione del Csm.
* la Repubblica, 07-11-2007.
Una cugina accompagna il gip senza scorta
Forleo in lacrime davanti al Csm
«Mai parlato di pressioni» *
ROMA - «Mi hanno lasciata sola, l’Associazione nazionale magistrati non mi ha difesa quando sono stata attaccata sul caso Unipol-Bnl». Davanti alla I commissione del Csm, il giudice Clementina Forleo scoppia a piangere e conferma che la sua delegittimazione trae alimento anche dai colleghi che non hanno preso posizione a sua difesa.
E le pressioni subite da «esponenti istituzionali», che non ci sono state in riferimento a «organi istituzionali» rispetto alle decisioni cruciali delle indagini sulle scalate bancarie, sono riconducibili a dissapori sulla vicenda pugliese nella quale la dottoressa Forleo ha avuto forti contrasti con un tenente dei carabinieri, Pasquale Ferrari, e due pm di Brindisi, Santacaterina e Negro, che a suo giudizio non hanno sufficientemente indagato sulle minacce ricevute dalla stessa Forleo nella sua villetta di Francavilla Fontana. Provata dalla fatica, molto tesa per l’accumulo di impegni (due giorni fa ha sostenuto 5 ore di interrogatorio come parte offesa davanti ai pm di Brescia) la gip (arrivata al Csm senza scorta e accompagnata dalla cugina) che con la sua ordinanza Unipol-Bnl ha puntato il dito contro sei parlamentari (tra i quali D’Alema, Latorre, Fassino e Grillo) ha dovuto affrontare tre ore di audizione in un clima teso. La stanchezza accusata dal magistrato ha imposto una pausa con un «secondo tempo » che poi è durato fino alle 21.30. Il verbale è stato secretato perché il giudice aveva fatto le sue dichiarazioni davanti ai pm di Brescia ai quali ha raccontato le minacce ricevute (il 17 ottobre le fu recapitato un proiettile per posta). L’avvocato Giulia Bongiorno, che non era al Csm, ha confermato che «le dichiarazioni fatte a Brescia sono state ripetute a Palazzo dei Marescialli».
Durante l’audizione è stato chiesto al gip di spiegare il senso delle dichiarazioni dell’ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato che paventava pressioni sul Pg della Cassazione, Delli Priscoli, per avviare l’azione disciplinare contro di lei. La Forleo avrebbe risposto di averlo appreso dai giornali ma non avrebbe escluso che Imposimato si riferisse alle memorie difensive degli avvocati di Fassino e di D’Alema in cui si definiva «abnorme» l’ordinanza del caso Unipol- Bnl.
Dino Martirano
* Corriere della Sera, 07 novembre 2007
Ansa» 2007-10-30 20:20
CASO FORLEO, COMMISSIONE CSM: APRIRE FASCICOLO
ROMA - Finiscono al Csm le denunce del gip di Milano Forleo che ha rinunciato alla scorta dicendo che non si sentiva protetta a causa di "pressioni" provenienti da "ambiti istituzionali" e da "condotte attive e omissive" anche da "taluni esponenti" dell’Arma dei carabinieri. La prima Commissione di Palazzo dei marescialli ha chiesto al Comitato di presidenza, cioé all’organo di vertice del Consiglio presieduto da Nicola Mancino, l’apertura di un fascicolo su quelle dichiarazioni. Se il Comitato darà il via libera l’intenzione dei consiglieri è quella di convocare quanto prima, magari già la prossima settimana, il magistrato milanese per sentire le ragioni che l’hanno indotta a fare quelle dichiarazioni. Rinunciando alla scorta che oggi le è stata riconfermata Forleo ha scritto al prefetto di Milano: "Il tentativo di delegittimarmi non proviene dalla piazza ma da taluni esponenti delle istituzioni".
Già domani è prevista una riunione del Comitato di presidenza del quale fanno parte oltre a Mancino il primo presidente Vincenzo Carbone e il procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli. E dunque già domani potrebbe arrivare l’ ok all’apertura del fascicolo. Un via libera che qualcuno a Palazzo dei marescialli dà già quasi per scontato, dando per certo che la prossima settimana in Prima Commissione sarà all’ordine del giorno il caso Forleo. Non dovrebbe incidere neppure l’assenza del presidente della Commissione Antonio Patrono, che sarà tutta la prossima settimana all’estero per impegni legati all’attività del Csm: l’audizione del gip milanese si potrebbe ugualmente tenere, perché comunque la Commissione agirebbe nella pienezza dei suoi poteri e perché c’é urgenza di capire, spiegano a Palazzo dei marescialli, le ragioni di parole così pesanti.
FORLEO: PRONTA A ESSERE SENTITA DAL CSM
"Sono pronta a essere sentita". Lo ha detto il gip di Milano Clementina Forleo alla notizia che la prima commissione del Csm ha chiesto al Comitato di presidenza di aprire un fascicolo riguardante le circostanze da lei denunciate
FORLEO: SCORTA CONFERMATA, LEI LA RESPINGE AL MITTENTE
Il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza le conferma la scorta e lei, dieci minuti dopo, la rifiuta, mentre la Prima commissione del Csm chiede che sia aperto un fascicolo sui fatti che ha denunciato. E’ l’ennesimo capitolo della contrapposizione tra il gip di Milano Clementina Forleo e "taluni esponenti istituzionali", in particolare dell’Arma dei carabinieri, questi ultimi, a suo dire, autori di "condotte attive e omissive" riguardo le sue denunce su minacce subite da lei e dai suoi famigliari, prima della tragica morte di sua madre e suo padre nell’estate del 2005 in un incidente stradale. In mattinata, il Comitato ha deciso, al termine di una riunione convocata appositamente fra il Prefetto Lombardi, i vertici milanesi delle forze dell’ordine e il procuratore generale Mario Blandini, che la scorta non deve essere revocata. Ma la replica del magistrato è stata immediata: "Non possono costringermi a salire su una macchina di scorta".
"Attendo, infatti - ha aggiunto - spiegazioni su quanto da me denunciato". Ovvero spiegazioni, per esempio, su quell’esposto di un tenente dei carabinieri di Brindisi su presunte interferenze da parte del gip sulle indagini riguardanti le minacce ricevute dai genitori. Un interessamento che il giudice milanese spiega con un’inerzia nelle indagini. C’e poi una lettera, inviata dalla Forleo all’amico ed ex collega Ferdinando Imposimato, in cui sarebbero contenute le "pressioni" da "ambienti istituzionali" che lei avrebbe subito in occasione di decisioni cruciali nell’inchiesta Antonveneta, in particolare quando doveva stabilire la sorte delle trascrizioni delle telefonate che vedevano coinvolti parlamentari (tra questi Massimo D’Alema, Piero Fassino, Romano Comincioli e Salvatore Cicu). Sarebbero, però, quelle, circostanze che non integrerebbero vere e proprie ipotesi di reato. Niente scorta, quindi, ripete la Forleo ma i carabinieri continueranno a garantirle protezione. E se il giudice non salirà sull’auto di servizio - come ha fatto da sabato - i militari la seguiranno nei suoi spostamenti, secondo quanto ha stabilito il Comitato. In serata è poi venuta la decisione della Prima commissione del Csm che, se accolta dal Comitato di presidenza, comporterà che Clementina Forleo sia sentita sui fatti che ha denunciato.
Una soluzione che il giudice accoglie prontamente: "Sono pronta ad essere sentita", spiega dopo una giornata trascorsa in udienza per una causa di colpa medica, mentre un milanese ha sostato per un po’ davanti al suo ufficio per presentare una denuncia per una sua vicenda, prima che il cancelliere del giudice gli spiegasse che gli esposti vanno presentati altrove. Oggi c’é stata anche una reazione da parte dell’Anm milanese: "L’associazione magistrati di Milano sulle denunce di Clementina Forleo ha scelto il silenzio perché si è ritenuto di usare un criterio di equilibrio e prudenza a cui ciascuno di noi dovrebbe uniformarsi per evitare interferenze e giudizi sbilanciati", ha detto il suo presidente, il pm Luca Poniz.
Ma un giudice non può tacere i nomi di chi lo minaccia
di GIUSEPPE D’AVANZO *
La denuncia di Clementina Forleo non può essere equivocata. Dice il giudice per le indagini preliminari di Milano: "Quando ero il gip delle scalate del 2005 (Antonveneta-Bnl) mi giunsero pressioni relative agli atti di quell’indagine da ambienti istituzionali". Il giudice non va oltre. Non fa nomi, non offre indicazioni, non aiuta a capire: "Allo stato ne ho riferito soltanto ai miei familiari e a persone del mio entourage" e, a quanto pare, a un suo amico Ferdinando Imposimato - già giudice e parlamentare. La ragione? La Forleo non si sente "tutelata", non si sente "protetta". Tutto quest’affare è molto bizzarro e chiede di essere chiarito nelle prossime ore, in fretta e con attenzione.
Dunque, un giudice riceve delle pressioni addirittura da "ambienti istituzionali" per manipolare le sue decisioni. La manovra configura un reato penale e il pubblico ufficiale, vittima dell’avance, ha l’obbligo della denuncia. Il professore Franco Cordero - quando Clementina Forleo è stata rumorosamente criticata per aver indicato, nella richiesta di utilizzazione di alcune intercettazioni telefoniche che coinvolgevano parlamentari, le ipotetiche responsabilità penali dei protettori politici (Massimo D’Alema e Nicola Latorre) del presidente di Unipol - scrisse che quelle "opinioni erano irrituali, non erano affar suo disquisirle. Ma (Forleo) ha scritto quel che pensa. L’atto configura una denuncia obbligatoria, art. 331, illo tempore chiamata "rapporto"" (Repubblica, 24.07.07).
L’articolo 331 del codice di procedura penale recita: "I pubblici ufficiali che, nell’esercizio delle loro funzioni e del loro servizio, hanno notizia di un reato perseguibile d’ufficio, devono farne denuncia per iscritto, anche quando non sia stata individuata la persona alla quale il reato è attribuito. La denuncia è presentata o trasmessa senza ritardo al pubblico ministero o a un ufficiale di polizia giudiziaria". Questo stesso argomento, questo stesso articolo del codice può - deve - essere adoperato per sottolineare la timidezza del giudice, giustificata dal timore di non sentirsi protetta. Ma ora che la storia è diventata pubblica, per voce della stessa Forleo, non si può far finta che non sia accaduto nulla. Occorre che ciascuno faccia la sua parte a difesa dell’incolumità del giudice e dell’integrità dell’inchiesta milanese.
Si spera che, nelle prossime ore e non nei prossimi giorni, la Forleo voglia denunciare gli autori delle "pressioni istituzionali". Ci si augura che, nel caso ciò non avvenga, il dirigente dell’ufficio delle indagini preliminari o il presidente del Tribunale o il presidente della Corte d’Appello chiedano alla Forleo di stendere una relazione di servizio o, come si diceva un tempo, "un rapporto" sulle abusive sollecitazioni ricevute. Per il rispetto che si deve alla funzione giudiziaria e alle istituzioni, la sola che non è lecito fare è trasformare quest’affare, all’apparenza molto serio, in una farsa buona ad alimentare il consueto alambicco di veleni o le giostre di "una tv della simulazione".
* la Repubblica, 30 ottobre 2007.
Nella lettera al Prefetto in cui rinuncia alla scorta, il Gip milanese
parla di "condotte omissive e attive di alcuni esponenti dell’Arma dei carabinieri"
Forleo: "Contro di me gli attacchi
non dalla piazza ma dalle istituzioni"
MILANO - Gli attacchi a Clementina Forleo sono venuti dalle istituzioni e non dalla piazza. Lo dice lo stesso Gip milanese nella lettera al Prefetto e al Procuratore generale in cui rinuncia alla scorta armata: "Non ho registrato attacchi dalla piazza ma, con profonda amarezza da taluni esponenti istituzionali".
Nella missiva, il magistrato se la prende direttamente con i carabinieri e spiega di aver deciso di rinunciare alla scorta avendo rilevato "protratte condotte omissive e attive di taluni esponenti dell’Arma".
Secondo il magistrato proprio il comportamento di alcuni soggetti la portano a ritenere non più idonea la sua tutela di fronte "a pericoli che ritengo di poter correre non risultandomi attacchi dalla piazza ma da esponenti istituzionali". Poi una battuta: "Non ho bisogno di un taxi gratuito dallo Stato"
* la Repubblica, 29 ottobre 2007.
IL VERBALE
«Minacce legate alle inchieste sulle scalate
Ecco chi mi vuole far dare una lezione»
di Giuseppe Guastella (Corriere della Sera, 28 ottobre 2007).
PESCARA - Un’escalation di minacce, pressioni e intimidazioni cominciate a suo dire da quando si occupa come giudice dell’indagine sulle scalate bancarie. Il gip Clementina Forleo snocciola «fatti allarmanti » nella denuncia fatta mercoledì ai carabinieri e punta il dito contro due magistrati di Brindisi. Quindi annuncia che esporrà altri casi «intimidatori o di pressione sul mio operato giurisdizionale - dichiara - ad opera di soggetti aventi rilievo istituzionale » e «connessi» alla inchiesta Unipol-Bnl.
La goccia traboccante è l’arrivo di un proiettile. «La prossima volta sarà reale», era scritto nella lettera anonima identica a quella al pm di Catanzaro Luigi de Magistris. Il giudice parte dall’estate 2005 quando comincia a lavorare all’indagine come gip. La procura di Milano indaga i banchieri Fiorani e Consorte, l’ex governatore di Bankitalia Fazio e alcuni parlamentari. Agli atti ci sono telefonate ricevute dal ministro D’Alema e da Fassino (non indagati) per le quali bisogna chiedere il via libera del Parlamento. Alla Forleo erano già arrivate lettere anonime quando si occupava del caso Daki, ma queste ora sono «più forti», non hanno il «carattere rozzo e innocuo» delle precedenti.
Una la turba: «Preannunciava entro la fine dell’estate la morte di entrambi i miei genitori, che effettivamente morirono in un incidente stradale il 25 agosto 2005», tragedia che il gip considera una drammatica fatalità. Ne segue un’altra: «Se non fossi stata attenta analoga sorte sarebbe toccata a me e a mio marito».
L’incidente era stato preceduto da un incendio «doloso» che aveva devastato l’azienda agricola e la villetta di famiglia a Francavilla Fontana (Brindisi). Al telefono di casa squilli e chiamate mute. Il magistrato si affida a un avvocato il quale vede trascorrere quasi due anni prima di ottenere un atto in cui si dice che erano arrivati solo alcuni tabulati su cui cercare l’autore delle chiamate. È firmato dal tenente dei carabinieri Pasquale Ferrari, segue le indagini e quando il giudice è a Francavilla si occupa della sua sicurezza. Il gip chiede spiegazioni sui ritardi con una telefonata dai «toni decisi e forti», ammette (Ferrari parlerà di offese, ndr) e presenta una denuncia. «Appresi che questo scritto era pervenuto alla Procura di Brindisi» e che il pm aveva chiesto «l’archiviazione dicendo falsamente che dai tabulati non erano emerse telefonate », ma il gip di Brindisi dice no e ordina nuove indagini. Lo stesso giorno Clementina Forleo viene a sapere che un giornale locale aveva scritto che il tenente l’aveva denunciata: «Mi accusava di averlo aggredito e offeso telefonicamente». Un altro quotidiano aveva riportato i commenti del tenente che l’accusava di aver «preteso diritti e privilegi» e di «voler pilotare e dettare» l’inchiesta. Decide allora di rivolgersi al procuratore generale di Milano Mario Budini, al generale dei carabinieri Siazzu, e al prefetto di Milano Lombardi il quale la informa che a «spronare il tenente» erano stati «due magistrati». Un altro avvocato, Pasquale Fistetti, le racconta che il tenente, che pure avrebbe potuto presentare in caserma la querela, gli aveva chiesto di depositarla «in un giorno stabilito» e «su input di due magistrati di Brindisi, il dr. Santacaterina e tale Dr. Negro». Il legale confermerà davanti a testimoni aggiungendo che «il dottor Santacaterina aveva riferito al tenente che “bisognava darmi una lezione, perché stavo rompendo le scatole troppo”, perché date le loro inerzie potevano avere dei problemi. Avevano quindi concordato il testo della denuncia e avevano deciso insieme al Dr. Negro, amico di entrambi, che doveva pervenire in un certo giorno in modo che fosse il Dr. Negro a occuparsene ».
La parte finale delle dichiarazioni riguarda l’episodio che vide protagonista il giudice l’8 luglio 2005, quando intervenne a Milano mentre due poliziotti arrestavano un immigrato a suo dire con modi violenti. Per questa vicenda la Forleo è stata querelata da due poliziotti per dichiarazioni rilasciate. Uno di quei poliziotti è stato poi «radiato dalla polizia per gravi fatti di maltrattamenti e lesioni ai danni di un cittadino peruviano». Il giudice solleva dubbi sull’operato dell’ex questore di Milano Scarpis che «non poteva non conoscere i trascorsi» dei due agenti, autorizzava la conferenza stampa e «mi deferiva al ministro della giustizia».
Napolitano: «Magistratura garante di libertà» *
La memoria delle «vicende esemplari» degli anni di sofferenza della Resistenza, aiutano a «riflettere sul valore delle conquiste acquisite dalla magistratura e sull’imperativo di curarne la puntuale applicazione nella realtà di tutti i giorni e nel rapporto con la politica».Questa la riflessione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante il convegno «Magistratura e potere politico: 1927-2007» organizzato per celebrare l’80° anniversario del «processo di Savona».
Nello storico processo del 1927 furono condannati a dieci mesi di reclusione gli antifascisti Ferruccio Parri, Carlo Rosselli e Alessandro Pertini per aver aiutato il socialista Filippo Turati a fuggire dall’Italia. Sandro Pertini, fuggito in Corsica fu condannato in contumacia.
«Il Convegno suscita in me forti emozioni e grandissimo interesse. Le vicende di nobili figure di antifascisti, tra le quali un mio amato predecessore, (Pertini poi divenuto presidente della Reppubblica nel 1978) si intrecciano con quelle del ruolo svolto in condizioni drammatiche da una magistratura coraggiosa e garante della libertà del processo» ha concluso il Presidente.
* l’Unità, Pubblicato il: 27.10.07, Modificato il: 27.10.07 alle ore 16.29
La gip Forleo piange, Violante: «Usare i media, pericoloso» *
Il giudice Clementina Forleo sabato ha avuto una crisi di pianto mentre riceveva a Pescara il «Premio Borsellino per l’impegno sociale e civile», perché - ha spiegato sul palco - scossa per gli attacchi e i tentativi di delegittimazione ricevuti oggi da un giornale nazionale che oggi ancora tenta di delegittimarmi, dando di me l’immagine di un fiume in piena e di una pazza». Prima di entrare nel salone la Forleo alle domane dei giornalisti non ha risposto limitandosi dire : «Sostengono che faccio la diva, ma non è vero. L’altro giorno ho ricevuto un proiettile». E si è scagliata contro la campagna di delegittimazione del suo lavoro da parte di un quotidiano a tiratura nazionale, cioè il Corriere della sera, che non ha però nominato.
La giudice ha riferito anche di aver rifiutato però di essere scortata, una circostanza che viene giudicata «da far rabbrividire» dal leader della destra sociale Francesco Storace. Anche il portavoce nazionale dell’Italia dei Valori Leoluca Orlando esprime la sua piena solidarietà alla gip di Milano. «Sono estremamente toccato dalle parole pronunciate dal giudice Forleo - ha detto Orlando e ha annunciato -; presenterò quanto prima un atto ispettivo urgente al Presidente del Consiglio ed ai Ministri dell’Interno e della Giustizia, affinché si possa procedere con solerzia alla tutela della dottoressa Forleo e per sollecitare controlli sul suo grado di esposizione».
Intervistato da Lucia Annunziata domenica nella trasmissione In Mezz’ora in onda su RaiTre interviene sul pianto della Forleo anche Luciano Violante. «Mi sono schierato a favore della responsabilità civile dei giudici proprio perché ritengo sbagliato che i giudici si pongano come controparte del potere politico», inizia a dire Violante esprimendo poi «solidarietà umana» alla Forleo che si trova «evidentemente in un momento di difficoltà». Ma non risparmia le critiche, il presidente della commissione Affari costituzionali, sia nei confronti della gip di Milano sia nei confronti del pm Luigi De Magistris per aver partecipato alla trasmissione Annozero.
«Un magistrato non deve utilizzare i mezzi d’informazione per cercare consenso o farsi pubblicità», aggiunge. Anche su De Magistris Violante si augura che il Csm sbrogli la questione presto - dovrebbe pronunciarsi lunedì ndr - e sostiene che anche se l’avocazione dell’inchiesta "Why Not" da parte della procura di Catanzaro «è criticabile», «bisognerebbe leggere il decreto per stabilire chi ha ragione, chi ha fatto la ritorsione», inteso tra Mastella e De Magistris. Secondo Violante bisogna che la magistratura sa messa al sicuro da ingerenze del sistema politico ma non irresponsabile, ovvero - ha spiegato - che cerca consenso invece che nell’applicazione della legge sui mass media, perchè questo tipo di magistratura a suo giudizio è «pericolosa».
* l’Unità, Pubblicato il: 28.10.07, Modificato il: 28.10.07 alle ore 15.21
«Finché non c’è un editto continuerò a parlare»
Il gip Forleo al contrattacco dopo la rinuncia alla scorta
«Molti i magistrati indipendenti che si vogliono far sentire»
di Giuseppe Guastella (Corriere della Sera, 29 ottobre 2007)
MILANO - «Finché non ci sarà un editto che stabilisca quali magistrati possono parlare e quali non possono, quando possono o non possono farlo, sempre al di là della riservatezza sulle questioni legate agli atti d’ufficio, io riterrò di parlare, come fanno gli altri miei colleghi, assumendomi tutte mie responsabilità. Ci sono molti magistrati indipendenti che vogliono far sentire la loro voce». È sera quando Clementina Forleo, gip di Milano al centro di polemiche che partono da alcuni settori della politica per le sue prese di posizione e per le sue denunce, decide di rispondere con queste parole a chi l’ha criticata ancora una volta. Non fa il nome, ma è evidente che tra i bersagli ci sono anche le dichiarazioni dell’onorevole ed ex magistrato Luciano Violante. L’ex presidente della Camera dei deputati, intervistato ieri da Lucia Annunziata durante la trasmissione «In 1/2ora», ha bacchettato i magistrati che parlano in tv.
Una giornata al contrattacco per Clementina Forleo. Con in testa quello che aveva spiegato a Pescara il giorno prima e che ieri ha ripetuto a chi le telefonava per darle solidarietà: «Borsellino ci ha insegnato che non bisogna cedere al ricatto dei poteri forti, qualunque colore essi abbiano e dietro qualunque colore si nascondano ». La nuova polemica arriva il giorno dopo della decisione della Forleo, giudice dell’indagine milanese sulle scalate bancarie, di rinunciare alla scorta che le garantivano i carabinieri. Il motivo: erano apparse sulla stampa «notizie alterate ad arte e non corrispondenti al vero» sulle sue dichiarazioni spontanee fatte ai carabinieri di Milano. Ai militari la Forleo aveva riferito nomi (anche di magistrati, prefetti e appartenenti alle forze dell’ordine), fatti e circostanze sospette su minacce e intimidazioni ricevute. Nove pagine di verbale riempite nella caserma milanese di via Moscova dopo che le era arrivato un proiettile calibro 38 scarico con la frase «la prossima volta sarà reale». Nel verbale c’è anche un resoconto di quelle che lei ritiene siano state pressioni arrivate anche da personaggi istituzionali in coincidenza del suo impegno come giudice nell’inchiesta sulle scalate.
«Non mi spaventano i proiettili che ho ricevuto e che potrò ancora ricevere e gli attacchi che ho ricevuto e riceverò in futuro da ambienti istituzionali colpevoli di gravi azioni e omissioni», aggiunge il giudice. La protesta è legata al fatto che, a suo parere, l’Arma non avrebbe indagato a fondo sulle sue denunce.
La decisione di allontanare la scorta la Forleo l’ha presa a Pescara sabato dopo aver ricevuto commossa dalla mani di Olga D’Antona, moglie del giuslavorista ucciso dalle Br, il premio intitolato a Borsellino. Dopo molti tentativi dei carabinieri di convincerla a desistere e a farsi scortare, con fermezza il gip ha imposto ai militari di lasciarla andare. E ieri è rientrata da sola a Milano in aereo. Ad attenderla all’atterraggio a Linate ha trovato di nuovo i carabinieri con un’auto di servizio. Avrebbero voluto accompagnarla a casa. «No, grazie», ha risposto il giudice con la stessa fermezza del giorno prima. Quindi è salita nella vettura del marito, venuto a prenderla in aeroporto, ed è tornata a casa. Per tutta la giornata ha ricevuto decine di telefonate di solidarietà da colleghi e amici.
MILANO - È stato più volte al centro di polemiche per le inchieste che ha condotto come sostituto procuratore della Repubblica di Potenza, ma Henry John Woodcock raramente ha parlato in pubblico. Questa volta, però, qualche commento è pronto a rilasciarlo sullo sfogo del giudice di Milano Clementina Forleo.
Dottor Woodcock, a lei non piace parlare? «Ho scelto la strada del silenzio perché credo che a parlare per i magistrati debbano essere i loro provvedimenti giurisdizionali».
Però, qualcosa la sta dicendo.
«Non sono all’altezza di esprimere giudizi su nessuno e ritengo che ciascuno debba decidere in relazione a ciò che ritiene opportuno fare in quel momento. Ogni caso è a sé stante, diverso dall’altro».
Sabato, a Pescara, lei ha ricevuto il premio «Paolo Borsellino» insieme con la sua collega Clementina Forleo che si è commossa fino alle lacrime.
«La Forleo si è commossa per il premio che ha ricevuto dalle mani di Olga D’Antona. Mi sembra che i giornali abbiano un po’ esagerato nel rappresentare la sua commozione che era, ne sono convinto, connessa all’importanza e all’onore ricevuto dal premio. Sensazioni che ho avuto anche io».
Clementina Forleo e il sostituto procuratore di Catanzaro Luigi de Magistris sono in questo momento al centro dell’attenzione mediatica e politica. Cosa ne pensa?
«Conosco Clementina Forleo e Luigi de Magistris come colleghi. Non conosco le loro rispettive vicende processuali e professionali, ma considero entrambi due persone oneste e perbene».
* Corriere della Sera, 29 ottobre 2007.