QUIRINALE, DICHIARAZIONI DI PIETRO SONO OFFENSIVE
ROMA - Tensioni tra Antonio Di Pietro e il presidente Napolitano, accusato dal leader Idv di essere a volte ’poco arbitro’ e ’poco terzo’. Lo sfogo Di Pietro dopo il sequestro a piazza Farnese di un manifesto con la scritta ’Napolitano dorme, l’Italia insorge’.
Immediata la replica del Quirinale: la presidenza della Repubblica e’ estranea alla vicenda dello striscione, da Di Pietro parole ’offensive’. E interviene anche il presidente della Camera Fini: ’La critica non travalichi il rispetto’. ’Vogliono farci lo scherzetto di piazza Navona ma in una piazza civile c’e’ tutto il diritto a manifestare?’, aveva protestato Di Pietro sostenendo che in piazza ’puo’ essere accolto chi non e’ d’accordo con alcuni silenzi’ del Capo dello Stato. Poi il leader Idv aveva chiarito: ’Ho citato Napolitano solo per lo striscione fatto ritirare dalla polizia, nulla di piu’’.
L’ufficio stampa del Quirinale ha definito ’del tutto pretestuose, e comunque da considerare offensive, le espressioni usate da Di Pietro per contestare presunti ’silenzi’ del capo dello Stato, le cui prese di posizione -chiariva la nota- avvengono nella scrupolosa osservanza delle prerogative che la Costituzione gli attribuisce’. Dopo l’intervento di Fini, solidarieta’ a Napolitano e’ stata espressa con un applauso dall’intera Aula della Camera dei Deputati.
DI PIETRO, CRITICHE A NAPOLITANO? SOLO PER LO STRISCIONE - E’ il sequestro in piazza di un manifesto che riportava una scritta critica nei confronti del presidente della Repubblica ("Napolitano dorme, l’Italia insorge") a scatenare Antonio Di Pietro a piazza Farnese. "Vogliono farci lo scherzetto di piazza Navona ma in una piazza civile c’é tutto il diritto a manifestare?", si chiede protestando per il sequestro del manifesto. In una piazza "può essere accolto chi non è d’accordo con alcuni silenzi" del Capo dello Stato), prosegue. Poi aggiunge: "A lei che dovrebbe essere arbitro possiamo dire che a volte il suo giudizio è poco da arbitro e da terzo". Di Pietro affe rma poi che questa critica è "fatta del tutto rispettosamente". Quindi conclude: "Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso per questo io voglio dire quello che penso".
"Ho citato il presidente solo per lo striscione fatto ritirare dalla polizia, nulla di più", continua Di Pietro. "Per una volta raccontatela giusta...", aggiunge il leader dell’Italia dei Valori che nel suo intervento aveva esplicitamente fatto riferimento al Prefetto di Roma e alle sue disposizioni che aveva portato a far ritirare lo striscione. Di questo fatto nessuno si era accorto prima dell’intervento di Di Pietro che infatti aveva esordito dicendo: "Ora vi rivelo che...", citando poi l’episodio.
CAMERA, TUTTI CONTRO DI PIETRO, SOLIDARIETA’ A QUIRINALE - "Manifestiamo solidarietà al presidente Napolitano davanti al volgare attacco" di cui è stato fatto segno da Antonio Di Pietro: lo ha detto nell’Aula della Camera il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto incassando applausi non solo dai deputati del Pdl ma anche da quelli del Pd, dopo aver letto dichiarazioni pronunciate dal leader dell’Idv nei confronti del capo dello Stato. Contro Cicchitto è insorto Fabio Evangelisti dell’Idv, protagonista, peraltro, di un duro battibecco con il presidente della Camera Gianfranco Fini.
"E’ un vecchio giochino - ha detto il dipietrista - della retorica estrapolare parti di un discorso per usarle a piacimento, il che è vergognoso. Di Pietro non ha offeso ma ha fatto un intervento rispettoso. La nostra solidarietà al Capo dello Stato non è pelosa ma vera".
Evangelisti è stato applaudito solo dai deputati dell’Idv. Marina Sereni del Pd ha rilevato come "la difesa del presidente della Repubblica da parte dell’Aula che lo ha eletto é non solo d’obbligo ma rappresenta un’ovvietà". "Non possiamo ricostruire le parole di Di Pietro - ha aggiunto . ma il presidente della Repubblica rappresenta la Nazione ed il popolo. Chi lo attacca ha la nostra condanna: a qualsiasi parola egli faccia ricorso". Piena solidarietà a Napolitano è stata manifestata anche da Michele Vietti dell’Udc.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Dopo la manifestazione di piazza Farnese, il provvedimento depositato alla Procura di Roma "Ha oscurato la limpidezza morale e il credito del presidente della Repubblica"
Le camere penali denunciano Di Pietro
per le offese al capo dello Stato *
ROMA - L’Unione delle camere penali italiane ha depositato oggi presso la Procura della Repubblica di Roma una denuncia contro il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ipotizzando l’accusa di offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica. La denuncia, che fa riferimento a quanto accaduto durante la recente manifestazione di piazza a Roma, è stata firmata dal presidente delle Camere penali Oreste Dominioni e dal vicepresidente Renato Borzone.
"Secondo quanto ha riferito la stampa - si legge nella denuncia - il parlamentare ha affermato nel corso di una nota e recente manifestazione di piazza ’vogliono farci ancora una volta lo scherzetto di piazza Navona. Ma in una civile piazza c’è il diritto di manifestare, presidente Napolitano, possiamo permetterci di accogliere in questa piazza chi non è d’accordo con alcuni suoi silenzi. A lei che dovrebbe essere arbitro, possiamo dire che a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzò".
"La vistosità della portata offensiva - si legge ancora - e delegittimante l’altissima funzione istituzionale esercitata dalla suprema carica dello Stato repubblicano, di tali affermazioni, ha determinato unanimi comportamenti di ferma indignazione. Tra questi l’opinione di un ex presidente della Repubblica che vi ha riscontrato un palese carattere di reato".
Secondo la denuncia, "accusando il presidente della Repubblica di comportamenti non imparziali e omissivi assimilati a quelli di natura omertosa propri della mafia, l’onorevole Di Pietro ha oscurato la limpidezza morale e il credito di cui devono essere necessariamente circondate le attribuzioni al capo dello Stato, delegittimandolo nella persona e nella istituzione che rappresenta".
Per l’Unione delle camera penali, dunque, "l’attacco al capo dello Stato si rivela palesemente strumentale a sostenere la presa di posizione dell’onorevole Di Pietro sui temi della riforma generale della giustizia. Trascinando nella mischia del confronto politico, l’aggressione che in questa sede si sottopone al vaglio della signoria vostra tenta di mettere in discussione l’adeguatezza del ruolo della suprema istituzione dello Stato nella gestione -quale garante della Costituzione- della futura ed eventuale vicenda parlamentare di riforma della giustizia".
* la Repubblica, 31 gennaio 2009
L’allarmante caso Di Pietro
di FABRIZIO RONDOLINO (La Stampa, 30/1/2009)
L’uragano che si è scatenato su Di Pietro induce ad una riflessione sullo stato della libertà nel nostro Paese. Non c’è giornale, gruppo politico, sito Internet o commentatore che non si sia scagliato con furia contro l’ex Pm più famoso d’Italia: e non per controbattere l’opinione sul presunto «silenzio» del Quirinale, ma per negarne la legittimità, la possibilità stessa di esistere. Mezzo Pd ha chiesto di rompere ogni rapporto con l’Italia dei Valori, tutti i senatori della Repubblica sono scattati in piedi per applaudire la loro «convinta solidarietà» a Napolitano, il presidente emerito Scalfaro ha segnalato l’esistenza di un reato. E lo stesso Quirinale, con un comunicato che ha pochi precedenti, ha giudicato «pretestuose» e «offensive» le parole di Di Pietro. Quelle parole sono probabilmente sbagliate, ma non sono né arbitrarie né insultanti: appartengono al dibattito politico. Ci sono molto buoni argomenti e una notevole documentazione per sostenere che il presidente Napolitano sulle questioni della giustizia non è venuto meno al suo ruolo costituzionale di arbitro, e che il suo presunto «silenzio» non è affatto assimilabile a un comportamento mafioso. Le opinioni sollecitano controargomentazioni: non comunicati di solidarietà, ritorsioni politiche o denunce alla magistratura.
Il caso Di Pietro è tanto più allarmante, in quanto non è isolato. Il capitano della Nazionale, Fabio Cannavaro, per aver detto che Gomorra (il film) «non gioverà all’immagine dell’Italia nel mondo, abbiamo già tante etichette negative», è stato accusato di colludere con la camorra, e più d’uno ha chiesto che gli sia tolta la fascia di capitano. Su Facebook, il network sociale più popolare di Internet, è in corso una campagna per cancellare quei gruppi di discussione che si proclamano fan dei mafiosi e, più recentemente, quelli che inneggiano allo stupro di gruppo. Sono opinioni abominevoli, ma sono opinioni. Questo confine non va mai cancellato. Un conto è sostenere cha la Shoah non è mai esistita, e un conto è bruciare una sinagoga. Un conto è chiedere che i rom siano cacciati, e un conto è assaltare i loro campi. È evidente che c’è un nesso fra le parole e le azioni: altrimenti, perché mai dovremmo parlare o scrivere? Il concetto stesso di educazione si basa sulla convinzione che le parole producano risultati. Ma spetta singolarmente a ciascuno di noi compiere o meno un’azione, e assumersene la responsabilità. Alle parole si può rispondere soltanto con altre parole.
Se ci pensiamo, l’unica vera libertà che ci appartiene come diritto naturale, e che definisce il nostro orizzonte nel mondo, è la libertà di esprimerci: è cioè la libertà di pensiero, di stampa, di coscienza, di religione, di ricerca scientifica... Tutte le nostre attività, che sia scrivere una canzone o andare in chiesa, votare alle elezioni o comprare un giornale, trovare un rimedio all’Alzheimer o scegliere una compagnia telefonica, hanno a che fare in un modo o nell’altro con la libertà di espressione. Poter dire la nostra, senza costrizioni né vincoli, è dunque il bene più prezioso. Se introduciamo un qualsiasi criterio per giudicare quali opinioni si possono esprimere e quali no, in quello stesso momento deleghiamo ad altri, fosse pure una maggioranza democraticamente eletta, la nostra personale libertà di espressione, che è invece inalienabile perché è soltanto nostra, come la vita. Chi può decidere che cosa è lecito dire e che cosa non lo è? Mentre è evidente che ammazzare un uomo per strada è un reato, è molto meno evidente la linea che separa un fan club dei Soprano da un fan club di Riina: in realtà, se ci pensiamo bene, questa differenza non c’è. Sta alla responsabilità di ciascuno capire che una cosa è un telefilm, una cosa è scrivere corbellerie su un capomafia pluriomicida, e un’altra cosa ancora è sparare.
La libertà di espressione è indivisibile. Tutti dovrebbero poter esprimere liberamente le loro opinioni. Soprattutto le più ributtanti. Mentre infatti la censura nasconde il problema e in questo modo sceglie di non risolverlo, un dibattito libero e aperto non esclude la possibilità di convincere chi non la pensa come noi.
ALLA manifestazione pro Apicella a Roma. i dipietristi si dividono al senato
Di Pietro attacca Napolitano
È bufera, il Quirinale: «Offensivo»
Il leader Idv: il silenzio è mafioso. Il Colle: pretestuoso. La controreplica: non mi riferivo al capo dello Stato *
ROMA - Nuovo affondo di Antonio Di Pietro sul presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Alla manifestazione organizzata a piazza Farnese a Roma dall’Associazione nazionale vittime di mafia contro la sospensione decisa dal Csm del procuratore Apicella, il leader dell’Italia dei Valori si rivolge così al capo dello Stato: «Vogliono farci ancora una volta lo scherzetto di Piazza Navona. Ma in una civile piazza c’è il diritto a manifestare. Presidente Napolitano, possiamo permetterci di accogliere in questa piazza chi non è d’accordo con alcuni suoi silenzi?». Di Pietro prende come spunto la rimozione nella piazza di uno striscione contro il presidente della Repubblica. La questura di Roma precisa che lo striscione non è stato sequestrato ma solo rimosso dopo un intervento della polizia. «Napolitano dorme, il popolo insorge», c’era scritto. L’ex pm insiste e va oltre. «A Lei - prosegue rivolgendosi ancora a Napolitano - che dovrebbe essere arbitro, possiamo dire che a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzo?». L’ex pm precisa che la critica viene fatta «rispettosamente», ma poi aggiunge: «Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso». Durante la manifestazione è apparso anche lo striscione
LA REPLICA DAL COLLE - Immediata la puntualizzazione del Quirinale in una nota: «La presidenza della Repubblica è totalmente estranea alla vicenda dello striscione nella manifestazione svoltasi oggi in Piazza Farnese a Roma a cui fa riferimento l’onorevole Di Pietro. Del tutto pretestuose sono comunque da considerare le offensive espressioni usate dallo stesso onorevole Di Pietro per contestare presunti "silenzi" del Capo dello Stato, le cui prese di posizione avvengono nella scrupolosa osservanza delle prerogative che la Costituzione gli attribuisce».
LA CONTROREPLICA - E la bufera che coinvolge il Quirinale e il leder dell’Italia dei Valori si consuma, a colpi di note. Antonio Di Pietro replica a quella del Quirinale, spiegando di non aver mai voluto offendere Napolitano. «Mi amareggia molto - si legge -, per l’oggettiva disinformazione che contiene e perché mi mette in bocca ciò che non ho detto, il comunicato del presidente della Repubblica in merito al mio intervento di questa mattina. Ho detto e ribadisco - prosegue Di Pietro - che, a mio avviso, è stato ingiusto e ingiustificato non avere permesso ad alcuni manifestanti di tenere esposto uno striscione non offensivo, ma di critica politica». «In democrazia - aggiunge Di Pietro - deve essere permesso a tutti di avanzare critiche e dissensi. Non ho mai detto che a far togliere lo striscione fosse stata la Presidenza della Repubblica, e non ho mai offeso, né inteso offendere, il Capo dello Stato quando ho ricordato pubblicamente che il silenzio uccide come la mafia, giacché non è a lui che mi riferivo, ma a chi vuole mettere la museruola ai magistrati che indagano sui potenti di Stato».
FINI E SCHIFANI - Gli avvenimenti di piazza Farnese e gli attacchi di Antonio di Pietro al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, hanno avuto una eco immediata anche nell’aula di Montecitorio. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, tra l’altro ha detto: «La Camera dei deputati ritiene, e non potrebbe essere altrimenti, che il Presidente della Repubblica sia garante dei diritti e dei doveri dei cittadini e rispettoso e solerte difensore delle prerogative del Parlamento. L’aula ha ribadito il fatto che è lecito, com’è più che naturale in una democrazia, il diritto sacrosanto alla critica politica, ma che mai quel diritto può travalicare il rispetto a chi rappresenta tutta la nazione, al di là del fatto che sia stato espressione di un voto unanime o meno del Parlamento che lo ha eletto». Al presidente della Camera fa eco il presidente del Senato Renato Schifani, esprimendo solidarietà al Capo dello Stato. «Le offese fatte a lui sono fatte a tutti i parlamentari e ai cittadini che a lui guardano con fiducia» ha detto il numero uno di Palazzo Madama. E le parole di Schifani sono state sottolineate da due lunghi e prolungati applausi dell’Assemblea. Tutti i senatori si sono alzati in piedi, tranne quelli dell’Italia dei Valori. Con delle eccezioni: 3 dei 14 dipietristi hanno infatti apprezzato l’intervento di Schifani. Sono Luigi Li Gotti, che si è alzato in piedi e ha applaudito, Alfonso Mascitelli che ha applaudito da seduto, ed Elio Lannutti, che in piedi ha scosso il capo rivolgendosi ai compagni di partito rimasti a braccia conserte.
VELTRONI: «INACCETTABILE» - Le parole di Di Pietro sollevano un polverone di critiche anche nel centrosinistra. «Il ruolo e le parole del presidente della Repubblica non possono essere messe in discussione né essere oggetto di polemiche politiche strumentali», ha detto il segretario del Partito democratico, Walter Veltroni. «In un momento difficile per il Paese, il presidente Napolitano rappresenta un punto di riferimento per l’intero Paese per il suo ruolo di garanzia, per la saggezza e l’equilibrio dei suoi interventi. Quanto accaduto a piazza Farnese, le frasi pronunciate da Di Pietro, gli striscioni esibiti sono inaccettabili e inqualificabili. Torniamo a esprimere al capo dello Stato la nostra piena solidarietà e fiducia». Secondo il senatore Marco Follini (Pd) «è arrivato il momento che Veltroni dichiari finalmente chiusa la dissennata alleanza con Di Pietro».
IL GUARDASIGILLI: «IL PD RIFLETTA» - Una riflessione sul rapporto tra Pd e Idv la fa il Guardasigilli Angelino Alfano, al termine della seduta della Camera che ha approvato la sua relazione sullo stato della giustizia. «Un risultato molto soddisfacente quello che viene oggi dall’Aula di Montecitorio sul tema delle riforme della giustizia. Ora il Partito democratico - ha proseguito Alfano - dovrebbe fare una profonda riflessione perché si è ritrovato da solo con Di Pietro per di più mentre l’Italia dei Valori era in piazza con striscioni contro il capo dello Stato».
UN MIGLIAIO IN PIAZZA - Teatro del duro attacco di Di Pietro al Colle è la manifestazione sulla giustizia organizzata da Sonia Alfano. Un migliaio di persone circa ha risposto all’appello dell’Associazione nazionale vittime di mafia, dell’Italia dei valori e di una serie di organizzazioni e di personalità e si è radunato in piazza Farnese a Roma per manifestare a difesa della democrazia e della «legalità costituzionale». Al centro della protesta, la sospensione decisa dal Csm del procuratore capo di Salerno Luigi Apicella, secondo un volantino diffuso dai promotori, segnale di «grave ingerenza del potere politico nei confronti dell’autonomia della magistratura». Tra i protagonisti della giornata, che si alternano sul palco allestito di fronte al palazzo dell’Ambasciata francese, Salvatore Borsellino, Beppe Grillo (protagonista di un nuovo show a tutto campo contro governo e opposizione) Marco Travaglio e il leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro. «Punire dei magistrati per aver tentato di fare rispettare la legge a politici, magistrati e imprenditori corrotti rientra in una logica dittatoriale alla quale noi come familiari degli uomini e delle donne morti in difesa della democrazia abbiamo il dovere di ribellarci» ha scritto il presidente dell’Associazione familiari vittime di mafia Sonia Alfano su Facebook.
* Corriere della Sera, 28 gennaio 2009
A Roma durante una manifestazione dell’Idv tolto lo striscione ’Napolitano dorme’
L’ex magistrato: "Il silenzio è mafioso". Il Colle risponde: "Parole pretestuose"
Scontro tra Di Pietro e il Quirinale
"Non è arbitro". La replica: "Offensivo"
Fini: "Lecito criticare, ma senza oltrepassare i limiti". Veltroni: "Inaccettabile e inqualificabile"*
ROMA - Parole grosse contro il presidente della Repubblica a una manifestazione con l’Italia dei Valori. Antonio Di Pietro ha accusato Napolitano di non essere un "arbitro imparziale" e di tacere su alcuni temi come la giustizia e il Lodo Alfano. Le critiche hanno provocato subito la reazione del mondo politico. Da Montecitorio è stata espressa solidarietà al presidente e anche il Quirinale ha replicato giudicando "offensivo" contestare presunti "silenzi".
Fischi contro Napolitano. Durante la manifestazione, in piazza Farnese a Roma, contro la riforma della giustizia targata centrodestra e in difesa del procuratore di Salerno Luigi Apicella, convocata dall’Associazione nazionale vittime di mafia e dall’Italia dei Valori, dalla piazza sono partiti fischi contro il presidente della Repubblica quando è stato rimosso uno striscione sul quale era scritto "Napolitano dorme, l’Italia insorge".
Di Pietro: "Giudizio poco da arbitro". Dal palco, Antonio Di Pietro ha stigmatizzato la rimozione dello striscione e si è rivolto direttamente al capo dello Stato: "Lei dovrebbe essere l’arbitro, a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzi. Noi la rispettiamo - ha aggiunto il leader Idv - ma lo possiamo dire o no, rispettosamente, che non siamo d’accordo che si lasci passare il Lodo Alfano, che non siamo d’accordo nel vedere i terroristi che fanno i sapientoni mentre le vittime vengono dimenticate?". "Il silenzio è mafioso, e per questo non voglio rimanere in silenzio", ha detto ancora Di Pietro, che poi si è di nuovo rivolto a Napolitano: "Dica che i mercanti devono andare fuori dal tempio, dal Parlamento e noi lo approveremo".
I motivi della protesta. Al centro della protesta la sospensione, decisa dal Csm, del procuratore capo di Salerno Luigi Apicella, un provvedimento che, secondo un volantino diffuso dai promotori, sarebbe segnale di "grave ingerenza del potere politico nei confronti dell’autonomia della magistratura". Tra i protagonisti della giornata, che si alternano sul palco allestito di fronte al palazzo dell’ambasciata francese, Salvatore Borsellino, Beppe Grillo, Marco Travaglio e Antonio Di Pietro.
La replica del Quirinale. La Presidenza della Repubblica - si legge in un comunicato - è totalmente estranea alla vicenda dello striscione nella manifestazione svoltasi oggi in piazza Farnese a cui fa riferimento l’onerevole Di Pietro. Del tutto pretestuose sono comunque da considerare le offensive espressioni usate per contestare presunti "silenzi" del capo dello Stato, le cui prese di posizione avvengono nella scrupolosa osservanza delle prerogative che la Costituzione gli attribuisce.
Solidarietà a Napolitano dai parlamentari. Gli avvenimenti di piazza Farnese hanno avuto subito una vasta eco nell’aula di Montecitorio. "La Camera dei deputati ritiene - ha detto il presidente Fini - che il presidente della Repubblica sia garante dei diritti e dei doveri dei cittadini e rispettoso e solerte difensore delle prerogative del Parlamento. L’aula ha ribadito il fatto che è lecito, com’è più che naturale in una democrazia, il diritto sacrosanto alla critica politica, ma che mai quel diritto può travalicare il rispetto a chi rappresenta tutta la nazione, al di là del fatto che sia stato espressione di un voto unanime omeno del Parlamento che lo ha eletto".
Veltroni: "Inaccettabile e inqualificabile". Anche il leader del Pd Walter Veltroni ha stigmatizzato le parole di Di Pietro. "Il ruolo e le parole del presidente della Repubblica - ha detto - non possono essere messe in discussione né essere oggetto di polemiche politiche strumentali. In un momento difficile per il paese il presidente Napolitano rappresenta un punto di riferimento per l’intero paese, per il suo ruolo di garanzia, per la saggezza e l’equilibrio dei suoi interventi". "Quanto accaduto a piazza Farnese - ha aggiunto Veltroni - le frasi pronunciate da Di Pietro, gli striscioni esibiti sono inaccettabili e inqualificabili. Torniamo ad esprimere al capo dello Stato la nostra piena solidarietà e fiducia".
Gasparri: "Di Pietro pensi alle sue malefatte". "Di Pietro, invece di insultare ancora una volta il presidente della Repubblica ed emettere giudizi a destra e manca, perchè continua a fuggire come un coniglio e non risponde sulle malefatte sue, del figlio e di quelle del suo partito in un pubblico confronto?". Anche Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl al Senato, critica Di Pietro e lancia l’accusa. "Perchè il figlio si occupava dei fornitori delle caserme dei carabinieri? - ha detto - Perchè esponenti del suo partito sono indagati per reati inquietanti? Perchè deve giustificarsi sull’uso dei finanziamenti pubblici dell’Idv?".
* la Repubblica, 28 gennaio 2009
Di Pietro attacca Napolitano: «Il silenzio è da mafiosi». Bufera sul leader Idv *
È bufera su Antonio Di Pietro per le sue affermazioni sul Capo dello Stato, Napolitano. “Noi la rispettiamo - ha assicurato il leader Idv - ma lo possiamo dire o no, rispettosamente, che non siamo d’accordo che si lasci passare il Lodo Alfano, che non siamo d’accordo nel vedere i terroristi che fanno i sapientoni mentre le vittime vengono dimenticate?”.
“Il silenzio è mafioso e per questo non voglio rimanere in silenzio”, ha insistito Di Pietro. E di nuovo rivolto al Presidente della Repubblica, ha aggiunto: “Dica che i mercanti devono andare fuori dal tempio, dal Parlamento e noi lo approveremo”.
Le dichiarazioni di Di Pietro sono arrivate dopo i fischi partiti da alcuni dei partecipanti, a piazza Farnese, a Roma, alla manifestazione dell’Italia dei Valori. A causare la reazione della folla è stato la rimozione di uno striscione su cui era scritto: «Napolitano dorme, l’Italia insorge». Dal palco, Antonio Di Pietro ha stigmatizzato la rimozione dello striscione e si è rivolto direttamente a Napolitano: «Lei dovrebbe essere l’arbitro, a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzi», ha detto.
Le dichiarazioni di Di Pietro sono subito state attaccate dal resto delle forze politiche e una nota del Quirinale ha spiegato che il Colle era “totalmente estraneo alla vicenda dello striscione nella manifestazione di Piazza Farnese” e definisce “del tutto pretestuose comunque da considerare le offensive espressioni usate dallo stesso Di Pietro per contestare presunti ’silenzi’ del capo dello Stato, le cui prese di posizione avvengono nella scrupolosa osservanza delle prerogative che la Costituzione gli attribuisce”.
Sulla vicenda è intervenuto in Aula alla Camera il presidente Gianfranco Fini: "L’aula ribadisce il fatto che è lecito, com’è più che naturale in una democrazia, il diritto sacrosanto alla critica politica, ma che mai quel diritto può travalicare il rispetto a chi rappresenta tutta la nazione. L’applauso corale - ha proseguito Fini - con cui l’Aula ha salutato gli interventi a solidarietà per il presidente Napolitano è la più evidente dimostrazione di come il presidente della Repubblica rappresenti non solo per la Costituzione l’intera Nazione ma anche che la Camera ritenga che l’attuale presidente sia garante solerte dei diritti e dei doveri dei cittadini e rispetti e difenda le prerogative del Parlamento".
Dure critiche a Di Pietro sono venute da Walter Veltroni. «Il ruolo e le parole del presidente della Repubblica non possono essere messe in discussione nè essere oggetto di polemiche politiche strumentali», ha dichiarato il segretario del Pd in una nota. «In un momento difficile per il paese il presidente Napolitano rappresenta un punto di riferimento per l’intero paese, per il suo ruolo di garanzia, per la saggezza e l’equilibrio dei suoi interventi», ha sottolineato. «Quanto accaduto a piazza Farnese, le frasi pronunciate dall’onorevole Di Pietro, gli striscioni esibiti sono inaccettabili e inqualificabili», ha poi commentato, «torniamo a esprimere al capo dello Stato la nostra piena solidarietà e fiducia».
Critiche anche dal resto del Pd: "Conosco la passione che guida da sempre l’azione politica di Antonio Di Pietro. La conosco e la condivido, anche se non sempre ho condiviso anzi talvolta ho dissentito da suoi gesti, scelte o espressioni. Mi consenta Di Pietro di dissentire dal suo attacco al Presidente Napolitano" ha detto Arturo Parisi.
* l’Unità, 28 gennaio 2009