Filosofa e Messaggio eu-angelico ...

SLAVOJ ZIKEK E LE RADICI CRISTIANE (NON CATTOLICO-COSTANTINIANE). Il cristianesimo ha introdotto il principio "secondo il quale ogni individuo ha accesso immediato all’universalità" - a cura di pfls

sabato 10 novembre 2007.
 

E anche Zizek difende le radici cristiane

Il pensatore sloveno, ateo e marxista, cerca un’alleanza con la fede per porre un argine alla deriva ideologica New Age dell’individualismo contemporaneo

DI EDOARDO CASTAGNA (Avvenire, 10.11.2007)

Questa volta Slavoj Zizek, nella sua battaglia contro quello che identifica come il pensiero unico capitalista­internettiano- New Age, cerca una sponda nel cristianesimo. Naturalmente la trova, anche attraverso una lettura del messaggio evangelico e paolino forse un po’ forzata, ma in linea con i consueti presupposti culturali del filosofo sloveno, da Marx a Lacan passando attraverso il cinema di Hollywood e la cultura di massa dei nostri giorni. Negli stessi giorni in cui Rizzoli manda nelle librerie un suo nuovo saggio sulla violenza postmoderna (La violenza invisibile, pagine 238, euro 12,00), Transeuropa porta in Italia

La fragilità dell’assoluto (ovvero perché vale la pena di combattere per le nostre radici cristiane): un libretto dove Zizek, con la consueta pirotecnica di linguaggio e ragionamenti, indaga la possibilità di una conciliazione tra cristianesimo e marxismo per opporsi a quel nemico che da diversi saggi in qua non smette di denunciare. Si tratta, secondo il filosofo e psicanalista, di una nuova ideologia, perfettamente acconcia ai tempi correnti: la fondazione, individuale e sociale, di un contesto economico ferocemente capitalista.

Un’ideologia che pesca stampelle ovunque ne trovi, dallo gnosticismo al comunitarisimo di Internet al buddismo, il tutto amalgamato in salsa New Age. Ne esce un modello di lettura di sé e del mondo tutto centrato sull’individuo, sulla sua libertà senza freni e sul suo essere parte di un Tutto indistinto e privo di punti di riferimento. Ed è questo, secondo Zizek, il brodo culturale ideale per la proliferazione del consumismo capitalista. Il cavallo di Troia di questa pappetta ideologica, ciò che la rende eticamente accettabile - guai a introdurre stridori sul piano morale, ironizza il filosofo - è l’apparato dei diritti umani, invocati a ogni pie’ sospinto come bene assoluto ma in realtà maschera degli «attuali assalti del neo-paganesimo New Age».

Contro i quali Zizek arruola, in modo esplicitamente interessato, il messaggio evangelico: «Sembra insieme teor(et)icamente produttivo e politicamente importante aderire alla logica giudaico-cristiana». Solo l’ennesimo ateo devoto, quindi? Non proprio, o almeno non solo. Perché nella sua riflessione il filosofo sloveno propone un’interessante contrapposizione tra i diritti umani e i dieci comandamenti, presi come esempio di principi che siano «l’esatto opposto di qualcosa che emerge ’organicamente’ come il risultato di un cammino di conoscenza e realizzazione di sé. La tradizione giudaico-cristiana è quindi da tener ben distinta dalla problematica gnostica New Age». Mentre l’atteggiamento della nuova ideologia riduce alla fine l’altro a un’immagine di me stesso, o comunque a una parte dello stesso Tutto di cui faccio parte anch’io, la trasmissione dei comandamenti sul Sinai è invece segno di traumatica rottura, di netta distinzione tra l’io e l’altro - quella distinzione, tra l’altro, che sola rende possibile una scelta realmente ’morale’ da parte dell’individuo. Contro la nitida scansione degli imperativi del decalogo, ecco che si schierano, secondo Zizek, i diritti umani. Non fa prigionieri, il filosofo, e non distingue tra degenerazioni anarco-individualiste o nichilistico-libertarie dei diritti umani e diritti umani tout court.

Una forzatura logica e retorica forse eccessiva, ma che gli consente di descrivere con efficacia l’atteggiamento dei tanto celebrati paladini dei diritti umani - in seno all’Onu non mancano gli esempi... -: «Come l’esperienza della nostra società liberal­permissiva post-politica ampiamente dimostra, i Diritti Umani sono in definitiva, nella loro essenza, semplicemente dei Diritti a violare i Dieci comandamenti. Il ’diritto alla riservatezza’ è il diritto di commettere adulterio, in segreto...», e via dicendo. Al contrario, argomenta Zizek, in una società depurata dai cascami ideologici New Age «non c’è spazio per i Diritti Umani fuori dal territorio del Decalogo». Dobbiamo invece ribadire quel «rifiuto ebreo di affermare l’amore per il prossimo al di fuori dei confini della Legge», per poter davvero «impedire a quest’amore di degradare a un narcisistico (dis)conoscimento della propria immagine-specchio». E infine «il cristianesimo ha introdotto il principio secondo il quale ogni individuo ha accesso immediato all’universalità».

-  Slavoj Zizek
-  LA FRAGILITÀ DELL’ASSOLUTO
-  (ovvero perché vale la pena di combattere per le nostre radici cristiane)
-  Transeuropa. Pagine 164. Euro 15,00


Sul tema, in rete, si cfr.:

-  Slavoj Zizek e la vita nella caverna. Non trovata l’uscita, torna indietro, e propone un "Salto di Fede" (simil-kantiano, nelle braccia di Ratzinger?).

-  Con Wojtyla, oltre (2000). I "due corpi" del Papa-Re e la nostra sovranità

-  Il cattolicesimo-romano e i suoi scheletri nell’armadio.

-  La Fenomenologia dello Spirito ... dei "Due Soli"


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