di Federico La Sala (Libertà - quotidiano di Piacenza, 08.06.2006, p. 35)
Il 60° anniversario della nascita della Repubblica italiana e dell’Assemblea Costituente, l’Avvenire (il giornale dei vescovi della Chiesa cattolico-romana) lo ha commentato con un “editoriale” di Giuseppe Anzani, titolato (molto pertinentemente) “Primato della persona. La repubblica in noi” (02 giugno 2006), in cui si ragiona in particolar modo degli articoli 2 e 3 del Patto dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti.
Salvo qualche ’battuta’ ambigua, come quando si scrive e si sostiene che “il baricentro dell’equilibrio resta il primato della persona umana di cui è matrice la cultura cattolica” - dove non si comprende se si parla della cultura universale, di tutto il genere umano o della cultura che si richiama alla particolare istituzione che si chiama Chiesa ’cattolica’ (un po’ come se si parlasse in nome dell’Italia e qualcuno chiedesse: scusa, ma parli come italiano o come esponente di un partito che si chiama “forza...Italia”!?), - il discorso è tuttavia, per lo più, accettabile...
Premesso questo, si può certamente condividere quanto viene sostenuto, alla fine dell’editoriale, relativamente al “diritto alla vita” (“esso sta in cima al catalogo ’aperto’ dell’articolo 2, sta in cima alla promessa irretrattabile dell’art. 3”) e alla necessità di una responsabile attenzione verso di essa (“Non declini mai la difesa della vita; senza di essa è la Repubblica che declina”).
Ma, detto questo, l’ambiguità immediatamente ritorna e sollecita a riporsi forti interrogativi su che cosa stia sostenendo chi ha scritto quanto ha scritto, e da dove e in nome di Chi parla?!
Parla un uomo che parla, con se stesso e con un altro cittadino o con un’altra cittadina, come un italiano comune (- universale, cattolico) o come un esponente del partito ’comune’ (’universale’, ’cattolico’)?
O, ancora, come un cittadino di un partito che dialoga col cittadino o con la cittadina di un altro partito per discutere e decidere su quali decisioni prendere per meglio seguire l’indicazione della Costituzione, della Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ che ci ha fatti - e invita a volerci! - uomini liberi e donne libere, cittadini-sovrani e cittadine-sovrane?!
Nonostante tante sollecitazioni a sciogliere i nodi e chiarirsi le idee da ogni parte - dentro e fuori le istituzioni cattoliche, c’è ancora molta confusione nel cielo del partito ’cattolico’ italiano: non hanno affatto ben capito né la unità-distinzione tra la “Bibbia civile” e la “Bibbia religiosa”, né tantomeno la radicale differenza che corre tra “Dio” e “Mammona” o, che è lo stesso, tra la Legge del Faraone o del Vitello d’oro e la Legge di Mosè!!! E non hanno ancora ben-capito che Repubblica dentro di noi ... non significa affatto Monarchia o Repubblica ’cattolica’ né dentro né fuori di noi, e nemmeno Repubblica delle banane in noi o fuori di noi!!!
Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemlea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e del “grande fratello” ... che si spaccia per eterno Padre nostro e Sposo della Madre nostra: quale cecità e quanta zoppìa nella testa e nel cuore, e quale offesa nei confronti della nostra Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’- di tutti e tutte noi, e anche dei nostri cari italiani cattolici e delle nostre care italiane cattoliche!!!
Nel 60° Anniversario della nascita della Repubblica italiana, e della Assemblea dei nostri ’Padri e delle nostre ’Madri’ Costituenti, tutti i cittadini e tutte le cittadine di Italia non possono che essere memori, riconoscenti, e orgogliosi e orgogliose di essere cittadine italiane e cittadini italiani, e festeggiare con milioni di voci e con milioni di colori la Repubblica e la Costituzione di Italia, e cercare con tutto il loro cuore, con tutto il loro corpo, e con tutto il loro spirito, di agire in modo che sia per loro stessi e stesse sia per i loro figli e le loro figlie ... l’ “avvenire” sia più bello, degno di esseri umani liberi, giusti, e pacifici! Che l’Amore dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ illumini sempre il cammino di tutti gli italiani e di tutte le italiane...
Viva la Costituzione, Viva l’Italia!!!
Il Papa alla Sapienza divide l’Unione
Mastella: la stupidità non ha limiti.
Boselli: è giusto fischiarlo
di GIOVANNA VITALE *
ROMA - Benedetto XVI va a inaugurare l’anno accademico dell’università La Sapienza, un gruppo di professori firma un appello per la revoca di quell’invito rivolto a chi «ancora considera giusto il processo della Chiesa contro Galileo», e l’Unione si divide.
«Sono esterrefatto», dice il senatore del Pd Giorgio Tonini: «Stiamo parlando di Joseph Ratzinger, un illustre accademico che fra l’altro è anche Papa, una delle menti più stimate d’Europa. Perciò io aspetto con grande curiosità intellettuale il suo intervento, che sarà certamente di alto rilievo.
Che ci siano invece docenti che lo vogliono boicottare, esprimendo ostilità e rifiuto di un confronto di questo livello, credo che sia uno dei segnali della crisi drammatica in cui versa l’università italiana».
E se per il laico Enrico Boselli «la scelta del Senato accademico è legittima», altrettanto lo è «la libertà di polemica. D’altra parte le posizioni di Ratzinger sui limiti da porre alla scienza e alla ricerca sono nette e soprattutto controverse. Nessuno si meravigli, dunque, se qualcuno dirà cose spiacevoli contro il Papa». Un eufemismo, considerando l’accoglienza che i collettivi universitari stanno organizzando per giovedì: assedio sonoro all’aula magna, lectio magistralis condotta da Paola Cortellesi, Andrea Rivera e la Banda Osiris, persino una "frocessione".
«Folclore» lo definisce Clemente Mastella, secondo cui «la stupidità non ha orizzonte né età. Anche quelli che hanno una posizione diversa devono avere rispetto delle idee altrui. La cultura è confronto. Il sapere non è deposito di nessuno ma un confronto permanente. Tra l’altro Ratzinger non è soltanto il pontefice e il vescovo di Roma, è anche un sommo accademico».
Eppure «credo che Benedetto XVI dovrebbe riflettere» taglia corto la capogruppo dei Verdi-Pdci al Senato Manuela Palermi: «Se un luogo della cultura come La Sapienza risponde in questo modo a una sua visita, vuol dire che forse sta sbagliando qualcosa». Ma la senatrice teodem della Margherita, Paola Binetti, non vuol sentire scuse: «È stata la Chiesa, diversi secoli fa, a fondare La Sapienza. Ci sono ragioni di tradizioni e di cultura che giustificano il suo intervento. Anche chi non condivide il pensiero del Papa potrà cogliere questa occasione di ascolto di un pensiero alto». Di opposto avviso il segretario romano del Prc, Massimiliano Smeriglio: «L’università è il regno della scienza e della laicità. Invitare Ratzinger, autore di un’offensiva politico-culturale oscurantista, è stato un errore».
© Copyright Repubblica, 13 gennaio 2008
TESTO DELL’APPELLO AL RETTORE: "UN EVENTO INCONGRUO DA ANNULLARE". La lettera dei docenti contro Ratzinger.
TESTO DEL DISCORSO CHE IL PAPA AVREBBE DOVUTO TENERE ALLA SAPIENZA
* Sul tema, nel sito, si cfr.:
IL CATTOLICESIMO-ROMANO E I SUOI SCHELETRI NELL’ARMADIO.
PER IL "LOGO" DELLA "SAPIENZA" UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ... E ANCHE A VELTRONI!!!
Fisica. Giorgio Parisi, il Nobel che indaga su «caos e sistemi complessi»
Romano classe 1948, allievo di Cabibbo, il fisico della Sapienza è stato insignito della medaglia per i suoi studi sula complessità. Firmò la lettera contro l’intervento di Benedetto XVI alla Sapienza
di Franco Gàbici (Avvenire, martedì 5 ottobre 2021)
Siamo nell’anno del settimo centenario della morte di Dante e a commento del premio Nobel della fisica conferito al “nostro” Giorgio Parisi rubo il verso dantesco «sì ch’io fui sesto tra cotanto senno» perché, guarda caso, il nome di Parisi da oggi verrà aggiunto nella lista dei prestigiosi “Nobel italiani” dopo una cinquina di tutto rispetto composta da Guglielmo Marconi (1909), Enrico Fermi (1938), Emilio Segré (1959), Carlo Rubbia (1984) e Riccardo Giacconi (2002). E va anche sottolineato l’italianità di questo prestigioso premio perché il riconoscimento non è andato a un fisico emigrato all’estero ma a un fisico che ha lavorato in Italia.
La giuria di Stoccolma ha premiato Parisi per i suoi studi sul «caos e i sistemi complessi» mentre l’altra metà del premio è andata ai climatologi Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann «per la modellazione fisica del clima della terra, che ne qualifica la variabilità e prevede in modo affidabile il riscaldamento globale». L’argomento del clima è oggi di grande attualità e lo stesso Parisi, dopo aver appreso l’annuncio della vittoria, si è subito allineato coi due colleghi neo premiati dichiarando che sul tema del clima «è urgente prendere decisioni forti e muoversi velocemente».
Romano, classe 1948, Giorgio Parisi si laurea in fisica alla Sapienza di Roma nel 1970 con Nicola Cabibbo nonostante i genitori lo avessero voluto ingegnere. Lui, però, indeciso se scegliere la matematica o la fisica, scelse quest’ultima attirato soprattutto dalla possibilità di fare ricerca. E alla ricerca si è dedicato anima e corpo soprattutto per cercare di mettere d’accordo due concetti diametralmente opposti, il caos e l’ordine.
La fisica si è sempre occupata di fenomeni prevedibili e ripetibili. Famosissima, a questo proposito, l’affermazione di Laplace secondo la quale se un matematico «estremamente abile» conoscesse le condizioni iniziali dell’universo potrebbe calcolare tutto il futuro dell’universo stesso. Da qualche decennio, però, la fisica si è dovuta arrendere di fronte alla complessità dei fenomeni comuni che non sempre mostrano la caratteristica della prevedibilità.
La nostra atmosfera, ad esempio, è un sistema estremamente complesso e imprevedibile così come lo sono l’economia globale, i crolli della borsa e gli organismi viventi, dove la mutazione di un solo gene può trasformare una cellula sana in una cellula malata e dunque pericolosa per la salute dell’organismo. Anche il funzionamento della cellula, ad esempio, è descritto dall’azione di centinaia di migliaia di diversi tipi di proteine mentre nel nostro cervello 10 miliardi di neuroni interagiscono fra loro attraverso centomila miliardi di collegamenti (le sinapsi).
Eppure anche questa “complessità” che sembra sfuggire ai principi dell’ordine può essere descritta con leggi e regole. E nel 1979 Parisi, insieme al fisico argentino Miguel Virasoro, ha elaborato il primo modello teorico dei cosiddetti “vetri di spin”, una speciale lega di oro e di ferro che rappresenta il tipico esempio di sistema “complesso”. Ma Parisi non si è limitato a studiare gli aspetti teorici e ha fatto di più. Una volta, ha spiegato Parisi, gli strumenti teorici in mano ai matematici e ai fisici teorici erano semplicemente un foglio di carta e una matita. Oggi, invece, tutto questo non basta più perché la messa a punto di certi modelli teorici richiede calcoli che è impossibile fare a mano. E proprio per questo nel 1980 Parisi ha diretto, in collaborazione con Cabibbo, la costruzione di Ape (acronimo di Array processor experiment), il primo “supercalcolatore” europeo messo a disposizione dei ricercatori in grado di eseguire un miliardo di operazioni al secondo.
Considerato al momento il miglior fisico italiano e fra i più autorevoli a livello mondiale, Parisi ha iniziato a occuparsi di fisica delle alte temperature presso i Laboratori Nazionali di Frascati per poi passare alla Columbia University di New York e all’École normale supérieure di Parigi. Si è occupato anche di particelle elementari, di meccanica statistica, di fisica matematica, di cromodinamica quantistica e di metodi fisici applicati alla biologia dimostrando grande versatilità e soprattutto, come ha sottolineato il Presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare Antonio Zoccoli, la capacità di trasferire sul piano concreto i suoi lavori, spesso precorrendo i tempi.
Ha avuto anche il suo quarto d’ora di celebrità quando recentemente, in un programma televisivo, contestò il virologo Matteo Bassetti a proposito della campagna vaccinale del coronavirus; ma fece discutere soprattutto quando nel 2008 sottoscrisse un appello contro il rettore della Sapienza per il suo invito (poi declinato) a papa Benedetto XVI ad intervenire in apertura dell’anno accademico.
Gli altri scienziati insigniti del Nobel presentano un curioso denominatore comune. Entrambi, infatti, sono novantenni. Manabe, noto per i suoi studi sull’utilizzo del computer per le simulazioni climatiche, ha compiuto nel settembre scorso novant’anni mentre Hasselmann, noto oceanografo ed esperto in modelli climatici, ha un anno in meno. Bellissimo esempio di operosa lucidità.
L’«AMBASCIATA»
E la Sapienza rilancia l’invito a Ratzinger *
Due anni fa il «gran rifiuto» dell’Università «La Sapienza» alla visita di Benedetto XVI. Ieri il nuovo invito del rettore Luigi Frati, affinché la visita si svolga in un prossimo futuro. Il numero uno del più importante ateneo romano - oltre che tra i più prestigiosi d’Europa - affida l’invito al cardinale vicario, Agostino Vallini, che lo accoglie con un sorriso e che, al termine della Messa celebrata nella Cappella dell’Università, lo commenta con i giornalisti presenti. «Non posso decidere io naturalmente, ma so che il Santo Padre, come pastore, ama Roma e tutte le sue realtà. Quando riceverà un invito ufficiale, valuterà».
Il 17 gennaio 2008 papa Ratzinger avrebbe dovuto tenere un discorso alla «Sapienza» in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, ma rinunciò per motivi di sicurezza dopo le forti proteste di gruppi minoritari di studenti, cui si era aggiunta anche l’esplicita contrarietà di alcuni docenti. «Quello che il Papa aveva preparato per quell’occasione - ha ricordato ieri Vallini - era un discorso di alta cultura che certamente può unire, mai dividere. La parola del Papa - ha sottolineato - unisce sempre, non divide mai».
Rivolgendo il suo saluto di benvenuto prima della Messa celebrata per inaugurare il nuovo portone e il nuovo piazzale antistante la Cappella universitaria, il rettore Frati aveva rinnovato l’invito al Papa «a venire in questa Cappella per celebrare la Messa e ad incontrare in Aula Magna i ricercatori, i giovani, gli studenti». Un ulteriore segnale di amicizia che si aggiunge a quelli dei mesi scorsi, da quando Frati è alla guida dell’ateneo romano.
E proprio pensando ai giovani, il cardinale Vallini ha anche risposto ad alcune domande dei giornalisti presenti sul necessario raccordo tra studio e lavoro. «Noi ci auguriamo - ha detto - che in questo momento così difficile si possano aprire strade di inserimento per l’esercizio di un diritto fondamentale» qual è quello del lavoro. «È una grande pena - ha proseguito - non riuscire ancora ad offrire lavoro ad ogni giovane dopo tanti anni di studio, di sacrifici». L’inserimento dignitoso, ha concluso, è «un sacrosanto diritto di tutti i cittadini».
* Avvenire, 22 gennaio 2010
Sapienza e ironia
di Giulio Ferroni *
Tornando a Roma dopo un breve soggiorno in California per una conferenza all’Università di Los Angeles, Ucla ho trovato l’università dove insegno, la «Sapienza», proiettata sulla scena nazionale per la vicenda dell’invito al Papa: amplificata in un flusso di chiacchiere, di indignazioni, di deplorazioni, di posizionamenti, nel gioco delle parti a cui ci ha da tempo abituato il mondo dei talk show. La mente ancora carica delle impressioni del campus californiano avverte in modo estremo l’assurdità di questo teatro mediatico: sarebbe quasi tentata di mostrarne il carattere grottesco, se non fosse trattenuta da carità di patria, dalla vergogna per il livello della polemica e per lo scadimento dell’immagine e del prestigio della nostra università (e della «Sapienza» in particolare).
Ciò che è avvenuto, con tutti gli sproloqui e le amplificazioni che ci si avvolgono intorno, procura davvero un grave danno all’istituzione universitaria e alla sua funzione di centro vitale di discussione culturale, di elaborazione critica di scienza e ragione, di confronto con l’aggrovigliata complessità del presente. Come docente della stessa «Sapienza» ne ricavo ulteriore motivo di depressione, constatando che tutto è nato dalle iniziative di un gruppo di potere che gestisce la più grande università italiana affidandosi alle illusioni della comunicazione, ad una ricerca di effetti mediatici, a scapito dell’efficienza gestionale e della dinamica culturale. Come tanti altri “eventi” a cui la «Sapienza» ci ha abituato negli ultimi anni (come la parte che prende nell’Estate Romana), l’inaugurazione dell’anno accademico viene concepita come un’occasione di immagine: e se in passato si è avuta tutta una gamma di presenze, da Umberto Eco a Claudio Baglioni, quest’anno si era cercato di fare le cose più in grande, con un’esposizione a livello mondiale, grazie alla benedizione del papa teologo e filosofo. Folgorante illuminazione degli strateghi della comunicazione che, come capita spesso, attratti dallo splendore della loro immaginazione, non riescono a valutare le condizioni concrete della comunicazione, i suoi contesti critici, i suoi contenuti culturali. E tra le condizioni della «Sapienza» non andrebbe dimenticata la deriva amministrativa: basta pensare alla mancanza di spazi e di strumenti, che talvolta costringe ad avventurose peregrinazioni tra aule insufficienti, che ammassa spesso più docenti in stanzette dove è impossibile svolgere qualsiasi attività di ricerca (inutile pensarci freschi di una visita alla Ucla).
In queste condizioni non può darsi nessuna coinvolgente discussione culturale, nessuna valutazione e condivisione di scelte, come è accaduto nel caso dell’invito al papa. Una preliminare discussione in proposito poteva far toccare da vicino l’attuale contraddizione tra i livelli delle conoscenze e delle tecnologie e il ritorno invadente delle religioni, tra le sicurezze promesse dalle varie fedi e la radicale incertezza del mondo globalizzato; un confronto che avrebbe dovuto chiamare in causa non soltanto le scienze della natura, ma anche tutto l’orizzonte della cultura umanistica, i modelli di vita, le domande radicali sul senso e sul destino dei singoli e del mondo. Senza nessun confronto di questo tipo, il cercato effetto mediatico si è alla fine rovesciato su se stesso: e se l’evento è stato organizzato con superficiale leggerezza, malaccorto e affrettato è stato certamente anche il documento dei firmatari opponenti, la cui forma ha danneggiato le stesse giustissime ragioni laiche a cui essi facevano riferimento (peraltro non si trattava di dire di no ad una presenza del papa in generale, ma ad una sua presenza in una inaugurazione di anno accademico). A tutto ciò si è poi aggiunta l’azione di uno sparuto “collettivo”, che è riuscito addirittura ad “occupare” il Rettorato della «Sapienza», ma che non ha nessun rapporto con la base studentesca (che per giunta appare, ahimè, del tutto indifferente alla vicenda). Uno spaventoso boomerang, alla fine, da tutti i punti di vista, che danneggia non solo la «Sapienza» nel suo insieme, ma dà esca all’incredibile canaio dei media, amplificando la voce dei più diversi e variamente truccati nemici della scienza e della cultura, dei devoti più o meno fittizi di “Verità” supreme e definitive. Uno stupido colpo al rilievo di quel pensiero autenticamente critico e illuministico che solo può tentare oggi di salvare un mondo minacciato dall’accoppiata micidiale tra disastro ambientale, sovrappopolazione e fondamentalismi religiosi. Ma di fronte a tutto ciò, e a tanta furia di politici, giornalisti e opinionisti, sarebbe anche necessario sdrammatizzare, magari con un po’ d’ironia, come suggeriva ieri Adriano Prosperi sulle pagine di Repubblica: e forse un segno di ironia (illuministica e laica, certamente) potremmo estrarlo perfino dal programma ufficiale del fallito evento, dove si può leggere il nome del giovane destinato a porgere il saluto studentesco al pontefice, che si chiama Cristian Buonafede (non è uno scherzo, ma è proprio così: Borges non avrebbe potuto trovare di meglio).
* l’Unità, Pubblicato il: 17.01.08, Modificato il: 17.01.08 alle ore 8.23
Dai professori di fisica nessun intento censorio
di Giancarlo Ruocco (il manifesto, 16.01.2008)
Il 14 novembre del 2007 il professor Marcello Cini, docente emerito dell’ateneo, inviò una lettera aperta al rettore, pubblicata dal manifesto. La lettera esprimeva il disappunto per la decisione del rettore di invitare Benedetto XVI a tenere la Lectio magistralis di apertura dell’anno accademico dell’Università La Sapienza.
Pochi giorni dopo, alcuni docenti hanno sentito il dovere di appoggiare l’iniziativa, inviando una seconda lettera al rettore Renato Guarini nella quale si chiedeva di rinunciare all’invito. In queste due lettere non c’era alcun intento censorio nei confronti del Papa, bensì il desiderio di una parte della comunità accademica di esprimere la propria opinione sulla decisione del rettore.
Queste lettere, infatti, erano rivolte al rettore che aveva fatto la scelta di inaugurare l’anno accademico, momento simbolico per l’inizio di un percorso formativo, proponendo come docente Benedetto XVI, ossia il maggior rappresentante culturale di una confessione specifica. L’inaugurazione dell’anno accademico, cui partecipa un pubblico di docenti e studenti di diversa formazione politica e religiosa, non sembra essere il giusto contesto per una visita del Papa, o di qualsiasi altra autorità religiosa o politica che non si rapporti direttamente all’accademia. Infatti, insegnare ai giovani è una grande responsabilità che richiede di prescindere in ogni momento dalle proprie convinzioni religiose e ideologiche.
La presenza del Papa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico propone invece una interpretazione e lettura del mondo ben precisa, che pone la fede innanzi a ogni percorso della conoscenza. Tale posizione può risultare, come troppo spesso è avvenuto in passato, fonte di censura della conoscenza e non di confronto libero del sapere. In un altro, diverso contesto la visita sarebbe benvenuta, come qualsiasi forma di dialogo e confronto fra culture diverse.
Nessuno, tantomeno i docenti della Sapienza, vuole esercitare un arrogante diritto censorio sulla libertà di espressione del pensiero religioso, o politico che sia, in nome di un laicismo di stato, come afferma Galli della Loggia sul Corriere della Sera di ieri. I mezzi di comunicazione di massa, che raramente rivolgono la loro attenzione al mondo scientifico e universitario, dedicano l’apertura dei giornali e dei telegiornali a una lettera che si intendeva essere una lettera privata di un gruppo di docenti al loro rettore, ignorando invece la lettera aperta, pubblica, di Marcello Cini, inviata due mesi fa come quella qui in oggetto. Questa posizione da vigore e incoraggia schieramenti estremisti che nulla hanno a che vedere con la discussione avvenuta due mesi fa tra docenti e rettore.
Speriamo che questo evento, che sulla stampa ha acquisito connotati che non favoriscono il dialogo, possa invece incoraggiare un confronto sulla libertà del pensiero laico, non confessionale né politico, nelle istituzioni di formazione dei giovani, per arrivare nel caso a un confronto sui luoghi della fede e i luoghi della conoscenza, e su come e quando e dove sia lecito intrecciare fede e ragione.
* Direttore del Dipartimento di Fisica, destinatario della lettera dei docenti
Le incursioni di papa Ratzinger
di Marcello Cini (il manifesto, 15.01.2008)
Il «caso» della visita del papa, non si sa bene in che veste, per l’inaugurazione dell’anno accademico della Sapienza è scoppiato due giorni dopo quello della lavata di capo da lui rivolta al sindaco di Roma Veltroni come se fosse ancora il capo dello stato pontificio. Come già in altre occasioni non si sa se Ratzinger parli dalla cattedra di Pietro o da quella di professore di teologia, o magari dal trono di un re dell’ancien régime. E’ un fuoco di fila di voluta confusione di ruoli che contrassegna il protagonismo di Benedetto XVI volto a riportare indietro di un paio di secoli l’orologio della storia. Un tentativo che, come ha ricordato Eugenio Scalfari, tende a «trasformare la gerarchia ecclesiastica e quello che pomposamente viene definito il Magistero in una lobby che chiede e promette favori e benefici, quanto di più lontano e disdicevole dall’attività pastorale e dall’approfondimernto culturale».
Questo disegno mostra che nel suo nuovo ruolo l’ex capo del Sant’Uffizio continua a interpretare il suo compito come espropriazione, con le buone o (come in passato) con le cattive, della sfera del sacro immanente nella profondità dei sentimenti e delle emozioni di ogni essere umano, da parte di una istituzione che rivendica l’esclusività della mediazione fra l’umano e il divino: espropriazione che ignora e svilisce le differenti forme storiche e geografiche di questa sfera così intima e delicata senza rispetto per la dignità personale e l’integrità morale di ogni individuo.
Come alcuni lettori del manifesto forse ricordano già in novembre avevo rivolto al rettore della Sapienza una lettera aperta, nella quale esponevo le ragioni della mia indignazione per un invito a tenere una lectio magistralis che mi appariva del tutto inappropriata nella forma e nella sostanza. Alcuni colleghi hanno voluto successivamente unire la loro voce alla mia e li ringrazio per averlo fatto. Siamo certamente una minoranza del corpo accademico, ma non credo purtroppo che la maggioranza dei miei colleghi si interessi molto alle questioni che non attengono direttamente alla loro attività professionale.
Anche se la proposta di lectio magistralis non è stata portata avanti, si è scoperto, guarda caso, che il papa si troverà a passare da quelle parti proprio lo stesso giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico e dunque che sarebbe stato scortese non chiedergli di dire due parole. La sostanza è dunque che il papa inaugurerà giovedì l’anno accdemico dell’Università La Sapienza.
Perché ci indignamo tanto? Perché siamo così intolleranti e settari da non volergli dare la parola? Provo a spiegarlo in due parole. In primo luogo perchè le università, per lo meno quelle pubbliche, sono - negli stati non confessionali - una comunità di studiosi, docenti e discenti, di tutte le discipline universalmente riconosciute, di tutte le scuole di pensiero, di tutte le culture e gli orientamenti politici e religiosi, scelti dai loro pari per i loro contributi scientifici e culturali. Nessuno di loro può però accettare che qualcuno, per quanto vanti investiture dall’Alto, possa loro prescrivere cosa debbano o possano dire, fare o pensare. Ognuno ha la propria coscienza e la propria deontologia professionale. In particolare possiamo tollerare che il papa possa dire ai nostri colleghi biologi che non devono prendere sul serio Darwin? Oppure ai nostri colleghi filosofi che è «inammissibile» - parole del professor Ratzinger a Ratisbona - «rifiutarsi di ascoltare le tradizioni della fede cristiana»?
Concludo con una domanda semplice. Una cosa simile potrebbe mai accadere non dico nella Spagna di Zapatero ma anche in Francia in Germania, in Inghilterra o negli Stati Uniti?
Addio a Cini, il fisico che si oppose alla lectio del Papa alla «Sapienza»
di Giovanni Caprara (Corriere della Sera, 24.10.2012)
«Sono convinto che anche le conoscenze scientifiche non sono verità assolute ma sono relative e contingenti e debbono essere vagliate da altri punti di vista, tra i quali anche quello della filosofia. Naturalmente anche questi punti di vista sono a loro volta relativi e contingenti: un punto di vista assoluto e immutabile non esiste». Questa era l’idea della scienza di Marcello Cini, scomparso lunedì a Roma all’età di 89 anni. E le sue parole rivelavano il metodo che lui applicava alla vita in generale, sempre, ponendo in discussione tutto pur restando fedele alla sua visione dell’uomo.
L’ultima sua uscita clamorosa risale al novembre 2007, quando scriveva al rettore dell’Università di Roma «La Sapienza» chiedendogli di annullare lalectio magistralisdi Papa Benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico, giudicandola inadatta all’occasione. E fu l’ultima volta in cui riuscì a coagulare intorno a sé il consenso di 67 docenti che firmarono con lui, ma provocando fuori dell’ateneo accese reazioni, soprattutto da parte del mondo cattolico. Diventò un caso che sollevò contestazioni e disordini.
E il Pontefice tre giorni prima della visita, nel gennaio successivo, rinunciava all’invito. Cini sostenne in modo risoluto la laicità dell’istituzione: considerava la presenza del Papa una violazione. E con questo manifestava anche la sua idea di laicità assoluta. Era uno dei tanti volti di Marcello Cini, il primo dei quali era tuttavia quello dello scienziato: sulla cultura scientifica egli costruiva le sue certezze.
Era nato a Firenze il 29 luglio 1923, arrivando ad insegnare fisica teorica alla «Sapienza» chiamato da Edoardo Amaldi. Poi abbracciava le frontiere più avanzate della fisica quantistica. Nonostante i suoi pensieri di fisico fossero molto astratti e apparentemente distaccati dalla quotidianità Marcello Cini guardò alla Terra e alla difesa della vita con la stessa intensità con la quale difese la laicità.Negli anni Sessanta diventò uno dei padri, il più nobile, degli ambientalisti. Cini era un fine intellettuale le cui idee potevano non essere condivise, ma era stimolante considerarle: il confronto generava sempre un arricchimento. Ma sapeva anche mettersi in discussione come nel libro Dialoghi di un cattivo maestro.
Le sue accese convinzioni, la voglia di incidere sulla realtà lo portò inevitabilmente in politica. Partecipò alla fondazione del quotidiano «Il Manifesto» e negli anni Sessanta fece parte del Tribunale Russell sui diritti dell’uomo, recandosi in Vietnam e raccontando poi le atrocità della guerra. Alla direzione della rivista «SE/Scienza Esperienza», fondata da Giulio Maccacaro, la sua linea fu discutere e diffondere lo stretto rapporto tra scienza e società. Come i suoi articoli, ancor di più facevano discutere i suoi libri, in cui scavava ancora più a fondo la visione sociale della scienza. Per questo L’ape e l’architetto, Il gioco delle regole e Il paradiso perduto segnarono davvero un’epoca.
Sapienza, il Papa contestato decide di annullare la visita
I 67: da noi nessun intento censorio *
Clamoroso cambio di programma. Dopo giorni di polemiche, il Papa ha deciso: meglio «soprassedere all’evento». Niente più visita all’Università La Sapienza: «Il Santo Padre - dicono dal Vaticano - invierà, tuttavia, il previsto intervento». Insomma, sul dibattito sulla pena di morte - tema della lectio magistralis in programma - la voce cattolica ci sarà, ma è meglio non farsi vedere. Gli studenti, che martedì mattina avevano occupato il rettorato dell’Università, avevano ottenuto il permesso di manifestare: «Ci disporremo sotto la facoltà di Lettere, a ridosso della zona in cui passerà il Papa», minacciavano. Ora cantano vittoria fuori dall’Università. Giovedì il Papa avrebbe dovuto varcare la soglia dell’università e gli studenti, o almeno una buona parte di loro, volevano accoglierlo a modo loro. Tutto nasce da una lettera datata 10 gennaio. A scriverla, 67 docenti dell’Università La Sapienza che la indirizzano al Rettore, ma è evidente che è qualcun’altro che deve leggerla. È Benedetto XVI, papa Ratzinger, che giovedì 17 gennaio è stato invitato all’inaugurazione del nuovo anno accademico. Ma non per tutti è ospite gradito. Gli scienziati che insegnano a La Sapienza - e dietro di loro moltissimi studenti - ritengono «incongruo» l’arrivo del Papa nel più prestigioso degli atenei romani.
«In nome della laicità della scienza e della cultura - scrivevano una settimana fa - e nel rispetto di questo nostro ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l’incongruo evento possa ancora essere annullato». Ma il Vaticano non si è fatto mettere in crisi e da giorni va ripetendo che «il Papa è stato invitato, e la visita si terrà regolarmente».
Tra le cose che non vanno giù agli scienziati in cattedra alla Sapienza ce n’è una in particolare. «Il 15 marzo 1990 - ricordano nella lettera - ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un’affermazione di Feyerabend: “All’epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto”. Sono parole - sottolineano i professori - che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano».
La lettera scatena il putiferio che ora conosciamo. Ma pochi istanti prima dell’annullamento ufficiale della visita, i professori avevano cercato di chiarire: «Nessuno - scrivono in una nota - tantomeno i docenti della Sapienza, vuole esercitare un arrogante diritto censorio sulla libertà di espressione del pensiero religioso, o politico che sia, in nome di un laicismo di Stato».
Gli scienziati vogliono precisare che il loro no alla presenza del Pontefice era strettamente limitato all’occasione, in questo caso l’inaugurazione dell’anno accademico dell’ateneo romano «cui partecipa un pubblico di docenti e studenti di diversa formazione politica e religiosa». Invitare il Papa alla cerimonia di inizio anno, invece, «propone un’interpretazione e lettura del mondo ben precisa, che pone la fede innanzi ad ogni percorso della conoscenza». Per questo, sottolineano ancora i docenti, «in un altro, diverso contesto la visita del Papa alla Sapienza sarebbe benvenuta, come qualsiasi forma di dialogo e confronto fra culture diverse».
I 67 professori ricostruiscono anche i dettagli della vicenda. Tutto è cominciato, tengono a dire, con una lettera inviata il 14 novembre scorso dal professor Marcello Cini al quotidiano Il Manifesto, in cui si esprimeva disappunto per l’invito del Papa a La Sapienza. Risale poi al 22 novembre (e non al 10 gennaio) l’appello sottoscritto dai 67, in cui «non c’era alcun intento censorio nei confronti del Papa, bensì il desiderio di una parte della comunità accademica di esprimere la propria opinione in merito alla decisione del Rettore».
La protesta di professori e studenti non era piaciuta, come prevedibile, al centrodestra ma nemmeno ad alcuni esponenti dell’Unione. Non gradiva il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro, secondo il quale «la pretesa di una minoranza dei docenti di impedire la presenza del Papa alla Sapienza è incomprensibile e deplorevole. È - diceva Soro - un ritorno di oscurantismo illiberale indegno di una università, luogo elettivo per sua natura del confronto di idee».
Non piaceva il clima nemmeno al segretario del Pd Walter Veltroni. «Tra la voce critica e l’intolleranza - aveva detto - c’è un confine che, per noi del Pd, non può essere varcato».
Era perplesso invece il capogruppo del Pdci alla Camera, Pino Sgobio, che si chiedeva se l’invito del Papa all’inaugurazione «accadrebbe mai nelle università pubbliche di Spagna, Francia, Inghilterra o degli stessi Usa» e che lo considera comunque «un segnale di regressione dei temi della civiltà in generale».
«Amarezza» per quanto è accaduto è era già stata espressa dalla Santa Sede, che comunque fino all’ultimo aveva confermnato la visita. A sostegno del Pontefice era intervenuto anche il ministro dell’Università Fabio Mussi che, insieme al Sindaco di Roma Walter Veltroni, giovedì prenderà parte all’inaugurazione dell’anno accademico. «Non si può negare ad un punto di vista autorevole come quello della Chiesa di esprimersi», aveva detto Mussi. E in merito alla lettera dei docenti di fisica, il ministro della Ricerca e dell’Università spiegava: «Posso condividere in parte o del tutto le loro posizioni, ma non posso condividere la richiesta che il Papa rinunci a parlare».
* l’Unità, Pubblicato il: 15.01.08, Modificato il: 15.01.08 alle ore 17.37
Il papa alla Sapienza, protesta dei fisici: “Nemico di Galileo, non venga a parlare” *
ROMA - “Benedetto XVI non deve entrare all’Università La Sapienza”. Il vade retro viene da un nutrito gruppo di docenti e studenti dell’ateneo più antico d’Europa e apre un nuovo fronte laici-cattolici. Il rischio è che giovedì prossimo, quando è in programma un discorso del Papa - terzo pontefice in visita all’ateneo - vada in scena una clamorosa contestazione, un sit-in antipapalino all’ombra delle Minerva. La parola d’ordine è: “Non vogliamo Ratzinger nel tempio della conoscenza perché è troppo reazionario”.
L’alzata di scudi laica era stata preannunciata giovedì da una lettera ai vertici dell’università che hanno invitato, il 17 gennaio, papa Ratzinger ad inaugurare l’anno accademico 2007-08, il 705° dalla fondazione. Sessantasette docenti, tra cui tutti i più noti fisici dell’ateneo, hanno firmato un appello (pubblicato scorso su Repubblica) perché “quell’invito sconcertante”, così lo hanno definito, venga revocato.
Il messaggio anti Ratzinger è stato spedito direttamente al rettore Renato Guarini: “Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso a Parma, Joseph Ratzinger ha rilanciato un’intollerabile affermazione di Feyerabend: “Il processo della Chiesa contro Galileo fu ragionevole e giusto”". Una frase che ha fatto sobbalzare il gruppo di scienziati che ora fa la fronda alla visita di Benedetto XVI. E che si dicono “indignati in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze. Quelle parole ci offendono e ci umiliano. E in nome della laicità della scienza auspichiamo che l’incongruo evento possa ancora essere annullato”.
La risposta del rettore Guarini? Un invito alla tolleranza e nessuna marcia indietro. “Al di là delle divergenze di opinioni - dice - bisogna accogliere Benedetto XVI come un uomo di grande cultura e di profondo pensiero filosofico, come messaggero di pace e di quei valori etici che tutti condividiamo”. Così la cerimonia è stata confermata, e sarà divisa in due parti: la lectio magistralis tenuta da Mario Caravale, docente di storia del diritto, che parlerà della pena di morte, poi gli interventi del ministro dell’Università Fabio Mussi e del sindaco di Roma Walter Veltroni. Poi il discorso di Benedetto XVI. Alla fine, tutti in cappella.
Ma la vigilia potrebbe diventare “pesante”. Dopo i professori anche gli studenti promettono che non resteranno a guardare. Annunciano che faranno un sit-in contro “l’oscurantismo” di Benedetto XVI, terzo papa in visita alla Sapienza dopo Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 1991. “Non capiamo per quale motivo il Papa debba prendere parte alla cerimonia” sottolinea Michele Iannuzzi della Rete per l’Autoformazione. E centinaia di studenti delle università romane già fanno sapere che nei prossimi giorni si daranno appuntamento sotto la statua della Minerva, simbolo del sapere e della conoscenza. Già mercoledì organizzeranno cortei, campagne di comunicazione e daranno vita a “gesti eclatanti” per coinvolgere il maggior numero di studenti in quella che vuole essere “una vera e propria lotta contro l’ingerenza del pontefice nelle istituzioni italiane”.
Clima di mobilitazione anche tra i docenti. Andrea Frova, docente di Fisica generale, è tra coloro che hanno partecipato alla stesura della lettera: “L’invito è una scelta inopportuna e vergognosa e non è sufficiente che il Papa non tenga più la lectio magistralis, come avevano deciso all’inizio. È solo un maquillage fatto anche piuttosto male. Si tratta di un capo di stato straniero ed inoltre il capo della Chiesa cattolica. E noi che abbiamo dedicato tutta la vita alla scienza non ci sentiamo di ascoltare, a casa nostra, una voce autorevole che condanna di nuovo Galileo”. Un altro dei firmatari più attivi è Carlo Cosmelli, docente di Fisica: “Le accuse anti-scienza che il Papa ha lanciato da cardinale le ha ribadite anche nella sua ultima enciclica. Lui è convinto che, quando la verità scientifica entra in contrasto con la verità rivelata, la prima deve fermarsi. Una cosa del genere in una comunità scientifica non può essere accettata”.
Benedetto XVI alla Sapienza
Scontro tra Scienza e Chiesa
ROMA - E’ ormai scontro sulla visita del Papa per l’inaugurazione dell’anno accademico all’Università "La Sapienza" di Roma in programma per giovedì prossimo. Da una parte si aggiungono firme prestigiose all’appello dei 67 docenti che lo definiscono un "incongruo evento" e hanno chiesto al Rettore di annullarlo. Dall’altra, per la Radio Vaticana, quella dei professori è un’iniziativa di "tipo censorio" e il genetista cattolico Bruno Dalla Piccola definisce l’appello anti-Ratzinger "un’uscita vergognosa".
A tre giorni dalla visita di Benedetto XVI sale il termometro della protesta. Divisi gli studenti. Anche nella sinistra c’è chi, come i collettivi dell’ultrasinistra annunciano per giovedì un "assedio sonoro" all’università, mentre le liste vicine al Pd presenti negli organi centrali dell’ateneo "si dissociano" e bacchettano i colleghi, puntando il dito contro una protesta "preventiva e strumentale". Per contro, i giovani universitari cattolici si preparano con una veglia di preghiera.
PAPA ALLA SAPIENZA, "ANNULLARE LA VISITA"
Un evento "incongruo" e non in linea con la laicità della scienza, l’intervento del Papa previsto giovedì 17 al termine della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’università di Roma La Sapienza. Lo giudicano così gli oltre 60 firmatari della lettera presentata nei giorni scorsi al rettore Renato Guarini, un’iniziativa che negli ultimi giorni sta raccogliendo centinaia di consensi nel mondo scientifico, anche da tanti scienziati italiani all’estero. Tra i firmatari, i fisici Andrea Frova, autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa, Carlo Maiani, da poco nominato presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Carlo Bernardini, Giorgio Parisi, Carlo Cosmelli. Ecco il testo della lettera: "Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l’intervento di papa Benedetto XVI all’Inaugurazione dell’Anno Accademico alla Sapienza. Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare.
Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un’affermazione di Feyerabend: "All’epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l’incongruo evento possa ancora essere annullato".
R.VATICANA; DALLA ’SAPIENZA’ INIZIATIVE CENSORIE
"La comunità universitaria attende con interesse l’incontro con Benedetto XVI, tuttavia non manca qualche contestazione e iniziative di tono censorio". Lo segnala la Radio vaticana a proposito della visita del Papa alla "Sapienza", fissata per il 17 e che ha indotto 67 docenti a scrivere al rettore chiedendo che venga revocato l’invito al Pontefice. L’iniziativa dei 67 è definita ironicamente dalla emittente pontificia "tollerante appello". La Radio vaticana inoltre intervista il genetista Bruno Dalla Piccola, docente di genetica medica alla "Sapienza", che definisce l’appello anti-Ratzinger "un’uscita vergognosa che sicuramente non fa onore ad un’università grande, importante come la ’Sapienza’". Dalla Piccola ricorda che la sua università "alcuni anni fa ha ospitato dei Raeliani che volevano fare la clonazione dell’uomo" e "in altri tempi è stata aperta a politici di ogni tipo o addirittura a degli attori". "Non si vergognano coloro che hanno firmato - si chiede il genetista - di voler impedire di parlare a una persona che gode di rispetto a livello mondiale?". A giudizio di Dalla Piccola "qualcuno ha paura di sentire quello che il Papa vuole dire" e contro di lui c’é "una pregiudiziale".
BANCHI DI PORCHETTA ANTICLERICALE
Un pranzo a base di pane, porchetta e vino per manifestare contro l’intervento di Benedetto XVI all’apertura dell’anno accademico della Sapienza che si terrà giovedì nella città universitaria. Questa la prima iniziativa della "settimana anticlericale", 4 giorni di contestazioni studentesche organizzate dal collettivo di Fisica che andranno avanti fino a giovedì I manifestanti si sono riuniti davanti al vecchio dipartimento di Fisica con dei banchetti su cui si vendono panini con porchetta a 1,50 euro; vino e succhi di frutta a 50 centesimi. Attaccati al muro alcuni manifesti rappresentano una parodia del ministro dell’Università Fabio Mussi e del sindaco di Roma Walter Veltroni riuniti in un abbraccio al Papa. "Noi l’abbiamo chiamata la Santa alleanza dell’inquisizione alla Sapienza", hanno detto gli studenti intervenuti al pranzo sociale "anticlericale" inneggiando al "sapere che non ha bisogno né di padri né di preti".
CALDAROLA, IL NO E’ IMMENSA SCIOCCHEZZA
"Non so se vi siete accorti che una parte della sinistra sta facendo una cazzata immensa che sarà addebitata negli anni a venire all’intera sinistra. Mi riferisco alle proteste per l’invito al Papa a recarsi nell’Università di Roma". Lo scrive Peppino Caldarola, deputato del Pd, sul suo blog www.vaicolmambo.ilcannocchiale.it. "Asor Rosa è arrivato addirittura a sostenere che il Papa dovrebbe rinunciare - aggiunge - Ma che cosa avrà fatto mai Ratzinger per meritarsi questo ostracismo? E’ il nemico della scienza e della laicità, sentenziano questi ayatollah all’amatriciana che non spendono una parola, una, una sola, contro l’Iran negatrice della Shoah o contro il terrorismo assassino. Il Papa no, il Papa non può profanare il tempio universitario dove i docenti vanno, quando vanno, a celebrare i riti della laicità e della scienza trasmessa il più delle volte di padre in figlio". "La minaccia contro il Papa - scrive Caldarola - è un evento drammatico, culturalmente e civilmente. Culturalmente perché rivela che c’é una parte di cultura laica che non ha argomenti e demonizza, non discute come la vera cultura laica ma crea mostri. Civilmente perché non si sa come spiegare alla gente comune, non a baroni rossi che hanno scritti libri fondati sui tesi infondate, perché il papa dei cattolici è ospite sgradito nell’Università della capitale della Repubblica". "C’é nei contestatori una visione proprietaria dell’istituzione che non ha ragione di essere. Loro non sono l’Università, lavorano, quando lavorano, nell’Università che é patrimonio pubblico e - conclude il deputato del Pd - non è la casina di caccia di qualche barone rossiccio, magari ecologista per ragioni di proprietà fondiaria, magari anche un po’ antisemita".
FISICI, POSIZIONE SU GALILEI OFFENSIVA
Non c’é chiusura al dialogo con la chiesa, ma "non si capisce perché il rappresentante di uno Stato estero debba inaugurare un’università statale", non è nemmeno chiaro perché chiamare il rappresentante di una sola confessione religiosa ad un evento di primo piano di un ateneo in cui sono rappresentate più confessioni. E poi "la posizione del papa su Galileo ci umilia e ci offende": sono le ragioni della lettera che una sessantina di ricercatori hanno scritto al rettore dell’università di Roma La Sapienza, Renato Guarini. "Non abbiamo voluto le firme dei colleghi che hanno incarichi direttivi, ma le adesioni sono arrivate numerose e superano di dieci volte il numero dei firmatari", spiega il fisico Andrea Frova, autore di un libro su Galileo e la chiesa. "La lettera - aggiunge - era un documento interno, poi finito nelle mani della stampa". Non c’é alcune legame con la protesta studentesca che si sta organizzando in queste ore in vista della cerimonia di giovedì 17. I firmatari della lettera non hanno al momento ricevuto risposte ufficiali dal rettore. Tuttavia in seguito ad alcuni incontri informali il programma della cerimonia sarebbe cambiato. Inizialmente, aveva scritto nei giorni scorsi il fisico Marcello Cini, il programma prevedeva che a tenere la lectio magistralis fosse papa Benedetto XVI. Il programma definitivo indica adesso che la lectio magistralis sarà tenuta dallo storico del diritto Mario Caravale. Quindi la parola andrà al sindaco di Roma, Walter Veltroni, e al ministro per l’Università e la ricerca, Fabio Mussi. A questo punto è prevista la visita del papa, con un discorso in programma poco dopo le 11.00.
Una formula che comunque "non ci pare adatta all’inaugurazione di un’università dello Stato", rileva un altro dei firmatari, Giorgio Parisi, che pensa di non andare alla cerimonia. "Come fisico - aggiunge - non ho molto apprezzato le dichiarazioni fatte da questo papa sulla scienza, ho trovato in esse un arretramento rispetto alla posizione del suo predecessore, Giovanni Paolo II". Un altro dei firmatari, il fisico Carlo Cosmelli, si dice d’accordo sul confronto con la chiesa, ma in un’altra sede: "non siamo contrari al dialogo con il pontefice, ma non riteniamo opportuno il fatto che sia stato invitato a tenere la lectio magistralis all’inaugurazione dell’anno accademico di un’università statale". Quello che "ci preoccupa - prosegue - sono le dichiarazioni fatte da papa Benedetto XVI sulla conoscenza scientifica", dall’attacco al Darwinismo a quello a Galileo. In attesa degli sviluppi della vicenda, oggi nell’istituto di Fisica dell’università romana è in programma il film "Galileo" di Liliana Cavani.
Protesta La Sapienza, il Papa: «Verrò lo stesso» *
La lettera è datata 10 gennaio. A scriverla, una serie di docenti dell’Università La Sapienza di Roma. La indirizzano al Rettore, ma è evidente che è qualcun’altro che deve leggerla. È Benedetto XVI, papa Ratzinger, che giovedì 17 gennaio è stato invitato all’inaugurazione del nuovo anno accademico. Ma non tutti gradiscono la visita. In particolare una sessantina di scienziati che insegnano a La Sapienza e che ritengono «incongruo» l’arrivo del Papa nel più prestigioso degli atenei romani.
«In nome della laicità della scienza e della cultura, e nel rispetto di questo nostro ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l’incongruo evento possa ancora essere annullato». Così, senza troppo giri di parole, una nutrita schiera di professori universitari aveva fatto intendere di non gradire la visita. Ma il Vaticano non si fa mettere in crisi. «Il Papa è stato invitato - dicono da San Pietro - e la visita si terrà regolarmente».
Tra le cose che non vanno giù agli scienziati in cattedra alla Sapienza ce n’è una in particolare. «Il 15 marzo 1990 - ricordano nella lettera - ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un’affermazione di Feyerabend: "All’epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole - sottolineano i professori - che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano».
Ma dal Vaticano non arrivano chiarimenti né ripensamenti. Solo un irremovibile «nessun cambio di programma». Intanto, gli studenti del collettivo di Fisica de La Sapienza annunciano quattro giorni di contestazione, mentre la vice di Veltroni in Campidoglio, Maria Pia Garavaglia richiama «il ruolo fondamentale rivestito dalla Santa Sede nella città di Roma»: già Radio Vaticana aveva ricordato che La sapienza «proprio da un Papa è stata fondata, Bonifacio VIII nel 1303».
* l’Unità, Pubblicato il: 14.01.08, Modificato il: 14.01.08 alle ore 18.28
L’ateneo si mobilita, spuntano i tazebao in molte facoltà
Ma gli studenti sono divisi, il fastidio dei giovani del Pd
Tra musica, sberleffi e assemblee
la Sapienza aspetta il Pontefice
di FRANCESCO BEI e ANNA MARIA LIGUORI *
ROMA - La contestazione giovedì ci sarà e forte, anzi è già iniziata. Ma, per fortuna, a Papa Ratzinger non verrà riservato il trattamento "Lama", il ’77 sembra lontano più dei trent’anni che sono passati e alle bandiere logore di Mao gli studenti preferiscono quelle di Galileo e Giordano Bruno. È il vecchio spirito goliardico, semmai, a soffiare di nuovo tra i viali della cittadella mussoliniana. Ieri mattina qualcuno, scambiando la Minerva per la statua di Pasquino, ci ha attaccato un manifesto con su scritto "Il sapere non ha bisogno né di padri, né di preti". Fuori da Geologia sventola un lenzuolo che proclama "la scienza è laica". Ormai i tazebao anti-Papa, dentro e fuori l’ateneo spuntano a decine, come quello alzato su piazzale Aldo Moro: "Fra Giordano è bruciato, Galileo ha abiurato, noi resisteremo contro il papato".
E dunque preparatevi alla "Frocessione per i diritti negati", lanciata dal sito www. psicolettivo. org, con "studenti vestiti da frociati" che raggiungeranno San Lorenzo in concomitanza con la visita del Papa. Tra pranzi sociali "anticlericali", proiezioni di documentari sulla legge 40, dibattiti su "evoluzionismo e creazionismo", assedi sonori al Papa a base di musica reggae, la "settimana anticlericale" ha iniziato da ieri ad animare un po’ tutte le facoltà. La rivolta ha il suo primo motore nel collettivo di Fisica (come fisici sono i docenti che hanno scritto al rettore Renato Guarini per chiedere che "l’incongruo evento" della visita papale venga annullato), ma via via il comitato organizzatore delle proteste si è allargato ad Action, Cobas, Facciamo Breccia, collettivi femministi e di altre facoltà, Movimento transessuali.
"La mattina presto, prima dell’arrivo di Ratzinger - annunciano i ragazzi - sbattezzeremo la città universitaria bagnando con vin santo la cappella universitaria. E, durante l’assedio sonoro, travestiremo la statua della Minerva, simbolo del sapere libero e laico".
Questa faccenda della Minerva è altamente simbolica, almeno per chi ha dimestichezza con la Sapienza. Prima di sostenere un esame, dice la leggenda universitaria, soffermarsi di fronte la colossale statua della dea porta una sfortuna nera. Eppure proprio la Minerva, sfidando la jella, è diventata il simbolo della rivolta anticlericale: lì sotto si raduneranno giovedì centinaia di studenti per protestare contro l’arrivo del Papa, in quella che vuole essere - promettono dalla rete per l’Autoformazione - "una vera e propria lotta contro l’ingerenza del Pontefice nelle istituzioni italiane".
Si raduneranno o, meglio, proveranno a radunarsi. Perché il magnifico rettore non ha concesso l’autorizzazione per il sit-in nelle ore in cui il Papa si troverà in Aula Magna e il piazzale antistante il Rettorato - per la prima volta dopo 15 anni - sarà di nuovo presidiato da poliziotti in tenuta antisommossa.
Alle iniziative "No-Vat" sono stati invitati anche i docenti che hanno firmato la lettera al Rettore, in una inedita saldatura tra studenti e professori che alla Sapienza non si vedeva da decenni. Mercoledì, ad esempio, all’assemblea di Fisica che preparerà la manifestazione del 17, interverranno alcuni dei 67 fisici firmatari dell’appello a Guarini. "Come fisico - spiega Giorgio Parisi - non ho apprezzato le dichiarazioni fatte da questo Papa sulla scienza, ho trovato in esse un arretramento rispetto alla posizione del suo predecessore, Giovanni Paolo II".
Un altro dei firmatari, Carlo Cosmelli, si dice d’accordo sul confronto con la Chiesa, ma in un’altra sede: "Non siamo contrari al dialogo con il Pontefice, ma non riteniamo opportuno che sia stato invitato all’inaugurazione dell’anno accademico di un’università statale".
Non tutti gli studenti, ovvio, gradiscono quest’accoglienza al Papa. E non solo quelli cattolici o della destra, pronti a difendere Ratzinger. Anche i ragazzi vicini al Pd (oltretutto giovedì alla cerimonia interverrà Walter Veltroni, finito anche lui nel mirino dei ribelli) vivono la contestazione con fastidio. "Per poter criticare - dice Lorenza Falcone di Sinistra Universitaria - bisogna prima ascoltare. Non si può semplicisticamente azzittire chi non la pensa come noi".
Insomma, anche nella cittadella disegnata da Piacentini, la sinistra trova il modo di dividersi sulla laicità: Veltroni e Mussi dentro l’aula magna con il Papa, gli studenti "No-Vat" fuori con gli altoparlanti accesi, a sentire la contro "lectio magistralis" di Andrea Rivera.
* la Repubblica, 15 gennaio 2008.
Il Papa a La Sapienza, studenti occupano il rettorato *
La protesta si trasforma in occupazione. Sono solo una cinquantina, ma agguerritissimi, gli studenti che martedì mattina, a quarantott’ore dalla partecipazione del Papa all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università La Sapienza di Roma, hanno deciso di occupare il rettorato, la stanza dei bottoni, quelli che hanno deciso di invitare il Vaticano per l’anniversario di una ateneo laico. Gli studenti vogliono un incontro urgente con il Rettore, Renato Guarini, per concordare, dicono, «i nostri spazi per protestare»: «Non lasceremo l’aula del Senato accademico - fanno sapere - finchè non avremo la certezza che la nostra manifestazione si potrà svolgere dentro l’ateneo».
Giovedì, infatti, il Papa varcherà la soglia dell’università e gli studenti, o almeno una buona parte di loro, lo vogliono accogliere a modo loro. Tutto nasce da una lettera datata 10 gennaio. A scriverla, 67 docenti dell’Università La Sapienza che la indirizzano al Rettore, ma è evidente che è qualcun’altro che deve leggerla. È Benedetto XVI, papa Ratzinger, che giovedì 17 gennaio è stato invitato all’inaugurazione del nuovo anno accademico. Ma non per tutti è ospite gradito. Gli scienziati che insegnano a La Sapienza - e dietro di loro moltissimi studenti - ritengono «incongruo» l’arrivo del Papa nel più prestigioso degli atenei romani.
«In nome della laicità della scienza e della cultura - scrivevano una settimana fa - e nel rispetto di questo nostro ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l’incongruo evento possa ancora essere annullato». Ma il Vaticano non si è fatto mettere in crisi e da giorni va ripetendo che «il Papa è stato invitato, e la visita si terrà regolarmente».
Tra le cose che non vanno giù agli scienziati in cattedra alla Sapienza ce n’è una in particolare. «Il 15 marzo 1990 - ricordano nella lettera - ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un’affermazione di Feyerabend: “All’epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto”. Sono parole - sottolineano i professori - che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano».
La protesta di professori e studenti non piace, come prevedibile, al centrodestra ma nemmeno ad alcuni esponenti dell’Unione. Non gradisce il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro, secondo il quale «la pretesa di una minoranza dei docenti di impedire la presenza del Papa alla Sapienza è incomprensibile e deplorevole. È - dice Soro - un ritorno di oscurantismo illiberale indegno di una università, luogo elettivo per sua natura del confronto di idee».
Perplesso invece il capogruppo del Pdci alla Camera, Pino Sgobio, che si chiede se l’invito del Papa all’inaugurazione «accadrebbe mai nelle università pubbliche di Spagna, Francia, Inghilterra o degli stessi Usa» e che lo considera comunque «un segnale di regressione dei temi della civiltà in generale».
* l’Unità, Pubblicato il: 15.01.08, Modificato il: 15.01.08 alle ore 13.52
Messaggio: sono indignato del comportamento della curia romana (papa) nei confronti degli italiani (considerati forse con ragione dei sudditi fedeli!?). Si sta restaurando la controriforma; avremo presto i roghi e finalmente si potrà affermare che le donne come gli animali non hanno l’anima.
alessandro valloire
Email: avalloire@alice.it
Sapienza, sì alla manifestazione
La Santa Sede conferma la visita del Papa
Dopo l’occupazione dell’aula del Senato accademico nel palazzo del Rettorato della Sapienza e un incontro con il Rettore, gli studenti hanno ottenuto uno spazio dove poter manifestare il loro dissenso alla visita del Papa all’università. La Santa Sede conferma la visita del Pontefice. Benedetto XVI dovrebbe arrivare poco prima delle 11 nell’Aula Magna dopo l’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico
16:21 L’Osservatore romano: "Quando Ratzinger difese Galileo"
Il titolo di prima pagina dell’Osservatore romano è: "Quando Ratizinger difese Galileo alla Sapienza". Il fondo spiega che, contrariamente a quanto sostengono i 67 docenti della Sapienza nella lettera indirizzata al Rettore, il Pontefice ha sempre difeso la scelta laica dello scienziato
15:50 Mussi: "Errore negare la parola a Benedetto XVI"
Interviene il ministro dell’Università Fabio Mussi: "Considero un errore negare a Benedetto XVI la possibilità di prendere la parola alla Sapienza. L’Università e luogo di confronto e di libertà. Anch’io - ha proseguito il ministrp - senza alcun imbarazzo prenderò la parola in quella occasione"
15:23 Il Rettore: "Il Papa è molto amareggiato"
Il rettore dell’Università di Roma Renato Guarini ha detto:"Non so se il Santo Padre deciderà di rinunciare alla visita all’Università. So che per le polemiche nate intorno alla sua presenza all’inaugurazione dell’anno accademico, è molto amareggiato".
15:18 Gli studenti: "No alla militarizzazione dell’università"
"Durante la manifestazione di giovedì non ci deve essere nessuna militarizzazione nè polizia in assetto antisommossa", hanno chiesto i rappresentanti dei collettivi studenteschi
15:07 Rete Autoformazione: "Musica e striscioni contro il Papa"
Francesco Raparente, uno dei membri della delegazione della Rete di Autoformazione, al termine dell’incontro tra il Rettore e gli studenti, ha detto: "Ci disporremo sotto la facoltà di Lettere, a ridosso della zona in cui passerà il Papa. Visto che riteniamo che la visita di Benedetto XVI sia un errore, abbiamo tutto il diritto di contestarla. Saremo qui dalle ore 9 con striscioni musica e quant’altro, daremo libero sfogo alla nostra fantasia"
15:03 L’opera di mediazione del Commissariato Trevi Campo Marzio
Durante l’incontro Rettore-studenti, è stata decisiva l’opera di mediazione del responsabile del Commissariato Trevi Campo Marzio, Marcello Cardona, che ha seguito per tutta la mattinata le manifestazioni degli studenti, e poi l’incontro con il rettore
14:55 Sciolta l’occupazione del Rettorato
Gli studenti hanno abbandonato l’occupazione del Rettorato
14:48 Concesso agli studenti spazio per la manifestazione
Dall’incontro con il Rettore, gli studenti hanno ottenuto uno spazio per manifestare contro la visita di Benedetto XVI. La manifestazione potrà iniziare alle 9 del mattino e lo spazio è quello tra piazzale della Minerva e la facoltà di Lettere
14:46 Cei: "Polemica curiosa"
La polemica sulla visita del Papa alla Sapienza è stata definita "curiosa, se non paradossale" da don Domenico Pompili, direttore nazionale dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Cei
14:31 Veltroni: "Giusto accogliere il Papa"
Il segretario del Pd Walter Veltroni ha detto: "E’ mia opinione che sia naturale che un’autorità religiosa sia accolta in sedi istituzionali"
14:13 Veltroni: "L’intolleranza è un limite che non va varcato"
"Tra la critica e l’intolleranza c’è un confine che non si può varcare, e il Pd è perchè non sia varcato". Così Walter Veltroni, segretario del Pd e sindaco di Roma, ha commentato la richiesta di alcuni docenti della Sapienza di non far parlare il Papa dopodomani all’Università
14:08 Incontro studenti-Rettore
Alla fine una soluzione di compromesso è stata trovata. Gli studenti della Rete Autoformazione che occupavano l’aula del Senato accademico dell’Università La Sapienza hanno ottenuto un incontro con il rettore e hanno accettato la richiesta dello stesso rettore che voleva la liberazione dell’aula. Gli studenti hanno lasciato l’aula del Senato accademico e si sono schierati nel corridoio del rettorato, mentre una delegazione andava all’incontro con il rettore Renato Guarini
13:57 Gli studenti: "Lasciamo il Senato ma restiamo in Rettorato"
Gli studenti che stanno occupando l’aula del Senato Accademico della Sapienza hanno proposto al Rettore una soluzione di mediazione: "Lasciamo l’aula del Senato Accademico ma restiamo nei corridoi finchè il rettore non ci da l’autorizzazione a manifestare all’interno della Sapienza"
13:55 Comunione e Liberazione: "Accoglieremo il Papa"
Gli universitari di Comunione e liberazione dell’ateneo romano, in un comunicato scrivono che il Papa è un "appassionato" assertore di un uso "ampio e allargato della ragione", le università dovrebbero essere "luogo elettivo della pratica della razionalità" e la "stragrande maggioranza" degli studenti della Sapienza accoglierà il Papa "con viva e profonda cordialità"
13:34 Gli studenti: "Pronti a lasciare il Rettorato"
Gli studenti della Rete Autoformazione annunciano che "non appena avremo una sede idonea per manifestare, lasceremo il Rettorato"
13:31 L’Osservatore romano: "Visita confermata"
Il direttore dell’Osservatore romano Giovanni Maria Vian giudica una "voce davvero curiosa" quella raccolta dal Tg2 che annuncia l’annullamento della visita del Pontefice. Confermato quindi quanto detto dalla Santa Sede qualche ora fa: Papa Ratzinger giovedì sarà alla Sapienza
13:14 TG2: "Secondo voci, la visita è stata annullata"
Secondo una voce raccolta dal TG2 nella Sala stampa vaticana, sembra che il Papa abbia deciso di annullare la visita alla Sapienza
13:12 Avvenire: "La protesta vuole costruire un nuovo muro di Berlino"
Per Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, le contestazioni alla visita di papa Benedetto XVI rischiano di rendere La Sapienza ’’un po’ piu’ povera’’ e vogliono costruire un nuovo ’’muro di Berlino’’ tra cultura laica e religione.
13:08 L’agenzia di stampa della Cei: "Contestazioni mosse da vuoto"
La Sir, l’agenzia di stampa della Cei, scrive: "Ottima" l’idea di invitare il Papa alla Sapienza, "perchè l’università è il luogo della libertà, della ricerca, del confronto...". Ma "preoccupano le contestazioni" per il "senso di vuoto che questo rifiuto grida alla comunità universitaria"
12:59 Il Rettore disponibile ad incontrare i manifestanti
Il rettore de La Sapienza Renato Guarini ha manifestato la propria disponibilità a incontrare una delegazione degli studenti della Rete per l’Autoformazione a condizione che gli studenti garantiscano la liberazione delle aule del Senato accademico
12:58 Veglia di preghiera degli studenti cattolici
Gli studenti cattolici - favorevoli alla visita del Santo Padre - rispondono alla contestazione dei collettivi con una veglia di preghiera
12:56 I ragazzi del Pd: "Per poter criticare bisogna prima ascoltare"
I ragazzi vicini al Pd (oltretutto giovedì alla cerimonia interverrà Walter Veltroni, finito anche lui nel mirino dei ribelli) vivono la contestazione con fastidio. "Per poter criticare - dice Lorenza Falcone di Sinistra Universitaria - bisogna prima ascoltare. Non si può semplicisticamente azzittire chi non la pensa come noi"
12:53 Docenti: "Che il Papa parli ma resta un episodio sgradevole"
"La vicenda è chiusa, ma non siamo certamente soddisfatti", osserva il fisico Carlo Cosmelli, uno dei 67 docenti firmatari la lettera che contestava la visita del Pontefice alla Sapienza. "Se il rettore ha comunque deciso di portare avanti la sua decisione ha il diritto di farlo. Continuiamo a non essere d’accordo, ma non intendiamo fare nulla che possa impedirgli di parlare". Deluso e amareggiato anche il fisico Carlo Bernardini, che ha deciso di non essere presente alla cerimonia: "Resta - dice - un episodio molto sgradevole"
12:44 Giovedì Rettorato presidiato dalla polizia
Giovedì, gli studenti vorrebbero radunarsi sotto la stauta della Minerva, simbolo dell’università, ma il rettore non ha concesso l’autorizzazione per il sit-in nelle ore in cui il Papa si troverà nell’Aula Magna e il piazzale antistante il Rettorato sarà presidiato da poliziotti in tenuta antisommossa
12:34 Striscioni contro Ratizinger
Viali e facoltà costellati di striscioni "no Papa", in difesa della laicità del sapere, porchetta antipapista da distribuire a prezzi modici e proiezioni del film Galileo di Liliana Cavani
12:17 Occupato il Rettorato
Un centinaio di studenti della Rete Autoformazione in cui confluiscono i collettivi delle facoltà, hanno occupato l’aula del Senato accademico nel palazzo del Rettorato della Sapienza. "Non ce ne andremo - hanno detto gli studenti- se non avremo garanzie di poter manifestare giovedì all’interno dell’università". I manifestanti chiedono un incontro con il Rettore
12:13 Confermata la visita del Pontefice alla Sapienza
La Sala stampa del Vaticano conferma la visita del Pontefice alla Sapienza. Benedetto XVI dovrebbe arrivare poco prima delle 11 nell’Aula Magna del Rettorato dove riceverà il saluto della comunità accademica. In tal modo l’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico - che prende il via alle 9.30 - non vedrebbe la presenza fisica del Pontefice che terrebbe il suo discorso solo successivamente. Alle 12, Benedetto XVI visiterà la cappella universitaria
Fonte: la Repubblica, 15.01.2008
Cari docenti disertate
di Roberto Cotroneo *
Il sospetto c’è, e non è di quei sospetti che danno grande sollievo. Nel senso che questo invito dell’Università La Sapienza di Roma perché il Papa inauguri l’anno accademico assomiglia più a una gaffe piuttosto che a una scelta etica e religiosa. E i docenti di fisica dovrebbero sorriderne piuttosto che agitarsi più di tanto. La gaffe è semplice: non si invita un Pontefice a inaugurare un anno accademico universitario. Nessuno di solito lo fa, e non ha alcun senso. Non si invita un Pontefice a inaugurare un anno accademico perché il Papa è un capo di Stato, ed è la massima autorità della Chiesa cattolica.
Come non si invita Benedetto XVI non si invita il Dalai Lama, e non si invita il Rabbino capo di Roma. Il pontefice può far visita all’università di Roma, ma l’inaugurazione di un anno accademico è un evento laico, scientifico e intel-lettuale. E il papa non è un intellettuale, è un papa, che è cosa assai diversa.
E allora? Allora si tratta di gaffe, di superficialità, di frivolezza intellettuale. Alla Sapienza si saranno chiesti: da chi facciamo inaugurare l’anno accademico? Da uno importante, molto importante, forse il più importante. Guardati attorno e chi trovi? Bill Gates e Steve Jobs, sono famosi e importanti, ma non abbastanza. George Bush è molto importante ma non è un intellettuale. Di premi Nobel è pieno il mondo, e non fanno più effetto a nessuno. Forse il papa, certo, il papa: intellettuale, colto, e soprattutto importantissimo. Perché non lui? E perché non affidargli la lectio magistralis? Peccato che l’università è un’istituzione scientifica, dove insegnano atei e credenti, e tra i credenti ci possono esere cattolici o protestanti, buddisti o induisti, anglicani o ebrei.
E allora come gli è venuto in mente? Gli è venuto in mente perché il piano del discorso non è intellettuale, la provocazione di chiedere al papa di inaugurare un anno accademico nella laicissima università di Roma non viene da una scelta intellettuale, ma da una scelta puramente vanitosa e opportunista. Una vanità fuori luogo di chi lo ha invitato. Un opportunismo certo calcolato.
Risultato: un bel pasticcio, e un boomerang. Perché non si può contestare un papa, inneggiando a Giordano Bruno. È di cattivo gusto. Ed è di cattivo gusto mettere un pontefice in questa situazione difficile e imbarazzante. Ratzinger non è un papa indiscutibile, come lo fu Giovanni Paolo II. Non tutti i pontefici sono uguali. E Paolo VI, o ancora di più Pio XII, non erano Giovanni XXIII. Ratzinger è un pontefice che si è espresso in modo netto, e più volte, sul fatto che la scienza deve essere subordinata alla religione. E l’università è prima di ogni cosa una comunità scientifica che non si sente subordinata a nessuno. È il suo mestiere: che si occupi di Dante come di fisica delle particelle.
E allora? Allora non sono un bello spettacolo, anche se legittimi, gli striscioni antipapa davanti all’università, e ancor meno le inopportune e ridondanti veglie di preghiera degli studenti cattolici. Il papa non è Bono Vox, non è una star da portare in processione. È un signore che fa politica, che parla ex cathedra, e soprattutto urbi et orbi. Non abbiamo bisogno di dargli visibilità ne ha moltissima da solo, e se deve parlare contro la pena di morte è meglio che lo faccia dal soglio di Pietro, rivolgendosi direttamente ai capi di Stato, piuttosto che farlo con una dotta disquisizione davanti a toghe ed ermellini. E se deve affrontare un tema così rilevante, preferiremmo che lo facesse attraverso un’enciclica. Perché il risalto sarebbe chiaro e forte. Non credo che l’università di Harvard, di Friburgo, o la Sorbona inviterebbero mai il papa a inaugurare l’anno accademico. E a Oxford o Cambridge nessuno chiamarerebbe l’Arcivescovo di Canterbury. Ognuno faccia il suo mestiere, ognuno mantenga la sua identità. Solo un paese fragile, senza dei punti di riferimento saldi può cadere in un errore come questo. Ma i docenti che trovano fuori luogo la presenza del papa all’università non dovrebbero po-lemizzare. La cosa migliore è disertare. Sarebbe meglio che lo facessero quasi tutti, docenti laici e docenti cattolici. Non dovrebbero partecipare. Potrebbero andare al mare, se è una bella giornata. Chiedendo rispetto per il ruolo che ha sempre avuto l’istituzione universitaria in un paese moderno e laico.
Siamo ormai a nuova forma di cattolicesimo: il cattolicesimo opportunista. È tutto un compiacere senza mezze misure e in modo smaccato le gerarchie ecclesiastiche. A destra e ogni tanto anche a sinistra, purtroppo. Qualcosa che in queste forme non si era mai visto prima d’ora, neppure quando eravamo un paese molto cattolico e molto bigotto. Questo invito del papa alla Sapienza è un altro esempio di smaccato cattolicesimo opportunista. Come poi papa Benedetto XVI abbia potuto accettare un invito così inopportuno è un’altra storia ancora. Che forse appartiene ai misteri e ai segreti vaticani.
roberto@robertocotroneo.it
* l’Unità, Pubblicato il: 15.01.08, Modificato il: 15.01.08 alle ore 13.50
Papa alla Sapienza: visita annullata
Il Vaticano: "Meglio soprassedere"
17:15 Annullata la visita per ragioni di sicurezza
Dietro l’annullamento della visita del Papa ci sarebbero ragioni di sicurezza
17:13 Il Vaticano: "Opportuno soprassedere"
Il Vaticano ha "ritenuto opportuno soprassedere" alla visita del Papa all’università la Sapienza "a seguito delle ben note vicende di questi giorni". Lo annuncia un comunicato della sala stampa vaticana
17:11 Papa alla Sapienza: visita annullata
Papa alla Sapienza: visita annullata
16:30 Il fondo dell’Osservatore romano
L’Osservatore romano pubblica in prima pagina un lungo intervento di Giorgio Israel, professore ordinario di matematiche complementari dell’ateneo romano. Il docente, di fede ebraica, ricorda una conferenza del 1990 del professor Ratzinger definendo ’’sorprendente che quanti hanno scelto come motto la celebre frase attribuita a Voltaire - "Mi batterò fino alla morte perchè tu possa dire il contrario di quel che penso" - si oppongano a che il Papa tenga un discorso all’universita’ di Roma La Sapienza’’
Ansa» 2008-01-16 12:58
PAPA-SAPIENZA, APPELLO DI RUINI PER MANIFESTAZIONE A S.PIETRO
AFFETTO AULA NERVI - RUINI: "TUTTI A SAN PIETRO"
Papa Benedetto XVI, dopo la rinuncia ieri a recarsi alla Sapienza, ha ricevuto oggi in Aula Nervi gli applausi e l’affetto dei suoi fedeli. Intanto il cardinale Camillo Ruini, vicario di Roma, ha indetto per domenica 20 gennaio una manifestazione di solidarietà in piazza San Pietro, a cui ha invitato tutti i cittadini romani. Già le adesioni sono cominciare ad arrivare da gruppi e associazioni cattoliche. Durante l’udienza generale di stamane, tra alcune migliaia di persone applaudenti e in piedi all’ingresso di Ratzinger, un gruppo di una trentina di studenti di Cl ha innalzato uno striscione con la scritta "Comunione e Liberazione-Universitari La Sapienza" e ha gridato più volte "Libertà, libertà". Il Papa, con il sorriso sulle labbra ma il viso tirato, li ha salutati con un cenno della mano e poi, al termine dell’incontro pubblico ha stretto la mano ad alcuni di loro. In molti, tra i presenti ammessi al baciamano personale di onore, gli hanno espresso affetto e vicinanza.
Benedetto XVI non ha però fatto alcun accenno nel discorso pubblico, dedicato peraltro a Sant’Agostino, alla sua decisione di rinunciare a presenziare all’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Ateneo romano, dopo le contestazioni di un gruppo di docenti e di studenti. Si è trattato di una vicenda "che colpisce dolorosamente tutta la nostra città", ha commentato invece il card. Ruini, in una nota diffusa oggi. "La Chiesa di Roma esprime la sua filiale e totale vicinanza al proprio vescovo , il Papa, e dà voce a quell’amore, a quella fiducia, a quell’ammirazione e gratitudine per Benedetto XVI che è nel cuore del popolo di Roma", ha aggiunto il porporato.
"Per consentire a tutti di manifestare questi sentimenti - ha annunciato - invito i fedeli, ma anche tutti i romani, ad essere presenti in piazza San Pietro per la recita dell’Angelus di domenica prossima 20 gennaio. Sarà un gesto di affetto e di serenità, sarà espressione della gioia che proviamo nell’avere Benedetto XVI come nostro Vescovo e come nostro Papa".
E se mons. Rino Fisichella, rettore Lateranense, in un’intervista al Corriere della Sera, parla di "un oltraggio al Papa, un atto di intolleranza che non si immaginava possibile nella Roma di oggi", il quotidiano ’Avvenire’ , nel suo editoriale, si sofferma sulla faccia positiva della medaglia:con la sua rinuncia, il Papa ha in definitiva sconfitto quel "tribunale dell’intolleranza" che altro non è - si legge nell’articolo del giornale di proprietà della Cei - che un’espressione della "sottile astuzia del male". Tuttavia, osserva Avvenire , la vicenda resta un "fatto grave", che "non fa onore all’Italia" e che " rischia d far regredire" il confronto civile e ideale nel Paese.
Il primato che ritorna
di Rossana Rossanda (il manifesto, 16.01.2008)
Due giorni fa Joseph Ratzinger ha celebrato la messa nella cappella Sistina dando le spalle ai fedeli. Liturgia che il Vaticano II aveva sostituito con la celebrazione faccia a faccia perché non fosse un dialogo del sacerdote con dio, e i fedeli dietro, ma una celebrazione in comune. Ora si ritorna indietro. Da quando è papa ha riaperto ai lefebvriani, ha chiuso con il dialogo ecumenico all’interno stesso dell’area cristiana, ha negato nel non casuale lapsus culturale a Ratisbona, qualsiasi spiritualità all’islam, ha messo un alt all’avanzata di un sacerdozio femminile, ha ribadito l’obbligo del celibato per i sacerdoti, ha negato i sacramenti ai divorziati che si risposino, ha respinto nelle tenebre gli omosessuali, ha condannato non solo aborto e eutanasia, ma ogni forma di fecondazione assistita, ha interdetto la ricerca sugli embrioni, intervenendo ogni giorno direttamente o tramite i vescovi sulle politiche dello stato italiano. Tra un po’ risaremo al Sillabo.
Sono scelte meditate, che significano un passo indietro rispetto al Concilio Vaticano II, che era stato un aprire le braccia all’intera comunità cristiana e oltre, a quel più vasto «popolo di dio» che era costituito, per il clero più illuminato, anche dai laici. Insomma, come Cristo la chiesa ridiscendeva fra la gente, e non saliva obbligatoriamente con lui sulla croce. Era stato Giovanni XXIII - un papa che non vantava grandi meriti teologici - a guardare con generosità alla crisi del cattolicesimo nel mondo moderno e a riaprirne i varchi. E ne venne un grande fervore, la crisi parve per breve tempo sciogliersi negli anni Sessanta. Ora si incancrenisce di nuovo basta leggere le preoccupate informazioni di Filippo Gentiloni sul posto che ha oggi la pratica del cattolicesimo fra gli italiani, e la crisi delle vocazioni che ne consegue.
E’ con questo papa che l’intera sfera politica italiana, da destra a sinistra, a eccezione dei radicali, dialoga e compone, cedendo ogni giorno qualcosa di più. Già aveva cominciato Luigi Berlinguer a eludere il divieto costituzionale finanziando le scuole confessionali ma, se era una concessione, almeno non era il consenso a una perpetua interferenza. Che si è andata invece accentuando con Karol Woityla, dovunque le scelte politiche sfiorino il terreno della coscienza. Come se questa fosse dominio riservato alla religione, e perdipiù cattolica, e una coscienza laica non esistesse, o fosse di ordine inferiore.
Così ieri Giovanni Paolo II è stato invitato in quella sede eminentemente politica che è il Parlamento, cosa che ad Alcide de Gasperi non sarebbe mai venuta in mente e oggi Walter Veltroni trova che, Roma essendo sede del seggio pontificio, non è il caso di celebrarvi le unioni civili fra persone del medesimo sesso, e speriamo che non trovi maleducato continuare a celebrare quelle fra sessi diversi, ma maleducatamente civili. E l’università della capitale, dimentica che negli atenei nessuna autorità estranea, neppure i tedeschi occupanti aveva mai messo piede, invita Ratzinger - che ieri ha saggiamente rinunciato - a elargirle non so se parole o benedizioni, qualcuno sostenendo che sarebbe un sommo teologo l’autore delle due modeste encicliche su carità (o amore depurato da ogni eros) e speranza (nella salvezza), e d’un libro su Cristo che non ha fatto palpitare.
Che la destra vaticana voglia la riconquista dello stato si capisce. Che questo le spalanchi le porte no. Inviterei Veltroni e la costituente del Pd a rileggere il dibattito del 1905 sulla separazione fra stato e chiesa. In essa Jaurès argomentava come essa costituisca la sola garanzia di libertà per l’uno e per l’altra. O in una democrazia postmoderna, postcomunista, riformista è più trend ispirarsi all’Opus Dei della signora Binetti?