Pollitica

Calabria: il giornale "la Voce di Fiore" invita il sindaco di San Giovanni in Fiore a dimettersi spontaneamente

sabato 8 marzo 2008.
 

Silenzio. Chiacchiere. Rassegnazione. Marciapiedi vuoti. Uomini di mezza età che scontano la pena d’una giovinezza tenera. O forse troppo accesa.

Partenze, partenze, partenze. Disoccupazione, criminalità, problemi psichiatrici diffusi. Città deserta: giovani al Nord, mandati via a calci perché non supini; non complici, non addomesticabili.

Un potere radicatissimo con cui tutto ovunque si fa, dalle porcherie di basso rango agli abusi da Coppa dei Campioni. Case incompiute, abusive e vuote. Questa è San Giovanni in Fiore, luogo in cui alla fine del 1100 l’abate Gioacchino fondò l’ordine monastico dei florensi, predicando giustizia terrena e speranza.

Abbandono, degrado, disservizi, monnezza, tasse che aumentano senza un ritorno in termini di vivibilità. Un consiglio comunale che si riunisce solo per approvare il bilancio e non considera i problemi urgenti della comunità.

Un sindaco che inventa notizie esaltanti per difendersi, "piccino", in calcio d’angolo; che non ammette la propria responsabilità e quella della sua coalizione (locale, regionale e nazionale) davanti allo spettacolo indecente della disperante desolazione del posto. Non che la controparte sia stata diversa, nei modi e nelle forme. Non c’è lato, polo o colore che si possa assolvere. Nel Belpaese quanto in Calabria.

Un sindaco che ridacchia alle telecamere mentre l’ospedale civile sta chiudendo, che esorta alla condivisione (dello scempio) menandola sul ruolo civico dei residenti; dimentico d’averlo levato da principio grazie a una gestione centralistica e stalinista della cosa pubblica.

Un sindaco che, coi compagni d’avventura, ha spento tradizioni, associazioni e volizioni. Un sindaco incapace di dialogare, di incontrare i cittadini, di confrontarsi con la parte attiva della città, di rispettare l’oppposizione e di riconoscerne l’utilità.

Un sindaco chiuso nella salvaguardia della propria icona, giuliva per il sorriso via etere quanto buffa e triste per l’ingenuità che lo porta sistematicamente a negare. A negare tutto, come se San Giovanni in Fiore vivesse in florida economia e nell’armonia del paradiso, nella pace degli animi.

Un sindaco che non ha il coraggio né il buon senso di mollare. Un amministratore pubblico deve capire quando è il momento di tornare esclusivamente al proprio lavoro, se i risultati sono penosi e tanti sono i danni alla comunità, che lo ha scelto o accettato democraticamente.

Un sindaco che ha perso otto mesi per nominare un nuovo assessore alla sanità e che non si è mai rimproverato le dimissioni dell’assessore alla cultura e dell’assessore all’ambiente, ancora non sostituiti. Un sindaco che non ne ha tratto alcuna conclusione politica.

Un sindaco che è persona per bene, ma che sta alla politica come il lardo di Colonnata sta al frullato di fragola.

Un sindaco cui questo giornale manda un messaggio chiaro e inequivocabile: si dimetta, e lo faccia immediatamente, se vuole recuperare credito politico. Non ci costringa a raccogliere migliaia di firme per mandarla a casa.

Firme di cui certamente non terrà conto ma che peseranno come un macigno sul suo futuro politico.

Sia lungimirante nel valutare questo nostro democratico invito e soprattutto si faccia guidare dalla sua intelligenza, che certamente non le manca.

Tanti saluti.

Emiliano Morrone


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