“Siamo davvero arrivati al ridicolo. Si chiede addirittura lo scioglimento della giunta comunale e lo si fa adducendo fatti privi di fondamento, usando argomenti come slogan e non fondati su elementi concreti : si parla di mancata trattativa con gli operai del fondo sollievo dimostrando che non vi è il minimo interesse a sapere come vanno le cose qui. Forse dipende dal fatto che chi si erge a paladino dei cittadini, per propria affermazione, conferma di non vivere in città”. Non le manda a dire il Sindaco di San Giovanni in Fiore Antonio Nicoletti che replica alla “esilarante” petizione annunciata dal giornale on-line “La voce di fiore” . “Ci sono personaggi abituati alla menzogna, incalza Nicoletti - pur essendo stati smentiti, per altri fatti, dalla Magistratura ordinaria. In democrazia ci sta tutto. Anche che ci si alzi una mattina con l’idea di fare una petizione per sciogliere la giunta comunale. Nulla osta. Se di cose più serie non ne vengono a mente, facciano pure, ma almeno certe trovate si fondino su basi solide.
Con il fondo sollievo - precisa il Sindaco - è da mesi che stiamo conducendo una trattativa molto delicata che cerca di mettere insieme il diritto maturato dai lavoratori con il diritto dei cittadini di non subirne le conseguenze. Siamo sulla buona strada e questo lascia intendere come non servino i proclami ma i fatti. Si torna ancora a mistificare il presunto declassamento del Comune. A questo punto - ironizza il Sindaco - anche i muri avrebbero capito che riclassificare l’Ente nella categoria di appartenenza, non ha provocato alcun danno né alla città né ai cittadini, come sta nell’evidenza dei fatti reali. La verità è che siamo noi, quelli che ogni mattina ci svegliamo qui -controbatte il Sindaco - che viviamo la quotidianità della nostra città. Poi arriva chi da fuori pontifica su tutto, senza mai essersi impegnato concretamente per dare segnali di cambiamento e comunque, essendosi esposto al giudizio dell’elettorato( che non è buono solo quando è dalla nostra parte) ne è stato bocciato. Sicuramente non si fa un bene alla città denigrandola di continuo con frasi fatte e considerazioni offensive per tanti. Si tira in ballo sempre l’assistenzialismo. Nessuno ha mai detto per quello che ci riguarda - afferma il Sindaco - e non consentiremo a nessuno di dire, che San Giovanni in Fiore è l’ultimo paese della Calabria. Ha i suoi problemi, anche seri e importanti, ma vogliamo fino in fondo credere nelle nostre potenzialità e quindi lavoriamo giornalmente, anche nelle difficoltà, per cercare soluzioni. Non siamo secondi a nessuno per storia, cultura, tradizione, e siamo convinti che è meglio vivere onestamente con ciò che lo Stato offre, ammortizzatori sociali compresi, che vivere sulle bugie o sulla falsa propaganda di un paese piegato e annichilito dalla criminalità. Tutte le altre accuse - conclude il primo cittadino - sono convinto che lascino il tempo che trovano. Anche perché, come sottolineava Brown “in un mondo di ipocriti, talvolta anche i più falsi sembrano dire la verità”.
Antonio Nicoletti, sindaco di San Giovanni in Fiore
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Subito pronta la risposta del sindaco di San Giovanni in Fiore, il quale non replica a "la Voce di Fiore". Non manda al giornale, su cui è stato originariamente pubblicato il nostro invito a dimettersi, le sue deduzioni.
Scrive ad altre testate. Non avendo ricevuto comunicazioni dal sindaco di San Giovanni in Fiore in merito alla mia nota apparsa ieri (6 marzo 2008) su "la Voce di Fiore", ho dovuto scaricare su Ebeteinfiore la sua risposta, priva di argomenti e, al solito, densa di mistificazioni universalmente riconoscibili.
Andiamo per gradi. Nicoletti gioca due carte: la mia distanza fisica da San Giovanni in Fiore e l’essere stato - io - smentito, dal suo punto di vista, dalla magistratura ordinaria, "per altri fatti". Che il medesimo sindaco non precisa, preferendo non addentrarsi in questioni che non sa o da cui è certo di non venirne fuori.
"La società sparente" (Neftasia, Pesaro 2007), il libro scritto a quattro mani da Francesco Saverio Alessio e me non è stato smentito da nessuno. Si legga "Codice Gomorra", a proposito, di Roberto Saviano, pubblicato su "L’Espresso" del 21 febbraio scorso. O, in alternativa, "Calabresi in via di estinzione?", di Pietro Nardiello, in "Narcomafie" ("Libera" di don Ciotti) del gennaio 2008.
C’è stato un ricorso alla magistratura ordinaria da parte di un imprenditore di San Giovanni in Fiore - ancora non si conosce la decisione definitiva dei giudici designati - in ordine a una potenziale diffamazione nei confronti dello stesso ricorrente. Cui, per amore di verità, non sono stati attribuiti fatti lesivi del suo onore; espressamente riconosciuto, peraltro, nella seconda edizione del volume.
Dice poi, il sindaco, che mai mi sono impegnato per la crescita di San Giovanni in Fiore e che in sostanza il movimento di Vattimo, che fondai nel 2005, ha un consenso significativamente più basso del suo partito.
Sul punto, è d’obbligo un chiarimento definitivo. Il movimento "Vatttimo per la città" non è un partito, ha un rappresentante in consiglio comunale e funziona come segue. E’ un luogo di confronto e riferimento per chi crede d’aver subìto violazioni e per chi, soprattutto se emigrato, vuole proporre qualcosa di utile a San Giovanni in Fiore, di là da colori, simboli e ideologie.
Emiliano Morrone è un giornalista, non un politico. Emiliano Morrone scrive ciò che pensa e racconta quel che osserva.
Se a San Giovanni in Fiore i disoccupati sono circa 6 mila e se l’emigrazione, soprattutto giovanile, è continua e impressionante, ciò non è per volontà di chi scrive né per una perversa macchinazione del primo cittadino.
Se gli assistiti della mia città sono circa 2 mila, i pensionati 4.500, gli abitanti 18 mila, gli autosaloni 24 e le macellerie 10, questo non è per mia invenzione o per menzogna. Si prendono i dati ufficiali e si verifica.
Se l’aspetto della città è quello d’un desolante deserto e la sanità si trova in condizioni da Terzo mondo, ciò non è per una mia volontà denigratoria: è la realtà, piaccia o dispaccia.
Circa l’immobilismo della maggioranza cui il sindaco è legato e la sua profonda crisi, che ha prodotto per ultimo la dimissione di due assessori, non ancora sostituiti, tanti giornali hanno scritto per dovere di cronaca.
In ordine alla criminalità in loco, leggo spesso, essendo distante dalla mia città, di efficaci operazioni compiute dai carabinieri della stazione locale. Sull’ultimo numero del mensile "il Cittadino" ho perfino trovato una citazione del sottoscritto, laddove si parla della Sila come "cimitero della ’ndrangheta".
Potrei nominare dei colleghi molto più attenti di me, a proposito della salubrità del territorio di San Giovanni in Fiore in fatto di presenza criminale. Due, intanto: Arcangelo Badolati e Mimmo Policastrese. Il quadro generale, in proposito, è nei fatti. Senza escludere che pendenze in ambito penale interessano soggetti appartenenti alla società bene del posto. Ma preferisco mantenere un’ottica non localistica, sulla questione.
Insomma, il primo cittadino vuole prendere coscienza della realtà o vuole trincerarsi dietro affermazioni a cui non crede nessuno?
Perché non ci dice di come funziona la storia delle concessioni edilizie? Perché non si prende la responsabilità di mettere nero su bianco, con tanto di firma e di bollo municipale, che tutto è sempre stato nel pieno rispetto delle norme e delle procedure stabilite dalla legge? Io nel mio libro - ripeto, scritto con Alessio - ne ho parlato diffusamente. E non mi risulta che qualcuno mi abbia smentito.
La cosa più triste, davvero, caro sindaco, è che lei non si accorge che la città si sta spopolando e sta perdendo tante risorse umane preziose. Viene proprio lei a farci la morale, quando, dopo aver sostenuto l’utilità di costruire il liceo scientifico nel quartiere Olivaro, ci ha ripensato prodigandosi per la sua conversione in residenza sanitaria assistita?
Bah, non riesco proprio a capire chi sia il bugiardo, in questa nostra corrispondenza d’amorosi sensi. Che cosa ha fatto sulla casa di riposo, caro sindaco? Perché gli operai del Fondo sollievo sono arrivati a vincere le cause contro il Comune? Chi doveva negoziare, io o lei?
Capisco che in politica occorre una memoria a brevissimo termine, e non la biasimo se aspira a sedersi su una candida poltrona dello studio di Vespa. La tv è bella, come è bello lei: la presenza non si discute. Ma io sono cattivo, anzi, cattivissimo. Sono peggio di Ferrara, nonostante che da Giuliano mi separi il peso. Io non le assicuro le uova promesse da Ferrara a Benigni; ma le garantisco che ogni sua mossa politica sarà vagliata dalla nostra nuova tac tridimensionale e, sul piano della critica, non le lasceremo tregua.
Un giorno, non lontano, si pentirà di questa sua facilità nel parlare e di questo suo modo leggero che ha di trattare gli emigrati come me. Non le sto promettendo mali fisici, non potrei per formazione e per il rispetto che porto a suo padre, il mio primo maestro.
Le dico, piuttosto, che gli emigrati li avrà contro. Perché non si dice male della categoria: proprio gli emigrati vogliono contribuire fattivamente alla crescita culturale, civile, sociale ed economica di San Giovanni in Fiore. Ma lei, con il suo comportamento e la sua ostinazione, ci sta allontanando e denigrando. Stia certo che nulla è eterno, nemmeno la politica.
Tanti saluti.
Roma, 7 marzo 2008
Emiliano Morrone
P.S.: non ho inteso a quale Brown si riferisce il sindaco nel finale della sua risposta.
Da qui in avanti, di là dai contenuti dei miei scritti, rammenterò sempre una frase di Paolo Borsellino: "Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo".
Emiliano Morrone
OPERAI DELL’EX FONDO SOLLIEVO DI SAN GIOVANNI IN FIORE: IL PUNTO DI VISTA DI UN LEGALE
Mi rammarica apprendere dalla stampa locale o leggere dai vari blog sulla rete, le ripetute inesattezze su una questione che, ormai da troppo tempo, tiene banco nelle cronache locali: quella degli operai dell’ex Fondo Sollievo di San Giovanni in Fiore. Mai come in questi giorni di confusione si avverte il bisogno di parole chiare, nette, inequivocabili. . Negli ultimi mesi il Sindaco, insieme a qualche assessore, con buona dialettica e proclamazione di intenti, “informano” la cittadinanza di tutti i loro “propositi” per scongiurare il dissesto finanziario del Comune che, si prospetta all’orizzonte, a causa delle numerose vertenze instaurate e VINTE innanzi al Tribunale di Cosenza, dagli operai idraulico - forestali per ottenere le differenze retributive, negategli negli anni passati, quando erano ancora alle dipendenze comunali. “Siamo sulla buona strada,” - fa sapere il Sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Nicoletti - “stiamo conducendo una trattativa molto delicata che cerca di mettere insieme il diritto maturato dai lavoratori con quello dei cittadini di non subirne le conseguenze... non servono proclami ma fatti!” ( dal TGSila del 07.03.2008) Ma andiamo per ordine. Da tempo si sta cercando di far figurare i poveri operai e ancor di più, i loro legali, come gli unici capri espiatori di una situazione che, sin dall’inizio, è stata trattata con sufficienza ed indifferenza da chi di dovere, accusandoli, ingiustamente, di essere l’unica causa del probabile dissesto finanziario. Sono troppi gli interrogativi a cui qualcuno dovrà rispondere. Come mai dal lontano 2005, anno in cui sono piovuti davanti alla scrivania del Sindaco Nicoletti numerose istanze di conciliazione relative alle prime vertenze contro il Comune, innanzi alla Commissione della Direzione Provinciale del Lavoro di Cosenza, nessun legale dell’Ente si è presentato innanzi ad essa? (A dover di cronaca si precisa che, per poter instaurare una vertenza di lavoro, è obbligatorio, ai sensi dell’art. 410 c.p.c., esperire preventivamente, il tentativo di conciliazione innanzi alle competenti commissioni). Come mai, nelle more del giudizio, anche dietro suggerimento dei magistrati, di trovare un accordo bonario, l’amministrazione ha preferito proseguire nelle vertenze con il risultato finale, di condanna? Ed ancora, come mai a seguito delle prime sentenze di condanna contro il Comune a risarcire gli operai (per quanto mi riguarda le prime sentenze che riguardavano alcuni dei miei assistiti sono state emesse nel mese di maggio 2007), lo stesso ente, invece di attivarsi seriamente per cercare una transazione, ha impugnato le predette sentenze, davanti alla Corte di Appello di Catanzaro, con ulteriore aggravio di spese? Più ardua, è invece, l’individuazione della logica dello schema di transazione, sottoposto al vaglio degli operai dell’ex Fondo Sollievo. Al di là di inutili disquisizioni nozionistiche, ogni transazione che si rispetti, deve essere discussa da tutte le parti che intendono addivenire ad un accordo (Aliquid datum, aliquid retentum), e non certo essere stilata unilateralmente e sottoposta senza possibilità di trattazione, all’altra parte. L’amministrazione comunale che, da alcuni mesi, come più volte ha riferito il Sindaco Nicoletti, sta conducendo una trattativa molto delicata, ha però, distrattamente, omesso di interpellare in questa fase transattiva, i legali degli operai, ovvero coloro, tra cui il sottoscritto, che hanno ricevuto specifico mandato di rappresentanza e difesa nel giudizio. Non ha sentito, neanche la necessità di invitare gli stessi avvocati, alla riunione del 29 febbraio scorso, per discutere insieme a loro del contenuto della transazione. Ma è appunto su quest’ultimo che, in qualità di avvocato, mi sento di chiarire la mia posizione. Nello schema distribuito agli operai, oltre alle modalità di rimborso, su cui di per sé non si avrebbe nulla da ridire trattandosi di proposta transattiva, si legge che “.. l’avvocato rinuncia alla liquidazione ottenuta nella sentenza” ed inoltre che “ il presente atto viene sottoscritto dall’avvocato anche in segno di rinuncia al beneficio della solidarietà di cui all’art. 68 della Legge Professionale”. Tradotto in altri termini, l’avvocato non ha diritto ad alcun compenso retributivo, in barba ad ogni principio deontologico e professionale verso la categoria a cui appartengo. Lo schema di transazione appare caratterizzato da una palese balbuzie giuridica. Stante alla lettera della proposta, i legali dovrebbero non solo rinunciare a quanto legittimamente liquidato dal Giudice del Lavoro nelle sentenze, ma anche al beneficio dell’art. 68 della legge professionale: in altri termini di rinunciare a qualsiasi compenso per l’incarico ed il lavoro professionale prestato. La cosa, quindi, desta una certa perplessità anche alla luce del principio di correttezza tra colleghi di cui all’art. 22 del Codice Deontologico degli Avvocati, poiché ogni buona Pubblica Amministrazione, ha a disposizione un proprio ufficio legale addetto, tra l’altro, alla consulenza legale dell’Ente. Non servono proclami ma fatti, ripete il Sindaco. Ebbene, se questi sono i fatti, preferisco i proclami più digeribili in questo contesto di campagna elettorale.
Caro Francesco,
chiarisco: io non sono un politico. Se denuncio e racconto è perché ne sento la necessità. Avrai certamente capito, dopo anni di osservazione, che a me interessa un cambiamento culturale del Mezzogiorno. Non mi propongo come leader che può trainare la nuova società, la società riapparsa, al momento opportuno. Il mio fare politica è tentare di aprire degli occhi, di trasmettere questo messaggio: "Siamo/siate vigili, si può avere di meglio". In ordine al teatro, sono anni che non mi dedico a spettacoli, dopo la bella esperienza coi Krypton. Vado solo a vederli, gli spettacoli. Mi sono emozionato di recente: ho potuto apprezzare la straordinaria Emanuela Villagrossi in "Rumore rosa", dei "Motus". Il teatro è altro, rispetto alla politica. Anche se le sue dinamiche possono rendersi drammaturgicamente. In quanto alle tue tesi, non mi pare che il quadro politico locale suggerisca questa terza via, di cui hai scritto nel tuo interessante post. Io non sono parte in causa. Ripeto: denuncio, non sto zitto. Soluzione che molti, e forse anche tu stesso, hanno scelto meccanicamente in questi tempi.
Aut aut: o con chi bada ai propri interessi o con chi interpreta la politica come servizio alla collettività. Dati la tua militanza e il tuo ruolo in Cgil, potresti proporti come politico. Bisognerebbe che tu chiarissi qual è la tua ubicazione fra i due estremi appena indicati. Io ti vedrei dalla parte dei diritti e dei più deboli. Ma di questo forse non ne sei molto convinto. Mi pare che tu abbia dimenticato velocemente, al di là delle divergenze col sottoscritto, che in illo tempore avevamo un programma molto preciso, con la sua filosofia e i suoi cardini. Il bello della politica sono le idee e le proposte. Invece che rimarcare le distanze che ti separano da me, mi pare metodologiche, punta all’essenza, vai al nocciolo e riprendi, se credi, quelle idee contenute nei famosi cento punti, integrandole, modificandole, amplificandole. Fai tua, anche tua, l’esigenza di rinnovamento che attraversa l’Italia e i suoi angoli di Sud.
Cari saluti.
emiliano