[...] LE REAZIONI - «È di tutta evidenza che è ormai urgente rivedere la politica immigratoria e fermare l’aggressione dei clandestini alla città», è il commento del vicesindaco e assessore alla sicurezza Riccardo De Corato. «A differenza di quanto fa Sarkozy in Francia, il sistema delle espulsioni adottato dal governo del nostro Paese è un’autentica presa in giro», ha sottolineato De Corato, aggiungendo: «Il responsabile di questo ennesimo stupro avrebbe dovuto essere accompagnato alla frontiera, ma girava in tutta tranquillità a Milano».
«Un altro atto scellerato di violenza, un altro fatto imperdonabile che dovrebbe offendere la coscienza di tutti», afferma Barbara Pollastrini. «Sono vicina alla giovane donna che con coraggio ha denunciato la violenza - aggiunge il ministro uscente per i Diritti e le Pari Opportunità - e plaudo all’immediato intervento delle forze dell’ordine che hanno inchiodato questo mascalzone. Ora, l’importante è che venga garantita la certezza della pena» [...]
Milano, violentata per strada una studentessa americana
La studentessa è stata aggredita intorno alle 4.40 Lo stupratore è stato arrestato poco dopo, grazie alla prontezza della ragazza nel denunciare il fatto
MILANO. Una cittadina statunitense di 21 anni è stata violentata questa mattina intorno alle 4.40 in una traversa di Corso Garibaldi, nel pieno centro di Milano. Lo stupratore, un un cittadino egiziano del 1983, è stato arrestato poco dopo dagli agenti delle Volanti nella sua abitazione.
La studentessa americana, a Milano per uno soggiorno di studio all’Università Bocconi, era arrivata nel locale notturno in compagnia di un gruppetto di amici italiani e nelle prime ore di questa mattina aveva fatto amicizia con l’egiziano che le si era presentato sostenendo di essere uno dei barman del locale.
A un certo punto, gli amici della ragazza, hanno visto i due allontanarsi insieme per fare una passeggiata fuori dal «The Club», forse anche per cercare di smaltire l’elevato tasso alcolico accumulato. Secondo quanto hanno ricostruito i poliziotti, i due hanno imboccato il centralissimo corso Garibaldi e dopo qualche minuto l’uomo ha prima cercato di baciare la ragazza e poi l’ha costretta a seguirlo in una piccola e buia traversa del corso dove l’ha aggredita obbligandola a un rapporto sessuale completo sul cofano di una automobile.
Dopo la violenza l’uomo si è allontanato e la ragazza si è trascinata fino alla discoteca dove, in stato di choc, è stata soccorsa da uno dei suoi amici che ha immediatamente avvertito la polizia che intervenuta sul posto in compagnia di una ambulanza che ha accompagnato la vittima all’ospedale Mangiagalli, dove i medici hanno confermato lo stupro riscontrando sul corpo della giovane anche diverse lesioni.
Nel giro di breve tempo gli agenti hanno scoperto che il presunto stupratore era stato accompagnato nella discoteca da un suo connazionale che lavora nel locale come tuttofare e che gli aveva organizzato un colloquio con il gestore per un lavoro. Gli agenti hanno fanno contattare telefonicamente dall’amico l’aggressore, che ha spiegato di non volere tornare nel locale ma di essere diretto a casa. La polizia a quel punto ha organizzato un blitz nell’appartamento dell’uomo in zona Greco dove sono stati fermati cinque egiziani tra cui anche il presunto violentatore, che è stato arrestato. L’uomo, Mohammed S., classe 1978, nullafacente e clandestino, era conosciuto con il soprannome di Tito ed è risultato titolare di diversi alias con i quali aveva maturato alcuni pregiudizi di polizia ed era già stato oggetto di un provvedimento di espulsione firmato dal Questore di Milano.
* La Stampa, 18/4/2008
Lo stupratore, un egiziano 25enne, è stato arrestato
Americana violentata fuori dalla discoteca
Una studentessa di 21 anni, alla Bocconi con il progetto Erasmus, è stata aggredita giovedì notte da un ragazzo appena conosciuto
MILANO - Un’americana di 21 anni è stata violentata ieri sera fuori dalla discoteca «The Club», in Largo la Foppa a Milano. La ragazza era in Italia per un periodo di studio: frequentava la Bocconi, con il progetto Erasmus. Per la violenza la Polizia ha arrestato un egiziano, Mohammed El Sheimi, 25 anni, clandestino e già noto alle Forze dell’ordine per violazione della legge sull’immigrazione.
INCONTRO IN DISCOTECA - I due si sono conosciuti all’interno della discoteca, dove si svolgeva una serata dedicata agli studenti universitari. L’egiziano vi era giunto per un colloquio di lavoro (presentato dal suo coinquilino, che lavora lì come tuttofare) e poi si era fermato a ballare. Alla ragazza, che si trovava con alcuni amici, si è presentato spacciandosi per il barman del locale. Verso le 4.30 del mattino la ragazza ha deciso di uscire a prendere una boccata d’aria con lui, forse anche per cercare di smaltire l’elevato tasso alcolico accumulato.
LA VIOLENZA - Secondo quanto hanno ricostruito i poliziotti, i due hanno imboccato il centralissimo corso Garibaldi e dopo qualche minuto l’uomo ha prima cercato di baciare la ragazza e poi l’ha costretta a seguirlo in una piccola e buia traversa del corso dove l’ha aggredita obbligandola a un rapporto sessuale completo sul cofano di una automobile. Quindi lo stupratore si è allontanato.
IL BLITZ DELLA POLIZIA - La ragazza è tornata nella discoteca e qui ha chiesto aiuto agli amici che hanno avvertito la Polizia. Gli agenti hanno fanno contattare telefonicamente dall’amico l’aggressore, che ha spiegato di non volere tornare nel locale ma di essere diretto a casa. La polizia a quel punto ha organizzato un blitz nell’appartamento dell’uomo in zona Greco dove sono stati fermati cinque egiziani tra cui anche il presunto violentatore, che è stato arrestato. L’uomo, Mohammed S., classe 1978, nullafacente e clandestino, era conosciuto con il soprannome di Tito ed è risultato titolare di diversi alias con i quali aveva maturato alcuni pregiudizi di polizia ed era già stato oggetto di un provvedimento di espulsione firmato dal Questore di Milano. L’americana è stata portata alla clinica Mangiagalli dove i medici hanno confermato la violenza sessuale e le lesioni.
LE REAZIONI - «È di tutta evidenza che è ormai urgente rivedere la politica immigratoria e fermare l’aggressione dei clandestini alla città», è il commento del vicesindaco e assessore alla sicurezza Riccardo De Corato. «A differenza di quanto fa Sarkozy in Francia, il sistema delle espulsioni adottato dal governo del nostro Paese è un’autentica presa in giro», ha sottolineato De Corato, aggiungendo: «Il responsabile di questo ennesimo stupro avrebbe dovuto essere accompagnato alla frontiera, ma girava in tutta tranquillità a Milano».
«Un altro atto scellerato di violenza, un altro fatto imperdonabile che dovrebbe offendere la coscienza di tutti», afferma Barbara Pollastrini. «Sono vicina alla giovane donna che con coraggio ha denunciato la violenza - aggiunge il ministro uscente per i Diritti e le Pari Opportunità - e plaudo all’immediato intervento delle forze dell’ordine che hanno inchiodato questo mascalzone. Ora, l’importante è che venga garantita la certezza della pena».
* Corriere della Sera, 18 aprile 2008
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Editoriale
Il coltello nel ventre
di Maria G. Di Rienzo
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per questo intervento.] *
Gli stupratori non nascono tali. Vengono "costruiti", addestrati, come si addestrano i soldati ad uccidere. E la cultura che fa di un uomo uno stupratore e’ la stessa che "fa" noi tutti/e. Non e’ una questione femminile, e’ una questione condivisa, e come tale va affrontata. Molti uomini pensano, e sono sinceri, che la violenza sessuale, quella domestica ed il sessismo siano problemi altrui: segnatamente oggi, dopo gli ultimi fatti di cronaca, e’ problema/responsabilita’ dei barbari invasori stranieri. Sono dipinti un po’ come gli Orchi di Tolkien, forse non malvagi in origine ma ormai irrecuperabili, spaventapasseri mediatici, fasci di impulsi incontrollati, marionette guidate da fili di odio, massa di pupazzi insensibili, privi di autocontrollo, che seguono semplicemente la pulsione violenta ovunque essa li conduca, anche quando finira’ per schiantarli nel processo. Ma Tolkien ha molto chiaro che c’e’ un manovratore di questi burattini, un potere piu’ grande e piu’ distruttivo di loro stessi, che li istiga con la seduzione delle parole (gli imbattitibili Uruk-hai!) e la promessa di impunita’.
Il linguaggio sessista, i modelli sessisti, la gerarchia di valore per genere, ed il loro logico compimento, la violenza sessuale, promettono agli uomini potere e impunita’. Si’, ci sono le leggi, possiamo persino inasprirle, ma la condanna morale va ancora principalmente alla donna. Cosa ci faceva la’, perche’ era vestita in quel modo, ci ha ballato insieme, ci e’ andata a cena, avrebbe dovuto capire... Cosa dovremmo capire, spiegatemelo. Che dobbiamo smettere di provar gioia nella vita, di aver voglia di conoscere persone nuove, di lavorare, di studiare, di andare per strada, di vestirci come ci pare, di avere desideri, di innamorarci, di esistere?
Alla maggior parte degli uomini non salterebbe mai in testa di esaminare il proprio comportamento e di misurare il continuum tra il fare "apprezzamenti" pesanti ad una ragazzina ed il violentarla, o il rapporto fra il valutare, in una delle nostre ong "eque e solidali", i seni della volontaria (episodio realmente accaduto) quale requisito per l’assunzione ed il piantarle un coltello nel ventre prima di stuprarla. Eppure la connessione e’ diretta, e chiara come la luce del giorno.
Se la questione venisse almeno nominata (ma non si puo’, sono le femministe a farlo e le femministe sono molto noiose) ci sarebbe il permesso simbolico di affrontarla e di vedere la verita’. Quanto siano seccanti queste personagge lo aveva capito bene il giovane uomo che uccise quattordici studentesse e ne feri’ altre tredici all’Ecole Polytechnique, la facolta’ di ingegneria dell’Universita’ di Montreal in Canada. Stava ben attento a non colpire gli uomini. Aveva spesso ripetuto questo mantra, prima di tradurlo in azione: "Le femministe hanno rovinato la mia vita". Ha avuto la sua gloria, l’eroe, e’ passato alla storia come l’autore del "Massacro di Montreal", uno splendido riscatto per un’esistenza distrutta da qualche lurida cagna che gli aveva detto no, ripetuto no, e ribadito che no significa no. Ma questo dev’essere uno dei "mostri" colti da raptus sulla via di Damasco, non ha a che fare con noi, ci mancherebbe. E se ad essere aggressivo e volgare e’ il tuo compagno di vita, di scuola, o di lotta, be’, quello stava solo scherzando. Non si spingerebbe mai a violentarti. Sta semplicemente, con il suo comportamento, e con la tacita accettazione del mito di una mascolinita’ superiore perche’ violenta, continuando a nutrire chi lo fara’. Sta’ tranquilla, e passagli il fazzoletto quando si lamenta della propria sensibilita’ urtata da femmine moleste. Cosa credi, che non ci sia passata nessuna prima di te? A me il buon compagno comincio’ a parlare di quanto era infelice con sua moglie, e non fermo’ l’auto dove gli avevo chiesto di portarmi. Stavamo andando, invece, verso una comoda e solitaria boscaglia. E’ vero, gli ho tolto le chiavi dal cruscotto e le ho buttate dal finestrino, molto violento da parte mia, piu’ della sua mano untuosa sul mio ginocchio e dei probabili sviluppi di quel viaggio in auto. Ma visto che doveva correre in giro a recuperare le chiavi sono potuta scendere intatta, se si eccettuano la paura, la rabbia, e il gran cumulo di insulti vomitatimi dietro dal sensibile e sofferente individuo.
E’ possibile che a piu’ di vent’anni di distanza io debba ancora parlare di questo? E’ possibile che i metodi, le tecniche, le giustificazioni, e cioe’ il cumulo di spazzatura ideologica che copre la violenza sessuale sia sempre lo stesso? Fino a che l’equazione "mascolinita’ = violenza" resta la forma egemonica di socializzazione maschile proporre un modello alternativo, di partnership, e’ una delle azioni piu’ potenti che possiamo intraprendere a lungo termine.
Abbiamo bisogno di "mascolinita’ sostenibile" e di una "decrescita felice del machismo". Il femminismo ha parlato alle donne mostrando ed aprendo loro altre possibilita’; ha detto senza timori e con argomentazioni solide: questa cultura e’ nociva, ferisce donne ed uomini, uccide, rade al suolo, inquina, devasta. Deve cambiare. Tu puoi cambiarla. E’ ora che anche gli uomini si impegnino in questo processo, che elaborino modelli diversi, per un cumulo di buone ragioni oltre quella imprescindibile del fermare la violenza di genere. Una su tutte: il nesso tra il modello dominatore maschile e le tecnologie nucleari, biologiche, chimiche, la Terra non riesce piu’ a reggerlo; a livello simbolico (ed e’ un livello terribilmente potente) e’ il produttore principale del surriscaldamento globale, dei conflitti armati, dell’economia di rapina eccetera.
I violentatori sono uomini che si identificano in maniera sproporzionata con i valori "mascolini tradizionali" (quelli che passano con tranquillita’ nei media, nei programmi scolastici, negli sport soprattutto di contatto, e filtrano felici in tutte le sub-culture presenti in Italia) e sono particolarmente attenti a cio’ che gli altri uomini pensano di loro. In ragione di cio’, oscillano fra un’arroganza insopportabile ed un’autostima bassissima, e quando i dubbi e i sentimenti di esclusione arrivano al culmine hanno il nemico da punire a portata di mano. Forse non possono prendere a cazzotti quel tizio che li ha maltrattati all’ufficio di collocamento o li ha derisi in cantiere, ma possono "mettere sotto" una donna. La moglie o la prima che incontri per strada va bene lo stesso, tanto "sono tutte puttane".
Moltissimi altri uomini e ragazzi, invece, sono a disagio rispetto a quanto e’ stato insegnato loro sull’essere "maschi", con il suo corollario di omofobia, eterosessismo e stupri, vorrebbero uscirne, ma spesso il prezzo da pagare (scherno, umiliazione, solitudine) e’ troppo alto. E anche se si rivolgono a socialita’ "alternative" per appagare il bisogno di appartenenza, in esse ritrovano fin troppo spesso i medesimi schemi dell’interazione femmina/maschio. Johan Galtung non e’ una fastidiosa femminista, vero? Bene, assieme alle sue analisi di altro tipo, gli uomini potrebbero cominciare a valutare la sua affermazione che la misoginia (l’odio per le donne ed il "possesso" delle donne) e’ uno dei piu’ grandi problemi mondiali che abbiamo.
Abbiamo bisogno di quella campagna nazionale contro la violenza di genere che io chiedo da un bel pezzo. E abbiamo bisogno di coinvolgere in essa quanti piu’ soggetti e’ possibile. Possiamo cominciare da dove localmente abbiamo piu’ risorse. Qualche gruppo o rete potra’ portare avanti programmi educativi, per esempio. Se gli uomini e i ragazzi apprendono i meccanismi della socializzazione di genere possono muoversi oltre l’usuale modulo difensivo che adottano quando viene loro proposta la questione della violenza sessuale. Si tratta di offrirgli l’opportunita’ di liberarsi dai concetti strangolatori del paradigma patriarcale, e di abbracciare piu’ largamente la propria umanita’. Certo, comportera’ impegno e fatica. Come ha detto un mio amico: "Ognuno di noi deve faticare durante il viaggio che collega la sua testa al suo cuore. E’ il viaggio piu’ lungo e difficile di tutti, ma di certo e’ quello che ti offrira’ la ricompensa maggiore". Diversi tipi di associazioni possono intervenire con iniziative pubbliche di qualsiasi tipo per far conoscere la realta’ della violenza di genere nel nostro paese; possiamo costruire delle coalizioni di "pronto intervento" che facciano un gran rumore ogni volta in cui i media biasimano la vittima di stupro, denigrano donne e ragazze, sessualizzano pre-adolescenti, usano linguaggi sessisti, incoraggiano o celebrano la violenza, e cosi’ via.
Mi dispiace dirlo, ma credo che noi femministe dovremmo diventare ancor piu’ moleste, importune e seccanti di quanto siamo gia’, molto, molto di piu’. Per le ragazze e le donne che soffrono in questi giorni e di cui abbiamo saputo. Per quelle di cui non sapremo mai. Per gli uomini e i ragazzi che amiamo e per quelli di cui non vorremmo piu’ aver paura.
Tratto da Notizie minime de La nonviolenza è in cammino
proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Arretrati in: http://lists.peacelink.it/
Numero 433 del 22 aprile 2008
All’uscita di una stazione ferroviaria. La vittima un’africana di 31 anni iscritta alla Sapienza L’intervento dei carabinieri. A ottobre in una simile aggressione morì Giovanna Reggiani
Roma, violentata studentessa
Arrestato romeno di 37 anni
Appena ventiquattro ore fa a Milano stuprata da un clandestino una giovane americana
ROMA - Accoltellata e stuprata da un romeno all’uscita della stazione ferroviaria de La Storta, a Roma Nord. Vittima un’universitaria africana di 31 anni. La violenza è avvenuta nella notte tra giovedì e venerdì scorso, ma i carabinieri ne hanno dato notizia solo oggi per non compromettere le indagini su eventuali complici. La conclusione degli accertamenti ha confermato però che a commettere il delitto è stato un uomo solo.
La dinamica della violenza ricalca l’omicidio di Giovanna Reggiani, violentata e uccisa nell’ottobre scorso vicino alla stazione di Tor di Quinto. Ma questa volta l’arrivo tempestivo dei carabinieri ha evitato alla studentessa la stessa tragica fine. In manette è finito un romeno di 37 anni, R. I., con l’accusa di sequestro di persona e violenza sessuale.
Aveva avvicinato la giovane africana di Lesotho, studentessa all’università La Sapienza, all’uscita della stazione ferroviaria. Era l’ultima corsa intorno alla mezzanotte; la donna stava rientrando a casa dove abita con i genitori. Il romeno l’ha fermata e, minacciandola con un coltello, l’ha obbligata a seguirlo in un luogo appartato. Dopo averle inferto una violenta coltellata all’addome, l’ha costretta a subire ripetuti atti sessuali.
Una coppia di carabinieri era in servizio di prevenzione nella zona, e richiamati da due giovani che avevano notato l’aggressione del romeno, sono intervenuti fermando la violenza. L’uomo ha cercato di scappare nelle campagne che circondano la stazione ferroviaria ma è stato catturato e portato nel carcere di Regina Coeli. La ragazza, ferita e sotto shock, è stata trasportata d’urgenza in ospedale. Rispetto alle prime ore del ricovero, adesso le sue condizioni sono migliorate sensibilmente, e i medici hanno sciolto la prognosi.
Appena ventiquattro ore fa, a Milano, un’altra studentessa americana è stata stuprata dopo la discoteca da un giovane egiziano clandestino.
* la Repubblica, 19 aprile 2008
Ansa» 2008-04-20 14:02
STUPRO, LA MAMMA DELLA STUDENTESSA: MAI PIÙ IN ITALIA
"Mai più in Italia". Sono le parole, pronunciate in inglese, dalla madre della ragazza africana, che questa mattina ha fatto visita alla figlia ricoverata nell’ospedale San Filippo Neri. La donna, dall’atteggiamento riservato e discreto, è uscita dalla stanza del reparto di chirurgia d’urgenza dopo circa due ore. Al termine dell’orario di visita la madre della studentessa si è diretta verso la fermata del treno regionale Roma-Viterbo per fare ritorno a casa, nel quartiere Olgiata. A far visita alla ragazza anche un’amica, anche lei africana, che ha commentato: "Sarebbe potuto accadere anche a me".
ROMENO CON PRECEDENTI MA MAI AGGRESSIONI
Giovedì notte Joan Rus, 37 anni, il cittadino romeno accusato di aver accoltellato e violentato una studentessa africana a Roma, ha fatto quello che nella criminalità comune viene chiamato "salto di qualità". Ha agito per la prima volta armato e con una violenza spropositata. Il ritratto del romeno, ora in carcere con l’accusa di tentato omicidio, sequestro di persona e violenza sessuale, viene tracciato in queste ore dagli investigatori dei carabinieri di Roma, ai quali sono arrivati tramite il consolato romeno i precedenti penali di Joan Rus: alcuni furti e la permanenza in carcere per tre volte, sempre in Romania. Non ha mai agito armato, sempre secondo le autorità romene, e non ha mai aggredito persone. E’ ancora da chiarire quando l’uomo sia arrivato in Italia visto che, della lingua italiana conosce sì e no tre o quattro parole. Giovedì notte però la violenza e la rabbia lo hanno spinto a fare quello che non aveva ancora commesso, usare la violenza in un paese, l’Italia, dove, hanno stabilito gli investigatori anche attraverso l’esame delle impronte digitali, non aveva ancora mai avuto problemi con la giustizia.
Era comunque armato e il coltello adesso, trovato dagli investigatori subito dopo l’aggressione alla studentessa africana del Lesotho, si trova nei laboratori della scientifica dei carabinieri e diventerà oggetto centrale del futuro dibattimento contro Joan Rus. Quello che i carabinieri vogliono adesso accertare è se il cittadino romeno, che dal momento dell’arresto non ha più detto una parola chiudendosi in un totale silenzio, frequentasse la stazione ferroviaria de La Storta o altri luoghi, per commettere furti e rapine. A questo proposito i carabinieri stanno analizzando le denunce di questo tipo fatte negli ultimi mesi per capire se il romeno possa essere stato coinvolto in episodi ancora sconosciuti. Quello che gli investigatori escludono è che comunque l’uomo abbia agito sotto l’effetto di alcol o droga. Resta poi ancora da individuare in quale delle baracche disseminate attorno alle campagne della via Cassia abbia vissuto fino a giovedì notte. I testimoni connazionali finora ascoltati dai carabinieri non sono stati di grande aiuto. La studentessa trentunenne aggredita e poi ricoverata all’ospedale San Filippo Neri ha passato una notte più tranquilla in ospedale e le sue condizioni continuano a migliorare. Anche questa mattina aveva accanto la madre ed alcune connazionali che studiano all’università La Sapienza e, per il momento, gli investigatori dell’Arma, avendo comunque concluso l’attività investigativa, non hanno intenzione di riascoltarla. Preferiscono farle superare la choc e il ricordo della terribile avventura circondata solo dai suoi familiari.
PER RUS IPOTESI GIUDIZIO IMMEDIATO
Per Joan Rus si profila una richiesta di giudizio immediato. In ambienti investigativi si sottolinea che non sussistono dubbi sulla responsabilità del cittadino straniero e se gli ulteriori accertamenti tecnici dovessero rafforzare il quadro accusatorio il pubblico ministero Erminio Amelio, titolare degli accertamenti, potrebbe optare per la soluzione di un processo in tempi rapidi, così come è accaduto già per Nicolae Mailat, l’assassino di Giovanna Reggiani. Il magistrato, che nei prossimi giorni andrà nel carcere di Regina Coeli per interrogare Rus, ha già affidato ai carabinieri del Ris l’incarico di esaminare gli abiti dell’aggressore e della vittima affinché siano identificate le tracce biologiche presenti. Allo stesso tempo sono in corso esami anche sul coltello intriso di sangue che il romeno impugnava ancora quando è stato arrestato.
Ha sbagliato fermata del treno che da circa un mese prendeva tutti i giorni, è scesa ad una fermata precedente ed ha trovato violenza e rabbia. Improvvisamente nel giro di pochi istanti una studentessa universitaria africana, di 31 anni, proveniente dal Lesotho, è stata aggredita, accoltellata e violentata, in una zona di campagna, da un romeno, arrestato subito dopo dai carabinieri, avvertiti da due persone che avevano assistito alla scena.
Teatro di un’altra storia di violenza e degrado è ancora una volta una stazione ferroviaria di Roma, quella della Storta sulla via Cassia, nella periferia così come successe ad ottobre per Francesca Reggiani, aggredita, rapinata e uccisa sempre da un romeno all’uscita della stazione di Tor di Quinto, nello stesso quadrante della città. "Un angosciante copione che sembra ricalcare l’aggressione di Tor di Quinto", dice oggi un investigatore dei carabinieri e le modalità di quanto avvenuto nella tarda serata di giovedì a Roma sembrano confermarlo. Per un giorno intero i carabinieri hanno cercato di non far trapelare la notizia per avere un quadro investigativo "chiaro e senza sbavature".
Hanno voluto appurare se Joan Rus, 37 anni, avesse agito da solo o con un complice. Il romeno ha fatto tutto da solo. Ha visto la giovane studentessa, laureata, che frequenta un master in economia nella facoltà di scienze politiche alla Sapienza, a Roma da pochi mesi, figlia di un funzionario dell’ambasciata del Lesotho, l’ ha avvicinata, strattonata per portarla con sé nelle campagne circostanti. Al primo tentativo di reazione della vittima, l’ha ferita con una coltellata all’addome e l’ha trascinata via tappandole la bocca. Questa violenza gli è stata fatale perché il romeno è stato notato da due passeggeri che hanno fermato una pattuglia di carabinieri che passava nella zona per alcuni controlli. Le ricerche sono state tempestive e immediate. La vittima e l’aggressore sono stati trovati in un luogo appartato che circonda la stazione. Lui arrestato, lei è stata portata di corsa in ospedale. La giovane è fuori pericolo, è ricoverata nel reparto di chirurgia d’urgenza dell’ospedale San Filippo Neri, e secondo quanto accertato dai medici oltre al taglio all’addome aveva evidenti segni di violenza sessuale.
La donna in nottata è stata operata e la ferita non ha interessato organi interni. Ancora scossa e ancora incapace di credere a quello che le era successo, commossa, oggi ha detto che "vorrei incontrare quei due angeli, quelle due persone che hanno chiamato i carabinieri e mi hanno salvato. Sono degli angeli e vorrei incontrarli. Voglio continuare i miei studi qui a Roma". L’aggressore ora è nel carcere di Regina Coeli. Dovrà rispondere di tentato omicidio, violenza sessuale e sequestro di persona. Proprio oggi, anche sulla scorta delle indagini dei carabinieri che hanno anche trovato il coltello insanguinato, il gip Andrea Bardaro, ha convalidato l’arresto ed emesso l’ordinanza di custodia in carcere. Resta ora da stabilire, ha spiegato ancora un investigatore se il romeno, che abitava nelle baracche abusive disseminate nelle campagne attorno alla stazione, abbia dato generalità vere.
Al momento dell’arresto l’uomo non aveva documenti e risulta in Italia senza lavoro e senza fissa dimora. Sembra non abbia precedenti ma particolari più concreti sulla vita di Joan Rus potranno arrivare soltanto al termine di uno scambio di informazioni tra gli investigatori italiani, il consolato romeno e la polizia locale alla quale i carabinieri hanno fornito copia delle impronte digitali dell’uomo. Era uno dei tanti romeni, e non solo, che ruotano attorno alle stazioni ferroviarie, dice un investigatore, uno dei tanti, dicono anche alcuni passeggeri della linea regionale Roma-Viterbo, che ogni sera spaventano i passeggeri.
E adesso tutti dicono, così come accadde per la vicenda Reggiani. che quella stazione era "buia e pericolosa".
Le donne del centrosinistra pubblicano i dati dei centri di aiuto alle donne a Roma L’80% maltrattamenti "domestici". Solo in 2 casi su 10 autori del crimine non italiani
Stranieri violenti? "Falso
è il marito italiano che picchia" *
ROMA - L’80% delle violenze è "domestico", ovvero le violenze vengono subite in casa. Nella metà dei casi, l’autore è il marito della vittima, quasi sempre un italiano. Le donne del centrosinistra, insieme alle associazioni che gestiscono i centri antiviolenza di Roma ("Differenza donna", "Solidea"), rispondono alle polemiche nate dopo lo stupro compiuto vicino alla stazione de La Storta, a Roma, ai danni di una studentessa africana. Si sono riunite in un luogo simbolico nella capitale, la Casa internazionale delle donne, per rifiutare "una strumentalizzazione della violenza che ci addolora e ci violenta ancora di più".
I numeri. Dei 612 casi registrati nel 2007 dal centro antiviolenza di Torre Spaccata - uno dei sette centri di ascolto nel Lazio - emerge che l’80% delle violenze è "domestico", cioè si tratta di maltrattamenti subiti in casa. Il 5% è violenza psicologica grave, il 2% è rappresentato da casi di stupro in famiglia. Lo stupro a opera di sconosciuti è meno del 2%. Per quanto riguarda gli autori delle violenze, si conferma il dato di un fenomeno che nasce e cresce soprattutto in casa: nel 52% dei casi l’autore è il marito della vittima. Solo nel 3% dei casi la violenza è compiuta da uno sconosciuto. Gli autori del crimine sono per lo più italiani (79%) e solo per il 21% stranieri.
"Non strumentalizzare il fenomeno a fini elettorali". E’ questo l’appello lanciato dall’assessore capitolino uscente alle Pari opportunità, Cecilia D’Elia. Un monito sostenuto anche dagli altri partecipanti al convegno, fra i quali la coordinatrice della campagna elettorale romana per la Sinistra L’arcobaleno, Patrizia Sentinelli, il sottosegretario uscente agli Interni Marcella Lucidi, l’assessore regionale alla cultura Giulia Rodano e le presidentesse di "Solidea" e "Differenza donna", Maria Grazia Passuello e Emanuela Moroli.
"Violenza sessista". Una violenza che la storica femminista Edda Billi chiede di chiamare "sessista" e non sessuale, perché "sono il machismo e il sessimo la causa vera". Cecilia D’Elia ricorda "l’importanza dei centri antiviolenza non solo come risposta alle vittime, ma come strumenti di formazione degli operatori e prevenzione nelle scuole".
"Le forze politiche devono collaborare". Proposte e un invito a collaborare alle diverse forze politiche viene da Marcella Lucidi che ricorda come "le leggi più importanti contro la violenza sulle donne vennero approvate all’unanimità" ma osserva che "ora la destra sta arretrando, usa questo tema come strumento di campagna elettorale e ha ridotto la prescrizione per i reati di violenza. Noi - aggiunge - chiediamo invece di raddoppiarla e, nel caso di vittime minorenni, di farla decorrere dal raggiungimento della maggiore età". Così anche Patrizia Sentinelli, che sottolinea come "vadano migliorati i servizi e resa più sicura la città. Il programma del centrosinistra non dice di rimanere fermi a quanto è stato fatto fino a oggi, ma pensa al presidio sociale non solo attraverso i vigili urbani, l’illuminazione, l’apertura di negozi e le insegne nelle stazioni, anche in collaborazione con i privati. Perché le politiche della sicurezza - conclude - richiedono un lavoro integrato".
* la Repubblica, 21 aprile 2008
Violenza sessuale a La Storta
Dinamica dubbia, verbali secretati *
ROMA - Non sarebbe ancora tutto chiaro nella vicenda della studentessa originaria del Lesotho, violentata ed accoltellata dal romeno Joan Rus la sera del 17 aprile scorso a Roma.
La procura ha disposto la secretazione dei verbali dell’interrogatorio del romeno imputato della violenza e della ragazza. Alcuni aspetti riguardanti la ricostruzione dei fatti devono essere approfonditi, e tra questi l’orario in cui è avvenuta la violenza ed il momento in cui sono stati allertati i carabinieri. Da oggi, ad indagare sulla vicenda saranno due pm: al sostituto procuratore Erminio Amelio è stata affiancata la collega Maria Monteleone.
L’ultimo ad essere sentito, ieri, è stato Bruno Musci, testimone del fatto insieme con Massimo Crepas. L’uomo, sentito per circa quattro ore dal pm Monteleone, ha ribadito quanto già raccontato ai carabinieri la sera del 17 aprile, ossia di essersi fermato con la sua auto in luogo appartato nei pressi della stazione ferroviaria La Storta per fare un bisogno fisico e di aver notato Rus che violentava la studentessa. Solo dopo aver incrociato una pattuglia dei carabinieri, è la versione del teste, è stato dato l’allarme.
Non è escluso che durante l’atto istruttorio siano state fatte domande a Musci sui suoi rapporti con Gianni Alemanno alla luce del suo sostegno al piano di sicurezza del candidato sindaco di Roma per il Pdl. "Si lascia intendere chissà che cosa intorno allo stupro della ragazza del Lesotho", ha detto Gianni Alemanno. "E’ una cosa talmente fantascientifica che non so se fa più ridere o piangere. Come si fa a strumentalizzare il dolore?" E allo sfidante Francesco Rutelli che ha definito "sospette alcune vicende degli ultimi giorni. Ci penserà la magistratura a giudicare", Alemanno ribatte deciso: " Si è toccato il fondo. Sono preoccupato di come Rutelli sta affrontando quest’ultimo scorcio di campagna elettorale".
* la Repubblica, 25 aprile 2008