Il sovrano e l’ideologo
di Ida Dominijanni (il manifesto, 23.07.2008)
La forma della Repubblica cambia nell’aula del senato alle 20 in punto, 171 sì 128 no e 6 astensioni al lodo Alfano che rende Silvio Berlusconi immune dal virus della giustizia. Lo spettro del Sovrano Assoluto si materializza, rigurgito di premodernità che scava la democrazia postmoderna. Ma è di prima mattina, ore 10.30, seduta appena iniziata, che entra in scena l’intendenza, addetta alla divisione ideologia. La guida Gaetano Quagliariello, professione storico, senatore da due legislature, vocazione intellettuale organico. Non nega, non sdrammatizza, non derubrica: rivendica, «a testa alta». Altro che interessi personali del premier, dice: il lodo rende uno storico servigio al paese.
Il paese, argomenta, soffre da sempre di una malattia, che si chiama «illegittimità del potere politico» e si manifesta nel fatto che l’esercizio del potere viene vissuto come un’usurpazione, fino a che il potente di turno non dà segni di cedimento e diviene oggetto di spietata crudeltà popolare. Con scientificità, diciamo, opinabile lo storico cita vittime illustri, da De Gasperi a Fanfani, da Moro a Craxi; con furbizia da guitto si annette l’idea dell’autonomia della politica di Togliatti, perché risalti di più l’ignavia dei suoi eredi che a un certo punto presero a considerare la magistratura «una casamatta gramsciana da conquistare per derivarne il potere sullo stato». Poi arriva al punto: dopo l’89, la storia d’Italia è storia del doppio conflitto fra potere politico e potere giudiziario, e fra giudici militanti e giudici «servitori (o servi?) dello stato». Sì che tre vittorie elettorali non sono bastate a togliere ai giudici il vizio di provare a delegittimare Berlusconi. È tempo di voltare pagina: si sappia d’ora in poi «che un risultato elettorale è definitivo fino alla successiva elezione», perché chi è legittimato dal popolo deve poter fare quello che vuole senza sottostare a legge alcuna. E l’opposizione ringrazi, perché il lodo le dà la storica occasione di liberarsi da quella «sindrome di superiorità morale» che un altro storico, com’è noto, le rimprovera un giorno sì e l’altro pure dalle colonne di un grande quotidiano.
Applausi. L’intellettuale organico ha svolto bene il suo compito. Ha preso i fatti e li ha messi a testa in giù e piedi in aria, come si conviene a una buona ideologia. Ha preso le carte e le ha mischiate col trucco, come si conviene a un mediocre illusionista. Ha scambiato lo storico deficit di legalità che affligge in Italia potere politico, potere economico e società civile e l’ha ribaltato in un deficit di legittimità. Ha preso l’equilibrio fra i poteri, che in Costituzione vincola il principio della legittimità politica al principio della legalità, e l’ha trasformato in «due legittimità concorrenti, quella dell’autorità giudiziaria e quella che deriva dalla sovranità popolare», rivoltando la tragedia in farsa. La tragedia, per dirla con le parole di Gustavo Zagrebelsky, è il rischio assai prossimo che lo scarto che si sta spalancando tra legalità e legittimità si trasformi nel conflitto insanabile «tra una legittimità illegale e una legalità illegittima». La farsa è il banale quadretto sempreverde di Silvio Berlusconi rincorso da frotte di toghe rosse.
Da ieri però c’è anche una farsa che può rivoltarsi in tragedia. Finora troppo pop, troppo cheap, troppo naïf, Silvio Berlusconi ha capito che gli serve un apparato ideologico, un pennacchio intellettuale, una rilettura della storia nazionale adatta allo scopo. E’ l’ultima casamatta da espugnare all’egemonia che fu della sinistra. Lo spettro della sinistra ci rifletta e riemerga anch’esso da dov’è nascosto. È ora di ritrovare quantomeno una propria versione dei fatti e dei misfatti.
Sul tema, nel sito (cliccare sulle parole rosse per leggere l’art.), si cfr.:
Berlusconi III, già 100 giorni a difesa degli interessi. Suoi *
Chi, se non il Giornale (quello di famiglia, s’intende), poteva dedicare un’esaltante intervista a piena pagina al cavalier Silvio per festeggiare il ferragosto e i primi cento giorni di Berlusconi III? E così il direttore Mario Giordano è volato a Porto Cervo per farci sapere che il presidente del Consiglio quest’anno ancora non si è fatto vedere al Bar del Molo, la sua gelateria preferita. È impegnatissimo con i nipotini, ci riferisce lo stesso Giordano.
D’altronde lo ha spiegato lo stesso Cavaliere qualche giorno fa. Adesso ha un sacco di tempo libero, non passa più il sabato con i suoi avvocati a preparate memorie e trappole per i magistrati che lo indagano. Merito di una leggina che ha tenuto banco per due mesi, bloccando il Parlamento e il dibattito politico. Una leggina che, per salvare Berlusconi dai suoi processi, avrebbe bloccato decine di migliaia di processi pendenti. Alla fine il ministro Angelo Alfano (era assistente di Berlusconi in una delle sue aziende, adesso è ministro della Giustizia) si è inventato il "lodo" che porta il suo nome e Berlusconi ha la sua perfetta leggina ad personam (estesa, tanto per non incorrere nella Corte costituzionale, al Presidente della Repubblica e a quelli di Camera e Senato) che lo tiene al riparo da qualsiasi processo, passato, presente e futuro.
Naturalmente della leggina di Angelino (Alfano) non c’è traccia nell’intervista di Giordano, anche se Berlusconi si lancia in uno sperticato elogio dello stesso ministro, opportunamente servito da una domanda del direttore del Giornale. «Alla riforma della Giustizia sta lavorando il ministro Alfano. Qualcuno dice che, insieme con la Gelmini, è una delle migliori sorprese di questo governo», suggerisce Giordano ad un Berlusconi che non vede l’ora di rispondere: «Angelino Alfano non è una sorpresa, e non lo sono neppure la Gelmini, la Carfagna, Raffaele Fitto e gli altri "giovani". Nel governo con i ministri di esperienza e competenza ci sono questi giovani capaci, entusiasti, appassionati che si stanno mettendo in luce».
Naturalmente Berlusconi si fa grandi elogi per Napoli, per l’Alitalia e per la politica della sicurezza. Peccato che nessuno gli abbia detto che per tutte e tre queste cose la Commissione europea abbia avviato delle procedure di infrazione e che non abbia nessuna intenzione di accontentarsi delle parole di Berlusconi per fermarle. Per Napoli resta aperta la procedura davanti alla Corte di giustizia, per l’Alitalia è in corso l’indagine sul prestito ponte (senza parlare dei settemila licenziamenti ai quali dovrebbe portare i piano del Governo, contro i meno dei duemila dell’ipotesi Air France che era stata percorsa da Romano Prodi e sabotata dallo stesso Berlusconi). Mentre per la politica della sicurezza e per le impronte ai rom, anche ai bambini, oltre all’indagine europea per verificare che non vi siano politiche razziste o discriminatorie vi è una risoluzione di condanna del Parlamento europeo. Dei bellissimi cento giorni.
Noi, per aiutarvi a farvi un’idea più precisa di che cosa sia stato fatto e non fatto nei cento giorni di Berlusconi, abbiamo preparato un e-book che potete scaricare sul vostro computer e se volete stampare: in 64 pagine c’è tutto quello che avreste voluto sapere su Berlusconi III ma nessuno vi ha mai voluto raccontare (a parte noi de l’Unità).
* l’Unità, Pubblicato il: 15.08.08, Modificato il: 16.08.08 alle ore 12.40
BERLUSCONI: CONTRO DI ME PERSECUZIONE INACCETTABILE
ROMA - "Quando la finirete di non capire o di far finta di non capire che contro di me c’é stata una persecuzione inacettabile, sarà sempre troppo tardi". Lo ha detto, rivolto ai giornalisti, il premier Silvio Berlusconi dopo l’incontro a Palazzo Chigi con il premier della Repubblica di Malta Lawrence Gonzi.
LODO E’ MINIMO CHE DEMOCRAZIA POSSA FARE "Il Lodo Alfano, è il minimo che una democrazia potesse apprestare a difesa della propria libertà", ha continuato Berlusconi. A chi gli chiedeva se si avvarrà del Lodo Alfano, il presidente del Consiglio si è limitato a rispondere "avevo già detto inutilmente che non mi sarei avvalso della clausola sospendi processi che è stata chiamata salva premier".
SENZA LODO AVREI AVUTO UDIENZE A GIORNI ALTERNI "Contro di me c’é stata una persecuzione che è durata 14 anni e il presidente del Consiglio dal 30 giugno al 15 luglio sarebbe dovuto andare in udienza un giorno sì ed un giorno no, oltre alle 2.503 udienze sostenute negli ultimi 14 anni. Quindi non avrebbe potuto né convocare il Consiglio dei ministri, né andare al G8", ha detto il premier. In Italia, ha aggiunto il premier, "c’é una parte della magistratura si è data il compito di sovvertire il risultato delle elezioni e la volontà del popolo italiano. Quindi il lodo di cui si parla è il minimo che una democrazia possa apprestare in difesa della propria libertà".
Ansa» 2008-07-23 18:42
LODO ALFANO, NAPOLITANO HA PROMULGATO LA LEGGE
ROMA - Al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si legge in un comunicato dell’ufficio stampa del Quirinale, è stata sottoposta oggi, per la promulgazione, la legge in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato. Già il 2 luglio, in riferimento alla autorizzazione alla presentazione alle Camere del disegno di legge (ora approvato dal Parlamento), si era reso noto che "punto di riferimento per la decisione del Capo dello Stato è stata la sentenza n. 24 del 2004 con cui la Corte costituzionale dichiarò l’illegittimità costituzionale dell’art. 1 della legge n. 140 del 20 giugno 2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello Stato.
A un primo esame, quale compete al Capo dello Stato in questa fase -, prosegue la nota - il disegno di legge approvato il 27 giugno dal Consiglio dei ministri è risultato corrispondere ai rilievi formulati in quella sentenza. La Corte, infatti, non sancì che la norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale. Giudicò inoltre un interesse apprezzabilé la tutela del bene costituito dalla "assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche", rilevando che tale interesse ’puo’ essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale", e stabilendo a tal fine alcune essenziali condizioni". Non essendo intervenute, in sede parlamentare, modifiche all’impianto del provvedimento, salvo una integrazione al comma 5 dell’articolo unico diretta a meglio delimitarne l’ambito di applicazione - conclude la nota -, il presidente della Repubblica ha ritenuto, sulla base del medesimo riferimento alla sentenza della Corte costituzionale, di procedere alla promulgazione della legge.
MANCINI, SERVE LEGGE COSTITUZIONALE - "Non sarebbe fuor d’opera rafforzare con una legge costituzionale" il ’lodo Alfano’. All’indomani dell’approvazione definitiva del provvedimento il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, ribadisce il suo punto di vista per il quale ha ricevuto anche critiche. Il vice presidente del Csm ricorda di aver sempre sostenuto che un intervento per garantire l’immunità alle alte cariche dello stato per un periodo temporaneo richiedesse una legge costituzionale. "Da senatore ho sostenuto - dice - che la legge Schifani sarebbe stata travolta dalla Corte Costituzionale. Qualcuno ha insinuato il sospetto che avessi collegamenti con la Consulta. Non era vero allora e non è vero neanche adesso". Mancino si dice quindi amareggiato per le critiche ricevute all’epoca e anche di recente: "ora mi sono imposto un periodo di tregua; alla ripresa, a settembre, non penso che ci sarà la guerra. Ma mi chiedo: è legittimo esprimere una opinione in un paese democratico?".
ALFANO, PER ME LODO E’ LEGGE DELLO STATO - "Per me il Lodo è legge dello stato. Siamo già proiettati sulla riforma". Lo ha detto il ministro della giustizia, Angelino Alfano, a margine di un convegno sulla giustizia, rispondendo a una domanda relativa alle dichiarazioni del vice presidente del Csm, Nicola Mancino, il quale ha sostenuto la necessità di abbinare il Lodo Alfano ad una riforma costituzionale.
"Questa è una legislatura che ha una maggioranza solida, un’idea e un piano chiari sulla giustizia. E’ l’occasione giusta per procedere. Non ce la faremo scappare". Il guardasigilli, Angelino Alfano, ha accolto l’occasione di un convegno sulla giustizia per ribadire il senso della riforma del sistema giudiziario che il governo intende mettere in atto a settembre. "L’idea che la giustizia sia un tema prioritario dell’agenda - ha detto - è un risultato positivo a tre mesi dall’insediamento del nuovo governo. La riforma alla quale intendiamo mettere mano in autunno non deve spaventare né illudere. Presenteremo un piano che costituirà la piattaforma di lavoro per il Parlamento". Il ministro ha quindi ribadito: "non intendiamo procedere contro qualcuno, ma per il cittadino. Il punto centrale della riforma sarà il cittadino". Riferendosi alle difficoltà derivanti dai tagli di spesa destinati alla giustizia, Alfano ha detto che ieri è stato approvato un decreto del presidente del Consiglio con cui sarà costituito un fondo al quale confluiranno i beni confiscati al di sopra del miliardo di euro che potrà essere utilizzato in materia di giustizia e sicurezza.
Berlusconi: "Grazie al Lodo non mi sento più perseguitato" *
ROMA - E ora non si sente più "perseguitato". Prima conseguenza: il sabato potrà lavorare per il paese e non "perdere tempo" con i suoi avvocati. Il premier sembra radioso, così lo raccontano i suoi senatori, a poche ore dall’approvazione dello scudo penale per le quattro più alte cariche dello stato e dalla firma del Presidente della Repubblica che ha messo l’ok finale alla legge. Berlusconi è a un incontro con i suoi senatori a Palazzo Madama che in queste ore gli ha "regalato" due traguardi importanti: il Lodo e il pacchetto sicurezza. Il premier parla di tutto, rassicura su Alitalia ("stiamo lavorando"), dice la sua sul caso Englaro ("è giusto intervenire", cioè sollevare il conflitto di attribuzioni previsto la prossima settimana), sul federalismo ("bisogna tener conto delle esigenze delle regioni del sud") e sul dialogo col Pd.
"Ora il sabato potrò lavorare tranquillamente e non stare con i miei avvocati..." dice Berlusconi ai senatori che ha voluto ringraziare personalmente per il lavoro di questi giorni. "Non vorrei parlare dei magistrati - ha sottolineato il premier - ma mi avete liberato... Ora non verrò più perseguitato, da quando sono sceso in politica ho dovuto far fronte a 2.502 udienze".
Il Presidente del Consiglio ha anche scherzato sul provvedimento approvato dal Senato ieri: "Così facendo - ha detto Berlusconi -, avete licenziato Ghedini e i suoi collaboratori". Berlusconi ha ribadito che il Lodo Alfano "è un provvedimento assolutamente giusto".
* la Repubblica, 23 luglio 2008.
Caro Presidente
di Antonio Padellaro *
Quando promulga una legge il presidente della Repubblica non esprime un’opinione personale. Significa che ne ha verificato la legittimità costituzionale. A proposito del lodo Alfano questo ci dice il Quirinale nel suo breve comunicato: il testo approvato dalle Camere corrisponde ai rilievi formulati dalla Corte Costituzionale nella sentenza del 2004, quella che sancì l’incostituzionalità del lodo che allora si chiamava Schifani. È possibile che anche questa volta la Consulta sia chiamata a decidere sulla stessa materia. Vedremo con quali esiti. T
uttavia, non saremmo sinceri se nascondessimo il nostro forte disagio per la norma sull’immunità delle quattro più alte cariche dello Stato dietro il rispetto formale per l’istituzione che ne ha convalidato il testo o nell’attesa di una decisione successiva. Perciò, se ci rivolgiamo al presidente Napolitano è perché in questi difficili anni ha saputo esercitare la sua alta funzione in modo ineccepibile dando nello stesso tempo ascolto e voce a quanto dal Paese veniva espresso.
Non pretendiamo certo di rappresentare tutti gli italiani ma sappiamo che sono numerosi quelli che giudicano il lodo come un grave strappo al principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. In Parlamento l’opposizione ha manifestato i pericoli di questa grave rottura delle regole.
Invano, poiché dall’altra parte c’è una maggioranza che non ascolta ma, prona, solo ubbidisce. Da oggi dunque ci sono quattro cittadini più uguali degli altri e tutto per consentire a uno solo, e sappiamo a chi, di non essere più sottoposto ai dettami della giustizia, come un sovrano senza limiti.
Caro Presidente, siamo convinti che lei troverà il modo e le parole per rispondere anche a questo largo malessere. In nome dell’unità nazionale che lei rappresenta, e che qualcuno cerca di calpestare per esclusivi interessi personali, gliene saremo grati.
* l’Unità, Pubblicato il: 24.07.08, Modificato il: 24.07.08 alle ore 10.23