Guai alla tv che rema contro
di MICHELE SERRA *
Rispetto ai tempi del goffo "editto bulgaro", le nubi censorie che si addensano su Michele Santoro e su Milena Gabanelli (e tramite loro sulla Rai nel suo insieme) esprimono un punto di scontro più nitido e, nel suo genere, più maturo.
Non è solo e non è tanto la "faziosità politica" - colpa opinabile per definizione - a essere sotto tiro. È la sostanza stessa del medium più importante e penetrante, la televisione, che trasmissioni come Annozero e Report interpretano come un contro-potere strutturalmente autonomo (tale è l’informazione nella tradizione delle democrazie), e questo potere politico intende, invece, come cingolo di trasmissione dei propri scopi: non per caso è un potere al tempo stesso politico e mediatico. Anche tecnicamente.
Nei giorni drammatici del terremoto, lo scontro tra queste due funzioni della televisione è stato evidente. Si trattava di mettere l’accento sulle deficienze strutturali e le responsabilità umane che hanno aggravato di molto il bilancio delle vittime e dei danni. Oppure di esaltare l’opera dei soccorsi e l’efficienza dello Stato. Il primo obiettivo è tipico del giornalismo-giornalismo, che qui da noi, non si capisce bene per quale strambo equivoco, si chiama "d’assalto". Il secondo obiettivo è invece tipico della propaganda politica. Genera un linguaggio che tende alla retorica del positivo quanto il primo rischia di cadere nella retorica del negativo.
Scelga ognuno quale di questi due rischi sia più sgradevole e pericoloso per la pubblica opinione. Ma si sappia che è solo il primo rischio - quello di una televisione aspra e irriducibile - a essere sotto accusa, e a nessuno, né dentro la Rai né nella cerchia della politica, è venuto in mente di biasimare o sanzionare le centinaia di ore di televisione leziosa e piagnona che hanno imbozzolato la tragedia del terremoto in un reticolo implacabile di buoni sentimenti, misurando ben più volentieri il diametro della "bontà nazionale" che quello dei pilastri sottodimensionati.
Che i media abbiano anche, in queste situazioni, una funzione di rete connettiva, non solo logistica, che aiuta a reggere l’urto della morte, e a sentirsi comunità, è fuori di dubbio. Ma questa funzione è stata svolta perfino con sovrabbondanza, e fino a rendere stucchevoli anche le immagini del dolore e della rovina. Santoro e la sua redazione hanno scelto - in minoranza - di fare il resto del lavoro, come compete alla storia professionale di un giornalista molto discusso (e discutibile) ma molto tenace. E premiato dall’audience, concetto evidentemente sacro quando si tratti di contare i soldi della pubblicità, ma subito sottaciuto quando si tratti di misurare la temperatura di una parte consistente dell’opinione pubblica.
Peccato che questo "resto del lavoro", sicuramente complementare a un quadro generale molto più blandamente critico, risulti insopportabile al potere politico, così come la puntuta inchiesta di Milena Gabanelli sulla social-card non poteva che fare imbufalire il ministro Tremonti.
"Remare contro" fu una delle prime accuse che il Berlusconi leader nascente mosse ai suoi oppositori. Non lo sfiorò (e non lo sfiora) il sospetto che c’è chi rema né contro né a favore, ma per suo conto. Anche sbagliando, ma sottoponendo al giudizio del pubblico, non al giudizio del potere, i propri errori. Il giornalismo è questo, e dovrebbe saperlo anche il direttore del Giornale Mario Giordano, che un minuto dopo avere potuto dire esattamente quanto voleva dire ad "Annozero" ha orchestrato una violenta campagna di stampa contro lo "sciacallo Santoro". Qualcuno aveva forse detto a Giordano, o a uno qualunque dei giornalisti e telegiornalisti governativi, che usare il terremoto per magnificare la prestanza e la generosità del premier era "sciacallaggio"? Ci si era limitati a pensare, magari, che fosse cattivo gusto, e la libertà di cattivo gusto, se non è sancita dalla Costituzione, è suggerita dal buon senso.
Quanto alla vignetta di Vauro trattata da casus belli e ridicolmente accusata di mancanza di "pietà per le vittime", varrebbe il concetto di cui sopra: qualora la si ritenga di cattivo gusto, da quando il cattivo gusto è oggetto di censura? E quelli che, al contrario, affidano la "pietà per le vittime" a ben altri canali, magari privati, e apprezzano la ruvida intelligenza e la lunga coerenza professionale di Vauro, dovrebbero forse ingoiare il boccone della censura nel nome di una "informazione corretta"? Ma corretta da chi? Dal direttore del "Giornale"?
* la Repubblica, 16 aprile 2009
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Annozero sotto attacco, Santoro replica e tornano le vignette di Vauro
di Andrea Carugati *
Michele Santoro non fa passi indietro. Niente riparazioni, niente scuse. Ma una sfida aperta contro Silvio Berlusconi e contro tutti i critici del suo Annozero. Con Marco Travaglio mette in scena un tandem che strapazza centrodestra e giornali “allineati”. Un incipit molto forte, per la puntata di ieri sera. Che ricorda quando cantò Bella Ciao in diretta, pochi giorni dopo l’editto bulgaro del 2002. Esordisce ringraziando i colleghi che hanno solidarizzato con lui, a partire dal sindacato dei giornalisti e da quello del Tg2. C’è anche il tempo di uno scambio di cortesie con Guido Bertolaso: il capo della protezione civile infatti ha ringraziato tutti i media, compreso Santoro, per i servizi sul terremoto. E il conduttore l’ha ricambiato in diretta: “Non abbiamo mai messo in dubbio l’efficacia dei soccorsi”.
Poi parte con un monologo nella forma di una “lettera aperta” ai lettori del Giornale di casa Berlusconi: “Poveretti, ogni giorno vi trovate 4-5 pagine su di me. Lo so, Berlusconi ci divide ma io vi adoro, faccio sforzi per capirvi, anche se a volte non vi capisco. Il vostro Giornale si è battuto come un leone per la pubblicazione delle vignette su Maometto, anche se c’era il rischio di offendere l’Islam. Anche Fini disse che non pubblicarle sarebbe stato un gesto di intolleranza. Ora quel fronte si scioglie e se la prende con Annozero e col nostro Vauro. Ma è un errore dal punto di vista televisivo”. Santoro sfida il dg Masi e rassicura il suo vignettista: “Vauro e Annozero sono inseparabili, adesso è in vacanza in Russia ma la prossima settimana torna di sicuro”. E infatti poco dopo Francesca Fornario, autrice di satira, mostra in studio nuove vignette dell’epurato Vauro sulla via crucis del precario (che fa subito infuriare Volontè dell’Udc, che accusa Vauro di “blasfemia”).
Santoro prosegue: “Date retta a Fede, anche se è un po’ vecchiotto: Berlusconi per vincere ha bisogno di Santoro. Noi siamo il Tg4 fatto bene, dunque lasciateci continuare a vivere e a lavorare. Berlusconi vincerà e tutti vivremo felici e contenti”. Stoccate anche per il critico tv del Corriere Aldo Grasso: “Parla di tv come Vespa parla di cavalli”. Poi tocca a Travaglio, che legge alcuni articoli del Giornale del 1997, ai tempi del terremoto in Umbria: critiche durissime a governo e protezione civile, ironie sulle lacrime di Prodi ai funerali. Poi legge alcuni articoli sul terremoto abruzzese pubblicati da Stampa e Giornale, col tono di voce da Istituto Luce: elogi a Berlusconi, ”uomo del fare”, a Letta e a Bertolaso “il vero uomo della Provvidenza”. Infine, un brano sul ruolo dell’opposizione “che deve collaborare”: è un discorso di Mussolini del 1924, ma assomiglia alle parole di un altro premier.
La Fornario ha poi improvvisato una telefonata con Vauro, in cui ha strapazzato Berlusconi (“Dopo le sue battute sull’Olocausto nessuno l’ha sospeso. E poi quella volta che ha finto di sparare a una giornalista russa...”) e il dg Masi: “Ha detto che saranno proibite tutte le battute che non capisce, tranne quelle sul fantasma formaggino”. A Sabina Guzzanti tocca la chiusura: vestita da magistrato, con tanto di toga, inscena un processo contro Vauro a nome del “governo Mediaset” in cui, in realtà, prende di mira Berlusconi e le sue tv, “che hanno insegnato agli italiani a stare zitti”. “Propongo di condannare Vauro per turbativa della commozione, e per conflitto di interessi: si permette giudicare chi ha un reddito molto più alto del suo e non capisce che è nel suo interesse farsi gli affari suoi...”.
Intanto in studio sono scintille tra Niccolò Ghedini, avvocato del premier e parlamentare Pdl, e Antonio Di Pietro sul piano casa. E Santoro torna ancora sul caso Vauro, con una intervista all’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari, che aveva contestato un’altra vignetta di Vauro, quella con Berlusconi sulle rovine della città che annuncia la new town vestito da imperatore. “Vauro sospeso? Non è colpa mia, ma non è tra i poveracci che non trovano niente da fare...”, dice il prelato. Commenta Santoro sarcastico: “Caro direttore generale, abbiamo sbagliato vignetta, l’arcivescovo si è indignato per quella su Berlusconi e ci ha fatto capire qual è il grave errore che abbiamo compiuto”. Ghedini a quel punto fa una mossa a sorpresa: “A me non sono piaciute le vignette, ma Vauro non doveva essere sospeso”. Poco prima aveva difeso Gianni Letta dalle ironie di Travaglio: “Sbagliato ridicolizzare Gianni Letta, io lo conosco, è un uomo straordinario”. Fair play dall’avvocato di Berlusconi. Ma dal centrodestra, che aveva mandato segnali di avvertimento a Santoro per tutta la giornata, arriva a caldo il giudizio secco di Daniele Capezzone: “Da lui e Travaglio squallidi comizietti, siamo all’uso privato del servizio pubblico”.
Intanto, dopo l’annuncio di un’apertura di inchiesta interna per "Report" e la sospensione di Vauro dalla trasmissione di Santoro, "Annozero", la nuova preoccupazione che è circolata in Rai, e nello specifico nella redazione di Fabio Fazio di "Che tempo che fa", ha riguardato il possibile annullamento di una puntata speciale per i 100 anni del Nobel Rita Levi Montalcini .
Loris Mazzetti, curatore del programma, aveva annunciato all’associazione Articolo 21 di aver ricevuto una comunicazione informale che avrebbe bloccato la partecipazione della scienziata alla puntata del 26 aprile. Ma la notizia sarebbe stata veramente troppo grossa: così è giunta una tardiva nota in cui la Rai faceva marcia indietro: «Nessuno stop a Rita Levi Montalcini né a "Che tempo che fa", né in nessuna altra trasmissione della Rai», ha fatto sapere Mauro Masi, direttore generale di Viale Mazzini, secondo il quale la presenza dell’illustre scienziata negli studi della radiotelevisione pubblica è sempre un onore.
Eppure, forse qualcosa era accaduto. Altrimenti Mazzetti non avrebbe detto: «C’è una cosa che in questi giorni ci lascia un po’ perplessi: circa un mese e mezzo fa avevamo annunciato alla rete di voler festeggiare in trasmissione i cento anni di Rita Levi Montalcini. In un primo momento avevamo ricevuto il benestare: del resto la signora Montalcini, prima di essere senatrice a vita, è soprattutto un’intellettuale e una donna di scienza... ieri invece, ci è stato comunicato in maniera informale che la cosa non era più possibile. Adesso attendiamo una lettera ufficiale e le motivazioni...».
* l’Unità, 16 aprile 2009
La "puntata riparatrice" voluta dalla Rai dopo le polemiche seguìte alla precedente
Attacco al quotidiano: "Difendete la satira quando vi pare". Giordano: "Una sfida"
Santoro al Giornale: "Poveretti"
Vauro non c’è, ma le vignette sì
In studio i disegni su "La via crucis del precario". L’Udc: "Indecenza vergognosa"
Sabina Guzzanti indossa la toga: "Non è il momento di ridere. E non lo sarà più"
di ALESSANDRA VITALI *
ROMA - "Comunque la pensiate, benvenuti". Michele Santoro saluta gli spettatori, ringrazia la redazione del Tg2 per la solidarietà, attacca Il Giornale ("poveretti i lettori, ogni giorno quattro pagine su di me") per ricordare "le battaglie memorabili" del quotidiano "in nome della libertà di satira, come per le vignette su Maometto", mentre "ora se la prende con Vauro e Annozero, ma su Vauro sbagliate - dice - come sbaglia Aldo Grasso (il critico tv del Corriere della sera, ndr) che parla di televisione come Bruno Vespa parla di cavalli. Fate come Fede, ha capito che se non ci fosse Annozero Berlusconi non vincerebbe. Noi siamo un Tg4 fatto bene. Lasciateci lavorare: Vauro tornerà, Berlusconi vincerà e tutti saremo contenti". Vauro però è già tornato. Le vignette le porta Francesca, finta disegnatrice. "La via crucis del precario", quattordici tavole, un co.co.co. che porta la croce. Si infuria l’Udc: "Blasfemo e indecente". Intanto se la prende anche il direttore del Giornale, Mario Giordano. Parla di "sfida, attacco e rilancio". Domani, annuncia, dedicherà a Santoro la prima pagina e altre quattro del quotidiano.
Parte pochi minuti dopo le 21 la puntata "riparatrice" di Annozero. Quella fortemente voluta dai vertici Rai dopo le polemiche seguìte alla precedente, sul terremoto, giudicata tanto faziosa da chiedere al giornalista "il necessario riequilibrio dell’informazione", e da far sospendere Vauro per quelle sue vignette "offensive per vittime e congiunti". Santoro si toglie subito qualche sassolino dalla scarpa. Col sarcasmo e l’ironia, senza Bella ciao o altri colpi di teatro. C’è Vauro, sotto forma di disegni, coraggiosi visto il tema (a quattro giorni dalla Pasqua), la "Passione del precario", battute feroci sul lavoro che è una croce. E’ una sfida al dg Rai Mauro Masi. Che Vauro l’ha sospeso. E che invece, uscito dalla porta, gli è rientrato dalla finestra.
Si infuria Luca Volontè (Udc): "Non potendosela prendere, per ragioni di stipendio, con Berlusconi, Santoro con le vignette blafeme di Vauro se la prende con Gesù e la sua Passione. Un’indecenza vergognosa". Chiede al cda "le decisioni del caso" perché "Santoro e compagnia non rispettano né il servizio pubblico né la religione cristiana". Perfino Ghedini, poco prima, aveva preso le difese del vignettista e le distanze da Masi: "Non condivido quel tipo di satira ma Vauro non doveva essere sospeso", aveva detto. Una curiosità: dopo Annozero, Vauro "si sposta" a Parla con me, su RaiTre. Nel programma condotto da Serena Dandini è Dario Vergassola a mostrare alcune vignette (ironicamente firmate Dauro) del disegnatore.
La puntata, per il resto, ha la la cifra consueta. Prologo di Marco Travaglio, che ricorda gli attacchi di Giornale e opposizione contro i provvedimenti di Romano Prodi presidente del Consiglio ai tempi del sisma di Umbria e Marche, 1997, e i commenti lusinghieri dei giornalisti all’operato del premier. Sandro Ruotolo in collegamento dall’Aquila, in studio Niccolò Ghedini (Pdl), Antonio Di Pietro (Idv), Mariano Maugeri (Sole24Ore) e Titti Postiglione, capo della Sala Italia della Protezione civile. Preceduta da una lettera che Guido Bertolaso ha pubblicato sul sito del Dipartimento per ringraziare Annozero dell’invito.
Scaramucce fra Ghedini e di Pietro. L’inchiesta, gli ospiti in studio, i collegamenti, le testimonianze. Come e perché le case sono venute giù. Qualche "vizio" nei materiali di costruzione, la tenuta delle strutture. Le verifiche. I parenti delle vittime che chiedono chiarezza. I genitori dei ragazzi morti nella Casa dello studente. "A me risulta che è stato il custode a verificare le crepe al quarto piano - racconta il padre di Luca - e ha detto che non c’era pericolo".
A Sabina Guzzanti è affidata la chiusura della puntata, lo spazio di solito occupato da Vauro. Una toga indosso, un magistrato dal marcato accento meridionale che fa un processo al vignettista, "colpevole di turbativa della commozione" ("te la prendi con chi ha costruito quelle case o con chi si mette a fare quei disegni? Te la prendi con Vauro") ma, più in generale, ai malcostumi dell’Italia e al governo. Massima conclusiva: "Se la tv di Stato ha imparato gli italiani a parlare, le tv di Berlusconi hanno imparato gli italiani a stare zitti".
* la Repubblica, 16 aprile 2009
La Rai: nessuno stop alla festa per Rita Levi Montalcini
Quando è troppo, è troppo. Se lo devono essere detti anche in Rai, che mai come in questo momento sembra piccola, piccola. Dopo l’annuncio di un’apertura di inchiesta interna per "Report" e la sospensione di Vauro dalla trasmissione di Santoro, "Annozero", oggi la preoccupazione è circolata nella redazione di Fabio Fazio, "Che tempo che fa", forse già smentita.
Loris Mazzetti, curatore del programma, aveva annunciato all’associazione Articolo 21 di aver ricevuto una comunicazione informale che bloccherebbe la partecipazione di Rita Levi Montalcini alla puntata del 26 aprile. Ma la notizia sarebbe stata veramente troppo grossa: così è giunta una tardiva nota in cui la Rai faceva marcia indietro: «Nessuno stop a Rita Levi Montalcini né a "Che tempo che fa", né in nessuna altra trasmissione della Rai», ha fatto sapere Mauro Masi, direttore generale di Viale Mazzini, secondo il quale la presenza dell’illustre scienziata negli studi della radiotelevisione pubblica è sempre un onore.
Eppure, forse qualcosa era accaduto. Altrimenti Mazzetti non avrebbe detto: «C’è una cosa che in questi giorni ci lascia un po’ perplessi: circa un mese e mezzo fa avevamo annunciato alla rete di voler festeggiare in trasmissione i cento anni di Rita Levi Montalcini. In un primo momento avevamo ricevuto il benestare: del resto la signora Montalcini, prima di essere senatrice a vita, è soprattutto un’intellettuale e una donna di scienza... ieri invece, ci è stato comunicato in maniera informale che la cosa non era più possibile. Adesso attendiamo una lettera ufficiale e le motivazioni», «Mi auguro - sottolinea Mazzetti - si sia trattato solo di un eccesso di zelo da parte dell’azienda e che alla fine, il 26, la puntata si possa fare per come era stata pensata...». «Quello che sta avvenendo in questi giorni a Viale Mazzini è un atto di censura e intimidazione generale, un reale tentativo di limitare il nostro lavoro».
Che la Rai nell’era berlusconiana sia sempre più privata che pubblica lo dimostrano le ben note epurazioni dovute all’editto bulgaro di Berlusconi, che fecero allontanare dalla tv Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Poco dopo fu allontanata anche Sabina Guzzanti. Proprio l’attrice comica, che stasera sarà ospite ad Annozero al posto di vauro e promette sorprese, ora rivela cosa c’è dietro il caso meno eclatante, quello che coinvolge "Report".
In veste di "detective", Guzzanti denuncia dal suo sito di aver scoperto «cosa c’è in ballo contro Report». Guzzanti spiega che «il servizio incriminato è quello sulle social card che avrebbe irritato Tremonti il gandhiano». Per ora, spiega, «non c’è nessuna accusa ufficiale si sa solo che il contratto della giornalista Giovanna Boursier (l’autrice dell’inchiesta) è al vaglio dei piani superiori e il servizio è sotto i bisturi del comitato etico». Poi il commento su quanto sta accadendo in Rai: «Che brividi, che schifo. Ancora una volta siano maledetti tutti quelli che si prestano a collaborare. Tanto alla fine saranno stati tutti coraggiosi e partigiani ma per adesso possiamo permetterci di esternare nei loro confronti tutto il nostro disprezzo. E non c’è tengo famiglia che tenga, la famiglia la teniamo tutti».
La polemica su Annozero, nel frattempo, continua. Per Italo Bocchino del Pdl "è Santoro a violare lo spirito del servizio pubblico". Nella puntata di ieri sera si è parlato ancora di terremoto (l’inviato Sandro Ruotolo si è collegato dai paesini colpiti dal sisma) ma prima Santoro ha ringraziato Bertolaso che precedentemente aveva ringraziato tutta la stampa e anche Annozero: «Io voglio ringraziare proprio Bertolaso. Non abbiamo mai messo in dubbio - ha detto Santoro - la rapidità, l’efficienza e l’ampiezza di mezzi sul territorio. Noi però abbiamo voluto porre l’accento sul problema della prevenzione». E il giornalista ha ricordato le cifre che hanno testimoniato l’impegno profuso dalla Protezione Civile nei momenti successivi al terremoto. Sabina Guzzanti al posto di Vauro.
* l’Unità, 16 aprile 2009
Specchio, bello specchio...
di Philippe Ridet
(Le Monde, 13 aprile 2009 - traduzione dal francese di José F. Padova)
Da un mese a questa parte Palazzo Chigi, sede della presidenza del Consiglio, rettifica tutte le informazioni pubblicate dalla stampa estera ritenute offensive per l’Italia e gli italiani. Il Times, che aveva ironizzato sulle dichiarazioni di Silvio Berlusconi che consigliava agli sfollati del terremoto de L’Aquila (Abruzzi) di ”passare il fine settimana al mare”, si è visto immediatamente bacchettare da un comunicato ufficiale, mercoledì 8 aprile: ”Se l’inviato speciale britannico fosse stato sul posto, avrebbe potuto verificare la reazione positiva degli sfollati alle parole di conforto (...), pronunciate con un tono divertente, per convincere le famiglie a lasciare le tende per recarsi in uno degli alberghi della costa messi a loro disposizione”.
Un altro quotidiano britannico, The Guardian, ha anch’esso avuto diritto a rimostranze ufficiali per avere scritto che la fusione fra i partiti Alleanza Nazionale e Forza Italia avrebbe fatto nascere una formazione ”post-fascista”. Il quotidiano spagnolo El País e il settimanale tedesco Der Spiegel hanno ricevuto una lettera di rimprovero da parte degli ambasciatori d’Italia in Spagna e in Germania. Il primo per avere scritto che Berlusconi è uno dei leader ”più sinistri”, il secondo per aver pubblicato in prima pagina un titolo giudicato sprezzante per l’Italia: ”Lo stivale puzzolente”.
Suscettibile, Silvio Berlusconi? Si, ma non più degli italiani, che rifiutano di riconoscersi nello specchio che la stampa straniera mette loro davanti. Eppure non sono avari di critiche su loro stessi. Hanno perfino inventato una parola per questo, autolesionismo, per evocare la loro propensione a vedersi come gli ultimi della classe, i disprezzati d’Europa. Ma se qualcun altro lo fa al posto loro subito gli stessi che si descrivevano come ”abitanti di un Paese dove nulla funziona” inforcano il cavallo dell’orgoglio nazionale. L’atteggiamento pieno di dignità offesa di Silvio Berlusconi che rifiuta l’aiuto internazionale dopo il dramma de L’Aquila ne è un’illustrazione.
Questa questione dell’identità dell’Italia come viene percepita all’estero è stata perfino oggetto di un intervento durante un seminario per gli ambasciatori, il marzo scorso. Invitati dalla Farnesina (il ministero italiano degli Affari etseri), il corrispondente del Wall Street Journal e quello di Le Monde sono stati pregati di spiegare come essi vedevano l’Italia e in che modo ne dessero notizia. I due giornalisti si sono trovati d’accordo nel dire, in termini altrettanto diplomatici di quelli usati dal loro uditorio, che almeno quattro ostacoli impedivano loro di fare l’elogio quotidiano della Penisola: la mafia (e le sue declinazioni locali), l’inefficienza dell’amministrazione e dello Stato in generale, la politica xenofoba esaltata - e talvolta messa in atto - dalla Lega Nord e le pessime battute di Silvio Berlusconi.
”Saremo sempre gli italiani di un tempo”, si è lagnato qualche giorno fa il quotidiano Il Giornale (proprietà del fratello di Berlusconi) dopo la comparsa sulla stampa straniera di articoli che riguardavano le violenze contro gli stranieri. Le vittime dei pregiudizi: Il Paese della pizza e del mandolino è diventato il Paese dei razzisti”.
L’Istituto Ipsos ha presentato a Siena, nel dicembre 2008 e in occasione di un incontro organizzato dalla Fondazione Intercoltura, un sondaggio qualitativo centrato sulla percezione della Penisola da parte di una dozzina di testate estere, fra le quali Le Monde, realizzato fra giugno e settembre 2008. Secondo questo studio soltanto gli argomenti che riguardano coltura e patrimonio [artistico] portano all’elogio. Per il resto, l’evocazione della “dolce vita” provoca ”ironia”. La crisi economica e finanziaria porta a giudizi ”sovente negativi”, l’azione del governo è valutata con un ”approccio critico e severo”. I più indulgenti? La stampa russa e indiana. I più critici: i giornali francesi e argentini. In conclusione, Ipsos spiegava: ”Come riuscire a fare parlare delle cose belle e positive? Questa è la sfida per il futuro degli italiani e dell’Italia”.
Per la stampa che preferisce i treni che arrivano in ritardo a quelli puntuali l’Italia è un paradiso. I giornali della Penisola, che sono anch’essi una delle fonti d’informazione dei corrispondenti stranieri, traboccano di storie di malversazione, d’incuria, di corruzione, di crimini mafiosi. Silvio Berlusconi, che possiede più dell’80% dei mezzi audiovisivi italiani in quanto presidente di Mediaset e del Consiglio, tiene ugualmente d’occhi i giornali. Rimprovera loro di non vedere l’Italia con gli occhiali rosa e si lagna di essere maltrattato, poco amato, mal giudicato: ”Sono tentato di applicare misure dure” nei confronti della stampa, ha dichiarato recentemente.
Il terremoto de L’Aquila gli verrà in aiuto? I quotidiani italiani cominciano a lodare l’energia che ha ostentato per rassicurare le vittime e sovrintendere all’organizzazione impeccabile dei soccorsi. Perfino El País gli ha dedicato un editoriale elogiativo. La notizia è stata bene diffusa, sicuramente. Affinché ci ispiri?