Editoriale

I violenti, i capelloni, i demolitori dell’antimafia. In una denuncia forte, Benny Calasanzio descrive un fronte che non contratta

giovedì 14 agosto 2008.
 

Già pubblicato sul sito di Benny Calasanzio

Brutti, sporchi e cattivi. Vendicativi, senza cuore, giustizialisti. Di parte, giacobini e sanguinari. Cui loro preferiscono il volto dolce, quello istituzionale, quello pacato dell’antimafia per bene, con le scarpe e i vestiti puliti, quelli dell’"armiamoci e partite". Quelli che questo non si può fare e questo non si può dire perchè non ci compete. Quelli che rimangono in silenzio quando tutti si aspettano parole decise, fulimi e saette. Loro sono apprezzati, loro sono istituzionalizzati, loro sono bipartisan.

E poi ci siamo noi. Noi accecati dal dolore, noi che non ci facciamo una ragione dei nostri lutti e cerchiamo vendetta, col sangue agli occhi, con la bava alla bocca. Noi cui la mafia ci ha portato via affetti importanti e ora ovunque vediamo la mafia. Noi che dobbiamo prima "eleborare". Noi violenti, noi volgari. Noi che senza cuore ci opponiamo alle grazie per i collusi con la mafia fintemente morenti, noi che non andiamo alle manifestazioni antimafia per non stare accanto agli indagati per mafia. L’antimafia si fa con delicatezza, chiedendo per favore, attaccando "la mafia" ma non facendo i nomi dei politici e delle istituzioni colluse. Loro dicono che la mafia fa schifo ma poi stringono la mano a gente condannata per mafia.

Loro ci accetterebbero, ma siamo troppo esagerati. Loro Contrada lo manderebbero a Palermo, dalla sua famiglia, ma ci siamo noi, mostri dal cuore di pietra, che ci opponiamo. E se un giorno Contrada davvero morirà, sarà stata tutta colpa nostra. Noi dobbiamo stare calmi per non spaccare "il fronte comune antimafia", che non si sa dove sia, non si sa chi sia, però noi lo spacchiamo. Noi ci facciamo i nemici, loro coltivano le amicizie. Noi siamo i borderline, quelli da evitare, quelli che cercano "la polemica".

Invece il manuale del "perfetto militante antimafia" prevede stili e comportamenti sempre composti, prevede di fare buon viso anche di fronte a situazioni insostenibili.

Noi rovineremmo tutto. Noi siamo strumentali. Noi siamo gli appestati. Noi siamo pochi, se togli quella che fa la grillina a Palermo e vuole fare casino all’Ars e che aveva un padre giornalista che scriveva troppo, se togli quello di mezza età che solo perchè si chiama Borsellino vuole fare il processo a Contrada, se togli quelli che "si vogliono fare ammazzare tutti", poi levi pure quelli di Genova che ormai sono fottuti, sono circondati dopo aver denunciato e fatto arrestare, poi io che sono il peggio del peggio e in più sono basso, poi quell’altro Morrone che avendo quei capelli non può essere una persona seria, chi rimane? Poi ci sono quelli che fanno quel giornale scaduto (siamo nel 2008 e si chiama ancora Antimafia2000), e poi altri quattro, cinque, e poi? Loro invece sono tanti, tutti belli e puliti, loro si possono invitare alle manifestazioni, loro non pisciano mai fuori dal vaso.

Se inviti uno di noi magari poi parla. E magari da dispiacere al consigliere comunale che ti invita e ti dice: "parlate di tutto ma non fate nomi perchè c’è il sindaco", come quello di Montebello della Battaglia, che poi ci rimane male. Ma a noi va benissimo così. Non è un peso essere sempre in mezzo al fuoro incrociato. Perchè di certo non ci colpirà il fuoco amico, visto che di amici non ne abbiamo nè da una parte nè dall’altra. Siamo rimasti in quattro gatti, sempre brutti sporchi e cattivi, in pieno agosto a diffondere notizie, informazioni, sentenze su Contrada per evitare che la gente si faccia infinocchiare dal suo staff e dal suo legale con i baffetti che, onestamente, non si può guardare.

Il leitmotiv dei suoi arruolati è: "E’ malato, lasciatelo andare, è innocente lo accusano solo i pentiti". Quando citiamo fatti e circostanze, tutti svaniscono, per poi riprovarci quando le acque si calmano. Pure il medico che ha certificato le "pessime" condizioni di salute di Contrada, tale Agnesina Pozzi, si è invaghita bel "bianco traditor dello Stato", e scrive al fratello di Borsellino: "Nella memoria di quel grand’uomo che è stato suo fratello, ma altrettanto convinta che Bruno Contrada sia un altro grande uomo. L’ho conosciuto; l’ho guardato negli occhi; gli ho stretto la mano e gliel’ho anche baciata" proponendo un osceno paragone tra un uomo della Giustizia e uno della mafia.

Quello che ci da forza non è il politicamente corretto, è la gente che era ai funerali di Agostino Catalano, Emanuela Loi, Eddi Walter Cosina, Vicenzo Li Muli e Claudio Traina. Non era gente "British", era gente incazzata che urlava e di fronte alla faccia di bronzo dei politici cominciò a sputare e a cacciarli con calci e spintoni. Noi siamo figli e fratelli di quella gente, e non li tradiremo mai per convertirci ai belli, ai bipartisan, ai cultori del galateo dell’antimafia.

Benny Calasanzio


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