La partecipazione alla vicenda mediatica del cappuccino padre Fedele Bisceglia è impressionante. L’opinione pubblica è fortemente divisa tra colpevolisti, innocentisti e prudenti. Qualcuno ci ha scritto che io non penso, che siamo ciechi e ottusi e che non vogliamo renderci conto dell’evidenza. Vorrei, a riguardo, precisare alcune cose. Secondo le ultime notizie, pare che il frate missionario abbia commesso violenze indicibili, che le abbia programmate con attenzione e che, addirittura, si sia servito, per attuarle, della violenza psicologica, quella, cioè, che non lascia scampo alle vittime. Sappiamo quale ricostruzione si sta dando ai fatti e non siamo certo resistenti a oltranza. Tuttavia, mi permetto umilmente di osservare che per Enzo Tortora ci fu un complotto incredibile, tale da persuadere gran parte dell’opinione pubblica della sua colpevolezza sicura. Poi, se i fatti contestati a padre Fedele fossero veri, dovremmo legittimamente chiederci se le alte sfere della Chiesa sapevano di certe pratiche all’interno dell’Oasi francescana di Cosenza. Pur non pensando, come mi ripete costantemente l’avveduto Antonio Scoppettuolo, non penso di bestemmiare rilevando che padre Fedele è stato per due volte consecutive Provinciale dei Cappuccini della provincia di Cosenza. Ora, se non crediamo al complotto nei suoi confronti, non possiamo credere a un suo complotto, ben nascosto, finalizzato al soddisfacimento di bisogni sessuali continui e personali. In altri termini, non possiamo pensare che, se tutto fosse effettivamente accaduto come per gli inquirenti, nessun "responsabile" della Chiesa fosse al corrente delle abitudini del monaco. Chi mai, Scoppettuolo, lo farebbe? Lei, Scoppettuolo, è molto in gamba e certamente è più robusto di me, anche sul piano morale. Lei è colto, appassionato, analitico ma anche offensivo. E, se lo lasci dire, non mi pare che con le sue incursioni sintetiche e quasi televisive offra un esempio di modalità dialogiche cristiane. Io non ho puntato il dito contro monsignor Nunnari, a cui lei è molto vicino. Se vogliamo dircela tutta, dobbiamo essere onesti intellettualmente e porci delle domande. D’altra parte, visto che lei è un filosofo con la lode, sa molto meglio di me che si conosce se ci si interroga.
Semplicemente, io resto convinto del fatto che bisogna attendere le conclusioni della giustizia, prima di assolvere o condannare, noi, padre Fedele. La Chiesa, inoltre, non può essere chiamata in causa in modo qualunquistico. Preferisco credere, sapendo di non illudermi, che la Chiesa esercita, nella sostanza, una funzione essenziale in questo mondo. Sarebbe un errore generalizzare o condannarne l’operato, sulla base di certi orientamenti morali che, agli occhi del contemporaneo, possono anche risultare anacronistici e contraddittori. Dove andremmo, se non ci fosse la Chiesa? Vogliamo sbarazzarci del messaggio cristiano, dei valori del Vangelo e dello spirito di Carità di tutta la comunità dei fedeli? Penso che anche un laico serio ci rifletterebbe un po’, prima di demolire in un colpo solo l’istituzione Chiesa, a partire dalle fondamenta. Su tutto si può discutere. Credo che l’esempio di Federico La Sala sia molto interessante, dato che le sue riflessioni sono sempre organizzate, articolate e circostanziate. A me non piacciono, invece, i pensatori generici, astratti e assolutisti.
Emiliano Morrone
Buonasera a lei, caro direttore. Innanzitutto, ho apprezzato enormemente ciò che lei ha scritto nel paragrafo, ma devo ammettere che le sue parole non mi hanno del tutto persuasa...
Non ricordo bene ciò che successe a Tortora, poichè ero molto piccola (ora ho 27 anni), ma da quanto mi hanno raccontato, Enzo Tortora fu ingiustamente carcerato per delle colpe che poi si scoprì non essere mai esisitite. Credo, però, che la vicenda di Padre Bisceglia sia completamente diversa per alcuni motivi: 1) Padre Bisceglia non è un personaggio televisivo e mediatico 2) Non ho trovato motivi che possano aver spinto alcune persone ad emettere accuse che si credono infondate. E poi non ci dimentichiamo delle telefonate... Secondo lei è possibile giudicare il tono con il quale il padre parlava e le cose che diceva solo un "gioco"? Mi sembra estremamente strano tutto ciò...
Le scrivo questo per dirle che sono profondamente delusa dalla giustizia italiana, che ogni giorno proclama innocenti persone che dovrebbero stare in carcere e mette nello stesso persone che magari hanno rubato per poter permettere alla loro famiglia di mangiare. Mi dispiace pensare questo, ma, ripeto, non credo nella giustizia italiana... Il mio comportamento è corretto e ligio alle regole solo per pure convinzioni morali e per quieto vivere, non per "paura" di finire in carcere.
Tutto questo per dirle che la notizia della scarcerazione di Padre Fedele mi ha turbato moltissimo, anche se credo che la riluttanza e la poca fiducia che da oggi gli dimostreranno i suoi parrocchiani, sarà peggio di un "soggiorno" carceriero.
Distinti saluti
Andando vedendo. Posto che il giudizio è sempre soggettivo, cerco di lottare, per quanto mi è possibile, in favore d’una giustizia oggettiva, che restituisca fiducia a chi l’ha perduta. Con sincera gratitudine e cordialità,
Emiliano Morrone
Caro direttore questa storia non c’entra nulla con quella di Enzo Tortora. Tortora fu messo in galera perché dei falsi pentiti lo accusarono per avere benefici di legge.
I fatti: c’è un prete che non è fedele alla propria missione, che gestisce in modo irregolare una comunità finanziata con soldi dello stato, che ha una condotta privata contraria alle apparenze dell’abito che indossa. Sappiamo che una suora, secondo una perizia, ha evidenti segni di violenza carnale. Ci sono una suora e altre dieci donne che denunciano attenzioni sessuali non gradite, se non vere e proprie violenze, spesso condite con l’arma del ricatto del permesso di soggiorno.
Sarà la magistratura ad accertare violenze sessuali, stupri di gruppo, minacce e quant’altro. Ma immaginare inesistenti complotti è una offesa alla nostra intelligenza, alla memoria di Enzo Tortora, e soprattutto a dieci donne che potrebbero essere le vittime di violenze e di cui nessuno si preoccupa.
Tirare in ballo l’attività missionaria di padre Fedele a suo sostegno è inutile. Si può fare il missionario, essere superiore dei cappuccini e violentare delle donne. Non vedo come possa la sua attività di sacerdote esimerlo dalle sue responsabilità. E’ come mischiare l’acqua con l’olio.
All’aspirante sacerdote Francesco che si scandalizza e non si interessa della sorte delle vittime degli stupri, dico che nel Vangelo è scritto che gli scandali sono utili (oportet ut scandala eveniant). Sono utili perché ci sono delle vittime, utili perché dietro questi stupri ci sono ragioni più profonde.
Francesco confonde il sesso con il dedicarsi agli umili e ai deboli. Non c’entrano niente. La castità e il celibato sono inutili alla sua missione, e, anzi dannose. Perché persone sentimentalmente e sessualmente immature non sanno cosa sia amare e dedicarsi agli altri. Gli scandali (spesso repressi) dei preti pedofili dovrebbe insegnarci che non c’entra nulla la loro eventuale omosessualità.
Caro Francesco, ti consiglio di riflettere prima di fare una scelta che, per la vita, ti impone una scelta innaturale come la castità. La nostra natura di esseri umani sessualmente attivi prima o poi verrà fuori anche in te. E non vorrei che tu ti trovassi a vivere nella clandestinità la tua affettività e sessualità, come moltissimi sacerdoti fanno.
Francesco
DEUS CLARITAS EST !!!
Caro Francesco
CHE SI FACCIA PRESTISSIMO CHIAREZZA E GIUSTIZIA!!!: questa è stata la richiesta del direttore del sito (e anche mia), fin dall’inizio. Condivido quanto scrivi: “impariamo prima di tutto l’umiltà, e smettiamola di pensare che i sacerdoti siano dei super uomini immuni da ogni male e da ogni peccato, sono UOMINI, come tutti noi”. Ma credo anche che ci sia ‘qualcosa’ che non va, sia nella teoria sia nella pratica, nella Chiesa (che si dice e vuole essere universale) ‘cattolica’. Dici che stai “facendo un cammino vocazionale” che ti porterà, “se il Signore vorrà, a diventare un sacerdote religioso, come padre Fedele” e inviti alla preghiera: “e se ne siamo capaci mettiamo le mani giunte, inginocchiamoci e preghiamo il Signore Dio per intercessione della nostra cara Madre Maria che li aiuti nel loro difficile ministero”. Condivido anche questo, ma non credi che in quello che dici ci sia ‘qualcosa’ che non va?! E’ mai possibile che nel duemila dopo Cristo, e dopo Francesco d’ Assisi !!!, si continui a mentire alla grande, a confondere mente e cuore e a indicare un modello di famiglia (la ‘sacra famiglia’) ancora tutto pre-cristiano?! Pensaci bene prima di procedere sul tuo cammino, di imitazione di Gesù: di chi sei ‘figlio’?, solo di ‘Maria’?! Come Gesù, e come Francesco, non sei anche tu figlio dello stesso Spirito Santo, dell’Amore? E allora, ti prego, sii fedele a te stesso e allo spirito della verità e della vita, medita (oltre che su tutti gli altri ’passi’ evangelici, anche) su questo passo di Matteo (1. 21): [MARIA] Ella partorirà un figlio, E TU [GIUSEPPE] GLI PORRAI NOME GESU’, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati. Pensaci: non è che, avendo la Chiesa ‘cattolica’ (soprattutto, e non solo) costretto tutti e tutte a ’dimenticare’ GIUSEPPE, tutti gli esseri umani non siano potuti diventare veramente figli e figlie di ‘Dio’, e il “DEUS CARITAS EST” è stato coniugato (e fatto coniugare ancora oggi, fino all’enciclica di Benedetto XVI compresa!!!) ostinatamente male, ancora e solo in senso apostolico-romano - e nient’affatto (dal punto di vista teorico, istituzionale, ed educativo) cristiano e veramente umano?! O mi sbaglio? Cosa ne pensi? CHE SI FACCIA PRESTISSIMO CHIAREZZA E GIUSTIZIA, per tutti gli esseri umani e per padre Fedele!!! Pace e bene, sul e per il tuo cammino. Molti cordiali saluti, Federico La Sala (29.01.2006)
L’Amaca di Michele Serra (La Repubblica, 26.01.2006, p. 20)
La differenza tra sesso e violenza sessuale dovrebbe essere ovvia per chiunque, e siamo certi che lo sarà anche per i giudici che dovranno processare il frate di Cosenza accusato di stupro. La differenza tra sesso e violenza sessuale dovrebbe essere ovvia per chiunque, e siamo certi che lo sarà anche per i giudici che dovranno processare il frate di Cosenza accusato di stupro. Nel frattempo, però, lo sguardo tracimante dei media genera una orribile confusione. In un profluvio di "boccaccesco" e "pruriginoso", si pubblicano le conversazioni private dell’imputato (normalissime porcherie di uso comune) manco fossero, in sé, la prova, o comunque la spiegazione, di un reato odioso come lo stupro. In un paese che spesso confonde omosessualità e pedofilia (ma moltissimi pedofili sono eterosessuali), è quasi inutile suggerire prudenza: il frate e le sue eventuali vittime sono oramai carne di porco, buona da infilzare nello spiedo del pettegolezzo nazionale. Resta da chiedersi (anche a proposito del recente dibattito sulle intercettazioni telefoniche) quali siano i gravi motivi di ordine pubblico, o gli urgenti obblighi del diritto di cronaca, che spingono a divulgare le ciance erotiche di privati cittadini come se fossero le trascrizioni delle ultime parole pronunciate a Sodoma e Gomorra prima della punizione divina. Non c’è niente da fare, un paese bigotto è anche, inevitabilmente, un paese morboso. E pure feroce.
Al vaglio degli inquirenti anche diverse intercettazioni ambientali. In una c’è una dipendente dell’Oasi che fa riferimento a un aborto
Padre Fedele, sequestrato porno amatoriale
La difesa: "E’ stato scaricato da internet" *
COSENZA - Nella vicenda di padre Fedele Bisceglia spunta anche un film porno amatoriale, intitolato "Il diavolo in convento". E’ fra gli atti depositati dal sostituto procuratore di Cosenza, Claudio Curreli, ai giudici del Tribunale della libertà di Catanzaro che si occupa del caso del fondatore dell’Oasi francescana e del suo segretario Antonio Gaudio, accusati entrambi di violenza sessuale nei confronti di una suora.
Non è chiaro chi siano i protagonisti del film. Gli agenti della polizia di Stato che hanno visionato il film evidenziano nel loro rapporto che la donna avrebbe un saio nero e delle calze corte e che l’uomo avrebbe degli occhiali e la sua immagine non sarebbe compatibile con quella di padre Fedele. Gli investigatori inoltre evidenziano che il film, di natura amatoriale e della durata di quattro minuti, sarebbe stato girato in una camera di albergo o comunque in un ambiente diverso da quello dell’Oasi francescana. Non sarebbe dunque il video che, secondo la deposizione della suora che li ha accusati, i due avrebbe girato mentre la violentavano.
La difesa di padre Fedele e di Gaudio sostiene, infatti, che il film è stato scaricato da internet. E che non avrebbe nessun riferimento con la vicenda che vede coinvolto il frate.
Il sostituto procuratore Curreli ha depositato anche la trascrizione di un’intercettazione ambientale tra Antonio Gaudio e una dipendente dell’Oasi francescana nella quale si fa riferimento a un aborto.
I difensori dei due indagati a loro volta hanno consegnato ai giudici del riesame una memoria difensiva di 34 pagine. Tra alcuni documenti ci sarebbero anche dei tabulati telefonici dai quali emergerebbe che era la suora a contattare ripetutamente padre Fedele.
* la Repubblica, 27 marzo 2007