Emisfero destro ed emisfero sinistro. La ’politica’ della "mente bicamerale".... e la via chiasmatica della conoscenza.

LE DUE META’ DEL CERVELLO. QUANTO CONTA LA PARTE SINISTRA. Colloquio di Massimo Piattelli Palmarini con Michael S. Gazzaniga - a cura di Federico La Sala

domenica 7 settembre 2008.
 



-  Colloquio con lo scienziato che ha studiato con Sperry la separazione degli emisferi cerebrali

-  Cervello, conta la parte sinistra

-  Gazzaniga: «L’uomo può vivere anche se la destra è lesionata»

-  di Massimo Piattelli Palmarini
-  (Corriere della Sera, 06.09.2008)

In un giorno del 1956, al White Memorial Medical Center, alla periferia di Los Angeles, i neurologi esaminarono il triste caso di un ex paracadutista americano, il quale aveva riportato nel 1944 un grave trauma cranico. Questo paziente, poi divenuto ultra-celebre nella letteratura clinica, è noto mediante le iniziali W. J.

Il poveretto soffriva di frequenti convulsioni epilettiche resistenti ai farmaci. I neurochirurghi Joseph Bogen e Phillip Vogel, nel 1962, decisero di sezionare il ponte calloso che connette i due emisferi cerebrali. Due neuropsicologi del vicino California Institute of Technology vennero chiamati a seguire la successiva rieducazione e ad effettuare un’attenta analisi delle conseguenze psicologiche, cognitive e comportamentali dell’intervento. Essi erano il ben noto e allora cinquantenne professor Roger Walcott Sperry e il suo giovane assistente Michael S. Gazzaniga.

Penso che tutti abbiamo sentito parlare del cervello diviso, dello «split brain», e abbiamo una qualche nozione della diversità tra emisfero sinistro (logico, linguistico, metodico, riflessivo) e emisfero destro (artistico, attento alle forme e alle melodie, intuitivo).

Ebbene, tutto è partito proprio dal caso W. J. e dai lavori di Sperry e Gazzaniga. Mike Gazzaniga è oggi direttore del Centro SAGE per lo Studio della Mente all’Università di California a Santa Barbara. E’ appena uscito il suo ultimo libro, dal semplicissimo titolo «Human», e dal sottotitolo «la scienza che è alla base di ciò che ci rende unici».

In che cosa siamo così unici nel mondo animale? Lo lascio dire a Gazzaniga, in esclusiva per il Corriere Scienza: «E’ perché abbiamo un cervello capace di conoscere, apprezzare e desiderare le arti e governare i nostri atteggiamenti sociali e morali. Su un punto Darwin aveva torto, cioè noi non siamo in continuità con gli altri primati, la differenza tra noi e loro e qualitativa, non puramente quantitativa».

Gli chiedo di essere più esplicito: «Dal punto di vista cognitivo, noi abitiamo in una nicchia ecologica del tutto speciale. Evoluzionisticamente parlando, siamo come un treno senza freni. Possiamo modificare l’ambiente quasi senza limiti, il nostro cervello è molto meno modulare di quello di specie anche a noi vicine. Il passato del nostro cervello, della nostra mente e del nostro corpo ci condiziona assai poco. In altre parole, non possiamo liberamente cambiare la nostra natura, ma possiamo cambiare i nostri comportamenti. Dobbiamo sperare solo di sapere bene quello che stiamo facendo».

L’idea del cervello sinistro e destro è diventata moneta corrente. Che cosa c’è di vero e di esagerato oggi in questa idea? «Ciò che più ci preme, nella nostra esistenza, è la capacità di pensare e di trovare soluzioni, essere creativi e comunicativi. Tutto ciò è provincia dell’emisfero sinistro. Quello destro gioca anch’esso un ruolo importante, ma si è visto che la vita ordinaria può continuare anche quando viene colpito».

Dopo quasi mezzo secolo, quali lezioni possiamo trarre da questa lunga avventura clinica e scientifica? «Che gli esseri umani possiedono, nel loro emisfero sinistro, un dispositivo particolare che ci consente di dare un senso ai nostri propri comportamenti e umori, ci consente di interpretarli. Molti sono prodotti da meccanismi cerebrali impermeabili alla coscienza. Questo dispositivo è il loro interprete ci consente di raccontare a noi stessi la favola che siamo un’entità unica e consapevole, a dispetto di un sistema cerebrale che è di fatto distribuito e in parte modulare».

Gazzaniga è riconosciuto come un padre fondatore delle neuroscienze cognitive: «Sono quel neuroscienziato irrequieto, che ha sempre guardato verso il futuro e ha non solo dato contributi al problema dei rapporti tra mente e cervello, ma ha anche creato il settore della neuro-etica». Il suo libro «Il Cervello Etico» lo testimonia; inoltre è a capo di un vasto progetto di neuroetica sovvenzionato dalla Fondazione McArthur e darà l’anno prossimo in Scozia le prestigiose Gifford Lectures, venerabile istituzione che esiste dal 1887.

Che cosa ci riserverà il futuro? «C’è stato il continuo progresso, proprio da voi in Italia, da Camillo Golgi a Giacomo Rizzolatti, dall’identificazione delle singole cellule nervose alle reti di neuroni e alla comprensione di come il cervello capisce le intenzioni altrui. Il futuro delle neuroscienze sta tutto nella scoperta di nuovi strumenti di indagine e nuovi metodi per capire i sistemi complessi ».


Sul tema, nel sito e in rete, si cfr.:

-  Questione antropologica
-  IL PROGRAMMA DI KANT. DIFFERENZA SESSUALE E BISESSUALITA’ PSICHICA: UN NUOVO SOGGETTO, E LA NECESSITA’ DI "UNA SECONDA RIVOLUZIONE COPERNICANA".

ESTETICA (E NON SOLO) E DEMOCRAZIA. PER LA CRITICA DELLA FACOLTA’ DI GIUDIZIO E DELLA CREATIVITA’ DELL’ "UOMO SUPREMO" (KANT).
-  CREATIVITA’: KANT E LA CRITICA DELLA SOCIETA’ DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE. Da Emilio Garroni, una sollecitazione a svegliarsi dal sonno dogmatico.


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