NAPOLITANO: SERVE CONDIVISO PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE *
ROMA - Sulla Costituzione repubblicana "possono ritrovarsi tutte le componenti ideali, sociali e politiche della società italiana nel sentirla come propria, nel rispettarla, nel trarne ispirazione, nell’animare un clima di condiviso patriottismo costituzionale".
Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo intervento per il sessantacinquesimo anniversario della difesa di Roma.
’’Vorrei incoraggiare tutti a rafforzare il comune impegno di memoria, di riflessione, di trasmissione alle nuove generazioni del prezioso retaggio della battaglia di Porta San Paolo, della difesa di Roma e della Resistenza’’ aggiunge.
* Ansa» 2008-09-08 11:16.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
LA LINGUA D’AMORE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI E LA COSTITUZIONE.
Da Helsinki il presidente lamenta la scarsa sensibilità verso la nostra Carta
e verso quella europea. E poi dice: "L’Italia ha bisogno della crescita"
Napolitano: "In Italia non tutti
si identificano nella Costituzione" *
HELSINKI - "Da noi c’è chi non si identifica nella Costituzione": lo ha detto, oggi, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla conferenza stampa che ha chiuso la sua trasferta di due giorni in Finlandia. Parlando della situazione del nostro Paese, il capo dello Stato ha anche detto che "serve un grande sforzo per rilanciare la crescita".
Ecco il ragionamento di Napolitano: "Credo che in Italia - ha detto - sia ancora una questione aperta la piena identificazione che ci dovrebbe essere da parte di tutti nei principi e nei valori della Costituzione repubblicana che sono rispecchiati nella Costituzione europea richiamata nel Trattato di Lisbona". Il presidente lo ha dichiarato rispondendo a una domanda dei giornalisti sulla caduta di tensione che c’è in vari paesi europei, rispetto ai motivi originari che furono alla base della costruzione europea, come strumento per mettere fine agli orrori creati dalla guerra e dal nazifascismo.
Sulla necessità di una ripresa della crescita economica, il capo dello Stato ha spiegato che "è essenziale puntare su fattori fondamentali come la debolezza della capacità di concentrarsi sulla ricerca e la formazione. E’ una questione che deve essere affrontata anche dalle politiche pubbliche".
Napolitano ha poi espresso "non solo un sentimento di solidarietà al giudice Giacomo Montalbano (la cui villa è stata bersaglio di un’attentato incendiario, ndr) ma una riaffermazione dell’importanza dell’impegno di tutti magistrati che, come lui, lottano per l’impegno alla legalità anche con sacrificio personale e gravi rischi". Convinzioni, queste, da lui riportate anche al procuratore antimafia Piero Grasso, che ha incontrato proprio nella capitale finlandese.
* la Repubblica, 10 settembre 2008.
Salò, Napolitano ferma La Russa
A Porta San Paolo il ministro della Difesa omaggia i fascisti della Repubblica sociale
Il Presidente: la Resistenza fu volontà di riscatto, eroico chi rifiutò di aderire alla Rsi:
«Chi rifiutò l’adesione alla Rsi è simbolo della volontà di riscatto del Paese»
di Marcella Ciarnelli (l’Unità, 09.09.2008)
LETTURA di parte di una pagina senza equivoci della storia del Paese. Ci ha provato a proporla il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, rendendo omaggio ai militari che aderirono alla Repubblica sociale. Ma a smentirla ha provveduto subito con le sue autorevoli parole il presidente della Repubblica che ha ricordato come tra gli autentici simboli della Resistenza ci siano stati, oltre ai partigiani, proprio i militari che non aderirono alla Repubblica di Salò e per questo subirono la deportazione.
Porta San Paolo, sessantacinque anni dopo. Cielo azzurro. Palco rosso delle grandi occasioni. Al governo del Paese c’è il centrodestra. Roma è amministrata da un sindaco la cui militanza politica è nota e che proprio nelle ore precedenti alla celebrazione di questo 8 settembre che segnò anche la difesa strenua della Capitale dalle truppe neonaziste, è inciampato nella nostalgia. E in questa sede, tenta ancora una volta di correre ai ripari correggendo il tiro e condannando «senza esitazioni l’esito liberticida ed antidemocratico di quel regime».
Ma ci pensa il ministro a riaprire la polemica. E con che toni. Non ci è riuscito La Russa a non abbandonarsi ad un revisionismo che sembra aver trovato nuova linfa nei successi elettorali. Così il titolare della Difesa, davanti al Presidente della Repubblica che ascolta e riguarda gli appunti del suo intervento in cui è già prevista la puntualizzazione necessaria ad una rilettura distorta della storia, si lascia andare. E ricorda il sacrificio dei militari della Rsi che «dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della Patria». E cioè «quelli della Nembo che si opposero allo sbarco degli anglo-americani meritando, quindi, il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obbiettività alla storia d’Italia».
Ma il presidente Napolitano non ci sta. La sua puntualizzazione storica è netta. Nel cuore del suo discorso invita a ricordare la Resistenza nella sua intierezza, nel suo «duplice segno: quello della ribellione, della speranza di libertà e giustizia che condussero tanti giovani a combattere nelle formazioni partigiane» e «quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei siecentomila deportati nei campi tedeschi, rifiutando l’adesione alla Repubblica di Salò». Dal Capo dello Stato è così arrivato l’invito a «rafforzare il comune impegno di memoria, di riflessione, di trasmissione alle nuove generazioni del prezioso retaggio della battaglia di Porta San Paolo, della difesa di Roma e della Resistenza» rivolto a tutti, ma per prime, alle forze politiche che sono state esortate ad «animare un clima di condiviso patriottismo costituzionale».
Il discorso di Napolitano viene da lontano. Segue il filo rosso della riflessione e dell’analisi storica che già furono all’origine del discorso che pronunciò a Cefalonia in occasione della commemorazione dei soldati che lì sacrificarono la loro vita e successivamente a Genova, città medaglia d’oro al valore, nell’anniversario del 25 aprile in cui mise in guardia dalle «false equiparazioni». Resta sullo sfondo quella necessità di una memoria condivisa che parta dal riconoscimento del valore della Resistenza i cui valori si ritrovano nella Carta Costituzionale che deve essere punto di riferimento comune, ma di cui debbono essere assunti i valori senza alcun ripensamento o rilettura di parte.
Il ministro La Russa ha perso l’occasione per farlo. Anche se poi ha cercato di minimizzare l’accaduto raccontando che Napolitano, nel breve tragitto dal palco all’auto, non gli avrebbe fatta nessun appunto al suo discorso.
Le parole del Capo dello Stato dal palco erano state chiarissime. E, quindi, non avevano bisogno di nessuna aggiunta. Ma La Russa ha insistito «nessun contrasto» mentre cominciavano a fioccare le reazioni alle sue parole. «Il cittadino La Russa può pensare quello che vuole, ma il ministro della Difesa è lì per ricordare la lotta antifascista da cui nasce la Repubblica di cui egli è ministro. Invece la repubblichina di Salò è un’altra cosa» ha detto Massimo D’Alema. Per Piero Fassino «non si possono equiparare libertà e dittatura. L’umana pietà non cancella la storia. «Le affermazioni del ministro La Russa e del sindaco Alemanno - afferma Rosi Bindi - non stupiscono e anzi confermano la fragile cultura democratica della destra italiana incapace di riconoscersi nei valori della Resistenza e della Costituzione». Il segretario di Rifondazione, Ferrero chiede le dimissioni del ministro. La destra, ovviamente, fa quadrato.
La commemorazione del 65° anniversario della difesa di Roma L’omaggio del Capo dello Stato e un fuori programma
Scontro Napolitano-La Russa
su Resistenza e Repubblica di Salò
Il ministro: "I militari combatterono credendo nella difesa della Patria"
Il presidente: "Chi rifiutò l’adesione alla Rsi simbolo della volontà di riscatto del Paese"
ROMA - Scontro sul ruolo e sul significato della Repubblica di Salò tra il presidente della Repubblica Napolitano e il ministro della Difesa Ignazio La Russa nel corso della commemorazione del 65° anniversario della Difesa di Roma.
Intervenendo prima di Napolitano, La Russa ha elogiato il ruolo dei militari della Repubblica di Salò sostenendo che, "dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della Patria". Netta la replica del Capo dello Stato: la Resistenza, ha sottolineato, "andrebbe forse ricordata nella sua interezza". "Per questo ho parlato di un duplice segno della Resistenza: quello della ribellione, della volontà di riscatto, della speranza di libertà e di giustizia che condussero tanti giovani a combattere nelle formazioni partigiane e quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei seicentomila deportati nei campi tedeschi, rifiutando l’adesione alla Repubblica di Salò".
Il discorso di Napolitano. "Vorrei incoraggiare tutti a rafforzare il comune impegno di memoria, di riflessione, di trasmissione alle nuove generazioni del prezioso retaggio della battaglia di Porta San Paolo, della difesa di Roma e della Resistenza", ha detto Napolitano.
"Tutte le componenti ideali, sociali, politiche, della società italiana, - ha aggiunto - si possono trovare nel sentire come propria la Costituzione, nel rispettarla, nel trarne ispirazione". Il presidente ha esortato tutte le forze politiche ad "animare un clima di condiviso patriottismo costituzionale".
Napolitano ha ricordato: "L’8 settembre 1943 sancì il crollo - nella sconfitta e nella resa, nonostante il sacrificio e l’eroismo dei nostri combattenti - di quel disegno di guerra, in alleanza con la Germania nazista, che aveva rappresentato lo sbocco fatale e l’epilogo del fascismo. Ma quell’8 settembre annunciò nello stesso tempo la nascita della Resistenza, nel duplice segno che la caratterizzò fino all’insurrezione vittoriosa e alla Liberazione del 25 aprile del’45".
Nel clima "di dissoluzione e pauroso sbandamento che seguì l’armistizio con le forze angloamericane, avrebbe davvero potuto essere travolta la patria : così non fu, così non sarebbe stato, perchè nacque in quello stesso giorno un decisivo moto di riscossa e di rinascita, che chiamammo ben presto Resistenza".
L’intervento di La Russa. "Farei un torto alla mia coscienza - ha invece detto il ministro La Russa - se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell’esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d’Italia".
Il ministro ha negato di aver avuto dissensi con il Capo dello Stato. "Nessun contrasto, neanche il più larvato, col presidente Giorgio Napolitano con il quale anzi mi sono intrattenuto fino alla fine in forma cordialissima" ha detto al termine della cerimonia. "A chi volesse cercare a tutti i costi polemiche pretestuose - ha aggiunto La Russa - invito a leggere tutto il mio intervento in cui il breve riferimento, non genericamente ai soldati della Rsi, ma ai militari caduti della Nembo è inserito in un ampio, costante, grato omaggio e riconoscimento a quanti si immolarono in quell’8 settembre per la libertà e la democrazia".
L’omaggio di Alemanno. Anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha reso omaggio agli italiani civili e militari che "per primi eroicamente cominciarono la lotta di liberazione della nostra patria", dopo l’armistizio di Cassibile.
* la Repubblica, 8 settembre 2008
Sul tema, nel sito, si cfr.:
«ricordarla sia come ribellione partigiana che come rifiuto alla repubblica di salò»
Resistenza, appello di Napolitano
«Tutti ne rafforzino la memoria» ha detto il Capo dello Stato al 65esimo anniversario della Difesa di Roma
ROMA - Non perdere ma anzi rafforzare la memoria della Resistenza. È questo l’incoraggiamento a tutti i cittadini lanciato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante le celebrazioni del 65esimo anniversario della Difesa di Roma. «Vorrei incoraggiare tutti a rafforzare il comune impegno di memoria, di riflessione, di trasmissione alle nuove generazioni del prezioso retaggio della battaglia di Porta San Paolo, della difesa di Roma e della Resistenza» ha detto il Capo dello Stato.
SALÒ - Secondo Napolitano, la Resistenza «andrebbe forse ricordata nella sua interezza» e per questo, spiega il presidente della Repubblica, «ho parlato di un duplice segno della Resistenza: quello della ribellione, della volontà di riscatto, della speranza di libertà e di giustizia che condussero tanti giovani a combattere nelle formazioni partigiane» e «quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei seicentomila deportati nei campi tedeschi, rifiutando l’adesione alla Repubblica di Salò». Proprio ai soldati della Repubblica Sociale Italiana ha reso omaggio il ministro della Difesa Ignazio La Russa: «Farei un torto alla mia coscienza - ha detto La Russa - se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell’esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d’Italia».
«PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE» - Sulla Costituzione repubblicana «possono ritrovarsi tutte le componenti ideali, sociali e politiche della società italiana nel sentirla come propria, nel rispettarla, nel trarne ispirazione, nell’animare un clima di condiviso patriottismo costituzionale» ha detto il presidente della Repubblica.
* Corriere della Sera, 08 settembre 2008