Indiscrezioni sul piano del governo. Il ministero: ma non è all’ordine del giorno
Meno ore e solo 4 anni
la commissione fantasma
studia le nuove superiori.
I tradizionali 5 anni resterebbero solo nei licei. Un taglio di 15 mila cattedre
di Mario Reggio *
ROMA - Scuole superiori che passano da quattro a cinque anni. Maturità a 18 anni. Meno orario e meno professori. Un quinto anno solo per chi andrà poi all’università. Per gli studenti dei tecnici e professionali, la stragrande maggioranza, si aprirebbe la strada della ricerca di un lavoro.
Solo chiacchiere di corridoio oppure è vero che il ministro Gelmini, assieme a Tremonti, intende mettere a dieta anche le scuole della secondaria superiore? Il ministero della Pubblica Istruzione smentisce: «Si tratta di un tema non all’ordine del giorno e che non è presente nelle proposte che il Ministero presenterà al Parlamento». Una replica lapidaria, ma il giallo resta. D’altro canto, il ministro Mariastella Gelmini ha annunciato che intende cambiare presto anche la scuola media: «Servono più italiano, matematica e inglese. Ho insediato una commissione che studia la riforma. Voglio fare presto».
Secondo le solite indiscrezioni, una commissione mista Tesoro-Istruzione, sta studiando come ripartire i tagli delle 110 mila cattedre e dei 44 mila nella prossima Finanziaria. Fino ad ora si è parlato solo e soltanto del maestro unico alle elementari. Ma i tagli, spalmati nei prossimi tre anni, dovranno coinvolgere anche le medie e le superiori.
Il punto interrogativo è stabilire come. Sempre secondo le solite indiscrezioni la commissione fantasma sulla riforma avrebbe in programma di portare a 30 il monte ore settimanale nei licei, l’unica strada per approdare all’università. Per tutti gli altri istituti superiori gli anni di corso si ridurrebbero a quattro con la possibilità di passare ad un percorso formativo successivo per prepararsi al lavoro. Quale lavoro, vista la situazione dell’economia italiana, resta alquanto nebuloso. E sempre il mercato del lavoro dovrebbe assorbire più di 200 mila precari della scuola che ormai hanno pochissime speranze di diventare insegnanti di ruolo.
Per i tecnici e professionali il tetto massimo di ore dovrebbe scendere a 32 settimanali. Un’ulteriore sforbiciata dopo la riduzione già operata dall’ex ministro Giuseppe Fioroni da 40 a 36 ore.
Solo l’intervento sugli orari di insegnamento dovrebbe portare ad un taglio di 15 mila cattedre. Ma non basta. Tra le misure allo studio sarebbe prevista la riduzione degli indirizzi e delle sperimentazioni che oggi sfiorano quota 900.
Comunque la riduzione di un anno del corso di studi non è una novità. Luigi Berlinguer ci provò puntando con l’accorpamento tra elementari e medie a sette anni, ma alla fine dovette arrendersi. Stessa sorte toccò a Letizia Moratti quando annunciò l’intenzione di ridurre a quattro anni la scuola superiore.
Oltre a non essere un’idea nuova è stata di nuovo proposta al Forum di Cernobbio, lo scorso 7 settembre, alla presenza del ministro e frutto di una ricerca Siemens-European House Ambrosetti. Tra le proposte, che porterebbero ad un risparmio di 6 miliardi di euro l’anno: scuola superiore di quattro anni e cancellazione dell’esame di maturità. Esame sostituito da una prova gestita da un ente terzo. Un sistema di valutazione con un ente terzo che controlli i rendimenti di istituti, insegnanti e studenti, nonché l’eliminazione dei concorsi pubblici per diventare insegnanti. Concorsi sostituiti da un test che include anche l’attitudine psicologica all’insegnamento. In attesa che le vere intenzioni del governo vengano alla luce in Parlamento il Partito Democratico alla Camera ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità al decreto Gelmini sulla scuola.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Materie e prof, così si decapita l’istruzione
Ecco il piano del ministro dell’Istruzione: via 48mila insegnanti già dal prossimo anno
di Maristella Iervasi (l’Unità, 19.09.2008)
MAESTRO unico anche alla materna, accesso all’università solo per gli studenti con maturità liceale. Tutti in classe ma solo di mattina e circa 60mila docenti «rispediti» a scuola di lingua inglese per una formazione specializzata obbligatoria. Ecco come la «cu- ra» Tremonti-Gelmini si abbatte sulla scuola pubblica. Oggi alle 15 il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini illustrerà ai sindacati Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola lo schema di piano programmatico. 24 pagine fitte fitte che stravolgono l’attuale «sistema scolastico»: dai quadri orari ai piani di studio. Uno tsunami senza precedenti per le famiglie italiane, i docenti, i precari e tutto il personale della scuola. Una contro-riforma a tutto tondo portata avanti senza mai ascoltare la voce dei diretti interessati che in tutto lo Stivale si alternano a staffetta nella raccolta di petizioni sotto gli istituti contro il piano «da restaurazione» di viale Trastevere.
Per il duetto Tremonti-Gelmini la scuola è vista come un capitolo di bilancio. Il decreto legge 112 prevede esplicitamente che siano tagliati nel triennio 2009-2012 circa 87mila 341 posti docenti e 44.500 posti di personale Ata (collaboratori scolastici, amministrativi e assistenti tecnici). Così ecco pronto il calcolo dello strumento contabile a scapito della qualità: nell’anno scolastico 2009-2010, ad esempio, verranno tagliati 42.105 posti docenti e 15.166 di personale Ata. Dalle prime anticipazioni solo a partire dal prossimo anno ci saranno 15.740 maestri in meno nella scuola elementare; 16.431 prof in meno alle medie; 12mila nella scuola superiore e 15.166 posti in meno tra collaboratori scolastici, amministrativi e assistenti tecnici. Tagli agli organici e alla didattica, solo per risparmiare circa 8 miliardi di euro nel prossimo triennio. Tra le regioni più penalizzate la Campania di Bassolino e la Lombardia di Formigoni, quest’ultima è in testa anche per l’impiego di classi a tempo pieno (oltre 9mila). Enrico Panini, segretario generale della Flc-Cgil, prende in castagna la Gelmini: «Non è vero che la spesa per la scuola non è fuori controllo.
Non è vero che aumentano i docenti e diminuiscono i bambini: dal 2001 al 2008 gli alunni sono costantemente cresciuti mentre i docenti sono diminuiti del 4-5%. Non è vero - insiste il sindacalista - che il 97% della spesa della scuola è destinata agli stipendi. La spesa è così composta: 42 miliardi dello Stato, 10 miliardi da regioni ed enti locali. Un totale di 52 miliardi. Per gli stipendi del personale si spendono 40 miliardi circa».
E Massimo Di Menna della Uil-scuola, avverte: «L’incontro non si può ridurre a un’informativa. La via maestra non può essere l’ossessione del risparmio. Il maestro unico non è una ascia ideologica da abbattere sulla scuola primaria. Gli aspetti legati al piano non devono mettere in ombra la questione centrale: le basse retribuzioni e il personale precario. Aumenti retributivi da subito nel contratto, altrimenti forte mobilitazione». Un faccia a faccia insomma per niente facile, viste le premesse della vigilia. Con la Gelmini che ripete a mo’ di litania le stesse parole: «Liberare risorse per garantire libertà di scelta alle famiglie». Una mossa politica che la Flc-Cgil sintetizza così: «Si vuole chiudere con il peso economico della scuola statale per tutti, per svenderla ai privati».
MATERNE «L’orario obbligatorio delle attività educative si svolge anche solamente nella fascia antimeridiana, impiegando una sola unità di personale docente per sezione» - si legge nello schema piano programmatico Gelmini-Tremonti. Oggi il rapporto nelle scuole materne è di 2 maestre ogni 25-28 bambini con orario prolungato fino al pomeriggio e non tassativo alle 12.30. Con la maestra unica i piccoli dai 3 ai 5 anni non potranno più andare neppure in giardino, visto che per le «uscite» didattiche il rapporto previsto per legge è di un docente ogni 15 bambini.
ELEMENTARI «Va privilegiata l’attivazione di classi affidate ad un unico docente e funzionanti per un orario di 24 ore settimanali», è l’aut-aut della bozza-programmatica. Il piano Gelmini-Tremonti ipotizza anche una articolazione del tempo scuola su 27-30 ore di insegnamento tutta da inventare e a carico delle scuole. Mentre l’attuale tempo pieno verrebbe cancellato per far posto agli inevitabili doposcuola-parcheggio.
LINGUA INGLESE L’insegnamento verrà «affidato» ad un docente di classe «opportunamente specializzato». Gli attuali oltre 11mila docenti specialisti di lingua straniera verranno «progressivamente» eliminati nel tempo. Oltre 60mila insegnanti verranno quindi obbligati a seguire una formazione linguista di 150/200 ore. Verrebbe cancellata la norma contrattuale sull’aggiornamento come attività non obbligatoria.
TECNICI E PROFESSIONALI Meno orari, meno indirizzi e meno discipline. Di fatto, passo sbarrato per l’accesso all’università. Se ne discuterà nei prossimi giorni in un tavolo tecnico.
Scuola, si allarga la protesta anti-Gelmini
Si allarga la protesta studentesca contro l’operato del ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini.
Le scuole romane dove lunedì l’anno scolastico è cominciato con il lutto al braccio degli insegnanti contro le riforme del ministro Gelmini hanno deciso di portare la loro protesta fin sotto Montecitorio. È in corso un sit-in contro il maestro unico e i tagli alla scuola a cui stanno prendendo parte docenti, mamme, bambini e dirigenti scolastici. «Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini», si legge sulle magliette dei manifestanti. Alla elementare Iqbal Masiq è in corso una occupazione che finirà solo il 19. Tra gli istituti in piazza, oltre alla Masiq, ci sono la scuola Ghandi, la Trilussa, la Romolo Balzani, la Pisacane, la Ada Negri. «Siamo qui - spiegano gli organizzatori - perchè in commissione istruzione è partita la discussione del decreto sul maestro unico che contestiamo». «I bambini sono nell’era di internet- commenta Francesca, una mamma della scuola Ghandi - il maestro unico viene dalla preistoria».
Dopo le contestazioni portate avanti lunedì dall’Unione degli studenti, in occasione del primo giorno di scuola, a Roma è stato presentato il programma di mobilitazione realizzato dal neonato sindacato studentesco delle scuole superiori la "Rete degli studenti".
Nel nuovo sindacato confluiscono tre sigle studentesche: i Reds, l’Isim ed gli Sds. «Il nostro vuole essere un progetto apolitico - spiega Giulia Tosoni, tra i promotori della Rete degli studenti - che ha voluto riunire tre soggetti studenteschi attivi che credono fortemente nella contrapposizione alla politica di questo governo».
«Il sindacato - continua Tosoni - è nato infatti questa estate all’indomani della presentazione dei decreti legge che intendono introdurre tagli, maestro unico, voto in condotta ed il terribile piano di ridimensionamento del sistema scolastico: tutti provvedimenti che non tengono conto degli studenti, ma che li penalizzano fortemente».
L’obiettivo principale della Rete degli Studenti è il responsabile del ministero di viale Trastevere: «attraverso le sue parole siamo ormai arrivati - sottolinea Tosoni - ad una vera e propria "emergenza ballismo": ci impegneremo al massimo per svelare tutte le balle del ministro Gelmini, che continua a prendersi gioco degli italiani con i suoi progetti di riforma».
Il programma di mobilitazione della Rete degli studenti prevede la prima manifestazione già per venerdì prossimo, il 19 settembre, con striscioni in diverse città italiane: «i nostri studenti - fanno sapere dal sindacato - sfileranno sicuramente a Roma, Venezia, Torino, Perugia, Sassari, Ancona, Foggia e Lecce». È stata fissata anche una manifestazione nazionale per il 4 ottobre a Roma sotto il Miur.
Intanto Gelmini, in un’intervista al "Sole 24 ore" ne "spara" altre. «Il nostro obiettivo è affiancare al sistema dei licei una riqualificazione della formazione professionale e degli istituti tecnici», applicando «la riforma dal 2009» in cui «stiamo valutando di ridurre le ore settimanali delle superiori».
Sulla scelta di tornare al maestro unico, Gelmini dice che «è ingiustificato l’allarme della sinistra», poichè «con questo piano siamo in grado di mantenere il tempo pieno ma anche di migliorarne la qualità e di estenderne l’orario del 50 per cento».
Sul futuro dei precari della scuola, Gelmini afferma che «ad alcuni docenti che risultassero in esubero chiederemo uno sforzo per apprendere altri insegnamenti». E aggiunge: «in futuro ridurremo da due anni a un anno il corso per accedere all’insegnamento» e «daremo un mano ai precari anche con la riforma delle classi di concorso».
Infine, sulla "manovra d’estate" che prevede il taglio di 87 mila cattedre in tre anni, Gelmini spiega che «il principio cardine del mio piano è l’individuazione del costo standard» in modo che questo costo «venga finanziato in ogni Regione».
* l’Unità, Pubblicato il: 16.09.08, Modificato il: 16.09.08 alle ore 16.58
NUOVA SCUOLA. I PROGETTI DEL MINISTRO
La Gelmini vuole il liceo breve
Quattro anni per le superiori. E i bambini potranno andare all’asilo già a due anni
di RAFFAELLO MASCI (La Stampa, 15/9/2008)
ROMA E’ in arrivo il «liceo breve», cioè una scuola superiore di quattro anni anziché di cinque, da concludersi a 18 anni di età e non più a 19. Come accade negli altri paesi europei. E’ un’ipotesi di cui si parla dal ‘96, tempi del ministro Luigi Berlinguer, e che i sindacati della scuola troveranno nel «Piano di razionalizzazione» che il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, presenterà loro venerdì prossimo. Il documento - anticipato ieri dalla newsletter di Tuttoscuola.com e confermato da fonti ministeriali - contiene una ricca agenda di temi: dal ritorno dell’iscrizione anticipata alla scuola d’infanzia fino alla riduzione delle ore di lezione nei professionali, dalla riforma delle classi di concorso per gli insegnanti fino alla riduzione degli indirizzi scolastici. Per il «liceo breve», attualmente in fase di studio, il governo potrebbe approntare un apposito disegno di legge, mentre per le altre misure basteranno provvedimenti amministrativi.
Scuola d’infanzia L’iscrizione, invece che a tre anni, potrà essere anticipata a due. Lo aveva già previsto la Moratti ma la finanziaria Prodi del 2007 aveva sospeso questa possibilità che ora verrà ripristinata. Affinché però la proposta non vada a impattare contro la mancanza di posti negli asili, restano in vita anche le «classi primavera» gestite dalle regioni, sempre per i bambini di due e tre anni.
Maestro La Gelmini confermerà il ritorno del maestro unico nelle scuole che faranno l’orario base di 24 ore settimanali, ma gli insegnanti saranno di più per il tempo pieno, sia pur con una figura di riferimento detta «maestro prevalente».
Con questo nome si intendono quelle scuole in cui un unico preside governa l’interno percorso dalle materne fino alle medie. L’idea è quella di estendere il più possibile questo modello in quanto comporta, oltre a una continuità didattica, anche un serio risparmio di presidi e personale non docente.
Senza dire che l’accorpamento in istituti comprensivi consentirà di mettere ordine nella quantità di scuole e scuolette. Infatti, elementari e medie, dato che si rivolgono allo stesso pubblico, dovrebbero essere di pari numero, invece le prime sono più del doppio delle seconde, con 10 mila sedi che hanno meno di 50 alunni e 3.400 pluriclassi (cioè con bambini che frequentano classi differenti). L’ipotesi ministeriale è quella di una revisione della rete scolastica che permetta di lasciare in attività le piccole scuole solo se servono effettivamente aree svantaggiate (piccole isole o aree montane), accorpando invece le altre. Questo comporterebbe, secondo un primo calcolo, la riduzione di 4.200 sedi scolastiche, con un risparmio a regime molto rilevante, considerando che ogni piccola scuola costa tra i 150 e i 180 mila euro l’anno.
Gli orari Negli istituti tecnici e professionali l’orario delle lezione dovrebbe passare da 36 a 32 ore settimanali, come già suggerito dalla commissione ministeriale nominata appositamente dall’ex ministro Beppe Fioroni. Bisognerà decidere, poi, se la riforma Moratti, che per le superiori partirà da settembre 2009, potrà essere applicata da subito anche agli istituti professionali, dato che su questi ultimi c’è una giurisdizione mista di ministero e regioni.
Meno indirizzi Alla domanda «che cosa vuoi studiare dopo la terza media?» un ragazzo oggi può rispondere in 912 modi diversi. Un elenco troppo lungo, pletorico e spesso pieno di doppioni (esempio: istituto tecnico commerciale e istituto professionale per il commercio) che confondono l’utenza senza apportare valore aggiunto. Il ministero vuole razionalizzare. Anche questa materia dovrà essere discussa con le regioni. L’ipotesi Moratti dei «poli tecnologici» in cui far confluire tecnici e professionali potrebbe essere ripescata.
Caos per le materie La questione è molto tecnica, ma dice tutto sulla farraginosità della scuola. Ogni docente insegna la propria disciplina, ovviamente, ma con specificazioni e accorpamenti diversi a seconda del tipo di scuola. Esempio: un docente di lettere può insegnare italiano e latino, italiano e storia, latino e greco, italiano e greco, italiano storia e geografia, eccetera. Ciascuna di queste classificazioni costituisce una «classe di concorso»: un professore, cioè, fa un concorso per insegnare uno di questi gruppi di discipline e non un altro. Il risultato è un disastro, perché le «classi di concorso» sono diventate ormai 622 e la gestione del personale scolastico privata della pur minima flessibilità. La materia verrà riformata.
Tagli previsti dal ministero: elementari e materne in classe solo di mattina
Tecnici e professionali i più colpiti. Su richiesta delle famiglie, possibile prolungare le lezioni
Gelmini: "Troppo tempo sui banchi
l’orario scolastico va ridotto"
di MARIO REGGIO *
ROMA - Tempi duri per i più piccoli. E per i loro genitori. Il piano dei tagli alla scuola del ministro Gelmini è pronto. Verrà presentato venerdì 16 settembre ai sindacati della scuola. Tempi duri per chi frequenta le scuole materne ed elementari. Per quella dell’infanzia l’orario verrà ridotto a 24 ore a settimana con una sola maestra.
Oggi le maestre sono due e assicurano 40 ore a settimana. In sostanza, tutti a casa a mezzogiorno e mezzo. Però con le maestre di ruolo in esubero potrà essere esteso il servizio. Stessa musica per le elementari con qualche variazione sullo spartito. Il principio base è: maestro unico e 24 ore a settimana. Ma se le famiglie lo richiedono alla scuola l’orario potrà essere prolungato a 27 o 30 ore, a condizione però che l’organico lo consenta. Peccato che il numero degli insegnanti venga stabilito sull’orario base, cioè 24 ore.
Nello "Schema di piano programmatico del Ministero dell’Istruzione di concerto con il Ministero dell’Economia" c’è di tutto: considerazioni pedagogiche, tabelle, numeri, proiezioni. Il ministro Gelmini insiste: il maestro unico rafforza il rapporto educativo tra docente e alunno e tra maestro e famiglia. "Nell’arco tra i 6 ed i 10 anni si avverte il bisogno di una figura unica di riferimento - si legge nel piano - con cui l’alunno possa avere un rapporto continuo e diretto". C’è però qualcosa che non va: nel decreto approvato dal governo, il maestro unico è previsto solo nelle prime tre classi delle elementari.
"Ci sono molte cose che non si comprendono - commenta il segretario nazionale della Cgil Enrico Panini - nelle tabelle si parla di 10 mila tagli per i maestri, ma si tratta solo del primo anno, nell’arco dei 5 anni diventeranno 50 mila. Poi non è mai citato il tempo pieno. Anche per medie e superiori vengono tagliate le ore, ma quali materie subiranno un ridimensionamento? La Gelmini ce lo faccia sapere".
Cosa succederà alle scuole medie inferiori? Solo nel prossimo anno scolastico, con la riduzione dell’orario settimanale da 32 a 29 ore, secondo il ministero 10.300 insegnanti dovranno fare i bagagli. E che fine farà il potenziamento dell’insegnamento di italiano, matematica e lingua inglese?
A dire il vero, sul tempo prolungato alle medie inferiori qualche problema esiste. Ci sono scuole che fanno un orario di 36 ore a settimana pur non disponendo di servizi e strutture in grado di assicurare le attività alternative nel pomeriggio. Alle superiori, comunque, la mazzata colpirà soprattutto gli istituti tecnici e professionali. Quattro ore in meno a settimana, compresi i laboratori.
Troppe ore di lezione rispetto altri paesi europei, come afferma il ministro? "Fandonie. Esempio di incompetenza o malafede - commenta il professor Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia sperimentale a Roma Tre e consulente dell’Ocse - si gioca sul numero di ore di lezione all’anno, mentre negli altri paesi è l’orario scolastico complessivo a valere: cioè le ore pomeridiane di laboratorio di matematica e scienze che da noi non esistono".
* la Repubblica, 14 settembre 2008