LA COSTITUZIONE, LE REGOLE DEL GIOCO, E IL MENTITORE ISTITUZIONALE ...

ETICA, IMPRESA E POLITICA. Un accorato appello via stampa della figlia-cittadina, Barbara Berlusconi, al padre-presidente del Partito "Forza Italia" e premier del governo d’Italia, Silvio Berlusconi, a cambiare strada!!! Intervista di Luca Ubaldeschi - a cura di Federico La Sala

lunedì 22 settembre 2008.
 
[...] «La società sta riscoprendo l’etica economica perché sembra suscitare nuovi interessi, collettivi e diffusi. Sempre più governanti, giuristi, economisti, imprenditori, sindacalisti, impiegati, consumatori sentono l’esigenza che le società e i mercati siano regolati da valori comuni che contrastino atteggiamenti illegittimamente consentiti e pericolosamente individualisti. Quello che però non si riesce ancora a capire, e su cui verterà la discussione, è se l’etica ha un effettivo potere "curativo" verso quei comportamenti economici che sempre più di frequente accettano e adottano la fisionomia di un’illegalità diffusa» [...]

INTERVISTA

"La finanza deve riscoprire l’etica"

La figlia del premier: e il conflitto di interessi va regolamentato

di LUCA UBALDESCHI (La Stampa, 21/9/2008)

MILANO. «Oggi il ricorso all’etica sembra essere la strada migliore che molti economisti e società percorrono per cercare di trovare una soluzione alla dilagante crisi economica. Credo che sia opportuno affidare un ruolo più forte all’etica, ma al tempo stesso temo che questa soluzione evidenzi anche le attuali difficoltà del diritto societario e della costituzione economica della grande impresa. Servono più regole che garantiscano la correttezza dei comportamenti, ma servono anche istituzioni forti che facciano in modo che le norme vigenti vengano realmente rispettate».

Di fronte alla crisi che colpisce i mercati, a colossi che fanno bancarotta e bruciano soldi e posti di lavoro, Barbara Berlusconi mette subito in chiaro una cosa: «Espongo il mio punto di vista, ma non ho la presunzione di dare consigli o di stupire con soluzioni». Ma è evidente che il tema dell’etica negli affari le sta a cuore. Discute di tutela degli investitori e senso di responsabilità sociale che un’azienda deve dimostrare, in un ragionamento che spazia tra le tesi di Guido Rossi e il ruolo del padre come imprenditore, tra la necessità di regolare il conflitto di interessi e il suo futuro di manager.

La sensazione è che questi argomenti segnino un punto di svolta nella vita della primogenita di Silvio e Veronica Berlusconi, 24 anni, consigliere d’amministrazione della Fininvest, madre da undici mesi. Non a caso l’etica nei sistemi economici è al centro della tesi che sta preparando per la laurea in Filosofia all’Università del San Raffaele ed è il tema del dibattito che organizza l’associazione di cui fa parte - Milano Young - con la Bocconi il 2 ottobre.

Al convegno ci sarà una sua relazione?

«No, mi limiterò a spiegare le ragioni per cui l’abbiamo organizzato. Vede, finora con Milano Young ci siamo dedicati alla beneficenza. Ma oggi non siamo gli stessi di quattro anni fa. Come noi anche la onlus dove operiamo compie un percorso di crescita. Cambiano i nostri interessi e le proposte che Milano Young offre alla sua città. Con questo nuovo percorso di incontri desideriamo proporre ai nostri coetanei tematiche che sentiamo urgenti e attuali, come il valore dell’etica nei sistemi economici».

Il punto di partenza del dibattito?

«La società sta riscoprendo l’etica economica perché sembra suscitare nuovi interessi, collettivi e diffusi. Sempre più governanti, giuristi, economisti, imprenditori, sindacalisti, impiegati, consumatori sentono l’esigenza che le società e i mercati siano regolati da valori comuni che contrastino atteggiamenti illegittimamente consentiti e pericolosamente individualisti. Quello che però non si riesce ancora a capire, e su cui verterà la discussione, è se l’etica ha un effettivo potere "curativo" verso quei comportamenti economici che sempre più di frequente accettano e adottano la fisionomia di un’illegalità diffusa».

Bel tempismo, considerato quanto sta accadendo nella finanza mondiale.

«Il crac di Lehman Brothers è sconcertante. Parliamo di 27 mila dipendenti che da un giorno all’altro si ritrovano senza lavoro. Per non parlare degli investitori e dei mercati. Questo dimostra quanto sia attuale l’argomento che abbiamo scelto. Interrogarsi sull’efficacia che l’etica assume nella gestione di società, di imprese e nei sistemi economici non è un tema astratto. E proporlo agli studenti della Bocconi non è un caso. Loro studiano per essere la classe dirigente di domani e non possono eludere queste riflessioni».

Lei invoca una gestione più etica e responsabile delle aziende?

«L’economia di oggi ha sempre più bisogno di indicazioni e limiti, soprattutto per quanto riguarda i problemi della disuguaglianza delle condizioni economiche, della protezione dell’ambiente, della tutela di chi agisce correttamente sui mercati. Trovo giusto che negli affari le persone prendano ispirazione dai principi e dai valori etici, anche se è chiaro che l’etica non si possa sostituire alle norme e alle sanzioni giuridiche, come spesso si vuol far credere. Mi spiego. Ci sono una serie di comportamenti, ritenuti scorretti e sprovvisti di sanzione, che si spera possano essere risolti e controllati attraverso i codici di comportamento societari. Questo è come pensare che l’etica si possa sovrapporre alla giustizia e che in qualche modo possa sostituirla».

A che cosa pensa, in particolare?

«Il punto cruciale è che i codici di condotta aziendale e gli strumenti etici (bilancio sociale, ambientale, ecc) sono in molti casi autoimposti e quindi possono essere violati. Pensiamo a una qualsiasi azienda, che promette di essere corretta e trasparente con i propri dipendenti, i propri azionisti e i consumatori. Prima o poi, però, la ricerca del profitto si scontrerà con le norme etiche e imporrà di scegliere tra l’una e le altre. A quel punto starà alla sensibilità, alla coscienza, alla moralità dell’imprenditore decidere cosa fare».

Che cosa propone, allora?

«Che vengano definiti in maniera oggettiva i criteri etici cui bisogna attenersi e che il rispetto ad essi non sia autogestito, ma imposto, affinché la comunità economica possa giudicare gli effettivi comportamenti dei propri operatori. Però l’etica da sola non basta. La crisi del mondo degli affari non è dilagata solo per mancanza di principi etici, ma perché mancano le leggi e spesso quelle che ci sono non vengono applicate. Il professor Guido Rossi ha ben spiegato, ad esempio nel libro “Il conflitto epidemico”, la necessità di maggiori controlli e sanzioni».

Ha parlato di questi temi con suo padre?

«Non ne abbiamo ancora avuto il tempo, ma illustrerò per primo a lui la mia tesi».

Crede che potrebbe considerare un’ingerenza negativa l’idea di un codice etico imposto per legge alle imprese?

«Sinceramente, non saprei dire. Per immaginare la risposta bisogna collocare una persona nella fase storica in cui ha formato la propria esperienza. E queste sono problematiche che solo in questi ultimi tempi conoscono un’ampia diffusione».

Teme che possa giudicarla...

«Antiliberale?».

O di sinistra.

«Non si può parlare di destra o sinistra. Oggi fa parte del governo il ministro Sacconi che è un grande esperto di etica di impresa. Non credo che sia una questione che faccia a pugni con il libero mercato, se è questo che intende».

E’ una questione etica anche risolvere il conflitto di interessi, non crede?

«Il caso di mio padre è altra storia rispetto a ciò di cui abbiamo parlato finora. Sono convinta che il tema del conflitto di interessi abbia bisogno di una regolamentazione, ma il voto ha dimostrato che gli italiani non lo vivono come una necessità. Diciamo che esiste l’esigenza, non la richiesta».

Che voto dà all’etica imprenditoriale di suo padre?

«Apprezzo il rispetto per le altre persone e la disponibilità ad ascoltare».

Nel suo futuro c’è una carriera da manager, vero?

«E’ il mio obiettivo».

Sarà impegnata alla Mondadori?

«Studio per questo, amo i libri, l’editoria, le dinamiche della comunicazione. Ed è anche quello che mi ha sempre chiesto e proposto mio padre».

Niente Mediaset e televisione?

«La tv mi interessa meno».

Però la guarda?

«Amo guardare Sky, canali come Discovery o National Geographic. Apprezzo Matrix e Mentana, è bello Report, mi piacciono la Bignardi e le Invasioni barbariche. Comunque mi creda, rispetto a quanto si vede all’estero, il nostro servizio televisivo è di buona qualità. Che si parli di Mediaset, Rai o La 7».

Un’ultima domanda: sarà un’imprenditrice eticamente responsabile?

«Quando mi troverò di fronte a una scelta cruciale mi auguro di saperla compiere conformemente ai miei principi morali».


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  1994-2010: LA LUNGA E BRILLANTE CAMPAGNA DI GUERRA DEL CAVALIERE DI "FORZA ITALIA" CONTRO L’ITALIA.
-  Alcuni documenti per gli storici e i filosofi del presente e del futuro


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