[...] Ma cosa passa per la testa del ministro mentre nelle strade della capitale e di altre città il suo cognome è issato sui cartelli, dipinto sugli striscioni e oggetto di slogan non proprio lusinghieri? «Ho vissuto la giornata con grande serenità, ho visto le foto ed i filmati della manifestazione su Repubblica.it. Alcune davvero divertenti.
Le proteste? Ormai sono abituata, tutti i giorni c’è qualcuno che protesta sotto il ministero - commenta Mariastella Gelmini - mi piace molto Paola Cortellesi quando mi imita in tv, è davvero brava e rivedo le sue gag anche tre o quattro volte». Il ministro consuma un frugale pasto al ministero dell’Università: un tramezzino accompagnato da un succo d’arancia, poi un lungo summit con i direttori generali dell’università. Chissà quali sorprese ci aspettano nel prossimo futuro. E l’assist del presidente Napolitano? «Non commenterò mai le sue affermazioni e poi non ho alcuna intenzione di tirarlo per la giacchetta» [...]
Scuola: 350mila no. Gelmini: non capisco
Scuola di classe, trecentocinquantamila no
Maestre, prof, studenti medi e universitari al corteo di
Roma contro la riforma Gelmini: «È solo l’inizio»
di Maristella Iervasi
Un fiume. Secondo gli organizzatori almeno 350mila persone sono sfilate a Roma contro la scuola del governo Berlusconi. In piazza c’erano insegnanti e universitari, bambini delle materne e genitori per lo sciopero generale indetto dai Cobas e da Rdb. Ma si è manifestato anche in altre città mentre proseguono le occupazioni delle scuole e degli atenei. Il ministro Gelmini ha confessato di non capire i motivi della protesta, mentre il Capo dello Stato ha dichiarato: «Ma non bisogna dire solo no e farsi prendere dalla paura». E intanto sei regioni faranno ricorso alla Corte Costituzionale per illegittimità della riforma.
C’ERA UN POMPIERE sulla barella con accanto Brunetta che succhia l’ultima goccia di sangue al moribondo. C’era l’ambulanza di San Precario arrivata dall’Abruzzo con dentro i Co.co.co. delle Usl. C’erano le bandiere rosse dei Cobas, che hanno indetto lo sciopero nazionale. Ma sopra tutti c’erano loro: gli anti-Gelmini. Tantissimi bambini con le loro mamme e maestre, prof e studenti medi, universitari e ricercatori di tutti gli Atenei. Con i loro cori, striscioni e proteste hanno oscurato il sindacato autonomo. E sotto la pioggia battente di Roma hanno dato vita ad un corteo rumoroso e colorato, sfilando in 350mila fino a piazza San Giovanni. Ma all’improvviso, mentre Piero Bernocchi dei Cobas dal camion-palco «brindava» al successo della manifestazione, gli studenti più grandi si dileguono. Per poi ripartire al grido di «Roma libera» alla «presa» del ministero dell’Istruzione.
«Mariastella stiamo arrivando...», urla al megafono Carlo della facoltà di Lettere de La Sapienza. «Corteo auto-organizzato - è l’invito -. Chiediamo che non ci siano bandiere di nessun tipo. Solo la nostra voce e i nostri striscioni». E i pochi carabinieri che sono in fondo a via Labicana, fanno fatica a contenere i 50mila ragazzi. I liceali e gli universitari accettano di concordare il percorso che porta dalla Gelmini, ma giunti sul Lungotevere sfondano il cordone delle forze dell’ordine e di corsa attraversano il ponte prima dell’Isola Tiberina. «Occupiamo il ministero! Gelmini, veniamo da te. Dimissioni!». E lo spauracchio fa sì che la difesa di Trastevere «indossi» gli scudi e i manganelli. «Finanzieri, poliziotti... dovete essere dalla nostra parte, anche voi avete dei bambini, anche per voi ci sono tagli. Il nemico è lì, nel ministero, non siamo noi», urlano i ragazzi. Poi a turno prendono la parola con il megafono: «Volevano impedircelo perchè Roma è solo comando e sicurezza. Invece no - dice Bruno di Ingegneria - in questa città c’è gioia, indignazione e rabbia. La legge 133 non siamo disposti a mandarla giù. Per Gelmini e Berlusconi siamo solo una minoranza rissosa? Ma siamo noi il paese reale. Non vogliamo fare atti di vandalismo, vogliamo solo giustizia». La parola passa a Michela, precaria: «Sdraiamoci a terra e restiamo uniti. L’Italia siamo noi e faremo un casino... ». Poi è la volta di un insegnante di scuola media: «Nel 1985 ero all’università. Mi sono fatto la Pantera - spiega - ma un movimento di protesta studentesca come questo non l’ho mai visto... è la prima volta nella storia che tutte le scuole dalle materne all’università sono compatte». Le mani del movimento anti-Gelmini si alzano all’unisono e un solo coro intona a ripetizione: «Noi la crisi non la vogliamo. Noi la crisi non la paghiamo». E oltre alla Gelmini anche Brunetta finisce sotto tiro: «Renato, Renato, questo decreto va ritirato...».
Solo alle 16 il movimento si scioglie. «Torniamo alle nostre facoltà e riuniamoci in assemblea - ma questa protesta non è che l’inizio». Così laddove non sono ancora partite le occupazioni il calendario prevede: lunedì azioni di lotta; martedì assedio al Senato accademico...
Tutta Roma parla solo del movimento anti-Gelmini. Chi non è uscito dalle scuole si affaccia dalle finestre per applaudire i manifestanti (liceo scientifico Newton di via dell’Olmata). E chi ha una telecamera in casa riprende dai palazzi la protesta dei bambini dell’elementare e lancia caramelle sugli ombrelli (via Cavour e via Merulana). Anna, 10 anni, della «Principe di Piemonte», è con la sua maestra e due compagne di classe. Non ha il grembiule ma un cartello: «Non vogliamo tornare a una scuola di classe. Il meglio per pochi, gli avanzi alle masse». Riferimento chiaro alla mozione leghista sulle classi per gli immigrati. E Antonio Nocchetti, della onlus «Tuttiascuola» non nasconde un timore: che si possa arrivare ad una nuova ghettizzazione, ai mini-manicomi in cui infilare gli studenti con disabilità. Così i genitori esorcizzano la preoccupazione portando in spalla nel corteo una grande gabbia blu, con dentro una sedia a rotelle.
Marcella, la prof: «Oggi dovevo essere qui»
54 anni, una vita alle elementari: «La politica
non c’entra, tolgono il futuro ai nostri ragazzi»
di Federica Fantozzi
L’UNICO striscione che non sanguina è il suo: «Gelmini risplendi di luce propria? Ai posteri l’ardua sentenza». Se non si scioglie sotto la pioggia, è merito del ferro da stiro passato sui colori acrilici. Destinati agli alunni, ma, come per risme di carta, scotch e pennarelli, non c’è peculato: «Se tieni al lavoro che fai, ti metti le mani in tasca e compri i materiali che non ci sono».
Marcella Patassa insegna italiano e storia alla primaria Giuseppe Verdi di Santa Maria delle Mole, Castelli Romani. Una scuola normale, non di trincea: 280 bambini, 14 classi da 16 a 25, due stranieri ognuna, 33 docenti, palestra e cortile di cemento, la richiesta al Comune di un pezzo di giardino per giocare.
Una maestra normale: 54 anni, piccola e bruna, pantaloni gessati e golfino sotto il k-way, occhiali dalla montatura trasparente. Davanti ha la pensione tra 6 anni, alle spalle 32 di insegnamento tra ruolo e fuori ruolo. A Lavinio, ad Ariccia, a Cava dei Selci, alle scuole serali, un anno dalle suore oblate. Nell’82 è stata quel maestro unico che ora tornerà: «Ma sono altri tempi. Prima si trattava di leggere, scrivere e far di conto». Gli ex allievi le scrivono, ma il vicolo della nostalgia è cieco: «La società è più veloce, pressante. I bimbi hanno difficoltà a mantenere l’attenzione. Quando le mamme non lavoravano il doposcuola era un’opzione, ora il tempo pieno è una benedizione».
Alla scuola «G.Verdi» si fanno 40 ore con due insegnanti, più inglese e religione. La retta costa 86 euro a trimestre; la mensa 2,75 dal primo al dolce. Si pagano a parte il pulmino e la «prescuola» mattino o sera. Santa Maria è un paese di pendolari, la scelta obbligata per figli di operai, artigiani, professionisti.
Marcella non ha tessere di partito, vorrebbe prendere «un pezzetto dall’uno e dall’altro», non ha protestato contro Moratti e Fioroni, diffida degli «estremisti». Quando i ragazzi fradici urlano al ministro «vaffanculo» e «buttana», sussulta: «A volte ti riducono in un modo...». Si è chiesta se scendere in piazza, si è risposta che lì i greci discutevano tutto ed era una democrazia. In gruppo hanno preso il treno per Termini: «La G. Verdi ha chiuso i battenti per un giorno».
Per 1600 euro, la sua giornata comprende sveglia alle 7, colazione, tragitto da Due Santi, la frazione di campagna in cui abita, lezione, rientro, pranzo, faccende di casa, correzione dei compiti dalle 16 alle 20, cena. Fannulloni? Ore vuote? Sogghigna: «No, usate per progetti. Gite, cura dell’ambiente, educazione al gusto. Con i bambini non puoi correre, devi ascoltarli». C’è il giornalino con le pagine «accade nel mondo» e «accade a scuola» e il concorso di poesie. Marcella lo accantona: «Non sarà più possibile. I tagli significano, semplicemente, nozionismo anziché creatività. Ci sarà un impoverimento didattico, culturale, umano». Il maestro unico del nuovo millennio segnerà la fine del rapporto uno a uno: «Impossibile con 30 ragazzi». Nubile, sei nipoti tra 15 e trent’anni, scarpina fino a San Giovanni pensando ai precari senza futuro. Non alle sue incertezze: se i suoi 19 allievi finiranno accorpati, se rimarrà di serie A o B, se finirà in un ministero. Non teme il grembiule né i voti, ma strutture fatiscenti e aule-ripostiglio: «Non c’è la metratura, nessun edificio è a norma». Il peggio? «Le classi differenziali è razzismo». Quell’argomento è miele, i colleghi accorrono, negano rallentamenti: «In un mese uno straniero impara l’italiano e un italiano che c’è chi lascia gli affetti per mangiare». I timori di Veronesi? «Un bravo scrittore ma non un genitore illuminato».
Si pensa alla bimba rumena che non spiccicava una parola e la classe l’ha aiutata con le immagini, e se l’è cavata alla grande. O al bulgaro, figlio di ragazza madre, che in aula non studiava ma aveva amici. Ai casi «problematici» con handicap o genitori separati.
Intorno, corrono piccole sagome: giusto portare i bimbi ai cortei? «Devono sapere cosa accade intorno, se non troppo piccini». In classe lo spiega? «Parlo poco, insegno che ogni messaggio va letto tra le righe». Cosa le mancherà di più? «Gli insegnanti di Frosinone e della Calabria, con le graduatorie provinciali - dice Marcella che è umbra di Sellano - Sono bravissimi».
Dopo una vita defilata usa parole come «lotta» e «crollo» perché vede a rischio la sua missione: «Forse fa comodo il popolo ignorante». A chi dice che non cambierà niente? «Cambierà tutto. Non più la Carta ma la legge del più forte. Non la giustizia sociale ma la selezione naturale». A chi dice: ho studiato nel pubblico ma non ci manderei mio figlio? «Sbaglia. Uscito dalla scuola pubblica suo figlio non avrà paura del mondo. Non si può vivere in una bolla di cristallo».
Gelmini sul decreto: «La sinistra difende una scuola indifendibile»
È FIRMATO «Mariastella Gelmini - gruppo di lavoro» l’opuscolo di 5 pagine, dal titolo «istruzione», che i collaboratori del ministro hanno distribuito ai senatori del Pdl e della Lega nord nell’incontro con la titolare del dicastero di viale Trastevere, che si è svolto mercoledì scorso a Palazzo Madama. tema della riunione, ovviamente, la riforma della scuola. Tre titoli per una sorta di promemoria dedicato alla contestata riforma: «La scuola del centrodestra», «Tagli? no, lotta agli sprechi per riqualificare la scuola italiana», «la sinistra difende lo status quo».
La scuola del centrodestra. Qui vengono spiegate le ragioni delle scelte contenute nel decreto all’esame del Senato. si parte dal ritorno al grembiule che trova le sue motivazioni nel «risparmio per le famiglie, eguaglianza di tutti i bambini a scuola, fine della corsa alle griffe».
C’è poi il 5 in condotta, necessario per «un ritorno al rispetto dell’istituzione scolastica contro i fenomeni del bullismo». sei sono invece le ragioni del ritorno al maestro unico: «al bambino serve un punto di riferimento unico; in tutti i paesi d’europa c’è il maestro unico; aumentare il numero di maestre per bambino è servito ai sindacati per aumentare posti di lavoro proprio quando diminuiva il numero dei bambini; al maestro sarà affiancato l’insegnante di inglese e di religione; con il maestro unico l’italia era terza nelle classifiche Ocse, con più maestri è scesa all’ottavo posto; ridurre il numero dei maestri per bambino consente di aumentare il tempo pieno del 50%». e questo perchè «ci sono più insegnanti per il tempo pieno».
Sulla scelta di un ritorno ai voti si dice: «Si torna alla chiarezza contro i giudizi spesso incomprensibili. un 4 è un 4. un 7 è un 7». Breve accenno agli stranieri: «sarà possibile frequentare dei corsi di italiano pomeridiani per gli stranieri». Infine, «più poteri ai presidi nel reclutamento dei docenti» e «non si toccano gli insegnanti di sostegno e le scuole di montagna».
tagli? no, lotta agli sprechi nessun taglio ma lotta agli sprechi perché «il 97% del bilancio del ministero va per pagare stipendi; in italia ci sono più bidelli che carabinieri; più di 10 mila classi con meno di 10 alunni; 1.350.000 dipendenti sono troppi; in una scuola serale di Mestre ci sono 11 insegnanti e nessun iscritto; a Como una classe elementare ha 9 maestre». Dunque, l’obiettivo è avere «meno professori ma più pagati con premi di produttività fino a 7000 euro annui; più soldi per innovazione e formazione; premiare studenti e professori migliori; più libertà nel reclutamento dei docenti».
la sinistra difende lo status quo. Parole d’ordine nette nel capitolo dedicato alla sinistra: «la sinistra e i sindacati difendono l’indifendibile: una delle scuole peggiori d’Europa; è finita un’epoca. Col governo Berlusconi la scuola non sarà più un ammortizzatore sociale e uno stipendificio. I sondaggi dimostrano che gli italiani apprezzano le iniziative del governo sulla scuola; la sinistra ha creato questa scuola: 14 euro lordi l’ora per un insegnante, quasi come un collaboratore domestico».
Gli studenti invadono viale Trastevere, la Gelmini si rifugia all’Eur
Il ministro dribbla il corteo "Proprio non li capisco ma ormai sono abituata"
Mi piace Paola Cortellesi quando mi imita in tv, rivedo le sue gag anche tre o quattro volte
di Mario Reggio
ROMA - Per Mariastella Gelmini è stata un giornata davvero particolare. Venerdì 17 novembre 2008 verrà ricordato per molto tempo ancora. Eppure il ministro della Pubblica Istruzione non sembra scomporsi. «Davvero non comprendo le ragioni della protesta - commenta stupita - e sono sempre più convinta che molti di coloro che scendono in piazza in realtà non abbiano letto il decreto, non capisco come mai si occupino le università e si facciano manifestazioni nella scuola superiore, che sono ambiti marginalmente toccati dal provvedimento».
Una giornata particolare, apparentemente normale. Sveglia alle 7, colazione, poi dalla suo appartamento di Roma l’intervista telefonica alla trasmissione di Maurizio Belpietro su Canale 5. Di chi è la colpa della bagarre che attraversa scuole e università? «La sinistra sta dicendo alle famiglie che scomparirà il tempo pieno e che addirittura verranno meno gli insegnanti di inglese e informatica. È una grande bugia - continua Mariastella Gelmini - sia i docenti aggiuntivi che il tempo pieno verranno potenziati».
Il tempo stringe per il ministro, per le 10 e un quarto è convocato il Consiglio dei ministri. L’Audi grigio metallizzata che l’attende sotto casa parte di gran carriera e punta su Palazzo Chigi. All’ordine del giorno i prezzi dei materiali di costruzione, l’autotrasporto e la proroga degli sfratti. A mezzogiorno i ministri vengono messi in libertà. Mariastella Gelmini, nel bel mezzo di una Roma paralizzata dallo sciopero dei Cobas e dal traffico impazzito, riesce a raggiungere lo stesso il ministero dell’Università all’Eur. Poco dopo l’una i primi studenti delle superiori che hanno abbandonato il corteo che affolla piazza San Giovanni arrivano sotto il ministero in viale Trastevere. Carabinieri e poliziotti non tentano di bloccare il corteo, che non è autorizzato, lo scortano con discrezione. Le migliaia di studenti non sanno che Gelmini non è passata di là ieri mattina e che ha preferito puntare direttamente sull’Eur.
Ma cosa passa per la testa del ministro mentre nelle strade della capitale e di altre città il suo cognome è issato sui cartelli, dipinto sugli striscioni e oggetto di slogan non proprio lusinghieri? «Ho vissuto la giornata con grande serenità, ho visto le foto ed i filmati della manifestazione su Repubblica.it. Alcune davvero divertenti.
Le proteste? Ormai sono abituata, tutti i giorni c’è qualcuno che protesta sotto il ministero - commenta Mariastella Gelmini - mi piace molto Paola Cortellesi quando mi imita in tv, è davvero brava e rivedo le sue gag anche tre o quattro volte». Il ministro consuma un frugale pasto al ministero dell’Università: un tramezzino accompagnato da un succo d’arancia, poi un lungo summit con i direttori generali dell’università. Chissà quali sorprese ci aspettano nel prossimo futuro. E l’assist del presidente Napolitano? «Non commenterò mai le sue affermazioni e poi non ho alcuna intenzione di tirarlo per la giacchetta».
In piazza per la scuola pubblica
Stamani cortei degli studenti in varie città toscane. A Firenze attese 10mila persone
A Pisa lezioni in Piazza dei Miracoli e gli iscritti di matematica chiedono l’elemosina
di Maria Vittoria Giannotti e Silvia Casagrande
AL LICEO CASTELNUOVO i ragazzi hanno deciso di interrogare i giornalisti: «Ma perché per fare un titolo a effetto scrivete che siamo tutti dei vandali?»
La protesta del mondo della scuola contro le norme Gelmini-Tremonti, che tagliano fondi, classi e insegnanti all’istruzione pubblica (dalle elementari fino all’università) continua. Questa mattina a Firenze, con partenza da piazza San Marco alle 10, si terrà nelle vie del centro una manifestazione degli studenti con un corteo per le vie del centro e conclusione in Santa Croce. Gli organizzatori si aspettano migliaia di persone. Dalla Questura è stata prevista la presenza di almeno 10mila studenti. Cortei e sit-in sono annunciati anche in altre città toscane. A Sesto Fiorentino si svolgerà un’altra manifestazione con la annunciata partecipazione di circa 1500 studenti che percorreranno le strade del comune per poi raggiungere piazza Vittorio Veneto. Sempre a Sesto, nel pomeriggio si terrà un’altra manifestazione con corteo, promossa dai genitori del 1° circolo didattico delle scuole locali, per la quale è annunciata l’adesione di circa 500 persone.
Corteo anche nelle strade di Empoli per tutti gli studenti delle scuole superiori, accompagnati da genitori, docenti e personale non docente. Appuntamento alle 10 in piazza dei Leoni e ritrovo finale in piazza della Vittoria.
Ma le manifestazioni di oggi potrebbero segnare la fine dell’occupazione in molti istituti superiori. Gli alunni del Dante hanno già fatto sapere che lunedì torneranno sui banchi: «Abbiamo raggiunto gli scopi della nostra protesta - spiegano -, che era tesa a informare la cittadinanza sugli effetti che la riforma avrà sulla scuola pubblica». Più incerti sul futuro delle loro occupazioni la maggior parte degli altri istituti, che aspettano di prendere una decisione comune nel corso di un’assemblea che si svolgerà oggi al termine della manifestazione. Una delle proposte è di prolungare l’interruzione della didattica fino a martedì, giorno in cui la legge 137 verrà discussa al Senato. Ma, «anche se in altre forme, la nostra lotta continuerà», assicurano gli studenti. Proseguono invece le mobilitazioni degli universitari. A Pisa ieri hanno fatto lezione in piazza dei Miracoli davanti a gruppi di turisti un po’ disorientati. Mentre a Firenze studenti del dipartimento di Matematica hanno trascorso parte del pomeriggio a chiedere l’elemosina agli automobilisti fermi davanti ai semafori vicini alla loro facoltà fra piazza Dalmazia e viale Morgagni. «Un gesto provocatorio - spiegano - per dimostrare come si possono finanziare gli atenei italiani». In tutto però hanno raccolto solo un paio di euro.
Più degli automobilisti fa la Regione che, tramite l’assessore all’istruzione Simoncini, ha deciso di dare “prestiti fiduciari”, fino a 4 mila euro l’anno, agli studenti universitari che frequentano con profitto gli atenei toscani ma che non hanno i requisiti per accedere alle borse di studio.
Allo scientifico Castelnuovo invece è andata in scena una conferenza stampa al contrario. Con gli studenti che hanno intervistato alcuni giornalisti per chiedere spiegazioni a chi, pur di avere un titolo accattivante, li descrive come «vandali», ma soprattutto per far sentire la loro voce. La voce priva di filtri degli studenti, occupa anche le pagine del giornalino autoprodotto «Il Controinformatore» e in questi giorni stanno anche raccogliendo firme per indire un referendum abrogativo.
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
In tutta Italia la mobilitazione indetta dalla Cgil di Guglielmo Epifani
L’Onda torna a far sentire la sua voce: "Non si ferma la nostra lotta"
Scuola, domani riparte la protesta
Studenti e lavoratori in piazza
ROMA - Contro i tagli alla scuola e all’università. Domani gli studenti tornano in piazza al fianco del sindacato. Dopo le contestazioni autunnali alla riforma scolastica del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, l’Onda torna a manifestare nell’ambito dello sciopero generale dei settori della conoscenza proclamato dalla Flc-Cgil.
Moltissime le manifestazioni previste. Cortei, comizi, presidi e assemblee daranno sostanza allo sciopero. Epifani parlerà a Palermo al teatro Politeama di Palermo. Una scelta per "rimarcare la centralità del mezzogiorno sui temi della conoscenza".
Alla mobilitazione hanno aderito partiti come Rifondazione comunista e Comunisti italiani, associazioni dei genitori e personalità come Margherita Hack. Anche il Gilda, associazione degli insegnati, ha annunciato "cattedre deserte per manifestare contro i tagli indiscriminati agli organici e il progressivo impoverimento del sistema dell’istruzione italiano".
In tanti, strada facendo, si sono uniti al sindacato. "Tutta questa partecipazione, dai politici, agli studenti, alle famiglie - commenta il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo - dimostra che il nostro è uno sciopero condiviso così come lo sono i nostri obiettivi: far cambiare rotta al governo"
Un’occasione che l’Onda ha voluto cogliere al volo per tornare a far sentire la sua voce. Da giorni la mobilitazione viaggia in Rete e non solo. "Torniamo in piazza, riprendiamo a scioperare, costruiamo un’altra Onda!". A Milano, al liceo classico Manzoni, è stata allestita una mostra fotografica in cortile sulle mobilitazioni no-Gelmini autunnali. Anche al classico Parini gli studenti del collettivo Rebelde hanno montato in cortile un gazebo con mostre fotografiche e materiali su scuola e riforma. A Roma l’appuntamento è per mercoledì alle ore 9 davanti alla statua della Minerva alla Sapienza.
"Il protocollo di restrizione dei percorsi dei cortei firmato a Roma in questi giorni - si legge nel comunicato degli studenti - insieme alla limitazione del diritto di sciopero non ci impedirà di tornare a praticare conflitto in forme selvagge e imprevedibili come ci avete visto fare in autunno".
* la Repubblica, 17 marzo 2009
Manifestazioni e iniziative territoriali per lo sciopero del 18 marzo
’’Oggi convocherò Maroni per dargli istruzioni dettagliate’’
Scuola, Berlusconi: ’’Non permetterò occupazioni, interverrà la polizia’’
Il presidente del Consiglio: ’’Non sono un fatto di democrazia ma pura violenza verso gli altri studenti’’. E attacca: ’’Dalla sinistra inutili allarmismi e falsità, tentano solo di fare un’opposizione di piazza’’. Poi assicura: ’’Non ci saranno tagli’’. Sulle classi ponte: ’’Nessun razzismo’’. Veltroni: ’’Governo ritiri decreto Gelmini’’. Continuano le proteste in tutta Italia . A Torino, dopo Fisica e Agraria, occupato anche Palazzo Nuovo
Roma, 22 ott. (Adnkronos/Ign) - "Voglio fare un avviso ai naviganti: non permetterò occupazioni delle scuole e delle università", perché questa è una "violenza". Silvio Berlusconi annuncia la linea dura contro l’occupazione di scuole e università in una conferenza stampa a palazzo Chigi: "Oggi convocherò Maroni per dargli indicazioni dettagliate al fine di evitare attraverso l’intervento delle forze dell’ordine per evitare occupazioni".
"La realtà che conosciamo in questi giorni e in queste ore - spiega Berlusconi difendendo a spada tratta la riforma Gelmini - è una realtà di aule universitarie piene di ragazzi che intendono studiare. Poi ci sono questi manifestanti, organizzati dall’estrema sinistra, molto spesso dai centri sociali come succede a Milano. Quindi non consentirò l’occupazione di università e di scuole, perché non è dimostrazione e un’applicazione di libertà, non è un fatto di democrazia ma è pura violenza nei confronti degli altri studenti, delle famiglie, delle istituzioni e nei confronti dello Stato".
Il premier assicura di non volere instaurare uno Stato di polizia ma solo tutelare il diritto dei cittadini e di chi vuole studiare e spiega: "Dirò a Maroni che i diritti dei cittadini, studenti o genitori, vanno fatti rispettare contro chi si oppone all’esercizio pieno di questi diritti".
Poi, assicurando che "non ci sara nessun taglio alla scuola pubblica", attacca l’opposizione: "Le proteste della sinistra contro la riforma Gelmini sono solo il tentativo di fare un’opposizione di piazza ma non portano a nulla". "Noi abbiamo approvato semplicemente un decreto, non si tratta della riforma della scuola - precisa -. Evidentemente loro hanno visto che tutti i nostri provvedimenti sono inattaccabili e ora se la prendono con questo, creando allarmismi inutili tra la gente e dicendo cose false" che non corrispondono al vero.
Berlusconi difende poi la mozione sulle cosiddette classi ponte dedicate ai figli degli immigrati e approvata alla Camera: "Si tratta di strumenti di integrazione, di buonsenso, certamente non razzisti". L’obiettivo è soltanto quello di far conoscere ai bambini extracomunitari la nostra lingua perché ci sono classi dove "si parlano anche 10 lingue. Bisogna che conoscano l’italiano. Noi puntiamo all’integrazione, non c’è nessun razzismo ma solo buonsenso".
Da parte sua il segretario del Pd Walter Veltroni dai microfoni di ’Radio anch’io’ sottolinea: "Se fossi nel governo farei un gesto politico: ritirerei quel decreto Gelmini che è alla base di tutta questa sofferenza e ritirerei le misure finanziarie prese".
Intanto, continuano le proteste in tutta Italia contro la riforma della scuola del ministro Gelmini. A Torino, dopo Fisica e Agraria, l’occupazione si è estesa anche a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche. L’iniziativa è stata decisa ieri sera dall’Assemblea No Gelmini al termine di un incontro a cui hanno partecipato un migliaio di studenti. ’’La decisione - spiega una nota dell’Assemblea - si inserisce in un percorso di mobilitazione a livello nazionale e si pone come obiettivo quello di estendere il più possibile la partecipazione di tutto il mondo accademico’’.
Ansa» 2008-10-20 15:37
SCUOLA: RIPARTE PROTESTA CONTRO DL GELMINI
ROMA "Il 23 ottobre occuperemo le entrate delle nostre scuole per sbarrare la strada alla riforma e ai tagli con tutta la nostra creatività e voglia di cambiamento". E’ quanto annuncia la Rete degli Studenti, spiegando che sono in programma assemblee e sit-in che si svolgeranno davanti alle scuole a Torino, Verona, Vicenza, Treviso, Padova, Venezia, Siracusa, Bergamo, Cuneo, Prato, Massa, Pisa, Teramo, Frosinone, Roma, Catania, Savona, Reggio Emilia. "Teniamo fuori la Gelmini dalle nostre scuole, perché le scuole sono nostre e vogliamo essere noi a cambiarle. In questi giorni tante scuole e università sono in agitazione per opporsi al progetto di demolizione dell’istruzione pubblica del governo. Rispondiamo alla violenza della maggioranza parlamentare e della Gelmini tenendo vive le nostre scuole, in particolare nei giorni in cui il decreto 137 verrà approvato al Senato", conclude la Rete.
SIT IN A MILANO, BRUCIATA COPIA DL GELMINI
MILANO - Una copia del dl di riforma della scuola voluta dal ministro all’Istruzione, Maria Stella Gelmini, é stata bruciata davanti Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, dove oggi oltre 200 studenti delle superiori del capoluogo lombardo hanno dato vita a un sit-in organizzato in risposta alle dichiarazioni dello stesso ministro e del vicesindaco di Milano Riccardo De Corato nelle ore successive al corteo di venerdì scorso. Arrivati poco dopo le 9,30, gli studenti hanno esposto alcuni striscioni sulle transenne di fronte al Palazzo Marino e, accompagnati dalla musica di un Dj set improvvisato, hanno bruciato una copia del decreto Gelmini contestato. "E’ una risposta spontanea alle dichiarazioni del ministro che ci accusa di non essere informati - spiega Gianmarco del coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano e provincia -. Ma il dl parla da solo. E’ una risposta anche a De Corato che ha affermato che é inamissibile bloccare la città ogni settimana. Noi se vogliamo possiamo scendere in strada ogni giorno. Ne abbiamo solo da guadagnare perché la scuola pubblica è ormai allo sbando". Molti gli striscioni contro la riforma. "Omero chiuso per lutto si ribella al ministro della pubblica (d) istruzione", recitava uno striscione appeso dagli alunni del liceo Classico Omero di Bruzzano, nel milanese, arrivati numerosi.
LIVORNO: 8 MILA STUDENTI IN PIAZZA CONTRO LA GELMINI
LIVORNO - Almeno 8 mila studenti hanno partecipato stamani a una manifestazione che ha attraversato le vie del centro per protestare contro la riforma Gelmini. Il corteo si è svolto senza incidenti e vi hanno preso parte ragazzi delle scuole superiori provenienti da tutta la provincia che hanno scandito slogan a difesa della scuola pubblica e contro il ministro dell’Istruzione. Gli studenti hanno poi raggiunto la Fortezza Nuova dove si sono riuniti in assemblea.
A NAPOLI ASSEMBLEA LICEALI IN PIAZZA CONTRO RIFORMA
NAPOLI - Protesta degli studenti, a Napoli, contro la riforma Gelmini. Gli alunni del liceo classico Genovesi, dopo aver tentato un’occupazione dell’istituto, hanno indetto, in piazza del Gesù, un’assemblea pubblica. "Sarà un incontro a cui prenderanno parte studenti e docenti - spiegano i liceali napoletani - un’assemblea come quelle che si stanno organizzando a Roma per dire il nostro no alla riforma. Il nostro slogan? Studenti contro la Gelmini". Oggi, sempre a Napoli, gli studenti universitari terranno un’assemblea nella sede della facoltà di Sociologia della Federico II.
UNIVERSITA’: GIORNATA DI MOBILITAZIONE DA NORD A SUD
ROMA . Giornata di mobilitazioni negli atenei di molte regioni, in agitazione per esprimere la contrarietà rispetto alla legge 133 che "mira a stravolgere il sistema universitario e il suo carattere pubblico". E’ quanto afferma l’Unione degli studenti universitari, spiegando che iniziative sono in corso, o previste per le prossime ore, a Palermo, Pavia, Ancona e Ferrara. A Palermo, tra l’altro, è in programma un’Assemblea d’ateneo che lancerà le assemblee di tutte le 12 Facoltà prevista per il giorno dopo che si chiuderanno in un corteo. Anche a Pavia ci sarà un’assemblea con la partecipazione di dottorandi, ricercatori, docenti, organizzata dal Coordinamento per il diritto allo studio-Udu Pavia in collaborazione con varie realtà studentesche territoriali, in contemporanea con il Senato Accademico dove i rappresentanti dell’Udu-Pavia presenteranno un Odg contro la 133/08. A Ferrara l’inaugurazione dell’anno accademico sarà anticipata da una Contro-inaugurazione organizzata. Stasera è prevista una fiaccolata organizzata dalla Rua-Udu Ferrara con Cgil, Cisl e Uil. Nel primo pomeriggio ad Ancona si terrà una Assemblea di ateneo molto attesa nella Facoltà di Medicina organizzata dal Gulliver-Udu Ancona. L’Unione degli Universitari, nel percorso di mobilitazione condiviso con varie associazioni studentesche locali, continua le contestazioni negli Atenei per opporsi allo smantellamento dell’Università. Gli studenti che partecipano alle mobilitazioni indosseranno "un nastro rosso contro la privatizzazione" per esprimere anche simbolicamente la contrarietà all’intenzione governativa di privatizzare gli Atenei.
STUDENTI DI FORZA NUOVA CONTRO LA GELMINI
Gli studenti medi, superiori ed universitari legati al movimento politico Forza Nuova annunciano la "loro partecipazione agli scioperi ed alle proteste studentesche in corso in questi giorni". "La contestazione - è detto in una nota - non è monopolio di sinistra, e a contestare la Gelmini ci sono anche le sigle Lotta Studentesca e Destra Universitaria, appartenenti a Forza Nuova. Auspichiamo che la mobilitazione anti-Gelmini veda tutte le forze in campo, politiche, sindacali, organizzazioni di base, mature nel gestire i contenuti della manifestazione con una certa severità. Mai come oggi una battaglia di questo tipo ha bisogno di un’unità che sacrifichi anche le diverse appartenenze e riesca a sintetizzare in un unico ’edificio’ i vari mattoni che lo compongono. Da parte nostra non c’é nessuna preclusione. Siamo disposti a dibattere anche con nostri avversari storici", conclude la nota.
AZIONE STUDENTESCA, CONTRO GELMINI UNA MINORANZA
"Contro la Gelmini una minoranza organizzata, gli studenti liberi sono contro la casta dei professori". E’ quanto afferma Azione Studentesca, annunciato che la raccolta di firme "Basta prof incompetenti, più potere agli studenti", nelle ultime due settimane ha raccolto firme in 40 scuole di Roma, raccogliendo ben 8.000 firme. "Il numero di firme raccolte dimostra come in realtà gli studenti che scendono in piazza contro la Gelmini siano una minoranza organizzata, figlia di una certa logica di sindacato - dichiara Andrea Moi di Azione Studentesca - gli studenti liberi sanno che il problema sono i professori. Sanno, anche a differenza dei professori del Liceo Russel, che insultano e provocano i nostri ragazzi mentre volantino, che questa è una campagna provocatoria che ha l’intento di spostare l’attenzione dai non problemi sollevati da altri ai reali problemi della scuola italiana. E forti del consenso della maggioranza degli studenti, non ci fermeremo, anzi nelle prossime settimane ne faremo delle belle".
Dopo la pausa del fine settimana, domani torna la protesta in tutta Italia
E sui cellulari degli studenti romani delle superiori rimbalza un messaggino
Scuole, la protesta corre via sms
"Vediamoci lunedì per occupare"
Davanti Montecitorio studenti e professori di Fisica terranno lezione all’aperto
L’Udu: "Proseguire fin quando gli articoli 6 e 66 della 133/08 verranno abrogati"
ROMA - "Vediamoci domani davanti scuola per occupare". E’ l’sms che sta girando in queste ore sui telefonini degli studenti romani delle superiori. Sia nella capitale che nel resto della penisola molti istituti sono già occupati. Ma dopo le mobilitazioni di studenti e professori delle università e delle scuole ’di ogni ordine e grado’, culminate nella partecipazione al corteo dei sindacati autonomi di venerdì scorso, sempre più istituti e atenei in tutta Italia si stanno organizzando per opporsi alla riforma Gelmini.
Il ministro, che oggi è stata rinfrancata dagli applausi dei ragazzi del "movimento studentesco padano" riuniti a Milano, domani sarà in visita al rettorato dell’università di Palermo. Ed è tornata a dire: "Nessun taglio, solo razionalizzazioni". Troverà comunque ad accoglierla un corteo di protesta degli studenti, per ribadire il no al decreto di riforma dell’Università. La manifestazione partirà da viale delle Scienze e si concluderà davanti allo Stera, la sede del Rettorato a piazza Marina. Per martedì 21 è stato indetto un altro corteo e dovrebbero essere sospese le lezioni in tutte le facoltà.
A Parma sono in programma due assemblee per gli studenti: la prima domani dalle 11 alle 13 nella Facoltà di Psicologia e la seconda martedì alle 18 nella facoltà di Lettere. A Pisa per il 23 ottobre alle 15 è indetta una manifestazione cittadina. Nella città toscana da una settimana studenti, ricercatori e docenti si riuniscono in assemblea permanente nel’aula filologia 8, presso il cubo 28B.
Una manifestazione di protesta contro la riforma della scuola si svolgerà domani mattina a Reggio Calabria nei pressi del liceo scientifico ’Leonardo Da Vinci’. L’iniziativa è organizzata dagli studenti della Federazione Giovanile dei Comunisti Italiani e del movimento Taglia La Gelmini.
A Roma niente protesta nel fine settimana all’Università La Sapienza: si è di-soccupato venerdì sera, per ri-occupare lunedì mattina, quando si terranno assemblee in tutte le facoltà per pianificare le prossime giornate di protesta. E seguendo l’esempio di altri colleghi in diverse città italiane, domani, gli studenti del dipartimento di Fisica, insieme con alcuni docenti, faranno lezione all’aperto sotto Montecitorio, per dare seguito, si spiega in un comunicato, "alla straordinaria settimana di mobilitazione alla Sapienza".
I tagli alla scuola arrivano anche sui banchi del consiglio comunale di Reggio Emilia. Infatti, domani, saranno all’esame dell’assemblea di sala del Tricolore, due mozioni di iniziativa popolare, ognuna sottoscritta da oltre 300 cittadini, proposte da un gruppo di coordinamento di insegnanti e genitori.
A Napoli, domani mattina, assemblea nella sede della facoltà di Sociologia della Federico II. Poi, martedì, gli universitari hanno organizzato un corteo che sfilerà per le strade del centro storico. Sempre martedì, la Sinistra democratica darà vita a un’assemblea pubblica "contro la distruzione della scuola pubblica e dell’Università".
"Lo stato di agitazione diffuso evidenzia la volontà di non fermarsi in questa mobilitazione che si espande e cresce di forza ogni giorno sempre di più - spiega una nota dell’Unione degli universitari -. Vogliamo proseguire questo percorso fino a quando gli articoli 6 e 66 della legge 133/08 verranno abrogati".
"Io non difendo la scuola così com’è. Ma è intollerabile e inaccettabile che in un Paese come l’Italia si possano tagliare 8 miliardi per l’istruzione e pensare a classi separate", ha detto Walter Veltroni, ospite del programma condotto da Fabio Fazio Che tempo che fa (stasera su Rai Tre), rispondendo alle domande sulla riforma del ministro Gelmini. In particolare la proposta di istituire classi separate per i bambini stranieri rappresenta, per il segretario del Pd, uno dei tanti "piccoli slittamenti che progressivamente ci portano a ben altro. Resta importante garantire la sicurezza dei cittadini e anche l’integrazione".
* la Repubblica, 19 ottobre 2008
L’Authority: nei tg Mediaset il tempo di parola lasciato all’esecutivo arriva all’80%
Grandi squilibri anche in Rai: al Tg2 il 65% va alla destra
Su Berlusconi l’affondo del «Financial Times»
«Silvio adulato a livelli nordcoreani»
In linea con l’Agcom: nei tg si parla solo del governo
di Roberto Brunelli (l’Unità, 19.10.2008)
SILVIO COME IL «CARO LEADER», al secolo Kim Jong-Il. Lo dice, in pratica, il Financial Times: l’inquilino di Palazzo Chigi riceve dai media italiani «un’adulazione vicina ai livelli nordcoreani», scrive l’autorevole quotidiano britannico in una corrispondenza da Roma firmata Guy Dinmore, e non è esattamente un complimento. L’osservazione - che appare non su un noto foglio comunista, ma sulla bibbia del liberismo occidentale - fa il paio con i dati diffusi ieri l’altro dall’Autorità per le telecomunicazioni, che denuncia lo spaventoso sbilanciamento nei telegiornali nostrani a favore del governo e dei partiti della maggioranza.
Il monitoraggio effettuato dall’Agcom copre il periodo da aprile a settembre: nelle testate Mediaset il tempo di parole a favore dell’esecutivo raggiunge punte tra il 60 e il 75% del totale, e le cose non vanno poi tanto meglio in Rai. Nello specifico, Studio aperto riesce addirittura a battere il Tg4, offrendo al governo l’82,2% del proprio spazio, mentre il Tg4 si «ferma» all’80,8%: quel che resta dell’opposizione sono briciole. Il Tg1 lascia invece il 48,16% al governo e il 27,6 all’opposizione, nel Tg2 lo sbilanciamento arriva al 65,7% contro il 18,8%, mentre il Tg3 si ferma, per l’esecutivo, al 50,1% con l’opposizione rappresentata al 35,8%. Divertente la dichiarazione di difesa di Mauro Mazza, direttore del Tg2: «In periodi di emergenza il governo parla, dice, rassicura, prende provvedimenti. È normale che sia così».
Hai voglia poi a dire che il premier è popolarissimo in Italia, come sostiene ancora il Financial Times, che riferisce di un sondaggio Ipr Marketing che dà la «quota di fiducia» data al premier dagli italiani al 62%. «Gli italiani stanno celebrenado il ruolo dello Stato salvatore», scrive Dinmore, e l’esempio-chiave è Alitalia. Certo, non è tutto l’oro quel che luccica, e i nodi prima o poi potranno venire al pettine visto che, come dice (sempre citato dall’Ft) Ilvo Diamanti, «il nuovo Stato salva banche e mercati, ma non la scuola e il welfare», iniziando a riempire le piazze. Dinmore non è tenero: «La luna di miele potrebbe accorciarsi: a Milano il processo a carico di David Mills, un avvocato inglese accusato di esser stato corrotto da mr. Berlusconi, è ripartito ieri».
Intanto però le fanfare di Re Silvio suonano più forti e colorite che mai: venerdì sera Rete4 ed Emilio Fede hanno brillato con uno speciale da antologia sulla visita del premier dall’amico George a Washington. Un’ode, punteggiata di vibrante entusiasmo, dove si narra alatamente dei due amici «che si intendono a colpo d’occhio» e che culmina nell’integrale del discorso dell’uomo di Arcore nel giardinetto della Casa Bianca: ebbene sì, il celebre discorso per il quale la Storia riserverà a Bush un posto di «grande, grandissimo presidente degli Stati Uniti d’America».
Insomma, l’emergenza media c’è, eccome. «Anche il Financial Times si occupa dell’anomalia italiana», dice Vinicio Peluffo, Pd, membro della Commissione di Vigilanza Rai. E aggiunge il senatore Vincenzo Vita, che «la lettura attenta dei dati forniti dall’Agcom non solo dà ragione al commento amaro del quotidiano britannico, ma fa riflettere sull’inaudita presenza del presidente del consiglio sugli schermi. La stessa Autorità avrà il compito di trarre le dovute conseguenze sulle violazioni del pluralismo e sulla necessità di un urgente riequilibrio comunicativo. Per esempio, invitando i contenitori domenicali a interrompere la prassi assai discutibile di chiamare in trasmissione ministri in carica. Il caso si ripeterà anche domani (oggi, ndr), con l’annunciata presenza a Canale 5 della ministra Mara Carfagna».
PS. «Ufficialmente il governo nordcoreano si presenta come uno Stato multipartitico guidato secondo l’ideologia politica della “Juche”, ovverosia dell’autosufficienza, ma molti osservatori occidentali lo considerano sottoposto ad un duro regime dittatoriale» (dalla voce “Corea del Nord”, Wikipedia).
LA SCHEDA.
Tutti i motivi di una protesta che da settimane
mobilita insegnanti, alunni e genitori. E i testi delle leggi
Dal maestro unico ai precari
le leggi al centro della protesta
di SALVO INTRAVAIA *
Dal maestro unico ai precari degli enti di ricerca: ecco tutti i motivi di una protesta che da settimane porta in piazza insegnanti, alunni e genitori, tutti contro il ministro dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini.
Il maestro unico. Il ripristino del maestro unico nella scuola primaria sin dal prossimo anno scolastico è uno dei temi che mette d’accordo insegnanti, genitori e buona parte dei pedagogisti. Il team (tre insegnanti che operano su due classi) ha portato la scuola elementare italiana ai primi posti nelle classifiche internazionali. Il nostalgico ritorno al maestro unico, spiegano i sindacati, è dettato soltanto da "necessità di cassa" e accorcerà il tempo scuola a 24 ore settimanali: 4 ore e mezzo al giorno (il testo della legge)
I tagli agli organici della scuola. I pessimisti parlano di smantellamento della scuola pubblica italiana, il governo parla di tagli per eliminare gli sprechi. Sta di fatto che la Finanziaria estiva prevede una autentica cura da cavallo per il personale della scuola. Una serie di "operazioni", come quella del maestro unico o la riduzione delle ore di lezione alla media e al superiore, consentiranno all’esecutivo di tagliare 87 mila e 400 cattedre e 44 mila e 500 posti di personale Ata: amministrativo, tecnico e ausiliario. Saranno i 240 mila docenti precari delle graduatorie provinciali a pagare il salatissimo prezzo della "razionalizzazione" delle risorse e gli 80 mila Ata che ogni anno consentono alle scuole di funzionare (il testo della legge)
Le classi per gli alunni stranieri. La creazione di classi differenziate per gli alunni stranieri, "rei" di rallentare i processi di apprendimento degli alunni nostrani, non era messa in conto. Ma da quando la Lega ha preteso e ottenuto l’approvazione di una mozione che istituisce di fatto le classi "per soli stranieri" la questione si aggiunge al lungo elenco di motivazioni che portano il mondo della scuola a protestare (il testo della mozione)
La chiusura delle scuole. Per rastrellare alcune centinaia di posti di dirigente scolastico e, bidello e personale di segreteria il ministro Gelmini ha imposto alle regioni, che si sono ribellate, di mettere mano ai Piani di dimensionamento delle rete scolastica. Secondo i calcoli effettuati dai tecnici di viale Trastevere, una consistente fetta delle 10.766 istituzioni scolastiche articolate in quasi 42 mila plessi scolastici va tagliata. Così circa 2.600 istituzioni scolastiche autonome rischiano di essere smembrate e accorpate ad altri istituti. Ma quello che preoccupa maggiormente gli amministratori locali è che il ministero vorrebbe cancellare dalla mappa scolastica del Paese circa 4.200 plessi con meno di 50 alunni.
Il contratto dei prof. Non è uno dei punti più indagati dai media ma i sindacati ricordano al governo che maestri e prof hanno il contratto scaduto da 10 mesi. E in tempi di tempeste finanziarie e inflazione galoppante la questione appare di un certo rilievo.
Il provvedimento "ammazza precari" degli enti di ricerca. Il tourbillon tocca anche le università e gli enti di ricerca dove la protesta ha già dato luogo ad occupazioni e manifestazioni che vedono gomito a gomito studenti e professori, a partire dalla legge 133 sui precari (il testo).
In base a un disegno di legge, già approvato dalla Camera, che contiene una norma sulla stabilizzazione dei precari, 60 mila cervelli nostrani che fino ad oggi hanno lavorato presso università ed enti di ricerca rischiano di vedere andare in fumo i loro sogni. Se gli enti da cui dipendono non riusciranno a stabilizzarli entro il 30 giugno 2009 dovranno trovarsi un’altra sistemazione: magari all’estero (il testo del provvedimento)
La privatizzazione delle università. La coppia Tremonti-Gelmini, secondo studenti e mondo accademico, ha messo al collo degli atenei un autentico nodo scorsoio che li metterà nelle mani dei privati. Il decreto-legge 112 prevede la riduzione annuale, fino al 2013, del Fondo di finanziamento ordinario e un taglio del 46 per cento sulle spese di funzionamento. Un combinato che farà mancare l’ossigeno agli atenei e li costringerà, anche attraverso la trasformazione in Fondazioni, a cercare capitali privati.
Il turn over "col contagocce". Ogni cinque professori universitari che andranno nei prossimi anni in pensione gli atenei potranno assumere un solo ricercatore. Quella di entrare stabilmente nel mondo universitario, per migliaia di precari già in forze presso gli atenei, diventa un autentico miraggio. Per questo gli studenti dell’Unione degli universitari hanno coniato lo slogan "sorridi ... se ci riesci".
* la Repubblica, 17 ottobre 2008 - ripresa parziale: per vedere i testi di legge citati, andare all’art. - cliccando sul rosso)