EMERGENZA BALLISMO. UN CITTADINO RUBA IL NOME DI TUTTO UN POPOLO, NE FA LA BANDIERA DEL PROPRIO PARTITO PERSONALE E REALIZZA LA PIU’ GRANDE BOLLA DELLA STORIA DELLA SPECULAZIONE ITALIANA...

PER LA SCUOLA PUBBLICA, TUTTA L’ITALIA IN PIAZZA. IL MINISTRO GELMINI DICHIARA: NON CAPISCO. E, PER FARSI FORTE, RIPRENDE A CANTARE L’INNO DEL PARTITO DEL SUO PRESIDENTE: "FORZA ITALIA"!!! - a cura di Federico La Sala

sabato 18 ottobre 2008.
 

[...] Ma cosa passa per la testa del ministro mentre nelle strade della capitale e di altre città il suo cognome è issato sui cartelli, dipinto sugli striscioni e oggetto di slogan non proprio lusinghieri? «Ho vissuto la giornata con grande serenità, ho visto le foto ed i filmati della manifestazione su Repubblica.it. Alcune davvero divertenti.

Le proteste? Ormai sono abituata, tutti i giorni c’è qualcuno che protesta sotto il ministero - commenta Mariastella Gelmini - mi piace molto Paola Cortellesi quando mi imita in tv, è davvero brava e rivedo le sue gag anche tre o quattro volte». Il ministro consuma un frugale pasto al ministero dell’Università: un tramezzino accompagnato da un succo d’arancia, poi un lungo summit con i direttori generali dell’università. Chissà quali sorprese ci aspettano nel prossimo futuro. E l’assist del presidente Napolitano? «Non commenterò mai le sue affermazioni e poi non ho alcuna intenzione di tirarlo per la giacchetta» [...]

LA SCUOLA E’ MESSA A MORTE!!! IL DECRETO GELMINI E’ UN DECRETO DEL PARLAMENTO DEL PARTITO ASSOLUTO DEL CAVALIERE DI "FORZA ITALIA"!!!

L’IDEOLOGIA CATTOLICO-FASCISTA DEL MAESTRO UNICO E L’ART. 7 DELLA COSTITUZIONE, UN BUCO NERO CHE DISTRUGGE L’ITALIA E LA STESSA CHIESA CATTOLICA.


l’Unità, 18.10.2008

-  Scuola: 350mila no. Gelmini: non capisco
-  Scuola di classe, trecentocinquantamila no
-  Maestre, prof, studenti medi e universitari al corteo di
-  Roma contro la riforma Gelmini: «È solo l’inizio»

di Maristella Iervasi

Un fiume. Secondo gli organizzatori almeno 350mila persone sono sfilate a Roma contro la scuola del governo Berlusconi. In piazza c’erano insegnanti e universitari, bambini delle materne e genitori per lo sciopero generale indetto dai Cobas e da Rdb. Ma si è manifestato anche in altre città mentre proseguono le occupazioni delle scuole e degli atenei. Il ministro Gelmini ha confessato di non capire i motivi della protesta, mentre il Capo dello Stato ha dichiarato: «Ma non bisogna dire solo no e farsi prendere dalla paura». E intanto sei regioni faranno ricorso alla Corte Costituzionale per illegittimità della riforma.

C’ERA UN POMPIERE sulla barella con accanto Brunetta che succhia l’ultima goccia di sangue al moribondo. C’era l’ambulanza di San Precario arrivata dall’Abruzzo con dentro i Co.co.co. delle Usl. C’erano le bandiere rosse dei Cobas, che hanno indetto lo sciopero nazionale. Ma sopra tutti c’erano loro: gli anti-Gelmini. Tantissimi bambini con le loro mamme e maestre, prof e studenti medi, universitari e ricercatori di tutti gli Atenei. Con i loro cori, striscioni e proteste hanno oscurato il sindacato autonomo. E sotto la pioggia battente di Roma hanno dato vita ad un corteo rumoroso e colorato, sfilando in 350mila fino a piazza San Giovanni. Ma all’improvviso, mentre Piero Bernocchi dei Cobas dal camion-palco «brindava» al successo della manifestazione, gli studenti più grandi si dileguono. Per poi ripartire al grido di «Roma libera» alla «presa» del ministero dell’Istruzione.

«Mariastella stiamo arrivando...», urla al megafono Carlo della facoltà di Lettere de La Sapienza. «Corteo auto-organizzato - è l’invito -. Chiediamo che non ci siano bandiere di nessun tipo. Solo la nostra voce e i nostri striscioni». E i pochi carabinieri che sono in fondo a via Labicana, fanno fatica a contenere i 50mila ragazzi. I liceali e gli universitari accettano di concordare il percorso che porta dalla Gelmini, ma giunti sul Lungotevere sfondano il cordone delle forze dell’ordine e di corsa attraversano il ponte prima dell’Isola Tiberina. «Occupiamo il ministero! Gelmini, veniamo da te. Dimissioni!». E lo spauracchio fa sì che la difesa di Trastevere «indossi» gli scudi e i manganelli. «Finanzieri, poliziotti... dovete essere dalla nostra parte, anche voi avete dei bambini, anche per voi ci sono tagli. Il nemico è lì, nel ministero, non siamo noi», urlano i ragazzi. Poi a turno prendono la parola con il megafono: «Volevano impedircelo perchè Roma è solo comando e sicurezza. Invece no - dice Bruno di Ingegneria - in questa città c’è gioia, indignazione e rabbia. La legge 133 non siamo disposti a mandarla giù. Per Gelmini e Berlusconi siamo solo una minoranza rissosa? Ma siamo noi il paese reale. Non vogliamo fare atti di vandalismo, vogliamo solo giustizia». La parola passa a Michela, precaria: «Sdraiamoci a terra e restiamo uniti. L’Italia siamo noi e faremo un casino... ». Poi è la volta di un insegnante di scuola media: «Nel 1985 ero all’università. Mi sono fatto la Pantera - spiega - ma un movimento di protesta studentesca come questo non l’ho mai visto... è la prima volta nella storia che tutte le scuole dalle materne all’università sono compatte». Le mani del movimento anti-Gelmini si alzano all’unisono e un solo coro intona a ripetizione: «Noi la crisi non la vogliamo. Noi la crisi non la paghiamo». E oltre alla Gelmini anche Brunetta finisce sotto tiro: «Renato, Renato, questo decreto va ritirato...».

Solo alle 16 il movimento si scioglie. «Torniamo alle nostre facoltà e riuniamoci in assemblea - ma questa protesta non è che l’inizio». Così laddove non sono ancora partite le occupazioni il calendario prevede: lunedì azioni di lotta; martedì assedio al Senato accademico...

Tutta Roma parla solo del movimento anti-Gelmini. Chi non è uscito dalle scuole si affaccia dalle finestre per applaudire i manifestanti (liceo scientifico Newton di via dell’Olmata). E chi ha una telecamera in casa riprende dai palazzi la protesta dei bambini dell’elementare e lancia caramelle sugli ombrelli (via Cavour e via Merulana). Anna, 10 anni, della «Principe di Piemonte», è con la sua maestra e due compagne di classe. Non ha il grembiule ma un cartello: «Non vogliamo tornare a una scuola di classe. Il meglio per pochi, gli avanzi alle masse». Riferimento chiaro alla mozione leghista sulle classi per gli immigrati. E Antonio Nocchetti, della onlus «Tuttiascuola» non nasconde un timore: che si possa arrivare ad una nuova ghettizzazione, ai mini-manicomi in cui infilare gli studenti con disabilità. Così i genitori esorcizzano la preoccupazione portando in spalla nel corteo una grande gabbia blu, con dentro una sedia a rotelle.


l’Unità 18.10.08

-  Marcella, la prof: «Oggi dovevo essere qui»
-  54 anni, una vita alle elementari: «La politica
-  non c’entra, tolgono il futuro ai nostri ragazzi»

di Federica Fantozzi

L’UNICO striscione che non sanguina è il suo: «Gelmini risplendi di luce propria? Ai posteri l’ardua sentenza». Se non si scioglie sotto la pioggia, è merito del ferro da stiro passato sui colori acrilici. Destinati agli alunni, ma, come per risme di carta, scotch e pennarelli, non c’è peculato: «Se tieni al lavoro che fai, ti metti le mani in tasca e compri i materiali che non ci sono».

Marcella Patassa insegna italiano e storia alla primaria Giuseppe Verdi di Santa Maria delle Mole, Castelli Romani. Una scuola normale, non di trincea: 280 bambini, 14 classi da 16 a 25, due stranieri ognuna, 33 docenti, palestra e cortile di cemento, la richiesta al Comune di un pezzo di giardino per giocare.

Una maestra normale: 54 anni, piccola e bruna, pantaloni gessati e golfino sotto il k-way, occhiali dalla montatura trasparente. Davanti ha la pensione tra 6 anni, alle spalle 32 di insegnamento tra ruolo e fuori ruolo. A Lavinio, ad Ariccia, a Cava dei Selci, alle scuole serali, un anno dalle suore oblate. Nell’82 è stata quel maestro unico che ora tornerà: «Ma sono altri tempi. Prima si trattava di leggere, scrivere e far di conto». Gli ex allievi le scrivono, ma il vicolo della nostalgia è cieco: «La società è più veloce, pressante. I bimbi hanno difficoltà a mantenere l’attenzione. Quando le mamme non lavoravano il doposcuola era un’opzione, ora il tempo pieno è una benedizione».

Alla scuola «G.Verdi» si fanno 40 ore con due insegnanti, più inglese e religione. La retta costa 86 euro a trimestre; la mensa 2,75 dal primo al dolce. Si pagano a parte il pulmino e la «prescuola» mattino o sera. Santa Maria è un paese di pendolari, la scelta obbligata per figli di operai, artigiani, professionisti.

Marcella non ha tessere di partito, vorrebbe prendere «un pezzetto dall’uno e dall’altro», non ha protestato contro Moratti e Fioroni, diffida degli «estremisti». Quando i ragazzi fradici urlano al ministro «vaffanculo» e «buttana», sussulta: «A volte ti riducono in un modo...». Si è chiesta se scendere in piazza, si è risposta che lì i greci discutevano tutto ed era una democrazia. In gruppo hanno preso il treno per Termini: «La G. Verdi ha chiuso i battenti per un giorno».

Per 1600 euro, la sua giornata comprende sveglia alle 7, colazione, tragitto da Due Santi, la frazione di campagna in cui abita, lezione, rientro, pranzo, faccende di casa, correzione dei compiti dalle 16 alle 20, cena. Fannulloni? Ore vuote? Sogghigna: «No, usate per progetti. Gite, cura dell’ambiente, educazione al gusto. Con i bambini non puoi correre, devi ascoltarli». C’è il giornalino con le pagine «accade nel mondo» e «accade a scuola» e il concorso di poesie. Marcella lo accantona: «Non sarà più possibile. I tagli significano, semplicemente, nozionismo anziché creatività. Ci sarà un impoverimento didattico, culturale, umano». Il maestro unico del nuovo millennio segnerà la fine del rapporto uno a uno: «Impossibile con 30 ragazzi». Nubile, sei nipoti tra 15 e trent’anni, scarpina fino a San Giovanni pensando ai precari senza futuro. Non alle sue incertezze: se i suoi 19 allievi finiranno accorpati, se rimarrà di serie A o B, se finirà in un ministero. Non teme il grembiule né i voti, ma strutture fatiscenti e aule-ripostiglio: «Non c’è la metratura, nessun edificio è a norma». Il peggio? «Le classi differenziali è razzismo». Quell’argomento è miele, i colleghi accorrono, negano rallentamenti: «In un mese uno straniero impara l’italiano e un italiano che c’è chi lascia gli affetti per mangiare». I timori di Veronesi? «Un bravo scrittore ma non un genitore illuminato».

Si pensa alla bimba rumena che non spiccicava una parola e la classe l’ha aiutata con le immagini, e se l’è cavata alla grande. O al bulgaro, figlio di ragazza madre, che in aula non studiava ma aveva amici. Ai casi «problematici» con handicap o genitori separati.

Intorno, corrono piccole sagome: giusto portare i bimbi ai cortei? «Devono sapere cosa accade intorno, se non troppo piccini». In classe lo spiega? «Parlo poco, insegno che ogni messaggio va letto tra le righe». Cosa le mancherà di più? «Gli insegnanti di Frosinone e della Calabria, con le graduatorie provinciali - dice Marcella che è umbra di Sellano - Sono bravissimi».

Dopo una vita defilata usa parole come «lotta» e «crollo» perché vede a rischio la sua missione: «Forse fa comodo il popolo ignorante». A chi dice che non cambierà niente? «Cambierà tutto. Non più la Carta ma la legge del più forte. Non la giustizia sociale ma la selezione naturale». A chi dice: ho studiato nel pubblico ma non ci manderei mio figlio? «Sbaglia. Uscito dalla scuola pubblica suo figlio non avrà paura del mondo. Non si può vivere in una bolla di cristallo».


l’Unità, 18.10.08

Gelmini sul decreto: «La sinistra difende una scuola indifendibile»

È FIRMATO «Mariastella Gelmini - gruppo di lavoro» l’opuscolo di 5 pagine, dal titolo «istruzione», che i collaboratori del ministro hanno distribuito ai senatori del Pdl e della Lega nord nell’incontro con la titolare del dicastero di viale Trastevere, che si è svolto mercoledì scorso a Palazzo Madama. tema della riunione, ovviamente, la riforma della scuola. Tre titoli per una sorta di promemoria dedicato alla contestata riforma: «La scuola del centrodestra», «Tagli? no, lotta agli sprechi per riqualificare la scuola italiana», «la sinistra difende lo status quo».

-  La scuola del centrodestra. Qui vengono spiegate le ragioni delle scelte contenute nel decreto all’esame del Senato. si parte dal ritorno al grembiule che trova le sue motivazioni nel «risparmio per le famiglie, eguaglianza di tutti i bambini a scuola, fine della corsa alle griffe». C’è poi il 5 in condotta, necessario per «un ritorno al rispetto dell’istituzione scolastica contro i fenomeni del bullismo». sei sono invece le ragioni del ritorno al maestro unico: «al bambino serve un punto di riferimento unico; in tutti i paesi d’europa c’è il maestro unico; aumentare il numero di maestre per bambino è servito ai sindacati per aumentare posti di lavoro proprio quando diminuiva il numero dei bambini; al maestro sarà affiancato l’insegnante di inglese e di religione; con il maestro unico l’italia era terza nelle classifiche Ocse, con più maestri è scesa all’ottavo posto; ridurre il numero dei maestri per bambino consente di aumentare il tempo pieno del 50%». e questo perchè «ci sono più insegnanti per il tempo pieno». Sulla scelta di un ritorno ai voti si dice: «Si torna alla chiarezza contro i giudizi spesso incomprensibili. un 4 è un 4. un 7 è un 7». Breve accenno agli stranieri: «sarà possibile frequentare dei corsi di italiano pomeridiani per gli stranieri». Infine, «più poteri ai presidi nel reclutamento dei docenti» e «non si toccano gli insegnanti di sostegno e le scuole di montagna».

-  tagli? no, lotta agli sprechi nessun taglio ma lotta agli sprechi perché «il 97% del bilancio del ministero va per pagare stipendi; in italia ci sono più bidelli che carabinieri; più di 10 mila classi con meno di 10 alunni; 1.350.000 dipendenti sono troppi; in una scuola serale di Mestre ci sono 11 insegnanti e nessun iscritto; a Como una classe elementare ha 9 maestre». Dunque, l’obiettivo è avere «meno professori ma più pagati con premi di produttività fino a 7000 euro annui; più soldi per innovazione e formazione; premiare studenti e professori migliori; più libertà nel reclutamento dei docenti».

-  la sinistra difende lo status quo. Parole d’ordine nette nel capitolo dedicato alla sinistra: «la sinistra e i sindacati difendono l’indifendibile: una delle scuole peggiori d’Europa; è finita un’epoca. Col governo Berlusconi la scuola non sarà più un ammortizzatore sociale e uno stipendificio. I sondaggi dimostrano che gli italiani apprezzano le iniziative del governo sulla scuola; la sinistra ha creato questa scuola: 14 euro lordi l’ora per un insegnante, quasi come un collaboratore domestico».


la Repubblica 18.10.08

-  Gli studenti invadono viale Trastevere, la Gelmini si rifugia all’Eur
-  Il ministro dribbla il corteo "Proprio non li capisco ma ormai sono abituata"
-  Mi piace Paola Cortellesi quando mi imita in tv, rivedo le sue gag anche tre o quattro volte

di Mario Reggio

ROMA - Per Mariastella Gelmini è stata un giornata davvero particolare. Venerdì 17 novembre 2008 verrà ricordato per molto tempo ancora. Eppure il ministro della Pubblica Istruzione non sembra scomporsi. «Davvero non comprendo le ragioni della protesta - commenta stupita - e sono sempre più convinta che molti di coloro che scendono in piazza in realtà non abbiano letto il decreto, non capisco come mai si occupino le università e si facciano manifestazioni nella scuola superiore, che sono ambiti marginalmente toccati dal provvedimento».

Una giornata particolare, apparentemente normale. Sveglia alle 7, colazione, poi dalla suo appartamento di Roma l’intervista telefonica alla trasmissione di Maurizio Belpietro su Canale 5. Di chi è la colpa della bagarre che attraversa scuole e università? «La sinistra sta dicendo alle famiglie che scomparirà il tempo pieno e che addirittura verranno meno gli insegnanti di inglese e informatica. È una grande bugia - continua Mariastella Gelmini - sia i docenti aggiuntivi che il tempo pieno verranno potenziati».

Il tempo stringe per il ministro, per le 10 e un quarto è convocato il Consiglio dei ministri. L’Audi grigio metallizzata che l’attende sotto casa parte di gran carriera e punta su Palazzo Chigi. All’ordine del giorno i prezzi dei materiali di costruzione, l’autotrasporto e la proroga degli sfratti. A mezzogiorno i ministri vengono messi in libertà. Mariastella Gelmini, nel bel mezzo di una Roma paralizzata dallo sciopero dei Cobas e dal traffico impazzito, riesce a raggiungere lo stesso il ministero dell’Università all’Eur. Poco dopo l’una i primi studenti delle superiori che hanno abbandonato il corteo che affolla piazza San Giovanni arrivano sotto il ministero in viale Trastevere. Carabinieri e poliziotti non tentano di bloccare il corteo, che non è autorizzato, lo scortano con discrezione. Le migliaia di studenti non sanno che Gelmini non è passata di là ieri mattina e che ha preferito puntare direttamente sull’Eur.

Ma cosa passa per la testa del ministro mentre nelle strade della capitale e di altre città il suo cognome è issato sui cartelli, dipinto sugli striscioni e oggetto di slogan non proprio lusinghieri? «Ho vissuto la giornata con grande serenità, ho visto le foto ed i filmati della manifestazione su Repubblica.it. Alcune davvero divertenti.

Le proteste? Ormai sono abituata, tutti i giorni c’è qualcuno che protesta sotto il ministero - commenta Mariastella Gelmini - mi piace molto Paola Cortellesi quando mi imita in tv, è davvero brava e rivedo le sue gag anche tre o quattro volte». Il ministro consuma un frugale pasto al ministero dell’Università: un tramezzino accompagnato da un succo d’arancia, poi un lungo summit con i direttori generali dell’università. Chissà quali sorprese ci aspettano nel prossimo futuro. E l’assist del presidente Napolitano? «Non commenterò mai le sue affermazioni e poi non ho alcuna intenzione di tirarlo per la giacchetta».


l’Unità 18.10.08

-  In piazza per la scuola pubblica
-  Stamani cortei degli studenti in varie città toscane. A Firenze attese 10mila persone
-  A Pisa lezioni in Piazza dei Miracoli e gli iscritti di matematica chiedono l’elemosina
di Maria Vittoria Giannotti e Silvia Casagrande

AL LICEO CASTELNUOVO i ragazzi hanno deciso di interrogare i giornalisti: «Ma perché per fare un titolo a effetto scrivete che siamo tutti dei vandali?»

La protesta del mondo della scuola contro le norme Gelmini-Tremonti, che tagliano fondi, classi e insegnanti all’istruzione pubblica (dalle elementari fino all’università) continua. Questa mattina a Firenze, con partenza da piazza San Marco alle 10, si terrà nelle vie del centro una manifestazione degli studenti con un corteo per le vie del centro e conclusione in Santa Croce. Gli organizzatori si aspettano migliaia di persone. Dalla Questura è stata prevista la presenza di almeno 10mila studenti. Cortei e sit-in sono annunciati anche in altre città toscane. A Sesto Fiorentino si svolgerà un’altra manifestazione con la annunciata partecipazione di circa 1500 studenti che percorreranno le strade del comune per poi raggiungere piazza Vittorio Veneto. Sempre a Sesto, nel pomeriggio si terrà un’altra manifestazione con corteo, promossa dai genitori del 1° circolo didattico delle scuole locali, per la quale è annunciata l’adesione di circa 500 persone.

Corteo anche nelle strade di Empoli per tutti gli studenti delle scuole superiori, accompagnati da genitori, docenti e personale non docente. Appuntamento alle 10 in piazza dei Leoni e ritrovo finale in piazza della Vittoria.

Ma le manifestazioni di oggi potrebbero segnare la fine dell’occupazione in molti istituti superiori. Gli alunni del Dante hanno già fatto sapere che lunedì torneranno sui banchi: «Abbiamo raggiunto gli scopi della nostra protesta - spiegano -, che era tesa a informare la cittadinanza sugli effetti che la riforma avrà sulla scuola pubblica». Più incerti sul futuro delle loro occupazioni la maggior parte degli altri istituti, che aspettano di prendere una decisione comune nel corso di un’assemblea che si svolgerà oggi al termine della manifestazione. Una delle proposte è di prolungare l’interruzione della didattica fino a martedì, giorno in cui la legge 137 verrà discussa al Senato. Ma, «anche se in altre forme, la nostra lotta continuerà», assicurano gli studenti. Proseguono invece le mobilitazioni degli universitari. A Pisa ieri hanno fatto lezione in piazza dei Miracoli davanti a gruppi di turisti un po’ disorientati. Mentre a Firenze studenti del dipartimento di Matematica hanno trascorso parte del pomeriggio a chiedere l’elemosina agli automobilisti fermi davanti ai semafori vicini alla loro facoltà fra piazza Dalmazia e viale Morgagni. «Un gesto provocatorio - spiegano - per dimostrare come si possono finanziare gli atenei italiani». In tutto però hanno raccolto solo un paio di euro.

Più degli automobilisti fa la Regione che, tramite l’assessore all’istruzione Simoncini, ha deciso di dare “prestiti fiduciari”, fino a 4 mila euro l’anno, agli studenti universitari che frequentano con profitto gli atenei toscani ma che non hanno i requisiti per accedere alle borse di studio.

Allo scientifico Castelnuovo invece è andata in scena una conferenza stampa al contrario. Con gli studenti che hanno intervistato alcuni giornalisti per chiedere spiegazioni a chi, pur di avere un titolo accattivante, li descrive come «vandali», ma soprattutto per far sentire la loro voce. La voce priva di filtri degli studenti, occupa anche le pagine del giornalino autoprodotto «Il Controinformatore» e in questi giorni stanno anche raccogliendo firme per indire un referendum abrogativo.


SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:

A "REGIME LEGGERO", FINO ALLA CATASTROFE .... DELLA SCUOLA PUBBLICA E DELLA REPUBBLICA!!! GELMINI PREPARA IL NUOVO ANNO SCOLASTICO DEL REGIME

LA SCUOLA E’ MESSA A MORTE!!! IL DECRETO GELMINI E’ UN DECRETO DEL PARLAMENTO DEL PARTITO ASSOLUTO DEL CAVALIERE DI "FORZA ITALIA"!!!


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