Un’iniziativa contro il decreto di riordino della scuola lanciata con una catena di sms
Ma "il presidente non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce"
Riforma Gelmini, email al Quirinale
Napolitano: ’Non posso intervenire’
ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha diffuso una nota di precisazione in merito agli appelli che, in queste ore, sono giunti al Quirinale per sollecitare il capo dello Stato a non promulgare il decreto di riordino della scuola elementare (ancora all’esame delle Camere), una volta approvato dal Parlamento. E - nel giorno dell’ennesima protesta del mondo delle università - ricorda che "Il presidente della Repubblica non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce". Il riferimento è anche a una delle iniziative lanciate per contrastare la riforma del ministro dell’Istruzione, ovvero una catena di sms in cui si invita ad andare sul sito internet del Quirinale e poi, cliccando su "posta", a mandare una email a Napolitano "per chiedergli - si legge nell’sms - di non firmare il decreto Gelmini. Se ne arrivano almeno 2000 - è scritto ancora nel messaggino - si può bloccare".
"Giunge in questi giorni al presidente della Repubblica - si legge in una nota del Colle - un gran numero di messaggi con i quali da parte di singoli, e in particolar modo di insegnanti, nonché da parte di talune organizzazioni, gli si chiede di non firmare il decreto legge 137 o, più propriamente, la legge di conversione di tale decreto. Pur nella viva attenzione e comprensione, da parte del presidente, per le motivazioni di tali appelli, si deve rilevare innanzitutto che il Parlamento non ha ancora concluso l’esame del provvedimento in questione".
"Inoltre - prosegue la nota - secondo la Costituzione italiana, è il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel parlamento stesso".
"Il capo dello Stato - conclude la nota - non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce: la stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulle leggi approvate incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge, ed il presidente ha in ogni caso l’obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo". (13 ottobre 2008)
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
(per leggere gli aritcoli, cliccare sulla zona rossa)
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950
Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Pubblicato nella rivista Scuola Democratica, 20 marzo 1950
Il premier provoca con l’uso di decreti
di Zagrebelsky (la Repubblica, 15 ottobre 2008)
ROMA - Quando ha parlato di «governare per decreti, Berlusconi ha usato un’espressione provocatoria che lascia perplessi». Tanto che, «se lo si fosse sentito dire 20 anni fa, si sarebbe gridato al colpo di stato». È il parere del presidente emerito della Consulta, Gustavo Zagrebelsky, sulle recenti dichiarazioni del premier. Esagerato sarebbe parlare di dittatura, ha spiegato il costituzionalista ai giornalisti, ricordando tuttavia come «un atto fondativo del regime nazista» fu consentire per legge a Hitler «di governare per decreto». «La democrazia è fatta di procedure che richiedono tempo», ha sottolineato Zagrebelsky, «tempo per la formazione delle decisione e per rimetterle in discussione». Oggi invece il Parlamento «è stato depauperato da un sistema elettorale che ha abolito le preferenze e ha lasciato fuori alcune forze politiche», trasformandosi semplicemente nella «longa manus legislativa» dell’esecutivo.
Scuola, pioggia di e-mail al Colle Napolitano: decidono le Camere
«Scrivi al Capo dello Stato, fermiamo il decreto Gelmini. Servono 20mila firme, facciamo numero». Il popolo degli insegnanti, dei genitori e degli studenti si mobilita come può, inviando Sms o scatenandosi in Rete, pur di bloccare la riforma della scuola. È proprio Napolitano il destinatario di una pioggia di mail inviate al sito del Quirinale per bloccare il maestro unico. Ma il Colle precisa: «Il Presidente della Repubblica non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce. Decida il Parlamento». Sullo sciopero del 30, dopo la Cisl, frena anche la Uil mentre la Ugl aderisce alla protesta. Polverini: «La riforma Gelmini? Una scure sulla scuola». E intanto si allarga a macchia d’olio la protesta negli atenei italiani contro i tagli. Occupazioni a Milano e Firenze, proteste a Torino e Roma.
LA PAURA che dopo la Camera anche al Senato venga messa la fiducia al decreto Gelmini corre via web. Così ecco che insegnanti e genitori non lasciano niente di intentato. Da tre giorni il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è diventato il destinata- rio delle loro ultime speranze per fermare il maestro unico dal momento in cui la legge sarà approvata in maniera definitiva dal Parlamento. «Diffondi questo messaggio è importantissimo! Chiediamo al Presidente della Repubblica di non firmare il decreto. Vai sul sito www.quirinale.it, clicca su “Posta” e manda una mail a Napolitano. Servono 20mila firme.... facciamo numero».
Il messaggino corre da un telefonino all’altro e riempie le posta elettronica dei cittadini di tutto lo Stivale, saltanto da un blog a un forum. Ci sono anche molte lettere spedite da singoli (come la scrittrice Dacia Maraini) ma anche gruppi di docenti e organizzazioni. Così in serata il Quirinale precisa: «Il Capo dello Stato non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce. È il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastai e respinti, o modificati, solo nel Parlamento stesso. Il presidente - conclude la nota - ha in ogni caso l’obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo».
L’idea di chiedere il «soccorso» di Napolitano era partita da una insegnante di una scuola statale che nelle settimane scorse ha partecipato al Colle all’inaugurazione dell’anno scolastico e scritto una lettera aperta al presidente pubblicandola sul sito del coordinamento romano anti-Gelmini. «Ho ascoltato il suo discorso con attenzione, signor Presidente - ha scritto la docente - e ho riflettuto su quanto ha detto riguardo alla necessità che anche la scuola si faccia carico delle difficoltà economiche del Paese. Ma non sono d’accordo». E l’insegnante motiva i 5 perchè, invitando il Capo dello Stato ad «esperire» tutte le azioni possibili «per impedire che un tale disastro per il paese trovi concreta attuazione».
Non solo il Quirinale, anche il presidente delle due Camere, Fini e Schifani, sono in questi giorni sommersi da petizioni popolari, ai sensi dell’art. 50 sulla Costituzione. E nel paese non cessa la mobilitazione: ieri un sit-in sotto palazzo Madama (con replica quotidiana), notti bianche, fiaccolate e occupazioni di scuole elementari. Poi il via agli scioperi generali: prima i Cobas, venerdì prossimo, poi il 30 dei confederali.
E proprio su quest’ultima chiamata alla piazza si registra il continuo «balletto» della Cisl. Mentre il leader del sindacato Bonanni domenica scorsa si è detto pronto a revocarlo, ieri sera Francesco Scrima, segretario generale della Cisl-scuola ha detto: «Il silenzio e le posizioni del governo esigono inevitabilmente una risposta forte, massiccia e compatta. Ribadiamo con forza le ragioni di uno sciopero che vuole dare voce all’intero mondo della scuola». Nella stessa giornata anche la Uil ha mostrato dei tentennamenti. Luigi Angeletti, si è detto pronto a fermare la «serrata» che nella scuola non avviene da anni, qualora il governo si decidesse ad avviare la «conclusione dei contratti e quindi degli aumenti salariali». Irremovibili per lo sciopero Cgil e Gilda.
ma.ier.
* l’Unità, 14.10.2008
’’Migliaia di scuole resteranno chiuse’’
Scuola, ’’venerdì una marea in sciopero e in corteo’’
Lo annunciano i Cobas: ’’Attesi a Roma centinaia di pullman, treni e navi. Molti operai sciopereranno in difesa dei salari, dei servizi pubblici e contro lo scandalo delle morti bianche’’
Roma, 15 ott. (Adnkronos) - ’’Lo sciopero generale del 17 ottobre sarà il più partecipato di tutta la storia del sindacalismo antagonista e la manifestazione nazionale di Roma (da piazza della Repubblica, ore 10, a S.Giovanni) la più grande che abbiamo mai organizzato’’.
Così il portavoce nazionale dei Cobas della Scuola, Piero Bernocchi, parla della mobilitazione prevista per dopodomani sottolineando come ’’da tutta Italia una marea di lavoratori e lavoratrici convergerà a Roma con centinaia di pullman, treni, navi e con migliaia di automezzi privati’’.
’’Massiccia - prosegue Bernocchi - sarà sopratutto la presenza del popolo della scuola pubblica, docenti, Ata, studenti, genitori e cittadini impegnati a difendere e a migliorare la scuola, a impedirne la distruzione programmata da Tremonti-Gelmini, i catastrofici tagli di duecentomila posti di lavoro, di scuole, classi, orari, la riesumazione della anacronistica ’maestra unica’, l’espulsione in massa dei precari.
Migliaia di scuole resteranno chiuse e la maggioranza di docenti ed Ata non farà per 24 ore lezione’’. ’’Essi -aggiunge il leader dei Cobas- si raccoglieranno in testa al corteo, che sara’ aperto dallo striscione ’Basta con la distruzione di lavoro, salari, scuola e servizi pubblici’ e da uno spezzone unitario con le bandiere e gli obiettivi delle tre organizzazioni promotrici (Cobas, Cub e SdL). Il popolo della scuola pubblica sfilerà dietro lo striscione ’No alla distruzione della scuola’’’.
’’Insieme ad esso -prosegue Bernocchi- saranno in piazza tantissimi lavoratori/trici che trovano intollerabile che il governo, mentre decide di investire somme stratosferiche per salvare le banche fraudolente e i banchieri corsari, continui a tagliare posti di lavoro, salari, scuola e servizi pubblici. Oltre alla scuola, lo sciopero coinvolgerà sopratutto il pubblico impiego e i trasporti: nelle citta’ i mezzi pubblici si fermeranno con modalità differenti (a Roma dalle 8.30 alle 16.30), i ferrovieri dalle 9 alle 17, il trasporto marittimo dalle 8 alle 16, quello aereo tra le 10 e le 18’’.
’’Ma anche molti operai sciopereranno in difesa dei salari, della scuola e dei servizi pubblici, contro l’orrenda strage che ogni giorno gli omicidi ’bianchi’ compiono nei posti di lavoro. Sarà una grande iniezione di fiducia -conclude Bernocchi- per quei milioni di cittadini/e che vogliono invertire radicalmente le catastrofiche politiche liberiste che da decenni provocano l’impoverimento dei salariati e dei pensionati e la disgregazione della Stato sociale, della scuola e dei servizi pubblici’’.