Scuola, stasera il voto di fiducia
Il governo "blinda" il decreto Gelmini.
Il Pd insorge: «Una scelta gravissima» *
ROMA. È ancora botta e risposta tra maggioranza e opposizione sulla riforma della scuola. Questa sera la Camera voterà la fiducia. Alle 18 cominceranno le dichiarazioni di voto e poi ci sarà la chiama per appello nominale dei deputati. Il decreto Gelmini che tra le varie misure prevede il ritorno al maestro unico e del voto in condotta viene contestato dagli esponenti dell’opposizione non solo nel merito, ma anche nel metodo, mentre compatta è la maggioranza
Il requisito dell’urgenza - lo ha detto ancora ieri il ministro dell’Istriuzione Maria Stella Gelmini - sussiste pienamente. Inoltre la fiducia, ha spiegato il Ministro, è stata decisa «per via dei tempi stretti» e per l’opposizione che si preparava a fare ostruzionismo. Per Idv e Pd il ricorso al voto di fiducia è «una scelta gravissima» e rappresenta «una minaccia alla democrazia». Per Massimo Donadi, capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera , «si spaccia per riforma quello che altro non è» ossia «un taglio di 8 miliardi all’istruzione, con la conseguenza di un ridimensionamento dell’offerta sulla scuola». Tutto questo «senza nemmeno la possibilità di confrontarsi per un minuto in Parlamento tra maggioranza e opposizione».
Dello stesso parere è Antonio Rusconi, capogruppo in commissione Istruzione al Senato, secondo cui la decisione dell’esecutivo è una «una minaccia alla democrazia, sia perchè ignora le valutazioni fortemente negative espresse in questi giorni da insegnanti, presidi, rettori, ricercatori, studenti e famiglie, sia perchè nega all’opposizione il dibattito parlamentare, svalutandone di fatto il proprio ruolo di fronte al Paese». Il ministro per le politiche giovanili, Giorgia Meloni osserva, invece, che «servono risposte immediate e coraggiose» per risolvere i problemi della scuola». E all’opposizione risponde: «La maggioranza farà il suo lavoro, che è quello di dare risposte ai problemi centrali dell’Italia».
* La Stampa, 7/10/2008 (18:29).
DECRETO-LEGGE 1 settembre 2008, n. 137
Disposizioni urgenti in materia di istruzione e universita’. (GU n. 204 del 1-9-2008 )
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
Ritenuta la straordinaria necessita’ ed urgenza di attivare percorsi di istruzione di insegnamenti relativi alla cultura della legalita’ ed al rispetto dei principi costituzionali, disciplinare le attivita’ connesse alla valutazione complessiva del comportamento degli studenti nell’ambito della comunita’ scolastica, reintrodurre la valutazione con voto numerico del rendimento scolastico degli studenti, adeguare la normativa regolamentare all’introduzione dell’insegnante unico nella scuola primaria, prolungare i tempi di utilizzazione dei libri di testo adottati [...]
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Vi giro l’accorato appello di un professore dell’Istituto Aldini Valeriani di Bologna per cercare, per quel che è possibile, di ostacolare in modo corretto, un decreto che non si può condividere e che ci è imposto senza possibilità di dialogo.
Vi chiedo, se siete d’accordo, di seguire le istruzioni e inviare quante più mail possibili. Divulgate al maggior numero di persone possibile, facciamo sentire la nostra voce in modo civile e corretto.
Grazie a tutti
ecco quanto trasmettere a piu’ persone
Per intervenire contro il Decreto Gelmini, questa è una delle possibili modalità:
In questi giorni sono moltissime le e-mail inviate al Presidente della Repubblica per chiedergli di non firmare la legge di conversione del decreto Gelmini.
Ora il Presidente della Repubblica non può, per disposto costituzionale, rifiutarsi di firmare una legge approvata dal Parlamento. Egli, però, prima di firmarla, può inviare un messaggio motivato alle Camere con il quale chiede una nuova deliberazione.
Per chiedergli di seguire questa strada, costituzionalmente corretta, ho predisposto il testo di una lettera che chi volesse può inviargli
Importanti sono due cose:
1. Che la richiesta sia fattibile (e quella allegata lo è)
2. Che le richieste che gli pervengono siano tantissime
Il meccanismo per scrivere al Presidente della Repubblica è semplicissimo:
Andare su Internet
Indirizzare a https://servizi.quirinale.it/webmail
Cliccare su La Posta ed appare una finestra sulla quale vanno scritti i propri dati personali ed il testo della lettera (Lo spazio a disposizione contiene esattamente il testo allegato - che va scritto tutto di seguito senza andare a capo - e la firma di chi scrive: non di più)
L’invito a chi concorda è duplice:
1. inviare la lettera
2. trasmetterla a tutte le persone di cui si ha l’indirizzo invitandole a fare altrettanto.
L’unica possibilità per essere ascoltati è di essere tanti, tantissimi
"Signor Presidente,
la Camera dei Deputati ha approvato la legge di conversione del decreto 137/08 con un voto di fiducia. E’ facilmente prevedibile che altrettanto avverrà al Senato. Non Le chiedo di non firmare quella legge, ma di compiere un atto che la Carta Costituzionale Le consente.
Lei avrà trenta giorni di tempo, dopo il voto del Senato, per promulgarla (comma 1, art. 73 della Costituzione).
Le chiedo di inviare al Parlamento, in quel lasso di tempo, un messaggio motivato (comma 1, art.74 della Costituzione) per chiedere una nuova deliberazione.
E quale più forte motivazione di quella di una legge di riforma della scuola approvata senza la necessaria discussione ed i doverosi confronti (!) con un voto di fiducia usato proprio per impedire discussione e confronti.
Confido in un Suo intervento".
firma
Editoriale *
Scuola, Università, Ricerca hanno bisogno di riforme. Non di tagli né di privatizzazioni
Le ragioni dello sciopero che Gelmini non capisce
Scuola
Università
Afam
Ricerca *
Scuola, Università, Ricerca hanno bisogno di riforme. Non di tagli né di privatizzazioni
Il disastro di un mercato senza regole che si è abbattuto sulla finanza e sull’economia non ha insegnato niente. Eppure è evidente quanto questo disastro sia costato ai risparmiatori e sta costando al contribuente.
Affidare scuola e università al mercato - questa è la “riforma” Gelmini - significa distruggere il sistema pubblico di istruzione, negare ai più il diritto allo studio e l’accesso al sapere.
Il ministro dice che si è discusso anche troppo e che ora è il tempo di fare. Peccato che lei non abbia discusso con nessuno, neanche col Parlamento, e che la sua manovra interviene strutturalmente solo sulla parte che funziona: ha sbaraccato per decreto la migliore scuola elementare d’Europa e le esperienze pedagogico-didattiche migliori del mondo (il tempo pieno e l’inserimento dei diversamente abili). Per il resto solo tagli. Di riforme neanche a parlarne. Se scuola e università hanno bisogno di soldi si trasformino in fondazioni e si facciano finanziare da privati. Fine della pubblica istruzione, appunto.
Sulle cifre Gelmini continua a ripetere la sua litania di frasi a effetto e di bugie. Non è vero che la spesa per l’istruzione e per il personale in Italia è al di sopra della spesa Ocse, come non è vero che abbiamo il rapporto docenti-insegnanti più alto: è vero il contrario. E se è tanto preoccupata che gli insegnanti - ma non solo loro - sono malpagati, si disturbi a rinnovare i contratti.
La verità è che questo Governo non sopporta voci discordi. Berlusconi è da settimane in crisi isterica per una manifestazione del PD e Gelmini, nel suo piccolo, continua a negare che vi siano proteste di studenti, famiglie, lavoratori della formazione e della ricerca. E invece sono proprio una grande ola.
Sono tanto spaventati che qualcuno non la pensi come loro e che sia stufo di subire i loro soprusi che stanno mettendo mano persino al diritto di sciopero.
Ma cosa credono che noi italiani abbiamo l’anello al naso?
Beh, dimostriamogli che hanno capito male.
Scuola. Le ragioni dello sciopero che Gelmini non capisce
Con i decreti legge, la "fiducia" in Parlamento e il commissariamento delle Regioni il duo Gelmini/Tremonti" mette in atto lo smantellamento della scuola pubblica.
Il DL 112/08 (ora legge 133/08) prevede il taglio in tre anni di 8 miliardi di euro e di oltre 130.000 posti nella scuola statale nei prossimi tre anni.
Il DL 137/08 (in discussione al Senato) reintroduce il maestro unico facendo tornare indietro di decenni la scuola elementare.
Il DL 154/08 impone alle Regioni, pena il commissariamento, di procedere al dimensionamento e alla revisione della rete scolastica entro il 30 novembre 2008.
Il piano programmatico del Ministro Gelmini, in applicazione dei tagli previsti dal DL 112, prevede interventi sul numero di alunni per classe, sugli anticipi nella scuola dell’infanzia, sull’orario dei ragazzi, sui modelli di scuola, sui profili del personale ATA e sulla rete scolastica.
E chi ne pagherà maggiormente le conseguenze saranno i lavoratori precari licenziati in tronco (36.000 supplenze in meno - 27.000 docenti e 9.000 ATA solo nell’anno scolastico 2009-2010) per far quadrare i conti di Tremonti.
Il 30 ottobre lo sciopero e la manifestazione a Roma serviranno a far capire che sulla scuola non si procede con i diktat ma con la condivisione, non si procede con i tagli ma con gli investimenti, non si procede con la polizia ma con il dialogo.
A tutto questo si aggiunge la questione salariale e il rinnovo dei contratti.
Come fa il Ministro a non capire che con questi tagli non si riforma, ma si smantella?
Università. Le ragioni dello sciopero che Gelmini non capisce
Il Ministro Gelmini non capisce perché la contestano nelle Università, e in effetti lei non ha ancora emanato nessun provvedimento. Ci ha pensato però il Ministro Tremonti che, forse, nei 9 minuti a disposizione per far approvare la legge finanziaria dal Consiglio dei Ministri non ha fatto in tempo a spiegarglieli.
Fra l’altro il Ministro non conosce neanche i dati OCSE sulla ricerca pubblica e sull’università e cita dati falsi.
Lo sciopero indetto da FLC Cgil, Cisl Università e Uil PA-UR è contro i provvedimenti del Governo contenuti nella Legge 133/08 che distruggono l’Università pubblica:
il Fondo di Finanziamento Ordinario, già abbondantemente ridotto dai precedenti governi, è ulteriormente decurtato, e in realtà si riduce di un terzo; inoltre è ridotto il finanziamento del PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale);
la drastica riduzione delle assunzioni del personale docente e tecnico-amministrativo, dopo due anni di blocco dei concorsi e a fronte dell’elevato numero di precari che lavorano nelle università;
la possibilità di trasformazione degli Atenei in Fondazioni private, con la privatizzazione dei rapporti di lavoro, il conferimento dei beni dell’Università al nuovo soggetto privato e l’indeterminatezza degli organi di gestione degli Atenei, nessuna garanzia per la libertà di ricerca e di insegnamento;
l’inadeguatezza delle risorse per il rinnovo contrattuale del biennio 2008-2009 e gli attacchi al diritto alla salute da parte del Ministro Brunetta;
i Fondi del finanziamento del diritto allo studio sono stati ulteriormente ridotti con l’inevitabile un forte aumento delle tasse universitarie se gli Atenei diventassero fondazioni.
Tali provvedimenti vanno ben una pura manovra di risparmio e determinano uno scenario in cui sparisce l’università italiana come sistema nazionale tutelato dalla Costituzione, in cui il ruolo pubblico è elemento decisivo di garanzia per la libertà di ricerca e d’insegnamento e degli interessi generali del Paese.
La mancanza di risorse economiche e l’impossibilità di assumere impediranno il ricambio generazionale, aggravando il problema già insopportabile del precariato, e chiudendo le porte dell’università ad intere generazioni.
Il progetto del governo è molto chiaro: smantellare l’università pubblica che garantisce uguali opportunità a favore di poche università di eccellenza, determinando una situazione di divaricazione tra chi ha la possibilità economica di studiare nelle sedi più prestigiose e chi, anche se più meritevole, non ha questa possibilità.
Tutto questo non è riforma.
Afam. Le ragioni dello sciopero che Gelmini non capisce
Il Ministro dell’Università e della Ricerca si occupa dell’AFAM solo per chiudere i 70 conservatori distribuiti sul territorio nazionale e lasciarne 5 o 6 attivi. Quelli che saranno chiusi potranno passare agli enti locali, enti a cui sono già state abbondantemente tagliate le risorse.
I finanziamenti dei conservatori e delle accademie hanno compensato l’eliminazione dell’ICI e saranno ulteriormente decurtati dai fondi per salvare le banche.
La riforma prevista dalla legge 508/99 è ulteriormente rinviata per mancanza di risorse. Il Contratto è scaduto da 34 mesi e non ci sono le risorse, anzi sono stati ridotti i fondi per la contrattazione integrativa.
Ancora una volta la scelta di questo Governo è contro la conoscenza, contro il patrimonio culturale di una nazione, contro tutto quello che è pubblico e può favorire i meritevoli e non solo i ricchi.
Ricerca. Le ragioni dello sciopero che Gelmini non capisce
In tutti gli enti di ricerca il Ministro Gelmini, insieme ai suoi colleghi ministri, viene contestato, perché non considera la ricerca come un investimento per il futuro del Paese e le persone che operano in questo settore come una ricchezza da valorizzare.
Questo Governo, invece, sta realizzando un progressivo impoverimento della ricerca pubblica: le tabelle della finanziaria 2009 indicano, nei casi migliori, finanziamenti costanti in valore assoluto e, quindi, decrescenti in valore reale, ma spesso tagli, come è il caso dell’ENEA e del CRA.
Ancora più grave è la riduzione del personale attuata con la combinazione di diversi provvedimenti:
riduzione delle piante organiche del 10% con conseguente impossibilità di nuovi ingressi, in alcuni casi immediata, in altri tra uno o due anni;
il calcolo del turnover su base numerica (un’uscita = un nuovo ingresso) senza tenere conto che chi esce è in genere ai livelli di stipendio più elevati e potrebbe essere sostituito con più di una persona senza aggravi;
blocco delle stabilizzazioni al 30 giugno 2009, ma gli effetti potrebbero aversi subito, attraverso l’emendamento “ammazza precari”.
L’effetto principale di queste azioni è la cancellazione del futuro per quanti, giovani o meno giovani, operano da anni negli enti con ruoli importanti e con risultati che in altri paesi sarebbero considerati di eccellenza. Sono tempi determinati, assegnisti, borsisti, co.co.co., sempre tutti precari.
Il Ministro Gelmini, che si vanta di apprezzare i giovani, li sta cacciando dal mondo della ricerca e costringendo a cambiare mestiere o ad emigrare.
A tutto questo si aggiungono soppressioni, commissariamenti, ristrutturazioni degli enti di ricerca, in una logica di riduzione delle spese e in assenza di un progetto organico che riconosca la specificità del settore e nell’assoluto disprezzo dell’autonomia delle istituzioni di ricerca, garantita dalla Costituzione, e di chi opera nella ricerca, sancita dalla Commissione Europea.
Il 14 novembre la ricerca sciopera anche perché il contratto di lavoro è scaduto da 34 mesi.
Giovedì sciopero di quasi tutti i sindacati e maxi corteo a Roma
Anche oggi facoltà e scuole occupate. E mille forme di protesta dell’Onda
I quattro giorni di fuoco della scuola
Legge al voto e blocco totale
Il Senato vota alla vigilia della mobilitazione. I Cobas: lo bloccheremo con i sit-in
ROMA - Una domenica senza notizie clamorose, ma con molte scuole che restano occupate, molte aule universitarie teatro di assemblee e gruppi di studio fino al ’grande ricevimento’ offerto dagli studenti delle facoltà scientifiche della Sapienza di Roma per le loro famiglie, per spiegare i motivi della protesta. E anche mille piccole iniziative spuntate ovunque, secondo l’indicazione generale di questo movimento, di comunicare e fare notizia nei modi più imprevedibili fino ai lenzuoli con l’ormai famoso "Non pagheremo la vostra crisi" spuntati qua e là dai balconi di molti case della capitale.
La mobilitazione insomma "percorre il paese come una grande ’ola’ e passerà per Roma nella più grande manifestazione per la scuola che la nostra memoria ricordi". La sintesi di quel che accadrà nei prossimi giorni è nelle parole del leader della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo. Una sola voce fra le mille che animano la protesta. E che si sono date appuntamento a Roma il 30 ottobre, giorno dello sciopero generale, per una grande manifestazione. Giovedì incroceranno le braccia gli aderenti alla Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda degli insegnanti. E il mondo universitario e della ricerca, in aggiunta, ha già attivato le procedure per una giornata di sciopero il 14 novembre. Un raro sciopero di quasi tutte le organizzazioni sindacali, ancora più irritate dalla decisione di provare a dare il via libera alla legge proprio il giorno prima, senza risposte alle ripetute richieste di confronto (in particolare il segretario della Cisl Bonanni ha ripetuto più volte di essere pronto a fermare l’astensione dal lavoro in presenza di una convocazione al Ministero)
La protesta contro il decreto Gelmini continua a espandersi con forme, modalità e colori diversi. Il fallimento del dialogo con gli studenti, aperto dal ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini ma al grido di "il decreto resta" (e si vota al Senato il 29) non ha fatto che aplificare il dissenso. Inizia così una nuova settimana di mobilitazioni "per bloccare la distruzione della scuola e dell’università messa in atto dal governo".
La Rete degli Studenti Medi informa che nei primi tre giorni della settimana, in tutta Italia, ci saranno scioperi e notti bianche, che si concentreranno ancora una volta nei giorni di approvazione del decreto 137 al Senato. "Dopo lo slittamento ottenuto il 23 ottobre, cercheremo ancora una volta di bloccare i lavori parlamentari. La Gelmini ci ha detto che lei vuole andare avanti, che non si fermerà. Noi le rispondiamo che ’Avanziamo Diritti’, non ci fermiamo e continueremo a chiedere una scuola e un’università nuovi, in grado di darci un futuro".
Lunedì, martedì e mercoledì, dunque, scioperi, autogestioni con pernotto, notti bianche e lezioni all’aperto a Torino, Perugia, Roma, Firenze e Palermo. Per giovedì 30, invece, oltre alla partecipazione alla manifestazione di Roma, la Rete degli Studenti Medi annuncia cortei a Torino, Padova, Palermo e Genova.
E dalle università continuano a giungere appuntamenti che appaiono propedeutici al blocco della didattica in molte altre facoltà (spesso con l’appoggio dei docenti) se non di possibili occupazioni. Un asettimana di fuoco, dunque. E la parola può passare solo alla cronaca, dal momento che le giornate appena concluse hanno mostrato che l’Onda spunta dove meno te l’aspetti, ma anche che si scontrerà con il primo grande scoglio: la probabile approvazione della legge Gelmini giovedì 29.
* la Repubblica, 26 ottobre 2008.
SCUOLA: FAMIGLIA CRISTIANA, E’ SOLO TAGLIO SPESA GOVERNO RITIRI DL
NON E’ RIFORMA E NON GARANTISCE IL DIRITTO ALLO STUDIO
Roma, 27 ott. (Adnkronos) - Nel numero in edicola questa settimana, Famiglia cristiana critica il decreto Gelmini. "Non chiamiamo riforma un semplice taglio di spesa" e’ il titolo dell’editoriale d’apertura del giornale. "Nel mirino c’e’ una legge approvata di corsa, in piena estate. La dicitura e’ roboante: ’Riforma della scuola’; piu’ prosaicamente -si legge sul settimanale dei paolini- ’contenimento della spesa’, a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti. Non si garantisce cosi’ il diritto allo studio: prima si decide e poi, travolti dalle proteste, s’abbozza una farsa di dialogo. Il bene della scuola (ma anche del Paese) richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini. Per senso di responsabilita’", scrive il settimanale.
E ancora: "Un Paese che guarda al futuro investe nella scuola e nella formazione, razionalizzando la spesa, eliminando sprechi, privilegi e ’baronie’ nonche’ le ’allegre e disinvolte gestioni’. Ma i tagli annunciati sono pesanti: all’universita’ arriveranno 467 milioni di euro in meno. Nei prossimi cinque anni il Fondo di finanziamento si ridurra’ del 10 per cento. Solo il 20 per cento dei professori che andranno in pensione verra’ sostituito. Come dire: porte chiuse all’universita’ per le nuove generazioni".
"Un Paese in crisi trova i soldi per Alitalia e banche: perche’ non per la scuola? Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori -sottolinea Famiglia cristiana- restano intatti. Quando una Finanziaria s’approva in nove minuti e mezzo; quando, furtivamente, si infilano emendamenti rilevanti tra le pieghe di decreti legge, il Parlamento si squalifica". E per il futuro non mancano le preoccupazioni: "Ci siamo appena distratti, che gia’ un’altra norma ’razziale’ impone ai medici di denunciare alla polizia gli immigrati clandestini che bussano al pronto soccorso".
GELMINI: CONVOCHERO’ ASSOCIAZIONI DEGLI STUDENTI
ROMA - "Convocherò da domani tutte le associazioni degli studenti per aprire uno spazio di confronto ad una sola condizione: che si discuta sui fatti". E’ quanto ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini al Senato in sede di replica dopo il dibattito generale sul decreto sulla scuola.
"Mi ero illusa di un terreno di confronto e non di scontro". Lo dice il ministro della Pubblica istruzione, Maria Stella Gelmini al Senato, replicando alle critiche che nel dibattito generale sul suo decreto ha sollevato l’opposizione. "Si sono scatenate proteste prive di fondamento ma più di questo mi preoccupano le falsificazioni" sottolinea il ministro che poi accusa il leader del Pd di voler cavalcare la protesta. "Veltroni - sostiene Gelmini - ha fatto della scuola il terreno privilegiato dello scontro, pregustando nuovi autunni caldi".
ANCORA PROTESTE, OGGI RIUNIONE AL VIMINALE - Aumentano le proteste nel mondo della scuola contro la riforma Gelmini e i tagli alla ricerca. Cortei, assemblee, lezioni per la strada, occupazioni, stanno proliferando in ogni angolo dell’Italia. A Roma sono stati occupati alcuni licei come gli storici Tasso e Virgilio o il periferico Malpighi. Hanno scelto, invece, lo "sciopero creativo" gli studenti del liceo romano Russell facendo suonare la banda di istituto. Gli studenti hanno inoltre occupato la facoltà di Scienza dell’Unibersità Roma Tre. Nottata tranquilla invece per i 150 studenti che, per la seconda volta consecutiva, hanno dormito all’interno degli edifici della facoltà di Fisica de La Sapienza, tutti occupati, ed in alcune aule di Lettere, Scienze Politiche e Chimica. A Milano,i cancelli della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano sono stati bloccati dagli studenti per un’ora, impedendo così l’ ingresso a chi voleva frequentare i corsi.
La mobilitazione continua anche in altre facoltà, atenei e scuole milanesi. Diverse centinaia di studenti di scuole superiori di Torino stanno sfilando in corteo nel centro storico della città. Unica voce contraria quella del Fuan, che in segno di provocazione ha messo all’asta su ebay l’ermellino del Rettore. Prosegue l’occupazione di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche. Assemblee sono in programma a Bologna nelle facoltà di Giurisprudenza, Lettere, Lingue e Scienze, e lezioni in piazza Puntoni con alcuni docenti di Scienze. Alle 18:30 partenza da piazza S. Francesco di una fiaccolata di liceali e universitari. Gli studenti dell’Università degli studi della Basilicata si sono riuniti in assemblea nell’aula magna del Campus di Macchia Romana, a Potenza, per discutere sulle iniziative da organizzare nelle prossime ore. Anche a Napoli molte iniziative. Stamattina, dopo la prima notte di occupazione di palazzo Giusso, sede dell’università l’Orientale, studenti e ricercatori si sono riuniti per decidere le azioni di protesta. Gli studenti della facoltà di Ingegneria dell’università di Palermo stamattina, infine, fanno lezione in piazza Castelnuovo, davanti al teatro Politeama. I colleghi di Lettere continuano la sospensione dell’attività didattica. Un provvedimento, quest’ultimo, che ha portato la componente di destra, "Azione universitaria", ad annunciare il ricorso alla magistratura per interruzione di pubblico servizio.
MARONI, NEL POMERIGGIO RIUNIONE OPERATIVA
TRIESTE - Una riunione operativa al Viminale, questo pomeriggio, stabilirà le modalità per la gestione dell’ordine pubblico relativa alle occupazioni di scuole e università. Lo ha detto stamani a Trieste, ai giornalisti, il ministro dell’Interno Roberto Maroni. "Su questo argomento - ha precisato il ministro - ci sarà una riunione alle ore 17 al Viminale".
* Ansa » 2008-10-23 15:05 (ripresa parziale).
Il premier provoca con l’uso di decreti
di Zagrebelsky (la Repubblica, 15 ottobre 2008)
ROMA - Quando ha parlato di «governare per decreti, Berlusconi ha usato un’espressione provocatoria che lascia perplessi». Tanto che, «se lo si fosse sentito dire 20 anni fa, si sarebbe gridato al colpo di stato». È il parere del presidente emerito della Consulta, Gustavo Zagrebelsky, sulle recenti dichiarazioni del premier. Esagerato sarebbe parlare di dittatura, ha spiegato il costituzionalista ai giornalisti, ricordando tuttavia come «un atto fondativo del regime nazista» fu consentire per legge a Hitler «di governare per decreto». «La democrazia è fatta di procedure che richiedono tempo», ha sottolineato Zagrebelsky, «tempo per la formazione delle decisione e per rimetterle in discussione». Oggi invece il Parlamento «è stato depauperato da un sistema elettorale che ha abolito le preferenze e ha lasciato fuori alcune forze politiche», trasformandosi semplicemente nella «longa manus legislativa» dell’esecutivo.
Un’iniziativa contro il decreto di riordino della scuola lanciata con una catena di sms
Ma "il presidente non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce"
Riforma Gelmini, email al Quirinale
Napolitano: ’Non posso intervenire’
ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha diffuso una nota di precisazione in merito agli appelli che, in queste ore, sono giunti al Quirinale per sollecitare il capo dello Stato a non promulgare il decreto di riordino della scuola elementare (ancora all’esame delle Camere), una volta approvato dal Parlamento. E - nel giorno dell’ennesima protesta del mondo delle università - ricorda che "Il presidente della Repubblica non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce". Il riferimento è anche a una delle iniziative lanciate per contrastare la riforma del ministro dell’Istruzione, ovvero una catena di sms in cui si invita ad andare sul sito internet del Quirinale e poi, cliccando su "posta", a mandare una email a Napolitano "per chiedergli - si legge nell’sms - di non firmare il decreto Gelmini. Se ne arrivano almeno 2000 - è scritto ancora nel messaggino - si può bloccare".
"Giunge in questi giorni al presidente della Repubblica - si legge in una nota del Colle - un gran numero di messaggi con i quali da parte di singoli, e in particolar modo di insegnanti, nonché da parte di talune organizzazioni, gli si chiede di non firmare il decreto legge 137 o, più propriamente, la legge di conversione di tale decreto. Pur nella viva attenzione e comprensione, da parte del presidente, per le motivazioni di tali appelli, si deve rilevare innanzitutto che il Parlamento non ha ancora concluso l’esame del provvedimento in questione".
"Inoltre - prosegue la nota - secondo la Costituzione italiana, è il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel parlamento stesso".
"Il capo dello Stato - conclude la nota - non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce: la stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulle leggi approvate incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge, ed il presidente ha in ogni caso l’obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo".
* la Repubblica, 13 ottobre 2008
Messaggio al Presidente della Repubblica: NON FIRMI IL DECRETO GELMINI!
Scriviamo tutti insieme al Presidente della Repubblica
Scriviamo al Presidente della Repubblica chiedendo di non firmare il decreto Gelmini; sul sito del Quirinale stanno arrivando migliaia di questi messaggi!
https://servizi.quirinale.it/webmail/
IO L’HO FATTO!
ECCO IL TESTO:
Esimio Presidente della Repubblica,
come docente/genitore e soprattutto cittadino italiano
le chiedo di fermare lo smantellamento della scuola pubblica
ad opera del Decreto Legge 137.
In fede
Firma
La protesta di migliaia di ragazzi, 300mila secondo l’Uds. Numerose manifestazioni
contro il ministro Gelmini. Lo slogan: "Non è che l’inizio"
Studenti in piazza in tutta Italia
Cortei a Roma, Milano e in 100 città
Contro il decreto la Toscana ricorre alla Corte Costituzionale
ROMA - "Non è che l’inizio": questo striscione ha aperto questa mattina i cortei in più di cento città d’Italia organizzati dall’Unione degli studenti contro il decreto Gelmini. Manifestazioni a suon di musica, con tanti ragazzi che hanno portato chitarre, tamburi e fischietti ’’per suonarle alla Gelmini’’. Trecentomila i giovani che hanno aderito secondo l’Uds che ha fornito dati dettagliati anche per le singole città: a Roma in 40.000 hanno preso parte alla manifestazione, 30mila a Milano, 40mila a Napoli e altrettanti a Torino, 15mila a Salerno, Firenze e Genova, 10mila a Bologna, Bari e Trieste, 2mila a Brindisi, 3mila a Bergamo. Altre migliaia di studenti hanno manifestato nelle altre città.
Gli studenti sono scesi in piazza per protesta contro il ministro dell’Istruzione e per replicare con cinque no alle innovazioni e ai provvedimenti più contestati: i tagli per 8 miliardi di euro all’istruzione con la conseguente riduzione del personale docente e non, il maestro unico, l’abbassamento dell’obbligo scolastico dai 16 anni ai 14, i finanziamenti alle strutture private e il voto in condotta. L’Unione degli studenti, che ha promosso la protesta, ha reso noto che il 30 ottobre sarà di nuovo in piazza accanto ai lavoratori delle scuole nello sciopero generale proclamato dai sindacati. La mobilitazione degli studenti, ha concluso l’Uds, culminerà nella settimana del 17 novembre, giornata internazionale di mobilitazione studentesca. In molte città, le manifestazioni si sono svolte insieme agli studenti universitari (Udu), anch’essi critici verso le iniziative dell’esecutivo nei confronti degli atenei; contestano, in particolare, il numero chiuso, il blocco delle assunzioni, le poche risorse.
A Roma gli studenti si sono dati appuntamento in piazza di Porta San Paolo dove verso le 10 è partito il corteo diretto al ministero della Pubblica istruzione in viale Trastevere. Fuori dalla sede i ragazzi hanno occupato le scalinate del palazzo ballando e cantando a ritmo di musica, ma anche protestando attraverso microfoni e megafoni mentre una delegazione di cinque rappresentanti è stata ricevuta all’interno da due dirigenti. Numerosi gli slogan cantati dagli studenti tra cui "Gelmini ministro della d-istruzione" e "Chi non salta la Gelmini è". Nel corteo bandiere, striscioni, cori e volantini contro il governo, il ministro Gelmini e il sindaco di Roma Alemanno.
Anche a Milano lo striscione "Non è che l’inizio" apre il corteo, accompagnato da un furgone che diffonde musica a pieno volume dietro al quale migliaia di ragazzi delle scuole superiori sono partiti verso il parco Ravizza, nei pressi del provveditorato agli studi di Milano in via Ripamonti. La proposta pensata per arginare il fenomeno del bullismo è stato protagonista di numerosi cori: "Con il voto di condotta - gridano gli studenti - ci tappano la bocca". A Milano, a testimoniare i possibili effetti della riforma, in testa al corteo viene trasportata da due giovani una bara nera con la scritta "scuola".
Anche a Napoli migliaia di studenti hanno aderito al corteo di protesta partito da piazza Garibaldi. A Palermo gli studenti si sono dati appuntamento in piazza Politeama, da lì è partito il corteo verso la prefettura, a suon di musica e slogan scanditi o impressi sugli striscioni, per chiedere un incontro con il prefetto Giancarlo Trevisone, cui chiederanno di farsi portavoce del malessere della scuola e degli studenti palermitani. Promotori della manifestazione sono la Rete Degli Studenti e i Giovani Comunisti che parlano di "demolizione della scuola pubblica" riportata "a quarant’anni fa attraverso il ripristino dei grembiuli alle elementari, del maestro unico e del 5 in condotta".
A Genova i giovani di una quindicina di scuole superiori, mobilitati dall’Unione e dal Coordinamento degli studenti, hanno sfilato in corteo fino a raggiungere l’ufficio scolastico regionale in via Assarotti, provocando anche disagi alla circolazione stradale. Nel corso della manifestazione, tra striscioni quali "Scuole come prigioni ci avete rotto i ...", ci sono stati numerosi lanci di fumogeni, sono volati insulti contro il ministro e slogan come "Se non cambierà lotta dura sarà". Alcuni indossavano una maglietta "Moratti+Fioroni+Gelmini= scuola senza cervelli".
A Firenze una bara nera con il necrologio "Qui giace l’università pubblica" ha sfilato in corteo per le vie del centro insieme agli studenti che urlavano slogan "contro la scuola dell’indecenza ora e sempre Resistenza" e poi ancora "non chino la testa continuo la protesta". Studenti liceali, universitari, dottorandi e ricercatori tutti insieme a urlare "contro la 133 tutti uniti senza bandiere né partiti". Hanno sfilato anche studenti liceali col grembiule nero e ricercatori in camice bianco con il lutto al braccio.
E sempre a Firenze l’assessore toscano all’istruzione, formazione e lavoro, Gianfranco Simoncini, ha ribadito oggi che farà ricorso alla Corte Costituzionale per difendere le proprie competenze in materia di istruzione. "E’ un atto arrogante, irresponsabile, irrispettoso e illegittimo, contro il quale ci opporremo con ogni mezzo, compreso il ricorso alla Corte Costituzionale" ha commentato Simoncini a proposito dell’articolo 3 del decreto legge 154 con il quale il governo impone alle Regioni di attenersi alle sue recenti decisioni per quanto riguarda il dimensionamento scolastico, dà loro una scadenza ravvicinata (il 30 novembre) e prevede, per le Regioni inadempienti, il ricorso al commissariamento. Le Regioni e gli Enti locali che ancora non lo hanno fatto avrebbero appena quindici giorni di tempo per mettersi in linea con i parametri, come noto molto restrittivi, della legge 133 dello scorso agosto, parametri che si prevede produrranno consistenti tagli al numero di scuole e classi.
* la Repubblica, 10 ottobre 2008
Un’iniziativa contro il decreto di riordino della scuola lanciata con una catena di sms
Ma "il presidente non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce"
Riforma Gelmini, email al Quirinale
Napolitano: ’Non posso intervenire’ *
ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha diffuso una nota di precisazione in merito agli appelli che, in queste ore, sono giunti al Quirinale per sollecitare il capo dello Stato a non promulgare il decreto di riordino della scuola elementare (ancora all’esame delle Camere), una volta approvato dal Parlamento. E - nel giorno dell’ennesima protesta del mondo delle università - ricorda che "Il presidente della Repubblica non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce". Il riferimento è anche a una delle iniziative lanciate per contrastare la riforma del ministro dell’Istruzione, ovvero una catena di sms in cui si invita ad andare sul sito internet del Quirinale e poi, cliccando su "posta", a mandare una email a Napolitano "per chiedergli - si legge nell’sms - di non firmare il decreto Gelmini. Se ne arrivano almeno 2000 - è scritto ancora nel messaggino - si può bloccare".
"Giunge in questi giorni al presidente della Repubblica - si legge in una nota del Colle - un gran numero di messaggi con i quali da parte di singoli, e in particolar modo di insegnanti, nonché da parte di talune organizzazioni, gli si chiede di non firmare il decreto legge 137 o, più propriamente, la legge di conversione di tale decreto. Pur nella viva attenzione e comprensione, da parte del presidente, per le motivazioni di tali appelli, si deve rilevare innanzitutto che il Parlamento non ha ancora concluso l’esame del provvedimento in questione".
"Inoltre - prosegue la nota - secondo la Costituzione italiana, è il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel parlamento stesso".
"Il capo dello Stato - conclude la nota - non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce: la stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulle leggi approvate incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge, ed il presidente ha in ogni caso l’obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo".
* la Repubblica, 13 ottobre 2008
Entro il 31 ottobre il dl dovrà poi essere convertito in legge
Scuola, primo sì per il decreto Gelmini
La Camera approva il provvedimento con 280 sì, 205 no e 28 astenuti. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato
Roma, 9 ott. (Adnkronos) - Con 280 sì, 205 no e 28 astenuti la Camera ha approvato il decreto legge Gelmini di riforma scolastica. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato che avrà tempo fino al 31 ottobre per convertirlo in legge.
Passa il maxiemendamento del governo al decreto legge del ministro Gelmini
L’opposizione attacca: "Impedito il confronto, ha deciso tutto Tremonti"
Maestro unico e tagli alla scuola
la Camera approva la fiducia
Entro fine mese il provvedimento deve essere convertito dal Senato
Studenti e sindacati sul piede di guerra: "Ora mobilitazione più intensa"
ROMA - La Camera ha votato la fiducia sul pacchetto Gelmini sulla scuola. Il maxiemendamento al decreto legge è stato approvato con 321 favorevoli, 255 contrari e due astenuti. Domani mattina alle 10.30 inizierà l’esame degli ordini del giorno presentati al provvedimento, mentre il voto finale della Camera sull’intero decreto arriverà giovedì. Il testo passerà quindi al vaglio del Senato, dove dovrà essere convertito in legge entro il 31 ottobre.
Torna il maestro unico. Nel provvedimento sono contenuti i cambiamenti ampiamente annunciati nei giorni scorsi: dal maestro unico al blocco del turn over nei prossimi tre anni per circa 150 mila insegnanti, dal ritorno al grembiule al voto in condotta. Sul maestro unico, uno dei punti più contestati da opposizione e sindacati, il decreto prevede l’abolizione, a partire al prossimo anno, del team di insegnanti alle elementari (ora sono tre per due classi).
Orario di lavoro più lungo. Quanto alle ore del tempo pieno, queste saranno coperte dallo stesso maestro unico, che dovrebbe lavorare un maggior numero di ore. Il decreto prevede che per le ore di insegnamento aggiuntive, rispetto all’orario d’obbligo, si possa attingere per il 2009 dalle casse delle singole scuole.
Accontentata la Lega. Il maxiemendamento modifica invece l’articolo 1 lì dove si prevedeva la nuova disciplina "Cittadinanza e Costituzione", introducendo, per "promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, definito dalla Carta Costituzionale", iniziative "per lo studio degli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale’’, come richiesto dalla Lega Nord.
Le regole per bocciare. Per quanto riguarda le bocciature il testo stabilisce che "nella scuola primaria i docenti con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione". Alle medie sarà necessaria "una decisione assunta a maggioranza dal consiglio di classe" e si dovrà tenere conto anche di "disturbi specifici di apprendimento e della disabilità".
I voti in cifre. Tornano anche i voti in decimi per cui al voto insufficiente è stata sostituita la dicitura "al voto inferiore a sei decimi". Voti che saranno usati anche per l’esame finale. Infine il provvedimento interviene sulle edizioni dei libri scolastici che, alle medie e alle superiori, saranno rinnovate (salvo casi particolari) ogni sei anni, e gli specializzandi Ssis, che potranno essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento non più in coda ma nelle posizioni spettanti in base ai titoli.
L’opposizione all’attacco. Il voto di fiducia di Montecitorio è stato preceduto da un duro scontro tra maggioranza e opposizione. "Questa riforma si scrive Gelmini ma si legge Tremonti e il governo ha detto di no a qualsiasi possibilità di interlocuzione sul testo", ha denunciato Silvana Mura dell’Idv rilevando che nel testo "ci sono solo tagli". Un provvedimento, lamenta ancora il movimento di Antonio Di Pietro, che "rottama la scuola e con essa il diritto all’istruzione".
"Un pasticcio contro il futuro". Valutazione identica a quella fatta dal Pd. "Il vero autore del decreto è Tremonti, secondo cui la scuola italiana, sebbene buona, è troppo costosa", ha accusato Maria Coscia. "Dall’opposizione - ha aggiunto - non c’è stato nessun comportamento ostruzionistico ma solo la voglia di confrontarsi sul merito" mentre ora il "pasticcio contenuto nel decreto impedisce di costruire un futuro per il Paese".
Vota contro anche l’Udc. Contro la fiducia ha votato anche l’Udc. "Sono d’accordo sul fatto che la reintroduzione del voto in condotta o del grembiulino non migliorerà la situazione drammatica in cui versa la scuola, ma rimane il fatto che il titolare dell’Istruzione, contrariamente alle sue promesse ne sta cambiando il volto senza avviare prima un dibattito ampio e senza il consenso dei protagonisti del comparto", ha spiegato Luisa Capitanio Santolini, ribadendo che "nessuna urgenza giustifica un decreto sulla scuola blindato dalla fiducia".
La manutenzione della Gelmini. Accuse che non sembrano aver scalfito le certezze della maggioranza. "Più che una riforma, la mia credo sia una manutenzione della scuola, che rimetta al centro la sfida educativa in collaborazione stretta con la famiglia", ha fatto sapere il ministro Mariastella Gelmini ricordando lo "sforzo in atto da parte del governo per riqualificare la spesa" che, nel settore della scuola, si traduce in "un riposizionamento delle risorse".
Studenti in piazza venerdì. Vanificata in Parlamento con il voto di fiducia, l’opposizione al pacchetto Gelmini continua però nelle piazze e nelle scuole. Venerdì prossimo gli studenti della Rete degli studenti medi annunciano una nuova ondata di manifestazioni. "Porre la fiducia sul decreto - sostiene il coordinamento - è l’ennesimo atto dei bulli di governo, che non vogliono nessun dialogo e preferiscono imporsi sempre e comunque con la forza".
La Sapienza mobilitata. In fibrillazione anche l’università: un gruppo di studenti della Sapienza a Roma ha occupato il Rettorato, annunciando una "assemblea d’ateneo, aperta a tutte le componenti, per giovedì 16 ottobre nell’Aula magna".
Sindacati sul piede di guerra. Anche i sindacati intanto si preparano alla protesta: secondo Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl, se la fiducia alla camera "è la risposta del governo alla disponibilità al dialogo" espressa dai confederali "allora sarà inevitabile l’intensificarsi della mobilitazione". Mentre per Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, il maestro unico "non ha nessuna motivazione d’urgenza. E’ uno scontro che si poteva evitare. I veri problemi si avranno - prevede - quando si dovrà attuare il meccanismo dei tagli. Andremo ad una mobilitazione forte di tutto il sindacalismo scolastico".
Ansa» 2008-10-07 18:05 SCUOLA, LA CAMERA VOTA LA FIDUCIA
Oggi si svolgerà il voto di fiducia sul maxiemendamento presentato ieri dal governo, mentre per mercoledì mattina è prevista l’illustrazione degli ordini del giorno. Giovedì alle 18, in diretta televisiva, ci saranno le dichiarazioni di voto e il voto finale. Venerdì mattina l’aula si riunirà poi per esaminare delle mozioni.
GELMINI, PIU’ CHE RIFORMA LA MIA E’ MANUTENZIONE - "Più che una riforma, la mia credo sia una manutenzione della scuola, che rimetta al centro la sfida educativa in collaborazione stretta con la famiglia": così il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, ha definito il suo progetto al centro del decreto legge su cui il governo ha posto la fiducia. "La scuola a cui penso - ha detto il ministro intervenendo a un convegno sulla conoscenza organizzato dalla Fondazione Barbareschi - e a cui pensa anche il presidente Berlusconi, anche in un momento di ristrettezza economica come questo, recupera dal passato alcuni principi attualissimi ma guarda al futuro, ammodernando e colmando alcuni gap come ad esempio quello delle lingue straniere". Gelmini ha ricordato lo "sforzo in atto da parte del governo per riqualificare la spesa" che, nel settore della scuola, si traduce in "un riposizionamento delle risorse, grazie anche al ministro Brunetta, sull’innovazione tecnologica, per la quale sono stati stanziati 43 milioni in tre anni per dare più servizi alle famiglie, dalle pagelle on line alla prenotazione telematica dei colloqui con i docenti alla formazione on line degli insegnanti"
Il maestro unico tornerà nelle scuole elementari con il voto di fiducia. Il Governo ha, infatti, scelto questa via per far passare il decreto Gelmini sulla scuola. Si voterà dalle 19. "I tempi sono stretti", ha spiegato il ministro Mariastella Gelmini uscendo dall’Aula: con "l’ostruzionismo" da parte dell’opposizione "credo che i presupposti di urgenza ci siano tutti".
L’esame del provvedimento ha subito uno stop, in aula, per difficoltà legate alla copertura finanziaria del maxi-emendamento che racchiude un pacchetto di modifiche apportate al provvedimento, ma anche per un dissenso espresso dalla Lega Nord rispetto a un passaggio del testo relativo alle graduatorie per gli insegnanti delle scuole elementari. L’ok della commissione bilancio, dopo le necessarie verifiche, alla copertura finanziaria e il ripristino del testo originario che prevedeva graduatorie provinciali per l’immissione in ruolo degli insegnanti della scuola elementare (il maxi-emendamento apportava invece una modifica e disponeva graduatorie nazionali), ha permesso di superare l’impasse.
Il provvedimento, presentato dal ministro dell’Istruzione a fine agosto, tra le principali novità, oltre all’abolizione del team di docenti nella scuola primaria, introduce la valutazione della condotta ai fini del giudizio finale sullo studente, il ritorno dei voti, la sperimentazione dell’insegnamento di educazione civica ("Cittadinanza e Costituzione"), la disposizione che i testi scolastici "durino" almeno cinque anni (salvo che per la pubblicazione di eventuali appendici di aggiornamento) evitando così continue riedizioni spesso inutili (soprattutto per alcune materie) e certamente onerose per le famiglie. Il provvedimento, fortemente contestato dall’opposizione (che ha presentato una valanga di emendamenti e ha parlato di arroganza ed esproprio delle prerogative del Parlamento), dai sindacati e anche da studenti e genitori, soprattutto per il timore che il ritorno del maestro unico si tradurrà, di fatto, in una riduzione del tempo pieno, ha subito alcune "correzionì durante l’iter parlamentare, ma nella sostanza è rimasto immutato e dunque alle elementari, dal prossimo anno scolastico, gradualmente (si comincia con le prime classi), ci sarà un solo docente, seppure affiancato dagli insegnanti di religione e di inglese.
E per le ore di insegnamento aggiuntive rispetto all’orario d’obbligo di insegnamento è previsto che si possa attingere, per l’anno 2009, dai bilanci dei singoli istituti scolastici. Rispetto al testo iniziale è stata eliminata la bocciatura alle elementari per una sola insufficienza: nel testo approvato, infatti, si precisa che "nella scuola primaria i docenti, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione" .
Torna il voto in decimi per l’esame di terza media (archiviando i giudizi - sufficiente, buono, distinto, ottimo - con i quali finora si concludeva il percorso di studi): "l’esito dell’esame conclusivo del primo ciclo è espresso con valutazione complessiva in decimi e illustrato con una certificazione analitica dei traguardi di competenza e del livello globale di maturazione raggiunti dall’alunno". Si introduce l’impegno a tener conto, nella valutazione del rendimento scolastico, dei disturbi specifici di apprendimento e delle disabilità degli alunni. E’ stata anche introdotta una norma che salvaguarda le aspettative di alcune categorie di docenti, come, ad esempio, gli abilitati Siss (Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario) del nono ciclo, attualmente esclusi dalle graduatorie a esaurimento. Come anticipato dal ministro Gelmini nei giorni scorsi vengono, infine, destinate risorse (una cifra che dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 mln di euro) all’edilizia scolastica. E’ stato inserito, infatti, un articolo (il 7 bis) relativo proprio ai provvedimenti per la sicurezza delle scuole.
Gentile presidente Napolitano, che cosa sta ancora aspettando, che arrivino i carri armati nelle piazze? C’è un limite, oltre il quale, i concetti di neutralità, di non ingerenza e interferenza (auspicabili in normali condizioni socio-politiche), rischiano di tradire ogni loro vero significato, per trasfigurare in evidente codardia - quando, la realtà delle cose, supera ogni immaginazione. E’ Lei, oggi, l’ago della bilancia, il solo che può fare la differenza. Lei, che gode del consenso univoco dei cittadini italiani e di una popolarità seconda solo a Sandro Pertini, non può sottrarsi al dovere civile e morale di porre fine a questa vergogna nazionale e internazionale che scredita e getta fango sui valori di libertà, di civiltà e di giustizia sociale. Fondamenti imperituri della nostra sovrana costituzione. Il suo atteggiamento accomodante, caro Presidente, mette in dubbio e vanifica il sacrificio di tutti quegli italiani che hanno lottato e sono morti per liberare l’Italia dal nazi-fascismo, e riconquistare il diritto di una libertà perduta - affermando così, l’inutilità di una tale carica e allineandosi all’ipocrita paura dei suoi predecessori, nella speranza di passare alla storia come un presidente neutrale, super partes e di buon senso. A tempo debito, e alla luce dei fatti e degli avvenimenti futuri, la storia giudicherà e confermerà la stupidità di un tale atteggiamento, permeato di infantilismo politico e qualunquismo che, nella sostanza, rinnega e sterilizza gli ideali e le ragioni, all’origine della sua storia politica. Da tutto ciò si evince che il nostro Presidente della Repubblica non ha alcuna consapevolezza della realtà e della gravità della situazione socio politica e quindi, minimizza i suoi atti e comportamenti, adducendone un significato retorico e formale - mettendo a rischio la tenuta dei principi fondamenti della democrazia, e relativizzando ogni parametro di giudizio. E’ in discussione la sua buona fede, caro Presidente, l’autenticità dei suoi valori morali ed etici e il suo, un tempo proverbiale, senso dello Stato.
Definire i nostri magistrati, eversivi e brigatisti rossi, è un crimine politico; ma non solo! Una licenza imperdonabile che, se non ritrattata in tempo (congiunta alle relative scuse e ad accorati “mea culpa”), incide ulteriormente sulla condizione di isolamento del potere giudicante e degli organi di controllo, ultimi baluardi a difesa dello stato di diritto e delle libertà individuali. La magistratura, il CSM, la Corte Costituzionale e i cittadini, sono in attesa, da tempo, di un segnale forte che venga dall’alto - un sussulto di vera indignazione e condanna per una situazione non più sopportabile, ai confini della realtà.
Gianni Tirelli