EMERGENZA BALLISMO. UN CITTADINO RUBA IL NOME DI TUTTO UN POPOLO, NE FA LA BANDIERA DEL PROPRIO PARTITO PERSONALE E REALIZZA LA PIU’ GRANDE BOLLA SPECULATIVA DELLA STORIA ITALIANA...

DA PECHINO?! SI. MA CHI E’ CHE PARLA?! E’ BERLUSCONI. DICE: POLIZIA NELLE SCUOLE? NON L’HO MAI DETTO!!! Dall’inviata dell’Ansa, Milena Di Mauro - a cura di Federico La Sala

giovedì 23 ottobre 2008.
 
[...] "Accade di frequente, anzi molto spesso che io non riesca a riconoscermi nelle situazioni che ho vissuto da protagonista. Posso perciò parlare di un divorzio tra la realtà di quanto da me vissuto e la realtà che raccontano i giornali". Così è stato oggi, afferma, di fronte alla lettura dei quotidiani [...]


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-  Sciogli il partito di "Forza Italia" e restituisci la parola "Italia" al Presidente della Repubblica e al Parlamento

UNA LEZIONE CINESE. Lunga vita all’ITALIA: "Restituitemi il mio urlo" !!! Huang Jianxiang, dalla CINA, con furore...



BERLUSCONI: POLIZIA NELLE SCUOLE? NON L’HO MAI DETTO

dell’inviata Milena Di Mauro *

PECHINO - Mentre in Italia la protesta degli studenti monta come un fiume in piena, da Pechino Silvio Berlusconi prova ad arginare: "Mai detto né pensato che la Polizia debba entrare nelle scuole". Ma non è un dietrofront, quello del premier, che anzi ancora una volta punta il dito contro i mezzi di informazione, rei di descrivere l’inesistente. Nessuna marcia indietro, dunque, perché esiste il "dovere" del governo di tutelare il "diritto essenziale di andare a scuola da parte di chi non vuole protestare". Nel mirino del premier - che parla dalla Cina dove è arrivato per il settimo summit euro-asiatico Asem - finiscono anche studenti e rettori delle Università italiane in rivolta. "Protestano? Ma se per l’Università addirittura ancora non è stato fatto niente...", osserva incredulo.

"Se qualcuno va in piazza è perché gli piace andare in piazza - aggiunge polemico - A qualcuno piace la musica, a qualcuno piace manifestare... Noi, in realtà, per ora abbiamo solo detto che ci saranno 5.500 corsi di laurea, qualcuno addirittura con uno studente solo". Oggi il premier ammorbidisce i toni. "Volete manifestare in piazza? Siete i benvenuti, ma almeno non sparate bufale sul numero dei partecipanti, di solito moltiplicato per 25". Berlusconi poi non dice più che le occupazioni non saranno tollerate. Afferma invece di avere in mente "spiritosi" metodi di "convincimento". "Se ci sarà chi vorrà occupare a prescindere - prova a sorridere - con opportune azioni di convincimento, e ne ho in mente qualcuna molto spiritosa, bisognerà garantire agli altri che vogliono imparare la possibilità di non essere disturbati da costoro". Quali possano essere questi metodi, il premier non vuole svelarlo.

"Non lo dico, altrimenti farei i titoli". Ancora all’attacco, invece, dei mezzi di informazione con l’accusa di non essere obiettivi. "Accade di frequente, anzi molto spesso che io non riesca a riconoscermi nelle situazioni che ho vissuto da protagonista. Posso perciò parlare di un divorzio tra la realtà di quanto da me vissuto e la realtà che raccontano i giornali". Così è stato oggi, afferma, di fronte alla lettura dei quotidiani. "I titoli che ho letto venendo qui, che parlano di Polizia nelle scuole, non sono condivisibili, sono un divorzio dalla realtà - segna con la matita blu il premier - Io non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. Ho detto invece che chi vuole è liberissimo di manifestare e protestare ma non può imporre a chi non è della sua idea di rinunciare ad un suo diritto essenziale". "Ho detto soltanto - precisa ancora Berlusconi - che lo Stato non è più legittimato ad essere Stato, se non garantisce ai cittadini i propri diritti. E io sento questo come un preciso dovere del governo. Con tutta la preoccupazione e la necessaria ’leggerezza’ che il caso richiede, non possiamo non intervenire e sottrarci così al nostro dovere".

Assolutamente "pretestuose" sono quindi le polemiche da parte della sinistra "che ha preso la scuola a pretesto per fare qualcosa che andasse contro al governo" e "protesta oggi contro il maestro unico nello stesso modo in cui fece una battaglia quando si introdusse la pluralità degli insegnanti". Quanto alle divisioni degli avversari politici, il premier glissa. "Le cose sono lì - afferma - Lasciamo a chi non ha incarichi di dare valutazioni. Noi vediamo quello che succede, quando ci toccano reagiamo, ma non possiamo addossarci il diritto o la responsabilità di tranciare giudizi o fare fotografie della situazione interna alla sinistra. In casa d’altri io non sono mai entrato". Con un pensiero alla scuola in rivolta, Berlusconi a Pechino cerca di allargare ad oriente il suo ’protagonismo’ internazionale delle ultime settimane. Della crisi finanziaria globale parlerà insieme ai capi di stato e di governo dei 43 paesi dell’Asem, il vertice Europa-Asia che si apre domani. Oggi conferma intanto il G20 di Washington del 15 novembre, e con il presidente cinese Hu Jintao ed il premier Wen Jiabao, che incontra appena arrivato in Cina, parla di un G-plus che assumerà la responsabilità di un controllo sullo sviluppo economico nel mondo. "Ma Bretton Woods - mette in chiaro - non lo scriveremo certamente a Washington, in un giorno solo".

* ANSA» 2008-10-23 18:55


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