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Ndrangheta, economia canaglia, Ginevra, Cern, Large Hadron Collider, Borges, Gioacchino da Fiore, giustizia, Obama, Latouche, decrescita: un saggio di Emiliano Morrone pubblicato su Topologik apre all’orizzonte della parola

venerdì 31 ottobre 2008.
 

Di Emiliano Morrone

Sta per iniziare l’esperimento Big Bang 2.0 con la macchina Large Hadron Collider, del Cern. Flash, telecamere, webcam, Internet, colonne di giornali, tg: delirio. Si tratta dell’acceleratore di particelle più grande al mondo: 27 Km di tubi speciali, costo 6 miliardi di euro, serviranno a cercare «la particella di Dio», il bosone di Higgs[1].

L’infinitamente piccolo darà per collisione, nel futuro prossimo, una porzione di quantità spaziale d’energia[2]. Questo s’attendono i fisici nucleari che lavorano al progetto. Apparati fotografici immortaleranno, nonostante la velocità delle particelle, prossima a quella della luce, momenti memorabili del viaggio nell’anello di magneti e segreti sotto la ricca Ginevra, a una profondità di 100 metri. La stampa è al lavoro per documentare l’onnipotenza dell’uomo, incapace di fermare la fame planetaria, che incede rapida e silenziosa. Tutto predisposto il 10 settembre 2008, alla vigilia del settimo anno dalla caduta delle Twin Towers, fatto che ci ha cambiato come l’abbattimento del Muro di Berlino, iniziato il 9 novembre 1989.

È assai curioso che all’interno del circuito di Large Hadron Collider ci sia una temperatura di -271 gradi Celsius, tecnicamente necessaria, e che nell’Africa morente e negli inferni della povertà meridiana il caldo faccia esplodere pestilenze e malattie, davanti a focolai perpetui di guerra.

La fisica domina la scienza, la chimica orienta il business[3], l’economia sovrasta la politica. È un mondo per pochi, nonostante il progresso. Il Divario Digitale[4] persiste: lo scambio di informazioni e saperi è limitato, a beneficio del potere culturale, pedagogico e politico della televisione e dell’editoria[5], in oligopolio. Il mercato è invece aperto, sregolato, libero. Tanto che si può acquistare un Kalashnikov Ak-47 con relativa facilità e i cartelli colombiani della cocaina riescono a comprare agilmente pacchetti di servizi offerti dalla ’ndrangheta, che permette loro straordinari investimenti di capitali e riciclaggio sicuro in Europa[6].

Continua su Topologik, rivista internazionale di studi filosofici e pedagogici.


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