IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI
Fini: "Berlusconi al Colle?
E’ un’ipotesi non remota"
MADRID - In una lunga intervista a "El Pais", viene descritto "come il politico più equilibrato di questa emotiva ed agitata terza Repubblica italiana". E Gianfranco Fini, con il giornale spagnolo, parla di tutto. Da Berlusconi, all’opposizione. Passando per la nuova idea di destra, il laicismo e l’immigrazione. Per finire con il suo futuro: "Non sono il delfino di Berlusconi". Con il giornale spagnolo che chiosa: "Oggi persino molti elettori del Pd si sentono rappresentati da questo uomo laico, istituzionale, antitetico delfino di Berlusconi, il cui futuro ha un solo obiettivo: essere il prossimo primo ministro".
Berlusconi al Colle. Per il presidente della Camera l’ipotesi che Berlusconi diventi capo della Stato non è "remota": "Certamente oggi gode di un appoggio personale e popolare che fa sì che questa ipotesi sia tutt’altro che remota".
Il futuro. Fini nega negato di essere "il delfino di Berlusconi". "Io sono repubblicano - dice il presidente della Camera - e Berlusconi non è un re con un erede. La politica è un’altra cosa. I leader si affermano se hanno la capacità e se ci sono le condizioni e questo non devo deciderlo io".
Rivendica i suoi meriti, il leader di An, dice di "aver contribuito a una strategia che la portato la cultura politica della destra italiana a integrarsi pienamente nel sistema politico, grazie anche ad alcuni amici spagnoli, tra i quali Aznar, prima di altri in Europa. Questo attore politico nuovo, che era legato alla nostalgia del fascismo, e’ oggi una destra democratica", rivendica Fini, cui non piace il termine civilizzata, perchè lascia intendere che "prima fossimo incivili".
La nuova destra. La destra a cui pensa l’ex ministro degli Esteri è una destra "non ideologica, democratica, europea e istituzionale". Fini ribadisce la sua idea che "la cultura della destra del terzo millennio deve modernizzarsi, bisogna smetterla con le etichette del secolo scorso, che è il millennio scorso. Ci sono sfide culturali che dobbiamo affrontare tutti insieme: l’integrazione, il laicismo, l’emigrazione, i diritti dei cittadini, l’autorità dello Stato".
Pd e Veltroni. Un accenno all’opposizione e al Pd in particolare. Per Fini Walter Veltroni "ha salvato il Pd, senza di lui le elezioni sarebbero andate molto peggio".
* la Repubblica, 10 marzo 2009
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Le spallate alla Costituzione
di Stefano Rodotà (la Repubblica, 12.03.2009)
Che effetto fa vivere in un paese dove il presidente del Consiglio dichiara di voler chiudere il Parlamento? Non lasciamoci rassicurare da chi dice che questa proposta «cadrà nel vuoto». Non banalizziamo, non derubrichiamo a battuta occasionale un’affermazione così pesante secondo un costume invalso in questi anni e che ha portato al degrado del linguaggio e della politica. Le parole aggressive della Lega sono state un potente veicolo di promozione degli spiriti razzisti. Lo stillicidio delle dichiarazioni di Berlusconi contribuisce a distruggere gli anticorpi che consentono ad un sistema di rimanere democratico. Soprattutto, non isoliamo le ultime affermazioni del presidente del Consiglio da un contesto ormai caratterizzato da un quotidiano attacco alla Costituzione.
Si stanno mettendo le mani sulla prima parte della Costituzione, proprio quella che, a parole, si dice di voler tenere fuori da ogni proposito di riforma. La legge all’esame del Senato sul testamento biologico viola la libertà personale e l’autodeterminazione delle persone. Si mettono in discussione la libertà d’espressione e il diritto dei cittadini ad essere informati con la legge sulle intercettazioni telefoniche. Si nega il diritto alla salute come elemento essenziale della moderna cittadinanza quando si prevede che i medici possano denunciare un immigrato irregolare la cui unica colpa è la richiesta di cure. Si privatizza la sicurezza pubblica legittimando le ronde, con una abdicazione pericolosa dello Stato da una delle funzioni che ne giustificano l’esistenza. Si avanzano proposte censorie che riguardano Internet. Si erodono le garanzie della privacy per improprie ragioni di efficienza. Si propone una banca dati del Dna con scarse garanzie per la libertà delle persone.
Non era mai accaduto che il nostro sistema politico vivesse quotidianamente ai margini della legalità costituzionale, che si dubitasse della costituzionalità di tutte le leggi di qualche peso in discussione alle Camere. Si altera così il funzionamento del sistema istituzionale, e si trasferisce l’intero compito di garantirne il corretto funzionamento ai "due custodi", il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale, di cui si accentuano le responsabilità e la politicità. E si dimentica che proprio la cultura costituzionale segna la politica e la civiltà di un paese.
Distogliamo per un momento lo sguardo dalle nostre lacrimevoli vicende, e rivolgiamolo agli Stati Uniti. Barack Obama non sta soltanto liberando il suo paese da inammissibili vincoli, come quelli sul divieto del finanziamento pubblico alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, mostrando come sia possibile e necessaria una politica lungimirante e svincolata da ipoteche fondamentaliste. In un documento indirizzato a tutti i responsabili dell’amministrazione federale, Obama ha scritto che, «esercitando la mia responsabilità nel decidere se una legge sia incostituzionale, agirò con prudenza e misura, basandomi unicamente su interpretazioni della Costituzione che siano solidamente fondate». Qui è evidente l’imperativo di allontanarsi dalle pratiche lesive dei diritti dell’amministrazione Bush, proprio per ricostituire quegli anticorpi democratici la cui distruzione stava minando la coesione interna e la stessa credibilità degli Stati Uniti.
Quale distanza, quale abisso ci separano da questa volontà di ridare la bussola costituzionale al funzionamento dell’intero sistema politico, e quale deriva ci sta travolgendo proprio perché stiamo abbandonando quella bussola. Grande, allora, diviene la responsabilità della cultura che si cimenta proprio con il tema della Costituzione, e con il modo in cui oggi si deve guardare ad essa.
Le reazioni, gli atteggiamenti sono diversi. Si è diffidenti verso una difesa della Costituzione che sembra fine a se stessa, che non tiene nel giusto conto la dimensione della politica. Che è preoccupazione giusta a condizione, però, che la sacrosanta invocazione di una politica non più latitante abbia quei solidi fondamenti che, per le ragioni appena accennate, debbono essere trovati proprio nei principi costituzionali. Oggi più che mai abbiamo bisogno di una politica "costituzionale".
Della legittimità stessa di questa politica si dubita quando si mette in evidenza che proprio la prima parte della Costituzione, quella delle libertà e dei diritti, è segnata da un inaccettabile statalismo, dall’accentuazione di una funzione protettiva delle istituzioni pubbliche che apre la porta alle tentazioni stataliste. È singolare, o rivelatore, il fatto che questo atteggiamento ritorni proprio nel momento in cui i guasti enormi della economia deregolata hanno fatto emergere una imperiosa richiesta di regole. Disturba, ad esempio, il fatto che si adoperi la parola "tutela" quando ci si riferisce alla salute. Eppure proprio negli Stati Uniti, nella materia della salute, si è verificato un gigantesco fallimento del mercato e la riforma del sistema è un punto chiave del programma di Obama.
Si torna, poi, a ripetere che la nostra Costituzione dovrebbe essere modificata perché non dà spazio adeguato al riconoscimento del mercato. Che cosa dovrebbe dire, allora, la Germania la cui costituzione parla di una proprietà il cui «uso deve servire al bene della collettività»? La verità è che rimane forte il fastidio per un contesto che vuole il mercato rispettoso dei diritti fondamentali. In Italia si è arrivati a proporre l’abrogazione dell’articolo 41 della Costituzione, che stabilisce che l’iniziativa economica privata «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». Statalismo o soglia minima di civiltà?
La spallata berlusconiana al Parlamento nasce in tempi di costituzionalismo debole e ha come fine, insieme alla cancellazione del sistema parlamentare, l’azzeramento delle garanzie, lo smantellamento del sistema dei diritti.
Vieni a ballare in Puglia
di Caparezza
I delfini vanno a ballare sulle spiagge. Gli elefanti vanno a ballare in cimiteri sconosciuti. Le nuvole vanno a ballare all’orizzonte. I treni vanno a ballare nei musei a pagamento.
E tu dove vai a ballare?
RIT:
Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia, tremulo come una foglia foglia foglia. Tieni la testa alta quando passi vicino ala gru perché può capitare che si stacchi e venga giù.
Hey turista so che tu resti in questo posto italico. Attento! Tu passi il valico ma questa terra ti manda al manicomio. Mare adriatico e Jonio, vuoi respirare lo iodio ma qui nel golfo c’è puzza di zolfo, che sta arrivando il demonio. Abbronzatura da paura con la diossina dell’ILVA.
Qua ti vengono pois più rossi di Milva e dopo assomigli alla Pimpa. Nella zona spacciano la morìa più buona. C’è chi ha fumato veleni all’ENI, chi ha lavorato ed è andato in coma. Fuma persino il Gargano, con tutte quelle foreste accese.
Turista tu balli e tu canti, io conto i defunti di questo paese. Dove quei furbi che fanno le imprese, non badano a spese, pensano che il protocollo di Kyoto sia un film erotico giapponese.
RIT:
Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia buia. Tanto che chiudi le palpebre non le riapri più. Vieni a ballare e grattati le palle pure tu che devi ballare in Puglia Puglia Puglia, tremulo come una foglia foglia foglia.
Tieni la testa alta quando passi vicino alla gru perché può capitare che si stacchi e venga giù. E’ vero, qui si fa festa, ma la gente è depressa e scarica. Ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica.
Tra un palo che cade ed un tubo che scoppia in quella bolgia si accoppa chi sgobba e chi non sgobba si compra la roba e si sfonda finché non ingombra la tomba. Vieni a ballare compare nei campi di pomodori dove la mafia schiavizza i lavoratori, e se ti ribelli vai fuori.
Rumeni ammassati nei bugigattoli come pelati nei barattoli. Costretti a subire i ricatti di uomini grandi ma come coriandoli.
Turista tu resta coi sandali, non fare scandali se siamo ingrati e ci siamo dimenticati d’essere figli di emigrati. Mortificati, non ti rovineremo la gita. Su, passa dalla Puglia, passa a miglior vita.
RIT:
Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia buia. Tanto che chiudi le palpebre e non le riapri più. Vieni a ballare e grattati le palle pure tu che devi ballare in Puglia Puglia Puglia dove ti aspetta il boia boia boia.
Agli angoli delle strade spade più di re Artù, si apre la voragine e vai dritto a Belzebù. O Puglia Puglia mia tu Puglia mia, ti porto sempre nel cuore quando vado via e subito penso che potrei morire senza te. E subito penso che potrei morire anche con te.
Sul tema, si cfr.: