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Politica
La delusione del presidente: rammarico per la mancata riforma elettorale
Sciolte le Camere, si vota il 13 e 14 aprile
Il ministro Bianchi: «Decideremo entro la prossima settimana se accorpare le elezioni amministrative» *
ROMA - Le elezioni politiche si terranno domenica 13 e lunedì 14 aprile. I simboli dei partiti devono essere depositati al Viminale tra la mattina di venerdì 29 febbraio e domenica 2 marzo. Le liste di candidati vanno presentate tra la mattina di sabato 9 marzo e le 20 di domenica 10. Martedì 29 aprile ci sarà la prima seduta del Parlamento della prossima legislatura, la sedicesima nella storia della Repubblica. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, che deve ora valutare se sia possibile meno effettuare l’accorpamento del voto per il rinnovo del Parlamento con quello delle amministrative.
L’opportunità è vista di buon occhio dal premier dimissionaro Romano Prodi: «Farò ogni sforzo per minimizzare i costi e gli incomodi - ha spiegato in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, dopo l’annuncio dello sciogliemento delle Camere da parte di Napolitano -: più votazioni verranno concentrate in un solo giorno, meglio sarà per i cittadini. Tutto questo - ha precisato - nel rispetto delle leggi e delle prerogative di autonomia, ad esempio per l’elezione dell’assemblea siciliana che ha regole diverse». L’accorpamento del voto potrà essere realizzato però soltanto con un apposito decreto che consenta di derogare alla norma secondo cui le elezioni amministrative si possono tenere soltanto tra il 15 aprile e il 15 giugno.
SCELTA OBBLIGATA - La decisione del Consiglio dei ministri è arrivata in tarda mattinata dopo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva ufficializzato con un decreto lo scioglimento del Senato e della Camera dei deputati. Una decisione presa, come lui stesso ha spiegato in una breve comunicazione ai cronisti, con il grande «rammarico di dover chiamare gli italiani alle urne senza che la riforma elettorale sia stata approvata». Napolitano ha spiegato che la decisione è stata inevitabile, dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato al presidente del Senato, Franco Marini. Un lavoro, quello portato avanti per una settimana dalla seconda carica dello Stato, che malgrado «impegno e scrupolo» che il capo dello Stato giudica encomiabili, «non è purtroppo stato coronato da successo». Napolitano non ha insomma nascosto la propria delusione per il passo che ha dovuto compiere. «Già nel febbraio dello scorso anno - ha fatto notare il presidente - rinviando al Parlamento il governo dimissionario avevo evidenziato la necessità di una modifica del sistema elettorale vigente. Ma nella discussione che da allora è seguita hanno a lungo pesato le incertezze tra le forze politiche. Si era tuttavia giunti nelle ultime settimane sulla soglia di una possibile conclusione. Di qui il mio auspicio affinché si procedesse con quella riforma come primo passo verso una revisione delle regole di funzionamento della competizione politica».
«ELEZIONI ANTICIPATE ANOMALIA» - Ma il precipitare della situazione ha impedito l’intesa tra le forze politiche e il netto no dell’opposizione ha legato le mani anche al Quirinale, che in questa situazione non ha potuto fare altro che chiudere la legislatura. «La decisione di sciogliere le Camere è divenuta obbligata - ha detto Napolitano - visto l’esito negativo degli sforzi che ho doverosamente ocmputo nella convinzione che elezioni così fortemente anticipate costituiscano un’anonamlia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari e non senza conseguenze sulla governabilità del Paese».
«CONTINUI IL DIALOGO» - Napolitano ha però voluto esprimere pubblicamente l’auspicio che il confronto tra i Poli non sia del tutto tramontato: «Il dialogo su questi temi, ora rottosi, resta un’esigenza ineludibile per il futuro del Paese - ha detto -. Mi auguro che campagna elettorale si fondi dunque su quell’esigenza ed è il momento per le forze politiche di dare prova di senso di responsabilità per fare fronte agli impegni a cui l’Italia è chiamata».
* Corriere della Sera, 06 febbraio 2008
IL DISCORSO INTEGRALE DI NAPOLITANO (Ansa)
Sul tema dei simboli dei partiti, nel sito e i ne rete, si cfr.:
ITALIA. La Bandiera, il Nome, e le prossime elezioni ....
Il Cavaliere fa appello al capo dello Stato: "Rischio contestazioni a valanga"
Il Quirinale chiede al Viminale di rispondere: "Tutto come deciso dal decreto del 2006"
Berlusconi: ’Schede ingannevoli’
Amato: ’Sono come le hai volute tu’
Il leader del Pdl: "Serviva un nuovo provvedimento, bisogna ristamparle"
La replica del ministro dell’Interno: "Troppo tardi, ma non sono il capo dei furfanti" *
ROMA - Niente politica economica, niente politica estera, niente curricula dei candidati. A una settimana dal voto, a tenere banco nella campagna elettorale non sono stati i programmi e le proposte delle forze politiche, ma la durissima polemica lanciata da Silvio Berlusconi contro il Viminale, colpevole secondo il Cavaliere di aver fatto stampare schede elettorali "confuse" e "ingannevoli" per gli elettori.
A non andare giù al leader del Pdl è il fatto che il foglio abbia uno sviluppo orizzontale su due righe, con simboli di partiti concorrenti sistemati lungo la stessa linea, uno a fianco dell’altro. Berlusconi avrebbe voluto invece una riedizione del sistema dei ’capolinea’, cioè una disposizione in file verticali, con le stesse righe orizzontali condivise solo dai simboli coalizzati. Quello della illeggibilità delle schede è un tema che l’ex premier batte con forza già da diversi giorni, ma oggi ha conquistato prepotentemente il centro della scena con un solenne appello al presidente della Repubblica.
"Rivolgo un appello al Capo dello Stato perché intervenga immediatamente a difesa della credibilità delle istituzioni democratiche e del diritto degli italiani a un regolare svolgimento delle elezioni", ha scritto Berlusconi in una nota, chiarendo che "le forze politiche che si presentano alleate, le più rappresentative degli elettori, rischiano di vedere i loro voti resi nulli da una disposizione dei simboli confusa e che confonde, l’esatto opposto di come dovrebbe essere una scheda elettorale. Con la conseguenza di esporre le prossime elezioni al rischio di innumerevoli contestazioni".
Gesto inconsueto, quello del Cavaliere, che ha motivato la sua mossa spiegando che ripetuti tentativi di sensibilizzare il Viminale al problema sono caduti nel vuoto. "Nonostante le numerose sollecitazioni che da ieri sono state rivolte al governo - ha spiegato - nulla ancora è stato fatto". Da qui, dunque, l’appello a Napolitano, che ha risposto invece in maniera immediata sollecitando con una nota ufficiale il ministro dell’Interno a "fornire tutti i chiarimenti opportuni" sulla conformazione delle schede elettorali.
Cosa che Giuliano Amato non ha potuto esimersi dal fare, convocando in serata una conferenza stampa nella quale ha ribadito di non aver agito "di fantasia". "Trovo sorprendente - ha esordito Amato incontrando i giornalisti - che possa essere stato chiamato a occuparsi della regolarità del voto il capo dello Stato Napolitano e che si sia potuto adombrare che il ministero dell’Interno abbia predisposto le schede in conformità alla propria fantasia". Il responsabile del Viminale ha ricordato quindi che la predisposizione della macchina elettorale "è in conformità della disciplina legislativa vigente e in particolare al decreto dell’8 marzo 2006 che ha la firma di Berlusconi e del mio predecessore al ministero dell’Interno".
A questo punto la polemica tra il leader del Pdl e Amato si è fatta tanto serrata quanto rovente. Pronta è arrivata la replica di Berlusconi per spiegare che visto il quadro politico mutato rispetto a quello delle precedenti elezioni, il governo avrebbe potuto riparare "con un ulteriore successivo decreto che privilegi la comprensibilità della scheda, e la certezza del voto che oggi mi pare non ci sia". Il Cavaliere ha quindi aggiunto che è comunque ancora possibile ristampare tutte le schede.
Nuovamente la risposta dal Viminale non si è fatta attendere. "Modificare oggi, e anche già la scorsa settimana, le schede elettorali - ha affermato il ministro dell’Interno - è impossibile, anche da parte del Parlamento, perché i nostri militari all’estero hanno già votato sulla base delle schede esistenti". Poi dal capo del Viminale è partita una stoccata a Berlusconi. "Trovo giusto - ha detto - che Berlusconi abbia invitato i rappresentanti di lista a stare svegli. Possono capitare, a volte, delle cose che non devono capitare, ma guai a dare un’immagine del nostro Paese che oggi non dà nemmeno lo Zimbabwe".
"Non sono a capo di una banda di furfanti - ha poi aggiunto Amato - e non abbiamo bisogno di essere messi sotto tutela, così come l’Italia non ha bisogno di essere dipinta come un Paese di brogli quotidiani". Una presa di posizione dura, davanti alla quale il Cavaliere ha finalmente tentato di raffreddare i toni. Dopo aver visto le schede elettorali, ha chiarito, "non ho pensato ai brogli, ma alla confusione che si crea in chi deve votare".
* la Repubblica, 5 aprile 2008
Elezioni, ammessi 147 simboli elettorali su 177. ’La Destra’ deve cambiare logo
Roma - (Adnkronos/Ign) - A quanto apprende l’Adnkronos per il partito di Storace, il Viminale chiede una modifica. In 21 casi chiesta la sostituzione del contrassegno entro 48 ore
Sulla scheda anche "No monnezza" e "Io non voto"
di Pasquale Colizzi *
Mirella Cece, fondatrice di un partito monarchico dalla dicitura chilometrica che si richiama al Sacro Romano Impero, ha trascorso dieci giorni davanti al Ministero degli Interni per essere la prima a consegnare il simbolo del suo movimento.
Dal 19 al 29 febbraio, quando le hanno aperto le porte dell’Ufficio per il deposito del contrassegno, ha riposato in macchina e usato la toilette del bar di fronte. E distribuito i bigliettini come al supermercato man mano che dietro di lei la fila si allungava: «Sono arrivata a 50, poi ho lasciato il blocchetto a quelli dopo».
Alla fine il logo con le scritte in latino e tre sue foto (l’unica a metterci “la faccia” tra quelli presenti) si è conquistato la terza postazione sul grande tabellone allestito al Viminale per rendere pubblici i simboli dei partiti che concorreranno alle elezioni di aprile. Ha lasciato passare gli amici “Grilli” di Torino, primi e secondi con “Lista del Grillo Parlante” e “Grillo Presidente”. Che il comico genovese c’entri qualcosa è improbabile.
Sicuramente è il più “citato”: almeno sei liste lo richiamano, addirittura tre fra i primi sei registrati. C’è un indice un po’ minaccioso nel logo “Amici di Beppe Grillo” e pure un “Forza Grillo”.
Le stranezze non mancano, anche perché il panorama di nomi e disegni è ampio. Non siamo arrivati ai 190 simboli, il record delle elezioni del 2005, ma sono comunque 177, contro i 170 del 2006, al termine ultimo per la presentazione, domenica pomeriggio alle 16.
I piantoni che presidiano l’ingresso del Viminale ancora ricordano Giuliano Ferrara seduto sugli ampi gradoni antistanti in attesa di depositare la sua lista Pro-life, finita poi accanto al simbolo del Sole che ride.
Altri, più impazienti, si sono finti giornalisti o hanno millantato appuntamenti inesistenti. Tutti rispediti alla porta. Un imprenditore è arrivato da Treviso in auto - «C’erano tre aeroporti chiusi per nebbia» - per depositare uno dei tanti loghi che giocano sugli equivoci: il suo si chiama “Il Partito delle libertà”, un altro “Il Partito della Libertà” ed entrambi si richiamano al “Popolo della Libertà” di Berlusconi.
Quanto al simbolo di Forza Italia, è finito a una posizione di distanza da quello dell’Unione di Centro di Casini. In attesa di sapere se ci sarà anche uno “scudo rosato”, come ironizza qualcuno rispetto all’accordo tra Udc e Rosa bianca.
E se di scudi crociati per ora ce ne sono quattro, ci stanno anche sette simboli con falce e martello e anche il simbolo dei Ds. Lo ha depositato Antonio Corvasce, capogruppo consiliare Ds di Barletta, insieme a pochi transfughi dal progetto veltroniano.
PD e Italia dei Valori stanno appaiati e a poca distanza spunta il PDD, il “Partito democratico donne”, registrato da Stefania Ariosto, il teste Omega che tanto fece infuriare Previti. Altro nome noto Emanuele Filiberto, che si presenta solo nelle circoscrizioni estere con “Valori e futuro”.
E in mezzo a decine di movimenti federalisti o indipendentisti del Nord, della Sardegna e del Sud, spuntano i soliti animali. Tra quelli ancora disponibili, dopo asinelli ed elefantini, ci sta la lista col cane “Il Veltro” e quella del “Delfino”, oltre ad un cavallo bianco, i gabbiani di Di Pietro e un logo molto simile che si chiama “Le Ali”.
Richiederebbero delle spiegazioni la lista “100%” e quella del “Nucleo Tremmista” (per la meritocrazia), mentre è una dichiarazione di resa quella del partito fondato dal dr. Cirillo: gli “Impotenti esistenziali”. Sembra in balia delle onde la zattera del Ppl, il partito del “Pane pace lavoro”.
Pronti ad azioni clamorose, tutte in rima, i “Giovani Poeti d’azione” mentre stupisce per quanto è triste il sito del “Partito internettiano”, che vuole rendere “internet patrimonio dell’umanità”. Anche il logo non scherza: una @ sopra una W.
Quattro i movimenti nati “contro”: quello del no all’aborto di Ferrara, quello “No ai Pacs”, la lista “No Mondezza” e quella, tranchant e un po’ paradossale, che recita: “Io non voto”.
* l’Unità, Pubblicato il: 01.03.08, Modificato il: 03.03.08 alle ore 10.08