CENTRO STUDI TEOLOGICI
Milano, 13 Aprile 2010 - IL CARDINALE TARCISIO BERTONE, SEGRETARIO DI STATO VATICANO, DOVREBBE OCCUPARSI DEL PRESEMINARIO SAN PIO X , IL COLLEGIO DEI CHIERICHETTI CHE FANNO SERVIZIO IN BASILICA DI SAN PIETRO E CHE SI TROVA DENTRO LA CITTA’ DEL VATICANO, E CHE SERVONO LA MESSA AL PAPA E AI CARDINALI, VISTO CHE MOLTI PARROCI IN ITALIA E DA MALTA NON MANDANO PIU’ I RAGAZZINI PERCHE’ VENIVANO MOLESTATI SESSUALMENTE, INVECE DI GETTARE DISCREDITO SULLE PERSONE OMOSESSUALI.
Che esistano anche preti omosessuali depravati, è pure risaputo, e sono in genere quegli uomini repressi che una certa dottrina sessuofoba ed oppressiva dentro la Chiesa ha forgiato fin dai tempi del Seminario minore, dove i ragazzi avviati al sacerdozio venivano inseriti all’età di 11 anni, e dove la sessualità per un prete o un religioso era soltanto peccato e male da reprimere e da evitare.
Si diceva allora: "la morte piuttosto che il peccato, cioè il sesso!" (si ricorda il Cardinal Bertone di San Domenico Savio, salesiano come lui, morto ancora adolescente...?)
Ebbene, anzichè guardare ai danni della loro visione dottrinaria e oppressiva della sessualità, (che esalta la castità come un mito...) che è pure foriera anche di varie patologie, tra le quali l’attacamento al potere, la megalomania, il desiderio di danaro e l’avarizia (tutte caratteristiche messe in luce dalla psicoanalisi fin dai tempi di Freud) , il cardinale Tarcisio Bertone Segretario di Stato si scaglia contro gli omosessuali, mentre dovrebbe occuparsi di quel che avviene in tema di pedofilia dentro la sua Città del Vaticano, poichè ci sono giunte da più parti, e da vari Parroci delle segnalazioni che indicano il Preseminario San Pio X , sito in Vaticano, che prepara e istruisce i Chierichetti del Papa, che fanno servizo nella Basilica di San Pietro, un luogo in anni passati ed anche recenti, dove si sono avuti casi di molestie o abusi di ragazzini in età scolare (scuole Medie): tant’ è che varie Parrocchie e le famiglie coinvolte si sono rifiutate di mandarvi successivamente i loro figli.
"Relata refero" : ciò che abbiamo saputo riferiamo, da fonti di sicura attendibilità, i Preti e Parroci stessi di varie Diocesi.
In merito all’accostamento tra omosessualità e pedofilia il cardinale Bertone si ricordi che non vi è alcuna correlazione, e che tutte le statistiche e gli studi seri dicono il contrario, semmai è proprio quel clero, preti e religiosi, ai quali si chiede una sublimazione assoluta dell’istinto sessuale, e che non ha chiara la sua identità sessuale, rimasta ad uno stadio evolutivo regredito, pressochè infantile o adolescenziale, che può essere esposto al rischio della pedofilia.
Detto questo, invitiamo il cardinale stesso a meditare bene prima di aprire la bocca, per evitare di offendere gratuitamente e gravemente, dopo gli Ebrei e gli Anglicani, anche milioni di persone omosessuali in tutto il mondo.
I TEOLOGI DEL CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
+ Mons. Giovanni Climaco MAPELLI - Presidente Arcivescovo
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SULLA PEDOFILIA, L’ALLARME DELLA RIVISTA "CONCILIUM" (3/2004) E IL COLPEVOLE SILENZIO DEL VATICANO.
RIPARARE IL MONDO. LA CRISI EPOCALE DELLA CHIESA ’CATTOLICA’ E LA LEZIONE DI SIGMUND FREUD.
"Pedofilia-omosessualità", scontro Bertone-gay
Scritte oscene sulla casa natale del Papa
Dal Cile il segretario di Stato della Santa Sede ricorre a un parallelismo che provoca subito critiche.
Padre Lombardi: "Il Pontefice disposto a incontrare vittime ma lontano dai media" *
ROMA - Ieri, parlando dal Cile, il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone non ha solo annunciato nuovi provvedimenti anti-abusi dei sacerdoti. Ma ha anche pronunciato una frase che ha fatto insorgere le comunità gay, sia quelle locali che quelle italiane. Un ragionamento che ha fatto scatenare le polemiche: a suo giudizio non c’è alcun collegamento tra la pedofilia e il celibato a cui sono sottoposti i preti; mentre invece questo tipo di patologie ha un legame con l’omosessualità. E intanto oggi, dalla Germania, arriva la notizia di scritte oscene sulla casa natale di Benedetto XVI, in Baviera.
Le parole di Bertone. "Molti sociologi, molti psichiatri hanno dimostrato che non c’è relazione tra celibato e pedofilia - ha dichiarato il segretario di Stato - e invece molti altri hanno dimostrato, me lo hanno detto recentemente, che c’è una relazione tra omosessualità e pedofilia. Si tratta di una patologia che interessa tutte le categorie sociali, e preti in minor grado in termini percentuali". Il segretario di Stato di Benedetto XVI ha comunque ammesso che "il comportamento dei preti in questo caso, il comportamento negativo, è molto grave, è scandaloso". Bertone, che ha visitato le zone più colpite dal terremoto dello scorso 27 febbraio in Cile, ha anche insistito nel sostenere che la Chiesa non ha mai tentato di nascondere i casi di abusi o di frenare le indagini; e ha ricordato che papa Benedetto XVI ha incontrato alcune vittime, ha chiesto perdono "in ripetute occasioni" ed è disposto a continuare a farlo.
Le reazioni. Il Movimento cileno per le minoranze sessuali (Movikh) ha subito criticato le parole sull’omosessualità: "Bertone mente in modo palese ed inumano quando sostiene che ci sono studi che dimostrato l’esistenza di relazioni tra l’omosessualità e la pedofilia". Qui in Italia, il leader storico di Arcigay Aurelio Mancuso ha detto che "come sempre i cardinali stravolgono la realtà, non c’è alcun legame tra omosessualità e pedofilia, questo è stato stabilito moltissimi anni fa dalle società di pischiatria e di psicologia internazionali". Anche Franco Grillini, esponente dell’Idv e leader di Gaynet, ha definito "gravissime" le affermazioni del numero due della Santa Sede. E la deputata Pd Paola Concia ha espresso "indignazione: è davvero sconfortante che ancora oggi eminenti rappresentanti della Chiesa cattolica si lascino andare ad analisi così grossolane, proponendo tesi sbagliate, dannose".
Il Papa e le vittime. Oggi il Vaticano fa sapere che Benedetto XVI è disposto ad incontrare le vittime degli abusi sessuali da parte di religiosi, ma "in un clima di raccoglimento e riflessione, non sotto una pressione di carattere mediatico". Lo ha detto il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, illustrando il programma del viaggio del Papa a Malta, sabato e domenica prossimi.
Le scritte oscene. Dalla Germania arriva la notizia che scritte oscene a sfondo sessuale "così offensive da non poter essere riportate" sono state trovate sui muri della casa natale di papa Benedetto XVI, nella cittadina bavarese di Marktl am Inn. Le scritte sono state fatte la notte scorsa con una bomboletta spray e sono state scoperte, secondo la polizia, da un passante alle sei di stamane. L’atto di vandalismo precede di soli tre giorni l’ottantatreesimo compleanno del Pontefice.
L’omofobia del cardinale
di Gianni Vattimo (il manifesto, 14 aprile 2010)
Ma allora dovremmo non chiamare pedofilo un qualunque maschio dedito a stuprare ragazzine minorenni, dato che la pedofilia è legata a quell’altra "perversione" che è l’omosessualità? Il card. Bertone, che afferma questa ennesima castroneria, lo fa evidentemente in nome di quella "antropologia biblica" a cui spesso alludono i gerarchi cattolici, non sospettando nemmeno lontanamente che essa ha più o meno l’attendibilità della cosmologia contenuta nello stesso testo sacro e abbandonata anche dai più reazionari astronomi pontifici.
Del resto l’antropologia biblica non fornisce molti lumi su che cosa si debba definire in assoluto pedofilia: al catechismo ci hanno insegnato che la vergine Maria andò sposa a Giuseppe intorno ai tredici anni, era quello l’uso della società e dell’epoca, e le sue coetanee che si sposavano a quell’età non erano tutte benedette dallo Spirito Santo, concepivano e partorivano in modi meno soprannaturali.
Forse non solo come "padre putativo", ma soprattutto perché non era omosessuale, anche oggi San Giuseppe sfuggirebbe all’accusa di essere pedofilo, vescovi e papi non lo denuncerebbero alle autorità civili, come del resto hanno continuato a fare per tanti anni conformemente ad autorevoli indicazioni del Santo Uffizio, anche ratzingeriano. Che anche l’età in cui si è ritenuti capaci di liberi rapporti sessuali sia un affare di cultura più che di natura non scandalizza nessuno, tranne coloro che continuano a credere che ci sia una "legge naturale" di cui sarebbero detentori il papa e i vescovi e che li autorizzerebbe a decidere in nome di Dio sull’aborto, la fecondazione assistita, l’eutanasia, il divorzio e magari su tutto ciò che le costituzioni moderne affidano alle leggi democraticamente scelte dai cittadini. Noi possiamo condannare la pedofilia perché viola una legge dello stato, se uno non riesce a resistere a pulsioni pedofile deve cercare di controllarsi, anche con l’aiuto della medicina, più o meno come chi sia compulsivamente esibizionista, o sadico, cleptomane ecc.
Non sappiamo se in queste tendenze ci sia qualcosa di "naturalmente" deprecabile, salvo quando, come nel caso della pedofilia, implichino violenza sugli altri; e i bambini, come non fanno contratti e non votano, così non sono considerati capaci di scegliere liberamente se, come e con chi fare sesso. Chi li costringe a farlo fa loro violenza, anche se possiamo capire che non si senta un mostro il vecchio curato o il vecchio maestro che accarezza una giovane parrocchiana o un giovinetto suo discepolo. Se l’una o l’altro non hanno ancora l’età può anche non essere peccato, ma è un reato, e come tale va perseguito (con tutte le eventuali attenuanti del caso: professor Socrate, quanti anni ha il suo Alcibiade?).
Dunque, a parte le ubbie omofobe del card. Bertone e di tanti suoi confratelli (evidentemente l’omosessualità resta il vero nemico, perché è una cosa seria, ormai nessuno la considera una "malattia"; e anche perché se la trovano continuamente per casa), potremmo persino dar ragione a vescovi e papi quando cercano di risolvere la cosa "in famiglia", proprio come accade quando un genitore scopre che il figlio, o la figlia, è stato molestato dallo zio, spesso senza riportarne quei terribili traumi denunciati dagli avvocati americani per ottenere i risarcimenti che hanno mandato in rovina tante diocesi.
E, diciamolo a rischio di essere fraintesi o anche maledetti, quanta della violenza connessa alla pedofilia dipende dallo stigma sociale che l’ha da ultimo sempre più duramente colpita? Il pedofilo che abusa del bambino nel bosco forse non lo ucciderebbe se non temesse di essere denunciato alla nonna e poi proposto da Calderoli per la castrazione chimica.
Creare mostri non è mai servito a nulla. Sto chiedendo di premiarlo, invece? Certo che no. Solo, enunciando pensieri che vengono in mente anche a chi, senza essere pedofilo (con tutto il rispetto per il loro problema) è sanamente omosessuale; pensieri su cui tanti, preti, vescovi e no, forse farebbero bene a riflettere.
"Accostamento inaccettabile"
La Francia protesta con Bertone
Nota ufficiale di condanna del ministero degli Esteri alla Santa sede, dopo le parole del segretario di Stato sul legame omosessualità-pedofilia. Il Papa torna a parlare del ruolo del sacerdote: "Porti la luce di Dio". Proteste a Malta
CITTA’ DEL VATICANO - Le dichiarazioni del segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, che l’altro ieri sera dal Cile aveva collegato omosessualità e pedofilia, sono definite " un accostamento inaccettabile" dal governo francese tramite una nota del ministero degli Esteri.
La condanna di Parigi. "Si tratta di un collegamento inaccettabile e noi lo condanniamo", ha detto il portavoce del Quai d’Orsay, Bernard Valero. E ha aggiunto: "La Francia è fermamente impegnata nella lotta contro la discriminazione e il pregiudizio legato all’orientamento sessuale e all’identità di genere".
Anche Veltroni critica Bertone. "Ogni accostamento tra omosessualità e pedofilia è indebito e pericoloso - ha detto oggi l’ex leader del Pd - dovremmo fare tutti molta attenzione a non far cadere semi su un terreno, quello della discriminazione e dell’intolleranza, che purtroppo è sempre molto fertile".
Le parole del Papa. I preti portino "la luce di Dio" nella "confusione dei nostri tempi": lo ha detto Benedetto XVI, nel corso dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Pontefice non ha fatto alcun accenno allo scandalo di pedofilia all’interno della Chiesa. Ma ha comunque dedicato una buona parte del suo discorso al ruolo del sacerdote: "Un uomo di Dio, pronto ad andare controcorrente, che non parla da sé, non parla per sé, non vuole crearsi ammiratori o un partito". E dunque "nessuno può scegliere il sacerdozio da sé per conquistare una posizione sociale".
Proteste e scritte offensive a Malta. Il Papa ha pronunciato queste parole a pochi giorni dalla visita a Malta, che si terrà sabato e domenica. E che ha provocato proteste nell’isola del Mediterraneo, dove sono avvenuti diversi casi di pedofilia legata a preti: 45 i casi denunciati negli ultimi 19 anni. Anche oggi a La Valletta sono apparse scritte offensive verso Benedetto XVI, su uno dei manifesti di benvenuto affissi dal governo. Già sabato scorso, su tre manifesti erano stati dipinti i baffetti di Adolf Hitler sul suo volto, accompagnati da scritte ingiuriose.
* la Repubblica, 14 aprile 2010
Parla Franco Grillini presidente onorario di Arcigay "È un assurdo scientifico cercano un alibi all’omertà"
Ci pensa la cronaca a smentire il cardinale col sacerdote accusato di aver molestato una bambina
di Caterina Pasolini (la Repubblica, 14.04.2010)
ROMA - «Il cardinal Bertone dice infamità, mente sapendo di mentire». Non va leggero Franco Grillini, storico presidente dell’Arcigay ora deputato dell’Idv e direttore di Gaynews. E lancia una manifestazione di protesta sotto il Vaticano con pubblica lettura dei casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti chiedendo che chi ha subito parli, scriva a infogaynews.it «Perché bisogna rompere mezzo secolo di omertà».
Chi mente?
«Il cardinale perché equipara omosessualità e pedofilia, un assurdo scientifico, ma ci pensa la cronaca a smentirlo col sacerdote accusato di aver molestato una bambina».
Bertone cita esperti...
«Bischerate. La realtà è che l’Oms parla di omosessualità come di una caratteristica della personalità, una variante naturale del comportamento umano mentre la pedofilia è una patologia. Il problema però è un altro».
Qual è il nodo?
«La chiesa si sente sotto attacco e cerca di spostare l’attenzione, di far dimenticare che per 50 anni ha scelto una politica omertosa, invitando a non denunciare alla giustizia i casi di abusi ma solo a segnarli alle autorità religiose».
Silenzio e segreti?
«Sì, è la morale italiana cattolica: vizi privati e pubbliche virtù, all’insegna del si fa, ma non si dice. Perché tutti sanno ma non parlano».
Esperienza personale?
«Quando ero ragazzino un sacerdote mi fece strane domande, mi invitò in sagrestia ma io a disagio corsi a casa. Anni dopo si scoprì che aveva abusato di altri adolescenti, che tutti sapevano».
Che fare?
«Il celibato è un assurdo, non è possibile che ragazzi giovani siano costretti ad una vita senza relazioni affettive e sessuali, poi finisce che non riescono a trattenersi e abusano dei più deboli».
La confusione della Chiesa
di Francesco Merlo (la Repubblica, 14.04.2010)
È un disagio più che un errore, non è un’analisi più o meno grossolana ma una reazione scomposta, è un danno che la Chiesa non fa agli omosessuali ma a se stessa. Il cardinale Tarcisio Bertone, che è un uomo di solito prudente ed è, nientemeno, il numero due dello Stato Vaticano, per difendere il celibato ha abusato dell’omosessualità: «Molti sociologi, molti psichiatri hanno dimostrato che non c’è relazione tra celibato e pedofilia - ha detto in Cile - e invece molti altri hanno dimostrato, me lo hanno detto recentemente, che c’è una relazione tra omosessualità e pedofilia».
Sulla natura e le origini della pulsione pedofila sono state scritte molte cose, ma che ci sia un rapporto statistico-scientifico tra omosessualità e pedofilia è sicuramente una bugia. Detta da un teologo la bugia è ancora più grave. Il cardinale Bertone ha infatti un rapporto altissimo con il candore e con l’amore, un’abitudine filosofica con la profondità, è un uomo di Dio.
Perciò davvero ci sorprende che sia entrato a piedi uniti su una questione così delicata e complessa. E ci pare, alla fine, che le sue parole non debbano essere lette come un manifesto teocratico dell’intolleranza a uso e consumo degli omofobi, ma come una drammatica confessione di debolezza, dello stato confusionale in cui si trova la Chiesa cattolica in questo momento.
Tutti sappiamo che la pedofilia è sesso con bambini o bambine, è uno dei tanti misteri della psiche e della storia dell’umanità, la conosciamo dai tempi dell’antica e tollerante Grecia. Per noi è perversione, è depravazione, è violenza perché il pedofilo rende disponibile a sé un corpo che non è ancora animato autonomamente, non è maturo per le scelte sessuali, non è responsabile. Alla bimba o al bimbo viene infatti imposto un rapporto fisico in maniera subdola da qualcuno che è più grande, è autorevole, gode della sua fiducia, esercita una forte influenza spirituale.
Ecco, a noi pare molto strano che un uomo di Chiesa non si renda conto di quanto sia oltraggioso imputare di reato l’omosessualità, associarla alla pedofilia. Noi non abbiamo la presunzione di sapere che cos’è l’omosessuale né qual è la maniera meglio accettata da Dio di definire o di praticare la sessualità in genere.
Ma tutti, anche Bertone e il clero di Roma, sanno che la pedofilia è un reato, un feroce abuso e invece l’omosessualità - sia una scelta o sia imposta dalla natura - è comunque legittima tanto quanto l’eterosessualità. Hanno gli stessi titoli. A nessun cardinale è venuto in mente di giustificare o soltanto di associare con argomenti scientifici lo stupro con l’eterosessualità: ci sono eterosessuali stupratori e ci sono eterosessuali pedofili, maschi e femmine, come ci sono ladri calvi e ladri capelloni. Non è il capello che fa l’uomo ladro, illustre cardinale.
E però è così facile replicare al cardinale Bertone che mentre scriviamo stiamo ancora a chiederci che cosa sta succedendo nella nomenklatura della Chiesa di Roma. Noi sappiamo bene che ci sono molti preti all’avanguardia nella battaglia contro la pedofilia e la depravazione violenta.
Sarebbe dunque grossolano sostenere che tutti i preti, in quanto celibi, sono pedofili, perché appunto ne vediamo tanti che si danno anima e corpo a difendere i bambini, a proteggere la loro ingenuità, a rilanciare l’immagine evangelica dei pargoli che vanno a Cristo. Fosse solo dal punto di vista della comunicazione, i pastori di Roma non ne indovinano più una. Sembrano non custodire più il gregge, non proteggere più le pecorelle.
Invece di limitarsi a rimediare ai propri difetti e a ripulire la propria comunità dai vizi, rispondendo ovviamente nel merito a chi eccede e a chi attacca per anticlericalismo preconcetto, si arroccano in una difesa aggressiva che è più deleteria degli attacchi subiti. L’idiozia di evocare un complotto sionista perché il New York Times appartiene a un ebreo è una tecnica tipica dei cavernicoli, da Polifemo che accecato dal suo dolore accusava Nessuno, ai falsi protocolli di Sion che imputavano agli ebrei di attentare alla cristianità. Anche la minimizzazione del quotidiano americano, definito «un tabloid», è roba da polemisti di provincia. Da uno dei poteri più antichi, sapienti e collaudati, ci si aspetterebbe un’intelligenza e una spiritualità più attrezzate.
Diciamo la verità: non siamo abituati a una Chiesa che si arrampica sugli specchi, allo smarrimento di una gerarchia ecclesiastica spaventata dagli scheletri negli armadi. Certo Tarcisio Bertone ha il diritto e anche il dovere di difendere la Chiesa e il celibato dei preti, ma offendendo così gli omosessuali tradisce la sua fragilità, espone la sua omofobia, disarma tutti i soldati di Cristo.
Il Cardinal Bertone e la pedofilia: non si aggiunga danno al danno!
Comunicato stampa di Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali cristiani
Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali cristiani
c/o B&B Orlando Innamorato, Via Mortara 2, 00182 - ROMA
cel.: 331 7858894
www.nuovapropostaroma.it
e-mail: info@nuovapropostaroma.it
Roma, 13 aprile 2010 - Il Gruppo "Nuova Proposta - donne e uomini omosessuali cristiani" esprime un profondo sconcerto di fronte alle parole del cardinal Tarcisio Bertone, giunte ieri da Santiago del Cile, in cui si è messa in relazione la pedofilia con l’omosessualità.
In un momento in cui ci si aspetterebbe dalla Gerarchia Vaticana, e dalla Chiesa tutta, esclusivamente un atteggiament o di compassione nei confronti delle vittime dei sacerdoti pedofili, il cardinal Bertone non ha perso occasione per aggiungere danno al danno, ribadendo il concetto astruso e assolutamente infondato, di collegamento tra pedofilia e omosessualità.
In questo modo non solo non ha risolto il problema delle vite dei piccoli devastati dagli abusi dei sacerdoti pedofili, ma ha altresì scaricato il fardello sulle spalle delle persone omosessuali che già sono vittime innocenti dello stigma e del pregiudizio della società.
Al cardinal Bertone auspichiamo un sereno percorso di approfondimento della condizione omosessuale che lo spinga in futuro ad agire, nelle parole e nei fatti, in sequela dell’Amore di Cristo e non in contrapposizione, giacché non è frutto della misericordia utilizzare l’orientamento affettivo di alcune persone come "foglia di fico" per allontanare le responsabilità del Magistero Cattolico.
Siamo convinti, infatti, che l a vera genesi della questione pedofilia tra i sacerdoti sia esclusivamente da attribuire alla cultura della repressione sessuale che ha provocato numerosi mostri tra cui si inseriscono a pieno titolo i sacerdoti pedofili.
La sessualità è, infatti, un dono di Dio e non può essere repressa ma semmai incanalata e indirizzata verso un sistema fecondo di relazione consapevole e adulta e avulsa da ogni forma di sopraffazione e abuso dell’altro. E’ un’energia e va utilizzata in modo da renderla un patrimonio di fecondità. Tarparla significa innescare una bomba che può esplodere in migliaia di forme pericolosissime, tra cui la pedofilia.
Siamo altrettanto convinti che dalla "questione sacerdoti pedofili" potrà venire un gran bene per tutta la chiesa, intesa come popolo di Dio in cammino, se essa saprà interpretarla come segnale della necessità di una profonda revisione delle proprie posizioni repressive nei confronti della sessualità, in modo da av viare un percorso di confronto sereno e fattivo.
* Il Dialogo, Martedì 13 Aprile,2010 Ore: 16:34
Socrate e Ratzinger
di Ferdinando Camon (il Fatto Quotidiano, 13 aprile 2010)
La lettera del cardinale Ratzinger, pubblicata ieri da tutti i giornali, con la quale l’allora responsabile della Congregazione per la Dottrina delle Fede risponde sul problema di dispensare dagli oneri sacerdotali il reverendo Miller Kiesle, colpevole di pedofilia, invitando a prender tempo e a tener presente anche il bene della Chiesa cattolica, è un importantissimo documento storico. Perché dimostra che il cardinale (come il Papa precedente, e quello precedente ancora) avvertiva nell’affrontare i casi di pedofilia tra i preti lo scontro tra due beni: il bene delle vittime e il bene della Chiesa. I due beni non vanno d’accordo, chi ha il potere di decidere deve scegliere: o protegge le vittime danneggiando la Chiesa, o protegge la Chiesa abbandonando le vittime.
Una sconosciuta lettrice ha mandato a un giornale una letterina semplice semplice in cui espone un problema terribile per il cattolico credente. Dice: “Anch’io, se sapessi che un prete commette atti di pedofilia, non lo denuncerei alla giustizia civile ma solo alla chiesa, perché prima di dire o fare qualcosa, mi pongo sempre la domanda: a chi giova, a Dio o a Satana?”. Non denunciando, eviti un oltraggio alla Chiesa, e questo è bene, Dio lo gradisce e lo chiede. Denunciando, fai uno scandalo enorme, la Chiesa resta colpita, e questo è Satana che lo chiede e lo gradisce.
C’è un librino esile che nessuno cita (e questo mi stupisce), centrato in pieno sul problema di fronte al quale si trova Ratzinger, e prima di lui gli altri papi. È un dialogo di Socrate intitolato “Eutifrone”. Eutifrone è un sacerdote, Socrate lo trova per strada (il sacerdote sta andando a testimoniare in non so qual processo), lo ferma e impianta una discussione su questo tema: un’azione è buona perché piace a Dio, o piace a Dio perché è buona? Eutifrone, da buon sacerdote, risponde: un’azione è buona se piace a Dio. Socrate cerca di spostarlo sull’altra risposta, ma non fa in tempo, il dialogo s’interrompe.
C’è un film di qualche anno fa intitolato “Water”, acqua, e ambientato in India, in cui per pochi minuti, trequattro, appare Gandhi. Non c’entra niente con la trama del film, ma passa in treno, la gente accorre per salutarlo, lui scende per compiacerla, fa pochi passi e regala una briciola si saggezza. Dice: “Fino a ieri credevo che Dio fosse la verità, oggi so che la verità è Dio”. È un salto enorme. Il salto che Socrate cerca di far fare ad Eutifrone. Il salto che Paolo VI non ha fatto, né Giovanni Paolo II, né Ratzinger fino alla lettera ai fedeli irlandesi di poche settimane fa. Se una cosa è buona perché piace a Dio, allora non-denunciare non solo non è una colpa, ma è un merito. Se c’è da scegliere tra Dio e la Giustizia, scegliendo il primo scegli anche la seconda.
Solo la lettera ai fedeli irlandesi rovescia questo principio. Perché dice ai preti pedofili: “Dovete rispondere davanti a Dio onnipotente, come pure davanti ai tribunali debitamente costituiti”. Non è più vero che, se c’è da scegliere tra Dio e giustizia, scegliendo il primo scegli anche la seconda. È vero l’inverso: scegliendo la giustizia scegli Dio.
La lettera pubblicata ieri e firmata da Ratzinger è del 1985, allora tutta la cultura cattolica (tranne quella del dissenso) era vincolata a scegliere Dio, con ciò scegliendo il bene. Spostarla a scegliere il bene, nella convinzione che lì sta Dio, è un’operazione titanica, per la quale ci vorrà un lungo tempo. Con la lettera agli irlandesi questo tempo comincia. Incolpare Ratzinger di essersi formato nel tempo precedente non ha senso. È più giusto dargli atto di aver inaugurato il grande transito, cominciando a spingere la Chiesa fuori dall’etica pre-socratica.
(fercamon@alice.it )
Di fronte agli abusi sessuali, la desolazione e il perdono del papa non bastano
di Jean-François Bouthors e altri*
in “Le Monde” del 10 aprile 2010 (traduzione: www.finesettimana.org)
Davanti agli atti di pedofilia di cui si sono resi colpevoli dei preti cattolici, in molti paesi del mondo, davanti alla sofferenza di numerose vittime e della loro famiglia, davanti all’indignazione suscitata dalle rivelazioni che si susseguono, non possiamo restare in silenzio. Questi drammi ci feriscono e ci indignano. Ma non possiamo accontentarci delle dichiarazioni delle autorità istituzionali della Chiesa. Non basta che Benedetto XVI scriva, come ha fatto, ai vescovi d’Irlanda, che condivida lo sgomento e il sentimento di tradimento che tali atti ispirano. Non basta che lui dica di essere “veramente desolato”.
È certo necessario che si rivolga con fermezza a coloro che si sono resi colpevoli di tali atti, necessario anche che rimproveri ai responsabili della Chiesa le loro mancanze nel trattare questi casi. È veramente il minimo che possa fare. Tuttavia, questo è passare sotto silenzio... il silenzio che ha a lungo accompagnato queste situazioni. Non sono situazioni nuove. Ben da prima che le nostre società fossero fortemente secolarizzate, tali atti erano stati commessi, e la letterature lo testimonia ampiamente. Ma si era soliti, tra i cristiani, non dire niente, rivolgere lo sguardo da un’altra parte, non lasciar trapelare nulla sperando che i panni sporchi sarebbero stati lavati in famiglia da coloro che esercitavano l’autorità.
Non solo si è a lungo ritenuto che questi fatti non fossero di competenza della giustizia civile, ma non si chiedeva neppure come operasse la giustizia ecclesiastica. Quest’ultima esercitava nel segreto, ma allo stesso tempo lasciava da parte due delle funzioni essenziali di ogni vera giustizia, quella di intervenire davanti al popolo - rappresentandolo come terza parte tra la vittima e i colpevoli - e quella dell’esemplarità della pena allo scopo di dissuadere altri potenziali colpevoli. In tali condizioni, non potendo manifestare pubblicamente la riparazione richiesta al colpevole, il perdono finisce per essere snaturato perché non può essere esercitato nella chiarezza. Per di più, quando si sa che spesso i colpevoli di abusi sono stati loro stessi vittime di abusi nella loro infanzia, senza che sia data loro la possibilità di ricostruire in sé ciò che il crimine ha distrutto, tale silenzio appare come un fattore costitutivo della possibilità di nuovi drammi...
E tale silenzio non riguarda solo l’istituzione. È anche il silenzio dei cristiani ordinari, che non sempre ignoravano tutto quello che succedeva in una certa parrocchia, o in una certa scuola, o in un certo movimento. Sicuramente, erano anch’essi vittime dello statuto di “minorenne” nel quale li manteneva la società clericale. Ma ciò non toglie che tutti portiamo una parte della colpa. Avremmo torto ad isolare gli atti di pedofilia da tutta una serie di comportamenti che hanno profondamente ferito molte persone, in particolare le pratiche intrusive se non inquisitorie e colpevolizzanti, nell’esercizio del sacramento della penitenza. Dei bambini e degli adolescenti hanno potuto esserne profondamente turbati in un’età in cui si forma la personalità intima e sappiamo a quali drammi può portare quello che gli psicanalisti chiamano “omicidi dell’anima”. Anche delle coppie ne hanno sofferto profondamente. In effetti, è tutto un rapporto con la sessualità nella Chiesa cattolica che deve essere messo in discussione, in tutto ciò che ha talvolta, paradossalmente, di pornografico, a causa di una fissazione ossessiva sul sesso come oggetto.
In senso più ampio, sono anche, nell’esercizio dell’autorità e della responsabilità, comportamenti derivanti dalle immagini di onnipotenza, che hanno ferito e continuano ad offendere, in mancanza del riconoscimento dell’altro come persona in senso pieno, per mantenerlo in una posizione di inferiorità. Come non vedere che questo insieme di comportamenti è uno dei grandi ostacoli alla trasmissione della fede? Come non vedere che getta un’ombra sulla “parola di vita” di cui la Chiesa “popolo di Dio” è portatrice?
Non possiamo lavarci le mani di questo stato di fatto. Siamo stati insieme vittime e partecipi di quella che possiamo ben chiamare “una struttura di peccato”. Certo, ci sono delle colpe e dei crimini precisi - ed è assolutamente importante da un lato che siano esaminati dalla giustizia civile, e dall’altro lato che la giustizia ecclesiastica li sanzioni pubblicamente - e non si tratta di farli scomparire in una forma di responsabilità collettiva. Tuttavia il peccato della Chiesa e dei suoi servi, tutti dobbiamo affrontarlo.
Perché vogliamo vivere pienamente il nostro battesimo, intendiamo assumere la nostra responsabilità di membri della Chiesa. In questo dramma, noi siamo solidali: la vergogna della Chiesa è la nostra, ed è importante, per metter fine al silenzio e alla perversità che vi si dissimula, che non ci accontentiamo del perdono dei vescovi e della desolazione del papa. È importante che noi, cattolici, domandiamo perdono - in nome di tutta la Chiesa, perché noi siamo la Chiesa -, alle vittime. Allora, per tutti coloro che vedono in questi crimini delle ragioni di dubitare che Cristo sia lui stesso amore, verità, libertà e giustizia, potrà aprirsi di nuovo la possibilità di accoglierlo come autentico salvatore.
Non avere il coraggio di chiedere perdono e non impegnarsi a far cambiare i modi del governo nella Chiesa, significa aprire la porta all’ingolfamento mediatico delle accuse e delle false giustificazioni, alla concatenazione dei rancori sordidi, alla designazione dei capri espiatori...
Gli occhi rivolti a Cristo, chiediamo perdono alle vittime. Dopo che un simile male è stato commesso, solo lui può aiutare a trovare le vie della verità, della giustizia e della pace.
*
Jean-François Bouthors, editore e scrittore;
Christine Pedotti, editore, scrittore et cofondatrice della Conférence des Baptisé-e-s e del Comité
de la Jupe ;
Anne Soupa, redattrice capo di Biblia, cofondatrice della Conférence des Baptisé-e-s e del Comité
de la Jupe ;
Guy Aurenche, avvocato et présidente del Comité catholique contre la faim et pour le
développement ;
Jean-Pierre Rosa, editore;
Gabriel Ringlet, teologo et vicerettore emerito della facoltà di Lovanio ;
Gilbert Caffin, oratore et teologo ;
Bernard Perret, economista ;
Monique Hébrard, scrittrice e giornalista a La Croix ;
Mijo Beccaria, presidente del Bureau international catholique de l’enfance ;
Jean Delumeau, storico;
René Poujol, ex direttore della redazione di Pèlerin ;
François Vaillant, filosofo et teologo
François Euvé, decano della facoltà di teologia del Centre Sèvres ;
Dominique Chivot,giornalista;
Claude Plettner, scrittore ed editore;
Jean-Claude Petit, presidente del Centre national de la presse catholique ;
Daniel Duigou, prete, psicaanalista et scrittore ;
Henri Madelin, teologo;
Helena Lassida,
Catherine Grémion, sociologo ;
Henri Tincq,
André Gouzes,
Gérard Testard, reponsabile di associazione;
Aimé Savard, giornalista.
Gherush92
Comitato per i Diritti Umani
PEDOFILI, ANTISEMITI, OMOFOBI, ANTIMASSONI
dei delitti senza pene
Data: 2010-04-14
Autore: Gherush92 *
Le risposte del cristianesimo al problema della pedofilia sono inquietanti. Esprimono il linguaggio e la sostanza del razzismo storico cristiano contro gli ebrei, gli omosessuali, i massoni, contro le donne e i perfino contro bambini. E’ lo stesso razzismo che il cristianesimo ha espresso nel corso dei secoli, durante l’inquisizione fino al fascismo e al nazismo. A ben guardare non si tratta di semplici farneticazioni e vaneggiamenti o di affermazioni dettate da ignoranza, non si tratta neppure di risposte banali. Sono esternazioni che richiamano l’originaria cultura razzista cristiana, sono l’ultimo anello di un sapere discriminatorio plurisecolare.
Il razzismo cristiano è una vera e propria cultura, ben radicata, identificata e documentata, che ha un’origine, una storia, dei responsabili e dei sostenitori. La cultura del razzismo ha radici antiche e consolidate, ha interessato gran parte della letteratura, dell’arte, della scienza e del sapere in occidente e per secoli ha mistificato la realtà storica e del diritto utilizzando termini e strumenti riconoscibili, accertabili e verificati.
Gli ebrei, oggi come in passato, sono accusati dal cristianesimo di deicidio, di complotto e cospirazione, di seguire il dio denaro: "Ma chi orchestra questa manovra? I nemici di sempre dei cattolicesmo, ovvero massoni ed ebrei e l’intreccio tra di loro a volte é poco facile da capire... ritengo che sia maggiormente ...un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza, loro non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali. In fondo, storicamente parlando, i giudei sono deicidi" (mons. Giacomo Babini, Vescovo Emerito di Grosseto, 9 aprile 2010).
I massoni, oggi come in passato, sono accusati dal cristianesimo di essere una setta finanziariamente potente, con lo scopo di dominare il mondo, un’associazione satanica rivale: "La pedofilia di qualche prete, peraltro già isolato dalla Chiesa, è solo un pretesto. Dietro l’ultimo attacco del New York Times a Benedetto XVI c’è ben altro. C’è una lotta di potere: la finanza massonica contro l’Opus dei e la sua penetrazione crescente anche negli Stati Uniti. ...la penetrazione dell’Opus dei nell’economia e nella finanza americana, da sempre dominio esclusivo di tycoon legati alle logge massoniche e alla finanza ebraica." (“La pedofilia è solo un pretesto”, Italia Oggi, 8 aprile 2010). "Attaccano il Papa per arrivare a sue dimissioni. E’ un attacco legato alla massoneria" (Roberto Calderoli, Ministro per la Semplificazione, Ansa, 11/4/10).
Gli omosessuali, oggi come in passato, sono accusati dal cristianesimo di essere persone promiscue e con tendenze pedofile : “Numerosi psichiatri e psicologi hanno dimostrato che non esiste relazione tra celibato e pedofilia, ma molti altri, e mi è stato confermato anche recentemente, hanno dimostrato che esiste un legame tra omosessualità e pedofilia. Questa è la verità e là sta il problema” (Cardinale Bertone, viaggio in Cile, aprile 2010).
I laici, oggi come in passato, sono accusati di essere anticlericali e modernisti: "Dietro gli ingiusti attacchi al Papa ci sono visioni della famiglia e della vita contrarie al Vangelo. Ora contro la Chiesa viene brandita l’accusa della pedofilia. Prima ci sono state le battaglie del modernismo contro Pio IX, poi l’offensiva contro Pio XII per il suo comportamento durante l’ultimo conflitto mondiale e infine quella contro Paolo VI per l’Humanae vitae" (Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio ed ex segretario di Stato - Osservatore Romano 6/4/2010).
Le donne, insieme ai bambini e ai minori, sono accusati di essere seducenti, ammaliatori e provocanti: "Ci sono minori che sono consenzienti, che desiderano avere rapporti sessuali e che se non stai attento ti provocano persino" (vescovo di Tenerife, Bernardo Alvarez, quotidiano "La Opinion").
Il pregiudizio razzista crea mostri, creature criminali, assassini.
Ipotizzare che la questione della pedofilia in Vaticano sia solo un problema interno alla Chiesa e non riguardi, invece, le vittime storiche del razzismo si scontra con la realtà. Emerge con chiarezza la linea di pensiero e di difesa, portata avanti da eminenti rappresentanti del cristianesimo, che è pronta a trovare il capro espiatorio nell’azione oscura della potente “lobby satanica demo-pluto-giudaica-massonica-gay”.
La cultura antisemita e razzista del cristianesimo, ben consolidata nella storia, si manifesta non con semplici banali provocazioni ma con il linguaggio specifico che le appartiene. Il complotto anticristiano è lo sbocco naturale alla crisi della verità assoluta e perfetta, quella che costringe gli altri a credere a cose incredibili, inclusi i pregiudizi. Tutti complottano - ebrei, massoni, gay, donne, perfino i bambini - è una versione moderna dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, un attacco mortale alla diversità.
Utilizzare ebrei, gay o massoni per coprire la pedofilia e le proprie malefatte è talmente ridicolo e infantile che si può spiegare solo con l’autocoscienza di un potere assoluto e perfetto. La verità è che l’odio contro la diversità è il risultato di un sistema di potere incondizionato e senza limiti che, senza tema, sa di potersi esprimere con linguaggio violento e discriminatorio. Un potere talmente forte che non prevede né errore (umano e giudiziario), né autocritica, né reale pentimento, né crisi, né caduta. L’ingiustizia è dentro il sistema del cristianesimo, non nei singoli uomini che lo compongono. L’apparato, privo della protezione del diritto, si esprime attraverso la legge del più forte, dell’omertà e della sopraffazione.
In verità l’organizzazione del cristianesimo, scrostato dalla deviante immondizia che sparge, commette e ha commesso gravissimi reati e viola diverse convenzioni e leggi sui diritti umani e contro il razzismo e la discriminazione. Fra queste:
Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio;
IV Convenzione di Ginevra e protocolli aggiuntivi;
Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia;
Legge n. 205 del 1993, Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Per questo il sistema cristianesimo, con le sue organizzazioni e istituzioni e singoli individui, deve essere processato e, se colpevole, condannato per non nuocere ulteriormente all’umanità.
Dolenti riflessioni di un cattolico
di Rodolfo Venditti*
Sono un cattolico, impegnato nella Chiesa cattolica fin dai tempi della giovinezza (i tempi di Carlo Carretto e della GIAC-Gioventù italiana di Azione cattolica), e sono profondamente amareggiato dal modo con cui la mia Chiesa gestisce il tremendo e dilagante scandalo della pedofilia. Si scopre oggi che nell’arco dell’ultimo mezzo secolo si è verificata una grande quantità di casi di pedofilia praticata da membri del clero (o da appartenenti ad istituzioni religiose cattoliche) a danno di bambini e di adolescenti.
Il fenomeno è apparso ben presto di proporzioni enormi, rivelando una diffusione inimmaginabile: è esploso dapprima negli USA, poi ha coinvolto il Canada; in seguito ha investito l’Europa (Irlanda, poi Germania, poi Italia); e, a questo punto, non è improbabile che la frana si allarghi ad altri Paesi europei ed extraeuropei (già arrivano notizie allarmanti dalla Norvegia, dal Messico, dal Sudafrica).
Non mi interessano le conseguenze economiche che la Chiesa cattolica giustamente subisce e che - pur comportando un imponente dissanguamento patrimoniale che distoglie consistenti risorse economiche dalle finalità istituzionali della Chiesa - riguardano la ovvia necessità di risarcire i gravissimi danni prodotti alle vittime. Mi interessano, invece, la obiettiva gravità dei fatti e la linea difensiva adottata dalla mia Chiesa: una linea volta anzitutto a minimizzare, affermando che tal genere di fatti è ampiamente diffuso nella società di oggi. Come se dal cristiano (ed in particolare dal prete) non ci si dovesse attendere una particolare limpidezza di comportamenti ed un senso di responsabilità superiore alla media della popolazione.
Mi addolora, in particolare, la disinvoltura con cui oggi si parla - nelle alte sfere della gerarchia cattolica - di “tolleranza zero” quando fino a ieri si è adottata, nei confronti di quell’orrendo fenomeno delinquenziale, un’ampia e sistematica tolleranza, consistente nel limitarsi a trasferire (talvolta imponendo, tutt’al più, un mero trattamento psicologico) il prete colpevole in un’altra parrocchia o in un altro istituto religioso: favorendo in tal modo - con incredibile insipienza - una “metàstasi” che diffondeva largamente il “cancro”.
Sta emergendo, inoltre, un particolare impressionante: la mia Chiesa ha sempre evitato di informare di quei delitti le Autorità giudiziarie dei Paesi in cui i fatti venivano commessi; ed anzi, esisteva persino una severa normativa canonica (emessa anni fa nientemeno che dall’ex “Sant’Uffizio”, oggi denominato “Congregazione per la dottrina della fede”) che imponeva il più assoluto silenzio sui delitti in questione e che comminava addirittura la scomunica per chi avesse lasciato trapelare il terribile segreto all’esterno della struttura ecclesiastica. Quindi anche la denuncia all’Autorità giudiziaria competente era rigorosamente vietata.
Tutto ciò è gravissimo. In qualunque tipo di società civile causerebbe, secondo i comuni criteri di correttezza, dimissioni a valanga. Eppure ad altissimi livelli ecclesiastici si parla sprezzantemente di “chiacchiericcio”. E’ ben vero che la stampa ci sguazza; ma ci sguazza non solo per gusto scandalistico, bensì perché si tratta di cose che interessano fortemente genitori ed educatori (specialmente quelli che confidavano nella sicura correttezza educativa delle istituzioni cattoliche); e, inoltre, perché la linea seguita dalla mia Chiesa in questa vicenda è - a mio modesto avviso - una linea inaccettabile, debolissima e, oltre tutto, controproducente perché suscita la netta impressione che si voglia sopire, impedire critiche, imporre il silenzio.
Io ho fatto il giudice per tutta la vita (ora sono in pensione) e tale atteggiamento della mia Chiesa mi ferisce profondamente perché è in aperto contrasto con le esigenze della giustizia, che sono esigenze di verità. Inoltre, come cristiano, rilevo che nella tristissima vicenda io non ho mai - dico MAI - sentito citare dalla mia Chiesa una frase fortissima che Cristo ha detto proprio in relazione a casi di questo genere. La frase è nel Vangelo di Matteo, cap.18, versetti 6 e 7: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato negli abissi del mare”.
E’ un’immagine durissima, che è - senza dubbio - simbolica (Cristo non intendeva, certo, approvare la pena di morte); ma essa esprime con plastica efficacia, e con infinito amore per i più piccoli e i più indifesi, la enorme gravità di simili delitti; una gravità che la normativa emanata a suo tempo dalla “Congregazione per la dottrina della fede” e l’attuale comportamento della mia Chiesa non sembrano, purtroppo, cogliere pienamente.
Occorrerà che la Chiesa cattolica, a tutti i livelli, faccia un profondo esame di coscienza ed abbia il coraggio e l’umiltà di accettare con prontezza e fino in fondo il messaggio di Cristo.
* Il prof. Rodolfo Venditti, già magistrato di Cassazione e libero docente di diritto penale militare nella Università di Torino, autore dei più pregevoli studi scientifici sull’obiezione di coscienza (Dott. A. Giuffrè editore), di scritti e conferenze di educazione alla pace e alla nonviolenza, fine musicofilo e divulgatore della cultura spirituale nella musica.
*Fonte: Chicco di Senape, 15 aprile 2010