Erano anni che l’abitato di San Giovanni in Fiore non respirava aria di cultura. O meglio: quel poco di cultura, al di fuori delle scuole, lo diffondevano poche associazioni, alcuni giornalisti e il Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. I cittadini ricordano poco i passati assessori alla Cultura o non li ricordano affatto. Il relativo assessorato, nella precedente amministrazione, è stato per molto tempo vacante. Oggi, possiamo affermare di avere un assessore alla Cultura: Giovanni Iaquinta. Un uomo giusto, al posto giusto. Un professore in grado di offrire alla città stimolo, decoro, eleganza. Da lui la città è degnamente rappresentata, dentro e fuori i confini. Un giovane che ha avuto il coraggio di rompere gli argini di una corrente politica poco edificante. Un politico che in passato è stato criticato dal sottoscritto per le sue appartenenze e che ora posso in coscienza rivalutare per il suo coraggio, autonomia e diversità. Una persona che la vecchia classe dirigente non ha saputo e voluto valorizzare. Adesso, questa persona riesce ad esprimersi. Coinvolge i giovani con un forum sulle politiche giovanili; stimola la lettura con la presentazione periodica di testi; tiene alta la memoria dei fratelli Bandiera; onora la storia dell’emigrazione; riscopre artisti attraverso il restauro delle opere locali. Allaccia rapporti culturali di ogni genere basati sul dialogo e le idee. Giovanni Iaquinta merita ed è in grado di fare l’assessore alla Cultura. Perché è un uomo colto, un letterato, una persona comunicativa, ma soprattutto coraggiosa. Le persone acculturate a San Giovanni in Fiore sono state emarginate dalla politica. Molte se ne sono allontanate; alcune sono rimaste a guardare, preferendo il quieto vivere. Giovanni, invece, è andato sino in fondo; non ha temuto il giudizio degli altri, accettando persino il rischio di essere isolato, di subire ingiuste ritorsioni personali. Alla fine, però, Giovanni ha vinto la battaglia, dimostrando il suo valore. Ha aperto la strada a gente che, nella sinistra come nella destra, ha voglia di migliorare la città, portandola con le sue ricchezze all’attenzione del mondo intero. I suoi denigratori vivranno solo di piccolezze e gelosie... Giovanni, invece, vola alto! E grazie a lui la città diventa galleria d’arte, teatro antico, museo della storia. La gente non può che essergli grata!
22 gennaio 2011
Vincenzo Tiano
Ma ha cambiato idea Emiliano in considerazione della storia politica di Giovanni o Giovanni ha cambiato opinione in considerazione della storia politica di Emiliano ? Ricordo ancora lo scontro tra i due la sera della prima uscita di Vattimo a San Giovanni in Fiore nel salone dei padri capuccini. Credo che fondamentalmente la visione complessiva delle cose e del "che fare" tra i due resti distante, specialmente sull’egemonia culturale del berlusconismo e del grandefratellismo. Emiliano ( condivisibile o meno le sue posizioni) resta il prototipo dell’intellettuale pasoliniano non asservito al potente di turno. Giovanni ( leggittime le sue posizioni anche se non condivisibili ) è più simile a Sgarbi.
P.S. in questo caso gli sgarbi non sono quelli fatti a Mario Oliverio.
Ma l’articolo non è firmato con nome e cognome?
emiliano morrone