Il Comitato pro-Antonio Barile sindaco comunica che l’incontro-dibatto “Perché di nuovo al voto a San Giovanni in Fiore”, programmato per domenica 27 febbraio, si terrà domenica 6 marzo, alle ore 17, presso il Polifunzionale di San Giovanni in Fiore. Si ricorda che Barile, sostenuto da Pdl, Udc e Rd, nel 2010 vince le elezioni comunali a San Giovanni in Fiore (Cs) con 7.297 preferenze e il 64,48 % dei consensi, conquistando una roccaforte storica del centro-sinistra. Dopo nove mesi di attività amministrativa viene “sfiduciato” attraverso le dimissioni contestuali dei consiglieri d’opposizione che in consiglio comunale erano in maggioranza. Il motivo delle dimissioni è formalmente l’ospedale cittadino coinvolto dal Piano di rientro sanitario del governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti. Nella sostanza è una mai accettata sconfitta che ha portato a calpestare le più elementari regole democratiche, a non rispettare l’esito delle urne e il senso nobile della Legge 81, con pretesti che ormai una società civile, avanzata, moderna non si può più permettere. È il segno stesso della maturità politica farlo e riconoscerlo, della mediocrità non prenderne atto. Ad oggi il comune è commissariato, in attesa di nuove elezioni che si terranno il 15 e il 16 maggio prossimo. Per questi motivi il dott. Barile incontra e dibatte con i cittadini e la stampa.
PER SEGUIRE LA DIRETTA WEB, CLICCA QUI
Si comunica che l’iniziativa programmata per oggi domenica 27 febbraio alle ore 17,30 presso il Polifunzionale di San Giovanni in Fiore (Cs), "Perchè di nuovo al voto a San Giovanni in Fiore?", è stata rinviata a data da destinarsi, a causa dell’improvvisa e prematura scomparsa di un dipendente comunale.
Comitato pro-Antonio Barile sindaco
via Panoramica 140
87055 San Giovanni in Fiore CS
"Antonio Barile, sostenuto da Pdl, Udc e Rd, nel 2010 vince le elezioni comunali a San Giovanni in Fiore (Cs) con 7.297 preferenze e il 64,48 % dei consensi, conquistando una roccaforte storica del centro-sinistra. Dopo nove mesi di attività amministrativa viene “sfiduciato” attraverso le dimissioni contestuali dei consiglieri d’opposizione che in consiglio comunale erano in maggioranza. Il motivo delle dimissioni è formalmente l’ospedale cittadino coinvolto dal Piano di rientro sanitario del governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti. Nella sostanza è una mai accettata sconfitta che ha portato a calpestare le più elementari regole democratiche, a non rispettare l’esito delle urne e il senso nobile della Legge 81, con pretesti che ormai una società civile, avanzata, moderna non si può più permettere. È il segno stesso della maturità politica farlo e riconoscerlo, della mediocrità non prenderne atto. Ad oggi il comune è commissariato, in attesa di nuove elezioni che, verosimilmente, si terranno a maggio prossimo. Per questi motivi, domenica 27 febbraio, alle ore 17:30, presso il Polifunzionale di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile incontra e dibatte con i cittadini e la stampa sul tema «Perché di nuovo al voto a San Giovanni in Fiore?». Modera l’incontro il vicedirettore della Voce di Fiore, Vincenzo Tiano".
Comitato pro-Antonio Barile sindaco
via Panoramica 140
87055 San Giovanni in Fiore CS
Morrone: "Resto in disparte per San Giovanni in Fiore, e la Voce mantiene la libertà degli albori"
Ratificato lo scioglimento del Consiglio. I cittadini torneranno a votare a maggio
Gazzetta del Sud 08/03/2011
di Mario Morrone
San Giovanni in Fiore - Annunciato come un incontro con i cittadini e con la stampa locale, l’incontro voluto dall’ex sindaco Antonio Barile è diventato una vera e proprio convention d’apertura di campagna elettorale. Ha sfidato, senza mezzi termini, sia il deputato-segretario del Pd Franco Laratta e sia il presidente della Provincia Mario Oliverio, a candidarsi (uno dei due) a sindaco e "scendere" a confrontarsi coi problemi. Barile, nel suo lungo e articolato intervento, interrotto tante volte da scroscianti applausi, ha spiegato che la sua elezione è stata dirompente perché capace di abbattere un "sistema". Poi il lavoro svolto nei mesi da sindaco, da maggio 2010 al 25 gennaio scorso, rimanendo con l’esecutivo dentro il Municipio anche dieci ore al giorno. Nel corso di quei mesi, ha detto «abbiamo consegnato 18 case popolari, abbiamo avviato al lavoro oltre 400 operai, è stato aperto il distaccamento dei vigili del fuoco, stavamo risanando il bilancio e scongiurando il dissesto finanziario; stavamo dipanando la vertenza con gli operai dell’ex Fondo sollievo, avevamo recuperato alcuni mezzi che si trovavano ancora della sede della Vallecrati». Durissimo sulla vicenda ospedale: «È stato un pretesto per mandarmi a casa!, perché l’aveva deciso il capo e il giorno dopo sono arrivate le dimissioni». Netta l’allusione a Mario Oliverio, "reo", inoltre, insieme a Laratta di mandare "mezze figure" a Catanzaro per trattare l’argomento nosocomio e a candidarsi alle elezioni comunali del 15 e 16 maggio prossimi. Insomma, per Barile, quello di San Giovanni non è un ospedale e stando ai numeri Scopelliti avrebbe dovuto chiuderlo. «Ma noi presto presenteremo un piano ed è facile che ci verrà accordato il punto elisoccorso, 24 ore su 24, e a quel punto potremo stare più tranquilli». La sferzata più dura, però, l’invia all’indirizzo di Laratta che in diretta alla Camera, il giorno delle dimissioni «solo perché un gruppo di operai piangeva perché non voleva che il loro sindaco venisse estromesso, ha fatto "passare" il nostro centro come una cittadina di mafiosi: questo - ha continuare Barile - Laratta dovrà pagarlo!». Umiliate nel suo dire anche le donne e il comitato di difesa per l’ospedale, tutti strumentalizzati, che si muovono da una parte all’altra «come le vacche di Fanfani»; il riferimento è all’occupazione dell’ospedale, al sit-in cittadino e all’occupazione della Statale 107. Per tutto questo, alla fine, Barile ha garantito la sua candidatura a sindaco e il sostegno alla sua persona di almeno quattro liste, mentre la quinta dovrebbe arrivare dall’Udc. «Ciò perché - ha concluso - vogliamo vincere con la maggioranza consiliare». A seguire, l’intervento d’altri due suoi ex assessori e dell’ex capogruppo del Pdl Astorino, che ha definito Barile «raffinato» e «lurido e meschino il pretesto delle dimissioni». Benincasa, invece, con una metafora ha definito il centrosinistra «buio e passato», mentre il centrodestra è «luce e futuro». Iaquinta ha intimato «che in ospedale non si fanno comizi». Rispondendo ai giornalisti sull’ospedale Barile non ha voluto sentire ragioni: «Quelli del centrosinistra, comitato, sindacati, associazioni, sono tutti strumentalizzati».
La domanda, signora Viola, mi pare strumentale. In queste pagine hanno trovato spazio tutti. Proprio per il concetto che ho del web, unico mezzo in cui ci si può (ancora) esprimere liberamente. Qui, se legge bene, ci sono varie tendenze. Non mi dica che non ha mai visto una delle, ormai celebri, selezioni del prof. La Sala. Io, poi, anche di recente ho espresso una posizione personale, riguardo alla politica in loco. Che è la medesima, per citare l’amico Franco Spina, "degli albori". Ma lei, forse, è per la logica dell’aut aut. O Oliverio, che non è sinistra, o Barile. C’è pure Morrone, che la città di San Giovanni in Fiore, ormai, non ascolta più. Cordialmente,
em
Egr. Sig.ra Anna,
i suoi interventi dimostrano la superficialità di chi non vive o approfondisce la realtà e - mi voglio augurare - non sia la mala fede di chi conosce la realtà e tuttavia fa finta di ignorarla. Nel contesto di San Giovanni in Fiore non centrano nulla le stragi, la nascita di Forza Italia e Ruby. E Berlusconi è lontano mille miglia. Quello che è capitato, qui, è una vera e propria rivoluzione, segnata da battaglie di popolo, le battaglie che si fanno per strada e tra la gente, e non nei salotti della televisione o sulle pagine dei giornali. La stessa rivoluzione che aveva tentato di fare il direttore Emiliano Morrone, con la lista “Vattimo per la Città”, per contrastare e vincere un sistema politico consolidato e negativo, rappresentato dal centro-sinistra tradizionale. Voglio ricordarle che al ballottaggio tra Barile e Nicoletti, lo stesso Vattimo ebbe a sostenere, con una dichiarazione riportata anche sul Corriere della Sera del 14/04/2005, “Voto Forza Italia. Sinistra clientelare e arrogante: la destra è la novità”. Barile allora perse, ma la tornata successiva, sostenuto al primo turno da una sola lista di ragazzi volenterosi e coraggiosi, i quali solo per caso si trovarono sotto il simbolo del Pdl, non essendo riusciti a fare una lista civica per mancanza di numeri. Al ballottaggio si aggiunsero Udc e Rinnovamento democratico (una lista di sinistra alternativa), e di fatto, anche se non sulla carta, Italia dei Valori con il suo responsabile locale Pasquale Gallo. Le dirò di più, qui a San Giovanni in Fiore è stata una battaglia che possiamo definire tra progressisti e conservatori, tra coloro che volevano il cambiamento e coloro che rappresentavano l’immobilismo e il malaffare. Alla fine, Barile ha vinto con il 65 per cento dei consensi. Questa sinteticamente la storia. Che lei mi ricordi le stragi e Ruby in un contesto del genere è assolutamente fuorviante. Se vuole approfondire la vicenda, si faccia un giro dalle nostre parti. Infine, vorrei precisare, in relazione a quanto scritto dal direttore Emiliano Morrone, che quanto pubblicato sopra non è un articolo, ma un comunicato stampa di un comitato civico che ha una sua autonomia.
Distinti saluti
Vincenzo Tiano
Il silenzio del rompipalle
Pubblicato sul mensile calabrese Il Quindicinale, nel numero del luglio 2010
(San Giovanni in Fiore, Cosenza) - L’opposizione alle amministrazioni comunali degli ultimi dieci anni è stata svolta principalmente da due esponenti della società sangiovannese. Antonio Barile senza dubbio ha rappresentato l’opposizione politico-istituzionale verso quello che lo stesso Barile definiva “il sistema”. L’altra opposizione, quella mediatica, quella forse più ostica e perfida perchè fatta sulla stampa, sulla rete Internet, sulle televisioni, è stata fatta da Emiliano Morrone. Morrone il grillino, il dipietrista, l’amico di De Magistris, il rompipalle, il Travaglio “de noi artri”. Morrone però, durante la sua azione di incosciente, lucida, più o meno condivisibile denuncia, ha fornito smisurati assist a Barile. Basta pensare solo al dossier sull’Abbazia florense, alla questione ospedale ed ai numerosi convegni e dibattiti organizzati, ai quali Barile partecipava spesso tra i relatori.
Dopo la campagna elettorale, l’elezione di Antonio a sindaco e la bella affermazione di Emiliano alle regionali, qualcosa sembra aver mutato il rapporto tra i due: Barile è partito come un treno nell’azione amministrativa, mentre Morrone si è esiliato in silenzio presso Caprera con un sacchetto di lenticchie.
Più di qualcuno si aspettava una delega di assessore nella giunta Barile per il giornalista ribelle che tanto aveva fatto per la sconfitta del centrosinistra sangiovannese.
Senza voler mettere in discussione le capacità di nessuno, forse il legittimo vice-sindaco, o assessore alla Cultura di Barile, doveva essere proprio Emiliano Morrone. Morrone doveva entrare nella giunta di Barile non tanto per come sono andate le cose negli ultimi mesi, ma per quello che è successo negli ultimi anni.
La politica però non sempre è algebrica: Barile ha dovuto tener conto di alleanze e pressioni. Non dimentichiamo anche il rapporto che lega il centrodestra sangiovannese a politici come Pino Gentile, sul conto del quale Morrone non ha risparmiato attacchi e critiche. Poteva poi Morrone far parte della stessa giunta di Salvatore Audia? Poteva l’amico del castrista Vattimo e dell’antiberlusconiana Sonia Alfano far parte del gruppo che dovrebbe destrizzare l’ex Stalingrado del Sud? E, ancora, Morrone rimane per molti inaffidabile e incoerente: pronto a dichiarazioni ed azioni inaspettate e non concordate. Un “alleato-saponetta” che sguscia, scivola, non s’inquadra, non rispetta equilibri e accordi.
Forse è proprio questa la differenza tra i Vattimo boys del 2005 e il progetto di Barile del 2010. Da una parte c’era una visione rivoluzionaria del cambiamento che non accettava accordi e mediazioni; dall’altra, c’è una prospettiva pur condivisibile della politica che mira al cambiamento tramite riforme, accordi e finanche compromessi: amministrare in maniera pragmatica e magari cedere su alcuni giusti principi pur di ottenere il risultato o parte di esso.
Francesco Scarcelli