Editoriale

Da Bauman a San Giovanni in Fiore: modernità liquida e liquidazione della politica

martedì 12 ottobre 2010.
 

Una lezione di Zygmunt Bauman su Facebook alla Festa del Libro di Roma. Il sociologo e filosofo polacco ha detto quattro cose:

1) che per acquistare il social network servono 50miliardi di dollari;

2) che ogni utente vale 100 dollari;

3) che è provato il limite massimo di amici con cui relazionarsi, pari a 150;

4) che sta nella tensione tra sicurezza e libertà il problema per stabilire se il fenomeno Facebook è transitorio o il principio d’una rivoluzione antropologica e globale.

Sasà, molto più ironico di me, ha espresso la propria delusione riferendosi anche all’imbarazzo degli oltre mille presenti in sala, rimasti seduti sino alla fine per evitare una figuraccia.

Soltanto nel 2006, infatti, nello stesso luogo, all’Auditorium della capitale, Giacomo Marramao aveva organizzato un memorabile festival della filosofia sul tema dell’incertezza; il quale richiamava in pieno la riflessione di Bauman sulla modernità liquida.

L’intervento di Bauman è stato, perciò, una specie di presa per i fondelli, vista la situazione italiana e mondiale: le guerre in corso e gli aiuti statali agli speculatori della finanza e dell’impresa, responsabili del crollo economico e della crisi che ci annulla.

Qualcuno osserverà che all’accademia non compete il discorso politico, e che la cultura deve mantenere la sua direzione. Personalmente, ho sentito troppe volte sintesi del genere, e non voglio sprecare tempo per dimostrarne oscurantismo e faziosità.

Bauman mi ha deluso: non un accenno al ruolo di Facebook per la rivoluzione in Egitto; non uno, per esempio, alle ingerenze del sistema capitalistico nella comunicazione pubblica od alle strategie del sistema per arginare e reprimere, non tanto in senso tecnico, l’alternativa politica; inevitabilmente sospinta da posizioni critiche e, per citare Žižek, realmente pericolose per le oligarchie imperanti.

Tanto di cappello solo per lo sforzo compiuto da Bauman, quasi 86 anni, che ha parlato in piedi per oltre 60 minuti.

L’Italia è culturalmente serrata. Il paradigma berlusconiano è declinato h 24 dalla televisione commerciale, pubblica e privata. Il paradigma berlusconiano coincide col grande sogno italiano da un lato: il sogno di ricchezza, potere e libertà. Questa nell’accezione peggiore: libertà dalla legge, legge in libertà, libertà della verità, costruita in funzione di obiettivi ignobili e perversi. Dall’altro lato, invece, questo paradigma è reso, ma in caricatura, con l’immagine del vigore virile, della giovinezza e sagacia nella terza età; dilatandosi limiti e pertinenze dell’ultimo tempo, per citare Carlo Maria Martini, della vita dell’uomo.

In sostanza, chi aspira a diventare come il premier italiano, incarnazione d’un liberismo illiberale, storicamente imprescrittibile, cammina sulla via della salvezza e della felicità. Il cristianesimo è l’esatto contrario di questa religione laica e pagana.

Ma arriviamo a San Giovanni in Fiore. Chi segue da tempo "la Voce di Fiore" sa bene che è un laboratorio di idee, in cui la libertà di pensiero e parola è talmente assoluta da farci pubblicare tutto, meno che diffamazioni.

Negli ultimi mesi è chiara la posizione del nostro vicedirettore, Vincenzo Tiano, che ha scelto, e ne riconosciamo la piena legittimità, di sostenere il candidato a sindaco di San Giovanni in Fiore Antonio Barile, del Pdl.

Altro il mio parere: conoscendo Barile, lo avrei appoggiato a voce alta solo se avesse rinunciato a simboli del Popolo delle libertà e collegamenti a Berlusconi. Ma non lo ha fatto e, anzi, una delle sue liste si chiama "Pdl Berlusconi con Barile".

La nostra testata conduce da anni una lotta antimafia, anzitutto sul piano culturale. Nel 2005, presentammo Gianni Vattimo come candidato a sindaco di San Giovanni in Fiore, col dichiarato obiettivo di cambiare il sistema vigente.

Chi ci segue sa bene che per noi la politica non è semplificazione, non è stereotipo, non è sufficienza. Pertanto, non potrebbe essere

di Emiliano Morrone e Carmine Gazzanni


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