Editoriale cu le palle

Il decreto di Scura e Urbani, l’ospedale alla chiusura, U Lupu ricuotu e l’"ad minchiam" dei Pallapalla’s

Succede a San Giovanni in Fiore (Cs), viaggio al termine della sera: ecco perché "simu fricati"
sabato 5 marzo 2016.
 

«E adesso brindate col rutto», dovremmo dire al Pd, ai Socialisti e ai loro alleati in consiglio comunale. Il decreto commissariale n. 30/2016 priva il reparto di medicina dell’ospedale di San Giovanni in Fiore di un dirigente medico, di fatto avviandolo alla chiusura definitiva.

Questo è lo splendido risultato che consegue al «tour istituzionale» del sindaco Giuseppe Belcastro e all’inqualificabile attendismo dei sodali, assessori e consiglieri sangiovannesi, che con cieca ostinazione hanno ignorato i moniti dell’unico rappresentante della minoranza, Antonio Lopez (Fratelli d’Italia), e del dirimpettaio Angelo Gentile (Rinascita democratica), come pure l’appello alla linea dura lanciato da un pezzo della società civile.

Quando il centrosinistra stava all’opposizione gridava ogni giorno per l’«ospedale generale». Col cambio di vento ha invece moderato toni, modi e intenzione, accettando perfino le purghe e i connessi effetti liquidi.

Per chi non l’avesse ancora inteso, col citato decreto l’ospedale di San Giovanni in Fiore va in agonia, mentre il governatore regionale, Mario Oliverio, non sa come venirne fuori, visto il consenso bulgaro ottenuto proprio a casa sua, nella «Stalingrado del Sud». Andiamo con ordine.

Col nuovo decreto, l’unico reparto con posti letto dell’ospedale civile è stato amputato, ridotto a quattro medici di numero. Pertanto il primario (della medicina), Giovanni Aiello, potrà avviare le “pratiche” per la dismissione completa.

L’organico è irrimediabilmente al di sotto della soglia minima, anche considerata la norma nell’art. 1, comma 541, della Legge 208/2015, che ha fissato l’entrata in vigore della nuova organizzazione del lavoro legiferata con la L. 161/2014, in accoglimento della direttiva europea - del 2003 - sui turni e i riposi obbligatori. In pratica occorrerebbe assumere altro personale, perché dallo scorso 25 novembre nessuno può lavorare più di tredici ore di fila e tutti hanno diritto a uno stacco di almeno 11 ore tra un turno e il successivo, nonché a 24 ore piene di riposo settimanale. Ignorando codesta normativa, ogni contenzioso legale sarà perso.

I commissari Scura e Urbani non ci avranno fatto caso, e non avranno ascoltato l’(ignaro?) avvocato Domenico Lacava, presidente del Consiglio comunale di San Giovanni in Fiore, né gli scomparsi comitati «pro custa patria nostra» dipinti di rubino, sempre meno pubblici e dalle ultime regionali più attenti al loro privato?

E così, in barba all’immagine della vendemmia e della festa contadina proiettata da Lacava nell’ultima seduta consiliare del 25 febbraio scorso, Scura e Urbani hanno compiuto una precisa scelta politica: smantellano l’ospedale di San Giovanni in Fiore staccando l’ossigeno al reparto di medicina e decretando l’utilizzo del laboratorio d’analisi solamente, udite udite, per i ricoverati.

Qualcuno avrà spiegato al “Gatto” e alla “Volpe” che la scelta per il laboratorio analisi è del tutto antieconomica, improduttiva e insensata? Qualcuno avrà obiettato al Massimo della sanità e all’urbano Urbani, che un po’ mi ricorda il signor Burns dei Simpson, che mettere 20 o 200 provette al giorno in centrifuga è uguale, ma inserirne 200 è meglio per tutti? Ne avranno avuto il tempo il mio amico Pino Belcastro, oggi sindaco, e tutti i pallapalliani al seguito, che il 16 febbraio incontrarono proprio il “Gatto”, cioè Scura, verbalizzando la discussione di maniera sulla mirabolante chirurgia in elezione, la quale, decreto alla mano, sarà una bazzecola ma con 5 anestesisti col piolo in mano?

Ecco che cosa succede quando la politica non capisce e latita, quando si raccontano fesserie e, alla faccia dell’intelligenza altrui, il burro si spaccia per oro.

I lupetti di Pallapalla ci avevano venduto che l’imminente «chirurgia sperimentale», nome altisonante d’una comunissima day surgery, avrebbe dato peso e lustro all’ospedale di San Giovanni in Fiore e costituito «il primo passo di un percorso, di un cammino», di un itinerario per l’efficienza dei servizi sanitari sul posto. Codesto viaggio, parafrasando Louis-Ferdinand Céline e non solo, è invece «al termine della» sera, che - memori di Pierpaolo Pasolini - «sarà più nera della fine del mondo».

Non si è avuto alcun potenziamento del locale servizio di cardiologia e neppure un supplemento effettivo per l’emergenza-urgenza, che doveva avere la priorità, tenuto conto che il relativo documento di programmazione della rete regionale è soltanto un testo imbellettato, vuoto e irrealizzabile, poiché richiederebbe centinaia di milioni di investimento, impossibili da trovarsi nella situazione attuale, e migliaia di nuove unità di personale atte a rispettare la legge sui turni e i riposi.

Riassumo. Belcastro e compagni hanno agito in assoluta solitudine, tenendo a bada la popolazione e rassicurandola senza un solo motivo. Hanno negato un consiglio comunale aperto, hanno preservato Pallapalla - che dall’“astronave” della “Cittadella” non vede più il cocuzzolo di “Jummella” - e hanno rifiutato ogni proposta o richiesta degli ospedalieri locali. Da ultimo, causa paliatuni via web, Belcastro e compagni sono stati obbligati a un consiglio comunale pro forma, e lì - per citare il compianto professor Franco Scoglio - hanno sparato tesi «ad minchiam», nascondendo la realtà come fosse un gioco da ragazzi.

La verità, si ripete ancora una volta, è che Scura e Urbani sono due politici del circo renzi-alfaniano, sicché spadroneggiano grazie alla sordida complicità del governo.

La verità è che Pallapalla non vuole la sanità calabrese, altrimenti avrebbe presentato un suo programma operativo, né rammenta i discorsi di campagna elettorale all’“Ängelu” (guarda il video). La verità è che «U Lupu» sa cuotu a cura (trad.: «ha avuto timore»), difatti l’unico balzo che ha saputo compiere è l’aver imposto al suo dirigente generale, il pavido e "complice" Riccardo Fatarella, di non firmare il Dca n. 30/2016, come se il decreto non fosse venuto dal dipartimento regionale per la tutela della salute.

La verità è che il Dca n. 9/2015 non andava bene, che si è perduto un anno di tempo nel cazzeggio puro e che la struttura commissariale e lo stesso Pallapalla hanno chiuso gli occhi sul surplus di finanziamento illegittimo (di almeno 10 milioni all’anno) che la Regione dà al policlinico universitario col protocollo d’intesa scaduto dal 2008.

Il “Gatto”, la “Volpe” e “U Lupu” hanno pure girato il capo sulle consulenze all’Asp di Reggio Calabria e all’istituto “Sant’Anna” di Pisa, rimanendo silenti su quelle ai professionisti che fanno da contraltare al liquidatore della Tommaso Campanella, Andrea Bonifacio, che ha quantificato i crediti della Fondazione verso l’Azienda ospedaliero-universitaria di Catanzaro e dunque contraddetto il corrispondente quadro del dare-avere.

Per non parlare della vicenda dell’«eroico» Gioffrè, dei milioni di euro a Kpmg e dei posti concessi col Dca n. 9/2015 ad alcune cliniche, o dei budget ai privati con criteri misteriosi e da ultimo incomprensibili, leggasi Adriano Mollo su Il Quotidiano del Sud.

La verità, infine, è che la sanità è volutamente gestita con tecnicismi, tabelle, termini stranieri, sigle, indicatori fittizi e algoritmi, in modo da nasconderci la realtà, cioè che sono in atto tagli micidiali ogni anno più accelerati, frutto del sistema dell’euro, del Mes e del fiscal compact.

Non so se i Pallapalla’s l’avranno notato; applicando alla lettera la formula per calcolare il numero di ambulanze avanzate per «Centrale», con tutti i dubbi sulla definizione di «Centrale», per San Giovanni in Fiore ne toccherebbe esattamente una mezza, che dunque dovrebbe camminare con due sole ruote e col paziente imbracato a modo. Sarebbe più sicuro trasportarlo in bici o in slitta.

Paradossi a parte, oggi mi licenzio con Céline, che scriveva: «Ve lo dico io, gentucola, coglioni della vita, bastonati, derubati, sudati da sempre, vi avverto, quando i grandi di questo mondo si mettono ad amarvi, è che vogliono ridurvi in salsicce da battaglia... È il segnale... È infallibile. È con l’amore che comincia».

Emiliano Morrone

emilianomorrone@gmail.com

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