CHI ABBANDONA LA CALABRIA

giovedì 15 giugno 2006.
 
Non si è ancora spenta l’eco della denuncia di Francesco Greco sul dilagare dell’economia criminale, ripresa con evidenza da l’Unità, da altri giornali e da Corriere Economia, che un altro piccolo imprenditore è stato assassinato a Briatico di Vibo Valentia e il presidente di Confindustra calabrese Filippo Callipo, in una intervista a Repubblica dichiara: «La Calabria è persa, mi ritiro».

CHI ABBANDONA LA CALABRIA

di Elio Veltri (L’Unità, 15.06.2006)

Non si è ancora spenta l’eco della denuncia di Francesco Greco sul dilagare dell’economia criminale, ripresa con evidenza da l’Unità, da altri giornali e da Corriere Economia, che un altro piccolo imprenditore è stato assassinato a Briatico di Vibo Valentia e il presidente di Confindustra calabrese Filippo Callipo, in una intervista a Repubblica dichiara: «La Calabria è persa, mi ritiro». Callipo che conosco per le denunce ripetute che ha fatto ed ha anche per aver partecipato a Cosenza alla presentazione del mio Topino Intrappolato, parlando fuori dai denti, non solo si ritira dall’Associazione, ma manifesta l’intenzione di vendere le aziende e lasciare la Calabria. Era facile capire, per chi ne avesse voglia, che il governo Prodi avrebbe trovato le casse vuote e che avrebbe dovuto trovare i soldi necessari per governare, andandoli a prendere nei settori maggiormente devastati dalla finanza e dall’economia illegale e criminale. Cioè dai comparti che si reggono e si espandono rubando tutti i giorni una parte della ricchezza prodotta al paese attraverso il lavoro nero e l’evasione fiscale e contributiva e rubando direttamente ai lavoratori una parte della busta paga. Economia sommersa e nera che in Italia è il doppio della media europea e che vale circa il 30 per cento della ricchezza prodotta. Persino al centro di Roma, l’87% degli esercizi commerciali, fino a poco tempo fa, per lo Stato non esistevano. I soldi bisogna andarli a prendere dall’enorme evasione fiscale abitudinaria che vale circa 200 miliardi di euro anno e ingrassa gli evasori mentre le persone per bene pagano le tasse. E anche da quel cumulo di evasione industriale che l’Agenzia delle entrate dello Stato ha accertato: il 98% delle medie e grandi aziende evade il fisco sia pure in maniera diversa. Prodi ha preso l’impegno di tagliare il cuneo fiscale di 5 punti (10 miliardi di euro anno). Lo taglia anche agli evasori o fa un patto serio con Confindustria sul fisco? I soldi, come ha ricordato D’Alema, vanno scovati nell’immenso sottobosco della rendita che ha evaso, esportato capitali ingenti e fatto finta di riportarli in Italia pagando il 25% di tasse. Un’operazione di emersione dall’anonimato dello «scudo fiscale», sarebbe un atto di legalità e di trasparenza, dovuto al paese e anche di giustizia verso i contribuenti onesti. Così come andrebbe rivista la parte di legge finanziaria che concede il condono ai tangentisti davanti alle magistrature contabili.

E poi, come dice Greco, lo Stato dovrebbe venire a capo dei soldi che sono stati contestati e sequestrati dalla magistratura, fin dagli anni di Mani Pulite.

C’è poi il capitolo dei capitali criminali e mafiosi. La vicenda dell’Asl di Locri l’ha dimostrato con chiarezza: decine di società e finte aziende collegate alla mafia, a Locri e nel circondario ( ma è così in tutto il mezzogiorno) lavoravano per lo Stato lucrando denaro dei cittadini. Eppure, a un anno dalla scadenza quei contratti erano ancora in funzione. Perché? Perché la Regione non si è mossa? E che dire dei capitali mafiosi? Sarebbe così difficile cambiare la legge a tamburo battente, prevedendo l’inversione dell’onere della prova per cui chi gestisce il bene deve dimostrare che è pulito, accelerare le procedure di confisca, affidare i compiti di gestione e di vendita dei beni confiscati a un’Agenzia come avviene in America? Mi sono chiesto tante volte come si fa in un paese come il nostro a parlare seriamente di economia ignorando tutto il settore dell’economia illegale e criminale e della ricchezza che viene rubata al paese. È come se un medico parlasse con un suo paziente malato di cancro con metastasi diffuse, ignorando la malattia principale. Cosa diremmo di quel medico? Che è incompetente o disonesto. Ed è come se in una famiglia di ceto medio un componente della famiglia ogni mese rubasse una parte consistente delle entrate familiari. A quel punto delle due l’una: o il ladro viene bloccato o la famiglia cambia tenore di vita.

Il problema posto da Greco è connesso a quello dell’amnistia. Io capisco che un nuovo governo voglia dare qualche segnale di discontinuità, su questioni simboliche, rispetto al governo precedente, soprattutto se quest’ultimo ha sbagliato provocando danni. Ma nella condizione in cui è ridotto il paese è necessario applicarsi sulle questioni che possono invertire la rotta. E per la giustizia la rotta si cambia tagliando i tempi dei processi civili, penali e amministrativi. Per inciso, una proposta, che condivido, l’ha fatta Greco: bloccare i termini di prescrizione dei reati dal momento del rinvio a giudizio. Se il governo vuole varare l’amnistia lo faccia ma sappia che ha bisogno dei voti del centro destra e dovrà pagare prezzi altissimi. D’altronde, se le cose si complicano, si possono sempre correggere, con legge ordinaria, i guasti di alcune leggi come la Fini sulla droga e la Bossi-Fini sull’immigrazione, che hanno favorito l’ingresso in carcere di tante persone. Mastella ha detto che rimarranno fuori reati come la pedofilia, la criminalità organizzata e la corruzione. Ma i reati che riguardano l’economia criminale come falso in bilancio, riciclaggio, bancarotta fraudolenta, frode fiscale, false fatturazioni, insider trading, aggiotaggio, truffa ai danni dello Stato, che fine fanno? Nella maggioranza alcuni vorrebbero farli rientrare nell’amnistia. Si sappia però che se vengono amnistiati, la quota di economia criminale del paese aumenterà, centinaia di migliaia di risparmiatori saranno truffati una seconda volta e i responsabili dei crac e delle scalate la faranno franca.

È in corso a Parma uno dei tronconi del processo per il crack Parmalat , che è stato definito il più grande processo europeo per reati finanziari di tutti i tempi. Solo in quel crack ci hanno rimesso i loro risparmi 150 mila risparmiatori. Perciò Mastella e il governo riflettano bene ai guasti irrimediabili che si provocherebbero alla legalità e all’economia.


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