Monito dei vescovi: "Votare è un dovere civico"*
LA COSTITUZIONE è stata e rimane la mia BIBBIA LAICA (Carlo A. Ciampi).
Una nota di Federico La Sala
Ma siamo seri ... e cerchiamo di camminare veramente sulle strade del dialogo e della pace!!! Premesso che ad allevare (e a sostenere nel processo di devastazione della Casa di tutti gli italiani e di tutte le italiane) l’alligatore-caimano sono stati (anche e) proprio loro, i vescovi e il loro eminente capo, ora è quanto meno degna di risate omeriche la loro sollecitazione... e il loro ’pianto’ da ’coccodrilli’, e che essi si intromettano e sollecitino ancora i loro ’picciotti’ a inquinare ulteriormente e di nuovo le acque!!! Visto che è stata proprio la gerarchia ’cattolica’ (con il suo determinante contributo - ripagato lautamente con i soldi dell’intera repubblica italiana: E QUESTA ORMAI E’ STORIA!!!) a rendere possibile la manomissione della Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ ora sarebbe COSA BUONA E GIUSTA che si prendessero la Costituzione e la leggessero e la commentassero finalmente in tutte le loro Chiese, e nelle loro stesse case, come testo sacro!!! La nostra "Bibbia laica" ha molto da insegnare... anche alla "Bibbia religiosa" dei ’cattolici’ - specialmente, ai figli di ’mammasantissima’, che non vogliono sapere nulla del loro Padre terreno e vogliono essere subito e solo come il Padre celeste!!! Tutti i ’cristiani’ e tutte le ’cristiane’ di tutte le altre ’chiese’, infatti, saranno i primi e le prime ad accorrere in difesa della Costituzione dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ e il 25 e il 26 giugno andranno a votare NO ... a riforme che appartengono alla cultura di una destra, molto poco democratica e molto ... erodeana!!!(www.ildialogo.org/filosofia, 15.06.2006)
Federico La Sala
*
ROMA - I vescovi richiamano gli italiani al proprio dovere civico di elettori invitandoli ad andare alle urne per il referendum sulla Costituzione. Un monito, quello espresso attraverso la Sir - l’agenzia dei vescovi - volto a impedire l’astensionismo.
Secondo i vescovi è importante che i cittadini esprimano il proprio parere su una riforma che è stata votata a maggioranza e non attraverso le grandi intese. "In un sistema politico fatto di soggetti deboli, e sottoposto a ripetute alternanze ’per disperazione’, riformare la costituzione può apparire il massimo della capacità decisionale: senza tuttavia il supporto di una opinione diffusa e condivisa, il rischio è di generare piuttosto instabilità e sovraccaricare il sistema".
Quindi l’appello agli elettori: "Il referendum del 25 e 26 giugno risulterà così comunque periodizzante, in quanto rappresenta in qualche modo il punto di coagulo di una vicenda che data dagli anni ottanta, sia che vincano i ’Sì’, sia che si affermi il ’No’".
Insomma, secondo i vescovi, non conta tanto quale dei due schieramenti prevarrà, l’importante è la partecipazione che "in caso di referendum confermativo" spiega la Sir "è un dovere civico ancora più rilevante, un’espressione di ’fedeltà alla Repubblica’, per riprendere il deposito etico dell’articolo 54, di cura ed attenzione per le istituzioni, che sono di tutti".(La Repubblica,12 giugno 2006)
(www.ildialogo.org/filosofia, Giovedì, 15 giugno 2006)
Ciampi: da me atti motivati
L’ex capo dello Stato replica agli attacchi di Berlusconi: «Seguivo solo la Carta» *
Presidente Ciampi, Berlusconi recrimina ancora sulla legge elettorale, attribuendo alle «forche caudine» del suo Quirinale una certa responsabilità nella genesi della riforma e in particolare sul premio di maggioranza al Senato.
«Sono polemiche da campagna elettorale e voglio starne fuori. Ma sul punto sono pronto a ripetermi, per evitare strumentalizzazioni. L’obiezione da noi mossa al testo inviatoci allora da Palazzo Chigi, prima che fosse approvato al Consiglio dei ministri, riguardava solo l’incostituzionalità del premio di maggioranza nazionale per il Senato, che era in palese contrasto con l’articolo 57 della Carta. L’articolo, per intenderci, secondo il quale il Senato è eletto a base regionale. Da un punto di vista giuridico l’ostacolo era insormontabile, dunque lo segnalammo».
Tutto qui? Non fu dunque lei a consigliare la soluzione poi adottata?
«Assolutamente no. Gaetano Gifuni fu interpellato dal sottosegretario Gianni Letta per le vie brevi, e si limitò a segnalare il problema, senza interferire. Di sicuro nessuno di noi suggerì la sostituzione del premio nazionale con tanti premi regionali. Fu semmai prospettata l’opportunità di abbandonare l’idea di qualsiasi premio di maggioranza e di tenere in vita la legge elettorale vigente. Perché aveva dato risultati positivi in due turni elettorali, nel 1996 e nel 2001, sul piano della stabilità delle maggioranze al Senato. Il governo preferì una scelta diversa, che non commento».
Berlusconi dice d’aver avuto con lei «un rapporto dialettico», cioè contrastato. Perché, suggerisce, stava «dall’altra parte».
«Mi pare perfino umiliante doverlo dire: io sto, e sono sempre stato, dalla parte della Costituzione. E a chiunque tenti di chiamarmi in causa replico che la mia bussola era solo quella».
Marzio Breda
* Corriere della Sera, 02 aprile 2008