Studio Usa pubblicato da Nature: "Sta accumulando un’energia elevatissima, potrebbe essere rilasciata con un super terremoto"
La faglia di S. Andrea sta scoppiando
E la California adesso ha paura
E torna l’incubo del sisma che 100 anni fa distrusse S. Francisco
di LUIGI BIGNAMI (www.repubblica.it, 22.06.2006)
POTREBBE essere uno dei più potenti terremoti degli Stati Uniti quello che si verificherà lungo la Faglia di San Andrea tra non molto, se le previsioni del geofisico Yuri Fialko dello Scripps Intitution of Oceanography a La Jolla (Usa) dovessero avverarsi. Il vero "Big One". Le sue conclusione sono da considerarsi estremamente serie in quanto sono state accettate e pubblicate dalla autorevole rivista scientifica Nature.
Spiega Fialko: "La faglia sta accumulando un’energia estremamente elevata che potrebbe essere rilasciata attraverso un violentissimo terremoto". Ma quando? "Purtroppo questo non lo può dire nessuno, anche se l’appuntamento con il sisma non dovrebbe essere poi così lontano", aggiunge il ricercatore.
La faglia di San Andrea corre con direzione nord-sud attraversando quasi tutta la California occidentale, passando attraverso due megalopoli, San Francisco e Los Angeles per poi fondersi con un’altra faglia più a sud, quella di San Jacinto. La crosta che sta ad ovest della faglia si muove verso nord, mentre quella che sta ad est è in movimento verso sud, un fenomeno che ha dato origine ad una faglia chiamata "trascorrente". La frizione tra le due gigantesche porzioni di roccia accumula grandi quantità di energia che quando viene rilasciata può produrre violentissimi terremoti.
Il segmento della faglia che sta più a nord rilasciò la sua energia esattamente 100 anni fa, quando diede origine al ben noto terremoto che distrusse San Francisco provocando 3.000 morti, mentre il settore centrale della faglia causò un violento sisma nel 1857. Il tratto meridionale della faglia invece, non si è mosso da circa 250 anni ed è per questo che l’energia che si è caricata in questo settore è talmente elevata da far pensare ad un imminente e violento terremoto.
Fialko ha studiato la faglia sia attraverso la strumentazione sistemata direttamente lungo la frattura, sia utilizzando dati raccolti da due satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea dal 1985 ad oggi. I satelliti Ers-2 e Envisat hanno permesso di misurare i movimenti del suolo a distanze di soli 20 metri, permettendo così di avere un quadro temporale della situazione estremamente dettagliato.
Le conclusioni non sono certo liete per le 18 milioni di persone che vivono lungo questo tratto di faglia. Spiega il geofisico: "Lo stress cui è sottoposta la lunga faglia (causato dalla spinta dell’Oceano Pacifico lungo la costa occidentale degli Stati Uniti) avrebbe dovuto muovere i due fianchi della frattura facendola slittare anche di 7 metri durante gli ultimi 250 anni. Ma questo non è minimamente accaduto". Se ciò fosse avvenuto l’energia si sarebbe potuta scaricare lentamente attraverso piccoli o medi terremoti, ma poiché ciò non si è verificato c’è da aspettarsi che lo scarico dell’energia sarà devastante. Aggiunge Fialko: "Anche se nessuno può dire se il terremoto avverrà domani o più in là, penso che si è comunque vicini alla fine di una fase che ha permesso un elevato accumulo di energia".
Il geofisico ha previsto che il terremoto potrebbe allontanare i due labbri della faglia anche di 10 metri e sarebbe un movimento tra i peggiori mai registrati dall’uomo. Basti pensare che il catastrofico terremoto di San Francisco determinò uno scivolamento della faglia di "soli" 6,4 metri. "E’ senza dubbio una nuova evidenza che dovremo fare i conti con una storia che già conosciamo - ha sottolineato Scott Brandenberg dell’Università della California di Los Angeles- e quindi è assolutamente necessario prendere tutte le precauzioni del caso". (22 giugno 2006)
Sul tema, in rete, si cfr.:
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia:
http://www.roma1.ingv.it/ricerca/tettonica-attiva/effetti-dei-grandi-terremoti
Lo studio: in California possibile terremoto di magnitudo 6 nel 2024
La previsione di Cnr-Iac e Ingv è basata dell’analisi dell’evoluzione dell’attività sismica di un segmento della faglia di San Andreas. "Qui l’attività sismica si disperde e si concentra, con un periodo di circa 3 anni, probabilmente legato al ciclo climatico siccità/piovosita", spiegano i ricercatori
di Redazione ("la Repubblica- Scienze" (19 Novembre 2020)
Uno studio congiunto del Cnr-Iac e dell’Ingv prevede un possibile terremoto di magnitudo 6 tra poco più di tre anni a Parkfield, cittadina della California. La previsione è basata dell’analisi dell’evoluzione dell’attività sismica di un segmento della faglia di San Andreas. L’arco di tre annio è stato calcolato (retrospettivamente) misurando con accuratezza il tempo di occorrenza del terremoto avvenuto nell’area nel 2004. La predittività del metodo adottato dai ricercatori, spiegano dal Cnr-Isac, studio diventa sempre maggiore all’avvicinarsi del momento in cui accadrà il sisma di cui si sta tentando di prevedere il tempo di occorrenza.
La ricerca (qui il .pdf), che ha visto la collaborazione scientifica tra l’Istituto per le applicazioni del calcolo "Mauro Picone" del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iac) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), è firmata da Giovanni Sebastiani e Luca Malagnini, e diffusa dal Journal of Ecology & Natural Resources.
Nell’area sotto osservazione, lungo la faglia che fa spesso tremare la terra, dal 1857 al 1966 sono avvenuti sei terremoti di magnitudo 6, ad intervalli di tempo quasi regolari, da 12 a 32 anni, con una media di circa 22 anni. Dal 1985 i geologi americani hanno installato nella zona una rete di strumenti molto avanzata, allo scopo di rilevare cosa accade prima di un evento sismico, al fine di prevedere futuri sismi tellurici.
"Lo studio corrente ha riguardato l’evoluzione quotidiana negli ultimi cinquant’anni del baricentro dell’attività sismica presso Parkfield, all’interno del segmento della faglia di San Andreas responsabile della sismicità dell’area. In particolare, ci si è concentrati sulla quantificazione della variazione della posizione di tale baricentro, calcolata in un intervallo temporale di 150 giorni", spiega Sebastiani del Cnr-Iac.
"Muovendo questo intervallo nel tempo, di giorno in giorno, otteniamo una curva che descrive l’andamento della misura di tale variazione nel tempo. Il principio alla base della scelta di questa variabile è che un sistema instabile, in condizioni quasi critiche, mentre viene spinto fuori dal suo equilibrio cerca di riconfigurarsi in una condizione pseudo-stabile, e così facendo mostra una anormale variabilità nel tempo dei parametri che lo descrivono".
La curva descritta mostra un andamento oscillante, con ampiezza dapprima crescente e poi decrescente, verso lo zero. "Ciclicamente, l’attività sismica sul segmento di faglia analizzato si disperde e si concentra, con un periodo di circa 3 anni, probabilmente legato al ciclo climatico siccità/piovosita’", chiarisce Malagnini dell’Ingv.
"L’ampiezza spaziale entro la quale è possibile la dispersione della sismicità, inoltre, dapprima cresce in modo lineare, raggiunge un valore massimo e quindi decresce linearmente verso un valore minimo. Dal nostro studio si evince che il ciclo sismico è interamente contenuto entro il ciclo di crescita e decrescita appena descritto. Analizzando i dati come se fossero raccolti in tempo reale, e fermandosi a cento giorni prima dell’ultimo terremoto del 2004, la metodologia ha permesso una esatta previsione retrospettiva del giorno del terremoto: 28 settembre 2004. Inoltre, l’analisi ha permesso di capire come l’ultimo evento importante di Parkfield, previsto erroneamente dagli scienziati dell’università di Berkeley nel periodo 1985-1993, sia invece avvenuto nel 2004: la causa del ritardo è una perturbazione meccanica subita dalla faglia di San Andreas, dovuta a un altro terremoto di magnitudo superiore a 6 accaduto su una faglia vicina, a Coalinga, nel 1983".
La metodologia sviluppata da Sebastiani e Malagnini prevede che il prossimo terremoto di magnitudo 6 avverrà nel 2024 entro il segmento di Parkfield della faglia di San Andreas. Secondo i ricercatori, è quindi importante procedere a un periodico aggiornamento della previsione, con cadenza almeno annuale o semestrale, fino al prossimo evento. Gli sviluppi prossimi di questa ricerca comprendono l’applicazione ampia del metodo ad altri siti lungo faglie simili a quella di San Andreas, dove sono avvenuti terremoti ripetitivi di magnitudo significativa, prima di applicarlo con eventuali modifiche a situazioni piu’ complesse come ad esempio le faglie dell’Appennino.
Terremoto magnitudo 7.1 in California, incendi e tanta paura
Il sisma è stato registrato a 17,6 km da Ridgecrest, la stessa località colpita da quello di giovedì, ad una profondità di almeno 17 km
di Redazione ANSA *
RIDGECREST. Un’altra scossa di terremoto, questa volta di magnitudo 7.1, ha colpito venerdì sera il sud della California dopo quella di giovedì che aveva una intensità di 6.4. Il sisma è stato registrato a 17,6 km da Ridgecrest, la stessa località colpita da quello di giovedì, ad una profondità di almeno 17 km.
Oltre mille vigili del fuoco mobilitati. Si tratta del più forte terremoto mai registrato nello Stato negli ultimi 20 anni: secondo l’Istituto geofisico americano (Usgs) è stato avvertito anche in Messico.
Il nuovo terremoto ha causato incendi, in gran parte per fughe di gas, rotture delle tubazioni dell’acqua e cadute della rete elettrica in parte di Ridgecrest, una cittadina di circa 27 mila abitanti a 200 km a nordest di Los Angeles, tra i parchi nazionali della Death Valley e del Sequoia Forest. Fughe di gas e crollo di edifici nel vicino villaggio di Trona, che ha 2000 abitanti. Lo riferisce Mark Ghilarducci, direttore dei servizi di emergenza statali.
Nessun danno rilevante alle infrastrutture, nessun morto e nessun ferito grave a Los Angeles: è quanto si legge in un bollettino diffuso dai vigili del fuoco della città. I vigili del fuoco hanno quindi dichiarato conclusa l’emergenza e hanno ripreso le normali operazioni. "Vi chiediamo di considerare il terremoto di stanotte come un promemoria per essere preparati", si legge ancora nel comunicato.
Il terremoto che ha colpito la California meridionale potrebbe causare perdite economiche per almeno un miliardo di dollari, poco meno dell’1% del Pil Usa: e’ la stima della U.S. Geological Survey (Usgs) l’agenzia scientifica del governo americano che studia il territorio degli Stati Uniti, le sue risorse naturali e i rischi naturali che lo minacciano.
Scossa di terremoto a Los Angeles
Epicentro vicino a Beverly Hills
Sisma di magnitudo 4,7 percepito in gran parte della California
Un terremoto di magnitudo 4,7 gradi è stato registrato a Los Angeles, negli Stati Uniti. L’epicentro è stato individuato 10 chilometri a nord-ovest di Beverly Hills, a una profondità di 8,5 chilometri. Lo ha riferito l’Istituto geologico americano Us Geological Survey .
L’epicentro è stato localizzato a circa otto chilometri da Westwood, un distretto occidentale del municipio di Los Angeles, ad una profondità di circa otto chilometri. La scossa, alle 6.25 locali, è stata avvertita in una ampia zona della California meridionale, riferisce il Los Angeles Times online, secondo cui al momento non risultano feriti.
Stati Uniti, prove di "apocalisse"
ma si teme l’effetto Orson Welles
Mercoledì il governo federale sperimenterà per la prima volta l’Emergency Alert System: un avviso interromperà trasmissioni radio e tv simulando un’emergenza nazionale. Solo un test, ma qualcuno potrebbe fraintendere scatenando un’ondata di panico
dal nostro inviato ANGELO AQUARO *
NEW YORK - Il terrore corre sul filo: del telefono e della tv. Alle due del pomeriggio di mercoledì prossimo l’intera America si fermerà tutta insieme: sperando di non doversi fermare mai più. "Questo è un test del Sistema di Allarme d’Emergenza! Questo è soltanto un test!". La voce interromperà la radio che trasmette la canzone di Lady Gaga. Le immagini lampeggeranno sull’ennesima puntata di "Casalinghe disperate". Dalle due del pomeriggio di Washington alle 11 del mattino delle Hawaii - nello splendore dei dei diversi fusi orari d’America - gli States si fermeranno tutti insieme per la prima volta.
Saranno soltanto trenta secondi. E sarà - appunto - soltanto un test. Ma pensate che cosa potrebbe accadere se milioni di americani venissero sorpresi all’improvviso dallo stesso annuncio che rimbalza contemporaneamente nei mezzi di comunicazione di tutto il paese: chi crederebbe che è davvero un test? Così, per non generare ulteriore panico, le autorità hanno deciso di informare la popolazione della simulazione in arrivo: annunciando in anticipo che tutti dovranno tenersi pronti, mercoledì, all’annuncio.
Sembra uno scherzo ma è così. Del resto è la prima volta che si tenta un esperimento del genere su scala nazionale. Questi tipi di test vengono lanciati spesso a livello locale, cittadino e statale. Ma per collaudare la funzionalità del meccanismo, occorreva una sorta di prova generale. Solo il presidente degli Stati Uniti può dare l’ordine di un allarme a livello federale. E la Casa Bianca ha deciso che i tempi erano maturi per rispondere alle richieste della Fema, la protezione civile di qui, responsabile del lancio.
Ma perché proprio mercoledì prossimo? E perché a quell’ora? Mercoledì 9 - spiegano gli esperti della Fema - è stato scelto come giorno "cerniera" tra la fine della stagione degli uragani e l’inizio della stagione invernale. La Casa Bianca vuole che gli americani si preparino a rispondere al peggio: come per esempio hanno dimostrato di saper fare a New York quando questa estate è scattato l’allarme per l’uragano Irene. E le 2 del pomeriggio è un’ora scelta per non creare particolare disagio in un’ora di traffico (pensate alla gente sorpresa dall’annuncio in auto) e in modo da riverberarsi nell’orario di ufficio per tutta l’America.
Resta da chiedersi se radio e tv siano ancora i mezzi nei quali fare passare l’allarme-fine-di-mondo. L’Emergency Broadcast System fu lanciato per la prima volta nel 1963. Un secolo fa, in termini di comunicazione. E non è un caso che la stessa Fema stia già sperimentando l’allarme da spedire sui telefonini: che stanno velocemente diventando il mezzo su cui tutti spendiamo più tempo. Gli esperti giurano che sarebbe sicuramente più efficace. "Questo è un test del Sistema d’Allarme d’Emergenza! Questo è soltanto un test!". Così il super-allarme suonerà presto sull’iPhone: sempre che regga la batteria.
* la Repubblica, 07 novembre 2011
È IL RISULTATO DI STUDI EFFETTUATI DALL’ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA
L’asse terrestre si è spostato di 10 cm
Il sisma in Giappone ha avuto anche un impatto maggiore del terremoto di Sumatra del 2004 *
MILANO - L’impatto del terremoto che ha colpito il Giappone stamattina avrebbe spostato l’asse di rotazione terrestre di quasi 10 centimetri. È il risultato preliminare di studi effettuati dall’Ingv, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
IMPATTO - L’impatto di questo evento sull’asse di rotazione, spiega l’Ingv, è stato molto maggiore anche rispetto a quello del grande terremoto di Sumatra del 2004, che fu di 7 centimetri lineari e di 2 millesimi di secondo d’arco angolari, e probabilmente secondo solo al terremoto del Cile del 1960. Il terremoto del Cile dello scorso anno spostò l’asse terrestre di circa 8 centimetri.
Redazione online
* Corriere della Sera, 11 marzo 2011
Forte scossa di terremoto in California
Il sisma è avvenuto con epicentro a 11,7 km di profondità, a 94 km a nordest di San Diego, non sono stati segnalati danni o feriti *
ROMA - Una forte scossa di terremoto di magnitudo 5.4 è stata registrata alle 16:53 di ieri ora locale (l’1:53 di oggi in Italia) in un’area desertica del sud della California. Secondo i rilievi del Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs), il sisma è avvenuto con epicentro a 11,7 km di profondità, a 94 km a nordest di San Diego, non sono stati segnalati danni o feriti.
"E’ stata una scossa decisamente forte, durata 10-15 secondi", afferma Miguel Manzano, capitano del dipartimento dei Vigili del fuoco di Borrego Springs, la località più prossima all’epicentro. Manzano precisa che il duo dipartimento non ha ricevuto alcuna segnalazione di danni, ma che provvederà ad un sopralluogo della zona. Il sisma, "probabilmente uno dei più forti mai sentiti" nella zona secondo alcuni testimoni, è stato avvertito fino a San Diego e Los Angeles.
* Ansa, 08 luglio 2010, 08:47
La scossa di magnitudo 7,2 Richter. Un morto e alcuni feriti
Sentita fortemente anche a San Diego e in tutto il sud dello Stato
Forte terremoto in Messico
Colpita la Bassa California *
LOS ANGELES - Nessun danno grave ma tanta paura nel pomeriggio di Pasqua a Los Angeles, a San Diego e nella parte meridionale della California, lungo il confine col Messico: una scossa di terremoto di intensità a pari a 7.2 sulla scala Richter - ad Haiti la magnitudo fu di 7.0 - ha interessato una zona di centinaia di chilometri, ed è stata chiaramente avvertita dalla popolazione, facendo tremare grattacieli, bloccando gli ascensori e portando alla chiusura immediata di parchi divertimenti come quello di Disneyland. Il sisma ha fatto una vittima, un uomo morto nel crollo della propria abitazione, e alcuni feriti.
L’Istituto geofisico americano ha reso noto che l’epicentro del sisma è stato registrato ad una decina di chilometri di profondità nella zona di Guadalupe Victoria, località messicana della Bassa California lontana un centinaio di chilometri dal confine con gli Stati Uniti.
La scossa è stata forte, anzi fortissima, al punto che ad essa ne sono seguite altre 18. Lo sciame sismico ha fatto tremare i grattacieli di Los Angeles, quelli di San Diego, e testimoni hanno riferito di aver percepito il movimento tellurico anche a Las Vegas, in Nevada, e addirittura a Phoenix, in Arizona, che dal punto dell’epicentro dista centinaia di chilometri.
I sismologhi Usa hanno precisato che le scossa telluriche sono state in tutto 19: 16 in territorio americano, 3 in territorio messicano. Oltre a quella di 7,2 gradi di intensità ne sono state registrate una di 4.7 gradi a Calixico (California) e una di 5.1 gradi a Imperial (California), tutte nella zona di confine tra Stati Uniti e Messico. Esperti non hanno escluso che nei prossimi giorni la zona possa essere interessata da un’ulteriore forte scossa di assestamento, che potrebbe essere di analoga intensità.
Le autorità americane non hanno finora avuto segnalazioni di danni importanti. I vigili del fuoco della zona di Los Angeles e San Diego sono state allertati per una ’emergenza terremoto’, ma gli interventi sono stati relativamente contenuti e hanno riguardato danneggiamenti lievi.
Scene di panico tra la popolazione, con persone che si sono precipitate in strada dopo aver sentito i pavimenti delle case ondeggiare e i muri delle loro case tremare. Molti i casi di persone rimaste chiuse negli ascensori. Testimoni hanno riferito che nella zona di Los Angeles la scossa è durata quasi un minuto. Anche per questo i responsabili del parco giochi di Disneyland subito dopo il passaggio del sisma hanno deciso di chiudere ogni attrazione, nonostante il parco fosse affollatissimo per la festa di Pasqua.
* la Repubblica, 05.04.2010
La sfida più difficile
"Interpretare le scosse prima del Big One"
Dalla California i nuovi studi sulla sismologia
Bisogna prima accertare la correlazione tra i diversi fenomeni del sottosuolo
Presto si potranno prevedere i disastri con strumenti spinti nelle profondità terrestri
di SIMON WINCHESTER (la Repubblica, 17.01.2010)
Anche se di scarso conforto per le vittime del terremoto di Haiti, la sismologia sta facendo qualche piccolo passo avanti nella ricerca di ciò che appare per il momento irrealizzabile, ovvero riuscire ad anticipare avvenimenti terrificanti come quello di martedì scorso. Nuovi studi su episodi di slittamenti ultralenti che si verificano nelle profondità della Terra stanno fornendo qualche promettente indizio.
Gli studi più interessanti sono quelli che si stanno conducendo, a rilento e con ingenti spese, a Parkfield, in California. Nel sottosuolo, proprio in corrispondenza della faglia di Sant’Andrea che si estende per 1287 chilometri lungo i margini della placca tettonica nordamericana e della placca pacifica, è stato scavato un buco molto profondo.
I ricercatori responsabili del programma di trivellazione si prefiggono di scoprire che cosa accade di preciso nel punto di contatto tra due placche. Sembrerebbe alquanto plausibile ormai che le piccole scosse non vulcaniche a bassissimo impatto e tuttavia rilevabili che i ricercatori hanno registrato in profondi fori di sonda sottostanti la faglia di Sant’Andrea siano in qualche modo associati ai devastanti terremoti che si verificano a profondità minori e quindi sopra di esse. In particolare, gli scienziati vorrebbero determinare se è possibile identificare qualche caratteristica delle scosse non vulcaniche che avvengono nella profondità della crosta terreste con qualche anticipo rispetto all’inizio di un forte terremoto, così da sfruttarne utilmente il margine di preavviso.
Ciò sarebbe molto importante per il disastro avvenuto a Haiti, perché la faglia denominata Enriquillo-Plantain Garden - la diretta responsabile del terremoto di martedì scorso - presenta molti punti in comune con la faglia di Sant’Andrea: è una faglia che separa due placche (la nordamericana e la caraibica), per la maggior parte della sua estensione è a uno stesso tempo stabile e sottoposta a forti tensioni e pressioni, e più o meno una volta ogni secolo è sottoposta a un considerevole sforzo di taglio. (L’ultima volta accadde nel 1907 in Giamaica. Da allora gli scienziati avevano avvisato che un giorno - non meglio precisato - una catastrofe avrebbe finito col coinvolgere Port-au-Prince).
È estremamente probabile che le scosse non vulcaniche a basso impatto riscontrate nella faglia di Sant’Andrea abbiano luogo anche ai Caraibi: se si accertasse con sicurezza questa correlazione tra le scosse e i terremoti, allora la scienza sarebbe vicina ad accertare qualcosa di estremamente importante. Per il momento, però, tale correlazione non è stata ancora scoperta. Tuttavia, le scosse in questione paiono avere alcune caratteristiche insolite, che ne fanno dei veri campanelli d’allarme: per esempio per in momento si è evidenziata una correlazione tra la loro occorrenza e fenomeni esterni quali le maree e le fasi lunari. Un rapporto con i movimenti all’interno della crosta terrestre è quanto meno un’ulteriore possibilità, ed è qualcosa che fino a cinque anni fa ancora non si poteva supporre. Da qui il vago barlume di speranza di poter fare progressi.
Se un giorno i geologi dovessero essere convinti di questa presunta correlazione e individuare con apparecchiature spinte in profondità nella Terra un improvviso sciame di scosse non vulcaniche chiamerebbero i sindaci di San Francisco o di Los Angeles affinché prendano provvedimenti opportuni allertando la popolazione? I sindaci ordinerebbero veramente un’evacuazione di massa? E se lo facessero e poi l’evento annunciato dagli scienziati non dovesse verificarsi?
Queste sono tutte domande che vale la pena porsi, in particolare nei confronti di un Paese che è per molti aspetti meno progredito della California. Se una simile quantità di notizie fosse confermata in corrispondenza della faglia Enriquillo-Plantain Garden, i geologi cercherebbero di avvisare gli abitanti di una città come Port-au-Prince? E se la loro previsione dovesse rivelarsi corretta, il loro preavviso servirebbe davvero a salvare delle vite umane o innescherebbe un panico tale da trasformarsi in qualcosa di più letale dello stesso terremoto?
Il ramo della sismologia che si occupa di previsioni è indubbiamente un po’ più avanti di come era cinque o sei anni fa, ma a mano a mano che ci si avvicina a realizzare l’impossibile spuntano nuove domande e le risposte arrivano in ogni caso con troppa lentezza per essere di vero conforto a qualcuno.
© The New York TimesLa Repubblica
Traduzione di Anna Bissanti
LA GEOLOGIA
Haiti è su una «zattera». In movimento
La placca caraibica in moto verso est. Perché a Santo Domingo le scosse non hanno fatto danni
di Giovanni Caprara *
«Haiti è una delle zone più a rischio della Terra in fatto di terremoti. Lo racconta la sua storia, lo mostrano le mappe geologiche dove si vede l’isola al bordo di una piccola placca stretta fra altre gigantesche. In gioco ci sono forze straordinarie capaci di distruzioni immani quando si manifestano». Gianpaolo Cavinato, dell’Istituto di geologia ambientale e geoingeneria del Cnr, ha studiato i movimenti sismici nei continenti, talvolta li ha inseguiti con impressioni così forti difficili da tradurre in parole. Negli ultimi cinquecento anni nell’area si sono già verificati 12 terremoti più violenti dell’attuale superando i 7,5 gradi della scala Richter. La crosta della Terra è suddivisa in tanti pezzi che i geologi chiamano placche con uno spessore variabile da dieci chilometri a oltre settanta, a seconda dal luogo, negli oceani o sui continenti. Le placche si scontrano fra loro, alcune si inabissano sotto le altre, e altre ancora scivolano sullo stesso piano e dove vengono a contatto il movimento sviluppa energia.
Questo accade lungo le faglie, cioè le fratture, che segnano la spaccatura della crosta. Haiti emerge dalla placca caraibica che è come una zattera in moto verso est. A nord si scontra con la grande placca nordamericana in viaggio invece verso ovest alla velocità di 2 centimetri all’anno e a sud con la altrettanto estesa placca sudamericana che s i sposta a nord-ovest di 1,5 centimetri all’anno. Quindi la «zattera» si trova stretta fra imponenti masse che agiscono di continuo sul suo territorio.
Ma non basta. La stessa placca caraibica è percorsa al suo interno da faglie minori che aumentano sia i rischi, sia le forze in gioco. Su una di queste è addirittura collocata la capitale di Port-au-Prince rimasta vittima di imponenti distruzioni. Il suo territorio è infatti diviso in due parti in movimento nella stessa direzione ma con velocità diverse intorno a 70 millimetri all’anno. «Nel continuo scivolare strette fra loro - spiega Cavinato - accumulano un’energia che ad un certo punto deve liberarsi ma non si sa dove e quando». Questa volta il punto sotterraneo in cui si è scatenata la violenza distruttrice, l’ipocentro come lo chiamano i geologi, era a 10 chilometri di profondità e a 16 chilometri dalla capitale. Santo Domingo, al contrario, dall’altra parte dell’isola, è in una posizione meno pericolosa perché le due faglie esistenti sul territorio della Repubblica Dominicana restano lontane, transitando una a nord e l’altra marginalmente a sud. La città, dunque, è meno soggetta a rischi. E Il terremoto è rimasto lontano. Ma da dove arriva la forza che fa muovere senza sosta le placche della crosta terrestre? «Il nostro pianeta è come una macchina termica- precisa lo scienziato-con un cuore incandescente. È proprio il calore che ha al suo interno ad alimentare un’energia capace di spostare le placche». Così il volto della Terra continua a cambiare e a rimodellarsi. Circa 300 milioni di anni fa c’era il supercontinente unico, Pangea, che lentamente si è diviso nei continenti attuali. Ma non era la prima volta che accadeva. Per il nostro pianeta è un fatto ciclico e già in precedenza si era verificato: insomma, è un continuo comporsi e scomporsi proprio grazie al calore che, come in una pentola, quando bolle sposta il coperchio. «La regione dei Caraibi è tra le più calde - sottolinea Cavinato - e la prova sta anche nelle catena di vulcani attivi presenti lungo la costa pacifica del Nicaragua. Un dozzina di bocche di fuoco che testimoniano dei potenti scontri geologici in atto nelle profondità».
Gli stessi specialisti della sede dell’Onu crollata avevano evidenziato i rischi legati alle faglie pianificando interventi e costi. Mai ascoltati. È proprio risalendo lungo la linea dei vulcani che si incontra la famosa faglia di Sant’Andrea che separa la placca nordamericana dalla placca pacifica. È qui che si aspetta il Big One, il super terremoto che potrebbe scuotere disastrosamente la costa californiana riportando alla memoria il tremendo ricordo di San Francisco con il tragico mattino del 18 aprile 1906 e l’imponente incendio che fece più vittime del sisma. In quell’occasione si misurò uno spostamento della faglia di 6,5 metri. Ma più recentemente, e ripetutamente, la terra ha tremato a Los Angeles. Nel 1994 ci furono una settantina di vittime e anche nel luglio 2008 il fenomeno seminò paura. Anzi alcuni scienziati hanno interpretato quest’ultimo come un preavviso del Big One. Proprio per cercare indizi del suo arrivo i geologi americani hanno scavato un buco, una perforazione sino a 3,2 chilometri di profondità vicino alla cittadina di Parfield, tra San Francisco e Los Angeles. L’operazione, nota come «Safod Project» è condotta dal Geological Survey per prelevare campioni del suolo in prossimità della faglia e capire nello studio delle loro caratteristiche se manifestano segni utili a qualche previsione. «Purtroppo possiamo ancora fare ben poco per anticipare lo scatenarsi di un sisma - dice con amarezza Cavinato -. Ci limitiamo a misurare e valutare gli spostamenti superficiali del suolo o a cogliere qualche indicazione in profondità per tentare, ad esempio, di calcolare l’accumulo di energia. Sono dei tentativi - aggiunge - perché le faglie sono lunghe centinaia e centinaia di chilometri e studiando un solo punto non possiamo decifrare come e dove i fenomeni possono accadere e con quali caratteristiche».
Qualche aiuto ora arriva anche dallo spazio e con i satelliti Gps è possibile sorvegliare lo slittamento delle superfici. Indagini più sofisticate si conducono con i satelliti Lageos della Nasa e dell’Asi italiana facendo rimbalzare nello spazio un raggio laser e calcolando quanto i continenti si separano fra loro. Adesso c’è la frontiera più avanzata dei satelliti radar attraverso i quali si tengono sotto controllo le deformazioni del suolo. La Protezione civile italiana ha già chiesto all’Agenzia spaziale italiana Asi di scandagliare l’area di Haiti con la costellazione dei satelliti radar «CosmoSkymed » le cui immagini sono in corso di elaborazione dalla società «e-Geos». «Per una stima della situazione stiamo effettuando anche un confronto con le immagini della zona raccolte nell’aprile scorso - commenta Alessandro Coletta, responsabile della missione in Asi - e con i continui sorvoli dei giorni prossimi forniremo agli scienziati una fotografia delle modifiche avvenute. Sono dati utili per interpretare meglio la natura geofisica dell’area e possono essere preziosi, speriamo, per il futuro».
* Giovanni Caprara
Corriere della Sera, 15 gennaio 2010
Esperto Ingv, rischi di una nuova scossa molto forte *
ROMA - La possibilità che si verifichi "un evento sismico grande dopo un primo evento sismico analogo é molto alta, soprattutto nelle settimane immediatamente successive". Lo ha affermato l’esperto dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) Luca Malagnini, funzionario della sala sismica dell’Ingv, a proposito del terremoto devastante che ha colpito ieri sera Haiti, con una scossa di magnitudo 7 seguita da altre otto meno forti. Esiste dunque la possibilità che un’altra scossa molto forte, anche di intensità pari alla prima registratasi ad Haiti ieri sera, possa verificarsi: "Questo - ha spiegato l’esperto - soprattutto nelle zone circostanti l’epicentro della scossa di ieri. A rischio, dunque, le aree ad est e ovest dell’epicentro e la Repubblica dominicana".
Sicuramente, ha sottolineato Malagnini, "ci saranno però nelle prossime settimane e mesi delle scosse di assestamento, anche oltre il quinto grado". La zone caraibica, ha quindi precisato, "é un’area molto sismica, dunque eventi di questo tipo non sono insoliti, anche se non sono frequenti quelli di intensità così alta".
L’area caraibica e di Haiti, ha spiegato l’esperto dell’Ingv, è "un’area molto sismica, dunque il verificarsi di scosse è un evento in qualche modo da attendersi. Haiti e la Repubblica dominicana si trovano, infatti, su due grandi faglie".
Tuttavia, ha precisato Malagnini, "in quest’area non sono molto frequenti terremoti di intensità forte come la scossa di settimo grado registratasi ieri sera ad Haiti: negli ultimi quaranta anni, infatti, in terremoti di magnitudo sette registrati in queste aree sono stati tre, più altri di magnitudo minore".
Sicuramente, ha quindi rilevato l’esperto, in quell’area "nei prossimi mesi sono da attendersi altre scosse di assestamento anche di magnitudo oltre il quinto grado, mentre più nell’immediato, ovvero nelle prossime settimane, potrebbe appunto verificarsi un altro evento ’grande’ come il primo; questo perché la possibilità di un evento grande, o pari, è alta dopo un evento grande, anche se decresce con il passare del tempo".
Il pericolo maggiore, ha precisato Malagnini, sussiste, più che per la zona già colpita, per le zone circostanti: "Più a rischio - ha detto - sono dunque le aree immediatamente ad est e ovest rispetto l’epicentro della scossa di ieri, e la repubblica dominicana". L’evolversi della situazione, ha concluso l’esperto, verrà monitorata dalla sala sismica dell’Ingv.
* ANSA, 13 gennaio, 11:54
I precedenti
7.3 gradi, è uno dei terremoti più forti dal Novecento a oggi
Il terremoto di questa notte ad Haiti, con la sua magnitudo di 7.3 gradi Richter, è stato di intensità paragonabile ai più disastrosi dal 1900 a oggi, secondo dati dell’istituto americano di sismologia Usgs.
Per fare un paragone sommario, va ricordato che la scossa che ha devastato l’Abruzzo nel 2009 è stata di 5.8 gradi.
Il triste primato per la scossa di maggiore intensità mai registrata appartiene al Cile, dove nel maggio 1960 un sisma di 9.5 gradi, provocò 5 mila morti. I rilevamenti sulle maggiori scosse degli ultimi 110 anni segnalano alcune zone del pianeta più a rischio di altre. Dal 1900 a oggi per esempio in Indonesia si sono verificate 5 fra le maggiori scosse degli ultimi 110 anni: nel 1938 (8.5 gradi) nell’area di Banda sea, nel 2004 (9.1) al largo della costa nord ovest di Sumatra, nel 2005 (8.6) sempre a Sumatra; nel 2007 (8.5) al largo della costa sud di Sumatra e nel 2009 (7.6) sempre nell’area della grande isola asiatica dove alla scossa seguì uno tsunami.
Le conseguenze furono disastrose nel 2005: il sisma e lo tsunami che colpirono anche molti Paesi asiatici provocarono circa 168 mila morti nella sola Indonesia, su un totale stimato di circa 230.000 in 11 Paesi del Sud dell’Asia. Nel 2009 ci furono "solo" un migliaio di morti.
Per fortuna non sempre l’intensità dei movimenti tellurici va di pari passo con le vittime. Terra spesso colpita dai terremoti anche l’Alaska, zona in larga parte disabitata; qui le stazioni di rilevamento sismografico hanno registrato tre fra i più forti terremoti: nel 1957 (8.6 gradi), nel 1964 (9.2) e nel 1965 (8.7). Nell’ottobre del 2005 colpito anche il Pakistan, con una scossa di 7.6 gradi che provocò nella regione del Kashmir oltre 73 mila morti, 70 mila feriti e tre milioni di senzatetto. Nel maggio 2008 una scossa disastrosa si è verificata in Cina, dove la regione del Sichuan ha contato 80 mila morti dopo un sisma di 7.9 gradi. Poco più di 30 anni prima, il 28 luglio 1976, in Cina, la terra tremò nella città di Tangshan, scossa di 7.8 gradi, provocando 242 mila vittime, mentre secondo alcune fonti il numero fu addirittura superiore.
Di seguito la lista dei maggiori terremoti, secondo i dati dell’Usgs, in ordine decrescente di intensità:
1960: Cile, 9.5 gradi Richter
1964: Alaska, 9.2
2004: Indonesia, 9.1
1952: Kamchatka (Russia), 9.0
1906: Ecuador, 8.8
1965: Alaska, 8.7
2005: Indonesia, 8.6
1950: Tibet, 8.6
1957: Alaska, 8.6
2007: Indonesia, 8.5
1938: Indonesia, 8.5
1923: Kamchatka, 8.5
1922: Cile e Argentina, 8.5
1963: isole Kurili, 8.5
* l’Unità, 13 gennaio 2010
FAENZA ( RAVENNA ) / 14-01-2010
TERREMOTO, SCOSSA PREVEDIBILE? PER BENDANDI ERA POSSIBILE / Bendandi previde un grande sisma: un terremoto apocalittico nel 2012 *
Si possono prevedere i terremoti? Bendandi diceva di essere in grado di prevedere le scosse di terremoto - Raffaele Bendandi, detto anche l’uomo dei terremoti, nacque a Faenza il 17 ottobre 1893.
Bendandi diceva di aver scoperto come si producono i terremoti e disse di saper predire una scossa di terremoto.
La sua teoria era abbastanza semplice da un punto di vista concettuale: se l’attrazione lunare causa maree e spostamenti sulla Terra, immaginiamoci di cosa può essere capace l’attrazione esercitata dal Sole, congiunto alle posizioni particolari di alcuni pianeti.
Queste fortissime attrazioni sarebbero in grado di spostare le masse semiliquide ubicate nelle profondità terrestri.
Bendandi morì nel 1979 e i suoi studi non furono mai accettati dalla scienza ufficiale, anche se nell’ambiente molti scienziati ebbero modo di elogiare gli studi di Raffaele Bendandi.
Infatti molti eventi sismici furono in effetti previsti dal Bendandi, con precisione impressionante per quanto riguardava la data del sisma (quasi sempre indovinava il giorno esatto).
Meno precisa, invece, era la collocazione dell’evento sismico che veniva previsto dentro un’area troppo vasta per poter rendere utili ed attendibili tali predizioni.
Bendandi, attraverso il suo metodo, ha anche predetto una scossa di terremoto devastante per la città di Roma e aree limitrofe per il giorno 11 maggio 2011, e un altro sisma di dimensioni ancora più apocalittiche per tra il 5-6 aprile 2012, quando parecchie scosse di terremoto colpiranno a macchia di leopardo tutta la terra.
In questa ultima predizione, tra l’altro, molti vedono anche le catastrofiche profezie Maya per il 2012.
Uno Notizie Faenza (Ravenna )
Terremoto in California
Scossa di magnitudo 6.5, paura ma nessun ferito *
WASHINGTON - La California è abituata a scosse di terremoto, ma quella avvertita ieri a una trentina di chilometri a ovest della città settentrionale di Ferndale, quasi al confine con l’Oregon, è stata così forte che la gente ha avuto paura ed è scesa in strada, anche se i danni provocati sono stati di lieve entità. La terra ha tremato alle 16:27 (quando in Italia erano le 1:27 di notte) al largo delle coste di Ferndale a 16 chilometri di profondità e i sismografi del Centro Geofisico Americano (Usgs) hanno registratouna magnitudo di 6,5 gradi della scala Richter e a 16 chilometri di profondità. Seguita da altre tre di minore intensità, ha fatto andare in frantumi le vetrine di alcuni negozi, ha fatto cadere gli oggetti dagli scaffali, ha provocato blackout elettrici in diversi centri abitati.
Ma soprattutto ha terrorizzato la gente. E’ stata così forte che è stata percepita a quasi 500 chilometri di distanza, sia nella California centrale sia nel centro dell’Oregon. Per quanto abituata a convivere con l’idea del terremoto, la popolazione della California vive nella paura che "prima o poi" si produca all’altezza della Faglia di Sant’Andrea una scossa colossale, che molti esperti chiamano "The Big One", un terremoto di proporzioni epocali capace di spaccare in due la California.
"Quella di ieri sera notte è stata la più forte scossa di terremoto che io abbia avvertito negli ultimi 30 anni", ha dichiarato al giornale di Sacramento Sandra Hall, titolare di un negozio di antiquariato a Eureka, una cittadina di 26 mila abitanti dove le vetrine di molti negozi sono andate in frantumi. L’intensità è stata confermata dalle autorità, secondo le quali il terremoto è stato avvertito in decine e decine di piccole località.
Non si hanno segnalazioni di danni gravi a cose o a persone (qualche abrasione al massimo), ma in più di un centro abitato l’energia elettrica è andata in tilt e molte abitazioni sono rimaste senza luce e senza riscaldamento per ore. "Non ci sono stati segnalati gravi danni - ha riferito il portavoce della Humboldt County, Phil Smith-Hames - ma dobbiamo ammettere che questa volta è stata una scossa particolare". La Faglia di Sant’Andrea di estende per quasi 1.300 chilometri lungo la California, percorrendola per esteso lungo tutta la costa.
* Ansa, 10 gennaio, 23:27
L’epicentro a 80 chilometri da Santa Isabel, a 10 metri di profondità
Le scosse avvertite in California e Arizona. Moderati rischi di esondazioni
Messico, sisma in Baja California
rientrata l’allerta tsunami
CITTA’ DEL MESSICO - Forti scosse di terremoto sono state registrate oggi al largo delle coste della Baja California, la regione messicana al confine con gli Stati Uniti, e sul territorio del Messico. La prima scossa, di 5,8 gradi Richter, è stata registrata alle 12,55 ora locale (le 19,55 in Italia), mentre la seconda più potente di magnitudo 6,9, è arrivata cinque minuti dopo, alle 13 (le 20). Entrambe sono state rilevate dall’Istituto di geofisica a circa 10 metri di profondità nel Mar di Cortes, il golfo che separa la lingua della Baja California dal Messico. Una terza scossa, di magnitudo 6, è stata registrata alle 13,40 (20,40) con epicentro Ciudad Obregon.
Non ci sono al momento notizie di danni rilevanti o di vittime. Il terremoto è stato avvertito distintamente a San Diego, dove la gente è scesa in strada ed è stato evacuato il palazzo del Comune, Phoenix, Tuscon, Los Angeles, Beverly Hills, Long Beach e Orange
E’ immediatamente rientrato l’allarme tsunami emesso per tutta la costa ovest degli Stati Uniti, dalla California fino all’Alaska. Ma l’Istituto di rilevamento geologico ha avvertito che si potranno verificare piccoli tsunami localizzati e delle nuove scosse di assestamento lungo le coste del Golfo.
* la Repubblica, 3 agosto 2009
L’architetto Renzo Piano sulla ricostruzione dopo il terremoto: per evitare errori è necessario prendere tempo, elaborare il lutto
«Cemento armato? All’Aquila meglio il legno»
intervista a Renzo Piano
di Stefano Bucci (Corriere della Sera, 11.04.2009)
Renzo Piano parla del terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo «in diretta» da San Francisco, la città del Big One (ma anche la città che, devastata nel 1906 da un sisma violentissimo, venne ricostruita ex novo in soli nove anni). Quello dell’architetto del Beaubourg e della futura London Bridge Tower (in viaggio da Frisco verso Los Angeles, altra città sismica, dove sta completando il Los Angeles Country Museum) sembra, d’altra parte, il destino di un progettista che ha dovuto fare spesso i conti con i terremoti: «Durante i lavori per la costruzione dell’aeroporto di Osaka, durati 38 mesi, - dice - ci furono almeno 30 terremoti, alcuni dei quali superiori al quinto grado Richter». Ma chiarisce: «Nessun intoppo. Nemmeno per il terremoto che nel 1995 distrusse Kobe: ha ’solo’ fatto oscillare il mio aeroporto (costruito sull’acqua ndr) di 50 centimetri e non si è praticamente rotto un vetro. Perché la flessibilità nelle strutture sismiche è essenziale al pari della leggerezza».
Architetto che fare adesso con le città distrutte?
«Vanno ricostruite o restaurate dove sono: non ha alcun senso fare altrimenti. Anche se ci vorrà tempo. Anzi, oserei dire che per evitare errori è assolutamente necessario prendere tempo, lasciar cadere la polvere, elaborare il lutto ».
Questo vale per le case. E per i monumenti?
«Vanno restaurati e consolidati. Oltretutto in Italia le soprintendenze possono contare su tecnici preparatissimi. Ma ripeto, tutto quello che è stato distrutto, va ricostruito proprio dov’era».
Allora niente new town?
«Le new town sono sempre deserti affettivi: si immagini dopo un terremoto. Una volta esaurite le urgenze, e approfittando della buona stagione, penso che bisognerebbe invece costruire, in un luogo molto prossimo alle città distrutte, un quartiere o più quartieri di transizione. Ecco queste possono essere, per me, le uniche new town possibili: quelle che dovrebbero sostituire i campi degli sfollati prima della ricostruzione vera e propria».
Mattoni o cemento armato?
«Meglio il legno. Che è un materiale leggero, flessibile, riciclabile, rinnovabile, sicuro. Si tagliano gli alberi per costruire quelle case temporanee e se ne piantano tre volte tanti. E quando, dopo quattro o cinque anni, si buttano giù le case, al loro posto si fa nascere un bosco e si ricicla il legno usato. Si lavora, insomma, sulla natura. Meglio dimenticarsi quel cemento armato che rende tutto meno elastico e più vulnerabile»
Che consiglio darebbe al premier Berlusconi sulla ricostruzione?
«Lasci perdere gli aumenti di cubatura. Non faccia aggiungere protesi, sopralzi appiccicati qua e là, che non faranno altro che peggiorare condizioni di stabilità già precarie».
E poi?
«Promuova un progetto di messa in sicurezza degli edifici già esistenti. Rilanci l’edilizia per ’fare meglio’ e non per ’fare di più’. Faccia applicare le regole. Faccia eseguire più controlli perché, in Italia, la gente deve smettere di rubare sulle tecniche di costruzione, aggirando i controlli, tirando su palazzi brutti e ’a rischio’. Oltretutto le regole ci sono, le leggi anche: devono essere solo applicate».
Se le regole ci sono perché, allora, questi danni così gravi?
«Perché l’Italia si è assuefatta al pressappochismo e alla fatalità che del pressappochismo è la giustificazione: le tracce lasciate dal terremoto in Abruzzo ne sono la dimostrazione evidente».
Che impressione le fa vedere questo terremoto da San Francisco?
«Penso che qui ci sono circa mille allarmi all’anno sul Big One. Nella maggior parte dei casi sono allarmi ingiustificati, ma nessuno si permette di catalogarli come ’inutili’. Perché la sismologia è una scienza esatta fatta di tanti elementi, allarmismi compresi: quello che è importante è capire la differenza tra vera scienza e semplice paura. Qui, come in Giappone, sembrano averlo capito. Forse dovremmo farlo anche noi».
Ansa» 2008-07-30 09:04
TERRA TREMA A LOS ANGELES, PAURA E EVACUAZIONI
(di Alessandra Baldini).
NEW YORK - Panico ed evacuazioni a Los Angeles: la terra ha tremato oggi nella metropoli di Hollywood e in tutta la California meridionale facendo oscillare per 20 lunghi secondi gli edifici fino a San Diego, a sud, Palm Springs e Palm Deserta a est. Alcuni edifici e attrazioni turistiche come Disneyland sono stati evacuati temporaneamente per motivi precauzionali. Il servizio geologico nazionale che inizialmente aveva misurato in 5.8 la magnitudo del sisma, lo ha successivamente classificato di magnitudo 5.4.
L’epicentro è stato individuato a 45 chilometri da Los Angeles, nelle Chino Hills della contea di San Bernardino, e a 12,3 chilometri di profondità. Ma la prima scossa è stata avvertita leggermente perfino a Las Vegas, nel deserto del Nevada, a quasi 400 chilometri di distanza. Dopo la prima scossa, si sono susseguite una decina di scosse di assestamento. Secondo i vigili del fuoco che hanno definito il terremoto un "evento sismico importante", non ci sono ancora segnalazioni di feriti né di danni importanti. Il terremoto ha colpito alle 11:42 ora locale. "E’ stato spaventoso. L’edificio dove mi trovavo si è spostato ed è durato parecchi secondi", ha detto il portavoce dello sceriffo Steve Whitmore che si trovava al quartier generale di Monterey Park. Sovraccarica di chiamate, è andata subito in tilt la rete dei cellulari. Nessun danno o ritardi sono stati segnalati all’aeroporto Los Angeles International, secondo quanto riferito da un portavoce dello scalo e così è stato anche per la raffineria della Chevron che si trova vicino a Los Angeles.
Le centrali nucleari dell’area, a 75 chilometri a sud della metropoli, hanno continuato a operare regolarmente: "Sono costruite per resistere a scosse di magnitudo 7", ha detto un portavoce. Il governatore Arnold Schwarzenegger ha attivato la protezione civile. La California è una delle regioni più sismiche degli Stati Uniti: oltre trecento faglie attraversano lo stato e ogni anno sono registrati circa diecimila terremoti nella porzione meridionale dello stato, la maggior parte dei quali troppo piccoli per essere avvertiti. Un terremoto di magnitudo 5 è considerato moderato ma può provocare danni gravi a seconda di dove colpisce. L’ultimo sisma grave che ha colpito la regione risale al 1994: fu di magnitudo 6.7, uccise 72 persone provocando oltre novemila feriti e 25 milioni di dollari di danni.
Stavolta "sembrava come se un bulldozer avesse investito il palazzo", ha detto Larry Gerbrandt che vive a Beverly Hills. Il terremoto ha interrotto una riunione del Consiglio Comunale di Los Angeles: l’edificio di 27 piani dove ha sede il municipio ha oscillato mentre il consigliere Dennis Zine stava criticando un progetto per aumentare le tasse sull’immondizia. "Terremoto, Terremoto, c’é un terremoto", ha gridato Zine mentre nell’aula del Consiglio si è sparso il panico. Le scosse si sono fatte sentire anche nella vicina Orange County: "E’ la prima volta nella vita che mi sono nascosto sotto un tavolo", ha detto il sergente Ken Seymour della polizia di Anaheim.
Un terremoto magnitudo 5,6 colpisce un’area rurale. Nessun ferito ma danni ingenti
Saltate le linee telefoniche intorno alla multinazionale dell’informatica Hewlett-Packard
San Francisco, sisma nel fondo del mare
Trema Silicon Valley, paura nella baia *
CALIFORNIA - Un terremoto di magnitudo 5,6 ha colpito nella notte un’area rurale a circa 15 chilometri anord est di San Josè, cuore della Silicon Valley californiana. Il sisma, che non ha provocato alcun ferito ma solo lievi danni, è stato avvertito verso le 20 di martedì sera locali (le 5 del mattino di oggi, in Italia) anche dagli abitanti della baia di San Francisco, un’ottantina di chilometri più a nord.
Secondo l’edizione on-line del San Jose Mercury News, le linee telefoniche sono saltate in alcune zone di Palo Alto, sede della multinazionale dell’informatica Hewlett-Packard e della famosa università di Stanford.
L’epicentro del sisma è stato localizzato in mare a oltre nove chilometri di profondità: gli esperti dell’istituto geologico nazionale ritengono che sia da imputarsi a movimenti della faglia di Calaveras, situata a est di quella di Sant’Andrea, responsabile dei più gravi terremoti che abbiano mai colpito la California.
* la Repubblica, 31 ottobre 2007.
EL SEÑOR JESUCRISTO LOS CONTINUE BENDICIENDO GRANDEMENTE.- EN REFERENCIA AL ARTICULO SOBRE EL TERREMOTO, QUE HUNDIRÁ A LOS ÁNGELES, CALIFORNIA.- Y FUÉ PROFETIZADO, POR EL HERMANO WILLIAM MARRION BRANHAM, PROFETA DE DIOS, ESTO ES ASÍ DICE EL SEÑOR.-
HUMILDEMENTE, LES INVITO A VISITAR MI SITIO EN LA WEB:
altar-32.spaces.live.com ALLÍ ENCONTRARÁN UNAS IMÁGENES DE LA FALLA DE SAN ANDRÉS.
FRATERNAL SALUDO: HERMANO EN CRISTO JESÚS:
ALFONSO LÓPEZ