E’ morto Edoardo Sanguineti il poeta dell’avanguardia
Si è sentito male a casa. E’ stato operato e poco dopo il cuore ha ceduto. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Esponente di spicco del Gruppo ’63, autore teatrale, studioso di Dante, apparteneva all’intellighenzia europea. Giovedì avrebbe inaugurato al Ducale il Festival del pensiero comico. "Far ridere è arma di potere"
Il poeta dell’avanguardia si è spento a 79 anni. Edoardo Sanguineti era esponente di punta del Gruppo ’63, autore teatrale, saggista, critico letterario e studioso di Dante. Si è sentito male a casa; ricoverato all’ospedale di Sampierdarena è stato operato per un vecchio aneurisma che si è ripresentato improvvisamente stamani. Operato nell’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, poche ore dopo l’intervento il poeta è stato stroncato da una crisi cardiaca. Per verificare se non ci sono stati errori nell’assistenza medica, il pm Patrizia Petruzziello ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti, ha fatto sequestrare la cartella clinica, e ordinerà presto l’autopsia.
Docente di letteratura italiana all’Università, Edoardo Sanguineti fu consigliere comunale poi deputato come indipendente nelle liste del Partito Comunista. Giovedì era atteso a Palazzo Ducale per inaugurare il Festival del pensiero comico. "Nel mercato planetario - è scritto nel suo ultimo intervento pubblico - far ridere è arma di potere. E’ meglio scrivere di riso che di lacrime, perché ridere è ciò che è proprio dell’uomo".
Sulla poesia, tre anni fa, Sanguineti scriveva: "In cinquant’anni molte cose sono profondamente cambiate, la poesia è cambiata, ma non è cambiato il compito dei poeti, quello di disegnare il profilo ideologico di un’epoca".
Della sua città, il poeta ricordava quanto Genova sia "un microcosmo". "Posso dire che l’universo, che altrove si squaderna, è qui raccolto, miniaturizzato come si deve. Ma questo accade perché Genova è un po’ una replica del mondo, e un po’ è un suo archetipo ristretto, una specie un modellino ristretto".
Nelle opere dell’intellettuale, anche il libretto per le musiche di Luciano Berio, scritto per un adattamento dell’Orlando furioso curato dalla regia teatrale di Luca Ronconi.
* la Repubblica, 18 maggio 2010
Addio a Sanguineti, padre dell’Avanguardia *
Lutto nel mondo della cultura: è morto stamattina all’età di 79 anni Edoardo Sanguineti, poeta e scrittore. Era ricoverato all’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, dove era stato operato d’urgenza. Sanguineti era nato a Genova il 9 dicembre del 1930. Esponente di punta della neoavanguardie e del «Gruppo `63», Sanguineti era docente di letteratura italiana all’Università di Genova.
Ha lavorato fino all’ultimo: sul Secolo XIX , l’8 maggio, pubblicato un suo articolo su Ugo Foscolo.
Tra le 17 e le 18, Radio19 dedicherà una trasmissione speciale a Sanguineti a cura di Renato Tortatolo
Fu anche candidato alle primarie per l’elezione del sindaco di Genova, dopo essere diventato presidente onorario dell’associazione politica Unione a Sinistra. Era sostenuto da: Partito dei Comunisti Italiani, Partito della Rifondazione Comunista e Unione a Sinistra, ottenne il 14% dei voti. Le primarie sono state vinte da Marta Vincenzi, candidata de L’Ulivo (60%). Secondo è arrivato Stefano Zara. Celebre la “provocazione” di Sanguineti: «Bisogna restaurare l’odio di classe»
Magazzino Sanguineti. Gli inediti, le curiosità.
Le sue opere scritte, poesia o prosa, sono tutte pubblicate e gli studi su di lui appartengono alla critica e alla letteratura specialistica. Fuori dall’ambito strettamente scientifico, però, in questo sito si possono trovare immagini e notizie, commenti inèditi e exempla delle decine di migliaia di lettere ancora inèdite custodite nella sua casa, fotografie di zone e oggetti della casa stessa, l’elenco di mille tra cassette e dvd scelti e acquistati in un arco temporale lungo quanto la stessa storia del cinema, e molto altro ancora.
Per tutto il prezioso materiale raccolto e fotografato, che in qualche modo sottrae all’oblio anche qualche momento della vita, del quotidiano, degli affetti del poeta, un vivo ringraziamento va alla signora Luciana Sanguineti che ha messo a disposizione con pazienza la propria casa e buona parte dei contenuti perché si potesse realizzare questo sito. Un grazie anche al prof. Federico Sanguineti, che ha voluto mettere a disposizione dei dantisti di tutto il mondo il materiale di commento ai canti 1-26 del Purgatorio che erano di sua proprietà.
Il sito comprende quattro voci principali, ognuna delle quali ha sottovoci interessanti o, a volte sorprendenti. E’ un sito ‘in progress’ che sarà ancora arricchito e in qualche parte completato.
L’addio a Sanguineti, lacrime e pugni chiusi *
Molte lacrime e qualche pugno chiuso per l’ultimo saluto a Edoardo Sanguineti, uno dei più grandi poeti e intellettuali del ‘900, morto martedì a Genova all’eta di 79 anni. Il rito funebre si è tenuto nel cortile di palazzo Tursi, sede del comune di Genova. Ha preso la parola il sindaco, Marta Vincenzi, che ha detto: «È un intellettuale che appartiene al mondo» e ha poi citato un verso di una poesia che Sanguineti ha dedicato alla città:
“Vedilo, il mondo: in Genova è raccolto/ a replicarne un po’ la psiche e il volo”
L’orazione funebre è stata tenuta da Niva Lorenzini, docente di Letteratura all’Università di Bologna che ha ricordato, commossa, la poliedrica figura intellettuale, morale e politica di Edoardo Sanguineti.
«Questo acrobata della parola - ha detto Lorenzini - che ha conquistato i nostri studenti soprattutto per l’umanità di professore, la disponibilità, il suo sorriso ironico, la sua disarmante umiltà, sempre al servizio della difesa dei diritti dei più deboli».
Tanti gli amici e i conoscenti, i lettori e gli ammiratori dei suoi scritti che hanno voluto rendere omaggio a uno dei più importanti letterati italiani del Novecento. Tra di loro anche Carlo Feltrinelli, Nanni Ballestrini, Andrea Cortellessa, Claudio Longhi, Gilda Policastro, Andrea Liberovich, Fausto Curi, Filippo Bettini, Sergio Cofferati. Ai piedi della bara, un cartello rosso con i versi de «La ballata delle controverità».
La salma di Edoardo Sanguineti è stata poi tumulata a Genova nel cimitero monumentale di Staglieno, nel Pantheon dedicato ai genovesi più illustri. L’esponente del Gruppo 63, fervente antifascista e protagonista della sinistra italiana, riposerà a fianco del partigiano Aldo Gastaldi, detto “Bisagno”, figura storica della Resistenza genovese, morto nel `45. La vedova di Edoardo Sanguineti, Luciana, ha ringraziato il sindaco di Genova Marta Vincenzi per questo riconoscimento attribuito al marito.
Pantheon, Sanguineti tra i grandi *
Edoardo Sanguineti, il poeta e intellettuale scomparso martedì, sarà sepolto nel mausoleo del cimitero monumentale di Staglieno. La scelta parte dal sindaco, Marta Vincenzi. «Pensiamo che lui avrebbe gradito - dice - porteremo la decisione in giunta e sarà il Consiglio Comunale a ratificarla».
Oggi alle 14 verrà eseguita l’autopsia sul corpo del poeta, poi, nel tardo pomeriggio, è previsto l’allestimento della camera ardente nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi. Chi vorrà potrà portare il suo omaggio a Sanguineti a partire da domani. Alle 16, sempre a Tursi, Niva Lorenzini - amica di Sanguineti e docente di Poesia italiana all’Università di Bologna - su espressa indicazione della famiglia terrà l’orazione funebre.
Le spoglie del poeta riposeranno nel Pantheon del cimitero di Staglieno, accanto a quelle dei personaggi che hanno fatto grande Genova: Lorenzo Pareto e Stefano Canzio, Domenico De Ferrari e Carlo Barabino, Giovanni Battista Resasco, Nino Bixio, Giovanni Bombrini e Vito Elio Petrucci.
Sanguineti, aperta la camera ardente: grazie Edoardo *
La scritta “Grazie, Edoardo” su una gigantografia in bianco e nero di Edoardo Sanguineti ha accolto oggi nel Salone di rappresentanza di Palazzo Tursi a Genova centinaia di persone alla camera ardente del poeta genovese. La vedova Luciana Sanguineti, insieme a una figlia, ha portato un grande cesto di margherite con un nastro rosso firmato da lei e dai figli e l’ha posato accanto al feretro. Si è poi seduta vicino al suo amato Edoardo e vi è rimasta circa un’ora, prima di allontanarsi insieme con l’ex presidente del Consiglio regionale, Mino Ronzitti, amico di famiglia. Tra i primi ad arrivare anche il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, Vittorio Coletti, il presidente del Consiglio comunale, Giorgio Guerello, il presidente della Fondazione Palazzo Ducale Luca Borzani.
Il feretro di Edoardo Sanguineti è collocato al centro del Salone ai piedi di una corona d’alloro del Comune di Genova. I visitatori sono accolti dalle note del chitarrista Beppe Gambetta. In omaggio all’esponente del Gruppo 63 morto pochi giorni fa all’ospedale Villa Scassi di Genova dopo un intervento per un aneurisma aortico, hanno iniziato a intervenire alla camera ardente centinaia di semplici cittadini, autorità, personalità del mondo accademico e della cultura, amici.
LUTTO
Addio a Edoardo Sanguineti
il poeta dell’avanguardia
Si è spento a Genova, aveva 79 anni. Esponente di punta del Gruppo ’63, protagonista del dibattito culturale italiano del Novecento. Autore teatrale, saggista, critico e studioso di Dante. Era stato deputato, come indipendente, del Pci
di MARIO DE SANTIS
""IO sono il poeta più patetico del Novecento, nel senso che il mio è un pathos del corpo". Non mancava certo di ironia Edoardo Sanguineti, scomparso oggi a 79 anni in ospedale dopo un malore che lo ha colpito nella sua casa di Genova, né di culto della parola fra gioco e radice etimologica. Con lui se ne va uno dei protagonisti del dibattito sulla poesia italiana del ’900, che ha contribuito al tempo stesso a demolire e innovare, e del confronto culturale italiano. Poeta tra i fondatori del Gruppo ’63 e dell’avanguardia letteraria italiana, docente di letteratura italiana in varie università italiane, saggista (innovativi i suoi saggi su Dante e Gozzano), mattatore e drammaturgo. Un’attività poliedrica che sconfinava spesso in battaglie e polemiche politiche, poi l’impegno in prima persona fino a ricoprire diversi ruoli tra cui quello di parlamentare indipendente per il Pci tra il 1978 e il 1983.
Nato a Genova nel 1930 ma formatosi a Torino, Sanguineti inizia giovanissimo a interessarsi alla letteratura e all’arte e durante l’università, frequentando i corsi di Giovanni Getto nei primi anni ’50 inizia anche la stesura del suo poema più famoso, Laborintus. L’esperienza sperimentale e lo studio accademico saranno sempre due attività parallele di Sanguineti - un’attività che lui stesso definì negli ultimi anni come di "chierico organico", nella necessità di sgretolare dall’interno il sistema - che proprio con la tesi di laurea getta le basi per alcuni dei suoi lavori critici più importanti e controversi, quelli sul Realismo di Dante e sul Dante Reazionario come recitano i titoli di due suoi studi che sarebbero poi seguiti a quegli anni.
Sotto il segno di Dante è la sua ricerca formale come poeta per il Laborintus, che pubblicherà nell’anno della laurea grazie all’interessamento di un altro nume tutelare della letteratura italiana, Luciano Anceschi. Quando quest’ultimo fondò, proprio quell’anno, la rivista Il Verri, invitò Sanguineti a unirsi alla redazione dove conobbe Elio Pagliarani e Antonio Porta, gettando le basi di un rapporto che porterà alla pubblicazione dell’antologia de I novissimi. E’ con gli autori dell’antologia, che uscì nel 1961 - fra questi c’erano anche Alfredo Giuliani e Nanni Balestrini - che Sanguineti si inserisce nel novero di coloro che gettano le basi per un ampio movimento di ridiscussione, critica e destrutturazione dei linguaggi della letteratura e dell’arte e che vide nel Gruppo ’63 (l’anno in cui il gruppo si riunì, a Palermo) e più in generale nel movimento della Neoavanguardia gli elementi che hanno segnato e orientato, tra entusiasmi e contestazioni, un intero decennio della vita culturale italiana.
Con la sua vasta produzione poetica - che dopo l’esordio continuò con molti volumi tra cui Triperuno (1964), Wirrwar (1972), Postkarten (1978) - Sanguineti cercò sempre di sviluppare forme letterarie coerenti con gli assunti di una letteratura che si faceva ideologia sistematica e visione complessa della realtà, un disegno di rappresentazione del mondo contemporaneo che sapesse seguirne il caos, il disordine e al tempo stesso, dantescamente, restituirne la struttura attraverso una rappresentazione linguistica della "palus putredinis", la palude del mondo contemporaneo.
Ai richiami psicoanalitici che lo portavano a mettere in scena anche un disagio psichico individuale (evidente anche nella sua opera di narratore a partire dal suo romanzo più famoso, Capriccio italiano, del 1963) corrispondeva la volontà di inserire questa crisi individuale in un esaurimento storico della società capitalista. Da qui la necessità di tenere ferma la barra ideologica, l’analisi del reale secondo la lezione di Marx, principalmente, e la incessante militanza intellettuale che ne ha fatto una delle figure di riferimento della seconda metà del ’900.
Se l’attività poetica è andata avanti per cinquant’anni (del 2004 è l’opera antologica Mikrokosmos), con lo scioglimento del Gruppo 63, nel 1969, inizierà un periodo più intenso di impegni sia accademici che politici. Dopo viaggi e trasferimenti sarà Genova, la sua città natale, il luogo che lo vedrà protagonista, durante gli anni Settanta, sia con la cattedra di Letteratura Italiana, sia con l’impegno al consiglio comunale che con l’attività di pubblicista per molti quotidiani, primo fra tutti L’Unità. Crescerà la volontà di coinvolgimento nelle questioni sociali fino all’elezione come parlamentare indipendente nelle liste del Pci tra il 1979 e il 1983. L’attività politica va avanti fino agli ultimi anni (nel 2006 e 2007 l’impegno durante le primarie per il candidato sindaco di Genova), l’esperienza universitaria finisce nel 2000 ma Sanguineti continua la sua intensa attività di studioso, critico militante, di poeta e narratore a cui non mancano anche le collaborazioni con musicisti importanti (suoi i libretti per le opere di Luciano Berio), scritture per il teatro - del quale predilige l’aspetto clowneristico, satirico.
Forse proprio il teatro è una delle chiavi per rileggere per intero la sua figura istrionica, acuta, dotta ma capace di graffio e spiazzamenti intellettuali. Sanguineti è stato una personalità eclettica e pirotecnica. Pacato, rassicurante, legatissimo alla moglie, sempre elegante, quasi "borghese" - Inge Feltrinelli raccontò del contrasto, a una festa in villa, tra il poeta genovese in cravatta con figli e signora e l’autore beat Ginsberg che usciva nudo dalla piscina. Era anche un’intelligenza fervida, inquieta, capace di ironie taglienti e provocatorie come quando, nel 2003, polemizzò contro Silvio Berlusconi al Campiello o, nel 2006, contestò gli studenti di Tien an Men accusandoli di essere dei "ragazzetti innamorati del mito della Coca Cola". Persona estremamente affabile e gentile, era capace di confrontarsi con i molti linguaggi della contemporaneità, anche con autoironia: superò i confini degli addetti ai lavori quando accettò di posare per una nota marca di jeans sotto lo slogan "Poeta in Carrera", spiazzando in questo caso i suoi compagni di militanza con uno sberleffo, cosa che forse amava di più.
Oltre quella intellettuale, sembrava animato da una passione comica, dietro gli occhi a fessura luminosi e a cui prestava quella sua faccia un po’ così, quasi da maschera teatrale spigolosa e cubista. Passione e ideologia, per rubare le parole a Pasolini, che a Sanguineti non sono mai mancate, fino all’ultimo giorno della sua vita.
* la Repubblica, 18 maggio 2010
E’ morto lo scrittore e poeta Edoardo Sanguineti
Aveva 79 anni. L’intellettuale e’ deceduto in ospedale a Genova
GENOVA - E’ morto stamattina all’età di 79 anni il poeta e scrittore genovese Edoardo Sanguineti. L’intellettuale è morto nell’ospedale Villa Scassi, nel capoluogo ligure. Sanguineti è deceduto alle 13,30 all’ospedale di Villa Scassi di Sampierdarena, dopo un intervento d’urgenza, come riferito dal direttore medico ospedaliero di Villa Scassi, Mario Fisci.
"Sanguineti è arrivato alle 8,26 presso il Dea, il dipartimento di emergenza e accettazione, accusando un forte dolore addominale che diceva di avere da qualche giorno - ha spiegato Fisci -. E’ stato sottoposto a una Tac che ha evidenziato un aneurisma toraco-addominale, vale a dire una lesione all’aorta tra il torace e l’addome. Si trattava di un aneurisma pregresso e al momento in cui è giunto in ospedale stava sanguinando".
Per questo motivo "é stato operato d’urgenza dal professor Simoni che ha posizionato un bypass - ha aggiunto Fisci -. L’intervento era sostanzialmente terminato con esito tecnico positivo ma quando ormai l’operazione era conclusa si è fermato il cuore e nonostante i tentativi di rianimazione il paziente è deceduto alle 13,30". Il corpo è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Teorico di spicco del gruppo ’Gruppo 63’ che rivoluzionò la scena letteraria italiana nei primi anni ’60, Edoardo Sanguineti - morto stamattina a Genova - e’ stato figura di letterato a 360 gradi, fuori e dentro il mondo accademico. Poeta, intellettuale, professore di letteratura all’Università di Torino, Salerno e Genova, autore di teatro, critico, saggista, la sua attività è continuata fino all’ultimo. Nato a Genova nel 1930, Sanguineti avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 9 dicembre. Capofila della neoavanguardia poetica, partecipò alla raccolta collettiva di poesia ’I nuovissimi’ (1961) da dove approdò con un ruolo determinante e fondativo al ’Gruppo 63’.
La sua poesia sperimentale - è stato detto - rappresenta la "dissoluzione" del linguaggio quotidiano, come dimostrazione dell’impossibilità del comunicare nella società dei consumi. Dal ’linguismo’ folgorante dei primi lavori e dalla bulimia senza razionalità di parole e immagini (Laborintus, Erotopaegnia, Triperuno), Sanguineti elaborò con il tempo un regime satirico e grottesco a cui non fu estraneo il realismo marxista e la psicoanalisi che grande influsso ebbero su di lui.
Di questi fase sono Wirrwar, Postkarten, Stracciafoglio, Seggnalibro, Bisbidis, Senzatitolo, Per musica. La sua capacità critica si è applicata a Dante (interpretazione di Malebolge), al ’900 (Tra liberty e crepuscolarismo, Guido Gozzano, Indagini e letture, Scribili). Sua la cura dell’antologia Poesia italiana del novecento. Molto attivo anche nella narrativa: da Capriccio italiano a Il gioco di Satyricon. Non ultima la sua passione per il teatro: K. E le altre cose, Faust.Un travestimento. Così come molte riduzioni teatrali tra cui quella dell’Orlando Furioso per il regista Ronconi.
Lo scrittore ligure esamina i meccanismi del Comico al centro di una rassegna
Homo ridens
Quel riflesso primordiale addomesticato dalla società -Ma nel mercato planetario far ridere è arma di potere
di Edoardo Sanguineti *
L’uomo è l’animale che ride. So benissimo che molti etologi alla Lorenz, e una quantità di «-ologi» senza fine, sono pronti a smentirmi con infiniti argomenti. Ma devo confessare che, personalmente, inclino a schierarmi con quel saggio autore della vita del grande Gargantua, padre di Pantagruel (libro pieno di pantagruelismo, diceva), il quale, rivolgendosi ai propri lettori, ricordava che è meglio scrivere di riso che di lacrime, perché ridere è ciò che è proprio dell’uomo. Nel testo, Rabelais proclama, meglio e più precisamente, che appunto «mieux est de ris que des larmes escrire, pour ce que rire est le propre de l’homme».
Mi piace dire, e lo dico ad ogni occasione propizia, e anche quando propizia non è, che l’uomo nasce animale, e con molta pena e travaglio, suo e di chi lo umanizza, o si sforza di farlo, si fa umano, trasferendosi dalla sua naturale animalità alle sfere della società e della storia. Quest’operazione, per un groddeckiano come sono, dà risultati modestissimi. Ma l’orizzonte della cultura, che si giuoca per intiero tra Eros e Thanatos, non ha contenuti diversi. Chiunque abbia la pazienza di osservare un neonato, un bambino, un infante qualunque, sa perfettamente che un riflesso banale quale è il sorriso viene addomesticato, o vogliamo dire umanizzato, battezzandolo come sorriso. Che sia un effetto di mera soddisfazione digestiva, un segnale radicato più o meno in comportamenti gastrici, mi appare ipotesi ragionevole, e statisticamente diffusa. Chi ha voglia e pazienza, può impegnarsi anche nell’interpretazione di quel «risu cognoscere matrem », cui si esorta il «parvus puer» di Virgilio.
Ora, dicano tutti i filologi quello che vogliono, per me, ostinato, l’espressione è intenzionalmente ambivalente. Il «puer» si fa la sua smorfia, e la madre (o chi non vuole fabbricarsi un «enfant sauvage» con poca spesa) ride a quel riso, innalzando a un livello superiore tutto quello che è apprestato, da infiniti preamboli importantissimi, nella lunga preistoria uterina. Un mio recente nipotino trienne, anagrafato come Luca, mi ha concesso di ripassare quanto avevo appreso da quattro paternità, e anche da svariate osservazioni meno coinvolgenti e per così dire, disinteressate.
Allora, quell’equivoco civile che si produce tra un ridere infantiloide e un ridere maternoide, è poi la base per cui il plasmabilmente umanoide in divenire è spronato a mimare, da buon mimoide qual è, il dilettoso ridere nostrano (o, per essere più scrupolosi, quello della tribù alla quale appartiene).
Chi ha sfogliato anche soltanto un po’ certe pagine del grandissimo Mauss, intorno alle tecniche del corpo, che invito a mandare a mente e a divulgare con ardore, sa che ogni gruppo umano ha un suo modo specifico, nel ridere, e oggetti di riso che sono assolutamente caratterizzanti. Nell’età della globalizzazione compiuta, rimescolandosi i codici comunicativi internazionalmente, si può speculare, a fini economici (connessi ai valori pubblicitari, come è noto): il riso si omogeneizza nel mercato planetario e diventa contagiosamente poco meno che terrestre, con quegli effetti di risate indotte, talora dal pubblico a ciò ostentatamente ormai invitato sul piccolo schermo, e altre volte, che è cosa più forte, incorporato nel sonoro televisivo, impudicissimamente. L’utente solitario, così, è trascinato sopra una piazza spettacolare, e trova sodali immaginari mirabilmente predisposti.
Detto in altra maniera, i dialetti del ridere muoiono di morte artificiale, come quelli verbali, salvo che per alcuni reazionari nostalgici, che intendono serbarsi idioti, nell’accezione grecizzante del vocabolo, e di qui pronti a transitare in comunità in cui il vocabolo diventa indizio di patologia mentale, come avviene nell’uso e nelle locuzioni correnti. Ma si può giungere, volendo, alle più sottili sfumature localistiche, da cui, infine, si deduca un motto del tipo: dimmi, tu che mi ascolti, se mi ascolti, come ridi, e di che, e ti dirò chi sei.
E ho fiducia nel consenso unanime degli analisti, se non di altre e più vaste complicità. La umanizzazione della bestia che abita in noi, a farla breve, è che, un po’ alla volta, l’infante che ride perché infetto degli adulti a siffatto costume, apprende dagli adulti, con tutti gli altri codici comunicativi, quello del ridere con garbo e proprietà, per quel che l’ambiente socio-politico- ideologico gli prospetta e gli censura. Chi riesce a farti ridere, quello già ti possiede, in certa misura, perché, infine, ti seduce.
Ogni seduttore sa bene che, per conquistare l’oggetto vivente del desiderio, si tratta, dosando bene le scelte, le situazioni, le dosi, di muoverlo al riso o al pianto. Chi si guarda dal politico che, come iena temibile, va barzellettando, si avvia, per questo stesso fatto, sulla lunga strada della libertà. Dai leoni non è difficilissimo guardarsi, per noi, poveri uomini, ma dalle volpi amene occorre prendere prontamente le distanze, con quell’onestà decorosa che giova al buon cittadino.
Edoardo Sanguineti
* Corriere della Sera, 18 maggio 2010