Poesia

UN EVENTO. Le ELEGIE DUINESI di Rainer Maria Rilke nella traduzione di Michele Ranchetti e Jutta Leskien - a c. di Federico La Sala

sabato 30 dicembre 2006.
 

Elegie di Rilke, percorsi simbolici

L’ultima traduzione italiana restituisce l’opera poetica nella sua integrità lirico-filosofica senza aggiunte e oscurità formali

di Fulvio Panzeri (Avvenire, 30.12.2006)

Ritorna il capolavoro di Rainer Maria Rilke, le Elegie Duinesi, che il poeta tedesco iniziò a scrivere nel 1912, nel castello di Duino, vicino a Trieste. È un uomo che sa già cosa sia la gloria poetica e che nel corso della sua avventura umana ha conosciuto il vuoto del nulla, l’angoscia e la disillusione.

Le Elegie comprendono dieci componimenti, la cui natura è legata all’ispirazione filosofica, incentrati sui temi della verità della vita, sul senso della finitudine umana, sulla paura della morte. E proprio questa dualità tra vita e morte segna uno dei punti centrali di questo classico, mettendo in luce l’impossibilità di una distinzione tra l’essenza materiale e il flusso spirituale, segnato dagli angeli, creature superiori all’uomo, il quale si trova in una condizione di mezzo.

Si tratta di un testo complesso in cui Rilke mette a fuoco la necessità di sottrarre la bellezza dell’essere alla consunzione del tempo, attraverso l’eternità dello spirito, ma che rivela anche altri aspetti come la tensione femminile ad abbandonarsi alla purezza dell’amore e quella di una virile accettazione della vita e del dolore da parte dell’eroe.

Fino ad ora abbiamo potuto leggere versioni in lingua italiana che cercavano di «reinterpretare» la forma ardua e complessa delle composizioni rilkiane. Ora, grazie a Michele Ranchetti, poeta di grandissimo rilievo, e a Jutta Leskien, abbiamo una traduzione che vuol riportare allo spirito integrale della versione tedesca. Infatti i traduttori sottolineano: «Questa traduzione intende offrire un testo italiano che corrisponde al testo tedesco di Rilke, e in questo si differenzia dalle versioni libere di Vincenzo Errante e di Leone Traverso».

Dare una versione tradotta delle Elegie che non sia legata strettamente all’originale vuol dire attenuare il valore simbolico dei contenuti, cioè valorizzarne alcuni e lasciare però che altri restino nascosti. Ecco che invece questa nuova traduzione - che deriva dalla convinzione che «ogni elegia deve considerarsi come una tesi che Rilke illustra in una serie di ragionamenti in poesia» - «vorrebbe consentire di seguire i ragionamenti poetici di Rilke senza esserne impediti da oscurità formali, aggiunte, abbellimenti o abbreviazioni».

Potrebbe dunque essere curioso un confronto tra le traduzioni citate e questa nuova proposta da Feltrinelli: si scoprirebbero due testi diversi, almeno nella versione italiana. Qual è allora il vero Rilke che possiamo leggere, quello mediato o quello «integrale» che ci viene ora proposto?

Meglio senz’altro una traduzione in cui la mediazione del traduttore sia limitata ai minimi termini, come in questo caso, dove anche certi punti oscuri favoriscono la verità di un testo. Qui a venire incontro al lettore è Rilke stesso, con una poesia che contempla le ragioni ultime della vicenda umana, non solo dal punto di vista lirico, ma anche nella complessità del pensare filosofico.

-  Rainer Maria Rilke
-  Elegie Duinesi
-  Traduzione di Michele Ranchetti e Jutta Leskien

-  Feltrinelli. Pagine 86. Euro 8


Sul tema, nel sito, si cfr.:

MICHELE RANCHETTI, LA TERRA PROMESSA. UNA LETTERA INEDITA DI FREUD. Una nota di Federico La Sala


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