VITA E FILOSOFIA. Per il ventennale della morte di Elvio Fachinelli (1928-1989).

METTERSI IN GIOCO, CORAGGIOSAMENTE. PIER ALDO ROVATTI INCONTRA ELVIO FACHINELLI. Una nota di Federico La Sala

AL DI LA’ DEL ’FARISEISMO CATTOLICO-ROMANO’, UN ESERCIZIO DI PARRHESIA EVANGELICA: PARLARE IN PRIMA PERSONA, E IN SPIRITO DI CARITA’.
sabato 18 febbraio 2012.
 


"CI PENSERO’ SU’". Pier Aldo Rovatti, Elvio Fachinelli, e l’immaturità nei confronti della dimensione dell’altro. Una “seduta” lunga vent’anni, ma felicemente terminata.

di Federico La Sala (Milano, 17.07.2009)

E’ stata solo una questione di tempo - di tempo vissuto - ma, alla fine, Pier Aldo Rovatti ce l’ha fatta e, con onestà e coraggio, lo ha ammesso - pubblicamente. A Luserna, nel paese natale di Elvio Fachinelli, “ne ho parlato come di un pensatore inattuale. Inattuale proprio perché è rimasto scomodo, come era allora, e perché non siamo ancora riusciti ad ascoltarlo davvero” (la Repubblica, 03.04.2009).

Evidentemente, l’ultimo incontro con Fachinelli, - una vera e propria “seduta analitica”, a ben vedere - è stato decisivo: “quando proprio nel 1989, alla vigilia della sua prematura scomparsa, accettò l’invito della redazione di aut aut a venire a discutere il suo ultimo libro [La mente estatica], se ne rimase zitto in un angolo quasi tutto il tempo e alla fine ci liquidò con un secco Ci penserò sù”, ha posto Rovatti di fronte al suo “aut aut”, lo ha svegliato e sollecitato a un personale e teorico “ci penserò sù”, di conoscenza di sé e dell’altro - di “sé come un altro” (P. Ricoeur, ricordiamo - ed Enzo Paci) - di lunga durata.

Vicino/lontano - in un circolo vizioso, sull’orlo della follia. "Abitare la distanza" è la condizione dell’uomo, caratterizzata dal paradosso: egli è dentro e fuori, vicino e lontano, ha bisogno di un luogo, di una casa dove "stare" ma poi, quando cerca questo luogo, scopre il fuori, la distanza. Per Rovatti, che cerca di trovare la strada “per una pratica della filosofia”, non sembrano esserci più speranze; e si rassegna a indicare un modo, un atteggiamento, un "come" stare nel paradosso. (Rovatti sembra aver dimenticato definitivamente la lezione di Paci e di Ricoeur - insieme nel Lager di Wietzendorf, in Polonia, nel 1944).

Ma la lingua continua a battere dove il dente duole: “Siamo ignoti a noi medesimi, noi uomini della conoscenza, noi stessi a noi stessi: è questo un fatto che ha le sue buone ragioni. Non abbiamo mai cercato noi stessi - come potrebbe mai accadere che ci si possa, un bel giorno, trovare? (...) Restiamo appunto necessariamente estranei a noi stessi, non ci comprendiamo, non possiamo fare a meno di confonderci con altri, per noi vale in eterno la frase: Ognuno è a se stesso il più lontano - non siamo, per noi, uomini della conoscenza" (F. Nietzsche, Genealogia della morale, Prefazione,Opere, VI, t. II, p. 213).

“Vicino/lontano”. Un’Associazione culturale. Un’altra inziativa: un’altra “aut aut”? Si riprende il lavoro, pratico e teorico. La Forum Editrice Universitaria Udinese apre le porte: “la collana vicino/lontano è diretta da Marco Pacini con la consulenza scientifica di Stefano Allievi, Giovanni Leghissa, Giangiorgio Pasqualotto, Pier Aldo Rovatti e Davide Zuletto”.

La ripetizione non è ripetizione, è ripresa - come in questo caso. Pier Aldo Rovatti scrive un’agile e veloce riflessione: “Possiamo addomesticare l’altro? La condizione globale” (Forum 2007). Il tema è ancora, sempre, e di nuovo (qualcuno, Slavoj Zizek - in questo caso, lo sollecita), la “nostra immaturità nei confronti della dimensione dell’altro” (p. 32) - e, ovviamente, di .

Così il sommario: Aspettando i barbari, Turisti per forza, Il gioco di verità in cui siamo, Una porta aperta. E, così, l’avvio del discorso, di ogni capitoletto:

-  Immaginiamoci sul confine (...)

-  Possiamo immaginarci di stare sul confine, contro ogni apparenza (...)

-  Più precisamente, nella sua monografia su Foucault (...), Deleuze ipotizza un ‘dentro come piega del fuori’. La metafora (...) ci aiuta, ma noi abbiamo forse bisogno di immagini più direttamente traducibili. Come, per esempio, quella di soglia adoperata da Derrida per descrive l’aporia dell’ospite. Si tratta, come ho cercato di dire altrove, di abitare la distanza (...) Di accettare la sfida di una identità senza luogo, disegnando i contorni di una prossimità esposta al fuori e all’alterità ma non cancellata da questa esposizione (...)

-  Abitiamo in una casa che dovremmo cercare di descrivere. (...).

E questa la chiusura: “Mi ritorna in mente quello stupefacente racconto di Franz Kafka che si intitola La tana. E’ una descrizione perfetta della nostra condizione ansiosa, di soggetti snervati dalla paura che la casa non sia sicura e che l’estraneo, nonostante tutto, possa penetrarvi. Ci sembra di poterci rassicurare barricandoci (...) Ma subito, in preda all’angoscia, per la nostra vulnerabilità, corriamo su per i cunicoli fino all’ingresso, il punto più debole. E non ci limitiamo a spiare se qualcuno fuori si aggiri minacciosamente, ma apriamo la porta stessa, usciamo fuori e ci acquattiamo all’esterno perché da lì pensiamo di vedere meglio e prima l’eventuale aggressore. Poi ci accorgiamo dell’errore (...) e con altrettanta precipitazione torniamo dentro la casa e barrichiamo l’entrata. L’inquietudine non si calma: ancora una volta usciremo e ancora una volta rientreremo precipitosamente
-  (...) Se possibile, la nostra condizione attuale è peggiore di quella dello strano animale che abita la tana (...) Ma il problema è lo stesso. Non riusciamo a vivere né dentro né fuori mentre ci illudiamo di stare sempre in un interno, dentro la ‘serra’. In realtà siamo collocati su sottilissime pareti, e l’esercizio che dovremmo riuscire a fare sarebbe quello di trasformare ogni volta queste pareti sottilissime in una soglia, in un luogo di passaggio ed di scambio, nella de-soggettivazione di un incessante dentro-fuori come luogo del nostro abitare. L’inquilino della tana di Kafka non ci riesce, ma forse ci suggerisce, nel suo fallimento, quale potrebbe essere il movimento giusto” (pp. 47-48).

Immaginiamoci su un confine. Una porta aperta. Pur senza mai citarlo, si sente che Fachinelli è presente (“zitto in un angolo”), in questa veloce riflessione sulla "condizione globale". Rovatti comincia a intravedere e a capire il senso della ‘risposta’ che Fachinelli gli aveva dato - quasi vent’anni prima.

Vicino/lontano - in un circolo virtuoso, sulla spiaggia, dinanzi al mare. Nel 2009, sostenuto dalla volontà e dal coraggio di mettersi in gioco e di entrare nel gioco (pp. 36-7), Rovatti è giunto “Sulla spiaggia” (E. Fachinelli. La mente estatica, Milano, Adelphi, 1989, pp. 13-25) e, finalmente, ha capito il senso del lavoro di Fachinelli ed è capace di riconoscerne tutto il valore: Fachinelli è “un pensatore inattuale”, il suo “dialogo con la psicoanalisi freudiana ma anche lacaniana, si trasforma in una filosofia che indaga - lungo il filo della temporalità vissuta - che cosa significa pensare. E che risponde (si veda il bellissimo incipit di La mente estatica): per pensare dobbiamo sospendere il tempo e aprirci all’ascolto del nostro ospite interno” (P. A. Rovatti, Un pensatore inattuale, cit.).

Non Enzo Paci né Fachinelli si sbagliava. Rovatti ce l’ha fatta: è uscito dalla ‘serra’, sano e salvo!

Federico La Sala (Milano, 17.07.2009)


Sul tema, in rete e nel sito, si cfr.:

-  UNA QUESTIONE DI ECO. L’orecchio disturbato degli intellettuali italiani

-  Psicoanalisi, Storia e Politica....
-  L’ITALIA, IL VECCHIO E NUOVO FASCISMO, E "LA FRECCIA FERMA". La lezione sorprendente e preveggente di Elvio Fachinelli

-  Sulla spiaggia. Di fronte al mare...
-  CON KANT E FREUD, OLTRE. Un nuovo paradigma antropologico: la decisiva indicazione di ELVIO FACHINELLI

-  LA GABBIA E IL "FILO D’ORO" DI ELVIO FACHINELLI. LE AMARE RIFLESSIONI DI LEA MELANDRI, IL CORAGGIO DI P.A. ROVATTI, E IL RISVEGLIO DI DON PAOLO FARINELLA. Materiali per riprendere a pensare in modo "inattuale"

TEOLOGIA-POLITICA LUCIFERINA. Un omaggio al nostro Presidente della "Repubblica" del "Popolo della Libertà", nel giorno del "suo" compleanno .... A SILVIO BERLUSCONI ... PER AVER MOSTRATO ALL’ITALIA INTERA L’ENORME POTERE DISTRUTTIVO DEL GIOCO ("IO MENTO") DEL MENTITORE: "FORZA ITALIA" (1994-2009)!!!

-  PERVERSIONI di Sergio Benvenuto. UN CORAGGIOSO PASSO AL DI LA’ DELL’EDIPO.
-  La mente estatica e l’accoglienza astuta degli apprendisti stregoni. Una nota sul sex-appeal dell’inorganico di Mario Perniola.

-  DAL DISAGIO ALLA CRISI DELLA CIVILTA’: FINE DEL "ROMANZO FAMILIARE" EDIPICO DELLA CULTURA CATTOLICO-ROMANA.

-  LA LUNA, 1969: UNA LEZIONE GALILEANA (E DANTESCA) ALLA TERRA. Non così "si va in cielo", non così "va il cielo"!


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