Verità e riconciliazione

MEMORIA DELLA SHOAH. ALLA CHIESA CATTOLICA, PER UN MAGISTERO VERAMENTE CREDIBILE, UNA SOLLECITAZIONE DI DON GIUSEPPE DOSSETTI DEL 1988 !!! E un libro a cura di Saul Meghnagi.

Segnalazione del prof. Federico La Sala
sabato 27 gennaio 2007.
 

I cattolici davanti al male assoluto

di Antonio Airò (Avvenire, 26.01.2007)

«Dobbiamo interrogarci come e perché, e con quali complicità, anche nostre, esplicite o implicite, prossime o remote, coscienti o incoscienti, abbiano potuto verificarsi queste "catastrofi umane"». Le parole, nel 1988, di don Giuseppe Dossetti ci sembra colgano nella sua essenzialità il rapporto tra storia e memoria - come rileva in un recente saggio (uscito nel volume «Memoria della Shoah» a cura di Saul Meghnagi, pubblicato da Donzelli) lo storico Renato Moro - nei confronti di quel male assoluto costituito dalla Shoah.

Ciò deve avvenire «senza mitologie e senza apriorismi» per uscire da schemi che tuttora persistono nella miriade di documenti, di "memorie" che rischiano di dare una risposta distorta, parziale e polemica sul comportamento della Chiesa e dei cattolici. Come ricordato anche ieri dal cardinale Tarcisio Bertone, Pio XII non fu «il Papa di Hitler» come purtroppo si continua a dire con una petulanza che dimentica stranamente i tanti silenzi (e non solo quello "rimproverato" a Pacelli) che per troppo tempo hanno caratterizzato i vari Paesi in lotta contro Hitler. C’è di contro la realtà di una rete diffusa di solidarietà, di assistenza, di aiuto nei confronti degli ebrei italiani, che ha mobilitato parrocchie e conventi, religiosi e laici, vescovi e funzionari pubblici, imprenditori e operai, ufficiali e contadini la cui attività, a rischio anche della vita, non poteva non essere conosciuta sostenuta e conosciuta dalla Santa Sede e dalla gerarchia. «Il Papa che salvò gli ebrei» può essere anche un riconoscimento retorico ma sostanzialmente vero.

Certo, c’è forse stata nell’elaborazione cattolica della Shoah qualche ritardo, per il persistere di un certo "antisemitismo" religioso che nemmeno la cancellazione decisa da Giovanni XXIII nella liturgia del Venerdì santo del riferimento ai «perfidis judaeis» ha eliminato. Infatti, già in un numero di "Studium" del 1943, quando l’abolizione delle leggi razziali era chiesta in un documento del Cln, Sergio Paronetto scriveva: «Quante volte abbiamo evitato la ricerca della verità per paura di trovarla scomoda, contraria ai nostri interessi, alle nostre abitudini, a quelle che credevamo, con superficiale presunzione, le nostre idee?».

Quando la dimensione della Shoah è emersa nella sua inumana e inaccettabile crudeltà, il mondo cattolico ha avviato una riflessione più attenta che, dagli anni Sessanta, gli anni del Concilio e poi soprattutto con il pontificato di Giovanni Paolo II, si interroga sulla Shoah prendendo coscienza della tragicità di questo genocidio e interrogandosi anche sulle responsabilità dei cristiani. La richiesta di perdono avanzata da papa Wojtyla diventa il punto di arrivo ma anche di partenza per una elaborazione non facile che non si è ancora conclusa.

Di nuovo citiamo Dossetti: «È ora che i cristiani riprendano in modo organico e sereno tutta questa materia. Non per un senso di colpa o per fare esibizione delle incertezze, debolezze e infermità che ci possono essere state, ma per trarre insegnamenti dal passato per il futuro, e soprattutto per una lealtà doverosa verso i morti, che ora ci vedono come siamo stati e come siamo davanti a Dio. Ciò porterà ad esercitare un magistero veramente credibile nella stessa trasmissione della fede alle generazioni future».


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