Il personale e il politico ....

EMILIO COLOMBO E PIER FERDINANDO CASINI: "DICO" E NON "DICO"!!! "Colombo - ha rivelato al pubblico la sua omosessualità ed anche, sia pur per breve periodo, la sua condizione di consumatore di cocaina; l’altro - Casini - la sua condizione di concubino e come tale escluso dai sacramenti, il che per un cattolico praticante non è certo cosa di poco conto". Considerazioni e riflessioni di Eugenio Scalfari - a cura di pfls

martedì 27 febbraio 2007.
 

Casini dica Dico

di Eugenio Scalfari *

Personalmente non amo affatto i luoghi comuni del tipo ’predica bene ma razzola male’, ma nel caso del leader dell’Udc e di Emilio Colombo quel giudizio viene spontaneo

A me non stupiscono e tantomeno mi scandalizzano gli interventi di Pier Ferdinando Casini e di Emilio Colombo che, da cattolici quali sono, intervenendo sulla questione delle convivenze di fatto mettono in discussione la propria vita privata. È stato un esercizio di verità cui un uomo politico è tenuto e che dimostra coraggio degno di lode.

Mi stupisce invece (specie per quanto riguarda Casini) che dopo aver scoperto le proprie carte e la propria condizione, continuino imperterriti la loro partita quasi che aver raccontato o (nel caso di Colombo) accennato al loro vissuto, la trasparenza sia sufficiente a consentire una piena agibilità etica e politica. Come se un leader politico che si trovasse in uno stato di grave conflitto d’interessi (sappiamo di chi parliamo) avendo riconosciuto l’esistenza di tale conflitto, per il semplice fatto d’averlo portato in pubblico si sentisse autorizzato ad impancarsi a censure nei confronti di chi si trova nelle sue stesse condizioni senza modificare e risolvere la propria. Questo sì, lo trovo stupefacente e scandaloso. Scandaloso perché diseducativo.

Personalmente non amo affatto i luoghi comuni del tipo ’predica bene ma razzola male’, ma nei casi suddetti quel giudizio viene spontaneo, insieme all’altro ’da quale pulpito viene la predica’ che solitamente vi si accompagna.

Provo un certo imbarazzo a discutere di fatti privati che riguardano persone pubbliche, il capo d’un partito che è stato per cinque anni presidente della Camera dei deputati e un senatore a vita che fu più volte ministro e poi presidente del Consiglio.

Uno di essi - Colombo - ha rivelato al pubblico la sua omosessualità ed anche, sia pur per breve periodo, la sua condizione di consumatore di cocaina; l’altro - Casini - la sua condizione di concubino e come tale escluso dai sacramenti, il che per un cattolico praticante non è certo cosa di poco conto.

Entrambi tuttavia non solo criticano aspramente l’iniziativa del governo di presentare un disegno di legge che assicuri alcuni diritti ai conviventi; non solo preannunciano il loro voto contrario quando arriverà all’esame del Parlamento, ma si pongono come punti di riferimento d’una campagna politica e ideologica che sta contrapponendo laici e cattolici di stretta osservanza. Casini addirittura guida quella campagna, ne spiega la necessità, stigmatizza altri cattolici che ad essa si oppongono, e lo fa senza minimamente porsi il problema da lui stesso portato a conoscenza dell’opinione pubblica ed anzi usando quella sua personale esperienza come una sorta di gallone al merito dal quale trarre titolo per giudicare gli altri. Mi viene in mente un terzo luogo comune da affiancare ai due in precedenza ricordati ed è ’armiamoci e partite’. Sarà banale e fin troppo usato come arma polemica, ma in questo caso ce lo strappano di bocca.

Ci sono alcune incongruenze imperdonabili nell’intervista data qualche giorno fa da Casini al nostro giornale, che debbo qui ricordare nel quadro di quella contraddizione più generale che divide il vissuto dal teorizzato. Vediamole.

Afferma, l’ex presidente della Camera, che il figli nati al di fuori del matrimonio hanno gli stessi diritti dei loro fratelli ’legittimi’. Ma non è così. I figli ’riconosciuti’ hanno gli stessi diritti dei ’legittimi’ solo nei confronti del genitore che li ha riconosciuti, ma non dei nonni o degli zii. Sono pertanto esclusi dai diritti di successione di questi consanguinei a favore di consanguinei più lontani di loro nel grado effettivo di parentela e addirittura a favore di parenti acquisiti e non consanguinei. Questione non piccola, resa più grave per le convivenze di fatto se quei diritti non fossero esplicitamente considerati.

Afferma anche, Casini, che le coppie di fatto sono unite da sentimenti di amore e non hanno dunque alcun bisogno che l’amore sia legalmente riconosciuto. L’amore c’è o non c’è. Il matrimonio è invece uno ’status’ che - oltre ed eventualmente al di là del sentimento amoroso - estende la sua duratura influenza all’educazione della prole e al consolidamento della famiglia; crea pertanto diritti e soprattutto obblighi che permangono anche se l’amore finisce o si trasforma in altro tipo di sentimento. Per le coppie di fatto la questione è diversa. Nascono e durano con l’amore; quando esso scompare, scompare anche la coppia; se non fosse così non si capirebbe perché la coppia di fatto non accetti di sposarsi.

Questo ragionamento è molto singolare. Intanto perché stabilisce una presunzione ’juris et de jure’, cioè senza ammettere la dimostrazione del contrario; ed è la presunzione che il matrimonio possa e anzi debba sussistere indipendentemente dall’amore tra coniugi, mentre la convivenza di fatto è sempre e soltanto un rapporto tra due innamorati.

Non so se Casini sia consapevole che questa sua concezione assegna alla convivenza di fatto una qualità sentimentale nettamente superiore a quella del matrimonio. Si direbbe di sì, che ne sia consapevole, poiché dichiara che la sua attuale convivenza lui la vive come un matrimonio di qualità superiore ai matrimoni normalmente celebrati. Se lo dice lui bisogna credergli.

Ma, seguita ad argomentare il leader dell’Udc, proprio perché l’amore è il cemento delle convivenze di fatto, i conviventi non hanno alcun bisogno di pattuire o vedersi riconosciuti diritti e doveri reciproci; basta l’amore che è al di sopra d’ogni interesse. Questa posizione è molto romantica e come tale fa simpatia e tenerezza; ma è anche intollerabilmente classista. Può andar bene per conviventi benestanti che non hanno bisogno di assicurarsi la reversibilità della pensione del convivente, il diritto all’assistenza sanitaria e alla parte legale dell’eredità, la continuità del contratto d’affitto in caso di morte del partner, eccetera. Evidentemente le cose non stanno affatto così per le coppie sprovviste di mezzi e costrette quindi a misurarsi con le asperità della vita quotidiana nel momento in cui il convivente più fornito di mezzi e più fornito di risorse scompaia.

Quanto al senatore Colombo, egli non è caduto in incongruenze così palesi. Si è limitato a dichiarare che i Dico sono contro la famiglia (che lui non ha mai avuto) e quindi contro la religione. È un assunto da dimostrare ma lui la pensa così e ne ha tutto il diritto. Su un punto però Colombo è chiaro: gli omosessuali non possono essere discriminati anche perché la nostra Costituzione non lo consente. In questo ha perfettamente ragione. Per cui - deduco io - se i Dico saranno approvati le coppie omosessuali non potranno esserne escluse. Forse Ruini non sarà d’accordo, ma Colombo che è pronto all’obbedienza su questo punto non verrà a patti. Il cardinale è avvisato.

* L’ESPRESSO, 27 febbraio 2007


Sul tema, nel sito, si cfr.:

COSTITUZIONE ITALIANA E SESSUALITA’. Per tutti e per tutte (papi o papesse, re o regine), cittadini e cittadine, una importante sentenza della Corte di Cassazione. "L’omosessualità è espressione del diritto alla realizzazione della propria personalità".

EUROPA: ITALIA. RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULL’OMOFOBIA

IL VATICANO PREPARA LE SUE “LEGGI ” CONTRO GLI OMOSESSUALI ?! Nel 150 anniversario della nascita di Sigmund Freud...

CRISTIANESIMO E OMOSESSUALITA’. IL CASO DEL CARDINALE NEWMAN. Per farlo santo, il vaticano tenta di occultarne l’omosessualità

IL TERZO MILLENNIO DOPO CRISTO E’ INIZIATO, MA IN VATICANO INVECE DI AVERE FEDE E CORAGGIO DISPERANO ALLA GRANDE?!! "PAPA WOJTYLA, PAPA RATZINGER E I GAY. Una Chiesa senza speranza né futuro". Un urlo evangelico di amore e un invito allo stesso Papa a rinnovare mente e cuore di Giovanni Felice Mapelli (2005)


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