Politica

Ascoltare la base, non costruirla: democrazia, ascolto e partecipazione

domenica 11 marzo 2007.
 

di Pierluigi Talarico

Lo scorso 17 febbraio a Vicenza si è svolta la grande manifestazione nazionale pacifista contro l’allargamento della base militare americana all’aereoporto “Dal Molin”. Alla manifestazione hanno partecipato le tante anime della società civile italiana (dai sindacati confederali, alle tante Ong come Emergency e La Tavola della Pace, fino a diversi intellettuali come Dario Fo e padre Alex Zanotelli)che hanno espresso fortemente la loro solidarietà alla comunità in lotta vicentina che in modo democratico, civile e pacifico, è scesa spontaneamente in piazza, a protestare contro l’allargamento della base della US Airforce al “Dal Molin” dopo che l’Amministrazione americana aveva incassato il via libera del Governo italiano, e per difendere e tutelare il proprio territorio e le risorse pubbliche da interessi beceri e speculativi di pochi. Dopo tre giorni, il Ministro degli Esteri Massimo D’Alema si è recato in Senato per illustrare le linee guida della politica estera che avrebbe dovuto seguire il Governo Prodi. Nell’Aula di Palazzo Madama la relazione del Ministro è stata bocciata per due voti e a causa di diversi motivi decretando così la crisi di Governo. Primo fra tutti una legge elettorale “porcata”(come la ha definita lo stesso ideatore il leghista Calderoni!!), che sin dall’aprile del 2006 ha impedito al Governo di avere una maggioranza stabile e forte al Senato, e poi il voto contrario di tre senatori a vita ex democristiani, che cedendo presumibilmente alle pressioni di “poteri forti” come le alte gerarchie ecclesiastiche e i vertici di Confindustria, hanno fatto cadere il Governo Prodi. Inoltre, nella stessa maggioranza di centro-sinistra ci sono state le sistematiche astensioni dei cosiddetti “senatori dissidenti”, i comunisti Franco Turigliatto e Ferdinando Rossi. Nella sua relazione,D’Alema ha accennato qualche breve parola sulla straordinaria esperienza di lotta sociale e di partecipazione popolare che c’era stata a Vicenza tre giorni prima. Il “popolo della pace”, e la società civile italiana, avevano posto al Governo istanze politiche e sociali ben precise. Innanzitutto la possibilità di tenere un referendum consultivo da tenersi nella città veneta sulla presenza o meno della base militare americana, lasciando la possibilità ai cittadini di Vicenza di scegliere liberamente il futuro della loro città (visto che la Giunta comunale cittadina di centro-destra del Sindaco Hullweck e il precedente Governo Berlusconi si erano accordati segretamente e all’insaputa della comunità locale con le autorità americane per l’allargamento della base militare Usa!), la revisione degli accordi stipulati con gli Stati Uniti sulla presenza di basi militari Usa sul nostro territorio nazionale, ed infine il rifinanziamento della missione Nato in Afghanistan che vede le truppe italiane impegnate ad Herat a rischiare quotidianamente gli agguati dei Talebani e dei ”signori della guerra“ locali sostenuti dalla Cia e finanziati dallo spaccio di oppio ed eroina. L’Italia, tante altre volte ha svenduto la sua sovranità territoriale e politica e la sua dignità agli interessi e alle servitù militari di un Paese straniero. Nel 1997 al Cermis un cacciabombardiere americano di stanza ad Aviano tranciò il cavo di una funivia uccidendo venti persone. Il 4 marzo 2004 in Iraq viene ucciso ad un posto di blocco americano sulla Irish Route di Baghdad il funzionario del Sismi Nicola Callipari mentre riportava a casa la giornalista Giuliana Sgrena, e per tutti e due i reati commessi da militari statunitensi e perseguibili dall’ordinamento giuridico italiano, non c’è stato (e non c’è ancora!) nessun colpevole perché l’Amministrazione americana di Bush volutamente non ha ratificato il trattato internazionale sulla perseguibilità penale dei reati commessi dai militari statunitensi impegnati all’estero. Possono questi episodi reputarsi un bel gesto da parte di uno Stato alleato ed amico e che rappresenta nel mondo una grande e forte democrazia, e una nazione ricca e generosa? Credo che governare vuol dire ascoltare la gente. Dare risposte a chi vota e sceglie ipropri rappresentanti, i quali hanno l’obbligo di stare a sentire le persone che li hanno scelti, e legittimati a governare e ad amministrare la Nazione. Personalmente ho ammirato la scelta di coraggio e di coerenza personale da parte dei senatori Rossi e Turigliatto. Hanno dimostrato cosa vuol dire essere leali alle proprie convinzioni etiche e politiche, rispecchiando gli ideali “del pacifismo senza se e senza ma”, ripudiando totalmente ogni guerra e ogni drammatica conseguenza che essa comporta sulle popolazioni civili, ascoltando le istanze che vengono “dal basso” della società nel suo insieme a Vicenza come in ogni altra parte d’Italia e d’Europa, dove ci sono cittadini e movimenti che giorno dopo giorno portano all’attenzione dei governanti istanze politiche e tematiche sociali verso le quali essi hanno l’obbligo di ascoltare e tentare di affrontarle con scelte di saggezza e coraggio. Adesso, in Italia si assisterà ad un Governo Prodi-bis, che sarà chiamato a dare risposte serie e concrete a tanti cittadini italiani, ai movimenti sociali che partecipano e vogliono proporsi (e proporre)grandi questioni sociali ed etiche che provengono dalla società italiana contemporanea, e mi riferisco al riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, i cosidetti “Dico”, o ai dibattiti in corso sull’eutanasia ed il rifinanziamento delle missioni miltari italiane all’estero prima fra tutte quella in Afghanistan. Credo che “la politica” in modo democratico, civile e laico debba rispondere e rendere partecipi tutti noi.


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