ROMA, DUE PIAZZE PER LA FAMIGLIA E I DIRITTI *
ROMA - Dodici maggio romano, piazza contro piazza. Due manifestazioni che si sono fronteggiate a distanza, a cominciare dai numeri: da una parte il Family Day (un milione secondo organizzatori, 250 mila secondo questura), dall’altra il Coraggio Laico (circa 10.000 secondo gli organizzatori). Per una famiglia declinata in modi diversi celebrata in due luoghi di grandi adunate, piazza San Giovanni presa in prestito dalle associazioni cattoliche per sostenere la famiglia tradizionale; e piazza Navona, dove Radicali, Verdi e Sdi hanno voluto ricordare la vittoria laica nella battaglia per il divorzio del 12 maggio di 33 anni fa. Sono due piazze che in un qualche modo ’’dividono’’ la maggioranza di governo che ha visto i suoi parlamentari in entrambe. E se il premier Romano Prodi, da Bergamo fa sapere che la religione ’’non va’ strumentalizzata’’ dall’altra Silvio Berlusconi, da piazza San Giovanni replica, ’’i cattolici non possono stare a sinistra’’. Pero’ il ministro della Giustizia Clemente Mastella, pure presente a piazza San Giovanni obietta: ’’Si puo’ essere buoni cattolici sia votando per il centrosinistra, sia votando per il centrodestra’’.
SAN GIOVANNI
Invasa dal popolo delle parrocchie, dai militanti di Comunione e liberazione, dagli appartenenti a decine di altre associazioni cattoliche, e anche molti immigrati. Tantissimi i bambini affianco ai genitori, in piazza anche vedove e orfani ’’la famiglia resta tale anche dopo la morte del papa’, e anzi ha bisogno di maggior tutela’’. Non e’ una manifestazione contro il governo, ripetono gli organizzatori da settimane ma gli slogan e gli striscioni ’’contro’’ non mancano: uno su tutti ’’Rosy Bindi, D.I.C.O. vergogna’’. Presenti tutti i leader Cdl, oltre Berlusconi, Fini, Casini, Buttiglione, Letizia Moratti, ma anche due ministri, Mastella e Fioroni. Nessuna voce alla politica dal palco, ma tante cosidette dichiarazioni a margine: Mastella per esempio: ’’Se Rutelli fosse stato qui con le sue gambe era meglio’’. E a sua volta il presidente della Margherita commentando la manifestazione dice: ’’Forte e serena la voce di piazza San Giovanni. La ascolteremo’’. Dello stesso avviso il ministro Rosy Bindi che commenta: una bella manifestazione da ascoltare’’. Sgabelli da campeggio, pranzo al sacco e idee chiare: i valori della famiglia, concepita ad immagine di quella di Nazareth. In piazza , portata a braccio da alcuni volontari, ha sfilato anche la statua copia della madonna di Fatima. La stessa che, itinerante, viene custodita, a turno, in varie diocesi in tutta Italia. Sul palco l’orchestra di Pirazzoli e il cantante Povia, ma non Antonella Ruggiero che ha dato forfait in per andare invece alla manifestazione ’Coraggio Laico’.
PIAZZA NAVONA
Qualche chilometro piu’ in la’, stesso orario di partenza, ma si tirera’ avanti fino a mezzanotte. ’Piu’ laicita’, piu’ liberta’’’ come recitano molti striscioni. Sono questi i sentimenti che animano la manifestazione-concerto ’’Coraggio laico’’ promossa da Rosa nel pugno, Radicali, Sdi e Verdi. Non e’ una contromanifestazione - ci tengono a dire gli organizzatori che aggiungono ’’la politica si occupi dei reati, di far rispettare lo stato di diritto ma non sta a lei dare dei giudizi di valore’’. Con i politici - presenti due ministri, Bonino e Mussi, e diversi parlamentari del Partito radicale e della Rosa nel Pugno - una sfilza di aderenti e sostenitori e tanti esponenti del mondo dello spettacolo, da Simone Cristicchi a Marco Masini ai Red Onions e appunto la Ruggiero che si e’ presentata a sorpresa a piazza Navona. Non sono mancate le frasi di provocazione come quella del comico Andrea Rivera che prendendo la parola dal palco ha detto:’’Ringrazio per l’appellativo terrorista che mi ha dato l’Osservatore Romano, perche’ cosi’ sono sicuro che daranno i funerali religiosi anche a me’’. ’’Troppa ipocrisia sulla famiglia’’, sottolinea il ministro Emma Bonino:’’Loro hanno i diritti di fare le loro scelte di vita, non sta a me giudicarli, ma non accetto che una pagella sulla famiglia’’. Per il leader dello Sdi, Enrico Boselli ’’ci vuole passione per difendere un valore importante, la laicita’ dello Stato, che e’ universale’’. E Alessandro Cecchi Paone ha sintetizzato cosi’ lo spirito della manifestazione:’’ricordare a tutti che senza liberta’ del cuore, liberta’ del corpo, non c’e’ neanche liberta’ del cervello’’. Mentre Marco Pannella argomenta:C’e’ ’’un’antica tentazione umana di risolvere tutto scomunicando gli altri, lanciando anatemi contro le diversita’.Nelle due piazze c’e’ il trionfo del potere mondano, che ci convoca come italiani a celebrare la famiglia quale l’hanno ridotta loro’’. A piazza Navona il ministro dell’Universita’ Mussi, che commentando l’assenza di esponenti della Quercia rileva ’’non rispondo di loro, ma mi rammarico che non siano qui’’. Tra le curiosita’ anche un letto a baldacchino con i colori del partito e delle donne sedute che lavorano la tela di Penelope dei diritti civili.
* ANSA» 2007-05-12 21:05
Family Day, Romano Prodi: Basta lotte tra guelfi e ghibellini
Ma ai Dico non manca il Coraggio
di Wanda Marra *
«Basta con le lotte tra Guelfi e Ghibellini. Hanno rovinato l’Italia per secoli». Il giorno dopo l’attacco di Ratzinger ai Dico alla vigilia del Family Day e del Coraggio Laico, Romano Prodi dice la sua sulle tensioni tra cattolici e laici. «La laicità dello Stato è indispensabile per chi ha responsabilità politiche - dice il presidente del Consiglio - Non si deve mai strumentalizzare la religione. Ho cercato di evitare in tutta la mia vita divisioni tra Guelfi Ghibellini».
Prodi ribadisce poi che «la famiglia e il cattolicesmo sono per me importantissimi, ma il principio della laicità dello Stato è essenziale per chi fa politica». «Anche per questo nasce il Pd, per finirla con questa lotta che ha rovinato l’Italia per secoli -dice il Professore-. Per mettere insieme cattolici e non cattolici per programmi dedicati alla gestione della cosa pubblica. La modernità del cristianesimo è riuscire a separare Dio da Cesare come dice il Vangelo».
Intanto, Roma si prepara ad ospitare le due manifestazioni. Si è messa in moto la macchina faraonica dell’organizzazione. Tremila pullman, treni speciali da tutta Italia, 450 associazioni nazionali che hanno aderito al manifesto, 30 milioni di volantini distribuiti per pubblicizzare l’evento. E ancora: 1500 volontari che saranno in piazza, oltre 400 accrediti giornalistici, copertura integrale dell’evento garantita da Skytg24 e Sat2000, speciali con collegamenti e finestre in diretta da Piazza San Giovanni del Tg2, di La7, e del programma di Rai1 «a sua immagine». Copertura mediatica garantita anche in rete sul sito del Forum famiglie, sul portale web di sat2000, e diretta trasmessa anche da Radio radicale.
Continuano le discussioni nell’Unione. Due i ministri che saranno in piazza, nonostante l’appello di Rosy Bindi a non partecipare: Fioroni e Mastella. Va all’attacco di chi nella maggioranza lo critica per la sua partecipazione, il Guardasigilli: «Se proprio vogliono sarei capace di dimettermi da ministro e riprendere la carica lunedì». E conferma: «Andrò tra la gente, con accanto mia moglie e la mia famiglia in coerenza con la mia posizione di sempre. Non ho firmato il programma dell’Unione sui Dico e non ho partecipato al Consiglio dei ministri in cui il tema veniva discusso». Intanto, c’è stata non poca maretta nel costituendo Partito Democratico, dopo l’annuncio di Rutelli, il quale ha dichiarato che da semplice deputato avrebbe scelto di scendere in piazza. A replicargli a distanza è stato Massimo, dichiarando che lui, invece, al Family Day non andrebbe neanche da deputato. E spiegando che compito del governo è quello di agire a sostegno «della famiglia» e, inoltre, «penso che difendendola non significa scagliarsi contro quei cittadini italiani che convivono senza essere sposati i cui diritti debbono essere riconosciuti come in tutti i paesi civili». Lo stesso Presidente del Senato, Franco Marini, era sceso in campo nel dibattito: il ddl sulle unioni di fatto «non mette in discussione la visione della famiglia così come è prevista dalla Costituzione».
Le polemiche e gli appelli dell’ultima ora si moltiplicano. «Bisogna evitare di contrapporre le due piazze perché abbiamo bisogno di guardare ai temi evocati cercando le ragioni del dialogo, dell’incontro, dell’ascolto, della sintesi e non dello scontro», dichiara Fassino. E la Pollastrini: «Se quella di piazza San Giovanni sarà una manifestazione contro la legge per i Dico sarà un’occasione sprecata». Il Ministro del Prc, Ferrero, ci tiene a chiarire: «Non parteciperò domani al Family Day perché la piattaforma con cui è stata convocata la manifestazione è contro una legge voluta da questo Governo. Non prenderò parte nemmeno a Coraggio Laico, di cui condivido invece pienamente la piattaforma, perché impegnato nella campagna elettorale per le amministrative in Piemonte».La CdL sarà presente in blocco. Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ritiene che «il Family day sarà un momento di libertà, di serenità, di gioia». «È una manifestazione che dovrebbe essere concepita come a difesa della famiglia, al di là del fatto di essere laici o ossequiosi al dettato della Chiesa», dice anche Fini che dovrebbe essere a San Giovanni. Silvio Berlusconi, che ha esortato alla partecipazione, non ha sciolto la riserva sulla sua presenza.
Sui numeri della partecipazione prevista, gli organizzatori non si sbilanciano, anche se si aspettano di certo più di 100mila persone. Si parla addirittura di 200-300mila. L’evento inizierà verso le 15: sul palco sono attesi, tra gli altri, i cantanti Povia e Antonella Ruggero, l’attore Giulio Base e Claudio Madia, storico conduttore di "Albero azzurro", oltre che famiglie e bambini. Alle 18, ci saranno gli interventi degli organizzatori, Giacobbe, Roccella e Pezzotta. Resta confermato che nessun politico prenderà la parola.
* l’Unità, Pubblicato il: 11.05.07, Modificato il: 12.05.07 alle ore 11.02
La Repubblica - Foto: Piazza San Giovanni 1, 2, e dall’alto.
La Repubblica - Foto: Piazza Navona
La Stampa - FOTO: Piazza San Giovanni
La Stampa - FOTO: Piazza Navona
Il Family Day contro i Dico
Rutelli: «Ascoltiamo la piazza»
Ma il Coraggio Laico non tace
di Luigina D’Emilio, Luca Domenichini, Gaia Rau, Alessia Grossi, Paola Zanca *
Alla fine l’intenzione si rivela. «Non Fate i Dico» chiede Pezzotta al Parlamento e dal mezzo milione di piazza San Giovanni sale un boato. Gli risponde subito Rutelli che dice: «Ascolteremo la piazza». Mezzo milione che hanno risposto all’appello degli organizzatori del Family Day. Soprattutto gruppi parrocchiali, ma anche gli organizzatissimi neocatecumenali con sei, otto figli al seguito. Fortissima la presenza delle destre, con Berlusconi. A Piazza Navona in contemporanea una testimonianza festosa di rivendicazione laica di diritti per tutti.
* l’Unità,Pubblicato il: 12.05.07, Modificato il: 12.05.07 alle ore 20.27
PERCHE’ SONO SCAPPATO DA ROMA
di don Aldo Antonelli
Questa mattina ero a Roma. La città, soprattutto la zona di Viale Libia, era letteralmente fasciata da migliaia di manifesti di benvenuto al Falily Day, firmati da Azione Giovani, gruppo della destra fascista. Non ho accettato nemmeno l’invito a pranzo di mia sorella. Sono scappato. Faccio mio il comunicato stampa di "noi Siamo Chiesa" che vi incollo qui sotto. Aldo
“Noi Siamo Chiesa” non partecipa al Family Day. La Chiesa deve parlare alle coscienze e non organizzarle per premere sulle istituzioni.
Il movimento per la riforma della Chiesa cattolica “Noi Siamo Chiesa” non partecipa al Family Day e condivide il disagio diffuso in una parte del mondo cattolico italiano per questa iniziativa. Essa si presenta, aldilà di qualche affermazione puramente di immagine, come organizzata per contraddire le positive iniziative governative e parlamentari che vogliono dare una ragionevole regolamentazione ad un fenomeno socialmente rilevante, quello delle coppie di fatto di ogni tipo.
Sulla proposta dei DICO i parlamentari cattolici devono decidere con assoluta libertà , consapevoli che essa non intacca i diritti e i ruoli della famiglia tutelati dalla Costituzione, che ovviamente stanno a cuore anche a tutti i cattolici che esprimono posizioni critiche interne alla Chiesa e che si richiamano al Concilio Vaticano II.
“Noi Siamo Chiesa” constata che il manifesto di promozione della manifestazione di domani è del tutto carente di analisi e di proposte sui veri problemi che rendono difficile nel nostro paese la creazione di nuove famiglie e che rendono troppo faticosa la vita di moltissime di quelle esistenti : la precarietà del lavoro, il problema della casa, le pensioni al minimo, la condizione delle famiglie degli extracomunitari ecc..
Come poi non chiedere una esplicita e forte autocritica sulle gravemente insufficienti politiche sociali per la famiglia a chi ha governato l’Italia dal dopoguerra ad oggi ? Non sono stati forse, da allora, cattolici gran parte dei protagonisti della vita politica italiana ?
Inoltre, manifestazioni di massa di questo tipo, che vogliono organizzare le coscienze piuttosto che parlare alle coscienze, fanno nascere nuove ostilità nei confronti della fede, malamente fatta coincidere con l’immagine di tante iniziative mediatiche delle gerarchie della Chiesa cattolica piuttosto che con il Vangelo.
“Noi Siamo Chiesa”
(aderente all’International Movement We Are Church)
Roma, 11 maggio 2007
Perchè scappare ? Quei giovani "fascisti" dovrebbero ossequiare don Aldo ! Grazie alle sue posizioni, e a quelli che la pensano come lui sull’ "amore libero", l’Italia verrà riconsegnata a Berlusconi e alla destra.
Ipse dixit !
(modestamente) biagio allevato
Family Day, piazza San Giovanni gremita Gli organizzatori: siamo un milione
Piazze a confronto a Roma. Un milione di persone a a San Giovanni per il Family Day. A Piazza Navona invece si celebra "il coraggio laico". Intanto Prodi avverte: "Non strumentalizzare la religione".
17:05 Berlusconi: "A Piazza Navona pulsioni antistoriche"
Piazza Navona "è una piazza che riflette pulsioni superate dalla storia" ha detto Silvio Berlusconi.
17:03 Bertinotti: "I Dico non insidiano la famiglia"
"Penso che la famiglia non sia insidiata da nessuna forma complementare ad essa di unione tra persone nè da rivendicazioni di diritti". Lo afferma il presidente della Camera Fausto Bertinotti, commentando le manifestazioni sul Family Day oggi a Roma.
16:58 San Giovanni, gli organizzatori: "Più di un milione"
A Piazza S.Giovanni è stato sfondato il tetto del milione di presenze. Lo hanno annunciato gli organizzatori.
16:49 Berlusconi: "Indegna la vignetta del Manifesto"
Silvio Berlusconi ha sbandierato davanti alle telecamere ’Il Manifesto’ di oggi. Sulla prima pagina campeggia una vignetta di Vauro dedicata al Family day dove una moglie dice al marito, davanti ai due figli, ’Ci saranno un sacco di preti’, e lui di rimando: ’Dici che e’ meglio se lasciamo a casa i bambini?. "Non volevo si pensasse ci fosse la volontà di strumentalizzare questa manifestazione e quindi ero in dubbio se venire. Ma poi ho visto la vignetta del Manifesto che è una cosa indegna e così mi sono deciso a partecipare".
16:44 Piazza navona, gli organizzatori, siamo 10mila
Sono circa diecimila, secondo gli organizzatori, le persone presenti a piazza Navona per la manifestazione del Coraggio Laico.
16:42 Don Benzi: "L’omosesualità è una devianza"
"Io andrei anche a piazza Navona, ma vorrei parlare e invece non me lo permetterebbero". Lo ha detto don Benzi, arrivato anche lui a piazza San Giovanni per aderire al Family Day. Ai cronisti che gli chiedevano se non fosse giusto riconoscere i diritti degli omosessuali, don Benzi ha risposto che "non esiste scientificamente l’ omosessualità, è una devianza".
16:41 Berlusconi: "il mio governo ha aiutato la famiglia"
Il centrodestra quando era al potere ha fatto una politica a favore della famiglia, a differenza del governo Prodi che invece l’ha tartassata con le tasse. E’ quanto sostiene, in sintesi, Silvio Berlusconi, conversando con alcuni giornalisti prima di recarsi al Family Day a S.Giovanni.
16:33 Berlusconi: "Non contrario a diritti coppie di fatto"
"Non sono assolutamente contrario alla tutela dei diritti delle coppie di fatto. C’è il Codice civile che si può anche migliorare". Silvio Berlusconi, prima di recarsi al Family Day a Piazza S.Giovanni precisa la sua posizione in tema di unioni civili.
16:30 Via alla manifestazione per il "coraggio laico"
"Buon compleanno Italia laica, moderna, coraggiosa, buon compleanno all’Italia che non si rassegna a tornare indietro". Con queste parole il giornalista Alessandro Cecchi Paone ha aperto la manifestazione ’Orgoglio laico’ a piazza Navona, tra gli applausi dei manifestanti.
16:26 Berlusconi: "Cattolici veri non stanno a sinistra"
"I cattolici di sinistra sono in una contraddizione insuperabile. Non si può essere allo stesso tempo cattolici e stare invece con chi è frontalmente dall’altra parte". Così Silvio Berlusconi, lasciando Palazzo Grazioli per dirigersi a Piazza San Giovanni dove parteciperà al Family Day, si rivolge a quelli che definisce "cattolici di sinistra". "Vedo che in questi ultimi tempi c’è un attacco alla libertà della Chiesa di esprimere le proprie convinzioni. Mi viene in mente quello che ci fu nei Paesi comunisti, la Chiesa del silenzio che poteva parlare soltanto nell’ ambito dei propri edifici" continua il Cavaliere.
16:15 Craxi: "La famiglia non è minacciata"
"La famiglia non è minacciata da scelte laiche e non si difende violando la memoria del 12 maggio". Lo sottolinea Bobo Craxi, sottosegretario agli Esteri, partecipando alla manifestazione per il coraggio laico, in corso a Piazza Navona.
la Repubblica, 12.05.2007 (ripresa parziale)
Famiglia e pretesti
di BARBARA SPINELLI ( La Stampa, 13/5/2007)
Quel che toglie il respiro, nelle parole che Gesù pronuncia nei Vangeli, è il precipizio drammatico in cui getta la famiglia. È vero che l’uomo non può separare quel che Dio unisce, in Matteo la prescrizione è chiara, ma questo è l’unico punto fermo del suo messaggio. Intorno a questo punto ogni cosa trema a cominciare dalla famiglia, vista come tormento sempre imminente: al pari dell’appartenenza etnica, delle tradizioni, dei riti canonici, l’istituto familiare può trasformarsi in gabbia che incatena l’uomo alla natura, alla carne. Quando Nicodemo va a trovarlo, nel Vangelo di Giovanni, per sapere come sia possibile entrare una seconda volta nel grembo della madre e rinascere, Gesù gli dice che non è nel legame di sangue e nella natura che l’uomo rinasce cristiano ma in altro modo: dall’alto, dallo spirito.
Dalla famiglia naturale si deve uscire, per avvicinarsi a Dio. «Che ho da fare con te, o donna?», chiede alla madre. E fin da adolescente risponde ai genitori che lo cercano e s’angosciano: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». E il giorno che madre e fratelli lo visitano insorge: «Chi è mia madre e chi i miei fratelli?», per poi volgere lo sguardo a chi gli sta intorno e dire: «Ecco mia madre e i miei fratelli». E in Luca: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo». Gli è discepolo chi «ascolta la parola di Dio e la mette in azione». Chi «beve il calice». Chi «porta la croce». Gesù è erede di Giobbe. Nella tribolazione nessun parente ama Giobbe, e meno di tutti la sposa che urla: «Rimani ancor fermo nella tua integrità?
Benedici Dio e muori!». Chi evoca le radici cristiane d’Europa non può non ricordare questa rottura profetica con ogni genealogia, che caratterizza il cristianesimo e che non promette a nessuno stabilità, durata naturale. Chi cerca stabilità ha bisogno della politica e di uno Stato autonomi da fedi, privati interessi e insurrezioni del cuore. Non è inutile ricordare le parole bibliche, all’indomani dell’immensa manifestazione cui è stato dato il nome, chissà perché inglese, di Family Day. Una manifestazione aperta ai laici ma che dalla Chiesa è stata suscitata, favorita, in opposizione alla legge che vuol tutelare i conviventi. Una manifestazione che ha difeso nei fatti un interesse privato, mettendo in concorrenza famiglie dette normali e unioni dette anormali, famiglie che s’avvalgono d’un supposto diritto naturale e unioni senza tutele. A Piazza Navona c’erano i laici e i cattolici che chiedevano diritti per tutti, matrimoni e Dico: non potevano vantare il successo numerico d’un Family Day che ha alle spalle la capacità organizzativa dell’associazionismo cattolico. Ma anche i dimostranti del Coraggio Laico erano lì a testimoniare una tradizione antica e forte.
Le parole dei Vangeli aiutano a separare il profondo dalla superficie, il profetico dai calcoli di potere. La famiglia come dramma costante, la predilezione di Gesù per il vincolo che non è quello del sangue e per l’amore del prossimo «messo in azione»: questo linguaggio profetico era assente nel Giorno della Famiglia. C’erano le masse oceaniche che hanno magnificato la famiglia come unica cellula naturale della società, e le masse oceaniche - la storia l’attesta - non sono profetiche. I propugnatori dicono d’aver voluto difendere una famiglia italiana poco protetta, e hanno ragione di dirlo. Ma la polemica contro i Dico era evidente. Come lo era la polemica contro una legge che, secondo gran parte del clero, infrange il sacramento coniugale. Altrimenti non sarebbe stato scelto il 12 maggio, anniversario del referendum sul divorzio.
La maggioranza che governa è divisa su questo punto. Un partito sta nascendo - il partito democratico - che vorrebbe essere egemonico a sinistra ma che non ha trovato un accordo sull’autonomia della politica, cioè sull’essenziale. È stato detto che la sinistra è prigioniera di tradizioni troppo libertarie, allo stesso modo in cui è insensibile ai temi della sicurezza. Cosa solo in parte vera: la famiglia esaltata dai comunisti era un collettivo castigatore di costumi, la sicurezza repressiva fu un fondamento nel comunismo. Non è con la sinistra storica che oggi si regolano i conti ma con le metamorfosi sociali e dei diritti individuali inaugurate dal Sessantotto. È quel che oggi accomuna le destre in Italia e Francia. Queste destre usano la religione e il clero, quando invocano il ritorno a autorità forti e a un ordine naturale. Quando proclamano, come ieri Berlusconi, che «un cattolico non può esser di sinistra». Il dibattito su natura contro cultura, su diritto naturale contro diritto positivo è una trappola per il legislatore. La famiglia non è diritto naturale: è figlia di una tradizione, non della natura. E il matrimonio è un sacramento a partire dal XIII secolo, non è iscritto nella Bibbia e non è condiviso da tutti i cristiani. Dice giustamente Gustavo Zagrebelsky che ci si aggrappa al diritto naturale come a un’assicurazione, che «non c’è nulla di meno produttivo e di più pericoloso che collocare i drammatici problemi dell’esistenza nel nostro tempo sul terreno della natura. A partire dal momento in cui in nome di questa natura e del sacramento si incita a disobbedire alle leggi non solo i cittadini, non solo categorie di esercenti funzioni pubbliche (medici, paramedici, farmacisti) ma addirittura i giudici, cioè proprio i garanti della convivenza civile, la Chiesa diventa elemento di confusione e nei fatti sovversiva, ponendosi unilateralmente al di sopra delle leggi e della Costituzione» (la Repubblica, 4 aprile 2007).
Le divisioni nel governo e la maniera in cui i vertici ecclesiastici ne profittano hanno oscurato quel che sta accadendo nelle nostre società, e che ha portato anche l’Italia - dopo più di dieci Paesi europei - a legiferare sulle unioni di fatto. Non è un estendersi dei mali moderni paventati in Vaticano: del relativismo, dell’edonismo. Quel che vivono i cittadini è una trasformazione e una crisi profonda della famiglia, ed è l’aumento di unioni che si formano fuori dal matrimonio anche perché la famiglia è tanto degradata. Le unioni di fatto oggi non reclamano solo diritti, né sono corrotte da edonismo: nel duro mondo del lavoro precario, delle abitazioni introvabili, dei figli squattrinati costretti a restare in famiglia, c’è una sete immensa di legge, di norme, che rendano salde e durevoli unioni timidamente sperimentate. C’è domanda di diritti, sì, ma anche di doveri: ad esempio il dovere di non lasciare soli in ospedale l’amico o l’amica, o di donar loro un’eredità. Quel diritto-dovere di stare accanto al convivente senza esser cacciati dall’ospedale non distrugge la famiglia classica, e dirlo è molto crudele. I matrimoni si degradano da soli, non per colpa di chi pensa, vive, ama, muore in modo diverso.
L’opposizione ai Dico, compresa l’opposizione alla convivenza fra persone dello stesso sesso, non può pretendere a incarnare una civiltà. Viene presentata come tale, ma quel che esprime è piuttosto spirito del tempo, parere categorico d’una maggioranza, difesa d’un interesse privato fatta propria da una parte della popolazione che si sente minacciata dalla concorrenza di altri interessi. Così come sono ingredienti dello spirito del tempo alcuni valori etici chiamati non negoziabili perché qualcuno, fuori dalla politica, pretende imporli d’autorità. Il mainstream o spirito del tempo è descritto come legge di natura: in realtà è una corrente di pensiero che senza più complessi ignora i patimenti di minoranze. Non ci sono più doveri di solidarietà verso queste ultime, non ci sono errori o offese da riparare. È parte dello spirito del tempo anche l’offensiva, generalizzata, contro la «cultura del pentimento». Nicolas Sarkozy l’ha addirittura messa al centro del proprio programma presidenziale. Un’epoca è finita: quella degli Stati europei che riesaminavano con una certa vergogna la propria storia; quella di Giovanni Paolo II fondata sul mea culpa. Oggi si passa alla controffensiva, il ministro Mastella si proclama fieramente guelfo, e la Chiesa partecipa non senza slancio a questo pentirsi della penitenza, a questo diffuso fascino del risentimento: anche il risentimento verso quel che in passato si è pensato, detto. La Chiesa spagnola che insorge contro i matrimoni omosessuali non ha nulla da rimproverarsi, ma è tanto più cieca: gli anni di connivenza con il familismo oppressivo di Franco non le spiegano nulla. La battaglia sui valori è assertiva e rancorosa, non aspira a spiegare né a capire. In un’intervista a Michel Onfray, Sarkozy dice: «Non ho mai udito una frase assurda come il Conosci te stesso di Socrate». Il Family Day gli fa eco: il suo punto di forza non è la profezia, ma la privatizzazione-confessionalizzazione della politica.
I cammelli al galoppo nella cruna dell’ago
di EUGENIO SCALFARI *
IL FAMILISMO è la base della società italiana, così ha scritto ieri su questo giornale Francesco Merlo e tutti concordiamo con lui. Lo è nel bene e nel male. Tutti siamo figli di mamma - si dice e si sa - e di mamma ce n’è una sola; a lei si ricorre anche nell’età adulta per ritrovare serenità, conforto, ristoro ed anche, con l’avanzare degli anni, per proteggerla e accompagnarla affinché non si senta sola in vista dell’ultimo appuntamento.
Familismo non è necessariamente sinonimo di famiglia. Il primo è un modo d’essere e di sentire, la seconda è un’istituzione convalidata da un contratto che per i cattolici realizza anche un sacramento. Spesso però quei due termini coincidono ibridandosi reciprocamente. Quando questa compenetrazione avviene la micro-istituzione familiare si chiude a riccio, esclude e non include, rischiando di diventare omertosa e di far prevalere la difesa dei propri confini sulla solidarietà civica e perfino sull’amore del prossimo.
Le società profondamente cristiane - se ancora ce ne sono - conoscono questo contrasto che ha le sue radici addirittura nella predicazione di Gesù di Nazareth. Dopo aver incitato i discepoli e il popolo che lo seguiva all’amore e alla carità, egli aggiunse: "Voi credete che io sia venuto a portare la pace ma io ho portato la spada. Io metterò il padre contro il figlio, la figlia contro la madre, il fratello contro il fratello. Chi verrà con me abbandonerà la famiglia. La mia famiglia non sono mio padre e mia madre ma siete voi che credete in me".
È un passo dei Vangeli molto controverso che ha una sola interpretazione possibile: Gesù pone se stesso come simbolo di carità e amor del prossimo e vede i legami familiari e l’egoismo di gruppo che li può intridere come una barriera da abbattere se il cristiano vuole aprirsi al comandamento dell’amore del prossimo. In questa visione la famiglia, luogo di amore, non può che essere aperta e inclusiva. Se non lo è il Maestro esorta i suoi seguaci ad abbattere il muro che la protegge e ad aprire le braccia e il cuore al Dio della misericordia, della tenerezza, del bene.
Noi laici, ma non ghibellini, vorremmo che questa fosse la visione della famiglia che ha radunato ieri, in piazza San Giovanni, una gran folla di persone per iniziativa di molte associazioni cattoliche, dei preti e dei Vescovi italiani. I promotori di quel raduno hanno sostenuto che proprio questa è stata la sua motivazione. E poiché l’istituzione familiare vive nel nostro tempo e deve sopperire ai bisogni e alle sfide quotidiane, gli obiettivi concreti della manifestazione sono stati anche quelli di premere sul governo affinché delinei una politica di sostegno economico alle famiglie per renderle più sicure del loro futuro e indurle anche per questa via a crescere e a moltiplicarsi.
Ebbene, spiace dirlo ma le cose ieri pomeriggio non sono andate così. Né era possibile - ammettetelo - che quella moltitudine non fosse strumentalizzata. Basta aver visto con quale entusiasmo sono stati accolti prima Fini e poi Berlusconi. Basta aver ascoltato le parole pronunciate da quest’ultimo un minuto prima di fare la sua comparsa e incassare l’ovazione che gli è stata tributata dalla piazza di San Giovanni.
"Io sono qui" ha detto "per testimoniare che i veri cattolici non possono stare a sinistra; non possono stare con i comunisti che hanno ridotto la Chiesa al silenzio e ancora vorrebbero ridurre la religione a un fatto privato. Io sono qui per far sì che la Chiesa possa liberamente parlare e affermare la propria verità e i propri valori che sono anche i nostri".
E così è stato servito il buon Pezzotta, organizzatore ufficiale del raduno, affannatosi per settimane a rassicurare che nessun colore politico avrebbe prevalso in quella piazza e in quella moltitudine, che cattolici e non cattolici avrebbero potuto e dovuto affratellarsi in nome della famiglia, dei suoi diritti e dei suoi doveri. Se Pezzotta - come ci ostiniamo a sperare per lui - è un uomo di buona fede, dovrebbe aver passato una pessima nottata nel constatare che i suoi sforzi sono stati ridicolizzati dalla realtà. Oppure - se si rallegrerà per quanto è accaduto - dovremo concludere che ha tentato di prendere in giro gli italiani che la pensano diversamente dalle piazzate berlusconiane.
Che Pezzotta sia un ingenuo si può anche concedere, ma sono altrettanto ingenui i vescovi della Conferenza episcopale? E il papa che anche dal Brasile ha seguito con attenta intenzione la manifestazione romana? (Apprendo ora dal telegiornale che Pezzotta con aria felice ha detto: "Il papa sarà contento di questa giornata". Tanto ingenuo dunque non è).
In realtà il Vaticano e le diocesi italiane stanno assordando da anni gli italiani con lo sventolio dei loro interessi e dei valori usati per ricoprirli. Hanno trasformato la Chiesa italiana nella più potente delle "lobby". Hanno voluto il raduno di Roma per mettere in scena una prova di forza politica e muscolare. Hanno attinto a piene mani ai fondi provenienti dall’8 per mille versato nelle loro casse dallo Stato italiano. Stanno risuscitando il clericalismo e l’anticlericalismo. Sono entrati a gamba tesa nell’agone politico a dispetto della lettera e dello spirito del Concordato.
Questo è accaduto ieri. Non vorremmo usare parole gravi ma la giornata di ieri ha indebolito la democrazia italiana. Non perché tanta gente si sia riunita per far sentire la sua adesione ai valori e agli interessi delle famiglie; ma perché quella stessa gente è stata manipolata dalle destre e dalla Chiesa in perfetta sintonia tra loro. Trono e altare, come ai vecchi tempi. Vengono in mente i farisei denunciati da Gesù come sepolcri imbiancati e viene in mente anche la biografia privata di molti capi della destra a cominciare dal suo leader massimo.
Ho già detto: non siamo ghibellini. Ma sentiamo che forze potenti ci spingono a diventarlo. Siamo contro chi volesse ridurre la Chiesa al silenzio, anche se non c’è nessuno che lo voglia. Ma siamo soprattutto contro chi sta riducendo al silenzio i laici e facendo a pezzi la laicità.
* * *
Da questo punto di vista bene hanno fatto i radicali e quanti ne hanno condiviso l’iniziativa a promuovere il raduno del "coraggio laico" a piazza Navona. La sproporzione delle forze in campo era evidente e proprio per questo è stata usata la parola coraggio. Il grosso del centrosinistra era assente. In ascolto, hanno detto i suoi leader. Ebbene, ora hanno ascoltato. Di incoraggiamenti per una politica di sostegno finanziario alle famiglie non c’era bisogno: una parte delle scarse risorse disponibili è già stata impegnata dal governo in quella direzione; altre provvidenze saranno decise nel convegno di Firenze promosso dal governo e Rosy Bindi.
Resta l’accoppiata tra la Chiesa italiana e la destra, fragorosamente espressa da mesi e culminata nella giornata di ieri. Si spera che i leader del Partito democratico abbiano ascoltato con profitto e che almeno un briciolo di coraggio laico sia penetrato nelle loro menti.
Gesù di Nazareth rovesciò i tavoli dei mercanti e li scacciò a frustate dal Tempio. Gesù di Nazareth predicava la pace ma sapeva usare la spada quando fosse necessario.
Ha detto tante cose Gesù di Nazareth. Forse i laici dovrebbero promuovere un raduno di massa intitolato al suo nome per vedere fino a che punto la Chiesa di oggi abbia ancora il diritto di usarlo e non parli invece sempre di più con lingua biforcuta. Per vedere se il ritorno al nuovo temporalismo sia un fatto positivo o negativo per il sentimento religioso. Per vedere se i papisti di oggi lottino ancora affinché gli ultimi siano i primi. Infine per capire se i cammelli riescano a passare nella cruna dell’ago o se quella cruna non sia diventata una ampia autostrada dove i cammelli transitano al galoppo con tutto il carico delle loro ricche mercanzie.
Sì, bisognerebbe proprio farlo un raduno di massa su Gesù di Nazareth. Non credo che il trono e l’altare uniti insieme siano di suo gusto, figlio dell’Uomo o figlio di Dio che lo si voglia considerare.
* la Repubblica, 13 maggio 2007
LA FAMIGLIA, IL DIVORZIO, L’ABORTO E LA POLITICA CON LA P. MAIUSCOLA
di Ida Dominijanni (il manifesto,15.05.2007)
«Non dimentichiamo che nel nostro paese due leggi come quelle sul divorzio e sull’aborto sono passate perché la Politica, quella con la P maiuscola, ha creato un ampio consenso in parlamento ma anche nel paese, al di là degli schieramenti ideologici. Ecco, mi pare che la lezione delle battaglie per il divorzio e l’aborto sia stata dimenticata». Così Nicola Latorre, vicecapogruppo (ds) dell’Ulivo a palazzo Madama, intervistato da Maria Teresa Meli sul Corsera di ieri. Com’è vero che la memoria divide: a me viene da replicare con le stesse parole, «mi pare che la lezione delle battaglie per il divorzio e l’aborto sia stata dimenticata», per ragioni esattamente opposte a quelle addotte da Latorre, il quale invoca «la politica con la P maiuscola» contro «il minoritarismo» che a suo giudizio marchiava sabato scorso la risposta dell’«orgoglio laico» di piazza Navona al Family Day di piazza San Giovanni.
Ora. Nel nostro paese né la legge sul divorzio né quella sull’aborto sarebbero mai state approvate (e confermate con i relativi referendum) senza l’apporto politico e culturale non laterale ma determinante di minoranze quali: un signore socialista che si chiamava Loris Fortuna e presentò con grande scandalo il primo progetto di legge sul divorzio nel ’65, i radicali che sia del divorzio sia dell’aborto fecero due bandiere irrinunciabili, i gruppi della nuova sinistra post-sessantottina che ne fecero due terreni di scontro con la cultura del Pci, e soprattutto il movimento delle donne che interpretò l’una e l’altra battaglia in modo inedito cioè rispondente all’esperienza (e all’elettorato) femminile.
Può darsi che tutti costoro abbiano - abbiamo - fatto una politica con la p minuscola, il che ci fa onore visto lo stato di salute non proprio eccellente di quella con la P maiuscola; di certo non era una politica minoritaria, essendosi rivelata anzi nell’uno e nell’altro caso nettamente maggioritaria, cioè in grado di interpretare un mutamento sociale e di mentalità che nell’uno e nell’altro caso i partiti maggiori, cioè la Dc e il Pci, temevano e negavano con tutte le loro forze, rivelandosi nettamente minoritari. Ai tempi del referendum sul divorzio, il Pci temette fino alla sera dei risultati un voto femminile conservatore, senza percepire neanche vagamente che le donne stavano diventando la punta più avanzata del mutamento sociale.
Ai tempi dell’aborto, non smise mai - mai, e i suoi epigoni non smettono tutt’ora -di rubricarlo come «piaga sociale» invece che come esperienza femminile, complessa e difficile e spesso drammatica, connessa alla sfera della sessualità. Nell’un caso e nell’altro, si trattava di due questioni di libertà, che la politica con la P maiuscola tentò in tutti i modi (e nel caso della legge sull’aborto purtroppo ci riuscì) di risolvere al livello più basso di mediazione fra laici e cattolici, i quali nell’un caso e nell’altro dialogavano molto più produttivamente fuori da Montecitorio che dentro.
La manifestazione di piazza Navona sarà stata inadeguata - grazie soprattutto alla brillante assenza dei Ds - a contrastare la geometrica potenza di piazza San Giovanni, ma sarebbe il caso di raccoglierne precisamente lo spunto per un onesto paragone fra il conflitto di oggi sulla famiglia e quelli del passato sul divorzio (cioè sempre sulla famiglia) e sull’aborto. Oggi come allora, infatti, è sempre della stessa sindrome che la sinistra con la S maiuscola soffre, cioè di un’allergia rispetto alle questioni di libertà. Sul divorzio come sull’aborto come sui conviventi e gli/le omosessuali, la sinistra con la S maiuscola che dal Pci discende per li rami al futuro Pd non è mai riuscita e non riesce ad andare oltre una timida strategia di riduzione del danno (il danno del tradimento coniugale, il danno della piaga sociale, il danno del convivente senza garanzie previdenziali) e a impostarne una sulla scommessa, e i rischi, della libertà. Me se si tratta solo di ridurre danni e sanare ferite, c’è da stupirsi se i più ricorrono alla medicina della tradizione?
Bagnasco: "I politici non trascurino il family day" *
ROMA - Il "Family Day", avvisano i vescovi italiani, non potrà essere trascurato dai politici. "E’ la società civile che si è espressa in maniera inequivocabile e che ora attende un’interlocuzione istituzionale commisurata alla gravità dei problemi segnalati", ha detto oggi il presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, aprendo nel pomeriggio i lavori dell’Assemblea generale della Cei in Vaticano. La manifestazione di San Giovanni, ha aggiunto il presule, è "stato un fatto molto importante" "consolante per noi vescovi", e con "un’ottima riuscita". I vescovi italiani, ha aggiunto Bagnasco, non vogliono fare "da padroni", "parlare dall’alto", nè attentare alla laicità della vita pubblica. Il capo dei vescovi ha ricordato le minacce contro di lui e la Chiesa, e si è detto molto preoccupato riguardo "il rischio di una contrapposizione strumentale tra laici e cattolici". "Questa contrapposizione - ha detto oggi - in realtà non trova riscontro nel sentire della stragrande maggioranza del nostro popolo".
Quanto alle questioni sociali il presidente della Cei è stato altrettanto netto. "La nostra esperienza diretta - ha detto - registra una progressiva crescita del disagio economico sia di una larga fascia di persone sole e pensionate, sia delle famiglie che fino a ieri si sarebbero catalogate nel ceto medio". "E proporzionalmente - ha aggiunto - c’è un ulteriore schiacciamento delle famiglie che avremmo definite povere". Dalle segnalazioni ricevute, ha spiegato il presidente della Cei, "la situazione attualmente più esposta sembra essere quella della famiglia monoreddito con più figli a carico". "Spesso con difficoltà si arriva alla fine del mese. E’ da questa tipologia di famiglie che viene oggi alle nostre strutture una richiesta larga e crescente di aiuto- anche con i ’pacchi viveri’ che parevano definitivamente superati per lo più mascherata e nascosta per dignità".
* la Repubblica, 21-05-2007.