Il parroco dice no alla rassegna di Cinemarte a Venezia
A rischio la rassegna cinematografica a tematica omosessuale che dovrebbe tenersi il 14, 15 ed il 16 di settembre **
CENTRO STUDI TEOLOGICI
Milano, 6 luglio 2007
NOTA ALLA STAMPA
CINEMARTE DI MARGHERA
VESCOVO DEL CENTRO STUDI TEOLOGICI INTERVIENE
PERCHE’ OSTINARSI A CHIEDERE ASILO AI FRATI E ALLE STRUTTURE PARROCCHIALI?
SE VOGLIONO RESTARE NELL’IGNORANZA CI RESTINO, D’ALTRA PARTE E’ DA TEMPO ORMAI CHE SENTIAMO QUESTA MUSICA> IMMAGINATE CHE L’IDEA DELL’OMOSESSUALITA’ COME "REALTA’ CONTRO NATURA" (CONTRARIA ALLA LEGGE NATURALE) E’ MUTUATA DALLA CHIESA CATTOLICA DAL PENSIERO ARISTOTELICO-TOMISTA CHE NON AVEVA CONOSCENZE SCIENTIFICHE, MA FILOSOFICHE E CHE I TESTI DI ARISTOTELE AD ESEMPIO SUL CERVELLO, LO RITENEVANO UN ORGANO PRESSOCHE’ INUTILE ("UN VISCERE FREDDO E PRIVO DI CIRCOLAZIONE SANGUIGNA").
SE VOGLIONO RESTARE AI TEMPI DI ARISTOTELE E DELLA SCOLASTICA E TUTTA QUELLA MANUALISTICA TEOLOGICO - MORALE CHE NE HA MUTUATO NON SOLO LE CONOSCENZE MA ANCHE LE CASTRONERIE SCIENTIFICHE CHE CI RESTINO.
LA SITUAZIONE E’ DUPPLICE: ASSENZA DELLO STATO E INGERENZA DELLA CHIESA CHE PRENDEVA FINANZIAMENTI PUBBLICI PER FARE QUELLO CHE LO STATO NON VOLEVA FARE. IN TUTTI I PAESI PIU’ PICCOLI E IN CITTA’ DI PROVINCIA LE SALE SONO PARROCCHIALI E NON STATALI!
SONO LE ISTITUZIONI PUBBLICHE CHE DEVONO METTERE A DISPOSIZIONE LE SALE E LE STRUTTURE IDONEE, NON LE PARROCCHIE!
LO STATO LAICO HA VISSUTO A RIDOSSO DELLA CHIESA, CHE HA SFRUTTATO L’ASSENZA DELLO STATO MAGARI CERCANDO FINANZIAMENTI PUBBLICI FACENDO CREDERE CHE LE SALE SAREBBERO STATE APERTE A TUTTI E INVECE ERANO DI UNA CONFESSIONE IDEOLOGICA BEN PRECISA E DI PROPRIETA’ PRIVATA IN SOSTANZA.
QUESTO L’IBRIDO ITALIANO E LA CONFUSIONE ANDARE AD ELEMOSINARE ALLE PARROCCHIE E’ VERAMENTE PIETOSO NON SOLO PER I GAY MA PER TUTTA LA CITTADINANZA. SI RICORDINO POI I FRATI CHE LE STRUTTURE CHE ESSI NEGANO SONO STATE COSTRUITE CON I SOLDI DI TUTTA LA GENTE, NON GIA’ CON I LORO FONDI PERSONALI DEL CLERO E PERTANTO L’EQUITA’ DICE CHE DOVREBBERO SENTIRE CHE NE PENSA TUTTA UNA CITTADINANZA CHE HA PAGATO PER QUESTE STRUTTURE CHE NON SONO PROPRIETA’ DEI FRATI O DEI PRETI , CITTADINANZA CHE HA ANCHE FAMIGLIE DI PADRI E MADRI CON FIGLI E FIGLIE GAY.
SI TRATTA DELLA SOLITA PREPOTENZA DI UN CLERO NEFASTO SULLA VITA DELLA CHIESA E LA LIBERTA’ DEI CITTADINI.
La situazione italiana delle Sale cinematografiche in mano alle Parrocchie, è una delle tante che mette in evidenza uno strapotere del clero insopportabile, che ha fatto credere di essere una specie di "servizio pubblico" e per questa ragione ha usufruito di finanziamenti pubblici e di agevolazioni e tutta una serie di leggi ad hoc, mentre in realtà era una entità confessionale (ideologica) privata in tutti i sensi, con una utenza pubblica, e che come tale poteva decidere insindacabilmente a chi dare o meno in uso la struttura medesima, senza che lo Stato o gli Enti Pubblici potessero metterci bocca.
In presenza di una patente ed evidente discriminazione di cittadini, l’unica cosa che possono fare adesso lo Stato e gli Enti Comunali è quella di sospendere ogni erogazione di soldi pubblici a queste realtà parrocchiali, che non rispettano gli standard della Costituzione italiana ed i suoi principi fondamentali (art. 3).
Tuttavia è increscioso che lo Stato abbia abdicato totalmente alla sua funzione, cioè costruire ed approntare le sale per la cinematografia e il teatro come in altre nazioni, appaltandole invece per inerzia, con il danaro di tutti, alla Chiesa che oggi ne fa’ quel che vuole e le lascia pure vuote ed in abbandono.
I Frati Minori della Provincia Veneta e quelli titolari del Cinema Aurora di Marghera poi si ricordino, se hanno un briciolo di onestà, che quelle strutture non le hanno pagate loro bensì tutti i cristiani della Comunità cristiana cattolica, con i soldi di tanti operai cittadini e famiglie, che non vogliono affatto come loro, il Vaticano e molti vescovi, discriminare, emarginare le persone per il loro orientamento sessuale! Tra questi anche le famiglie con figli omosessuali. Sappiamo che la decisione dei Frati stessi è supportata dalla Curia Patriarcale di Venezia in cui c’è un campione nazionale della linea omofoba integrista, il cardinale ciellino Scola.
In Italia una quantità di sale cinematografiche parrocchiali ha chiuso i battenti per l’impossibilità di stare sul mercato e per la concorrenza, se vogliono chiudere le poche rimaste che vadano pure avanti nella loro ostinata chiusura totale, teologica, umana, pastorale, etica verso le realtà della modernità. Hanno tutto il diritto di chiudersi, ma non vengano a chiedere i soldi nostri e dei fedeli cristiani che non condividono questa assurda e miope impostazione discriminatoria e antidemocratica e contraria al progesso civile: il vicolo cieco in cui si è cacciata la Chiesa cattolica di oggi.
Vescovo + Mons. Giovanni Climaco MAPELLI
presidente del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
Diocesi della Chiesa Cattolica Antica Apostolica di Milano e Monza*
tel 339.5280021
02.95310741 fax
www.centrostuditeologici.too.it
ufficio di segreteria Vescovile
Via Vescovo Garibaldo,5/a
20065 INZAGO MILANO
* Chiesa di tradizione e successione apostolica autentica non dipendente dal Vaticano e dal papa. (ANTICA CATTOLICA ED APOSTOLICA DEL PRIMO MILLENNIO)
Il parroco dice no alla rassegna di Cinemarte a Venezia
A rischio la rassegna cinematografica a tematica omosessuale che dovrebbe tenersi il 14, 15 ed il 16 di settembre
VENEZIA. La Municipalità di Marghera propone di portare al cinema Aurora le “Giornate di cinema omosessuale - Venice Gays” ma la parrocchia di S. Antonio risponde con un secco: “No”. La rassegna curata da CinemArte, che avrebbe potuto tenersi nella sala cinematografica parrocchiale il 14, 15 ed il 16 di settembre, è la stessa che nel passato si è tenuta al cinema comunale Astra del Lido e che l’anno scorso è stata al centro delle polemiche del parroco dell’isola e della Lega Nord che aveva anche minacciato un contro-festival porno eterosessuale.
La questione ha causato una lettera, che non è stata inviata alla Municipalità ma al direttore del settore Beni ed attività culturali del Comune Giandomenico Romanelli. Nella missiva si diceva no al “Venice Gay” all’Aurora e che l’insistere su questo argomento avrebbe anche potuto comportare la rottura della convenzione tra parrocchia e Municipalità per le attività della sala. Poi la settimana scorsa c’è stato un incontro tra il vicepresidente e delegato alla Cultura della Municipalità Bruno Polesel e i vertici ecclesiali regionali dove è stato ribadito il no in base alla convenzione che prevede che nel cinema siano organizzati spettacoli consoni al luogo. Il parroco di S. Antonio Roberto Benvenuto si è chiuso nel no comment. Più loquace Polesel: “Siamo spiacenti per l’accaduto ma voglio chiarire che la nostra proposta di portare le “Giornate di cinema omosessuale” all’Aurora non era provocatoria. Forse non siamo riusciti ad argomentare in modo sufficiente il fatto che si trattasse di una rassegna trasversale, quindi, non di parte e di cinema d’autore. Probabilmente questo tipo di proposta in un momento, in cui nel nostro Paese infervora la polemica sui Dico e sul Family Day è stata giudicata inopportuna”. Il direttore del centro Candiani però lancia un salvagente: “Siamo disponibili ad ospitare le tre serate”.
“Ringrazio Ellero - risponde Daniel Casagrande di CinemArte - ma abbiamo bisogno di un cinema vero e proprio come potrebbe essere il Dante o l’ex Gil. Dispiace che dopo essere stati costretti ad andarcene dal Lido, ci caccino anche da Marghera”.
VADE RETRO - ARCIGAY: RUTELLI CI DICA SE C’E’ CENSURA
di Aurelio Mancuso *
CON UNA BATTUTA VORREI CHIEDERE A RUTELLI CON CHI DEI DUE BOTERO STA?
Vorremmo che il ministro della cultura Francesco Rutelli facesse sentire la sua voce e dicesse se i contenuti della mostra “Arte e Omosessualità” sono da censurare o meno e perchè.
Lui darebbe il patrocinio del ministero da lui presieduto in virtù del principio di libertà di espressione artistica?
La mostra può piacere o non piacere e si è liberi di non andarla a vedere se si ritengono troppo forti i sui contenuti. Ma per carità non si facciano censure. L’arte è arte e va tutelata e con essa tutti gli artisti e i sovrintendenti che con lungimiranza e senso critico colgono le opportunità e aprono spazi lasciati chiusi da altri.
Con una battuta vorrei chiedere a Rutelli con chi dei due Botero sta? Ci dica se la pensa come il filosofo Giovanni Botero (cioè se per ragion di stato questa mostra va censurata) o come il pittore Fernando Botero (secondo cui il dipingere deve essere inteso come una necessità interiore, un bisogno che porta ad una esplorazione ininterrotta verso il quadro ideale).
Il silenzio del ministro è davvero assordante visto la portata delle polemiche che si sono create attorno a questa mostra.
Aurelio Mancuso
presidente Arcigay
SCIENZA
La visione tecnica che domina le società democratiche occidentali pretende di dire l’ultima parola sulle origini e le ragioni della vita. Nel discorso per la Festa del Redentore il Patriarca di Venezia mette in luce i punti di forza della religione e della filosofia nella ricerca, anche oggi, del senso dell’esistenza
L’anima? Non è più un tabù, ma una chance per le neuroscienze *
Fino a ieri l’ipoteca della fede sembrava complicare il lavoro agli scienziati che studiavano la mente e la coscienza. Oggi è diventato chiaro a molti che la razionalità ha forme molteplici che non sono riducibili unicamente ai paradigmi della scienza, ma trovano nello «spirito» un sostegno decisivo per la comprensione dell’umano e della realtà. Non tutto si può spiegare meccanicamente con la biochimica del cervello
I cultori delle neuroscienze convinti che la comprensione del cervello rappresenti la svolta epocale più radicale (una rivoluzione più grande di quelle copernicana, darwiniana e freudiana) affermano a chiare lettere non solo che la nozione di vita è assai complessa, ma anche che vita è un termine troppo generico ed applicabile ad un insieme di processi. A tal punto che lo spirito di vita e la vita sarebbero concetti «intorno a cui gli scienziati hanno cessato da tempo di interrogarsi» (V.S. Rachamandran, Che cosa sappiamo della mente, Mondadori, p. 98).
La fede cristiana, non complica ulteriormente le cose pretendendo che, per descrivere compiutamente la vita umana, si debba parlare non solo di mente e di cervello, ma anche di spirito (anima) e per di più di spirito individuale intimamente legato ad una carne destinata a risorgere? Rispondere a queste e simili domande in termini il più possibile adeguati è diventata una questione stantis vel cadentis per la fede cristiana.
Accogliere la sfida contenuta in questa provocazione è diventata ancor più una questione di vita e di morte per l’etica da quando William Safire ha coniato il termine «neuroetica» per indicare quell’insieme universale di risposte biologiche, connaturate al nostro cervello, da dare ai dilemmi di natura etica.
È decisamente positivo il fatto che siamo usciti dall’epoca in cui le scienze vietavano di «porre la domanda delle domande». Esse stesse non temono ormai di parlare, in qualche modo, di verità. La tecnoscienza, che non esclude di poter fornire spiegazioni per tutto il processo evolutivo, macro e micro - dal Big-Bang fino all’insorgere della prima cellula di vivente - sembra voler farsi carico di quelli che una volta erano i contenuti dell’etica filosofica e della religio. Taluni cultori delle neuroscienze affermano addirittura che «il nostro cervello vuole credere» (M.S. Gazzaniga, La mente etica, Codice edizioni, p. XVII) e quindi si apre uno spazio per una religiosità riconosciuta come fenomeno di una qualche rilevanza sociale. Essi dicono: pur sapendo che «di fronte ad un conflitto morale reagiamo di fatto in modi molto simili guidati da reti neurali o da sistemi di rinforzo comuni al nostro cervello» (ibid., 158) non si può evitare di confrontarsi col fatto che, almeno fino ad oggi, le persone, quotidianamente, vivono e muoiono in nome delle loro credenze religiose. Ci dividono le nostre teorie religiose e morali, ma la "mente etica" ci unirà e ci salverà!
La concezione tecnoscientifica della vita umana e della sua storia è divenuta assai rilevante nelle democrazie avanzate soprattutto dell’Occidente. Se la democrazia plurale si costruisce autonomamente solo su procedure, è però la tecnoscienza (non più le religioni e le filosofie) a volerci dire che cos’è la vita nella sua origine, nel suo svolgimento e nel suo termine. A ben vedere il fenomeno stesso della globalizzazione è strettamente dipendente dal fatto che l’Occidente sta imponendo a tutto il mondo una concezione della felicità come puro prodotto progressivo della tecnoscienza. In questa visione delle cose non v’è più posto per l’anima, la risurrezione della carne, la vita eterna.
Ci si può anzitutto porre una domanda. Una simile visione della realtà è per l’autentico profitto della stessa tecnoscienza?
Conviene anzitutto rilevare che la tecnoscienza fa leva su una visione del reale che consente la progressiva scoperta solo di ulteriori stati di cose, ma non quella di ulteriorità di senso rispetto a quello definito dall’impresa scientifica. Riaffiora qui obiettivamente il rischio, che ogni autentica impresa scientifica deve invece scongiurare, di una nuova forma di riduzionismo (non di corretta "riduzione") che finisce per produrre inedite, potenti varianti di scientismo, che in ogni sua forma, da quelle più rozze a quelle più raffinate, è fondato su una triplice ingiustificata identificazione: «ciò che è» è «ciò che è conoscibile»; «ciò che è conoscibile» è «ciò che è conoscibile s cientificamente»; «ciò che è conoscibile scientificamente» è «ciò che è conoscibile mediante la scienza empirica». Così che, in definitiva, solo le scienze, e in specie quelle empirico-sperimentali, ci danno la conoscenza di ciò che è.
Non la scienza astrattamente intesa, ma l’uomo di scienza non può però eludere la domanda: l’orizzonte della ragione umana oltrepassa o no l’orizzonte della ragione scientifica?
Esistono almeno due buoni motivi per rispondere positivamente. Anzitutto i processi umani, gli stati e le operazioni della mente quali intenzionalità, comportamento, cognizione, libero arbitrio non sono come tali oggetto possibile dell’indagine scientifca, che al più può analizzare solo le loro condizioni fisiche o psichiche. Non mancano conferme a questa affermazione da parte dei più recenti studi legati alle scienze cognitive. Inoltre vi è il problema dell’organismo che tiene in collegamento tali strutture, del perché esse svolgano la loro funzione, del come si siano formate. Emerge con forza già a questo livello la questione dell’Io (Self), che dovrà nella sua complessa articolazione (continuità, unità, corporeità, azione volontaria) trovare spiegazione. E i cultori delle neuroscienze sono ben lungi dall’aver dimostrato che questa sia correlabile con una qualche funzione neuronale od area cerebrale.
In secondo luogo esistono forme di razionalità differenti dalla razionalità scientifica. Il logos umano, infatti, pur essendo uno, si esercita ed è produttivo secondo plurime forme teoriche, pratiche ed espressive - come già affermava Aristotele - che oggi possiamo identifcare in almeno cinque forme differenziate ed irriducibili di razionalità (cfr. i diversi gradi del sapere di Maritain e le diverse forme della conoscenza secondo Lonergan): teorica-scientifica (scienza), teorica-speculativa (filosofia/teologia), pratica tecnica (tecnologia), pratica-morale (etica) e teorico-pratica espressiva (poetica). Per questo Benedetto XVI molto opportunamente non cess a di invocare il rispetto dell’"ampiezza" della ragione, articolata nella pluralità delle sue capacità e funzioni, e quindi né arbitraria, né indifferenziata pena la caduta nella frammentazione del senso.
Anche quando le neuroscienze fossero in grado di descrivere il come gli stati neuronali del cervello si colleghino a tutti i fenomeni che, per intenderci, chiameremo spirituali, resterebbe intatta la questione del che cosa essi siano in realtà. Anche ammesso un rapporto di causalità tra stati neuronali ed emozioni, operazioni ed opzioni spirituali, tale confronto non potrebbe mai escludere, ma piuttosto suggerire l’esistenza di un principio che muove l’Io (Self) nella sua relazione profonda verso il Sé e verso l’altro. Come escludere che la biochimica del cervello descriva solo una dimensione del complesso comportamento spirituale di un essere che vive dell’insopprimibile unità duale di anima e di corpo?
Se la biochimica del cervello risponderà alla domanda su che cosa sono il libero arbitrio, l’arte, su chi siamo noi, allora la grande questione della natura dell’Io e della vita - e alla fine dell’anima - troveranno una spiegazione in cui il problema della natura dell’io non svanirà affatto, ma solo sarà risolto da una pura lettura tecnoscientifica, che comunque dovrà mostrare la sua sufficienza. Oppure la biochimica del cervello, come personalmente ritengo occorra concludere, potrà solo dire sempre meglio il come del suo nesso con la mente, lasciando spazio ad altri procedimenti razionali per indagare il che cosa della mente stessa oltre che del bios.
Questo che cosa, da quando l’uomo esiste, non è mai stato messo da parte semplicemente perché irresistibilmente l’uomo, a partire dalla domanda che lo costituisce, «alla fine chi mi assicura definitivamente?», sempre lo ripropone. È la sua dimensione spirituale, l’anima e il destino immortale di tutta la persona, che impone all’uomo la domanda sulla natura della mente e attraverso di essa sulla sua natura tout- court.
VENEZIA
Tutta la Laguna nel segno del Redentore
Ogni anno in occasione della Festa del Redentore, festa religiosa e civile di Venezia e cara a tutte le terre venete, il Patriarca di Venezia rivolge alla città e non solo un discorso che mette in luce le sfide più urgenti per gli uomini e le donne di oggi di fronte alla realtà contemporanea. Negli anni questo appuntamento ha toccato le questioni del meticciato di civiltà, della nuova laicità, dell’educazione e della scuola nel nostro Paese, fino ad approdare, nel discorso che il Cardinale Angelo Scola (foto sopra) leggerà questa sera, al tema del rapporto tra l’anima e le scienze. Il discorso del Redentore sarà ripreso in un filo diretto radiofonico in onda sulle radio del circuito nazionale «In Blu» domani, dalle 11 alle 12, al quale parteciperanno tra gli altri il filosofo Emanuele Severino, l’astronomo Guido Chincarini, il matematico Giorgio Israel, l’imprenditore Polegato, il filosofo Francesco Botturi.
* Avvenire, 15.07.2007
VENEZIA. IL VESCOVO ORTODOSSO ATTACCA IL PARROCO
La difesa della rassegna «Venice Gays» vietata al cinema Aurora
di Michele Bugliari *
MARGHERA. Il vescovo Giovanni Climaco Mapelli della chiesa ortodossa attacca la chiesa cattolica, per aver negato il cinema parrocchiale Aurora al «Venice Gays», le tre giornate di cinema omosessuale organizzate da Municipalità e CinemArte, previste a settembre.
Il presidente del centro studi teologici di Milano della chiesa cattolica antica apostolica afferma: «Perché ostinarsi a chiedere asilo ai frati e alle strutture parrocchiali? Se vogliono restare nell’ignoranza ci restino», afferma il monsignore ortodosso. «La situazione italiana delle sale cinematografiche in mano alle parrocchie - continua Mapelli - è una delle tante che mette in evidenza uno strapotere del clero insopportabile, che ha fatto credere di essere una specie di servizio pubblico e per questa ragione ha usufruito di finanziamenti pubblici e di agevolazioni». «In presenza di una evidente discriminazione di cittadini - afferma il responsabile della chiesa ortodossa - l’unica cosa che possono fare adesso lo Stato e i Comuni è di sospendere i finanziamenti. I Frati Minori della Provincia Veneta e quelli titolari del Cinema Aurora di Marghera poi si ricordino, che quelle strutture non le hanno pagate loro bensì tutti i cristiani della Comunità cristiana cattolica, con i soldi di tanti operai cittadini e famiglie, che non vogliono discriminare le persone per il loro orientamento sessuale. Tra questi anche le famiglie con figli omosessuali».
(Michele Bugliari)
AL SERVIZIO DEL MONDO
In attivo i conti del Vaticano
A finanziare le attività degli uffici della Curia, che non producono ricavi, provvedono Conferenze episcopali, diocesi e istituti religiosi: le loro offerte sono aumentate nel 2006 passando da 73,9 a 86 milioni di euro
Da Roma Salvatore Mazza (Avvenire, 07.07.2007)
Si è chiuso in attivo, per il terzo anno consecutivo, il bilancio consolidato della Santa Sede. Entrate per 227 milioni 815 mila euro, e uscite per 225 milioni e 409 mila euro, con un saldo positivo di poco oltre i 2,4 milioni di euro. Una «buona notizia», dunque, come ha sottolineato ieri mattina il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli Affari economici, nella conferenza stampa convocata per presentare e "spiegare" i numeri del bilancio consolidato 2006, anticipati qualche giorno fa.
Un «risultato positivo», l’attivo conseguito, pur se «rappresenta il valore meno elevato» dopo quelli registrati nel 2005 (+9,7 milioni) e nel 2004 (+3,1 milioni). Nel bilancio sono conteggiati i costi «di tutte le Amministrazioni pontificie, oltre alle 118 Sedi di rappresentanza pontificia sparse in tutto il mondo e le nove Sedi presso gli organismi internazionali». Nel corso dell’incontro, introdotto dal direttore della Sala Stampa padre Federico Lombardi, e presenti monsignor Franco Croci, segretario della Prefettura degli Affari economici, e il ragioniere generale Paolo Trombetta, sono state passate in esame le diverse voci iscritte a bilancio. A iniziare ovviamente dalle attività istituzionali, ossia quelle svolte dai Dicasteri e gli Uffici della Curia Romana, ovvero dagli «organismi che assistono da vicino il Santo Padre nella missione di pastore universale a servizio delle Chiese locali, come anche a beneficio dell’umanità, come operatori di pace», e che «non producono ricavi - ha sottolineato Sebastiani - e per questo sono soggetti alla prescrizione canonica 1271 che invita i vescovi a venire incontro liberamente alle attività della Santa Sede».
Il canone richiamato è quello che invita Conferenze episcopali, diocesi, istituti religiosi, fedeli ed Enti ecclesiastici vari a farsi carico, a seconda delle proprie possibilità, dell’esercizio apostolico della Santa Sede. Ebbene, nel 2006 le offerte raccolte attraverso questa disposizione sono aume ntate, rispetto all’anno precedente, da 73,9 milioni di euro a 86 milioni nel 2006.
Quanto ai costi, sempre per l’attività istituzionale, l’aumento è stato di quasi 5 milioni, da 121,3 a 126,2 milioni di euro, variazione dovuta sia ai costi aggiuntivi per il personale, sia all’aumento delle spese generali e amministrative (da 13,4 a 15,3 milioni), e di quelle per il mantenimento di rappresentanze e nunziature (da 19,6 a 20,6 milioni). Riguardo all’attività finanziaria, l’incremento dei contributi ha permesso di assorbire il calo molto pronunciato dell’avanzo netto che è stato nel 2006 di 13,7 milioni contro 43,3 milioni nel 2005. Ciò, ha spiegato Sebastiani, in base al «principio della prudenza» che guida questo settore, per cui gran parte degli investimenti sono obbligazioni statali anziché azioni, che sono a maggior rischio.
Sempre nel 2006, il settore immobiliare ha registrato un netto di 32,3 milioni (22,4 nel 2005). Negativo, al contrario, il saldo delle "istituzioni collegate" - Radio Vaticana, Tipografia vaticana, Osservatore Romano, Centro televisivo vaticano e Libreria Editrice vaticana: il disavanzo è di 12,8 milioni di euro, in massima parte dovuti alla Radio (che però non ha entrate) e all’Osservatore.
Obolo di San Pietro: anno record
Grazie a donazioni eccezionali superata quota 100 milioni di euro
Da Roma Salvatore Mazza (Avvenire, 07.07.2007)
Ha largamente superato i 100 milioni di euro, nel 2006, il gettito dell’Obolo di San Pietro. Un risultato dovute alle donazioni «eccezionali» che si sono registrate nel corso dell’anno passato. E che mentre va - ovviamente - visto nel suo valore, non deve far immagine che si tratti di un risultato facilmente ripetibile.
Non poteva passare sotto silenzio il dato anticipato qualche giorno fa da una nota della Segreteria di Stato, che informava che la raccolto dell’Obolo aveva raggiunto nel 2006 la cifra di ben 101 milioni e 900 mila dollari. E infatti ieri, nel corso della conferenza stampa per la presentazione del bilancio consolidato 2006 della Santa Sede, è stato chiesto dai giornalisti un commento su questa straordinaria performance.
«È un fatto - ha risposto il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi - che quest’anno ci sono state delle offerte eccezionali. Questo però è bene dirlo, perché non ci si aspetti che ogni anno ci siano. Puoi avere un anno in cui uno ti fa una grandissima offerta e questo fa salire molto l’entrata, ma se l’anno dopo quest’offerta eccezionale non c’è, tu non puoi contarci e non te ne puoi neanche stupire».
A comporre la somma che va sotto la voce dell’Obolo concorrono tutte le offerte liberali in arrivo dalle Chiese locali, dagli Istituti religiosi, dalle Fondazioni e dai singoli fedeli. La cifra non rientra dunque nel bilancio della Santa Sede, ma viene iscritta in quello del Governatorato del Città del Vaticano.
In cima alla lista dei Paesi donatori sono ancora gli Stati Uniti, e ciò «nonostante» il peso «degli scandali» che di recente hanno investito quella Chiesa locale con la vicenda dei preti pedofili, come ha rilevato il cardinale Sergio Sebastiani. Germania e Italia seguono al secondo e terzo posto.
PER LA MOSTRA SULL’OMOSESSUALITA’
NAPOLI, LA CURIA DICE NO A SGARBI *
Napoli - La Curia dice no al trasferimento a Napoli della mostra di Sgarbi sull’omosessualità. L’assessore alla Cultura aveva annunciato di voler portare a Castel Sant’Elmo le opere censurate dalla Moratti di "Vade Retro" e il cardinale risponde picche. «Chi sostiene questa scelta - dice la nota della Curia - lo fa dimenticando il buon gusto, e l’intelligenza dei napoletani». Il sindaco Iervolino è impegnata nella verifica di giunta, ma ha visto le foto delle opere: «Facciano quello che vogliono, ma il papa in mutande è fuori luogo».