Per la difesa della Costituzione!!! Urgente e necessario un profondo ri-orientamento culturale e pedagogico!!!

ITALIA. COME E’ TRISTE VENEZIA!!! "VENICE GAYS": RASSEGNA CINEMARTE. Il Comune di Marghera propone il cinema Aurora, ma la parrocchia (e la curia) risponde un secco “No”. Sull’accaduto, un comunicato stampa del Vescovo Mons. Giovanni Climaco MAPELLI, presidente del Centro Studi Teologici di Milano - a cura di pfls

domenica 15 luglio 2007.
 
[...] La situazione italiana delle Sale cinematografiche in mano alle Parrocchie, è una delle tante che mette in evidenza uno strapotere del clero insopportabile, che ha fatto credere di essere una specie di "servizio pubblico" e per questa ragione ha usufruito di finanziamenti pubblici e di agevolazioni e tutta una serie di leggi ad hoc, mentre in realtà era una entità confessionale (ideologica) privata in tutti i sensi, con una utenza pubblica, e che come tale poteva decidere insindacabilmente a chi dare o meno in uso la struttura medesima, senza che lo Stato o gli Enti Pubblici potessero metterci bocca [....]


-  Il parroco dice no alla rassegna di Cinemarte a Venezia
-  A rischio la rassegna cinematografica a tematica omosessuale che dovrebbe tenersi il 14, 15 ed il 16 di settembre
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CENTRO STUDI TEOLOGICI

Milano, 6 luglio 2007

NOTA ALLA STAMPA

-  CINEMARTE DI MARGHERA
-  VESCOVO DEL CENTRO STUDI TEOLOGICI INTERVIENE

PERCHE’ OSTINARSI A CHIEDERE ASILO AI FRATI E ALLE STRUTTURE PARROCCHIALI?

SE VOGLIONO RESTARE NELL’IGNORANZA CI RESTINO, D’ALTRA PARTE E’ DA TEMPO ORMAI CHE SENTIAMO QUESTA MUSICA> IMMAGINATE CHE L’IDEA DELL’OMOSESSUALITA’ COME "REALTA’ CONTRO NATURA" (CONTRARIA ALLA LEGGE NATURALE) E’ MUTUATA DALLA CHIESA CATTOLICA DAL PENSIERO ARISTOTELICO-TOMISTA CHE NON AVEVA CONOSCENZE SCIENTIFICHE, MA FILOSOFICHE E CHE I TESTI DI ARISTOTELE AD ESEMPIO SUL CERVELLO, LO RITENEVANO UN ORGANO PRESSOCHE’ INUTILE ("UN VISCERE FREDDO E PRIVO DI CIRCOLAZIONE SANGUIGNA").

SE VOGLIONO RESTARE AI TEMPI DI ARISTOTELE E DELLA SCOLASTICA E TUTTA QUELLA MANUALISTICA TEOLOGICO - MORALE CHE NE HA MUTUATO NON SOLO LE CONOSCENZE MA ANCHE LE CASTRONERIE SCIENTIFICHE CHE CI RESTINO.

LA SITUAZIONE E’ DUPPLICE: ASSENZA DELLO STATO E INGERENZA DELLA CHIESA CHE PRENDEVA FINANZIAMENTI PUBBLICI PER FARE QUELLO CHE LO STATO NON VOLEVA FARE. IN TUTTI I PAESI PIU’ PICCOLI E IN CITTA’ DI PROVINCIA LE SALE SONO PARROCCHIALI E NON STATALI!

SONO LE ISTITUZIONI PUBBLICHE CHE DEVONO METTERE A DISPOSIZIONE LE SALE E LE STRUTTURE IDONEE, NON LE PARROCCHIE!

LO STATO LAICO HA VISSUTO A RIDOSSO DELLA CHIESA, CHE HA SFRUTTATO L’ASSENZA DELLO STATO MAGARI CERCANDO FINANZIAMENTI PUBBLICI FACENDO CREDERE CHE LE SALE SAREBBERO STATE APERTE A TUTTI E INVECE ERANO DI UNA CONFESSIONE IDEOLOGICA BEN PRECISA E DI PROPRIETA’ PRIVATA IN SOSTANZA.

QUESTO L’IBRIDO ITALIANO E LA CONFUSIONE ANDARE AD ELEMOSINARE ALLE PARROCCHIE E’ VERAMENTE PIETOSO NON SOLO PER I GAY MA PER TUTTA LA CITTADINANZA. SI RICORDINO POI I FRATI CHE LE STRUTTURE CHE ESSI NEGANO SONO STATE COSTRUITE CON I SOLDI DI TUTTA LA GENTE, NON GIA’ CON I LORO FONDI PERSONALI DEL CLERO E PERTANTO L’EQUITA’ DICE CHE DOVREBBERO SENTIRE CHE NE PENSA TUTTA UNA CITTADINANZA CHE HA PAGATO PER QUESTE STRUTTURE CHE NON SONO PROPRIETA’ DEI FRATI O DEI PRETI , CITTADINANZA CHE HA ANCHE FAMIGLIE DI PADRI E MADRI CON FIGLI E FIGLIE GAY.

SI TRATTA DELLA SOLITA PREPOTENZA DI UN CLERO NEFASTO SULLA VITA DELLA CHIESA E LA LIBERTA’ DEI CITTADINI.

La situazione italiana delle Sale cinematografiche in mano alle Parrocchie, è una delle tante che mette in evidenza uno strapotere del clero insopportabile, che ha fatto credere di essere una specie di "servizio pubblico" e per questa ragione ha usufruito di finanziamenti pubblici e di agevolazioni e tutta una serie di leggi ad hoc, mentre in realtà era una entità confessionale (ideologica) privata in tutti i sensi, con una utenza pubblica, e che come tale poteva decidere insindacabilmente a chi dare o meno in uso la struttura medesima, senza che lo Stato o gli Enti Pubblici potessero metterci bocca.

In presenza di una patente ed evidente discriminazione di cittadini, l’unica cosa che possono fare adesso lo Stato e gli Enti Comunali è quella di sospendere ogni erogazione di soldi pubblici a queste realtà parrocchiali, che non rispettano gli standard della Costituzione italiana ed i suoi principi fondamentali (art. 3).

Tuttavia è increscioso che lo Stato abbia abdicato totalmente alla sua funzione, cioè costruire ed approntare le sale per la cinematografia e il teatro come in altre nazioni, appaltandole invece per inerzia, con il danaro di tutti, alla Chiesa che oggi ne fa’ quel che vuole e le lascia pure vuote ed in abbandono.

I Frati Minori della Provincia Veneta e quelli titolari del Cinema Aurora di Marghera poi si ricordino, se hanno un briciolo di onestà, che quelle strutture non le hanno pagate loro bensì tutti i cristiani della Comunità cristiana cattolica, con i soldi di tanti operai cittadini e famiglie, che non vogliono affatto come loro, il Vaticano e molti vescovi, discriminare, emarginare le persone per il loro orientamento sessuale! Tra questi anche le famiglie con figli omosessuali. Sappiamo che la decisione dei Frati stessi è supportata dalla Curia Patriarcale di Venezia in cui c’è un campione nazionale della linea omofoba integrista, il cardinale ciellino Scola.

In Italia una quantità di sale cinematografiche parrocchiali ha chiuso i battenti per l’impossibilità di stare sul mercato e per la concorrenza, se vogliono chiudere le poche rimaste che vadano pure avanti nella loro ostinata chiusura totale, teologica, umana, pastorale, etica verso le realtà della modernità. Hanno tutto il diritto di chiudersi, ma non vengano a chiedere i soldi nostri e dei fedeli cristiani che non condividono questa assurda e miope impostazione discriminatoria e antidemocratica e contraria al progesso civile: il vicolo cieco in cui si è cacciata la Chiesa cattolica di oggi.

-  Vescovo + Mons. Giovanni Climaco MAPELLI
-  presidente del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO

Diocesi della Chiesa Cattolica Antica Apostolica di Milano e Monza*

-  tel 339.5280021
-  02.95310741 fax
-  www.centrostuditeologici.too.it

www.ecclesiaapostolica.it

-  ufficio di segreteria Vescovile
-  Via Vescovo Garibaldo,5/a
-  20065 INZAGO MILANO

* Chiesa di tradizione e successione apostolica autentica non dipendente dal Vaticano e dal papa. (ANTICA CATTOLICA ED APOSTOLICA DEL PRIMO MILLENNIO)


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-  Il parroco dice no alla rassegna di Cinemarte a Venezia
-  A rischio la rassegna cinematografica a tematica omosessuale che dovrebbe tenersi il 14, 15 ed il 16 di settembre

VENEZIA. La Municipalità di Marghera propone di portare al cinema Aurora le “Giornate di cinema omosessuale - Venice Gays” ma la parrocchia di S. Antonio risponde con un secco: “No”. La rassegna curata da CinemArte, che avrebbe potuto tenersi nella sala cinematografica parrocchiale il 14, 15 ed il 16 di settembre, è la stessa che nel passato si è tenuta al cinema comunale Astra del Lido e che l’anno scorso è stata al centro delle polemiche del parroco dell’isola e della Lega Nord che aveva anche minacciato un contro-festival porno eterosessuale.

La questione ha causato una lettera, che non è stata inviata alla Municipalità ma al direttore del settore Beni ed attività culturali del Comune Giandomenico Romanelli. Nella missiva si diceva no al “Venice Gay” all’Aurora e che l’insistere su questo argomento avrebbe anche potuto comportare la rottura della convenzione tra parrocchia e Municipalità per le attività della sala. Poi la settimana scorsa c’è stato un incontro tra il vicepresidente e delegato alla Cultura della Municipalità Bruno Polesel e i vertici ecclesiali regionali dove è stato ribadito il no in base alla convenzione che prevede che nel cinema siano organizzati spettacoli consoni al luogo. Il parroco di S. Antonio Roberto Benvenuto si è chiuso nel no comment. Più loquace Polesel: “Siamo spiacenti per l’accaduto ma voglio chiarire che la nostra proposta di portare le “Giornate di cinema omosessuale” all’Aurora non era provocatoria. Forse non siamo riusciti ad argomentare in modo sufficiente il fatto che si trattasse di una rassegna trasversale, quindi, non di parte e di cinema d’autore. Probabilmente questo tipo di proposta in un momento, in cui nel nostro Paese infervora la polemica sui Dico e sul Family Day è stata giudicata inopportuna”. Il direttore del centro Candiani però lancia un salvagente: “Siamo disponibili ad ospitare le tre serate”.

“Ringrazio Ellero - risponde Daniel Casagrande di CinemArte - ma abbiamo bisogno di un cinema vero e proprio come potrebbe essere il Dante o l’ex Gil. Dispiace che dopo essere stati costretti ad andarcene dal Lido, ci caccino anche da Marghera”.

Da "La Nuova Venezia e Mestre", Martedì 3 luglio 2007


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