ABORTO E EUTANASIA: IL PAPA, OBIEZIONE DI COSCIENZA DEI FARMACISTI *
CITTA’ DEL VATICANO - L’obiezione di coscienza è un "diritto riconosciuto" anche per i farmacisti in caso di medicine "con scopi immorali", come aborto ed eutanasia. C’é poi da ribadire un diritto alle cure che è di tutti, e va garantito soprattutto agli indigenti e ai Paesi più poveri. Lo afferma il Papa, chiedendo inoltre che scienza e ricerca siano per il "benessere" delle persone, prima che per il progresso scientifico.
Benedetto XVI ha trattato ad ampio raggio questi temi nell’udienza che ha concesso ai partecipanti al congresso internazionale dei farmacisti cattolici, nel giorno in cui in Cile il ministero della Salute ha imposto una multa di 33 milioni di pesos a tre catene farmaceutiche che non vendono la pillola abortiva.
L’obiezione di coscienza del farmacista, ha dunque rimarcato il Papa, è diritto riconosciuto quando si tratti di fornire medicine "che abbiano scopi chiaramente immorali, come per esempio l’aborto e l’eutanasia". E i farmacisti, importanti "intermediari tra i medici e i pazienti", "facciano conoscere le implicazioni etiche di alcuni farmaci".
"In questo campo - afferma il Papa - non è possibile anestetizzare le coscienze, per esempio circa gli effetti di molecole che hanno lo scopo di evitare l’annidamento di un embrione o di cancellare la vita di una persona". "Il farmacista - sostiene Benedetto XVI - deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità, perché ogni essere sia protetto dalla concepimento fino alla morte naturale e perché i farmaci svolgano davvero il proprio ruolo terapeutico".
Le parole del Papa sono giudicate "apprezzabilissime" dal presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Giacomo Leopardi, che si augura che il ddl in merito, fermo alla Camera, "venga approvato al più presto". Secondo Leopardi, infatti, in Italia "molti farmacisti ritengono di essere equiparabili ai medici quanto a diritto all’obiezione di coscienza, ma nei fatti le cose vanno diversamente" perché se c’é una prescrizione del medico il farmacista deve consegnare il farmaco.
Il perseguimento di un bene per l’umanità non può essere fatto a detrimento del bene delle persone trattate", ha detto papa Ratzinger a proposito dei motivi della ricerca. "Le differenti strutture farmaceutiche, dai laboratori ai centri ospedalieri alle industrie, così come l’insieme dei nostri contemporanei" per il Papa dovrebbero avere "la preoccupazione della solidarietà nel campo terapeutico, per permettere un accesso alle cure e ai medicinali di prima necessità a tutti gli strati della popolazione e in tutti i Paesi, soprattutto alle persone più povere".
A questo proposito il presidente di Farminundustria, Sergio Dompé, commenta che i brevetti non sono un ostacolo alla solidarietà: obiettivo deve essere risolvere "una difficile equazione; far convergere il valore sociale e scientifico del farmaco, traducendo questo in un valore economico per la collettività". A suo avviso si può arrivare alla "solidarietà in campo terapeutico", ma allo stesso tempo occorre "creare le condizioni per rafforzare la possibilità di sviluppo e di ricerca".
Viste le "implicazioni etiche" di questi temi il Papa ha auspicato una mobilitazione di quanti lavorano in tutte le professioni della sanità, cattolici e "persone di buona volontà", perché si approfondisca "la formazione non solo sul piano etico, ma anche in ciò che concerne le questioni bioetiche". "L’essere umano - ha ribadito papa Ratzinger - deve essere sempre al centro delle scelte biomediche" e "le scienze biomediche sono al servizio dell’uomo; se ciò non fosse, sarebbero fredde e inumane".
FEDERFARMA, E’ OBBLIGO GARANTIRE QUELLI PRESCRITTI - "E’ un obbligo per i farmacisti, così come previsto dalla legge, garantire ai cittadini di trovare in farmacia i medicinali prescritti dal medico": è il segretario di Federfarma, Franco Caprino, a spiegarlo commentando l’appello del Papa a favore dell’obiezione di coscienza per i farmacisti nella vendita di medicinali come la pillola del giorno dopo. Caprino sottolinea così il ruolo delle farmacie che per altro non possono fare obiezione così come previsto dalla legge.
Il concordato è anticostituzionale.
Intervista a Sergio Lariccia.
(la Repubblica, 24.10.07)
Il governo socialista di Josè Luis Zapatero, dopo aver eliminato molti privilegi fiscali alla Chiesa e i finanziamenti alle scuole cattoliche, studia una revisione del concordato del 1979, nell’ipotesi che si tratti di un accordo incostituzionale. E in Italia? «Sarebbe l’ora di discutere anche da noi l’incostituzionalità del concordato». E’ l’opinione di uno dei massimi esperti di diritto ecclesiastico, il professor Sergio Lariccia.
La costituzione italiana, a differenza della francese, non cita espressamente la laicità come valore supremo.
«E’ vero. Ciò non toglie che la laicità dello Stato sia un requisito fondamentale della democrazia, come ha stabilito una sentenza della Consulta nel 1989. Un ordinamento o è laico o non è democratico. Io non penso sia attuabile in Italia un regime separatista come in Francia, ma pretendo che si rispetti la libertà religiosa, pilastro della democrazia».
In Italia non c’è libertà religiosa?
«No. Non è garantito il principio di laicità delle istituzioni. Non è garantita l’eguale libertà delle confessioni davanti alla legge perché la cattolica è più eguale delle altre. Uno stato di privilegio che viola non soltanto la nostra Costituzione ma perfino il Concilio Vaticano II e la costituzione conciliare Gaudium et Spes. Con la revisione dell’84 che ha accolto in gran parte il Concordato fascista del ‘29 non sono garantite le libertà di religione e verso la religione di moltissimi italiani, credenti e non...».
Tutto deriva dal Concordato?
«Noi continuamo a parlare di rapporto fra stato e chiesa e non "chiese", ora di religione e non "di religioni". Siamo l’ultimo stato confessionale fra le democrazie».
(c.m.)
Sul tema, nel sito, si cfr.:
SALVARE LA COSTITUZIONE E LA REPUBBLICA IN NOI ....
L’EU-ANGELO E’ LA PAROLA DELLA PACE E PER LA PACE ... NON PER LA GUERRA E LE CROCIATE!!!
"lettere dal palazzo"
San fa(rma)scista
( da Liberazione del 30 ottobre 2007) *
di Lidia Menapace
Tira un’aria da medioevo che metà basterebbe. E dico "medioevo" proprio nel senso di oscurantismo e reazione, anche se so che non è tanto scientifico fare del medioevo solo oscurantismo.
Ma valga il vero: beati a carrettate, messe in latino, paramenti da favola, tutto quello che dice il Papa va in televisione, la laicità dello Stato va a farsi benedire. Non più tardi di pochi giorni fa uno dei punti che non si sono potuti discutere in Senato è stato quando è venuto in votazione un emendamento che chiedeva - diciamo così - chiarimenti sull’8 per mille. Sapevamo di essere in minoranza, ma volevamo almeno contarci. Nemmeno per sogno: come ha detto un collega liberale: «Forse della verginità della Madonna si può discutere, ma dei quattrini no». In effetti il testo non è stato messo in votazione.
A ripassare un po’ di storia, anche molto alla buona, si ritrova che il culto dei Santi e le tasse della Chiesa sono stati tra i motivi che hanno scatenato la riforma protestante. Non so che cosa scatenerà questo più recente oscurantismo, ma qualcosa produce. Produce naturalmente oscurantismo a sua volta, riverenza, anche di non credenti, verso il potere del Papa e prodromi di fascismo. Infatti nuovo fascismo può essere il nome moderno di ciò che prima chiamavo medioevo.
Mi viene voglia di buttarmi su battute anticlericali e blasfeme. So che servono poco, ma almeno fanno bene alla salute e non danneggiano il fegato, che altrimenti si gonfia. A proposito del culto dei santi ricorderò che S. Lucia protegge dal mal degli occhi, visto che a lei furono cavati; S. Apollonia dal mal di denti; S. Biagio dal mal di gola; S. Antonio fa ritrovare gli oggetti smarriti e fa fare un buon matrimonio, e via così a non finire, in una superstizione spesso morbosa, date le torture che vengono ricordate a proposito di santi.
Ma un mio amico trentino che aveva uno zio pio, ma irriverente, mi ricorda che questo zio non sopportava il rosario con le litanie dei santi e diceva che erano preghiere farfugliate senza pensarci e che sarebbe stato capace di far dire alle sue zie, cugine e nonne, qualsiasi litania. Infatti dopo aver detto molti nomi di santi aggiungendo "che l’e sora" (che in trentino vuol dire protegge) aggiunse a tutti gli altri nomi la seguente litania: "Un pater per l’osso sacro che l’e sora ’l bus del cul", ottenendo pio assenso dalle presenti. D’altronde personaggi illustri, se devono parlare di un cammino lento si riferiscono alla via francigena dei pellegrinaggi e, se voglio dare qualche altra prova che il nuovo medioevo si chiama prefascismo e mette insieme potere del Papa e autoritarismo politico, basta che ricordi i franchisti beatificati a sfare proprio il 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, e ultima chicca per ora, che il Papa impone ai farmacisti di non vendere la pillola del giorno dopo.
Sarebbe certamente più contento di avere un governo come quello di Mussolini che avrebbe vietato per legge addirittura qualsiasi propaganda contraccettiva.
Intanto i fuggiaschi dai paesi più poveri possono andare a picco tranquillamente: non sono forse per lo più degli infedeli? E le donne possono essere stuprate e uccise: non sono forse a disposizione della legge del patriarca?
Forse un po’ di esercizio blasfemo e anticlericale può servire, se è accompagnato, subito dopo, dagli argomenti della ragione e dell’indignazione morale. La cosa più triste è che sulle battute tutti ridono e si divertono, ma quando si tratta di prendere posizione c’è chi è già medioevale come l’Opus Dei; c’è chi ha paura, un paura vagamente religiosa e superstiziosa; c’è chi è ignorante in cose di religione e preferisce stare al coperto; c’è chi è del tutto miscredente ma vede, nel potere del Papa, un alleato forte per scivolare o correre sempre più verso destra; c’è chi si proclama ateo-devoto; chi laico-tenero: non siamo tanti né tante (ma le donne hanno fortissime ragioni per essere laiche) che pensiamo di dover resistere pubblicamente e tenacemente a questa ondata "medioevale" ce ne sarà sempre più bisogno. Altrimenti Prodi va in pellegrinaggio, Veltroni da segretario di un partito, fa consultazioni come se fosse Presidente della Repubblica; i poveracci restano a terra e il Papa guida la crociata.
Le crociate non sono andate a buon fine: ma c’è voluto davvero troppo perché finissero e non possiamo aspettare tanto.
Il Papa in farmacia Carlo Flamigni
Secondo l’attuale Pontefice i farmacisti, importanti intermediari tra medici e pazienti, avrebbero un «diritto riconosciuto» all’obiezione di coscienza in caso sia loro richiesta la vendita di farmaci con «chiari scopi immorali, come l’aborto e l’eutanasia». Non basta: agli stessi farmacisti spetta il compito di far conoscere le implicazioni etiche di alcuni farmaci, non essendo possibile anestetizzare le coscienze circa gli effetti di molecole che hanno lo scopo di evitare l’annidamento di un embrione o di cancellare la vita di una persona. Per fortuna che il coito interrotto non si vende in farmacia, qualcosa di utile ci rimarrà pur sempre a disposizione.
Ritengo infatti improbabili, per ragioni di praticità, i controlli notturni di farmacisti cattolici muniti di apposita lanterna.
Dico questo, perché qui ci sta l’intera gamma delle metodologie anticoncezionali: la pillola classica, la pillola del giorno dopo, la minipillola, la spirale intrauterina, i vari progestinici deposito, tutto o quasi. Posso immaginare una sola conseguenza, a un disastro come questo: raddoppieranno gli aborti.
Qualcuno potrebbe pensare che ho esagerato nell’elencare i metodi che sarà per lo meno molto difficile utilizzare se verrà varata una legge che renderà attuabile l’obiezione di coscienza dei farmacisti, ma non è così: c’è un medico cattolico, del quale non voglio citare il nome (ma che qualsiasi navigatore di Internet saprà riconoscere) che asserisce che anche la pillola classica agisce, di tanto in tanto, impedendo l’impianto di un embrione, e anche se penso che la cosa accada assai raramente (avrei scritto, in una differente occasione, a ogni morte di papa) immagino che possa anche essere vero, soprattutto per chi crede nell’esistenza del diavolo. Cerco invece di spiegare, da anni, senza alcun successo, che la pillola post-coitale non ha niente a che fare con l’inibizione dell’impianto e mi permetto di affermare che chi sostiene il contrario è in perfetta malafede. Potete trovare tutta la bibliografia medica dalla quale ricavo questa certezza in uno dei miei libri più recenti, anche se ammetto che questa mia apparente sicumera si basa sull’attuale consenso scientifico, che potrebbe modificarsi in un avvenire più o meno vicino: ma questa è la scienza medica, che di verità ne conosce ben poche e che si basa sui risultati delle sperimentazioni delle ricerche. Ripropongo il concetto in questi termini: chi ritiene, allo stato attuale delle conoscenze, che la pillola del giorno dopo inibisca l’annidamento dell’embrione (notate intanto che nessuno dice più che è abortiva) o dice bugie, o ignora la verità, o è stato mal informato (magari a bella posta).
Mi rendo conto di esagerare nel pessimismo: perché i farmacisti si possano dichiarare obiettori di coscienza e rifiutarsi, ad esempio, di vendermi la liquirizia (da ragazzo mi provocava interessanti sogni umidi, molto molto immorali) ci vuole una legge apposita, per il momento conta quanto ha dichiarato Caprino, segretario nazionale di Federfarma, che cioè «i farmacisti hanno l’obbligo di legge, dietro prescrizione medica, a consegnare il farmaco o a consegnarlo, se non disponibile, nel più breve tempo possibile», per cui l’obiezione di coscienza per i farmacisti «è inattuabile in Italia come in ogni altro Paese». Resta solo da capire se la sollecitazione del Papa è rivolta ai legislatori (preparate in fretta una legge che lo consenta) o ai farmacisti (violate la legge, ne avete il diritto morale). Questa seconda possibilità mi turba e mi stimola insieme: un Papa che invita a scegliere la via dell’illegalità è più di quanto avrei mai potuto sperare, mi autorizza a pensare in grande, parla alla parte più oscura della mia coscienza, già fondamentalmente anarchica. Per chiarezza, mi limito a ricordare al Pontefice che al momento, in questo Paese, sono autorizzate solo alcune obiezioni di coscienza: per il servizio militare (obsoleta); per la sperimentazione sugli animali; per la legge 194 sull’interruzione di gravidanza; per la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita.
Debbo ammettere, a questo punto, che questo ennesimo proclama pontificio non mi pare particolarmente azzeccato, sono certo che sa fare di meglio. Mi dà però l’occasione di parlare di alcune cose e ne approfitto.
La prima cosa riguarda tutti i moralisti, inclusi quelli laureati in farmacia: capisco i grandi turbamenti che vi procura l’uso di farmaci sulle cui interferenze con la fertilità non tutto è perfettamente chiaro, e capisco l’ansia di perfezione e la ricerca di un po’ di martirio personale che vi impongono di rifiutare persino il ricorso al principio di precauzione, ma mi chiedo come mai vi accanite su una povera compressa progestinica, della cui moralità posso darvi le più ampie garanzie, mentre non vi turba minimamente il fatto che un gran numero delle nostre nuove cittadine assumono chili di prostaglandine - acquistate in farmacia, non esiste un mercato clandestino - e poi abortiscono, alla faccia della morale e della legge, finendo spesso in ospedale a causa dei terribili effetti collaterali di questo farmaco. Queste povere donne vengono in farmacia con una regolare ricetta e dichiarano di soffrire di mal di stomaco: a nessun farmacista è mai venuto un briciolo di sospetto? A nessun moralista è passato per la mente che le ulcere gastriche sono diventate stranamente endemiche tra le prostitute rumene? Le prostaglandine sono incluse nell’elenco dei farmaci ai quali il Pontefice allude?
Il secondo problema riguarda una mia personale curiosità di bioeticista. Negli ultimi tempi, discutendo con i miei colleghi cattolici sui problemi etici della procreazione assistita, mi è stato detto più volte che in realtà l’antico ostacolo della dignità della procreazione (cioè l’obbligo di non separare mai la vita sessuale da quella riproduttiva) non è poi più così fondamentale. Oggi, leggendo le ultime esternazioni del Pontefice, non trovo più alcun accenno alla condanna dei mezzi contraccettivi che si limitano a offendere questa dignità (i farmacisti ogni tanto vendono preservativi e diaframmi). È un caso? State cercando di dirmi qualcosa che io, per ottusità personale, non riesco a capire? Un po’ di luce, per favore.
Il terzo e ultimo problema riguarda - e non sarà certamente l’ultima volta che ne parliamo - questa questione dell’embrione “uno di noi”. Recentemente ho raccontato, su vari giornali, la storia del referendum che è stato tenuto in Irlanda del 2002 per cambiare, su proposta del Governo, la norma costituzionale che stabilisce che la protezione della vita nascente comincia dal primo momento del concepimento. Se il referendum avesse avuto successo - il che non è stato anche se per una manciata di voti - la nuova norma sarebbe stata molto diversa, perché avrebbe posposto l’inizio della protezione al momento dell’impianto dell’embrione nell’utero della madre. Le conseguenze di questa modifica sarebbero state straordinarie e tutte contrarie alle posizioni ribadite dal Pontefice nella sua recente dichiarazione: sarebbe stata lecita ogni forma di inibizione dell’impianto, compresa quella attribuita alla spirale e alla pillola del giorno dopo, e sarebbero state autorizzate le ricerche sull’embrione in vitro, gli studi sulle staminali embrionali e le indagini genetiche pre-impiantatorie. Questo, tra l’altro, è proprio quel personalismo che John Bryant e John Searle definiscono relazionale, che non attribuisce né alla biologia né alle prestazioni funzionali il carattere dirimente della persona. Secondo questa ipotesi, molto amata da alcuni evangelici, sono le relazioni a rappresentare un tratto riassuntivo e qualificante, perché legano tra loro biologia e biografia della persona e rappresentano il passaggio di una soglia significativa anche secondo un’ottica teologica: dal momento in cui si connette con quella della madre, l’esistenza dell’embrione si collega con la comunità degli uomini. Spero di avervi almeno incuriositi. Ebbene la ragione di questa lunga digressione è legata al fatto che tutto l’episcopato irlandese, ripeto, tutto, vescovi ausiliari inclusi, si è schierato con il massimo fervore possibile in favore della modifica e, perciò, del personalismo relazionale, della pillola del giorno dopo, della spirale, delle staminali embrionarie eccetera, eccetera, eccetera.
Ebbene, nessuno, fino a questo momento, ha commentato questi fatti. Ho però il diritto di avere qualche chiarimento. Non erano, i vescovi irlandesi, l’espressione più alta (si fa per dire) del cattolicesimo intransigente? Cosa capisce, a questo punto, un povero cristiano? Non è d’abitudine cosa migliore fare le pulizie in casa, prima di uscire a spazzare in cortile?
Se poi qualche compagno vorrà sapere quali sono le ipotesi che sono state fatte su questa scelta dell’episcopato irlandese, così peculiare e così inattesa, mi scriva, gli risponderò personalmente, voglio evitare scandali pubblici. Anche se, a dire il vero, da quando un grande filosofo cattolico mi ha spiegato che l’inferno è anticostituzionale, mi sento molto più tranquillo.
* l’Unità, Pubblicato il: 31.10.07, Modificato il: 31.10.07 alle ore 15.25
UN DIBATTITO NON SEMPRE LUCIDO ( VEDI FLAMIGNI) Il Papa davanti alla coscienza
di LUCIANO EUSEBI (Avvenire, 01.11.2007)
C’ è un filo rosso di natura liberale nella riflessione del Papa ai farmacisti cattolici. La premessa implicita è che i diritti fondamentali non dipendono da un giudizio altrui sulle capacità o qualità che un individuo esprima in un dato momento della sua esistenza, né dall’altrui disponibilità a stabilire una relazione con lui, bensì, per l’appunto, dalla sua stessa esistenza. Nozione, questa, che fonda il principio di uguaglianza, vale a dire il fondamento stesso della democrazia. Il fatto che quando sussista il processo esistenziale continuo e autogovernato in cui s’identifica la vita di un individuo umano sussistano anche i diritti propri di un essere umano non è un’impuntatura ecclesiastica, ma il cardine della civiltà moderna. A monte c’è il convincimento che le istanze etiche fondamentali non costituiscano mero riflesso di scelte a priori filosofiche, religiose o culturali, ma facciano capo a una dimensione tipica dell’umano: quella che ci fa constatare come gli interrogativi sul bene e sul giusto non si fondano sul decidere, ma sul comprendere. Né ciò stupisca: che cosa è la scienza se non la faticosa lettura di una realtà che già esiste, e della quale viviamo? E perché, dunque, non ci sarebbe nulla da riconoscere, invece, sul piano etico o antropologico? Alla base della democrazia, in realtà, c’è un altro da riconoscere, che esige l’agire verso di lui in modo conforme alla sua dignità. Lo si era capito nel secolo stesso dei lumi, quando la democrazia fu costruita sul discernimento dei diritti dell’uomo, cioè di esigenze etiche con lo spessore di un’oggettiva corrispondenza all’umano, contro tutti gli interessi di parte.* Il che, ancor oggi, rende manifesto come il riferimento a un esigente giudizio morale rappresenti l’unico possibile presidio della libertà di qualsiasi attività umana nei confronti dei più diversi poteri.
Da simili presupposti il Papa ha richiamato, con riguardo al settore farmaceutico, la centralità del rispetto della coscienza individuale nei casi in cui venga richiesta una condotta (comunque) suscettibile di incidere sui diritti umani fondamentali. Ciò che, del resto, era stato riconosciuto nel 2004 dal Comitato Nazionale per la Bioetica - facendo riferimento al Codice di deontologia medica (vale, tuttavia, anche il riferimento quantomeno analogico a ciò che esprimono in tema di obiezione la legge n. 40/2004 e la stessa legge n. 194/78) - con riguardo alla prescrizione sanitaria di prodotti dei quali non possa escludersi l’interferenza con lo sviluppo, in fase precoce, dell’embrione umano.
Nella misura in cui il problema sussiste, e se non sussistesse sarebbero le stesse case farmaceutiche le prime interessate a negarlo (ma ciò non si evince dai foglietti illustrativi), esso non può essere celato attraverso obbligazioni contro coscienza. E ove si ritenga di rendere disponibili determinate molecole per fini indiscutibilmente problematici rispetto a beni fondamentali (a prescindere dalla riflessione sulle sedi decisionali competenti e dalla definizione di ciò che costituisce presidio terapeutico) non è liberale realizzarlo imponendo scelte contro coscienza nell’esercizio di attività professionali. Del pari, riveste un contenuto liberale ben difficilmente contestabile, nelle parole rivolte da Benedetto XVI ai farmacisti, la sottolineatura dell’importanza che assume l’informazione circa i problemi anche etici soggiacenti all’uso di determinati mezzi, in quanto requisito cardine di una libertà che non sia solo formale. Le parole del Papa richiamano a non banalizzare i comportamenti: è un’esigenza laica che, forse, ci potrebbe trovare tutti sensibili. Anche per saper tornare a condividere qualcosa, nella democrazia pluralistica, circa il valore umano di ogni nuova vita e l’aiuto alla donna che ne rende possibile l’esistenza: persistere nel trascurare queste dimensioni non avrebbe davvero nulla a che fare con la laicità.
* sottolineatura di M.P. Falqui
Altolà della Turco: «Per i farmacisti impossibile l’obiezione» *
La "pillola del giorno dopo" e i farmaci che inducono l’aborto sono «medicine legali» e non possono essere negate. Il ministro della Sanità Livia Turco, nelle interviste apparse questa mattina su alcuni quotidiani, accoglie le parole pronunciate ieri da Papa Benedetto XVI a favore di una «obiezione di coscienza dei farmacisti» come «una riflessione di tipo pastorale, fa però notare che «quando si parla di legge la sovranità appartiene al Parlamento». «È giusto che richiami i giovani a una sessualità matura e responsabile», dice il ministro Turco. Ma aggiunge non è accettabile il monito ai farmacisti «a opporsi con l’obiezione di coscienza sulla pillola del giorno dopo», la Ru486. «I farmaci prescritti dal medico devono essere disponibili, non possono essere negati», precisa ancora. «La legge non prevede l’obiezione di coscienza dei farmacisti e credo - sostiene la Turco - che le norme siano sagge». Sarebbe infatti impossibile stabilire su quali farmaci si possa applicare l’obiezione di coscienza. E se dovesse passare questo principio si scatenerebbe, da parte delle persone, una caccia selvaggia alle farmacie dove non lavorano farmacisti obiettori. Con un evidente intromissione nelle regole del mercato, oltre che in contravvenzione della legge. Tra l’altro - precisa il ministro - non esistono farmaci che incentivano l’aborto e l’eutanasia nella farmacopea ufficiale.
L’Agenzia europea del farmaco, - spiega ancora il ministro - assieme alle strutture pubbliche degli Stati membri della Ue, autorizzano la prescrizione ed il consumo di prodotti sottoposti a rigorose validazioni scientifiche e cliniche. Non mi risulta che l’Agenzia europea (Emea) abbia mai autorizzato farmaci che abbiano scopi immorali.
«C’è una cosa che questo Paese dovrebbe imparare - sottolinea Turco - Non è possibile che ogni volta che il Papa parla succeda un terremoto«. Il ministro poi esprime condivisione sull’educazione alla sessualità posta da Ratzinger, «ma da qui - afferma - all’obiezione di coscienza dei farmacisti ce ne corre».
Quanto alla Ru486, non ancora registrate e commercializzata in Italia, Livia Turco riferisce che non c’è ancora stata una richiesta da parte di un’azienda e che se avverrà sarà «in base alle regole del commercio dei farmaci in Europa non per scelta politica». «Spero che il dibattito che ne seguirà sia sereno», conclude.
* l’Unità, Pubblicato il: 30.10.07, Modificato il: 30.10.07 alle ore 16.54
Il Papa: i farmacisti diventino obiettori
Libertà di scelta
Su aborto ed eutanasia.
La categoria: impossibile, la legge lo vieta
È loro diritto non collaborare alla fornitura di prodotti che abbiano come scopo delle scelte chiaramente immorali
L’ala cattolica: giusto l’appello del pontefice, intervenga il Parlamento
di MARCO POLITI (la Repubblica, 30.10.2007)
CITTÀ DEL VATICANO - I farmacisti cattolici incrocino le braccia e si rifiutino di consegnare sia la pillola abortiva sia la "pillola del giorno dopo". È la parola d’ordine lanciata da papa Ratzinger, che esorta i farmacisti cattolici all’obiezione di coscienza.
L’appello, che porterebbe ad una balcanizzazione di qualsiasi servizio sanitario (con i titolari di farmacie cattolici, ebrei, musulmani o di qualsiasi altra religione che decidono di fare come gli pare a seconda dei propri dogmi), arriva durante l’udienza concessa dal pontefice al congresso internazionale dei farmacisti cattolici. Benedetto XVI è oltremodo esplicito: «L’obiezione di coscienza è un diritto che deve essere riconosciuto anche alla professione dei farmacisti». È giusto permettere loro di «non collaborare direttamente o indirettamente alla fornitura di prodotti, che abbiano come scopo delle scelte chiaramente immorali, come ad esempio l’aborto e l’eutanasia». Immediata la precisazione di Federfarma, l’associazione che riunisce le sedicimila farmacie italiane. Per Franco Caprino, segretario nazionale, «è anacronistico» immaginare l’obiezione di coscienza dei farmacisti durante la vendita di farmaci etichettati eticamente sensibili. Comunque non è legale. E spiega: «I farmacisti hanno l’obbligo di legge, dietro prescrizione medica, a consegnare il farmaco o a procurarlo, se non disponibile, nel più breve tempo possibile». Naturalmente, sottolinea Caprino, c’è «rispetto» per le parole del pontefice, ma l’obiezione di coscienza per i farmacisti «è inattuabile in Italia come in ogni altro Paese».
Papa Ratzinger sembra però deciso a proseguire l’offensiva contro la pillola del giorno dopo e soprattutto la Ru 486, che dovrebbe tra non molto essere venduta ufficialmente in Italia. Sviluppando la sua teoria dei cosiddetti principi non negoziabili, il Papa esorta i farmacisti a farsi educatori dei pazienti, facendo loro conoscere le «implicazioni etiche dell’uso di alcune medicine».
Non turba Ratzinger l’idea di un farmacista pedagogo, che entra nella sfera privata dei pazienti (e magari li interroga sul loro tasso di cattolicità) ingaggiando un dibattito dal bancone. O magari controllando in un piccolo paese quanti pazienti seguono le prescrizioni dell’autorità ecclesiastica.
«Non è possibile - proclama il pontefice - anestetizzare le coscienze, ad esempio, sull’effetto delle molecole che hanno come solo scopo quello di evitare l’annidamento di un embrione (nell’utero) o di abbreviare la vita di una persona». In questo senso i farmacisti devono «invitare ciascuno ad un sussulto di umanità». Operando affinché «ogni essere sia protetto dalla concepimento fino alla morte naturale e perché i farmaci svolgano davvero il proprio ruolo terapeutico».
Si schiera con il Papa, il presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, Giacomo Leopardi: «Pienamente d’accordo il suo messaggio». Su posizione totalmente differente dalla Federfarma, Leopardi chiede che si arrivi a definire l’obiezione di coscienza e sollecita Governo e Parlamento a un «intervento legislativo che regolamenti la delicata questione in via definitiva». Piero Uroda, presidente dei farmacisti cattolici, plaude alle parole del Papa: «Siamo intransigenti sull’obiezione di coscienza perché è una posizione a difesa della vita». La pillola del giorno dopo, sostiene, non è contraccettiva, ma abortiva.
Benedetto XVI è sceso in campo sin dal primo anno del suo pontificato. E nel gennaio del 2006 lo ha dichiarato apertamente al sindaco di Roma Veltroni e agli amministratori di Regione e Provincia, bollando come «scelta contro la vita» l’introduzione di quei farmaci che «nascondono la gravità dell’aborto».
Quando negli anni scorsi si sono avute in Italia le prime sperimentazioni in ospedali pubblici della Ru 486, la Cei, l’Avvenire e l’Osservatore hanno sparato a zero e a Torino il cardinale Poletto marchiò persino di «terrorismo» la pillola del giorno dopo, considerandola abortiva. In serata il portavoce vaticano, padre Lombardi, ribadisce pubblicamente: l’obiezione di coscienza è un diritto. Perché «i farmacisti, come i medici, sono chiamati esplicitamente a non collaborare a ciò che va contro la vita in modo diretto».
Veronesi: allora vendiamo più anticoncezionali
di Mario Pappagallo (Corriere della Sera, 30 ottobre 2007)
FIRENZE - «I farmacisti dovranno tenere conto della loro coscienza e, secondo scienza e coscienza, decidere liberamente. Sapendo però che vendere anticoncezionali vuol dire diminuire il numero di aborti».
Umberto Veronesi replica all’invito che Papa Ratzinger ha rivolto ai farmacisti perché esercitino l’obiezione di coscienza nel vendere farmaci «immorali», favorenti l’interruzione di gravidanza o l’eutanasia, ma anche il concepimento. Un distinguo va subito fatto: medicinali come la Ru 486, la cosiddetta pillola abortiva, sono per legge di esclusivo uso ospedaliero. Così come è difficile immaginare un’eutanasia fai da te. Quindi, l’appello del Papa sarebbe rivolto alla cosiddetta pillola del giorno dopo e probabilmente a tutti gli anticoncezionali, pillola tradizionale compresa... «Anche la pillola del giorno dopo - commenta Veronesi - è un anticoncezionale, così come lo è la spirale. Ma mentre la pillola del giorno dopo è stata sempre "bollata" come abortiva, la spirale no. Mi chiedo perché. Quindi si parla di anticoncezionali tout court. E non vorrei che veramente il Papa si riferisse anche ai preservativi. Non venderli, gli anticoncezionali, vuol dire favorire gli aborti, visto che le campagne a favore della totale castità non mi risulta abbiano questo grande successo. E a me personalmente costringere le donne ad abortire non piace proprio».
Quanto all’appello di Benedetto XVI, per l’oncologo «il Papa ha il diritto di fare tutti gli appelli che ritiene giusti, così come gli scienziati hanno il diritto di fare ricerca e di sperimentare ciò che viene ritenuto importante per una vita senza malattie o con malattie dalle conseguenze ridotte al minimo. Medici e farmacisti cattolici valutino secondo coscienza questi appelli, ma non dimentichino comunque di essere al servizio del benessere psicofisico di tutti i cittadini, a qualunque religione appartengano, compresi gli atei. Non bisogna limitarsi a vietare tutto, qualunque sia la conseguenza». E Veronesi non si tira indietro neppure di fronte all’idea di un contro-appello ai farmacisti. Che esprime senza mezzi termini. «Ripeto: intensificare l’uso degli anticoncezionali affinché diminuiscano gli aborti. Questo è saggio e proponibile».