ZUBIN MEHTA E LA NONA SINFONIA DI BEETHOVEN: IN PIAZZA DEL PLEBISCITO ANCHE GIORGIO NAPOLITANO - cliccare sul rosso, per andare sul sito
Mehta a Napoli: tagli disastrosi alla cultura
di Elisabetta Torselli (l’Unità, 03.07.2008)
Uno stuolo di archi, fiati, percussioni, un numero impressionante di coriste e coristi. Fa un certo effetto il colpo d’occhio del concerto a doppio coro e doppia orchestra in piazza del Plebiscito, un luogo tradizionale per appuntamenti politici e per happening rock e pop, per riportare la speranza nel cuore di Napoli. Ma ora, per affermare che questa non è solo la città di rifiuti, Camorra e Gomorra, va bene il messaggio della Nona di Beethoven eseguita ieri sera, con diretta televisiva su Raitre, nella grande e centralissima piazza napoletana, da due orchestre e due cori insieme, quelli del Maggio Musicale Fiorentino e quelli del San Carlo di Napoli. Zubin Mehta (il maestro indiano è il direttore principale del Teatro del Maggio) era sul podio, il quartetto vocale era formato da Ingrid Kaiserfeld, Anna Maria Chiuri, Robert Gambill, Juha Uusitalo, Renzo Arbore in giacca color fragola in mezzo agli abiti scuri, ha presentato la serata.
Poi, sabato 5 luglio, sullo stesso palcoscenico ci sarà la danza con Roberto Bolle (presente ieri sera) in «Bolle & Friends». Proprio il danzatore era fra gli ospiti di ieri sera insieme a Carla Fracci, Toni Servillo, Lina Sastri, Maria Grazia Cucinotta, Giovanni Minoli, Ferzan Ozpetek. Invece non ha potuto esserci «con rammarico» il presidente della Repubblica Napolitano: esprimendo «fiducia» nella città, dicendosi certo che la serata rilancerà il San Carlo, ha scritto in una lettera che «il delicato momento che la vita istituzionale del Paese sta attraversando mi rende difficile allontanarmi da Roma».
Restano, s’intende, le questioni tecniche legate all’eseguire in spazi così grandi, all’aperto, una musica nata per tutt’altre cornici. Ma sono piuttosto altri aspetti che meritano di essere segnalati. La musica classica che guadagna la prima serata in tv: non è banale. Le scelte diverse che si possono fare per un concerto così: aperto e a ingresso libero, o no?
La sera precedente, il primo luglio, a Firenze, in piazza Signoria a conclusione del 71esimo Maggio, il concerto (sempre Mehta alla guida stavolta «solo» dell’orchestra e coro del Maggio) era libero, liberissimo, e così Beethoven ha dovuto vedersela con chi tranquillamente pretendeva di fendere la folla accalcata per la Nona, magari con il cane, con la bicicletta (addirittura scampanellando), con la pizza e il gelato, in ogni caso con tutto ciò che comporta il fare sempre, convintamente e quasi risentitamente i propri comodi.
A Napoli invece c’è stata la decisione di chiudere la piazza, piazzarci le poltroncine e vendere i biglietti (prezzi da 15 a 100 euro, 9.000 posti a sedere venduti), però mettendo i maxischermo in altri punti della città. Quale delle due modalità vi sembra più «civile»? Questione interessante, ma eccoci tornati ad una parola chiave: alla diffusa, forse un po’ logora e rassicurante, ma sempre valida percezione della Nona, in particolare del suo quarto movimento sull’Inno alla gioia di Schiller, come un simbolo di civiltà, di civiltà europea.
Ne ha parlato ieri mattina a Palazzo San Giacomo, sede dell’amministrazione cittadina, il sindaco Rosa Russo Iervolino e il presidente della Regione Antonio Bassolino, conferendo un’onoreficenza a Mehta, che dal canto suo ha rievocato come Napoli sia stata la prima città europea su cui misero piede, sbarcando in Europa, all’inizio degli anni Cinquanta, otto ragazzi indiani che andavano a studiare in Europa. Uno era lui. Allora il San Carlo poté solo vederlo, oggi questo splendido teatro italiano nato nel Settecento ha il proprio museo che ne ripercorre la storia e ne illustra i cimeli: foto, foto di scena, costumi, bozzetti, locandine, in una mostra che fa da anteprima all’apertura vera e proprio del museo, inaugurata ieri, poche ore prima del concerto, alla presenza del ministro ai Beni culturali Sandro Bondi.
Ma è un momento difficile per la musica in Italia, come dimostrano i tagli ulteriori al Fondo Unico Spettacolo (che per il solo Teatro del Maggio, molto incisivamente colpito, ammonterebbero a 6 milioni di euro). Tagli che ieri Mehta ha definito «catastrofici» invocando la defiscalizzazione dei contributi dei privati ai teatri: idea approvata dal ministro il quale, definendo la collaborazione fiorentino-partenopea «un modello da seguire», ha garantito che il Fus non sarà tagliato (Tremonti lo ascolterà?). Dietro questo concerto c’è Salvatore Nastasi, direttore dello spettacolo dal vivo al ministero, rimasto al suo posto nonostante il cambio di governo, crediamo ascoltato dal suo capo di adesso, Bondi, non meno che dal predecessore, Rutelli. Qualche stagione fa, in un momento difficile per il teatro fiorentino, Nastasi fu il commissario ministeriale incaricato di risolvere quella crisi, così come ora lo è al San Carlo di Napoli. Questo concerto vuole anche essere un’iniezione di fiducia per Napoli e per la musica a Napoli. Ma prepariamoci a tempi sempre più duri.