APPELLO
S.O.S ACQUA
di Alex Zanotelli
Cosenza ,15 agosto 2008 *
Nel cuore di questa estate torrida e di questa terra calabra, lavorando con i giovani nelle cooperative del vescovo Brigantini (Locride) e dell’Arca di Noè (Cosenza), mi giunge, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che il governo Berlusconi sancisce la privatizzazione dell’acqua. Infatti il 5 agosto il Parlamento italiano ha votato l’articolo 23 bis del decreto legge numero 112 del ministro G. Tremonti che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica. Tutto questo con l’appoggio dell’opposizione, in particolare del Pd ,nella persona del suo corrispettivo ministro-ombra Lanzillotta. (Una decisione che mi indigna , ma non mi sorprende, vista la risposta dell’on Veltroni alla lettera sull’acqua che gli avevo inviata durante le elezioni!).
Così il governo Berlusconi, con l’assenso dell’opposizione, ha decretato che l’Italia è oggi tra i paesi per i quali l’acqua è una merce.
Dopo questi anni di lotta contro la privatizzazione dell’acqua con tanti amici,con comitati locali e regionali, con il Forum e il Contratto Mondiale dell’ acqua ......queste notizie sono per me un pugno allo stomaco, che mi fa male. Questo è un tradimento da parte di tutti i partiti! Ancora più grave è il fatto , sottolineato dagli amici R.Lembo e R. Petrella, che il “Decreto modifica la natura stessa dello Stato e delle collettività territoriali. I Comuni, in particolare, non sono più dei soggetti pubblici territoriali responsabili dei beni comuni, ma diventano dei soggetti proprietari di beni competitivi in una logica di interessi privati, per cui il loro primo dovere è di garantire che i dividendi dell’impresa siano i più elevati nell’interesse delle finanze comunali.“ Ci stiamo facendo fare a pezzi anche la nostra Costituzione!
Concretamente cosa significa tutto questo? Ce lo rivelano le drammatiche notizie che ci pervengono da Aprilia (Latina) dimostrandoci quello che avviene quando l’acqua finisce in mano ai privati. Acqualatina , (Veolia , la più grande multinazionale dell’acqua ha il 46,5 % di azioni.) che gestisce l’acqua di Aprilia, ha deciso nel 2005 di aumentare le bollette del 300%! Oltre quattromila famiglie da quell’anno, si rifiutano di pagare le bollette ad Acqualatina, pagandole invece al Comune. Una lotta lunga e dura di resistenza quella degli amici di Aprilia contro Acqualatina! Ora nel cuore dell’estate, Acqualatina manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori o ridurre il flusso dell’acqua. Tutto questo con l’avallo del Comune e della provincia di Latina ! L’obiettivo? Costringere chi contesta ad andare allo sportello di Acqualatina per pagare.
E’ una resistenza eroica e impari questa di Aprilia: la gente si sente abbandonata a se stessa. Non possiamo lasciarli soli!
L’ estate porta brutte notizie anche dalla mia Napoli e dalla regione Campania. L’assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Cardillo lancia una proposta che diventerà operativa nel gennaio 2009. L’ Arin, la municipalizzata dell’acqua del Comune di Napoli, diventerà una multi-servizi che includerà Napoligas e una compagnia per le energie rinnovabili. Per far digerire la pillola, Cardillo promette una “Robintax” per i poveri (tariffe più basse per le classi deboli). Con la privatizzazione dell’acqua si creano necessariamente cittadini di seria A (i ricchi ) e di serie B (i poveri), come sostiene l’economista M. Florio dell’università degli studi di Milano.
Sono brutte notizie queste per tutto il movimento napoletano che nel 2006 aveva costretto 136 comuni di ATO 2 a ritornare sui propri passi e a proclamare l’acqua come bene comune. Invece dell’acqua pubblica, l’assessore Cardillo sta forse preparando un bel bocconcino per A2A (la multiservizi di Brescia e Milano) o per Veolia, qualora prendessero in mano la gestione dei rifiuti campani? Sarebbe il grande trionfo a Napoli dei potentati economico-finanziari.
A questo bisogna aggiungere la grave notizia che a Castellamare di Stabia (un Comune di centomila abitanti della provincia di Napoli ), 67 mila persone hanno ricevuto, per la prima volta, le bollette dalla Gori , (una SPA di cui il 46% delle azioni è di proprietà dell’ Acea di Roma). Questo in barba alle decisioni del Consiglio Comunale e dei cittadini che da anni si battono contro la Gori, che ormai ha messo le mani sui 76 Comuni Vesuviani (da Nola a Sorrento).
“Non pagate le bollette dell’acqua!”, è l’invito del Comitato locale alle famiglie di Castellamare. Sarà anche qui una lotta lunga e difficile, come quella di Aprilia. Mi sento profondamente ferito e tradito da queste notizie che mi giungono un po’ dappertutto.
Mi chiedo amareggiato: Ma dov’è finita quella grossa spinta contro la privatizzazione dell’acqua che ha portato alla raccolta di 400 mila firme di appoggio alla Legge di iniziativa popolare sull’acqua?
Ma cosa succede in questo nostro paese? Perchè siamo così immobili? Perchè ci è così difficile fare causa comune con tutte le lotte locali, rinchiudendoci nei nostri territori?
Perché il Forum dell’acqua non lancia una campagna su internet, per inviare migliaia di sollecitazioni alla Commissione Ambiente della Camera dove dorme la Legge di iniziativa popolare sull’acqua?
Non è giunto il momento di appellarsi ai parlamentari di tutti i partiti per far passare in Parlamento una legge-quadro sull’acqua?
Dobbiamo darci tutti una mossa per realizzare il sogno che ci accompagna e cioè che l’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minor costo possibile per l’utente, senza essere S.P.A.
“L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne “illecito” profitto - ha scritto l’arcivescovo emerito di Messina G. Marra. Pertanto si chiede che venga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubblica, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile.”
Quando ascolteremo parole del genere dalla Conferenza Episcopale Italiana? Quand’è che prenderà posizione su un problema che vuole dire vita o morte per le nostre classi deboli ma soprattutto per gli impoveriti del mondo? (Avremo milioni di morti per sete!). E’ quanto ha affermato nel mezzo di questa estate, il 16 luglio, il Papa Benedetto XVI:” Riguardo al diritto all’acqua, si deve sottolineare anche che si tratta di un diritto che ha un proprio fondamento nella dignità umana. Da questa prospettiva bisogna esaminare attentamente gli atteggiamenti di coloro che considerano e trattano l’acqua unicamente come bene economico.”
Quand’è che i nostri vescovi ne trarranno le dovute conseguenze per il nostro paese e coinvolgeranno tutte le parrocchie in un grande movimento in difesa dell’acqua?
L’acqua è vita. “L’acqua è sacra, non solo perché è prezioso dono del Creatore- ha scritto recentemente il vescovo di Caserta, Nogaro - ma perché è sacra ogni persona , ogni uomo, ogni donna della terra fatta a immagine di Dio che dall’acqua trae esistenza, energia e vita.” Sull’acqua ci giochiamo tutto!
Partendo dal basso, dalle lotte in difesa dell’acqua a livello locale, dobbiamo ripartire in un grande movimento che obblighi il nostro Parlamento a proclamare che l’acqua non è una merce, ma un diritto di tutti. Diamoci da fare perché vinca la vita!
Alex Zanotelli
* Il Dialogo, Mercoledì, 27 agosto 2008
SUL TEMA, nel sito, SI CFR.:
Politica
Campania, blitz di De Luca e Pd per la privatizzazione dell’acqua, protestano 5Stelle e comitati
Campania. Con il pretesto della commemorazione delle vittime francesi, il governatore e il Pd fanno un blitz (a favore dell’Acea) per la privatizzazione dell’acqua regionale. Ostruzionismo M5S, proteste dei comitati. Il 28 manifestazione a Napoli
di Adriana Pollice (il manifesto, 17.11.2015)
NAPOLI La commemorazione delle vittime degli attentati di Parigi è stato il grimaldello utilizzato dalla maggioranza di centrosinistra, guidata dal Pd, per approvare a tutti i costi la legge campana sul servizio idrico integrato.
Palazzo Santa Lucia è scosso dall’inchiesta che coinvolge lo stesso governatore Vincenzo De Luca, accusato con altri sei di corruzione per indizione, ma la questione viene liquidata con la formula “comunicazioni del presidente”. Al primo punto c’è la la legge che il predecessore di centrodestra non era riuscito ad approvare.
La seduta era convocata per lunedì alle 11, il gruppo 5Stelle ha occupato in anticipo gli scranni della presidenza, rifiutano di rientrare nei banchi senza discutere dell’inchiesta che ha coinvolto il governatore e il suo capo segreteria (poi dimessosi). Vogliono anche bloccare l’approvazione della legge sul servizio idrico: all’esordio della consiliatura sul tavolo c’erano la proposta grillina, quella del Pd e una stilata direttamente dalla presidenza sotto l’occhio vigile del vicepresidente Fulvio Bonavitacola.
I dem hanno rapidamente ritirato la loro, in commissione nessun emendamento delle opposizioni è passato, così in aula è arrivato il testo voluto da De Luca. In meno di 20 minuti c’è stata la lettura articolo per articolo e l’approvazione. Un anticipo del futuro disegnato dal governatore, che ha già pronta una nuova legge per contingentare i tempi delle discussioni in aula e mettere la fiducia su tutti i provvedimenti.
I 5Stelle hanno provato a bloccare i lavori con l’occupazione dei posti di presidenza, ma la presidenza si è accomodata più in basso, al posto del governo, e De Luca è andato via, lasciando la gestione della pratica alla presidente dell’aula Rosetta D’Amelio e al capogruppo Pd, Mario Casillo.
La seduta viene interrotta: nella capigruppo la maggioranza impone la linea che il consiglio va fatto a tutti i costi per commemorare le vittime di Parigi, i 5Stelle chiedono al centrodestra di firmare la richiesta di sfiducia a De Luca ma da Forza Italia in giù non ci pensano proprio ad accettare.
Al generale Carmine De Pascale (eletto nella lista De Luca presidente) il compito di officiare l’omaggio ai francesi. I comitati per l’acqua pubblica, presenti nella sezione dedicata al pubblico, urlano «pagliacci», i grillini leggono a oltranza le loro comunicazioni all’aula, D’Amelio minaccia di chiamare le forze dell’ordine per farli sgomberare. Secondo, breve, stop e la seduta riprende: il centrodestra abbandona i lavori, lasciando così campo libero a Pd e soci, del resto la norma va bene anche a loro.
In Aula ci sono solo i grillini che occupano e il centrosinistra. Un gruppo di zelanti consiglieri innalza la bandiera della Francia per oscurare la protesta, il generale dà libero sfogo alla retorica: «Cordoglio unanime, sentito riverente e commosso» e via di questo passo per un paio di minuti poi, finalmente per il Pd, si passa alla votazione a ritmi forsennati. Il tempo di esclamare «il consiglio approva» e De Luca lascia il palazzo.
I 5Stelle provano ad afferrare i microfoni, la presidente D’Amelio viene spinta: verrà portata fuori dall’aula e affidata agli infermieri del 118. «De Luca instaura il regime in regione Campania e i consiglieri regionali del Pd con a capo il presidente del consiglio D’Amelio fucilano la democrazia» commenta il deputato 5S Luigi Gallo.
De Luca prima fa la vittima («Una giornata intera perduta a causa delle sceneggiate dei 5Stelle e senza poter rendere le mie dichiarazioni. Non succederà più») e poi aggiunge soddisfatto: «C’è chi fa chiacchiere e chi decide».
Ma cosa c’è nella legge?
L’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico nel rapporto nazionale del 2015 ha indicato la gestione distrettuale come modello a cui tendere, un modello che piace al governo e piace anche alla destra.
La legge campana si muove in questo verso: spariscono i cinque Ambiti territoriali ottimali a favore di uno solo, regionale, suddiviso in cinque ambiti distrettuali. La gestione è spostata nell’Ente idrico campano, che diventa il soggetto di governo dell’Ato regionale.
I 550 comuni campani cedono il passo al Comitato esecutivo (organo dell’Eic) in cui siedono in 20, sono loro che scelgono il presidente, il direttore generale e affidano la gestione in ogni ambito distrettuale. Una volta accentrate le decisioni, le gestioni pubbliche vicine a una dimensione territoriale potranno essere facilmente scalzate via.
Infine l’articolo 21, prolungando i commissariamenti degli Ato per il periodo transitorio, apre la porta alla possibilità di un nuovo provvedimento (dopo quello già bocciato dal Tar) che consenta alla Gori spa (controllata dall’Acea) di spalmare sulle bollette degli utenti 122 milioni di debito.
Padre Alex Zanotelli, presente in aula, commenta: «La legge creerà un’agenzia unica che gestirà la governance e le fonti stesse dell’acqua. È una vergogna che il Pd abbia approvato questa legge, un tradimento del referendum, i loro figli e nipoti li malediranno. Questa norma è la stessa di Caldoro, quella che eravamo riusciti a bloccare. Non ho le prove ma deve esserci stata una trattativa, il governo Renzi vuole dare la gestione dell’acqua in mano a quattro multiutility: Piemonte e Liguria a Iren; la Lombardia ad A2A; Hera in centro Italia e Acea al sud».
Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, commenta: «E’ un obbrobrio politico, ricorreremo».
Il 28 novembre manifestazione a Napoli dei comitati per chiedere il ritiro della legge.
Dieci osservazioni per il rigetto dello schema di decreto interministeriale avvelenatore
del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Al Responsabile per la Direttiva 98/34 della Commissione Europea
e per opportuna conoscenza:
al Commissario Europeo all’Ambiente
al Commissario Europeo alle Imprese e all’Industria
al Commissario Europeo alla Salute
al Presidente della Commissione Europea
al Presidente del Parlamento Europeo
al Ministro dell’Ambiente
al Ministro della Salute
al Ministro dell’Economia
al Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali
al Ministro dello Sviluppo economico
al Ministro per la Coesione territoriale
al Ministro per gli Affari europei
al Presidente del Consiglio dei Ministri
al Presidente della Commissione "Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare" del Parlamento Europeo
ai Presidenti delle Commissioni "Igiene e sanità" e "Territorio, ambiente, beni ambientali" del Senato della Repubblica
ai Presidenti delle Commissioni "Ambiente, territorio e lavori pubblici" e "Affari sociali" della Camera dei Deputati
Oggetto: Osservazioni del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo allo schema di decreto interministeriale che propone l’introduzione di alcune modifiche al Decreto Legislativo 31/2001 relativamente ai requisiti di potabilità (notification number 2012/0534/I - C50A, title "Schema di decreto interministeriale per l’introduzione, nell’allegato I, parte B, del decreto legislativo 2 febbraio 2001 n. 31, del parametro "Microcistina-LR" e relativo valore di parametro"), affinché esso sia rigettato per manifesta illegalità, irregolarità, irricevibilità.
1. Premessa e fini Venuti a conoscenza dello schema di decreto interministeriale in oggetto, con le presenti Osservazioni se ne richiede il rigetto da parte della Commissione Europea - ovvero la revoca da parte degli stessi Ministeri della Salute e dell’Ambiente proponenti - in considerazione della manifesta illegalità, irregolarità ed irricevibilità del medesimo.
2. Osservazioni
2.1. Osservazione prima: lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato in quanto consentirebbe di erogare come potabile acqua contaminata da sostanze tossiche e cancerogene.
2.2. Osservazione seconda: lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato in quanto viola la vigente normativa che non ammette di erogare come potabile acqua contaminata da sostanze tossiche e cancerogene.
2.3. Osservazione terza: lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato in quanto dà luogo ad una turbativa nella regolazione della concorrenza e danneggia diritti soggettivi e legittimi interessi sia di imprese ed industrie del settore agricolo ed alimentare, sia dei consumatori dei loro prodotti.
2.4. Osservazione quarta: lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato in quanto è in contrasto e sabota gli Obiettivi europei di qualità delle acque per il 2015.
2.5. Osservazione quinta: lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato in quanto si fonda su premesse ed è accompagnato da dichiarazioni inammissibili, menzognere e mistificatrici. 2.6. Osservazione sesta: lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato in quanto manifestamente carente di documentazione e verifiche preliminari indispensabili.
2.7. Osservazione settima: lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato in quanto frutto di una metodologia e di una procedura irrituali e viziati da flagranti e molteplici errori, irregolarità e falsificazioni.
2.8. Osservazione ottava: lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato in quanto in contrasto con fondamentali principi e norme della Costituzione della Repubblica Italiana.
2.9. Osservazione nona: lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato in quanto confligge col Principio di precauzione.
2.10. Osservazione decima: infine e riassuntivamente, lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato in quanto avrebbe effettuali esiti gravemente patogeni, ovvero di grave nocumento per la salute e la qualità della vita di milioni di esseri umani.
3. Conclusioni
Per tutto quanto precede lo schema di decreto interministeriale in oggetto va rigettato per manifesta illegalità, irregolarità, irricevibilità.
4. Diffida e riserva
La presente vale altresì come diffida; ci si riserva di adire tutte le vie legali qualora taluno dei soggetti variamente coinvolti in qualunque forma e in qualunque sede perseverasse nella commissione di un flagrante reato.
In attesa di un sollecito riscontro, e restando a disposizione per ogni ulteriore interlocuzione, vogliate gradire i migliori saluti ed i migliori auguri di buon lavoro.
Peppe Sini
a nome e per conto del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 11 dicembre 2012
Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo (Italia)
tel. 0761353532
e-mail: nbawac@tin.it , centropacevt@gmail.com
web: lists.peacelink.it
ALL’UNANIMITA’ LA COMMISSIONE AFFARI SOCIALI DELLA CAMERA DEI DEPUTATI VOTA PER LA REVOCA DEL DECRETO AVVELENATORE
Nella seduta del 13 dicembre 2012 la XII Commissione "Affari sociali" della Camera dei Deputati ha votato all’unanimita’ la risoluzione che chiede la revoca dello schema di decreto interministeriale che illecitamente ed insensatamente avrebbe consentito di fatto di erogare come potabile acqua in realta’ contaminata da sostanze tossiche e cancerogene.
Si allega il testo integrale della risoluzione deliberata all’unanimita’.
Essendo il nostro ordinamento istituzionale fondato sulla divisione dei poteri, ed essendo in esso il Parlamento l’organo legislativo, cioe’ che fa le leggi, e’ evidente - sia sotto il profilo logico e morale, sia sotto il profilo della correttezza metodologica ed istituzionale - che il famigerato schema di decreto predisposto dai Ministeri dell’Ambiente e della Salute deve ora essere immediatamente revocato, poiche’ all’unanimita’ i rappresentanti del Parlamento nella XII Commissione della Camera dei Deputati lo hanno respinto.
E’ una vittoria della verita’, della democrazia, del diritto.
E’ una vittoria dell’impegno per la salute e l’ambiente.
E’ una vittoria dell’intelligenza e della dignita’ umana.
dottoressa Antonella Litta, referente per Viterbo dell’Associazione italiana medici per l’ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia)
Viterbo, 13 dicembre 2012
Per comunicazioni: tel. 3383810091, 0761559413, fax: 0761559126, e-mail: -isde.viterbo@gmail.com
Appello
TRADIMENTO MONTI
di Alex Zanotelli *
SALVIAMO IL REFERENDUM DELL’ACQUA
Era il 13 giugno, esattamente 7 mesi fa, quando 26 milioni di italiani/e sancivano l’acqua bene comune :”Ubriachi eravamo di gioia... le spalle cariche dei propri covoni!(Salmo,126)
E oggi,13 gennaio ritorniamo a “seminare nel pianto..” (Salmo,126) perché il governo Monti vuole privatizzare la Madre. Sapevamo che il governo Monti era un governo di banche e banchieri, ma mai, mai ci saremmo aspettati che un governo, cosidetto tecnico, osasse di nuovo mettere le mani sull’acqua, la Madre di tutta la vita sul pianeta.
E’ quanto emerge oramai con chiarezza dalla fase 2 dell’attuale governo, che impone le liberalizzazioni in tutti i settori.Infatti le dichiarazioni di ministri e sottosegretari, in questi ultimi giorni, sembrano indicare che quella è la strada anche per l’acqua. Iniziando con le affermazioni di A.Catricalà, sottosegretario alla Presidenza, che ha detto che l’acqua è uno dei settori da aprire al mercato.E C.Passera, ministro all’economia,ha affermato :”Il referendum ha fatto saltare il meccanismo che rende obbligatoria la cessione ai privati del servizio di gestione dell’acqua, ma non ha mai impedito in sé la liberalizzazione del settore.” E ancora più spudoratamente il sottosegretario all’economia G. Polillo ha rincarato la dose: “Il referendum sull’acqua è stato un mezzo imbroglio. Sia chiaro che l’acqua è e rimane un bene pubblico. E’ il servizio di distribuzione che va liberalizzato.”E non meno clamorosa è l’affermazione del ministro dell’ambiente C.Clini:”Il costo dell’acqua oggi in Italia non corrisponde al servizio reso.....La gestione dell’acqua come risorsa pubblica deve corrispondere alla valorizzazione del contenuto economico della gestione.”
Forse tutte queste dichiarazioni preannunciavano il decreto del governo (che sarà votato il 19 gennaio) che all’art.20 afferma che il servizio idrico - considerato servizio di interesse economico generale - potrebbe essere gestito solo tramite gara o da società per azioni, eliminando così la gestione pubblica del servizio idrico. Per dirla ancora più semplicemente, si vuole eliminare l’esperienza che ha iniziato il Comune di Napoli che ha trasformato la società per azioni a totale capitale pubblico(ARIN ) in ABC (Acqua Bene Comune-Ente di diritto pubblico).
E’ il tradimento totale del referendum che prevedeva la gestione pubblica dell’acqua senza scopo di lucro .E’ il tradimento del governo dei professori.E’ il tradimento della democrazia.
Per i potentati economico-finanziari italiani l’acqua è un boccone troppo ghiotto da farselo sfuggire.Per le grandi multinazionali europee dell’acqua(Veolia,Suez,Coca-Cola...) che da Bruxelles spingono il governo Monti verso la privatizzazione, temono e tremano per la nostra vittoria referendaria,soprattutto il contagio in Europa.
“Un potere immorale e mafioso -ha giustamente scritto Roberto Lessio, nel suo libro All’ombra dell’acqua- si sta impossessando dell’acqua del pianeta.E’ in corso l’ultima guerra per il possesso finale dell’ultima merce:l’acqua.Per i tanti processi di privatizzazione dei servizi pubblici in corso, quello dell’accesso all’acqua è il più criminale.Perchè è il più disonesto, il più sporco, il più pericoloso per l’esistenza umana.”
Per questo dobbiamo reagire tutti con forza a tutti i livelli, mobilitandoci per difendere l’esito referendario, ben sapendo che è in gioco anche la nostra democrazia.
Chiediamo al più presto una mobilitazione nazionale, da tenersi a Roma perché questo governo ascolti la voce di quei milioni di italiani/e che hanno votato perché l’acqua resti pubblica .
Chiediamo altresì che il governo Monti riceva il Forum italiano dei movimenti per l’acqua,ciò che ci è stato negato finora.
Rilanciamo con forza la campagna di “obbedienza al referendum” per trasformare le Spa in Ente di diritto pubblico(disobbedendo così al governo Monti).
Sollecitiamo i Comuni a manifestare la propria disobbedienza alla privatizzazione dell’acqua con striscioni e bandiere dell’acqua.
E infine ai 26 milioni di cittadini/e di manifestare il proprio dissenso esponendo dal proprio balcone, uno striscione con la scritta :”Giù le mani dall’acqua”!
In piedi, popolo dell’acqua!
Ce l’abbiamo fatta con il referendum, ce la faremo anche adesso!
E di nuovo la nostra bocca esploderà di gioia (Salmo,126)
Alex Zanotelli
Napoli, 13 gennaio 2012
* IL DIALOGO, Lunedì 16 Gennaio,2012 Ore: 16:02
DIGIUNO IN PIAZZA S. PIETRO (ROMA)
SALVIAMO L’ACQUA!
Carissimi sacerdoti, missionari(e) e religiosi(e).
Ci stanno rubando l’acqua!
Come possiamo permettere che l’acqua, nostra madre, sia violentata e fatta diventare mera merce per il mercato? Per noi cristiani l’acqua è un grande dono di Dio, che fa parte della sua straordinaria creazione e che non può mai essere trasformata in merce.
“Donna, dammi da bere!” chiede un Gesù, stanco ed assetato, a una donna samaritana, nel Vangelo letto durante la Quaresima, in tutte le Chiese cattoliche del mondo.
“Dateci da bere! gridano oggi milioni di impoveriti. In un pianeta, dove la popolazione sta crescendo e l’acqua diminuendo per il surriscaldamento, quel “dateci da bere!”, diventerà un grido sempre più angosciante. Nei volti di quelli assetati, noi credenti vediamo il volto di quel povero Cristo che ci ripeterà: “Avevo sete...e non mi avete dato da bere!.” L’ONU afferma che, entro la metà del nostro secolo, tre miliardi di esseri umani non avranno accesso all’acqua potabile. È un problema etico e morale di dimensioni planetarie che ci tocca direttamente. Di fatto, per noi cristiani l’acqua è sacra, l’acqua è vita, l’acqua è la madre di tutta la vita sulla terra. Inoltre, per noi cristiani l’acqua ha un enorme valore simbolico e sacramentale.
È stato lo stesso Papa Benedetto XVI ad affermare nella sua enciclica sociale Caritas in Veritate n. 27 che l’acqua è un diritto universale di tutti gli esseri umani. Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa n. 485 afferma inoltre: “L’acqua, per la sua stessa natura, non può essere trattata come una mera merce tra le altre e il suo uso deve essere razionale e solidale”. Il segretario della CEI, Mons. Mariano Crociata, ha affermato durante il convegno ad Assisi su “Sorella Acqua), in aprile 2011, che: “In questo scenario conservano tutto il loro peso i processi di privatizzazione, che vedono poche multinazionali trasformare l’acqua in affare, a detrimento dell’accesso alle fonti e quindi dell’approvvigionamento, con conseguente perdita di autonomia da parte degli enti governativi. Il tema va affrontato dalla comunità internazionale, per un uso equo e responsabile di questa risorsa, bene strategico - l’oro blu! - attorno al quale si gioca una delle partite decisive del prossimo futuro. Richiede un impegno comune, che sappia orientare le scelte e le politiche per l’acqua, concepita e riconosciuta come diritto umano, come bene dalla destinazione universale (...) A dire quanto queste problematiche tocchino la sensibilità comune, la Corte Costituzionale ha ammesso a referendum due quesiti, sui quali il popolo italiano sarà chiamato ad esprimersi nel prossimo mese di giugno”.
Come cristiani non possiamo accettare la legge Ronchi, votata dal nostro Parlamento (primo in Europa) il 19 novembre 2009, che dichiara l’acqua come bene di rilevanza economica. Il referendum del 12 e 13 giugno sarà molto importante per bloccare questo processo di privatizzazione dell’acqua e per salvare l’acqua come un grande dono per l’umanità
Scendiamo in piazza! Così come hanno fatto i monaci in Myanmar (ex Birmania) contro il regime che opprime il popolo. Invitiamo, quindi, i sacerdoti, le missionarie e i missionari, i consacrati e le consacrate a trovarci in Piazza San Pietro, a Roma, giovedì 9 giugno alle ore 12:00, per fare un grande digiuno. Venite con i vostri simboli sacerdotali e religiosi, ma anche con i vostri manifesti pastorali, per poter innalzare a tutto il popolo italiano il nostro clamore: Salviamo l’acqua!
p. Adriano Sella e p. Alex Zanotelli Padova 30 aprile 2011
Per chi vuole dare la propria adesione: • il sito da visitare e cliccare per mettere il nome della propria adesione è www.nigrizia.it • oppure inviare e-mail: adrianosella@virgilio.it
Per informazioni: 346 2198404
MOBILITAZIONE
Difesa dell’acqua pubblica e no al nucleare il corteo referendario ha invaso Roma
Politici, sindaci e migliaia di cittadini in piazza nella Capitale per sostenere i tre quesiti in votazione il 12 e 13 giugno. Al centro della manifestazione anche lo stop ai bombardamenti in Libia *
ROMA - Dopo la manifestazione per la dignità delle donne e quella in difesa della Costituzione e della scuola pubblica, anche il corteo contro il nucleare e la privatizzazione dell’acqua si è trasformato in uno straordinario successo di mobilitazione popolare organizzato al di fuori dei partiti. Trecentomila partecipanti - hanno detto gli organizzatori. Ma al di là delle cifre il corteo imponente che ha sfilato oggi per il centro di Roma è l’ennesimo messaggio tanto al governo quanto ai partiti di opposizione, a cominciare dal Pd, diviso al suo interno anche su questi temi. L’obiettivo era quello di ottenere finalmente attenzione per i referendum fissati maliziosamente dal ministro dell’Interno Roberto Maroni per il 12 e 13 giugno, a un mese di distanza dalla consultazione per le amministrative.
In tutto quattro quesiti 1: due per abrogare i piani di privatizzazione (tanto del governo Berlusconi quanto di quello Prodi) degli acquedotti; uno per bloccare le ambizioni di revival nucleare dell’attuale esecutivo; e un quarto, infine, per abrogare il legittimo impedimento, per quanto ridimensionato nella sua efficacia dalla Consulta. Malgrado l’allarme destato dalla catastrofe di Fukishima, raggiungere il quorum sarà un’impresa tutta in salita, ma l’entusiasmo mostrato oggi dai manifestanti sembra non voler fare troppi calcoli. "Questo movimento di persone è nato sei anni fa: per la prima volta si è creato un soggetto politico partendo dal basso, non un partito. Questa è una speranza per il futuro", commenta uno degli animatori dell’iniziativa, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli.
La varietà di sigle e persone sfilate oggi da piazza Esedra a San Giovanni è stata in effetti ancora una volta impressionante. Insieme ai comitati promotori dei referendum, in piazza c’erano infatti oltre a sigle ambientaliste e sindacali, esponenti del Pd, dell’Idv e della sinistra rimasta fuori dal Parlamento, anche numerosi amministratori locali e i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori delle rinnovabili, ormai un importante settore produttivo messo a rischio dalla precedenza data dal governo per il ritorno all’energia nucleare.
Coloratissimo, ironico, creativo, come accade ormai sempre in queste occasioni, il corteo, disseminato di cappelli a forma di rubinetto e manifestanti in tuta antiradiazioni, era aperto dallo striscione "Due sì per l’acqua bene comune". Tra gli altri cartelli letti lungo la sfilata "Capannori vuole bere l’acqua del sindaco", "L’acqua è sorella delle creature, non dei mercanti", "No alla guerra per l’acqua, per il petrolio e per l’uranio". I temi del nucleare e della privatizzazione dell’acqua si sono intrecciati infatti con la mobilitazione contro l’intervento armato in Libia. A dare un tocco di folclore a quest’ultimo aspetto, un gruppo di ragazze, le ’Gheddafine’, assoldate lo scorso anno per partecipare a una serata organizzata in onore del leader libico Gheddafi. Anche loro sono scese in piazza per dire "stop alle bombe in Libia", "we love Libya" e ancora "no alle bombe ’umanitarie’, apriamo un canale diplomatico".
* la Repubblica, 28 marzo 2011
APPELLO
ACQUA: HASTA LA VICTORIA!
di Alex Zanotelli *
Questo è l’anno dell’acqua, l’anno in cui noi italiani dobbiamo decidere se l’acqua sarà merce o diritto fondamentale umano.
Il 19 novembre 2009, il governo Berlusconi ha votato la legge Ronchi , che privatizza i rubinetti d’Italia. E’ la sconfitta della politica, è la vittoria dei potentati economico-finanziari. E’ la vittoria del mercato, la mercificazione della ‘creatura’ più sacra che abbiamo:’sorella acqua’.
Questo decreto sarà pagato a caro prezzo dalle classi deboli di questo Paese, che, per l’aumento delle tariffe, troveranno sempre più difficile pagare le bollette dell’acqua (avremo così cittadini di serie A e di serie B!). Ma soprattutto, la privatizzazione dell’acqua, sarà pagata dai poveri del Sud del mondo con milioni di morti di sete.
Per me è criminale affidare alle multinazionali il bene più prezioso dell’umanità (‘l’oro blu’), bene che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici (scioglimento dei ghiacciai e dei nevai) sia per l’incremento demografico.
L’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestito dai Comuni a totale capitale pubblico, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile.
Purtroppo, il nostro governo, con la legge Ronchi, ha scelto un’altra strada, quella della mercificazione dell’acqua.
Ma sono convinto che la vittoria dei potentati economico-finanziari si trasformerà in un boomerang.
E’ già oggi notevole la reazione popolare contro questa decisione immorale. Questi anni di impegno e di sensibilizzazione sull’acqua, mi inducono ad affermare che abbiamo ottenuto in Italia una vittoria culturale ,che ora deve diventare politica.
Ecco perché il Forum italiano dei Movimenti per l’acqua pubblica, lancia ora il Referendum abrogativo della Legge Ronchi, che dovrà raccogliere, fra aprile e luglio 2010, circa seicentomila firme. Non sarà un referendum solo abrogativo, ma una vera e propria consultazione popolare su un tema molto chiaro:o la privatizzazione dell’acqua o il suo affidamento ad un soggetto di diritto pubblico.
Le date del referendum verranno annunciate in una grande manifestazione nazionale a Roma il 20 marzo, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’acqua (22marzo).
Nel frattempo chiediamo a tutti di costituirsi in gruppi e comitati in difesa dell’acqua, che siano poi capaci di coordinarsi a livello provinciale e regionale.
E’ la difesa del bene più prezioso che abbiamo (aria e acqua sono i due elementi essenziali per la vita!). Chiediamo a tutti i gruppi e comitati di fare pressione prima di tutto sui propri Comuni affinché convochino consigli monotematici per dichiarare che l’acqua è un bene di non rilevanza economica. Questo apre la possibilità di affidare la gestione dell’acqua ad un soggetto di diritto pubblico.
Abbiamo bisogno che migliaia di Comuni si esprimano. Potrebbe essere questo un altro referendum popolare propositivo.
Solo un grande movimento popolare trasversale potrà regalarci una grande vittoria per il bene comune. Sull’acqua ci giochiamo tutto, anche la nostra democrazia.
Dobbiamo e possiamo vincere. Ce l’ha fatta Parigi (la patria delle grandi multinazionali dell’acqua ,Veolia, Ondeo ,Saur che stanno mettendo le mani sull’acqua italiana) a ritornare alla gestione pubblica. Ce la possiamo fare anche noi.
Mobilitiamoci !E’ l’anno dell’acqua!
Napoli, 7 febbraio 2010
Alex Zanotelli
* Il Dialogo,Giovedì 11 Febbraio,2010 Ore: 16:26
Arriva il bis: privatizzata l’acqua. E si apre la caccia al comma. *
Santa la Gabanelli che ha trovato, nei meandri del decreto Alitalia, non so quale articolo che in due righe regalava l’impunità ai soliti Tanzi, Geronzi e compagnia. Grande cagnara, Tremonti fa il bel gesto, e l’articolo viene cancellato.
Ma andare alla ricerca del comma nascosto dovrà diventare il nuovo sport nazionale. In un decreto per la salvaguardia del criceto maremmano può nascondersi un inceneritore, in un finanziamento per una centrale elettrica la salvezza per un mafioso. Chi può saperlo?
Nel frattempo, circola insistentemente in Rete un articolo di Rosaria Ruffini che racconta:
Il Parlamento ha votato l’articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica.
Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l’acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce e, dunque, sarà gestita da multinazionali internazionali (le stesse che già possiedono le acque minerali).
Ahiahi. E’ un decreto approvato il 5 agosto, è già la data preannuncia, come si dice a Roma, la sòla. Molti dubitano della veridicità della denuncia, così andiamo ad approfondire. E scopriamo che in data 26 agosto ci aveva già pensato Alex Zanotelli dal settimanale Carta a lanciare un grido di allarme in proposito:
Mi giunge, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che il governo Berlusconi sancisce la privatizzazione dell’acqua. Infatti il 5 agosto il Parlamento italiano ha votato l’articolo 23 bis del decreto legge numero 112 del ministro G. Tremonti che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica. Tutto questo con l’appoggio dell’opposizione, in particolare del Pd, nella persona del suo corrispettivo ministro-ombra Lanzillotta. (Una decisione che mi indigna, ma non mi sorprende, vista la risposta dell’on. Veltroni alla lettera sull’acqua che gli avevo inviata durante le elezioni!)
Così, vado a guardarmi il decreto legge. E scopro con sollievo che all’art.23 si parla di contratti di apprendistato, e subito dopo c’è l’art.24. Andiamo, ragazzi! Che paranoia è mai questa! Il governo è innocente, almeno stavolta!
E invece no. Il decreto è del 25 giugno, quando er cittadino era ancora a casa a vigilare sui suoi rappresentanti. Viene trasformato in legge appunto il 5 agosto, e mentre tutti sono al mare tra l’art.23 e il 24 viene aggiunto l’infame 23 bis che titola "Servizi pubblici locali di rilevanza economica".
Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite
Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati.
tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica in materia di rifiuti, trasporti, energia elettrica e gas, nonche’ in materia di acqua;
E così via. Leggetevelo. Si situa tra un articolo sui contratti di apprendistato e un altro che regolamenta l’uso della carta nei Ministeri.
Ora volevo raccontarvi di Cochabamba, ma devo correre a spulciarmi il decreto che norma la coltivazione dei fichi d’india. Chissà che dentro non ci sia una dichiarazione di guerra al Turkmenistan o una centrale nucleare in Val d’Orcia o l’amnistia per Totò Riina.
Ansa» 2008-10-07 14:43
ACQUA SEMPRE PIU’CARA, AGRIGENTO AL TOP
ROMA - Acqua sempre più cara per le famiglie italiane. Il servizio idrico è aumentato in media del 32% negli ultimi sei anni e del 4,6% tra il 2006 e il 2007. Con rincari addirittura del 50% in alcune città del Nord-Ovest. E se Agrigento si distingue come la città più cara, Milano risulta la più economica, con tariffe 4 volte più basse di quelle della città siciliana. La Toscana si aggiudica invece il primato di regione più costosa, mentre il Sud si distingue come ’sprecone’.
E’ quanto risulta da un’indagine dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, che ha preso in esame, per tutti i capoluoghi di provincia italiani, il servizio idrico integrato (acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione e quota fissa o ex nolo contatori). In un anno una famiglia sostiene in media 229 euro di spesa per il servizio idrico integrato, il 4,6% in più rispetto alla spesa del 2006: considerando il periodo gennaio 2002-agosto 2008 l’aumento è addirittura del 32%. Agrigento è la città in cui l’acqua è più cara (445 euro annui), con tariffe 4 volte più costose che a Milano che, con una spesa annua di 106 euro, è invece la città meno cara. La Toscana risulta la regione più costosa per il servizio idrico, con ben sette città nella top ten delle città più care.
Mentre nella classifica dei dieci capoluoghi di provincia meno cari, ben otto sono nel Nord. Dei 104 capoluoghi monitorati, ben 70 hanno registrato variazioni all’insù delle tariffe (altri 33 sono rimasti invariati e solo Benevento ha avuto una riduzione): Novara ha messo a segno l’aumento più consistente (+50%), seguita da un’altra città piemontese, Verbania (+45%), e poi da Agrigento (+38%). Le tariffe variano nettamente da regione a regione (quelle centrali, in particolare, si contraddistinguono in media per le tariffe più elevate, 267 euro annuali), ma differenze elevate ci sono anche all’interno della stessa regione: in Sicilia, ad esempio, tra Agrigento e Catania la differenza di spesa annua per il servizio idrico raggiunge 269 euro. E con l’aumentare dei costi aumentano anche gli sprechi. Complessivamente in Italia il 35% dell’acqua immessa nelle tubature va persa: il problema è particolarmente accentuato nelle regioni meridionali (49%), evidenzia il rapporto, sottolineando che sono evidenti "notevoli criticità" come nel caso della Puglia con la seconda spesa più elevata ed una percentuale di perdita di acqua ben superiore alla media.
"Al Governo e al Parlamento chiediamo il blocco delle tariffe dell’acqua fino a tutto il 2009", ha detto il responsabile nazionale delle politiche dei consumatori, Giustino Trincia, che ha consegnato l’indagine al ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola. "E’ indispensabile, inoltre - ha aggiunto - l’istituzione di un’Autorità di regolazione del settore idrico con reali poteri d’intervento per mettere fine alla scandalosa giungla di tariffe, contratti e bollette".
Comunicato Stampa
Energia e acqua valore aggiunto dei piccoli Comuni
I piccoli Comuni della Valli Alpine e dell’Appennino detengono il 70% delle sorgenti d’acqua dell’intero territorio nazionale. Nei piccoli Comuni della Puglia, Calabria, Basilicata e Campania son concentrati i più grandi parchi eolici e solari dell’intero territorio nazionale. “Un patrimonio immenso e strategico - attacca il Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano - messo a disposizione del Paese, impegnato nella difficile opera di necessaria autonomia energetica. Una risposta determinante per la crescita del Paese che i piccoli Comuni danno alla comunità nazionale ricevendone in cambio la chiusura delle scuole, la rarefazione dei servizi socio sanitari, le più grandi discariche di rifiuti d’Europa.
Una contraddizione ed una condizione di disagio che ha raggiunto un livello inaccettabile. Le Amministrazioni locali - il richiamo del Portavoce di Piccoli Comuni - sul piatto del federalismo hanno il dovere di portare anche la voce delle piccole comunità locali non sempre adeguatamente rappresentate dai cosiddetti organismi associativi istituzionali, sempre di più interessati alla tutela della grandi realtà urbane e della Casta. Il Mezzogiorno d’Italia - ribadisce orgoglioso il leader di Piccoli Comuni - in materia di fonti rinnovabili e petrolio è ormai un vero polo energetico nazionale, eppure viene considerato un problema, una palla la piede per lo sviluppo del Paese.
Un errore gravissimo dovuto soprattutto all’insipienza delle classi dirigenti meridionali, non rappresentative grazie ad una legge elettorale chiaramente incostituzionale ed al fallimento del partiti politici, mero strumento nelle mani delle lobbyes economiche. Le piccole comunità locali - rilancia Caivano - devono reagire e porre con forza le ragioni di dieci milioni di cittadini che vivono nei piccoli Comuni italiani e sostenere un doveroso riequilibrio socio economico anche in virtù del tributo energetico che paghiamo all’intero Paese.
Non abbiamo molta fiducia nelle sigle canoniche di rappresentanza delle comunità che non hanno svolto un ruolo positivo come ampiamente dimostra lo stato di declino di migliaia di piccoli Comuni italiani, confidiamo molto nella fiducia dei cittadini per dare forza alle nostre iniziative che partono dal basso per un nuovo e più forte municipalismo”.
L’Addetto Stampa
Andrea Gisoldi
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