[...] Il nuovo sistema politico che si sta introducendo in Italia è fonte di angoscia, di discredito delle istituzioni e di corruzione della vita quotidiana. Guai pensare che tutto si può risolvere con la sola caduta di Berlusconi.
In quindici anni il sistema politico e le idee portanti della società italiana hanno subito un sovvertimento profondo, in cui sono confluite le tendenze negative che già avevano piagato il Paese nei primi decenni della storia repubblicana, nonostante il rapido sviluppo economico e il graduale affermarsi degli istituti e delle pratiche della democrazia [...]
Per salvare la Repubblica una svolta dopo quindici anni
14-10-2009
di Raniero La Valle *
Il nuovo sistema politico che si sta introducendo in Italia è fonte di angoscia, di discredito delle istituzioni e di corruzione della vita quotidiana. Guai pensare che tutto si può risolvere con la sola caduta di Berlusconi.
In quindici anni il sistema politico e le idee portanti della società italiana hanno subito un sovvertimento profondo, in cui sono confluite le tendenze negative che già avevano piagato il Paese nei primi decenni della storia repubblicana, nonostante il rapido sviluppo economico e il graduale affermarsi degli istituti e delle pratiche della democrazia.
In breve tempo si è passati dall’esaltazione della sovranità popolare al mito della governabilità, ma si è dimenticato che secondo la Costituzione governare vuol dire mettere lo Stato dalla parte degli interessi generali e, quando gli interessi confliggono, dalla parte delle componenti sociali e degli esseri umani più deboli, ai quali ostacoli di ordine economico e sociale limitano la libertà e l’uguaglianza e impediscono il pieno sviluppo come persone.
Si è passati dal dominio delle ideologie al rifiuto delle idee, al discredito delle culture politiche e alla marmellata delle posizioni etiche e religiose; non si spiegherebbe altrimenti l’imbarbarimento della lotta politica, né si spiegherebbe come la Lega potrebbe proclamarsi l’unica forza politica cristiana e cattolica, capace di dialogo con la Chiesa, quando disegna una società nella quale nessuno ha altro Dio che se stesso, i profughi sono respinti e fatti morire in mare, gli stranieri sono criminali a norma del diritto positivo, ai musulmani è negata la dignità umana inerente alla libertà religiosa e il Pronto soccorso, le sale parto, gli ospedali, gli uffici dello stato civile e talvolta anche le panchine e gli autobus sono vietati a chi non ha il permesso della Polizia.
Si è passati dalla frammentazione delle forze politiche, all’idea di due soli contenitori, uno di destra e uno di sinistra; però la sinistra è considerata dannosa e superflua, senza posto in Parlamento, e addirittura nel Partito democratico il candidato on. Bersani viene sollecitato a censurare la stessa parola “sinistra” se vuol essere eletto.
Si è passati da un sistema elettorale anche troppo proporzionale ed esposto a chi cercasse di procurarsi anche una briciola di potere, a un sistema seccamente oligarchico in cui moltissimi cittadini sono costretti a non votare, o a votare per risultati opposti a quelli desiderati, o a votare - anche se ciò è meno nuovo - turandosi il naso; e in ogni caso nessuno può votare per eleggere nessuno, ma può solo fornire il proprio voto alle nomine già effettuate dagli apparati di partito; nessuna minoranza, senza snaturarsi o vendersi, è più ammessa al festino.�
Si è passati dalla divisione dei poteri e da un certo pluralismo dell’informazione all’attentato contro i tutti i poteri deputati a indirizzare, controllare e limitare il potere dell’esecutivo e del cosiddetto “premier”. Il Presidente della Repubblica è assediato al Quirinale, la magistratura è ogni giorno sfidata, ispezionata e minacciata, la televisione irresistibilmente attratta in un unico palinsesto, i direttori dei giornali sono costretti a cambiare mestiere, le interviste, a cui si risponde portando l’intervistatore in tribunale, potrà ormai permettersele solo chi abbia un editore pronto a rischiare per la pena qualche milione di euro.
Si è passati da un’idea perfino ipocrita della morale pubblica, all’idea della sua encomiabile trasgressione in privato, i palazzi del potere sono diventati vetrine di edonismo, il Muro è caduto e d’oltrecortina arriva il letto di Putin, siamo diventati spettacolo al mondo e dal vertice della ricchezza e del potere si sparge nel Paese una palpabile aura di corruzione. Ciò rende impossibile anche una serena trattazione legislativa di materie eticamente sensibili.
Si è passati da una eccessiva facilità di avvicendamento dei governi a una loro pretesa inamovibilità, qualunque cosa accada e qualunque cosa facciano, per una intera legislatura. Ma in una legislatura si può fare la guerra e si può espiantare la democrazia.
Questa analisi, formulata dagli uni, può essere non in tutto condivisa, può essere corretta o integrata da altri. Come ogni critica, essa stessa può essere sottoposta a critica. Non è dunque su questa analisi che si forma o si chiede il consenso. L’accordo unanime è però sull’azione che si ritiene ne debba seguire e qui viene proposta.
APPELLO PER LA CREAZIONE DI UNA “COSTELLAZIONE DEMOCRATICA”
Lo scadimento della lotta politica dal dibattito delle idee al linciaggio delle persone e le lunghe convulsioni che accompagnano la crisi micidiale del potere di Berlusconi, dimostrano l’elevato grado di inagibilità democratica di pericolosità sociale e di impotenza politica in cui è caduto il nostro sistema.
I firmatari di questo appello, le altre entità e persone che vi aderiscono e la Sinistra Cristiana che nella sua veste di “Servizio politico” lo promuove, scongiurano le forze politiche democratiche - a cominciare dal maggior partito di opposizione - a riunirsi in un supremo sforzo per arrestare il declino e ristabilire le condizioni di dignità, onore, cultura e libertà nel nostro Paese. Nei tempi più rapidi sarebbe necessaria almeno una riforma elettorale che, fuori da forzature autoritarie, premi di maggioranza e lotta alle minoranze, restituisca rappresentanza ai cittadini, credito agli eletti, azionabilità agli interessi negati e udibilità alle idee anche critiche e innovatrici.
Tuttavia, nelle more di tale riforma, che certamente ha bisogno di un vasto consenso, e nell’attuale situazione di urgenza, a legislazione vigente rivolgiamo un pressante invito alle forze e ai partiti costituzionali, presenti o assenti in Parlamento, indipendentemente dal loro denominarsi come democratici, liberali, riformisti, antagonisti, comunisti, alle associazioni politiche democratiche e ai Comitati per la Costituzione, per dar vita a una coalizione di cultura e di governo che, in discontinuità con precedenti insoddisfacenti esperienze, si potrebbe definire “Costellazione democratica”. La base comune su cui, in sintonia con i quattro punti dello storico discorso di Barak Obama al Cairo del 4 giugno scorso, tale Costellazione democratica potrebbe fondarsi, si può organizzare attorno a questi quattro valori:
1) Il valore della memoria come riserva critica della nostra identità democratica, dall’unità d’Italia al fascismo, dalla Shoà alla Resistenza, dalla Costituente alla Repubblica, e come antidoto al moltiplicarsi delle vittime della violenza economica e politica, dei “respingimenti” e delle guerre;
2) Il valore della legalità, come attuazione della Costituzione e dei suoi postulati fondamentali, a cominciare dalla laicità, condizione dell’uguaglianza e della convivenza pacifica in un universo che è plurietnico e plurireligioso; dal lavoro, come diritto e dignità di ogni persona e fondamento della Repubblica; dal ripristino della legalità soprattutto in ordine ai diritti fondamentali, alle libertà, alla giurisdizione, alla partecipazione politica e alla rappresentanza;
3) Il valore del ruolo della Repubblica per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo degli esseri umani, sia nell’ordine economico e sociale, sia nel campo dell’informazione e dell’istruzione, con particolare riferimento alle politiche per l’occupazione, per l’edilizia abitativa, per l’infanzia, per standard di vita accettabili, per la salvaguardia del Welfare e il rilancio della scuola pubblica, nel riconoscimento della dimensione privata e pubblica dell’economia;
4) Il valore dell’unità delle Nazioni, della pace, della liberazione dei popoli, del concerto dei poteri pubblici per la stabilità e lo sviluppo economico internazionale, della salvaguardia e dell’uso dei beni comuni e della difesa della natura, condizioni della salvezza storica oggi necessaria.
La condivisione di questi valori non implica la rinuncia alle differenze. Ciascuna delle componenti della Costellazione democratica, tenendo fede alla propria ragione di essere, continuerà a coltivare i propri valori e a elaborare le proprie culture incrementando nel rispetto reciproco l’autonomia e il pluralismo.
Le componenti della Costellazione democratica uniscono però le proprie forze in forma visibile per un’azione comune nella società, volta alla crescita di una cultura costituzionale, e allo sviluppo della libertà e del pluralismo della comunicazione sociale e dell’informazione.
Esse contraggono nel contempo un’alleanza elettorale capace di competere per la conquista della maggioranza parlamentare, stabilendone le finalità in un patto di legislatura aperto all’adesione di tutti i cittadini. La maggioranza parlamentare espressa da questa alleanza costituirà e sosterrà con la sua fiducia il governo. Esso viene formato nell’ambito della stessa maggioranza ma non necessariamente da tutte le sue componenti, mentre tutte le componenti della maggioranza e i loro singoli membri si vincolano a sostenere l’azione esecutiva e la legislazione qualificante del governo, secondo il patto stabilito coi cittadini. L’attività governativa non copre tutto lo spazio dei problemi e dell’esercizio politico, ed è distinta dall’attività legislativa, come sono distinti i relativi poteri. Non tutta la legislazione esprime e deve essere conforme alla volontà del governo. Nelle materie che non rientrano direttamente nello specifico programma di governo e in cui esso non ritiene implicata la fiducia al proprio operato (dal quadro istituzionale alla bioetica), la maggioranza parlamentare concorre alla legislazione senza vincolo di mandato.
La Costellazione democratica valorizza e pratica il dialogo e il confronto parlamentare, e approfondisce le relazioni con tutte le componenti della società italiana, nessuna delle quali è considerata nemica. L’accordo per dar vita a tale Costellazione democratica non può essere rimandato al momento delle prossime elezioni politiche, ma fin da ora ne deve rappresentare la prefigurazione, l’urgenza e la prospettiva risolutiva. È questo l’appello che rivolgiamo a tutti i soggetti politici responsabili della vita del Paese.
16 ottobre 2009
Raniero La Valle, Domenico Gallo, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Andrea Camilleri, Roberto Mancini, Tana De Zulueta, Francesco Zanchini, Giovanni Pecora, Adele Cambria, Vasti, scuola di critica delle antropologie, Adista, Koinonia, Centro Studi Erasmo Onlus, Cercasi un fine, Tempi di fraternità, padre Alberto Simoni, domenicano, padre Alessandro Cortesi, domenicano, Marcello Cini, Enrico Peyretti, Giancarlo Zizola, Arnaldo Nesti, Franco Ferrara, Francesco Domenico Capizzi, Maria Teresa Cacciari, Mariacristina Bartolomei, Flavio Pajer, don Giannino Piana, teologo, Gaetano Sabatini, Gilberto Squizzato, padre Aldo Tarquini, domenicano, Francesca Brezzi, Roberto De Vita, Gianfranco Monaca, Agata Cancelliere, Fausta Deshormes, Gian Gabriele Verteva, Franca Maria Bagnoli, Giovanna Vitale, Enrico Peyretti, don Carmine Miccoli, Coord. Abruzzo-Molise per la Pastorale Sociale, Pasquale De Sole, Maria Paola Zunino Girotti, Tommaso Fattori, don Paolo Farinella, prete, Farid Adly, giornalista libico, Direttore di Anbamed - notizie dal Mediterraneo, Rita Murri, Sandro Bonardi, Marco Jacoviello, Elvira Iovino, Gaetano Lettieri, Carlo Paolini, Mariafede Deriu, Ermanno Vitale, Adelina Bartolomei, Franco Valenti, Vincenzo Sebastiani, Pippo Laba, Giovanni Incorvati, Francesco de Notaris, Nadia Neri, Federica Viero, Loredana Morandi, Giuseppe Lattuada, Maria Filomena Caramel, Salvatore Gentile, Don Dario Fridel, Pietro Lazagna, Enzo Bacchiocchi, Bepi De Marzi, Giancarlo Magnani, Sandro Scenna, Maria A. Piacentini, Stefano Zecchi, Anna Doria, Fabio Ragaini, Iole Vinciguerra, Don Carlo Sansonetti, parroco di Attigliano, Luciano Nicastro, Massimo Grandicelli, Donatella Calabrese, Simonetta Spinelli, Massimo Loche, Gabriella Turnaturi, Rosa Pia Bonomi, Gaetano Lettieri, Don Mario Costalunga, parroco, Carlo Maria Ferraris, Paolo Bertagnolli, Loredani Morandi, Maurizio Olivieri, Marco Fornasari, Claudio Santi, Giovanni Benzoni, Pasquale De Sole, Nicola Ianni, Fabio Ceseri, Don Pietro Lanzi, direttore Caritas Brescia, don Luigi Adami, parroco, Paolo Veronese, Maria Luisa Proto Pisani, Enzo Monsù, Donatella De Santis, Giovanni Blasich, Emanuele Chiodini, Gabriella Bentivoglio, Carlo Schenone, Chino e Nadia Piraccini, Angela Dogliotti Marasso, Francesco Masut, Vito Simone Moresi, Angelo D’Antonoli, Stefano Fernando Tozzi, Claudio Giambelli, Ornella Berniet, Davide M. Gallo, Enrico Fossa, Giorgio Lombardo, Giampietro Filippi, Magda Tomei, Enrico Giardino, Anna Maria Traverso, Giordana Rabitti, don Adolfo Macchioli, Francesco Biagi, Mariano Mariotto, Luciano Giacobbe, Agostino Regnicoli, Moreno Biagioni, Nicola Vazzola, Luigi Ranzani, Franca Sità, Sergio Apollonio, Elia Pegollovia, Guglielmo Giusti, Salvatore Gentile, Guido Cavallo, Paola Cotti, Lidia Venturini, Elisabetta Colace, Cinzia Alsoli, Laura Guidi, Giuseppe Rolandi, Giovan Sergio Benedetti, Riccardo Lenzi, Claudio Rosati, Francesco Amato, Maria Nicoletti, Francesco Grespan
* Raniero La Valle ha diretto, a soli 30 anni, L’Avvenire d’Italia, il più importante giornale cattolico nel quale ha seguito e raccontato le novità e le aperture del Concilio Vaticano II. Se ne va dopo il Concilio (1967) quando inizia la normalizzazione che emargina le tendenze progressiste del cardinale Lercaro. La Valle gira il mondo per la Rai, reportages e documentari, sempre impegnato sui temi della pace: Vietnam, Cambogia, America Latina. Con Linda Bimbi scrive un libro straordinario, vita e assassinio di Marianela Garcia Villas (“Marianela e i suoi fratelli”), avvocato salvadoregno che provava a tutelare i diritti umani violati dalle squadre della morte. Prima al mondo, aveva denunciato le bombe al fosforo, regalo del governo Reagan alla dittatura militare: bruciavano i contadini che pretendevano una normale giustizia sociale. Nel 1976 La Valle entra in parlamento con Sinistra Indipendente; si occupa della riforma della legge sull’obiezione di coscienza. Altri libri “Dalla parte di Abele”, “Pacem in Terris, l’enciclica della liberazione”, “Prima che l’anno finisca”, “Agonia e vocazione dell’Occidente”. Nel 2008 ha pubblicato “Se questo è un Dio”. Nel 2008 è stato promotore del “Manifesto per la sinistra cristiana” nel quale propone il rilancio della partecipazione politica e dei valori del patto costituzionale del ’48 e la critica della democrazia maggioritaria.
* DOMANI, A CURA DI MAURIZIO CHIERICI
Sul tema, nel sito, si cfr.:
UNA QUESTIONE DI ECO. L’orecchio disturbato degli intellettuali italiani
ABUSO ISTITUZIONALE DEL NOME "ITALIA" DA PARTE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: DIMISSIONI SUBITO.
A Roma Franceschini, Bersani e Marino si affrontano prima delle primarie
Il partito che verrà, la laicità e il caso Binetti al centro del dibattito
Pd, sfida a tre davanti alle telecamere
"Aiutateci, il 25 venite a votare"
di MATTEO TONELLI *
ROMA - Rinnovamento, opposizione e laicità. Gira principalmente intorno a questi tre temi il primo e forse non ultimo faccia a faccia televisivo a cura di Youdem tv tra Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e Ignazio Marino. I tre sfidanti per la poltrona di segretario del Pd si trovano, l’uno accanto all’altro, sul palco dell’Acquario a Roma.
IL VIDEO INTEGRALE DEL CONFRONTO
Si parte con un colloquio, lontano dai microfoni, tra Franceschini e Bersani. Poi tutti sul palco per la "foto di classe" come scherza Maurizio Mannoni che con Tiziana Ferrario modera il dibattito. In platea 150 persone, equamente divise tra i sostenitori dei tre candidati. Assente D’Alema ("l’ho fatto apposta"). Ferree le regole: 12 domande e 2 minuti per rispondere. Toni, nel complesso, prudenti. Con Bersani che ripete lo schema della convenzione, senza cedere all’enfasi, e con Franceschini e Marini che, invece, calcano i toni, raccolgo qualche applauso in più e regalano le uniche scintille beccandosi su laicità e caso Binetti.
Finisce con un appello al voto. Bersani lo dice chiaro e tondo: "Venite, abbiano bisogno di voi". Franceschini avverte: "Se verranno a votare in pochi, il 26 la destra farà festa". Chiude Marino: "In milioni a votare". Finisce così. Ma potrebbe essere un arrivederci. I tre, infatti, lasciano aperta la porta ad un prossimo confronto davanti alle telecamere. Franceschini e Marino con entusiasmo. Bersani con una buona dose di scetticismo.
Sanità. Marino parte giocando su un tema che ben conosce. Lui, da chirurgo, chiede che la politica stia fuori dalla sanità. Franceschini va oltre e avanza una proposta: "Nelle regioni guidate da noi le le nomine dei primari saranno solo in base al curriculum e non di scelta politica". Per Bersani, che si dice "per il rinnovamento dei dirigenti", chiede efficenza. Ribadendo che "il livello assistenziale deve essere uguale per tutti. Si devono prendere i sistemi eccellenti e indurre chi è in ritardo ad adeguarsi".
Primarie e segretario. La domanda è secca. Dalle primarie del 25 uscirà il segretario oppure sarà necessario il "terzo tempo" dell’assemblea nazionale? In sintesi, basterà avere un punto in più degli sfidanti per vincere? Bersani taglia corto: "Il problema lo risolveranno i cittadini". Franceschini, invece, rilancia l’importanza della primarie: "Non toglierò mai al popolo il diritto si scegliere il segretario". Poi tocca a Marino, che al lodo Scalfari ha detto no e si è beccato l’accusa di voler fare "l’ago della bilancia": "Le regole non si cambiano in corsa: non voglio essere l’ago della bilancia, corro solo per le mie idee".
Omofobia e caso Binetti. Franceschini tratteggia così la linea condotta del Pd che verrà: "Dialogo, ascolto ma poi si decide. Su alcuni temi ci possono essere situazioni diverse ma non è il caso che riguarda la Binetti. Marino, invece, allarga l’orizzonte. Definisce la Binetti non un caso isolato ("doveva essere lasciata a casa due anni fa quando creò problemi con il suo voto alla sopravvivenza del governo Prodi") e conclude: "Chi non si sente laico dentro il cuore stia a casa". Bersani rilancia "la disciplina di partito" e ricorda come debba valere "il vincolo di maggioranza" salvo deroghe stabilite. "Non si può parlare sempre di un caso di coscienza. E’ ora di dotarsi di norme certe. Chi sgarra va fuori" dice l’ex ministro.
Dico, adozioni e eutanasia. Tutti d’accordo sul sì ai Dico, sul fine vita e il no all’eutanasia. Sì alle adozioni da parte dei single per Ignazio Marino "ma con regole chiare"), no alle adozioni da parte dei gay (e anche single) per Dario Franceschini.
Giovani e scuola. Bersani parte con una battuta: "Quando sento parlare della Gelmini vedo Tremonti". Ovvero "tagli e disoccupazione". "Dico al governo fermatevi e discutiamo di una riforma fondativa del sistema scuola in Parlamento". Marino rilancia il merito e l’apertura ai giovani. Franceschini promette un’opposizione più serrata sulla scuola e concorda sul fatto che "merito e uguaglianza debbano andare di pari passo".
Dialogo o scontro? Si torna sempre al solito dilemma: come fare opposizione? Franceschini sbotta: "Sono stufo del ritornello del dialogo. Non si dialoga con chi calpesta le regole. Davanti a questa emergenza sia dovere fare sempre più opposizione e non ci sarà nessun opinionista radical chic che mi convincerà che serve prudenza. Se vinco farò opposizione ferma e intransigente e mi opporrò ad inciuci che sono gli stessi che hanno impedito la legge sul conflitto di interessi". Marino lo incalza: "Allora voi due facevate parte della maggioranza". Franceschini replica: "Non ero nemmeno parlamentare". Bersani, invece, sceglie toni più cauti: "Per la verità questa legislatura l’abbiamo cominciata, chiacchierando con Berlusconi, ed è stato un errore. Il nostro compito è fare opposizione e costruire un’alternativa. Anche perché il più grande antiberlusconiano è quello che lo manda a casa". E non, par di capire, chi vince la gara a chi grida di più.
Crisi. Marino punta sulla tassazione dei grandi patrimoni così come accade in Francia e punta sulle energie rinnovabili: "Io dico no al nuclare e voi?". Franceschini si inalbera: "Scendi dal piedistallo, io che sono contro il nucleare l’ho detto e ridetto". Comune, invece, il giudizio negativo su come il governo ha affrontato la crisi economica: ’’Ha fatto poco o niente".
Che partito sarà? Bersani chiede cambiamenti: "Non sono per il partito di un uomo solo, penso ad una comunità di protagonisti. Ma non per simboli piazzando un giovane e dicendo: ecco fatto". E a Chiamparino che si era lamentato dello stato di salute del Pd, Bersani lancia una stoccata: "E’ ora di darsi da fare perchè questo partito è l’unica speranza di questo Paese". Franceschini, tutt’ora segretario, rivendica i cambiamenti introdotti dalla sua gestione e scandisce: "Non si torni indietro, non si getti a mare il progetto del Pd". Poi l’affondo a Bersani: "Si parla di rinnovamentio e merito..io non avrei mai accettato di fare Bassolino capolista alle primarie". Bersani reagisce: "Mi sbaglio o Bassolino andava bene fino a ieri?".
Alleanze. Marino punta sui "4 milioni che si sono allontanati". Poi si chiede: "Come facciamo ad allearci con l’Udc se vota contro l’omofobia?". Franceschini torna ad attaccare l’idea dell’aggregazione confusa che va "da Diliberto a Mastella" e condanna l’idea di un centro che si allea con la sinistra " e che magari poi si allea con la destra e ci condanna all’opposizione per trent’anni". Bersani rilancia "il cantiere dell’Ulivo" e punta sulle alleanze dall’Udc a Di Pietro. E se ci sono differenze, un punto può unire: "Fermare la deriva populista di Berlusconi".
Sicurezza. Parte Bersani: "Gli immigrati sono una risorsa e senza non c’è futuro. I problemi che portano non si scarichino solo sui ceti popolari. Noi siamo quelli dell’integrazione. Non sono d’accordo che si giri col burka, la mia integrazione è guardarsi negli occhi". Marino torna ad attaccare "le contraddizioni" di Franceschini e propone:" Chi nasce in Italia deve essere italiano". Franceschini ammette "errori" sulle politiche dell’immigrazione, poi regisce: "I respingimenti vanno fatti rispettando le leggi, altra cosa è l’orrore di quello che sta facendo la destra".
Informazione. Per tutti è tre la situazione è più che preoccupante. "Siamo all’allarme" dice Bersani. E se Franceschini chiede che l’amministratore delegato della Rai non venga nominato dal Parlamento, l’ex ministro di Prodi chiede "norme liberali che permettano informazioni plurali".
© la Repubblica, 16 ottobre 2009