di don Vitaliano Della Sala (Liberazione, 26.01.2006)
Nel novembre 2002 ho conosciuto di sfuggita padre Fedele Bisceglia, frate francescano sessantanovenne, arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una suora, che ha prestato servizio di volontariato presso l’Oasi francescana, una casa di accoglienza da lui fondata a Cosenza. L’ho conosciuto durante la grande manifestazione tenutasi a Cosenza per protestare contro altri arresti, quello di Francesco Caruso e di altri 19 attivisti del movimento "no-global" del Sud Ribelle; allora il frate francescano aveva organizzato la distribuzione di acqua, panini e frutta a tutti i manifestanti e mi colpì positivamente il fatto che i compagni cosentini parlassero tutti con ammirazione esagerata di padre Fedele.
Ma chi è padre Fedele? Sicuramente un personaggio multiforme e fuori da ogni schema e canone tradizionale per un monaco. é un frate che ha fatto dell’aiuto ai più poveri e diseredati, che siano a Cosenza o in Africa non importa, la sua missione; tutto cuore, grinta e passione, al fianco delle prostitute per toglierle dalla strada o degli ultras di calcio per ingaggiare - in tempi non sospetti, oltre 20 anni fa - una battaglia contro la violenza negli stadi. Padre Fedele è questo ed altro ancora. Un personaggio non rientrante negli schemi rigidi e tradizionali per un sacerdote. Dalla curva dello stadio cosentino "San Vito", alla sua Oasi francescana dove trovano ospitalità i reietti della società e dove puntualmente ogni anno padre Fedele organizza il pranzo di Natale per i poveri, il frate francescano ha trovato modo di essere sempre in prima fila.
Stupore e sconcerto ha suscitato il suo arresto in tantissime persone e ambienti, dal mondo della politica a quello del sociale, pur nei limiti dell’ovvia cautela imposta dalle clamorose e gravissime accuse che gli sono piovute addosso, il dato comune è infatti quello dello sconcerto e dell’incredulità.
Quella per dimostrare l’infondatezza delle accuse rivoltegli dalla solerte Procura di Cosenza, sarà certamente la sua battaglia più difficile; sarà molto più complicata di quelle sostenute in Africa, dove recentemente era addirittura scampato ad un agguato. Non è sfuggito invece all’"agguato" preparatogli dalla magistratura cosentina.
Qualche anno fa, un "amico" solitamente ben informato che lavora tra le forze dell’ordine, non so se solo per mettermi paura, mi mise in guardia da un’accusa analoga che stavano per diffondere contro di me per screditarmi e bloccarmi; poi non fu messa in giro nessuna notizia, ma ricordo la preoccupazione che mi prese pensando alla difficoltà che avrei avuto a difendermi e a smontare l’accusa. Non so perché ma, appena ho appreso la notizia dell’arresto di padre Fedele, ho pensato che fosse stato "incastrato", chissà da chi, chissà per quale delle sue eclatanti battaglie sociali. Questa convinzione si è rafforzata in me, dopo le numerose telefonate con amici e giornalisti che hanno confermato la stessa sensazione.
Mi è tornata in mente quell’"aria strana" che ho respirato a Cosenza tutte le volte che ci sono tornato, per preparare il contro G8 di Genova, o durante l’arresto dei "no-global", e in tantissime altre occasioni. Nella città calabrese da un lato si respira un’aria "primaverile" di rinnovamento politico, culturale e sociale, dall’altro quella "invernale" - e infernale - proveniente da ambienti reazionari e malavitosi che si oppongono a ogni ventata di novità e di rinnovamento della società.
Anche nella solerte Procura della Repubblica cosentina, si deve respirare a polmoni pieni quest’aria, ne è prova la facilità con la quale si gettano in galera persone che dissentono - come i "no-global" - con accuse assurde e con prove ridicole. Sembra che "qualcuno" a Cosenza sia estremamente bravo a togliersi dai piedi, senza troppi scrupoli, chi disturba la quiete cittadina, chi sollecita i cosentini a smuoversi dagli spazi troppo chiusi che la sedentarietà e la pigrizia, la mancanza di spirito di iniziativa, la paura delle novità, la peggiore politica e la criminalità organizzata, invitano a non abbandonare. Sembra che a Cosenza "qualcuno" abbia appreso bene la squallida abitudine, in voga nel resto del Paese, di sbattere "il mostro in prima pagina", tanto meglio se il "mostro" è uno che disturba chi comanda; quella diabolica abitudine di istruire processi mediatici e di piazza, capovolgendo uno dei fondamenti della nostra giurisprudenza: non più la presunzione di innocenza dell’imputato, innocente fino alla sentenza definitiva emessa dal tribunale, ma la condanna a priori dell’imputato, a prescindere dal processo; è l’imputato che deve dimostrare la propria innocenza alla piazza mediatica, se avrà la fortuna di essere invitato nel salotto buono italiano di Bruno Vespa, o al banco degli imputati di qualche talk show, dove i processi sono rapidi, una volta si sarebbero detti "sommari", e le sentenze immediate, con tanto di sondaggio tra il pubblico e applausometro per misurare esattamente chi è pro e chi è contro.
Solo dopo, molto dopo, verrà il tempo dei processi veri, quelli che si celebrano, "in nome e per conto del Popolo italiano", nelle aule dei tribunali dove la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Se non sei Presidente del Consiglio dei ministri, o suo intimo amico, per cui il Parlamento emana leggi ad hoc per farti evitare il carcere e possibili sentenze sfavorevoli, e se sei fortunato e hai racimolato tanti soldi per poter pagare un avvocato di grido, dopo 20 anni e anche più, sempre in nome del sovrano popolo italiano, un giudice, applicando quella legge che dovrebbe essere sempre uguale per tutti, emetterà la sentenza, e forse ti assolverà dalle accuse infamanti per le quali già il giudice Vespa ti aveva condannatoÉnessuno se ne fregherà, nessuno ti difenderà! Forse nessuno lo verrà mai a sapere, perché nel salotto buono di Vespa si sta processando il povero "mostro" del momento, e gli innocenti invece non fanno notizia, peggio ancora gli assolti, se non sono Presidenti del Consiglio dei ministri non stimolano le pruderie e la curiosità degli spettatori-cittadini-sovrani. Questi, quando ti incontreranno per strada e ti riconosceranno, nonostante la sentenza assolutoria firmata da un giudice vero, in nome del solito popolo italiano, su carta da bollo intestata "Repubblica Italiana", ti eviteranno perché, per loro, resterai comunque lo stupratore, il sovversivo, il pedofilo, il ladro, il terrorista É visto in televisione, che dice sempre la verità!
E qualcuno sostiene che siamo un popolo civile!
Vitaliano Della Sala
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Sindaco Cosenza, padre Fedele assessore
Ex frate cappuccino avrà delega a contrasto povertà e pregiudizi
di Redazione ANSA *
(ANSA) - COSENZA, 25 GIU - Padre Fedele Bisceglia, l’ex frate cappuccino assolto con sentenza definitiva in Cassazione dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una suora, ricoprirà l’incarico di assessore nella nuova giunta comunale di Cosenza. Ad annunciarlo, con un post su Facebook, è il sindaco della città, Mario Occhiuto.
L’ex sacerdote sospeso a divinis, che sul social appare in una foto con il sindaco, avrà assegnata la delega al "contrasto alle povertà, al disagio, alla miseria umana e materiale, al pregiudizio razziale e religioso, alla discriminazione sociale; ambasciatore degli invisibili e degli ultimi".
Padre Fedele, conosciuto anche come capo degli ultrà del Cosenza Calcio, nella sua città ha fondato l’Oasi Francescana, una struttura di accoglienza per i poveri. "Sono felice per questa nomina - ha detto padre Fedele - che mi spinge a fare ancora di più per i poveri. Il mio impegno sarà quello di costruire un dormitorio, perché nessuno debba ritrovarsi a dormire in strada".
Padre Fedele assolto in secondo appello
Era accusato di violenza sessuale ai danni di una suora
di Redazione *
(ANSA) - CATANZARO, 22 GIU - Padre Fedele, l’ex frate accusato di violenza sessuale ai danni di una suora, è stato assolto perchè il fatto non sussiste nel secondo processo d’appello dopo che la Cassazione aveva annullato la precedente condanna. Pena ridotta per il segretario dell’ex frate, Antonio Gaudio, assolto dall’accusa di avere violentato in due occasioni la religiosa ma condannato a 3 anni e 4 mesi per la violenza su una ospite dell’Oasi Francescana di Cosenza. Padre Fedele non era in aula.
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Padre Fedele alla sbarra per lo stupro di una suora *
Cosenza, 9 aprile 2008
E’ iniziata intorno alle ore 9,30, a porte chiuse, l’udienza del processo a Padre Fedele Bisceglia e al suo segretario Antonio Gaudio, accusati di violenza sessuale nei confronti di una monaca, suor Tania. Entrambi gli imputati sono presenti in aula. Oggi saranno sentiti due funzionari di Polizia, tra cui Stefano Dodaro, Capo della Squadra Mobile cosentina al momento dell’arresto dei due imputati. Saranno ascoltate anche due delle suore presenti nell’Oasi Francescana, un dormitorio per poveri fondato da Padre Fedele, al momento in cui sarebbero stati commessi gli abusi.
Suor Tania non è invece presente nel tribunale cosentino. Le indagini sono partite in seguito alla denuncia presentata dalla suora che avrebbe subito le violenze sessuali avvenute all’interno dell’Oasi Francescana, dove la religiosa ha lavorato. Gli elementi d’accusa sono basati anche sul contenuto di alcune intercettazioni telefoniche e su alcuni video. L’ex frate cappuccino, arrestato due anni fa, è stato sospeso dall’ordine religioso, il suo nome è circolato sui giornali anche per alcune sue iniziative che hanno suscitato scalpore, come la partecipazione nel 1995 all’Erotica Tour, la fiera itinerante dell’erotismo, accanto alla pornostar Luana Borgia che in seguito ha “convertito” per raccogliere fondi a favore del Ruanda.
Ansa» 2008-01-09 20:17
PADRE FEDELE: RINVIO A GIUDIZIO, DA 2 ANNI ALTALENA DI ACCUSE
COSENZA - Era una decisione quasi scontata quella del rinvio a giudizio di Padre Fedele Bisceglia e del suo segretario, Antonio Gaudio, accusati di avere violentato una suora nell’Oasi francescana di Cosenza. La decisione del Gup, Livio Cristofano, non ha sorpreso i difensori dei due indagati che, al termine dell’udienza preliminare, hanno parlato di una decisione "che non ci lascia stupiti".
Nonostante le varie fasi giudiziarie e decisioni, Padre Fedele non si rassegna ed ancora ha voluto gridare la sua innocenza. In una lettera consegnata al Gup ha giurato "dinnanzi al mondo intero e con le mani sul Vangelo che il delitto-peccato di stupro singolo e di gruppo ascrittomi da suor Gaetana Alesci non solo non l’ho commesso ma neanche pensato". Sul rinvio a giudizio hanno espresso soddisfazione i legali di parte civile che rappresentano la suora che ha subito gli abusi sessuali ed il centro antiviolenza ’Lanzino’ di Cosenza.
L’odissea giudiziaria di Padre Fedele e del suo segretario inizia con il loro arresto, avvenuto il 23 gennaio del 2006. Nell’interrogatorio dinanzi al Gip, Giusy Ferrucci, che aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare, il frate sostiene di essere vittima di un complotto. Dopo alcuni giorni di detenzione, padre Fedele ottiene gli arresti domiciliari nel convento dei frati cappuccini di Belvedere Marittimo. La struttura da circa 300 anni conserva parti delle reliquie di San Valentino e viene anche comunemente chiamato ’Convento dell’amore’.
Durante la fase delle indagini preliminari la vicenda di Padre Fedele vede molteplici sorprese dal punto di vista giudiziario e sul fronte mediatico. A distanza di poche settimane dall’arresto i difensori del frate rendono noto che il loro assistito non ha potuto aver compiuto la violenza sessuale perché affetto da una patologia alla prostata che lo rende impotente, ma dopo una settimana un altro colpo di scena: dopo le numerose trasmissioni televisive e la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche di Padre Fedele, la Conferenza dei Vescovi della Calabria denuncia lo scempio mediatico compiuto nei confronti del frate e il 24 febbraio il tribunale della libertà di Catanzaro rimette in libertà Antonio Gaudio.
Il primo colpo di scena si ha nel maggio del 2006 quando i giudici del tribunale della libertà rimettono in libertà Padre Fedele, sostenendo che la suora non è attendibile. Ma gli effetti della decisione del Tribunale del riesame dura poco: il 26 ottobre la Cassazione annulla con rinvio la decisione del tribunale della libertà per Padre Fedele e Antonio Gaudio e fissa per marzo 2007 una nuova udienza del riesame a Catanzaro.
Dopo la nuova udienza dinanzi al tribunale della libertà, il frate torna ai domiciliari in un convento dell’Umbria. Il 18 luglio di quest’anno, dopo le numerose dichiarazioni fatte dal frate, l’Ordine dei Cappuccini decide di sospenderlo a divinis. A distanza di pochi mesi però Padre Fedele torna libero, anche se con l’obbligo di dimora. La decisione più clamorosa è del 27 ottobre dell’anno scorso, quando il frate viene espulso dall’Ordine generale dei frati minori cappuccini. Il 20 dicembre inizia l’udienza preliminare nei confronti di Padre Fedele e del suo segretario Antonio Gaudio. Stasera la conclusione, con il rinvio a giudizio e la fissazione per l’11 marzo dell’inizio del dibattimento a Cosenza.
COSENZA
Violenza sessuale su una suora
Condannato Padre Fedele
La sentenza del tribunale di Cosenza. Nove anni e tre mesi di carcere all’ex frate cappuccino. I pm ne avevano chiesti otto. Il religioso reagisce urlando: "Vergognatevi tutti, avete infangato un sacerdote onesto". Sei anni e tre mesi al suo segretario, Antonio Gaudio *
COSENZA - Nove anni e tre mesi di reclusione: è questa la condanna inflitta dal tribunale di Cosenza a padre Fedele Bisceglia, giudicato colpevole di violenza sessuale su una suora. Il tribunale ha condannato anche il segretario, Antonio Gaudio a sei anni e tre mesi per lo stesso reato. I pubblici ministeri Adriano Del Bene e Salvatore De Maio avevano chiesto una condanna ad otto anni di carcere per Bisceglia e a sei anni per Gaudio.
Lo sfogo. "Vergognatevi tutti, magistrati, suore e preti, perché è stato condannato un innocente - ha urlato l’ex religioso dopo la lettura della sentenza - Avete infangato un sacerdote onesto. E’ la pagina più dolorosa mai scritta dalla magistratura di Cosenza". "Pentitevi", ha aggiunto all’uscita dal tribunale rivolgendosi alle suore dell’ordine a cui appartiene la vittima, anch’esse presenti al processo. L’ex frate ha continuato inoltre a chiedere l’intervento dell’arcivescovo di Cosenza monsignor Salvatore Nunnari.
Le suore: "Sollievo". La decisione dei giudici è stata accolta con molta soddisfazione dalle suore Francescane dei Poveri, secondo cui la sentenza "rappresenta un grande sollievo per la nostra sorella e tutte le donne immigrate coinvolte come vittime in questa triste vicenda". "E’ stata un’esperienza molto dura - prosegue il comunicato - e ciò che ha sostenuto la nostra consorella e tutte noi è stata la fede e anche la fedeltà alla nostra identità di suore Francescane dei poveri. Siamo infatti chiamate ad ascoltare il grido dei più vulnerabili e la nostra suora ha trovato il coraggio di denunciare, proprio a sostegno delle altre donne, che si trovavano nella stessa situazione di abuso". "La ringraziamo - conclude la nota - per questo e per aver aperto ancora di più gli occhi e il cuore sulla drammatica situazione in cui versano tante donne vittime di violenze di ogni genere".
La vicenda. L’ex frate cappuccino, fondatore dell’Oasi dei poveri, finì in carcere il 23 gennaio 2006 per i cinque stupri denunciati dalla suora che operava nella struttura di accoglienza. La donna riferì di essere stata costretta ad assumere dei farmaci, che l’avrebbero resa completamente succube dei suoi violentatori. L’accusa ha incentrato il processo sull’esuberante personalità dell’ex frate missionario, noto per la sua passione calcistica, da vero ultrà, per la squadra del Cosenza e per avere convertito una pornostar, mentre la difesa ha puntato sulla mancanza di prove consistenti che confermassero le violenze.
* la Repubblica, 06 luglio 2011:
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/07/06/news/condanna_padre_fedele-18744863/?ref=HREC2-6