L’EVENTO *
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano accoglierà Sua Santità Benedetto XVI il 4 ottobre al Quirinale
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accoglierà Sua Santità Benedetto XVI al Quirinale il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, in visita ufficiale di restituzione di quella compiuta dal Capo dello Stato in Vaticano il 20 novembre 2006.
* Sito PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Roma, che ha un ruolo di primo piano negli affari, continua a dettar leggi.
In Egitto la dinastia dei Tolomei mantiene la posizione di “re del sud” per poco più di 130 anni dopo la morte di Antioco IV. Nel 31 a.E.V., nella battaglia di Azio, il condottiero romano Ottaviano sconfigge le flotte congiunte dell’ultima regina tolemaica, Cleopatra VII, e del suo amante romano Marco Antonio. L’anno seguente, dopo il suicidio di Cleopatra, anche l’Egitto diventa provincia romana e non ha più il ruolo di re del sud. Nel 30 a.E.V. Roma ha la supremazia sia sulla Siria che sull’Egitto.
Sotto questi uomini le “forze militari” del re del nord furono “inondate”, “sparse” o “sopraffatte”, e molti ‘caddero uccisi’ a motivo delle invasioni delle tribù germaniche dal nord. I goti varcarono i confini dell’impero romano nel IV secolo E.V. Le invasioni continuarono, una dopo l’altra. Nel 476 E.V. il condottiero germanico Odoacre depose l’ultimo imperatore di Roma. Verso l’inizio del VI secolo l’impero romano d’Occidente era stato smembrato e re germanici governavano in Britannia, Gallia, Italia, Spagna e Africa settentrionale. La parte orientale dell’impero resisté fino al XV secolo.
L’UNO ONORATO, L’ALTRO DISPREZZATO
L’UNO trasformò una repubblica lacerata da lotte intestine in un impero mondiale. L’altro in 23 anni ne accrebbe venti volte la ricchezza. Alla morte l’uno fu onorato, ma l’altro fu disprezzato. La vita e il ministero di Gesù coincisero con il regno di questi due imperatori romani. Chi furono? E perché l’uno fu onorato e l’altro no?
‘TROVÒ UNA CITTÀ DI MATTONI E NE LASCIÒ UNA DI MARMO’
Nel 44 a.E.V., quando Giulio Cesare venne assassinato, Gaio Ottaviano, nipote di sua sorella, aveva solo 18 anni. Essendo figlio adottivo di Giulio Cesare e il suo principale erede, il giovane Ottaviano partì immediatamente alla volta di Roma per reclamare la sua eredità. Là incontrò un avversario formidabile: Marco Antonio, luogotenente di Cesare, che si aspettava di essere il suo erede principale. Seguirono 13 anni di intrighi politici e lotta per il potere.
Solo dopo aver sconfitto (nel 31 a.E.V.) le forze congiunte di Cleopatra regina d’Egitto e del suo amante Marco Antonio, Ottaviano si affermò quale sovrano indiscusso dell’impero romano. L’anno dopo Antonio e Cleopatra si suicidarono e Ottaviano annetté l’Egitto. Fu così eliminata l’ultima traccia dell’impero greco e Roma diventò la potenza mondiale.
Tiberio concentrò i pretoriani in prossimità di Roma facendo costruire per loro una caserma fortificata a nord delle mura della città. La presenza dei pretoriani intimidiva il senato romano, che minacciava il suo potere, e serviva a reprimere qualsiasi insurrezione popolare. Tiberio incoraggiò inoltre la delazione, e il terrore caratterizzò l’ultima parte del suo regno.
All’epoca della sua morte Tiberio era considerato un tiranno. Quando morì i romani si rallegrarono e il senato rifiutò di deificarlo. Per queste e altre ragioni vediamo in Tiberio un adempimento della profezia secondo cui “uno che sarà disprezzato” sarebbe sorto come “re del nord”.
I vizi di Tiberio, però, superarono le sue virtù.
A Jalta nel 1945 il primo ministro britannico Winston Churchill, il presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt e il premier sovietico Iosif Stalin concordarono i piani per l’occupazione della Germania, la formazione di un nuovo governo in Polonia e l’organizzazione delle future Nazioni Unite
L’impero tedesco seguì una politica aggressiva, accumulando “una gran quantità di beni” dato che era la parte principale della Triplice Alleanza. L’Austria-Ungheria e l’Italia erano paesi cattolici. Perciò la Triplice Alleanza aveva anche il favore del papa, mentre il re del sud, con la sua Triplice Intesa in gran parte non cattolica, no.
. Allora la Germania dichiarò guerra alla Francia. Per poter raggiungere Parigi più facilmente, la Germania invase il Belgio, la cui neutralità era stata garantita dalla Gran Bretagna. Perciò la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania. Furono coinvolte altre nazioni, e l’Italia passò dall’altra parte. Durante la guerra la Gran Bretagna fece dell’Egitto un suo protettorato per impedire che il re del nord bloccasse il Canale di Suez e invadesse l’Egitto,
l’Italia passò dall’altra parte. l’Italia passò dall’altra parte. l’Italia passò dall’altra parte.
Benedetto XVI al Quirinale ricevuto da Napolitano
ROMA - Papa Benedetto XVI è stato accolto dal presidente Giorgio Napolitano al Quirinale, in occasione della visita ufficiale del pontefice per la ricorrenza di San Francesco patrono d’Italia. E’ la seconda volta che si incontrano: nel 2006 Napolitano era stato in visita in Vaticano.
Sceso dalla macchina, una berlina scura col tettuccio abbassato, scortata da gendarmi vaticani e corazzieri a cavallo, Benedetto XVI è stato accolto dal presidente della Repubblica nel cortile del Quirinale. La Guardia ha reso gli Onori Militari e la banda ha eseguito gli inni nazionali pontificio e italiano. La bandiera pontificia è stata issata sul Torrino.
Sono presenti, tra gli altri, anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone.
* la Repubblica, 4 ottobre 2008
Ansa» 2008-10-04 11:20
BENEDETTO XVI AL QUIRINALE NEL GIORNO DI SAN FRANCESCO
ROMA - Visita ufficiale oggi di Benedetto XVI al Quirinale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il pontefice Benedetto XVI (che e’ gia’ stato una volta al Quirinale quando presidente della Repubblica era Carlo Azeglio Ciampi) avranno un colloquio privato nello studio alla Vetrata.
In piazza Venezia il pontefice e’ stato salutato dal sindaco di Roma Alemanno.
Benedetto XVI in visita al Quirinale in occasione della ricorrenza di San Francesco patrono di Italia. A colloquio col presidente Napolitano riceve papa Ratzinger "Emigranti, solidarietà non razzismo"
Papa Benedetto XVI e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ROMA - Giorgio Napolitano condivide il "costante e vigile richiamo" di Bendetto XVI "a principi di giustizia nella distribuzione della ricchezza e delle opportunità di sviluppo di fronte al premere delle disuguaglianze e della povertà, al persistere e al riprodursi, in tormentate regioni, di condizioni di guerra e di estrema sofferenza e umiliazione", parla di un allarme razzismo e ricorda il rapporto di "reciproco rispetto e feconda collaborazione" tra Italia e Santa Sede. Papa Benedetto XVI ringrazia dell’accoglienza al Colle, nella "casa degli italiani, popolo di valori cristiani" e ribadisce che Quirinale e Vaticano si rispettano e cooperano per il bene comune.
In occasione della visita al Quirinale del pontefice Benedetto XVI - la seconda in assoluto, la prima a Giorgio Napolitano - il Papa e il presidente della Repubblica, dopo un colloquio privato, hanno tenuto due discorsi: prima ha parlato il presidente Napolitano, poi il Pontefice. Ecco i punti principali.
Napolitano: Solidarietà a emigranti, no a razzismo. Il presidente della Repubblica ha accolto i richiami dello stesso Pontefice, dal "rispetto della dignità umana in tutte le sue forme e in tutti i luoghi". Ciò, ha detto, implica più che mai "la coscienza e la pratica della solidarietà, cui non possono restare estranee, anche dinanzi alle questioni più complesse, come quella delle migrazioni verso l’Europa, le responsabilità e le scelte dei governi". Questo, ha poi aggiunto, implica anche il "superamento del razzismo". A questo proposito, il presidente ha richiamato il recente discorso del Papa a Castel Gandolfo in cui è stato lanciato l’allarme per il riaffacciarsi "in diversi paesi di nuove manifestazioni preoccupanti".
Napolitano ha detto poi che "il senso della laicità dello Stato, quale si coglie nel dettato della nostra Costituzione, abbraccia il riconoscimento della dimensione sociale e pubblica del fatto religioso, implica non solo rispetto della ricerca che muove l’universo dei credenti e ciascuno di essi, ma dialogo".
Ha ricordato poi "l’emergenza educativa", come l’ha definita lo stesso Papa, e la comune responsabilità per superarla. Occorre "una grande ripresa di tensione ideale e morale" anche per affrontare la grave crisi dello sviluppo mondiale, che per il capo dello Stato lascia intravedere "i guasti di una corrosiva caduta dell’etica nell’economia e nella politica".
Benedetto XVI: La Chiesa non prevarica, ma si aspetta libertà. "Non vi è ragione di temere una prevaricazione ai danni della libertà da parte della Chiesa e dei suoi membri i quali peraltro si attendono che venga loro riconosciuta la libertà di non tradire la propria coscienza illuminata dal Vangelo", ha detto il Papa. E ha aggiunto: ciò sarà "più agevole" ricordando che "tutte le componenti della società devono impegnarsi, con rispetto reciproco, a conseguire nella comunità quel vero bene dell’uomo di cui i cuori e le menti" degli italiani "nutriti da venti secoli di cultura impregnata di cristianesimo, sono ben consapevoli".
La questione romana, che ha opposto Italia e Santa Sede dopo l’unità d’Italia, per la Santa Sede è stata "composta in modo definitivo e irrevocabile con la firma dei Patti lateranensi", ha ribadito il Papa. "Il Quirinale e il Vaticano non sono colli che si ignorano o si fronteggiano astiosamente", ha detto, puntando poi l’accento sulla necessità di formare i giovani, in cui la Chiesa si sente coinvolta insieme con "famiglia e scuola", e ribadendo la necessità di prestare "particolare attenzione verso i poveri e gli emarginati, i giovani in cerca di occupazione e chi è senza lavoro, le famiglie e gli anziani che con fatica e impegno hanno costruito il nostro presente e meritano per questo la gratitudine di tutti".
Quella di oggi è stata la nona volta che un pontefice si è recato al Colle. Il primo fu Pio XII nel 1839 e al Quirinale c’era re Vittorio Emanuele III. A pochi mesi dall’elezione al soglio di Pietro, Joseph Ratzinger era già stato ricevuto al Quirinale: era il 24 giugno 2005 e in carica c’era ancora Carlo Azeglio Ciampi. Il primo incontro con Napolitano, invece, è avvenuto il 20 novembre del 2006 in Vaticano, visita che Papa Benedetto ’restituisce’ ora in occasione della ricorrenza di San Francesco D’Assisi, patrono d’Italia.
Oltre al presidente della Repubblica, le maggiori cariche dello stato erano presenti a salutare il Pontefice: dai presidenti della Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a capo della delegazione italiana che ha incontrato quella vaticana. C’erano anche i presidenti emeriti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Oscar Luigi Scalfaro. Al termine della visita, molto cordiale, e dopo il tradizionale scambio di doni - la nuova pianta della Città del Vaticano incisa e stampata a mano e autografata da Papa Ratzinger per Napolitano e una scatola d’argento lavorata a mano che raffigura il portale del palazzo del Quirinale per papa Ratzinger - il pontefice si è congedato. Nel cortile del palazzo, in piedi accanto al presidente Napolitano, ha ricevuto gli onori militari e ascoltato gli inni pontificio e italiano. Ancora una stretta di mano con Napolitano, e il corteo papale ha lasciato il palazzo.
* la Repubblica, 4 ottobre 2008
Ratzinger sale al Quirinale
Napolitano: «Allarme razzismo»
Giorgio Napolitano riceve papa Benedetto XVI al Quirinale e al di là delle parole un po’ scontate che evocano il rispetto reciproco e la collaborazione tra Stato e Chiesa, lancia un allarme per il diffondersi di tanti e sempre più inquienanti episodi di razzismo nel nostro paese. Chiede al pontefice e alla Chiesa cattolica di fare argine comune. E questo non suona affatto come un passaggio scontato. Anzi, come un allarme vero e profondo, una controffensiva culturale che deve vedere unite le forze "del bene".
Il Capo dello Stato punta l’indice contro i «rischi ed i fenomeni di oscuramento di valori fondamentali, quello della dignità umana insieme ad altri, anche nel nostro paese». La dignità umana, ha spiegato Napolitano, «è il valore supremo che ci deve guidare, come ci dicono, con Vostra Santità, l’insegnamento e l’impegno della Chiesa». E questo «in tutti i luoghi e in tutte le sue forme». E ciò «implica più che mai la coscienza e la pratica della solidarietà cui non possono restare estranee - anche dinanzi alle questioni più complesse, come quelle delle migrazioni verso l’Europa -le responsabilità delle scelte dei governi».
Di qui «la grande conquista del superamento del razzismo» ma anche «l’allarme per il registrarsi in diversi paesi di nuove manifestazioni preoccupanti, mentre nulla può giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale».Parole, queste ultime, pronunciate tempo da Benedetto XVI a Castlegandolfo e fatte proprie dal Presidente della Repubblica. In quel discosro papa Ratzinger attacco le politiche dei governi che riducono, invece di esterndere, i diritti dei migranti, a cominciare dalle misure che il ministro leghesta Roberto Maroni ha annunciato per rendere ancora più difficili le pratiche di ricongiungimento familiare.
Il capo dello Stato ha fatto riferimento anche al «costante e vigile richiamo» del Santo Padre «a principi di giustizia nella distribuzione della ricchezza e delle opportunità di sviluppo di fronte al premere delle disuguaglianze e della povertà, al persistere e al riprodursi, in tormentate regioni, di condizioni di guerra e di estrema sofferenza e umiliazione».
* l’Unità, Pubblicato il: 04.10.08, Modificato il: 04.10.08 alle ore 13.19