Appello
Cristiani per l’Uguaglianza *
La Corte costituzionale è stata recentemente interpellata da numerosi tribunali a seguito del rifiuto degli ufficiali di stato civile di procedere alle pubblicazioni di matrimonio per le coppie dello stesso sesso che in numero sempre crescente, in ogni parte d’Italia, trovano oggi il coraggio di rivolgersi alla giustizia.
Come cristiani siamo sensibili ai principi di uguaglianza e di laicità e, per questo, sosteniamo la campagna “Affermazione civile” promossa dalle Associazione Certi Diritti e Rete Lenford in favore dei ricorrenti.
L’amore fra due persone legate dall’impegno reciproco ad una relazione esclusiva, duratura e altruistica è, infatti, un bene sociale da riconoscere e proteggere. Due persone che si amano, nella piena libertà e di mutuo accordo, possono decidere di sposarsi, acquisendo i diritti e assumendosi le responsabilità e i doveri del matrimonio civile o di un istituto alternativo equivalente, laddove previsto, come espresso dal Parlamento europeo fin dal 1994.
Siamo pur consapevoli che il matrimonio civile ha attraversato una notevole trasformazione nel corso della storia.
Nell’antichità e nel Medioevo, la donna era sottomessa all’uomo, fatta oggetto di uno scambio, mercificata. Il matrimonio ne sanciva il passaggio della sottomissione dal padre allo sposo, interessati non di rado ad accrescere il patrimonio e il prestigio delle rispettive famiglie.
Per lungo tempo, inoltre, gli effetti civili del matrimonio sono stati subordinati a norme religiose. Il monopolio ecclesiastico sul matrimonio cessava dapprima con la Rivoluzione francese e, poi, con la fine del potere temporale della Chiesa. In Italia questo avveniva nel 1865. Da allora, il matrimonio civile e il matrimonio religioso restano concettualmente distinti, lasciando alla libertà delle persone la scelta tra l’uno o l’altro.
Nel Novecento ci sono stati esempi di divieto di matrimonio per alcune categorie di persone. Nella Germania nazista e nell’Italia fascista era vietato il matrimonio con ebrei. Negli Stati Uniti, fino al 1967 era vietato in alcuni stati il matrimonio fra bianchi e neri, cosiddetto matrimonio interrazziale. Questo divieto è rimasto in vigore in Sudafrica fino al 1985.
Col tempo, l’uguaglianza ha fatto progressi. Prima a favore delle donne, poi a favore dei neri e ora a favore degli omosessuali. In Europa, all’inizio del 2010, il diritto al matrimonio civile è riconosciuto alle coppie omosessuali in Spagna, Belgio, Olanda, Svezia, Norvegia. In Portogallo è in dirittura d’arrivo. In Regno Unito è stato istituito un istituto sostitutivo equivalente. In molti altri paesi europei sono state istituite nuove forme di unione accessibili alle coppie omosessuali.
Nella nostra comprensione dei diritti umani, tutte le coppie, eterosessuali o omosessuali, interraziali o interreligiose, sono formazioni sociali titolari di diritti inviolabili e lo Stato non può negare loro l’accesso al matrimonio civile o a un istituto equivalente a causa del colore della pelle, della religione o dell’orientamento sessuale. Lo Stato, piuttosto, può e deve sostenere tutte le famiglie, specialmente quelle bisognose e numerose, e i giovani che si stanno appena formando una famiglia, con interventi economici e politiche sociali adeguate.
Come cristiani esprimiamo il nostro sostegno al riconoscimento di uguali diritti per le coppie dello stesso sesso pur essendo consapevoli che non tutti i credenti comprendono la gravità della posta in gioco. Le nostre convinzioni sono profondamente radicate nel principio di uguaglianza, che sancisce l’assenza di privilegi e di ingiuste discriminazioni, e nel principio di laicità, che sancisce una netta separazione tra potere temporale e potere spirituale.
Infatti, dove non c’è una netta separazione tra Stato e Chiesa, incombono le tentazioni del fondamentalismo e della rincorsa ai privilegi. In questo modo si rischia di alimentare ingiustizie e sete di potere. Campagne politiche apparentemente condivisibili come quella per “la difesa della famiglia” in realtà non sembrano condurre a inteventi sostanziali di sostegno alle famiglie, ma servono spesso a politici di ogni schieramento per cercare di trarre vantaggi elettorali e personali. Gli omosessuali, in questo modo, diventano dei capri espiatori. I loro diritti sono calpestati. Non sarà infatti riconoscendo o non riconoscendo il diritto delle coppie omosessuali di sposarsi che le coppie eterosessuali avranno più aiuti dallo Stato o divorzieranno meno o faranno più figli, o li educheranno meglio.
Al tempo stesso, non accettiamo di essere considerati relativisti senza valori. Non difendiamo i diritti degli omosessuali in nome di una vuota libertà permissivista. Una libertà senza valori e senza radici condurrebbe, infatti, all’anarchia. Noi non intendiamo rivoluzionare il matrimonio civile. Lo faremmo se ne professassimo l’inutilità o il superamento con istituti di seconda categoria, fondati sull’amore debole e finalizzati a ridimensionare i doveri, le responsabilità e il senso profondo di un impegno così importante per la vita dei singoli e della società in generale. Noi crediamo nell’alto valore del matrimonio e in una concezione di matrimonio, o istituto alternativo equivalente, che non tolga nulla agli eterosessuali e alle famiglie tradizionali e che dia finalmente dignità e uguaglianza alle coppie omosessuali, al loro amore e al loro altruismo, a beneficio di tutta la società.
Preghiamo infine per i nostri fratelli e sorelle chiamati a responsabilità ecclesiastiche e pastorali affinchè, in uno spirito di dialogo e di amorevole e rispettosa ricerca della verità alla luce del Vangelo, vogliano conoscere approfonditamente il percorso di coscienza, l’esperienza di fede e le istanze spirituali delle coppie di fedeli omosessuali che già oggi, in piena libertà e nel mutuo consenso, stringono il loro patto d’amore di fronte a Dio e alle loro comunità.
Cristiani per l’Uguaglianza
Per contatti: cristianiperluguaglianza@googlemail.com
* PER ADESIONI->: Il Dialogo, Venerdì 05 febbraio 2010
L’APPELLO “CRISTIANI PER L’UGUAGLIANZA”, L’EVANGELO, E LA COSTITUZIONE.
UNA VIA DELLA VITA, NON DELLA GUERRA E DELLA MORTE.
Una nota su alcune reazioni
di Federico La Sala
A quanto pare una viva curiosità ha spinto molti “cattolici” ad avventurarsi in terre sconosciute della rete per respirare aria nuova, dove hanno saputo di altri esseri umani, uomini donne e bambini, altre persone, che vivono in modo molto diverso, con una cultura molto diversa dalla loro. E hanno letto l’Appello “Cristiani per l’uguaglianza”.
Per molti di questi è stato uno shock! E la loro prima naturale reazione è stata la paura e la volontà di sterminare chi vive e pensa diversamente la dimensione cristiana della vita (e della morte). E qualcuno è arrivato a formulare con coraggio e determinazione, tutto il proprio sbigottimento e la propria furia distruttiva contro l’appello, fino a definirlo un vero e proprio “obbrobrio morale, etico, ontologico”!
Evidentemente a molti di loro non è ancora arrivata al cuore la buona-notizia: siamo tutti e tutte persone, figli e figlie dell’Amore (“Deus charitas est”: 1 Gv., 4.8) di Maria e Giuseppe, fratelli e sorelle di Gesù Cristo e figli e figlie del “Padre Nostro” - Amore (“Agape”, “Charitas”). E non hanno compreso che dopo Cristo, la legge naturale non è più la legge di Caino (o dei vari Faraoni di Egitto), ma la legge e il comandamento evangelico: Ama Dio (“Agape”, “Charitas”) e fà cio che vuoi (Agostino). E alla loro mente non è arrivata nemmeno la considerazione di Galileo Galilei, vale a dire che la biologia e la genetica dicono come si producono e riproducono gli esseri viventi sulla Terra, ma non come si diventa esseri umani e persone.
Restare sotto il giogo della legge naturale, costringe solo a pensare a se stessi e agli altri caina-mente, “vangelica-mente” - e non eu-angelica-mente, cristianamente!!! C’è da sperare e augurarsi, che il cattivo incontro diventi una buona-occasione per rinnovarsi nello spirito, per riflettere meglio su di sé - in carne e ossa, e pensarsi al di là di Adamo, Eva, e ... Caino!!!
Se, per molti, dinanzi alla prospettiva dell’appello, la prima naturale reazione è stata una paura pazzesca e la volontà di sterminare chi vive e pensa diversamente, ora - dopo aver preso conoscenza dell’Appello - essi sanno qualcosa di altro e di Altri. E sanno che, ora, non è più necessario e obbligatorio morire (o far morire) di paura: “Homo homini lupus” (“L’uomo è un lupo per l’uomo”, come pensava ancora Hobbes). Ora, la paura possono guardarla in faccia, - e amarla e ringraziarla!!! Sì, amare e ringraziare: ha offerto loro, ha donato loro una grande e buona-occasione per riflettere, uscire, e andare a se stessi! E incontro al proprio prossimo in altro modo: “Homo homini Deus” ("L’uomo è Dio per l’uomo”, come ricordava Spinoza, e anche Feuerbach). Al di là della guerra (e del ‘dia-bolo’), il dialogo - il dialogo vero - è possibile!!! In principio era il Logos ....
VAI A TE STESSO, VAI A TE STESSA: QUESTO E’ IL PROBLEMA!!! Se no, come è possibile distinguere e scegliere tra la “Via della Morte” e la “Via della Vita” (come insegna la Didaché, che qualcuno ancora ricorda)?! Se no, come è possibile incontrare, amare il prossimo tuo come te stesso - e lo stesso Dio-Amore?!! Si consideri! Secondo Moni Ovadia, l’espressione ebraica detta dalla voce del Dio ad Abramo tradotta significa proprio questo: “Vai a te stesso!” (Einaudi Edizioni, Torino 2002).
Qualcuno più lucidamente di altri richiama il libro del Genesi e - come fanno papi cardinali e preti - ripete le parole della ‘canzone’ del “due diventano una carne sola”, ma non riesce a pensare al di là della lettera e uccide il suo spirito - oltre che lo Spirito di Dio!!!
Due diventano una carne sola. Innanzitutto, non vuol dire che uno dei due mangia l’altro e fa una carne sola!!! Ma vuol dire che, quando due persone si vogliono bene e si amano (biblicamente, eu-angelica-mente: amore, charitas), la relazione delle due persone produce una nuova, una buona-unità dei due, e una carne sola - quella dei due! A pensarci su, quando due persone si danno la mano, consapevolmente e amichevolmente, già lo fanno: “una carne sola”!
Questa è la premessa per ragionare bene, e per pensare bene anche e successivamente il concepimento e la nascita di “una carne sola”, la nostra stessa condizione di creatura - figlio, figlia, e persona - con e al di là di Adamo ed Eva, e della “Lupa” (legge naturale), nell’ottica di Maria e Giuseppe (di due persone in evangelica relazione), del Figlio e del Padre Nostro: Amore (“Agape”, “Charitas”).
Dopo Cristo, la strada è aperta!!! L’umanità intera può “uscire dallo stato di minorità”(I. Kant). Non siamo più sotto un pedagogo, ateo o devoto: faraone o gran sacerdote, che sia!!! Così per l’Evangelo, così per la Costituzione della Repubblica Italiana.
Così Paolo ai Galati : “(...) non siamo più sotto un pedagogo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Galati: 3, 25-28).
Così la Costituzione italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini [...] (art. 3).
DIVENTARE MAGGIORENNI. Andare a se stessi e venir fuori dalla preistoria, da interi millenni di labirinto è possibile ...
Federico La Sala (16.02.2010)
Sul tema, nel sito, si cfr.:
COSTITUZIONE E ORIENTAMENTO SESSUALE.
"X"- FILOSOFIA. A FIGURA DEL "CHI": IL NUOVO PARADIGMA.
NAPOLITANO: NO ALLE DISCRIMINAZIONI AI GAY
di ASCA (mercoledì 09 settembre 2009)
Roma, 9 set - L’integrazione dei diversi generi come delle diverse etnie all’interno del nostro paese non puo’ prescindere ’’dal rispetto della diversita’ di culture, religioni e tradizioni’’. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aprendo alla Farnesina la conferenza contro la violenza sulla donne promossa nell’ambito della presidenza italiana del G8, ha richiamato ’’alla non discriminazione, cui ci vincola la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che indica i possibili motivi di discriminazione da mettere al bando: il sesso, la razza, il colore della pelle, l’origine etnica o sociale, le convinzioni personali, le convinzioni politiche fino alla disabilita’ e all’orientamento sessuale’’.
Importante, secondo Napolitano l’impegno all’integrazione ’’nel rispetto delle diversita’ di culture, religioni e tradizioni’’, da garantire rigorosamente ’’insieme ai principi e alle leggi nazionali che regolano l’accoglienza’’.
Napolitano, tuttavia, ha sottolineato l’importanza del rispetto dei comportamenti sessuali di tutte le persone ’’nel momento in cui l’intolleranza, la discriminazione, la violenza colpiscono persone e comunita’ omosessuali’’.
L’intolleranza e la violenza oggi in atto in Italia, ha concluso sono da respingere una volta in piu’ perche’ ’’in larga misura alimentate dall’ignoranza, dalla perdita di valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza democratica’’.
Chiesa e omosessualità. Cenni di ripensamento
di Luigi Bettazzi (Adista - Segni Nuovi - n. 18, 27 febbraio 2010)
Al termine di una conferenza sul Concilio promossa all’inizio di febbraio dal gruppo di omosessuali credenti “Il Guado” di Milano (v. Adista n. 14/10, ndr), , la discussione è finita ben presto sui temi legati a questi specifici problemi. La prima domanda riguardava la notizia che un vescovo emerito italiano avrebbe dichiarato che non si può dare la Comunione agli omosessuali. Ho risposto che quella dichiarazione andrebbe inserita nel suo contesto, ma potrebbe anche esprimere l’opinione diffusa che omosessuale sia sempre chi condivide la vita sessuale fisica con una persona dello stesso sesso, e che, se la morale sessuale cristiana non ammette l’uso pieno della sessualità se non nel matrimonio, che consacra l’unione piena - spirituale e fisica - di due persone, ovviamente non l’ammette per due persone dello stesso sesso. Questa immediata identificazione con un’omosessualità attiva sembrerebbe confermata, ad esempio, dalla recente determinazione vaticana che esclude gli omosessuali dai seminari. Anche in questo caso gli uomini della Chiesa danno l’impressione di condividere la mentalità diffusa che, in campo sociale, tende a discriminare ed emarginare chi è giudicato diverso.
Credo, più che mai in questo caso, che si debba tener conto del maturare della conoscenza e della cultura. Nell’antichità si riteneva che l’omosessualità fosse una scelta fatta arbitrariamente per motivi pratici (in tal modo i filosofi - secondo lo stesso Socrate - potevano evitare le complicazioni del matrimonio e della famiglia) o per soddisfare la passionalità (erano noti in alcuni templi, accanto alle prostitute sacre, anche i prostituti sacri), da cui derivavano allora le dure condanne della Bibbia e della Chiesa. Oggi risulta che la radice dell’omosessualità può trovarsi nella stessa struttura fisiologica o in situazioni di fatto che hanno inciso inconsciamente nella costituzione personale.
Ora, se perfino nel matrimonio si è arrivati a sottolineare che il fine primario è l’amore e che la procreazione ne è la conseguenza più significativa, perché non riconoscere ad amicizie omosessuali gradi di affettività e di amore di intensità tali da costituire entità significative nella società umana?
Che poi questi legami possano talvolta portare a situazioni riprovevoli (quello che moralmente viene chiamato peccato) sarà un problema per le singole coscienze (come lo è anche per gli eterosessuali nell’esercizio della loro sessualità), ma non potrà portare a riprovare automaticamente la caratteristica di “omosessuale”.
Dobbiamo riconoscere che forse certe manifestazioni organizzate per rivendicare la dignità degli omosessuali contro la diffusa antica “omofobia” (quella che portava il nazismo, ed oggi certi Paesi islamici, a condannare l’omosessualità come reato) possono esprimersi in forme così chiassose e provocatorie (anche contro la Chiesa) da risultare controproducenti, da corroborare cioè l’atteggiamento di diffidenza e di condanna; ma toccherà proprio ai cristiani, pur nella chiarezza delle proprie convinzioni, farsi testimoni di rispetto e di amore.
Ci sono nella Chiesa cenni di ripensamento; penso, ad esempio, alla Diocesi di Torino che ne ha fatto argomento di specifica riflessione, con un volumetto (con prefazione addirittura del cardinale arcivescovo) che suggerisce le modalità di una pastorale concreta.
Credo che dobbiamo abituarci a considerare gli omosessuali come fratelli e sorelle, con i loro problemi (come tutti li abbiamo), aiutandoli a vivere serenamente la loro vita, senza discriminarli a priori, correggendo con prudenza e carità quanto emergesse pubblicamente di meno accettabile, ricordando sempre l’antico detto: “Unità nelle cose necessarie e doverose, libertà e rispetto in quelle opinabili, ma in tutto e sempre carità”.
* Vescovo emerito di Ivrea, già presidente di Pax Christi
Hans Küng: “Il papa va contro il Vaticano II”
di Jean Mercier
in “La Vie” del 16 febbraio 2010 (traduzione: www.finesettimana.org)
Ha un’opinione netta su tutto. Sui papi Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, Pio XII. Ma anche sulla liturgia, sul celibato dei preti, sugli scandali sessuali nella Chiesa. Il teologo Hans Küng, nato nel 1928 e celebre oppositore di Giovanni Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger divenuto Benedetto XVI, ha appena pubblicato il secondo tomo delle sue memorie alle éditions du Cerf (1968-1980, Une vérité contestée). Lo abbiamo incontrato in quell’occasione, raccogliendo alcune affermazioni scioccanti.
Deluso da Benedetto XVI
“Ho sperato che Ratzinger si mostrasse diverso come papa rispetto a quello che era come prefetto
della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma non è stato così. Le sue nomine alla Curia sono
terribili. Come segretario di Stato, ha messo un uomo, Tarcisio Bertone, che non è affatto preparato
a questo compito.
Come papa, ha sbagliato tutte le mosse nei momenti chiave. Non ha risposto alle attese degli
ortodossi, in quanto non ha proposto loro, nel quadro del dialogo, di non dover accettare i Concili ai
quali non hanno partecipato dall’undicesimo secolo. Si è limitato con loro a degli abbracci, a delle
cerimonie. Con i musulmani, sappiamo cosa è successo con la Dichiarazione di Ratisbona. Per
quanto riguarda gli ebrei, c’è stata la faccenda della preghiera del venerdì santo, e lo scandalo
Williamson. Quanto alle Chiese protestanti, esse non hanno digerito il fatto che si sia detto loro che
non sono Chiese.
Il papa dice che le altre religioni sono carenti, e che la Chiesa cattolica è perfetta, ma quando si
vedono gli scandali che vi scoppiano! In Germania, la gente è ormai a disagio per il fatto che il papa
sia tedesco.
Più fondamentalmente, Ratzinger ed io siamo diversi nel nostro approccio a Gesù. Io sono attaccato
al Gesù della storia. Il suo Gesù è dogmatico, come è stato definito dal Concilio di Nicea nel 325.”
Il papa va contro il Vaticano II
“Per il teologo gesuita Francisco Suares (1548-1617), ci sono due possibilità di essere scismatici. O
ci si separa dal papa. O il papa si separa dalla Chiesa.
Benedetto XVI dovrebbe essere prudente nella sua visione delle cose, perché va contro il Concilio.
È uno choc per molta gente. Ha restaurato la messa medioevale tridentina. Ha ripreso gli ornamenti
di Leone X (1513-1522), il papa che aveva mancato l’occasione di salvale le cose con Martin
Lutero. Ha nominato l’anno scorso un nuovo prefetto per la Congregazione del Culto Divino,
Antonio Canizares, che se ne va in giro con la “cappa magna”, cioè uno strascico. Ci si crederebbe
alla consacrazione di Napoleone. Neanche la regina d’Inghilterra farebbe più una cosa simile. Il
papa si rende complice di una corruzione del sacro, sotto la forma di un’aristocrazia clericale che
nasconde le proprie azioni sotto gli ornamenti barocchi.
Riguardo al Concilio, Benedetto XVI difende la sua ermeneutica della continuità contro una
ermeneutica della rottura. Ma è una menzogna dire che abbiamo considerato il Vaticano II come una
rottura. Era una svolta, una riforma. -Questa “ermeneutica della continuità” è la sola cosa che il papa
ha trovato per interpretare il Concilio secondo la sua visione di un ritorno al passato. Ma non lo si
accetterà! Non si può andare contro il Concilio.”
Il celibato sacerdotale
“La legge del celibato obbligatorio è esplicitamente una contro-affermazione di ciò che dice il
Nuovo Testamento sulla libertà. E quindi non può essere considerata cattolica. È il prodotto di un
“monasticismo” medioevale - da non confondere con il vero monachesimo.
Questa legge medioevale non solo si oppone al Vangelo, ma anche ai diritti umani. Si radica nel
paganesimo. Resta un enorme problema in America Latina e in Africa, dove il celibato è osservato
in maniera... diciamo ’elegante’”.
A proposito dei preti pedofili
“C’è oggi questo scandalo dei preti pedofili tra i gesuiti in Germania. È solo un nuovo episodio di
una crisi del cattolicesimo occidentale che ha un problema con la sessualità. Ho parlato
recentemente con un ambasciatore irlandese che mi ha detto che l’autorità della Chiesa è totalmente
crollata nel paese a causa di questi scandali. Ma non ho mai voluto credere che si trattasse solo di
una faccenda irlandese o americana.
Il problema è universale. È legato al celibato obbligatorio. Lo so che il celibato non implica
necessariamente che ci siano degli abusi sessuali, ma non è un caso che ci siano stati degli scandali
in numero straordinario nella Chiesa cattolica in particolare. Non basta condannare quei preti, sono
vittime di un sistema. La Curia romana ha contribuito a far andare le cose in senso funesto. Tutti gli
scandali sono stati centralizzati dalla Congregazione della Dottrina della Fede, sotto il sigillo del
segreto assoluto. Tutto è arrivato sul tavolo del cardinal Ratzinger. Ha visto tutto, ha avuto
conoscenza di tutti i dossier.”
Due pesi e due misure
“Con lo scandalo Williamson, voglio ben credere che il papa non sapesse che era negazionista, ma sapeva necessariamente che tutte quelle persone erano antisemite e tutte contrarie al Vaticano II. Come si può accettare nella Chiesa quei vescovi scismatici ed essere stati così duri con i teologi della liberazione che non erano affatto marxisti? Con loro si è stati senza pietà. Mentre si accettano persone che negano il Concilio!”
Pio XII non è un santo
“Quando ero al Collegio Germanico a Roma, durante i miei studi, Padre Leibe, segretario privato di
Pio XII era venuto a trovarci. Ci aveva raccontato la giornata tipo del papa. Poi gli avevamo
chiesto: il Santo Padre è un santo? E lui aveva risposto: “No, non è un santo, è un grande uomo
della Chiesa”. Per Pio XII, l’istituzione era più importante di tutti gli ebrei del mondo intero. Per lui
la minaccia comunista era più grave della minaccia nazista.
E poi ha condannato i preti operai. Ricordo quello che mi ha confidato il cardinale Gerlier a questo
proposito. Con altri cardinali, era andato a Roma per convincerlo a non fare condanne. Gerlier mi
ha raccontato che Pio XII aveva detto loro: “La mia coscienza di papa mi obbliga ad agire in questo
senso”. Gerlier non aveva saputo che cosa rispondere. A mio avviso, avrebbe dovuto ribattere che la
sua coscienza di vescovo obbligava lui a protestare contro la decisione del papa. Ma i vescovi
francesi si sono inchinati.
Comunque non bisogna demonizzare Pio XII. Ha avuto un forte choc quando i commando rossi
hanno saccheggiato la nunziatura di Berlino nel 1918. Un po’ come Ratzinger fu traumatizzato dagli
studenti in rivolta di Tubinga nel 1968. La sua paura del comunismo era diventata esistenziale. Lo si
può capire ma non si può fare di lui un santo.”
Su Giovanni Paolo II
“Wojtyla non era un santo perché non ha mai voluto parlare con delle persone che pensavano in modo diverso da lui. Ha parlato molto “sul” dialogo, ma non lo ha praticato. Il suo moralismo sessuale non è servito a niente e la giovane generazione se ne infischia totalmente.”
Il futuro della Chiesa cattolica
“La situazione attuale mi conforta purtroppo nella mia visione critica. Sono un cattolico leale, sono
nell’opposizione a questo sistema attuale. Del resto, come me, molti santi non hanno amato la Curia.
Non sono un modernista, come Benedetto XVI critico anch’io una forma di scientismo che critica la
trascendenza.
Ma se, come Benedetto XVI, ci si situa ad un estremo, quello di un rigorismo morale medioevale,
allora si perde tutta la credibilità.
Essere cattolico non è legato al paradigma dell’assolutismo romano. Si può essere cattolici secondo il modello della Riforma. Sono cattolico secondo il paradigma ecumenico ed evangelico. Perché l’ideale è essere cattolico con spirito evangelico e non romano. Perché, per definire ciò che è cattolico, il criterio è la conformità al Vangelo. La Chiesa può sopravvivere perché non è un’ideologia come il comunismo. La sostanza resterà, non la gerarchia. Restano per fortuna delle comunità che funzionano bene, dove il parroco è buono. L’identificazione con il cattolicesimo non si farà con il papa, ma con il parroco locale”.