[...] Secondo gli studenti i tagli previsti per la scuola pubblica dalla manovra economica produrranno effetti disastrosi. "Saranno cancellati i corsi di recupero con conseguente boom delle lezioni private" dice la portavoce Giulia Tosoni, che continua: "Le classi saranno più affollate, le sperimentazioni verranno tagliate, così come le ore dedicate allo studio in laboratorio e quelle di indirizzo dei istituti tecnici e professionali". Ma non solo. "Sarà impossibile avere scuole aperte al pomeriggio, ci saranno tagli sulle attività studentesche e niente fondi per diritto allo studio ed edilizia".
Ma la denuncia tocca anche quella che i ragazzi definiscono "Emergenza ballismo" [...]
EMERGENZA EDUCATIVA: TRADIMENTO DEGLI INTELLETTUALI.
SCUOLA: COMUNICAZIONE, INSEGNAMENTO, E COSTITUZIONE.
Parte la protesta degli studenti
Striscioni contro il "ballismo"
di SALVO INTRAVAIA *
IL MESSAGGIO è forte e chiaro: gli studenti sono contro i tagli e i provvedimenti del ministro Gelmini, anche quelli soltanto annunciati. Questa mattina i ragazzi della Rete degli Studenti hanno dato vita a una protesta con striscioni in diversi istituti superiori della Penisola. Una protesta civile e ordinata, che lancia un chiaro messaggio al governo, ma che al momento non intacca i giorni di scuola della stragrande maggioranza degli studenti. Insomma: niente scioperi e occupazioni, almeno per ora.
Ragazzi e ragazze del movimento studentesco in azione in tutta Italia. Al liceo scientifico Righi di Roma lo striscione recita "Non siamo il problema, siamo la soluzione", nei pressi del palazzo Rai di Venezia "8 miliardi di euro in meno, 143 mila licenziamenti: la nostra scuola non si taglia", al liceo scientifico Fermi di Padova "8 miliardi di euro in meno alla scuola: il nostro futuro non si taglia".
Secondo gli studenti i tagli previsti per la scuola pubblica dalla manovra economica produrranno effetti disastrosi. "Saranno cancellati i corsi di recupero con conseguente boom delle lezioni private" dice la portavoce Giulia Tosoni, che continua: "Le classi saranno più affollate, le sperimentazioni verranno tagliate, così come le ore dedicate allo studio in laboratorio e quelle di indirizzo dei istituti tecnici e professionali". Ma non solo. "Sarà impossibile avere scuole aperte al pomeriggio, ci saranno tagli sulle attività studentesche e niente fondi per diritto allo studio ed edilizia".
Ma la denuncia tocca anche quella che i ragazzi definiscono "Emergenza ballismo": "Creata da questo governo che fa molti proclami mediatici per mascherare le reali esigenze della scuola. Un esempio rilevante è la reintroduzione del voto in condotta vecchia maniera, che non servirà a sconfiggere il bullismo ma solo ad avere un sistema discrezionale interamente nella mani dei docenti per punire gli studenti senza possibilità di recupero".
* la Repubblica, 19 settembre 2008.
RETE DEGLI STUDENTI: VENERDI’ 19 SETTEMBRE: EMERGENZA BALLISMO!!!!
Sul tema, nel sito, si cfr.:
La bolla delle illusioni
di BARBARA SPINELLI (La Stampa, 21.09.2008)
Il baratro di cui ha parlato Berlusconi, giovedì quando s’è rotto il negoziato Alitalia e la cordata Colaninno ha ritirato la propria offerta, è la condizione in cui ci si trova ogni qual volta la realtà si vendica sull’illusione, che più o meno lungamente aveva abbagliato e confuso le menti. Ogni disincanto genera baratri. La grande illusione esiste anche nel mondo della finanza ed è chiamata bolla: proprio in questi giorni, anch’essa sta scoppiando nelle mani di chi per decenni l’aveva dilatata, fino a scambiarla col reale. Il motore dell’illusione è la distorsione della realtà, ed è il motivo per cui si può parlare di bolla della menzogna per Alitalia e di bolla delle false credenze per la finanza. Come quando è fatta di sapone, la bolla ti avvolge con una membrana trasparente, che ti sconnette dal reale.
Più enormi le illusioni, più durevole la bolla e più brutale lo scoppio. Per questo è importante esplorare il passato, anche se presente e futuro sono prioritari. L’anamnesi della bolla aiuta a capire il momento in cui l’illusione non solo cancella il principio di realtà, ma crea realtà affatto nuove che pesano ancora: una tentazione che non è di ieri ma di sempre, essendo le false credenze loro ingrediente essenziale. La bolla Alitalia s’è palesata non solo alla fine del governo Prodi, ma anche quando ha preso corpo la cordata Colaninno. L’alternativa berlusconiana poteva riuscire, ma essendo nata come bolla aveva bisogno di menzogne e queste non sono state ininfluenti sul negoziato. Ogni volta che il premier parlava (l’ultima a Porta a Porta, il 15 settembre), le contro-verità per forza riaffioravano facendo riemergere il passato ineluttabilmente. Le contro-verità sono almeno sei. Primo, non è vero che le promesse elettorali sono state mantenute: Berlusconi aveva garantito soluzioni migliori rispetto a Air France, e la Cai è certo un rimedio ma non migliore. Secondo, i costi erano ben più alti: sia per i licenziamenti; sia per il futuro mondiale della compagnia (l’italianità era garantita, non una compagnia competitiva nel mondo); sia per il prezzo pagato dai contribuenti. L’economista Carlo Scarpa ha calcolato, sul sito La Voce, che lo Stato - i contribuenti - devono pagare nel piano CAI 2,9 miliardi di euro. Terzo, non è vero che non ci sarebbero stati stipendi diminuiti ma solo aumenti di produttività, come detto dal premier: altrimenti il negoziato non si sarebbe bloccato su questo. Quarto, non è vero che Berlusconi non avrebbe impedito l’accordo Air France: il premier disse pubblicamente che l’avrebbe revocato, se vittorioso alle urne. Quinto, Air France non prevedeva 7000 licenziati ma 2150. Sesto, non è Berlusconi a poter lamentare l’uso politico spinto del caso Alitalia.
Rammentare illusioni e contro-verità non è vano perché mostra la stoffa di cui son fatte le bolle: in economia, in politica, nell’individuo. La bolla infatti crea una realtà in cui si finisce per credere, e che diventa realtà: magari virtuale - un’ombra, un’ideologia - ma che incide sulla vita. Chi la dilata comincia a ignorare la membrana e influenza gli attori circostanti. Ogni metafora naturalmente ha difetti, anch’essa deve fare i conti con il reale. Ma l’euforia di illusioni e false credenze è il tessuto della bolla, e se è vero quello che dice Erasmo - la menzogna ha cento volte più presa sull’uomo della verità - la sua potenza non va sottovalutata.
La crisi finanziaria è bolla specialmente deleteria: perché ha ramificazioni più vaste e antiche, legate a illusioni sul potere unilaterale Usa e sulla sua pretesa di poter fare da sé. È il morbo descritto nell’ultimo libro di George Soros, il finanziere che s’ispira alla teoria della fallibilità di Popper (The New Paradigm for Financial Markets, 2008). La bolla è centrale nella sua analisi, ed egli la scorge nella crisi dei mutui, dell’economia, della politica estera Usa. All’origine un peccato originale: il doppio fondamentalismo del libero mercato e della superpotenza unica.
Nella finanza la grande illusione è stata la seguente: i prezzi di vari prodotti (alta tecnologia, case) sarebbero cresciuti indefinitamente, e l’aspettativa di tale crescita li avrebbe ancor più aumentati. Niente li frenava, visto che i tassi restavano bassi e si moltiplicavano mutui a prezzi attraenti anche se irrealistici. Tale deformazione del mercato, Soros la chiama self-fulfilling prophecy (profezia che si autorealizza) del pensiero manipolatore. Esso pesa sulla realtà sino a stravolgere insidiosamente il rapporto tra domanda e offerta: il finanziere parla di interferenza «riflessiva» tra percezioni distorcenti e fatti reali (questi riflettono la manipolazione e ne vengono trasformati).
La profezia che si autorealizza avviene quando la narrazione del reale schiaccia il reale: il vero è sostituito dal racconto. Il postmoderno ha molte affinità con quest’illusione, così simile alle ideologie che affogano il reale nella sua narrativa. Soros denuncia la complicità tra postmoderno e Bush, ma la complicità vale anche per Berlusconi e Alitalia. Un episodio lo comprova, raccontato anni fa dal giornalista Ron Suskind. Già nel 2002, prima della guerra irachena, un consigliere di Bush gli disse: «Il mondo funziona ormai in modo completamente diverso da come immaginano illuministi e empiristi. Noi siamo ormai un impero, e quando agiamo creiamo una nostra realtà. Una realtà che voi osservatori studiate, e sulla quale poi ne creiamo altre che voi studierete ancora» (New York Times, 17-10-2004. Il consigliere sarebbe Karl Rove).
Chi non s’adegua è accusato d’appartenere alla reality-based community: comunità antiquata perché interessata alla realtà anziché alla credenza. La comunità realista s’inquieta per le conseguenze della bolla: Iraq, caos afghano, Iran in ascesa, crollo della borsa, declino del dollaro, debolezza mondiale Usa. Chi vive nella bolla non bada a conseguenze, fino a quando la realtà si vendica. Le bugie possono avere gambe molto più lunghe del proverbio: ma non infinitamente lunghe. Chi vive in una bolla è come stregato. Pensa che la profezia si autorealizzi, nel male o nel bene. In Italia abitano il sogno Berlusconi ma anche Cgil e parte dei dipendenti Alitalia. In America il sogno non è meno forte: sia all’inizio, quando milioni di cittadini credettero nella bugia di mutui troppo facili, sia dopo l’infrangersi dell’illusione col piano di salvataggio che trasforma lo Stato in infermiere.
Chi vive nella bolla pensa che il mercato prima o poi riequilibrerà domanda e offerta, non si cura degli effetti della bolla né di quelli della bolla scoppiata. L’illusione permane, quando le perdite (di Alitalia o delle compagnie Usa) son convogliate verso bad companies magari salvifiche, e però finanziate dal contribuente. Chi vive nella bolla ha infine e soprattutto l’impressione di poter correre ogni sorta di rischio: in particolare quello che nell’assicurazione si chiama moral hazard, azzardo morale. Si può dar fuoco alla propria casa, tanto siamo coperti. Si può fumare a letto se siamo assicurati dall’incendio, anche se magari nelle fiamme moriremo.
Il moral hazard diventa un pericolo nazionale, quando un governo gioca con l’inaffondabilità di un’impresa - l’Alitalia - fidando sul fatto che alla fine pagherà il cittadino. Diventa un pericolo mondiale, quando a correrlo è una superpotenza convinta di dominare il mondo incontrastata, anche se ormai domina poco. Tutto è permesso: tanto siamo i più forti, simili a dèi; o siamo assicurati, il che consente impunità e irresponsabilità. Dicono che il mercato vero deve riprendere il sopravvento. Non so se sia il mercato, visto che il fondamentalismo ne ha fatto uno stendardo. Sono la realtà e la cittadinanza e l’informazione attenta ai fatti (la reality-based community) che devono sgonfiare le bolle, una dopo l’altra.
Scuola, il grande imbroglio del piano Gelmini: solo tagli
di m.fr. *
Un piano-imbroglio pieno di inganni. Il Gelmini pensiero nell’incontro con i sindacati viene distillato in tanti piccoli impegni che ai suoi occhi dovrebbero accontentare i sindacati. Ma basta leggere il documento per capire come le cose non stiano così e si tratti solo di tagli. Un piano che porterà risparmi per ben 2 miliardi di euro.
Maestro unico e tempo pieno Il piano dice: sarà aumentato del 50% del tempo pieno: «Con il passaggio al maestro unico nella scuola primaria ci saranno più docenti per aumentare il tempo pieno del 50%". L’insegnante unico ha un carico obbligatorio di lezioni di 24 ore settimanali a fronte del carico orario di 27 o 30 ore settimanali attuali dei docenti del modulo. La differenza oraria tra 27/30 ore e 24 potrà essere reinvestita in attività di tempo pieno, da assegnare o allo stesso docente unico o ad altro docente. Oltre al docente unico per le classi di scuola primaria funzionanti 24 ore a settimana sarà presente anche l’insegnante di inglese. ».
Peccato che la matematica non sia un opinione: i conti non tornano. Se il maestro unico deve fare 24 ore come fa a farne di più? Quelle ore come gli vengono pagate? Rimarrebbe da solo con una classe di 30 bambini per tutta la giornata? Come si può aumentare il tempo pieno se gli insegnanti sono di meno?
Altro impegno; non venngono toccati gli insegnanti di sostegno e le scuole di montagna. «Il personale docente che si occupa degli alunni diversamente abili viene confermato». Inoltre, è scritto in una nota, «non si toccano le scuole di montagna: in Italia ci sono più di 10.000 classi con meno di 10 studenti. È indispensabile analizzare caso per caso i singoli istituti per verificare una razionalizzazione del sistema che eviti gli sprechi. Per questo - conclude Viale Trastevere - è escluso che verranno chiuse le scuole di montagna e tutte quelle di rilevanza sociale».
Termini vaghi che non garantiscono in ogni caso.
Rimangono le sezioni Primavera La Gelmini salva una sola cosa della gestione Fioroni-Bastico: le sezioni primavera. A scuola già a due anni e mezzo, più fondi per le Sezioni Primavera. Le sezioni primavera, il nuovo servizio educativo per bambini tra i due e i tre anni, attualmente a gestione regionale, viene confermato e implementato, con uno stanziamento di 30 milioni di euro per il 2008-2009 e 50 milioni nel 2009-2010. È previsto che nelle aree montane possano essere accolti piccoli gruppi di bambini di 2-3 anni anche nelle scuole dell’infanzia. Il piano sarà di concerto con regioni e comuni.
Anticipo: si torna alla Moratti La riforma Moratti, ricorda il ministero, aveva introdotto anticipi di iscrizione anche nella scuola dell’infanzia oltre che nella scuola primaria. Anticipi poi abrogati dal governo Prodi con la Finanziaria 2007. Ora se ne prevede il ripristino.
Taglio dell’orario alle superiori Meno ore di lezioni negli istituti tecnici e professionale, che passeranno da 32 a 36 ore la settimana e nei licei classici, scientifici, linguistico e delle scienze umane (da 33 a 30 ore). Lo prevede il piano sulla scuola che il ministro Mariastella Gelmini sta presentando ai sindacati.
Gli indirizzi di studio nella scuola secondaria superiore sono 900, troppi per il Ministero dell’istruzione, che ne prevede una riduzione.
Gli attuali indirizzi, sottolinea una nota del Ministero, sono «sproporzionati alle esigenze formative e hanno prodotto inefficienza». Si interverrà soprattutto negli istituti tecnici e professionali, eliminando le duplicazioni (esempio istituto tecnico-commerciale e istituto professionale per il commercio), che «confondono l’utenza senza apportare valore aggiunto».
Altra novità è l’accorpamento delle classi di concorso: quella «con una comune matrice culturale e professionale» verranno accorpate. Ad esempio, oggi matematica e matematica applicata rappresentano classi di concorso diverse, «creando talvolta difficoltà nell’efficiente gestione del personale».
Via libera agli istituti comprensivi Per quanto riguarda gli istituti comprensivi, il piano intende privilegiare dove possibile questo modello, degli istituti che uniscono sotto un’unica istituzione scolastica (e sotto un’unica presidenza) scuole dell’infanzia, elementari e medie. «Si ritiene che tali istituti, che oggi rappresentano già quasi la metà delle istituzioni scolastiche del primo ciclo, favoriscano la continuità didattica e l’orientamento scolastico. Ne vedremo - è detto in una nota - molti di più. Questa nuova modalità organizzativa consentirà di produrre economie perchè ogni istituto avrà un solo direttore scolastico e personale amministrativo minore».
* l’Unità, Pubblicato il: 19.09.08. Modificato il: 19.09.08 alle ore 17.09
Scuola, proteste studenti
Incontro Gelmini-sindacati
Gli studenti la chiamano "Emergenza ballismo", vedendo nelle bugie della Gelmini la vera emergenza. Iniziative simboliche nelle scuole di tutta Italia contro tagli e voto in condotta: striscioni calati dalle finestre, volantinaggi e azioni dimostrative per svelare le "balle" del governo sulla scuola. Le azioni realizzate oggi sono solo l’inizio di un anno scolastico di mobilitazioni, per fermare i tagli e portare al ritiro del decreto sul voto in condotta.
Le città coinvolte sono state Roma, Bologna, Torino, Padova, Venezia, Verona, Reggio Emilia, Imola, Faenza, Forlì, Teramo, Perugia, Prato, Massa Carrara, Sassari, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa, Cosenza.
Un inizio scuola con sorpresa in tanti istituti in tutta Italia, per denunciare le scelte Berlusconi- Gelmini in materia di istruzione. Gli studenti hanno voluto esprimere tutto il proprio dissenso nei confronti dei tagli ai finanziamenti, lesivi della qualità dell’istruzione e del diritto allo studio, e dei provvedimenti mediatici inutili e dannosi, come il voto in condotta.
Prossimo appuntamento sarà la manifestazione studentesca nazionale il 4 ottobre davanti al Ministero dell’Istruzione.
Il tutto a poche ore (alle 15 al ministero) dal primo incontro Gelmini-sindacati con la presentazione del piano dei tagli.
Giovedì la Flc-Cgil ha sferrato un duro attacco al ministro Mariastella Gelmini alla vigilia del confronto sui contenuti in finanziaria e del decreto legge 137 sul maestro unico: secondo il leader sindacale Enrico Panini il ministro del Miur nell’illustrare la situazione della scuola italiana - in particolare sul Pil, rapporto docenti-studenti e spesa per gli stipendi - farebbe riferimento a numeri ed informazioni infondate che non rispecchiano la realtà.
«Il ministro Gelmini - afferma Panini - da alcuni giorni, a sostegno delle proprie posizioni, utilizza percentuali e riferimenti quantitativi o fa affermazioni che lasciano intendere di poggiare su una base quantitativa certa. In realtà la situazione, a partire dai fondamentali, non è quella descritta dal ministro ed è particolarmente grave che i cittadini possano formarsi le proprie convinzioni a partire da informazioni errate».
La Flc-Cgil porta avanti alcuni esempi a sostegno della propria tesi: «il ministro dice che `la spesa per la scuola è fuori controllo, ma noi gli diciamo che in questi anni la spesa per la scuola è costantemente diminuita: gli stessi dati del ministero dicono che negli anni ’90 era il 3,9-4,0% del Pil, ora è del 2,8% del Pil».
Sempre dal ministro è stato poi detto: "Aumentano i docenti, diminuiscono i bambini"; la Flc risponde che non è vero: dall’anno scolastico 2001/02 fino all’anno scolastico 2007/08 gli alunni sono costantemente cresciuti mentre i docenti sono diminuiti del 4-5%», commenta sempre Panini.
Sulle dichiarazioni del responsabile dell’istruzione sull’altissimo costo sostenuto dalla pubblica amministrazione per il personale scolastico («Il 97% della spesa per la scuola è destinata agli stipendi») il leader di comparto sindacale ricorda che «la spesa per l’istruzione è composta da 42 mld dello stato, più 10 mld di regioni ed enti locali, in totale 52 mld. Per gli stipendi del personale si spendono 40 mld circa, che su 52 mld complessivi rappresentano il 78% del totale, una percentuale inferiore al 79% che è la media europea».
In conclusione secondo la Flc-Cgil «le numerose dichiarazioni del ministro Gelmini vogliono accreditare l’immagine di un governo efficiente che aggredisce i problemi della scuola con strumenti di ordine, là dove il disordine, l’inefficienza e lo spreco regnano sovrani. Ma i dati vanno letti correttamente».
* l’Unità, Pubblicato il: 19.09.08, Modificato il: 19.09.08 alle ore 13.52