L’ITALIA, LE VIRGOLETTE, E UNA VERGOGNA SENZA FINE (1994-2010). ABUSO ISTITUZIONALE DEL NOME "ITALIA" (E DEL NOME "POPOLO DELLA LIBERTA’") DA PARTE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: DIMISSIONI SUBITO!!!

IL GIOCO DELLE RANE, DELLA PENTOLA, DELLE VIRGOLETTE INTORNO ALLA PAROLA "ITALIA" E ALLE PAROLE "POPOLO DELLA LIBERTA’" E DI BERLUSCONI CHE HA SEMPRE RAGIONE!!! I "lamenti" di Concita De Gregorio e Beppe Sebaste - a cura di Federico La Sala

Vent’anni di acqua tiepida, ora bolle. Manca solo il sale. (...) in una pentola d’acqua fredda e riscaldandola in modo lento e costante, le rane si abituano gradualmente alla temperatura senza turbarsi, finché è troppo alta per avere la forza di saltare, e muoiono bollite (...)
domenica 13 giugno 2010.
 

[...] Ha ragione Berlusconi: della legge bavaglio sa niente nessuno, di conseguenza agli italiani non importa. Siamo andati con le telecamere e i taccuini nei mercati, ieri mattina. La gente non ha capito, non sa, non gli interessa, ha altro a cui pensare, crede che sia una faccenda di giornali e i giornali non li legge. E’ l’attuazione di un punto preciso del piano della P2 (ma anche di questo nessuno naturalmente sa): portare alla narcolessia, rincretinire e plasmare l’opinione pubblica attraverso le tv, poi passare all’azione. Come le rane di cui parla Beppe Sebaste: saltano via dall’acqua bollente, restano in quella fredda che si scalda poco a poco, si abituano e ci muoiono dentro lessate. Vent’anni di acqua tiepida, ora bolle. Manca solo il sale [...]

PRESIDENTE NAPOLITANO, PRESIDENTE AMIRANTE, IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI. Un invito e un appello a fare luce, a fare giorno


Come rane in pentola

di Concita De Gregorio (12/06/2010)

Ha ragione Berlusconi: la legge bavaglio non è un problema che interessa gli italiani. Vediamoli invece, i problemi degli italiani. Solo dalle cronache di ieri giusto per limitare l’elenco ai fatti di giornata. Marchionne vuole portare la Fiat fuori dall’Italia. E’ piuttosto chiaro, basta mettere in fila azioni e parole degli ultimi mesi, qualcosa in più che una lista di indizi: il governo non lo facilita con le consuete agevolazioni, la famiglia Agnelli conta sempre di meno e l’italianità è ormai solo propaganda, produrre in Italia costa molto e - direbbe Berlusconi - è un inferno di regole, leggi, contratti collettivi, sindacati che si mettono di mezzo. Una rogna. Non succederà subito, naturalmente, ma l’orizzonte è quello: via dall’Italia. La responsabilità sarà bene addossarla alla Fiom, Marcegaglia è già in linea, e non sarà difficile: basta sottoporre come indiscutibile un accordo che dice che puoi lavorare, certo, ma solo se non ti ammali mai e se non scioperi. Sani e zitti, allora sì. Oggi è Pomigliano, cinquemila famiglie: prendere o lasciare. Marchionne è ottimista: finiranno per prendere, poi la strada sarà tutta in discesa. L’articolo 41 della Costituzione («l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, recar danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana») è il prossimo infernale ostacolo da abbattere. Meno dignità umana, meno utilità sociale, più libera impresa: meglio, no? Secondo problema degli italiani, sempre dal menu di ieri: la scuola è finita. In tutti i sensi: finita. Gli insegnanti visti in piazza a Roma bloccheranno gli scrutini come estrema forma di protesta contro i tagli. Bloccare gli scrutini significa (tra l’altro) lasciare migliaia, forse milioni di famiglie nell’incertezza sul futuro imminente: si va in vacanza o non si va, bocci o sei solo rimandato, puoi andare dai nonni o resti a casa, e noi come ci organizziamo. Scene di vita quotidiana a fine giugno. L’esasperazione di base lascia pochissimi margini alla capacità dei comuni mortali di affrontare a ciglio asciutto e nervi saldi l’imprevisto: può essere una cosa come questa - gli scrutini a luglio, o a settembre, o mai - a far saltare il coperchio. Gelmini non sottovaluti il fatto che abbiamo tutti il serbatoio di pazienza in riserva, si consulti con Brambilla per la questione vacanze&turismo, si faccia spiegare come vive la gente e perchè. Questo è molto urgente: poi magari parliamo anche della scuola, se avanza tempo.

Ha ragione Berlusconi: della legge bavaglio sa niente nessuno, di conseguenza agli italiani non importa. Siamo andati con le telecamere e i taccuini nei mercati, ieri mattina. La gente non ha capito, non sa, non gli interessa, ha altro a cui pensare, crede che sia una faccenda di giornali e i giornali non li legge. E’ l’attuazione di un punto preciso del piano della P2 (ma anche di questo nessuno naturalmente sa): portare alla narcolessia, rincretinire e plasmare l’opinione pubblica attraverso le tv, poi passare all’azione. Come le rane di cui parla Beppe Sebaste: saltano via dall’acqua bollente, restano in quella fredda che si scalda poco a poco, si abituano e ci muoiono dentro lessate. Vent’anni di acqua tiepida, ora bolle. Manca solo il sale.


Gli italiani sono come le rane

di Beppe Sebaste (l’Unità, 13.06.2010)

Sto parlando nella scuola Roberto Rossellini con un collega, il regista Valerio Jalongo, autore di un bel documentario narrativo sulla deriva del cinema italiano, Di me cosa ne sai, dove si vede tra l’altro la prima spudorata menzogna liftata del premier, allora padrone soltanto di tv, verso l’ultima battaglia culturale (politica) fatta in Italia: quella di Federico Fellini contro la pubblicità che interrompe i film.

Jalongo e io abbiamo gli scrutini del corso serale, mentre le prime zanzare del vicino Tevere irrompono nelle aule. Siamo orgogliosi di insegnare in questo istituto professionale di cinema e televisione unico in Italia. Il suo futuro ̆è incerto, grazie alla distruttività del governo, anche se gran parte dei tecnici che lavorano nel cinema e nelle tv di Roma e del Lazio hanno preso qui il diploma. Nato nei primi anni ‘60 in un luogo mitico, gli studi Ponti-De Laurentiis, dove sono stati girati film come La Strada di ̆Fellini, fino a pochi anni fa Aurelio De Laurentiis ne condivideva ̆gli spazi. Di recente il Rossellini è finito sui giornali per il geniale scherzo ai giornalisti di Mario Monicelli, che con la scusa di annunciare il remake de L’armata Brancaleone ha perorato gli studenti a ribellarsi contro i tagli. È qui che ha l’ufficio e il teatro il ̆produttore sognatore de Il Caimano, interpretato da Silvio Orlando.

Ecco, il caimano. Non volevo parlarne, ma è un dovere pedagogico ricordare che, nella Storia, avviene come nel noto esperimento che i ricercatori fecero con le rane: lanciandole in una pentola di acqua bollente saltavano subito fuori per trarsi in salvo. Mettendole al contrario in una pentola d’acqua fredda e riscaldandola in modo lento e costante, le rane si abituano gradualmente alla temperatura senza turbarsi, finché è troppo alta per avere la forza di saltare, e muoiono bollite. Nelle dittature è la stessa cosa.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

ABUSO ISTITUZIONALE DEL NOME "ITALIA" (E DEL NOME "POPOLO DELLLA LIBERTA’") DA PARTE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: DIMISSIONI SUBITO.

PRESIDENTE NAPOLITANO, PRESIDENTE AMIRANTE, IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI. Un invito e un appello a fare luce, a fare giorno


Rispondere all'articolo

Forum